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Il ciclo Solare tornera' a Brillare nel 2008 fino al 2012

Alcuni scienziati si sono riuniti il 25 aprile 2007 per annunciare le loro previsioni  per il prossimo ciclo del Sole, di macchie solari e tempeste il cui inizio è previsto per Marzo 2008. Le previsioni per il prossimo tempo nello spazio sono moderate, ma l’impatto del Sole può ancora essere potente. Con fiducia crescente nelle tecnologie basate sull’atmosfera superiore, gli scienziati avvertono, la società è diventata più vulnerabile che mai agli effetti delle tempeste solari.

Questa preoccupazione si è confermata lo scorso Dicembre, quando due potenti fiammate solari  interruppero il Sistema di Posizionamento Globale e altre tecnologie di comunicazione attraverso il pianeta – un po’ per volta, quando ci si aspettava che l’attività solare fosse generalmente in diminuzione. Tali tecnologie della comunicazione contano sul fatto di essere capaci di trasmettere e ricevere onde radio attraverso grandi distanze dalla parte più alta dell’atmosfera della Terra.

I bagliori iniettano particelle ad alta energia nell’atmosfera superiore del Sole e producono onde radio che dirigono rapidamente verso la Terra. L’arrivo delle esplosione delle emissioni radio in Dicembre ha inondato i ricevitori GPS e ha creato livelli di rumore senza precedenti attraverso un’ampia gamma di frequenze. Questo evento ha segnato la prima volta in cui i ricercatori sono stati capaci di registrare accuratamente la qualità di effetti che tali bagliori hanno sui ricevitori GPS e suggerisce che potrà essere ancora peggio nei prossimi anni, quando il nuovo ciclo solare si avvicinerà al suo massimo.

Il nuovo ciclo, identificato come “Ciclo Solare 24” è leggermente indietro rispetto al programma ed è già previsto il suo picco intorno ad Ottobre 2011.

Questo ritardo ha fatto prevedere più difficilmente l’intensità della tempesta.

Doug Biesecker, presidente di un comitato di scienziati incaricato di fare le previsioni, ha parlato ai reporters il 25 Aprile al Workshop annuale sullo Spazio tempo del NOOA a Boulder, Colorado. Il comitato, composto da 12 membri della NASA, il NOOA, la Società Internazionale dell’ Energia solare e altre agenzie, hanno cominciato ad analizzare un largo raggio di previsioni circa il prossimo ciclo solare di Ottobre durante il periodo di diminuzione del ciclo precedente.

Nel corso di un ciclo solare pieno, l’attività del Sole aumenta, raggiunge un picco e poi diminuisce, solitamente in un periodo di 11 o 12 anni. Questo ciclo coincide con l’apparizione di aree oscure e a temperature più bassa sulla superficie del Sole, dove l’attività magnetica è particolarmente intensa.

Gli scienziati credono che queste macchie solari possano essere all’origine dei bagliori o fiammate solari, che sono eruzioni improvvise di energia che possono inondare la Terra di particelle caricate e scoppi di radiazioni elettromagnetiche. Il campo protettivo elettromagnetico della Terra fa da scudo a gran parte del pianeta da queste radiazioni, ma fiammate particolarmente forti possono far fluttuare il campo magnetico, producendo tempeste geomagnetiche che possono interrompere le comunicazioni e i sistemi di navigazione.

“In più ai sistemi di navigazione, come fiammate possono avere conseguenze significative in diversi settori” , dice Joe Kunches, capo del Settore Previsioni e Analisi del Centro Spaziale del NOOA. “I satelliti in orbita bassa attorno alla Terra sono vulnerabili a questa radiazione che può causare alla atmosfera più bassa della Terra un leggero rigonfiamento, interferendo con le orbite dei satelliti. I bagliori solari possono anche danneggiare gli astronauti, esponendoli a radiazioni potenzialmente letali e possono anche incrementare i pericoli delle radiazioni per i piloti ed i passeggeri che volano ad elevate altitudini”.

Con così tanto in gioco, alcuni settori chiave, incluse linee aeree, operatori di griglia d’alimentazione, utenti GPS e NASA vogliono risposte su quanto potrà essere forte il prossimo ciclo, e più presto anziché più tardi.

“I clienti stanno diventando più interrogativi, come mai prima”, dice Kunches.

“Nei termini dell’ultimo impatto socio-economico delle tempeste, un impatto solare massimo più forte o più debole potrà fare una grande differenza in quello che ci si può aspettare”, dice Dan Baker, membro del comitato e direttore del Laboratorio di Fisica Atmosferica e Spaziale all’Università di Boulder, Colorado. La  NASA conta sui dati del tempo nello spazio per contribuire a progettare in anticipo le sue missioni negli anni a venire”. Le linee aeree, nel frattempo, non si devono preoccupare solo dei disturbi alle comunicazioni, e stanno tentando, a caro costo, di modificare le rotte aeree volando a più basse altitudini per minimizzare l'esposizioni alle radiazioni solari,   evitando di volare in prossimità dei poli polari, che sono i punti più colpiti dalle tempeste solari.

Molti settori contano anche pesantemente sui dati GPS, dice Baker. Il volume d’affari dei GPS è in decine di bilioni di dollari, e l’aspettativa è di arrivare a tre quarti di trilione di dollari entro i prossimi dieci anni o quasi.

Gli scienziati, comunque, sono ancora divisi sulla predetta intensità del prossimo ciclo solare. Dando una definizione numerica delle macchie solari per anno, le due stime in competizione per la massima attività sono 140, con picco nell’Ottobre 2011, e 90, con picco in Agosto 2012. “Sebbene certamente differenti, entrambe le stime sono relativamente moderate”, dice Biesecker. “In confronto, il periodo più attivo nel secolo scorso avvenne nel 1956, quando l’attività delle macchie solari ebbe una media di circa 200”.

Non importa quanto intense sono le tempeste, gli scienziati stanno tenendo d’occhio il tempo per il loro potenziale impatto, dice il comitato. Anche durante il minimo solare il pericolo è ancora presente, come evidenziato dalla forte esplosione solare del Dicembre scorso. Questo evento, avvertono gli scienziati, può essere un segno di come vanno le cose.

Carolyn Gramling

 

Link all'articolo originale in lingua inglese: www.geotimes.org/june07/article.html?id=nn_suncycle.html

Tradotto da Gajacri per stazioneceleste.it

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Le eruzioni solari disturbano i Gps a rischio gli aerei e i telefonini

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(www.ecoblog.it)

 

 

Solar flares will disrupt GPS in 2011

(www.newscientisttech.com)

 

 

Solar flares to disrupt GPS for several hours in 2011 or 2012

(www.engadget.com)

 

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La definizione del tempo

Julian Barbour è inglese ed è un teorico di astrofisica e del tempo. La sua teoria è che l’universo quantico sia statico, esistente come un set di stati indipendenti dal tempo, governato solo dalla loro probabilità. La nostra nozione di tempo deriva dall’osservazione di questi stati. Dice Barbour: “... Il tempo è una illusione. I fenomeni dai quali deduciamo la sua esistenza sono reali, ma li interpretiamo in modo sbagliato. I miei argomenti sono presentati in The End of Time (La fine del tempo - n.d.T.)
(...)
D.: Qual è la sua definizione di tempo?
JB.:  Dobbiamo stare molto attenti perché ci sono due forme di fisica ben distinte. Nella fisica classica, il tempo è qualcosa  come un invisibile filo per stendere i panni. In ciascun punto lungo quel filo, l’universo ha una qualche sistemazione delle sue parti, qualche struttura particolare. Si può immaginare di fare un’istantanea di quella particolare configurazione di come l’universo si presenta, poi si può appenderla al file nel tempo che gli corrisponde. Un minuto più tardi si può fare un’altra istantanea e molte cose nell’universo si saranno mosse in qualche modo. Perciò si otterrà un’istantanea leggermente diversa da appendere al filo un minuto più tardi. Allora si avrebbero molte istantanee appese al filo della biancheria, tutte con la loro corretta spaziatura. Questo è esattamente quello che Isaac Newton pensava del tempo ed è ancora il modo in cui la gente pensa al tempo tutt’oggi.
Ora, per ciò che riguarda la fisica classica, al punto iniziale del mio lavoro è molto semplice dire: beh, guarda, in effetti, il filo dei panni non serve assolutamente a niente. L’universo non ha una struttura esterna di questo tipo. Mi sono messo a descrivere, secondo la fisica classica, come le cose cambiano la loro posizione nel mondo, ma buttando via quel filo.
Sono riuscito a farlo, e penso che la gente riconosca sempre più che quello è un modo interessante e possibile di guardare le cose. Nella fisica classica, io non cambio l’idea che esista una sequenza unica di eventi. Sto solo dicendo che  non c’è bisogno di un filo su cui stenderli.
Supponiamo di avere un universo composto da solo tre particelle. Potremmo fare delle istantanee di quelle tre particelle creando la storia di questo universo. Potrebbe esserci un’intera successione di queste tre particelle che formerebbero dei triangoli. Si potrebbero immaginare triangoli appesi al filo dei panni. L’universo newtoniano di tre particelle sarebbe solo una successione di triangoli.
La meccanica quantistica è tutta un’altra storia. Presume che non ci sia una singola successione di stati. C’è ogni possibile successione di stati. La meccanica quantistica presume che in qualche modo che tutti i triangoli siano presenti allo stesso tempo ed è alquanto sbagliato pensare ai triangoli allineati su un filo. Formano come uno spazio multidimensionale. Si potrebbero anche immaginare in un grande mucchio.
Ritornando alla foto newtoniana, - poiché mi sono sbarazzato del filo dei panni - , si potrebbe chiamare ogni triangolo individuale, che sto descrivendo in questo modellino, un istante di tempo. Non c’è un filo dei panni, non c’è nessuna linea del tempo, ma ci sono  istanti individuali di tempo  ed essi sono come delle istantanee dell’universo. Sono appunto quella che è la forma dell’universo in ogni dato istante.
Per avere un’immagine appropriata della meccanica quantistica, si deve ampliare la propria visione e pensare che tutti gli istanti possibili di tempo, tutte le forme possibili dell’universo sono presenti nello stesso momento. La meccanica quantistica è molto, molto diversa e le mie idee non cominciano ad avere implicazioni entusiasmanti finché non si assume la possibilità che possano esserci tutti contemporaneamente. Questo è un grosso cambiamento. La meccanica quantistica è molto misteriosa. Sembrano esserci delle probabilità. Ora ci addentriamo in acque molto profonde.
La meccanica quantistica, quando si cerca di interpretarla, è molto profonda.
In un modo o nell’altro ci sono delle probabilità per questi possibili istanti di tempo - i triangoli del mio modello o istantanee dell’intero universo, se siamo realisti. In qualche modo ognuna di esse ha una probabilità, che è determinata con una regola ben definita. Questa è la figura matematica che emerge, o almeno è emersa da quello che sto facendo e proponendo. E’ molto, molto diverso dal metodo ortodosso in cui uno pensa al tempo.
D.:  Qual è la grande implicazione della meccanica quantistica nel cambiare la definizione del tempo da parte sua?
JB.:  La cosa veramente interessante è la legge che determina quali probabilità ha ogni istante di tempo - ogni possibile configurazione dell’universo - e come funziona.
Questo ha grandi implicazioni potenziali per la causalità, la predeterminazione e molte altre cose, perché presuppone che l’universo funzioni in un modo molto diverso.
Nel vecchio modo di vedere - (ed è il modo in cui praticamente tutti i miei colleghi fisici ancora pensano; vedo questo ogni volta che leggo un articolo di fisica) - ci sono condizioni iniziali e poi ci sono leggi e come l’universo si evolve.
Per qualche ragione vengono create le condizioni iniziali, sia da Dio o spontaneamente, e poi le leggi prendono il sopravvento e l’universo di evolve da questo. Perciò quello che troviamo intorno a noi ora è la conseguenza di quello che è stato messo a punto in un passato molto lontano o nel big-bang.
Non credo affatto che la legge funzioni così. Penso che sia una legge che funzioni tutta d’un colpo e scelga delle probabilità tutte in modo olistico. In un certo senso, dico che gli istanti di tempo stanno competendo o possibilmente collaborando uno con l’altro per avere più probabilità possibili. Suona tutto molto astratto e difficile. E’ una congettura da parte mia, ma penso che sia così.
D.: Il cambiamento diventa qualcosa di molto più reale in ogni momento, piuttosto che nel precedente modo di vedere le cose, anche se a volte gli scienziati descrivono qualcosa in termini di fisica quantistica ancora con un modo di pensare lineare.
JB.: Quello che veramente conta ora, non è il cambiamento ma la differenza. Due cose, che sono più o meno le stesse ma non esattamente le stesse, possono avere diverse probabilità. Questo è tutto determinato, a mio avviso, da un’enorme legge, che in qualche modo determina tutte le probabilità nello stesso momento. Sono tutte in risonanza l’una con l’altra in qualche modo. Se le cose sono fortemente in simpatia le une con le altre, allora questo le aiuta ad avere una maggiore probabilità.
E’ proprio un bel modo olistico di pensare alle cose. Non è stato programmato in quel modo, ma piace alla gente con inclinazioni religiose e filosofiche perché uno può vedere tutta la creazione contemporaneamente. Da parte mia non provengo da nessuna corrente religiosa. Penso che abbia più a che fare con il fatto che la scienza lavora con leggi e, in un certo senso, le leggi sono qualcosa di eterno. Questo introduce la visione teista delle cose.
D.: Gli scienziati più convenzionali al di fuori della fisica, pensano ancora in termini di fisica classica, in termini di una visione lineare e materialista. Lei sta dicendo che molti fisici pensano ancora in quel modo?
JB.: Sì, penso sia vero.
D.:  Come si può apportare un cambiamento di pensiero?
JB.:  Per prima cosa, non è facile cambiare il modo in cui la gente pensa al mondo. Questo è un processo che richiede molto tempo, per usare il linguaggio convenzionale. Ci vollero qualcosa come 150 anni perché la proposta di Copernico fosse generalmente accettata.
La meccanica quantistica ha un’interpretazione notevole e radicale, detta  interpretazione dei mondi multipli.
All’inizio poche persone la presero seriamente. Circa dieci anni fa un piccolo gruppo di persone che cercavano di dare un senso alla cosmologia e alla meccanica quantistica, cercarono di creare quella che si potrebbe definire cosmologia quantica. La maggioranza di queste persone favorirono l’interpretazione dei mondi multipli perché si trovarono nell’assoluta impossibilità di dare un senso alla meccanica quantistica in qualsiasi altro modo.
(...)
Penso che ci sia una prova chiara che più persone ora prendono seriamente l’interpretazione dei mondi multipli. Se diventa l’opinione di maggioranza tra i fisici, allora l’idea che ho proposto nel mio libro sarà molto più facile da accettare per la gente.
La cosa migliore che mi potrebbe succedere, sarebbe che gli scienziati cominciassero seriamente a cercare di smentire la mia teoria, perché è sempre bene quando la gente non può smentire una teoria. Se non ce la fanno, allora ne viene fuori il meglio.
(...)
Estratto dall' "Intervista a Julian Barbour" - Scienza e Conoscenza n. 3, 2003

 

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LA TERRA E' CAVA

Da più di novanta anni - ma non molto di più -, ci viene insegnato che la Terra è una specie di boccia massiccia, con una successione di nuclei incandescenti composti di silicio e ferro, un altro di nichel e ferro, un manto o crosta silícica, eccetera.. Ma quella teoria, esposta dal 1907 in ogni manuale scolastico e nei documentari cinematografici e televisivi, non è altro che una grossolana teoria.

 

Questa affermazione non è un'opinione personale, ma per insegnare qualcosa come una verità assoluta ed indiscutibile, è necessario avere le prove sufficienti, o per lo meno - per difendere una tesi - questa deve essere ragionevole da tutti i punti di vista possibili. La teoria della terra massiccia è dimostratamente impossibile dal punto di vista della fisica e dell'astrofisica, perché avrebbe una massa tale che attrarrebbe tutti i pianeti del sistema, e sarebbe più pesante del sole.

 

Ma gli astrofisici con più possibilità di divulgare queste cose al pubblico, si trovano compromessi con gli interessi che maneggiano l'economia e la politica. Quegli interessi non desiderano che l'uomo di questa civiltà trovi altre alternative di vita, altre forme politiche che non siano basate sul dominio di pochi, altre società dove non esista il denaro come punto di forza di quel dominio, e meno ancora desiderano che l'uomo prenda in considerazione che esistono altri uomini - siano intra o extraterrestri - coi quali convenga riferirsi, smettendo di obbedire ai governanti e politici terrestri. In Europa i mercanti conoscevano l'America da molti millenni, ma stavano in silenzio per mantenere il monopolio dei legnami, come il palo Drassil o Urundaí(da lì proviene il nome del Brasile) che è il legno più duro. Lo si impiegava per costruire tanto edifici come le barche. Già nel 1583, l'esploratore del legno Ignacio de La Tagliata si lamentava in "Memoria di Andares" che "gli indi locali o i barbari che vennero prima, prelevarono tutto il legno buono dalla riva del mare, allora mi adopero per arrivare fino a dove altri non abbiano disboscato drasiles". Va aggiunto che le mappe collegate a queste cronache abbracciano quasi tutta la costa caraibica da Yucatan fino alla Guyana. E quando menziona i barbari, non si sta riferendo loro con un aggettivo, bensì come sostantivo gentilizio.

 

In quell'epoca i barbari, vichinghi, ostrogoti e galli, conoscevano l'America, ma non l'occultavano espressamente, ma chi divulgava le loro conoscenze(avevano seminato grandi estensioni con viti), era trattato come pazzo delirante e blasfemo. I Templari conoscevano l'America e quello era il loro Gran Segreto. Crescevano finanziariamente in un modo spettacolare, perché condividevano con alcuni altri "eletti" quella conoscenza ed il suo contenuto in metalli, legni ed ogni tipo di ricchezza. Ma non creda il Lettore che si stia divagando dalla questione. Al contrario, le grandi e le piccole cose possono stabilirsi molte volte mediante analogie, ma se tali analogie sono obbligate per una causa comune, più chiaro è il panorama.

 

La questione è che l'America esisteva e molti la conoscevano, ma si nascondeva la sua esistenza alla massa europea per vari motivi relativi ed un motivo assoluto. Vediamo: I Templari l'occultavano perché era la loro segreta fonte di oro ed argento, poiché agli Inkga Virgötch, vichinghi o Inkas, cambiavano loro buone spade spagnole con quei metalli che nell'economia imperiale Inka - come in quella degli Imperi mesoamericani, europei ed asiatici antichi - non avevano più valore che quello dell'utilità pratica. Ma più che occultare l'esistenza dell'America come origine delle sue ricchezze, quella che dovevano occultare all'Europa post-romanica, era la realtà che un'altro continente viveva senza necessità alcuna di denaro! Che era già lo strumento di potere, imposta con secoli di sacrifici dai banchieri che maneggiavano segretamente la politica, la religione e propiziavano l'oscurantismo scientifico. L'economia degli Imperi americani era basata sulla produzione ed il tributo. Cioè che i paesi apportavano per l'Impero tutto quello che producevano, lasciando per il suo consumo interno quello che era loro bisogno. Ma tale tributo era ripartito tra gli altri paesi secondo le necessità ed abitudini di consumo.

 

Così, si assicurava l'abbondanza di beni. Ma in Europa e Medio oriente, esisteva già la finanza, cioè l'economia di mercato maneggiata per piccoli gruppi, dei quali i Templari erano lo strumento politico-militare. Qualcosa come i caschi blu, ma con motivi religiosi, politici ed economici. Oggi i poteri militari stanno differenziati in apparenza, con pretesti umanistici per i loro interventi. In quei tempi - fino a solo cinque secoli fa - si diffondeva una teoria "scientificamente" accettata, ed alcune che la contraddicevano, al fine di togliere gli occhi dal tema reale. La teoria "ufficiale" era che la Terra era una specie di gran meseta cilindrica che emergeva del Maremagnum Infinitum, un oceano infinito abitato da mostri giganteschi delle cui proprietà ed acque si discuteva profusamente. Per qualche meccanismo artesiano, l'acqua sorgeva dal Mediterraneo e si rovesciava negli oceani, e da questi, al maremagnum. Allora, addentrarsi negli oceani era avvicinarsi all'abisso dal quale nessuno ritornava.

 

Questa idea,per secoli, non fornì altro effetto se non quello di arricchire poche persone a comprovare se quella era verità. Temerari ci furono, ma non bastava l'idea bugiarda inculcata, ma bisognava scomunicare, assassinare o bruciare per stregone chi parlasse di questi temi. Se si lasciava parlare della terra sferica, i marinai avrebbero scoperto molte terre e sarebbe finito il segreto ed il monopolio. I frati temevano che finisse la Chiesa, se si scopriva che aveva contribuito tanto grandemente all'inganno, condannando gli scienziati che attentavano a principi teologici in niente. Nient'altro - e niente meno - attentavano agli interessi meschini. Nel frattempo, la Terra come un vassoio sostenuto da tre elefanti - o per quattro -, o la Terra con forma di disco in mezzo all'Universo, con l'Inferno nell'altro viso (cosa che nessuno si azzardi ad avvicinarsi ai bordi), etc., aggregavano condimento alla divertente discussione. Qualunque cosa era considerata ufficialmente come possibile, eccetto la stupida, infondata, assurda e blasfema idea che fosse sferica e stesse galleggiando nello spazio, girando attorno al sole.

 

I successori di oggi non possono avventurarsi apertamente alla scoperta dell'interno terrestre per varie ragioni di gran peso.Ancora una volta vengono applicate le stesse strategie. A ciò sono servite milioni di immagini della terra massiccia, in libri, riviste, diari, documentari televisive, eccetera.. così, la questione passa per realtà politiche, più che per discussioni scientifiche. È difficile che uno scienziato più o meno completo, come un fisico con nozioni di chimica, astronomia, topografia e geologia, si divori l'amo della terra massiccia, ma se lo mette pubblicamente in dubbio, la "cospirazione" del silenzio - denunciata già in molte pubblicazioni - lo mette per strada, ridicolizzato chiudendo le sue porte in tutte le università, osservatori, progetti, eccetera.. Ma è peggiore ancora la reazione della famiglia perché, ugualmente lo considererà pazzo. Chi abbia letto i libri di Héctor Picco, Argentino, Raimond Bernad, Statunitense, Eduardo Elías (Peruviano), - per nominare a alcuni dei più completi riferiti al tema -, comprenderà che eccedono elementi referenziali, storici, fisici, chimici, astronomici, oceanografici, e geologici per accettare la realtà della Terra Vuota, mentre gli argomenti suppostamente scientifici della terra massiccia, soffrono di contraddizioni che saltano agli occhi per un giovane studente di fisica. Un altro elemento di distrazione, è quello degli extraterrestri che benché esistano e vengono a visitarci molto spesso, i governi usano il tema affinché guardiamo solo sopra o "fuori", e non vediamo quello che si nasconde sotto, cioè "addentro" del nostro proprio pianeta. In tutto è uguale: mentre c'intratteniamo con la lucentezza multicolore dei cartelli, la televisione, l'internet, gli scandali del jet-set ed il calcio, succede che le realtà importanti -la cui conoscenza definirebbe i nostri pensieri in un'altra orientazione più libera ed ampia - rimangono nel terreno della cosa incredibile, la cosa ridicola.Molti aborigeni si salvarono dai massacri della conquista perché sparirono. I conquistatori trovarono grandi città vuote, recentemente abbandonate. Se li divorò la terra?

 

Per incominciare ad avere un'idea di come sono, analizziamo questo:  gli ultimi macuxíes, del nord dell’ Amazzonia, raccontano che entravano per una caverna fino all'anno 1907 e camminavano dai tredici ai quindici giorni, fino ad arrivare all'interno. Lì, "dall'altro lato del mondo", vivono gli "uomini grandi", che misurano tra 3 e 3,5 metri. Sono molto buoni ma bisogna rispettarne le indicazioni. La consegna dei macuxíes del posto, era custodire l'entrata della caverna, ostacolando l'accesso ad ogni altro essere che non fosse autorizzato dalla tribù. Quando il gran vento, che percorreva l'enorme tunnel incominciava a soffiare verso fuori, (aveva ritmi di cinque giorni verso fuori ed altrettanto verso dentro, potevano cominciare a discendere le scale, di 82 cm. di altezza ogni scalino, e le scale finivano al terzo giorno). Lì lasciavano anche i breos (torce fatte con pali assorbiti in catrame di affioramenti petroliferi vicini), e continuavano illuminati per luci che semplicemente stavano collocate lì, grandi come un'anguria e chiara come una lampada elettrica.

Ogni volta camminavano più rapidamente, dato che continuavano a portare meno peso e continuavano a perdere peso. Attraversavano cinque posti, molto bene delimitati, in mezzo ad alcune cavità enormi il cui soffitto non era visibile. Lì avevano - in una delle sale - quattro luci come soli, impossibile guardarli, ma che sicuramente non era tanto alto come il sole. In quel settore crescevano alcuni alberi dai buoni frutti, come cajúes, noci, banane e piante più piccole. Incontrarono anche dei ruscelli di mercurio che i macuxíes conobbero nel presente secolo per il suo uso per amalgamare la polvere di oro. Dopo queste cinque grandi cavità, dovevano aggrapparsi a delle pareti, e con attenzione spingersi perché "volavano", cioè erano leggeri come un astronauta.  Il vento che aveva cominciato a soffiare verso fuori, non era di ostacolo iniziando la discesa, ma se percorrevano alla rovescia, la violenza del mulinello poteva trascinare all'abissale tunnel. Rispettando questo ciclo, iniziando la marcia con vento a favore, scendevano tre giorni per scale; e dopo due giorni di marcia nel tunnel angusto, già senza scale, il vento girava verso dentro. Ancora con vento a favore - già nel settimo od ottavo giorno di marcia - arrivavano alla zona "dove tutto vola", cioè nel mezzo della crosta del pianeta, magneticamente parlando non è il centro geometrico della Terra, bensì qualunque punto in mezzo allo spessore della corteccia.

A volte il vento era molto forte, ed invece di prendersi alle pareti per spingersi, dovevano farlo per frenarsi e non essere battuti. Generalmente durava da poco meno di un giorno fino ad un giorno e mezzo, la traversata senza gravità. A volte dovevano afferrarsi alle sporgenze pietrose o a ferri che avevano "da prima" inchiodato nella roccia, ed aspettare due giorni che il vento cessasse. Quindi seguivano la strada caratterizzata per ruscelli con acque molto fredde che attraversavano la caverna, ed entravano ad una specie di gran vuota, maggiore che le precedenti dove c'erano alcune cose brillanti, di forma simile ai favi di api, di circa dieci metri di diametro, ritte come un tronco di albero, ad un'altezza imprecisable per la memoria degli ultimi macuxíes che vivono ricordando quello, ancora con un certa paura delle rappresaglie "degli uomini grandi".

I viaggiatori continuavano a recuperare il peso, ma non arrivavano a recuperarlo totalmente, perché sbucavano nella terra dell'altro "lato", dove tutto è un po' più leggero, il sole è rosso ed è sempre giorno, senza notte e luna. Lì rimanevano alcuni giorni, godendo di alcune spiagge vicine, diventando più giovani. Il tutto ricorda Apollo che andava all'Olimpo per ringiovanire. "I giganti" davano loro alcuni pesci molto buoni e grandi, la cui carne non si decomponeva fino a due o tre mesi. Con quel prezioso carico, mele più grandi di una testa e uva dal volume di un pugno, oltre a molta energia corporale, giravano accompagnati da alcuni giganti che li aiutavano con l'enorme peso. Il viaggio di ritorno incominciava con vento a favore, per tornare ad averlo anche nell'ultima tappa, salendo i tre ultimi giorni per le scale (gli ultimi resti esistono ancora).  La credenza - o conoscenza - dei macuxíes, è che se rispettano i modelli dati dai giganti, dopo di morire qui fuori, nasceranno tra essi, là dentro. Raccontano che alcuni macuxíes non morivano, ma si trasformavano, (trasfiguravano?) in "quasi-giganti" e rimanevano nell'interno. Questo richiedeva principalmente, non avere qui fuori dei figli. La tragedia per i macuxíes accadde nel 1907. Tre esploratori inglesi, arrivarono a nome della loro regina, cercando diamanti. La zona macuxí è ancora un po' diamantífera, ma è già stata abbondantemente sfruttata dal 1912, tanto che non è più redditizia la loro ricerca. Quando arrivarono gli inglesi, sfruttando i nativi, uno di quei "viaggiatori autorizzati al Centro della Terra" commise la terribile imprudenza di violare la consegna del segreto, ed indicò il posto di entrata agli stranieri. Uno di essi inviò una lettera a Sua Maestà, ripetendogli una narrazione come questa, con alcuni dettagli in più. Nelle sabbie delle spiagge interne, abbonda il diamante, come in alcuni enormi blocchi carboniferi di minerale di serpentina, di antichi paioli vulcanici, che oggi sono, giustamente, quei tunnel verso l'interno del mondo.

I tre uomini uscirono - o per meglio dire entrarono - per una spedizione, ma non ritornarono mai. Al loro posto uscirono i giganti che rimproverarono i macuxíes e proibirono loro, per sempre, l'entrata all'interno. Dopo due anni di angoscia, decisero di tentare un nuovo contatto coi giganti, nonostante la proibizione. Viaggiarono speranzosi per due giorni, ma arrivarono ad un punto della strada dove il vento veniva da un'altra caverna che essi non conoscevano. La strada originale era interrotta. Alcuni riuscirono immediatamente, ma altri decisero di seguire il nuovo e sconosciuto tunnel. Vari mesi dopo, uno di essi ritornò e disse al resto che potevano entrare; i giganti li autorizzavano, ma sarebbe stato per non ritornare mai più fuori, perché altri inglesi sarebbero arrivati al territorio danneggiandoli. Alcuni si rifiutarono di partire, altri accettarono andare e non ritornarono mai.

Alcuni anni dopo, cominciarono ad arrivare garimpeiros, ad intorbidare i fiumi con setacci e mercurio, ed ad intorbidare i cervelli dei macuxíes che rimasero "fuori", con canna, caipiriña, macoña e droga. Li intorbidavano anche alle spalle - con fruste - e la razza, violando le loro donne. In giugno o Luglio del 1946 si ebbe un enorme crollo nel tunnel e quasi tutta la scala cadde. Oggi, rimangono solo alcuni scalini dell'inizio, ed un enorme precipizio incsalabile, dove il vento soffia con ritmi differenti. Alcuni vecchi macuxíes che si salvarono dalla frusta inglese, e vivono ancora contando la loro età con i cicli lunari, non si rassegnano totalmente a dimenticare il Paradiso Perduto. Mai meglio espresso, perché essi lo conobbero.... E lo persero.

Ma non finisce lì questa tragedia. Un uomo chiamato Alone Moore, fu inviato dal governo inglese nel 1909 per compiere due obiettivi. In primo luogo, assicurarsi che la narrazione ricevuta dalla regina fosse vera. Il secondo: "Tacere tutta la cosa relativa a grandi quantità di diamante, e se ne fosse trovata un'eccessiva quantità, macinarlo tutto ed assicurarsi che si perdesse per sempre". Le verifiche di Moore furono molto metodiche e scrupolosamente delicate: torturò in primo luogo alcune donne e dopo i pochi bambini che erano rimasti "fuori". Voleva sapere dove stavano gli altri aborigeni, i tre esploratori, e soprattutto: dove stavano quelle grandi quantità di diamante che preoccupavano la regina. Questo secondo obiettivo mi rimaes per molto tempo poco ciaro....

Ma un buon giorno raccontai la storia ad un amico gioielliere, ed egli mi disse quanto segue: "Ti immagini quello che ci passerebbe ai gioiellieri di tutto il mondo, alle banche, ai governi, al Sindacato del Diamante, se così, di un giorno all'altro, appare uno sconosciuto con tonnellate di oro e diamanti?. non varrebbero niente, perché il loro valore si riferisce con la sua scarsità o la sua rarità". Credo che lì - finalmente un po' meno ingenuo - compresi perché non sappiamo mai realmente quello che succede.In quel momento compresi definitivamente perché, finché esiste l'attuale ordine economico mondiale, non potremo non riferirci mai con extraterrestri né con intraterrestri. Finisce il valore, finisce il mercato e tutto quello che il lettore immagini possa finire. Quello che sta finendo è questa civiltà che a furia di sbagliarsi a se stessa, rimane ora senza argomenti per continuare ad ingannare. Un'altra civiltà nascerà, dietro la caduta delle borse. Tutti crederanno che il mondo del controllo finanziario sia più massiccio e solido che mai. Raffreddandosi si spaccherà, come ogni cosa rigida!

Ma ormai non "posso credere" semplicemente, perché ci sono molte prove materiali, e molto di ciò hanno visto i miei occhi, benché esse non siano oramai la cosa importante. La cosa importante è trasformare la nostra propria "civiltà" e ciò incomincia in ognuno di Noi

 

TERRA CAVA 2

Non è necessario essere geologo per comprendere la questione della Terra Vuota, ma è necessario comprendere il tema da tutti i punti di vista possibili: storico, antropologico, fisico e geologico - principalmente - ma senza dimenticare che, come ho spiegato nel documento anteriore che l'ignoranza di tanto importante tema è fondamentalmente politica. Ora vedremo l'angolo fisico, per prendere un'idea chiara delle superfici e volumi della Terra, come dei suoi processi di formazione, perché altrimenti, saremo sommessi all'imposizione di "teorie" che convengono ai mercanti in volta che agli investigatori o l'umanità in generale.

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Se vediamo la teoria di formazione planetaria sotto la più tagliente delle materie, come è la fisica, abbiamo solo un sviluppo possibile, e qualunque altra "teoria" cadrà in errori. La teoria della Terra Massiccia, per esempio, cade in un mucchio di errori, come il fatto dell'origine stessa della massa - suppostamente omogenea in un principio - che dopo non potrebbe sviluppare una dinamica idrica, chimica, vulcanica, etc. Per caso quella massa potrebbe sviluppare vulcani, cambiamenti morfologici, etc., man mano che si raffredda?.

A parte quello, una massa come quella della Terra, se fosse massiccia, si spaccherebbe in milioni di pezzi man mano che si raffredda, se fosse così il petrolio che esce da vari chilometri di profondità, uscirebbe bollendo o si sarebbe scottato e decomposto. La verità è che dall'assunto teorico-fisico, è impossibile seguire una qualsiasi teoria senza cadere in più assurdi. 1, una stella, mettiamo il nostro sole, sfrutta, compiendo un ciclo che si conosce parzialmente, sappiamo che in migliaia di anni, ricomincia o rinasce, sorgendo da lui un nuovo sistema solare, abbiamo anche chiaro che non tutte le stelle si "ricominciano", perché alcune esplodono per trasformarsi in una nebulosa sparsa e senza vita propria. Il risultato di quell'esplosione, nel caso di una stella che si ricomincia, è la formazione di una nebulosa planetífera. Alcune centinaia o migliaia di nuclei di plasma stellare, girano a formare un nucleo centrale che chiamiamo Sole. Ma rimangono, per una complessa regola matematica, ed in proporzione all'intensità dell'esplosione, una quantità "X" di nuclei di una massa che gira intorno alla massa del sole originale, girando nella periferia.

Mentre il "nuovo sole" Le coesiona e riattiva, i nuclei più distanti si mantengono in orbita. Quindi una frazione della materia plasmatica dispersa della nebulosa, si trasforma in "materia chimica", cioè cambia il suo "stato alchemico", passando a formare atomi di elio, idrogeno, etc., che sono attratti da quei nuclei dispersi. Ora vediamo un nucleo in questione che chiameremo "sole interno", ma benché ci riferiamo alla Terra, la spiegazione vale per tutti i pianeti. Risulta che gli atomi di materia che è ora "chimica" e non plasmatica, per effetto di cambiamenti di tensione magnetica, relazioni di temperatura intrinseca ed il freddo assoluto del vuoto esterno, si sono raggruppati attorno ai nuclei che saranno "soli interni" che girano a milioni di chilometri dal Sole Centrale. Hanno formato una bolla attorno, perché risulta che tra la materia plasmatica e la materia chimica ci sono tali differenze che si mette in gioco la Legge di Interazione, cioè che si accattivano mutuamente fino ad un certo punto, ma la tensione di repulsione li mantiene lì, acchiappate in un'orbita, ma senza poter avvicinarsi.

La stessa cosa succede con altri ciotoli che camminano per di là, sciolti nello spazio, meteoriti di diversa origine, e coi "nuovi ciottoli" che si vanno formando per processi di coesione molecolare e combinazioni diverse, tra tutte le particelle riunite, le quali - particelle e ciottoli - continuano a formare quello che chiameremo "crosta."

Così abbiamo un nucleo centrale di plasma stellare, un piccolo sole, al quale si è formata una "crosta", soffice e malleabile, molto gassosa, la quale, per essere soggetta ad una rotazione nello spazio, incomincia dalla sua stessa origine, ad evidenziare un paio di vuoti nei suoi poli di rotazione. Tra la superficie di questo "sole interno" e la superficie interna della crosta esiste una distanza equivalente a sei o sette volte il diametro del "sole interno". Ciò ubbidisce ad una serie di costanti fisiche, e vedrebbe secondo il tipo di massa che accumula come "crosta", come le caratteristiche del plasma stellare che può variare anche in funzione del tipo di stella che gli dà origine.

La materia dispersa per il cosmo si continua ad accumulare al passo del nuovo pianeta in orbita, e la crosta si va consolidando. Ma succede anche che si va trovando con altri piccoli nuclei di plasma che non sono riusciti a formarsi come pianeti o planetoidi. Cosicché alcuni sono attratti per il nucleo centrale del pianeta, per essere della stessa consistenza alchemica. Ma la massa mediamente formata, mantiene questi piccoli nuclei, che raggiungono in lei diversi gradi di profondità. Generalmente non passano la metà della crosta formata. Ma trovandosi in due poderose forze - attrazione e repulsione - a livello molecolare si produce un curioso effetto descritto in alcuni libri di alchimia ed osservato in processi di metallurgia moderna. La materia plasmatica produce la fusione di gran parte dei componenti della crosta - specialmente della silice -, originando quello che conosciamo come "magma". cioè, pietra vulcanica nel suo stato incandescente.

Allora abbiamo all'interno della crosta, alcuni nuclei di plasma prigionieri, che generano enormi pressioni aativando processi "alchemici" che molti chimici attuali sembrano ignorare, nella maggioranza, salvo i fisici quantici che stanno familiarizzando col mondo delle particelle e le teorie sull'origine della materia, come i processi arqueométricos.

Abbiamo - in sintesi - un forno formato per un nucleo di plasma stellare e la massa pietrosa che lo mantiene. Quel forno chiamato anche "panela" o "pentola" magmatica, avrà nella maggioranza dei casi, una serie di valvole di fuga, o le produrrà per le enormi pressioni, nei punti più deboli della crosta terrestre, originando un vulcano. Ma altri punti di questa geomorfologia dinamica, si riferiranno con formazioni dove si è concentrata l'acqua, e questo genererà - a modo di caldaia - un'idrodinamica planetaria che farà circolare quelle acque per diversi punti della crosta, alcuni dei quali saranno visti nella superficie in forma di geyser, ma la maggioranza darà origine a correnti sotterranee che avranno influenza sulle grandi correnti marine. Anche queste "panelas" daranno origine a processi chimici come la formazione di elementi pesanti come l'uranio, etc.

Queste spiegazioni ci servono per capire a "grosso modo" la dinamica della corteccia o crosta terrestre, ma ricordiamo che questa ha due superfici: un'interna e l'altra esterna, nella quale viviamo noi.

La superficie interna è in realtà quella che porta la migliore parte nei processi di sviluppo biologico, perché la sua gravità sarà sempre meno che la gravità esterna. Mentre qui abbiamo 9,8 metri su secondo come coefficiente di accelerazione, nell'interno questa misura è approssimativamente di 6,7. cioè che i miei 100 chili di qui, si trasformerebbero in circa 67 di "dentro". Inoltre, non vedrò mai la notte, e se il prezzo per non vedere le belle stelle accompagnate alla poetica Luna, mi è compensato da una simile differenza di gravità, un giorno permanente, - con tutte le energie magnetiche armoniche che produce un sole che è il più adeguato per la genetica umana dalla sua genesi, vale bene lasciare "l'abisso siderale", per conoscere le meraviglie di una terra dove tutto è perfettamente adeguato alla vita.

Le temperature interne variano tra i 26 gradi centigradi in vicinanza dei poli, ed i 46º nelle zone dell'equatore interno, cosicché la media è la più adeguata per la vita basata nel carbonio. Ma questa non è cosa esclusiva della Terra, ma si assume da un insieme di Leggi Universali, - alcune delle quali chiamiamo "leggi fisiche" - e sono tanto valide qui come nella più lontana galassia. Cioè che non possiamo parlare solo di "La Terra Vuota", ma vuoti sono tutti i pianeti, allo stesso modo un uccello non costruisce un nido massiccio, per vivere nell'intemperie, né facciamo case piene per vivere nel tetto. Nessuna matrice di vita è massiccia; tutte le matrici sono vuote ed è "dentro" dove si sviluppa la vita. Nessun frutto produce fuori il seme. Sarebbe la Natura Divina tanto tonta da fare innumerevoli mondi inabitabili?.

Perché la superficie esterna dei pianeti è realmente una "intemperie cosmica inabitabile". E noi abbiamo alcune condizioni realmente eccezionali, ma contemporaneamente evidentemente antinaturali: Temperature tra -80º fino a +52º e sopravviviamo grazie ad una gran capacità di adattamento con l'aiuto dell'intelligenza, ma non ci saremmo potuti sviluppare mai da un punto di vista "evolutivo" in queste condizioni.  Libri antropologici straordinari, come La Bibbia che le religioni hanno manipolato ed artefatto "a piacere" per darLe un uso di dominio psichico di massa, ci dà, tuttavia, alcune chiavi di lettura: Per esempio, il Paradiso Terrestre. Non si dice in nessun momento che ci sia un Paradiso Celestiale. Neanche nel Nuovo Testamento abbiamo un Paradiso che non sia il Terreno, benché le chiese abbiano estrapolato mediante immagini il posto di futuro "stato" post-mortem dell'uomo ad un noioso cielo con nuvole ed angioletti. Questi dei - per quelli che credono nelle Sacre Scritture - compaiono anche nella Genesi. Il padre di Adamo disse "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza", e dopo della disobbedienza disse: "Ora gettiamolo da qui, dato che ha mangiato dall'Albero proibito, non sia che allunghi la mano e mangi del frutto della vita, e venga ad essere come noi e vivere per sempre". Ed ancora: La Bibbia dice che l'Eden è il Paradiso Terrestre, non celestiale, e dice che gettarono loro "fuori"...

Ma, proseguendo con la questione fisica, sembra che il nostro Sole Interno o nucleo ha circa 500 chilometri di diametro, secondo calcoli strettamente fisico-matematici, ma se consideriamo la descrizione di Nicolá Jansen, di Vito Dumas, il Navigatore Solitario, dei Macuxíes di Roraima e degli ultimi Mongulas dell'Ecuador, stetti per entrare per la caverna che custodivano questi ultimi fino ad una decade fa, ma di quello parlerò in un'altra parte.

Né i Macuxíes, né i Mongulas, né Nicolás Jansen lessero Giulio Verne, e fino a questo profeta, del quale si sono realizzati fino ad ora tutti i suoi "romanzi fantastici", in realtà, predizioni scientifiche basate su conoscenze esoteriche, descrive in "Viaggio al Centro della Terra" il sole interno. Giulio Verne era in contatto con scienziati diversi della sua epoca, ed inoltre è falso dire che non uscì mai dal suo paese natale, perché camminò per buona parte del mondo, e se ciò non bastasse, era membro del Votivvm Hermeticvs e dell'Ordine di Thule, cosicché quello che scriveva non erano mere "immaginazioni."

Per facilitarmi il compito di continuare con questi articoli, prego i cari lettori che facciano domande, poiché ciò mi permetterà di esporre le cose che chiariranno meglio questi "misteri". Le domande si possono inviare a: askasis-alta@elistas.net .

E continueremo ad investigare e divulgare, ma sempre con la tendenza verso il lato della cosa reale, evitando l'altro lato, che è quello della finzione, perché la Realtà, è molto più meravigliosa di qualunque finzione. Giulio Verne nel "Della Terra alla Luna", se avesse scritto che 500 milioni di persone avrebbero visto l'allunaggio in una scatola quadrata che somiglia ad una "palla magica"... Chissà se il suo editore non gli avrebbe detto che più che delirante, stava impazzendo..

articolo in lingua originale su:http://askasis.neociencias.net/esoterica/tierrahueca/tierrahueca.htm

 

 

Letture consigliate:Costantino Paglialunga,Alla scoperta della Terra Cava, MacroEdizioni.

 

 

traduzione a cura di www.edule.it

 

 

www.stazioneceleste.it

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Cancro Emozionale : prestare attenzione alle nostre esigenze

Cancro Emozionale

di Tom Kenyon

www.tomkenyon.com

Il concetto mi venne in mente, la prima volta, durante un corso di formazione ad Anchorage, Alaska, parecchi anni addietro.

Stavo insegnando come utilizzare il suono per scaricare l’emozione, ai fini della guarigione psicologica. Una donna, che chiameremo Rose, si offrì volontaria per la sessione in cui avrei esemplificato la tecnica. Come parte della dimostrazione, le chiesi di concentrarsi su una zona del suo corpo che le desse fastidio; l’idea era che le emozioni, spesso, sembrano risiedere in certe aree del corpo.

Ella disse che i reni le dolevano ed erano gonfi. Rose riferì spontaneamente di essere appena uscita dall’ospedale, dove era stata curata per un blocco renale. Per lei era stata una prova molto spaventosa, come si può ben immaginare. Al momento era in dialisi e il suo nome era in lista di attesa per un trapianto del rene.

Le insegnai come spostare la propria consapevolezza sui reni e come emettere suoni quando espirava. Le dissi di immaginare che i suoni provenissero proprio dai reni e di ascoltare i propri suoni, mentre si rilassava più profondamente nelle espirazioni.

Per quanto strano possa sembrare, è piuttosto facile farlo e, ben presto, ella iniziò a produrre dei lievi lamenti. Poi i suoni cambiarono. Dapprima sembravano quelli di una bimba piuttosto piccolina e poi diventarono le grida disperate di una bambina che soffre. Tutti noi nella stanza eravamo presi dall’intensità del momento, mentre osservavamo una donna adulta, sui quarant’anni, che gridava come una ragazzina terrorizzata.

Alla fine, le sue grida si attenuarono e tornarono ad essere dei tenui lamenti. Allungando le mani, si toccò la parte bassa della schiena, nella zona dei reni. Rose aprì gli occhi.

Incredula, mi guardò. “Il dolore è sparito” disse. “Il dolore è sparito!”

Le chiesi di descrivere la sua esperienza interiore durante il processo, ed ella rispose che era tornata indietro all’età di circa due anni. Era seduta su un seggiolone, che ricordava dalla sua infanzia. Mentre la sua voce districava l’energia intrappolata nei suoi reni, la sua mente veniva catapultata indietro nel tempo, fino ad un ricordo dell’infanzia. In quel momento della sua giovane vita, sua madre viveva con un compagno. La madre era andata a lavorare e il compagno avrebbe dovuto prendersi cura della bambina. Ma, evidentemente, egli non gradiva che lei distogliesse l’attenzione da lui. Invece di darle normalmente da mangiare, le gettava il cibo. Questo la spaventava e fu questo il terrore che lei rivisse durante la dimostrazione. In qualche modo, i reni fisici avevano tratto beneficio dal ricordo e dall’espressione vocale di questa paura risalente alla prima infanzia.

Nella discussione che seguì la dimostrazione, qualcuno raccontò di aver avuto un fratello che era morto di cancro allo stomaco. La cosa strana era che il padre era molto violento con lui, da bambino. E, ogni volta che si ubriacava o si arrabbiava, prendeva a calci e pugni il figlio nello stomaco, dicendogli che era spazzatura.

L’esperienza di Rose aveva innescato un “ah-ha” e la sorella del ragazzo morto, parlò attraverso le lacrime. Ella capì come la rabbia del padre era stata ripetutamente immessa coi pugni nell’addome del fratello.

Per lei, questo spiegava il cancro e la prematura dipartita del fratello.

L’idea che i tessuti trattengano le emozioni fu proposta dallo Psicologo Occidentale Wilhelm Reich. Ma l’idea risale a molto tempo prima, addirittura all’antica arte dell’Agopuntura. I Cinesi codificarono questo sistema di medicina dell’energia sottile migliaia di anni fa e uno dei concetti chiave riguarda l’emozione. Secondo la teoria dell’Agopuntura, organi diversi tendono a conservare diversi tipi di emozione. I polmoni, per esempio, tendono a conservare il dispiacere e la tristezza e i reni la paura.

L’esperienza di paura dell’infanzia di questa donna, aveva forse indebolito l’energia dei suoi reni (detta chi), predisponendola ad un blocco renale più avanti nella vita? O le due cose non erano collegate? Ma, che fossero collegate direttamente o meno, era interessante il fatto che rivivere il dolore e vocalizzare la paura, riducesse la sensazione di dolore e fastidio nei reni fisici.

Cominciai a guardare il dolore emozionale e il suo rapporto con la salute in una luce nuova. Ora, a quei tempi, i primi anni ’90, la medicina allopatica non riconosceva (e per lo più ancora non riconosce) un rapporto diretto fra l’emozione e la salute.

Francamente, penso che si tratti soprattutto di una questione di denaro. La medicina allopatica è sempre più un’impresa fondata sulla farmaceutica. E le grandi compagnie farmaceutiche non sono interessate a sponsorizzare progetti di ricerca che non rendano un profitto.

Nonostante la presa granitica sulla medicina da parte delle compagnie farmaceutiche, comunque, sta prendendo piede una nuova area di ricerca. Si chiama Psiconeuroimmunologia, cioè lo studio di come la mente influisce sulla salute. Agli inizi degli anni ’90, questa nascente area della medicina si chiamava Psicoimmunologia. Immagino sia segno che ora è un settore più rispettabile, il fatto che la parola sia più lunga e più difficile da pronunciare.

Ma, comunque vogliate chiamarlo, questo campo della medicina sta evidenziando alcuni legami molto chiari fra le nostre vite emozionali e la nostra salute.

Con l’unirsi della neurologia e della psicologia, per esplorare questo terreno, prima inviolato, della biologia umana, stanno emergendo alcuni schemi interessanti.

Un’area in cui questo è più evidente è quella del cancro. Come forse sapete, il cancro sta raggiungendo proporzioni epidemiche nei paesi industrializzati. E c’è un crescente corpo di ricerca che mostra che questo è dovuto in gran parte alla crescente contaminazione tossica del nostro cibo, dell’aria e dell’acqua. Ma non sperate che i Ragazzoni di Washington, o se per quello anche i vostri governanti, facciano gran che al riguardo. Il denaro sembra essere l’unica cosa che conta, nell’arena politica, e pare non ci siano grandi profitti nel ripulire l’aria e l’acqua, oggi.

Trovo interessante che le attuali Compagnie Petrolifere Americane, scusatemi, volevo dire l’attuale Amministrazione Americana, abbia virtualmente spazzato via, dalla mattina alla sera,  decenni di protezioni ambientali, duramente conquistate.

Ma torniamo all’argomento in questione. Non volevo fare una dichiarazione politica. Però, non si può nemmeno separare del tutto la salute pubblica dalle questioni politiche e sociali. Nonostante i loro giochi di mano, i nostri leader politici non possono cambiare il fatto che la salute pubblica e la qualità del nostro ambiente siano intimamente connessi.

Mentre la qualità del nostro ambiente esteriore ha un forte peso sullo stato della nostra salute, è un altro il genere di ambiente di cui voglio parlare.

Non lo potete vedere, ma potete sentirlo. È il vostro ambiente mentale. E, come psicoterapeuta che osserva la nostra società, mi torna in mente una strofa del musical The Music Man – “Ci sono guai a River City”.

Io lo chiamo cancro emozionale e, come il cancro in genere, può essere mortale. Lasciato a sé stesso, può distruggere una vita. Come minimo, può invalidare psicologicamente un individuo, al punto che lui o lei non riesce più a fare scelte di vita appropriate. Nelle sue forme più aggressive, può veramente interferire con la biologia cellulare, portando alla malattia fisica.

Ironia, ho scoperto che questo tipo di cancro emozionale si mostra spesso nelle comunità spirituali, indipendentemente dalla loro filosofia e/o dalle convinzioni religiose. C’è un motivo per questo, e spero di parlarvene tra poco. Ma prima vorrei preparare un po’ il terreno.

Meditazioni Pericolose

Un mio amico, che abita a Santa Fe, Nuovo Messico, partecipò, qualche anno fa, ad una conferenza sui trattamenti per la depressione omeopatici ed erboristici, presso un negozio di cibi naturali della zona. All’epoca era lui stesso depresso, ma si stupì nel vedere un pubblico tanto numeroso. Il locale era gremito. E, secondo la sua stima, circa il 90% dei presenti erano persone che praticavano regolarmente la meditazione, come seguaci di qualche tipo di tradizione spirituale.  E, di questi, più della metà erano Buddisti praticanti!

Ora, non so per voi, ma per me qui c’è qualcosa che non quadra. E, dato che mi accingo a bastonare qualche dogma, intendo essere molto preciso in quel che sto per dire.

Per cominciare, io sono uno che pratica la meditazione. In effetti, pratico svariate forme di meditazione da più di quarant’anni. E sono anche Buddista. Beh, veramente sono un Buddista Tibetano Neo-pagano e un Taoista part-time, ma non ne parlerò qui. Basti dire che credo che le idee fondamentali del Buddismo siano una descrizione accurata del mistero che chiamiamo coscienza.

Perciò, il mio sconforto non deriva dal Buddismo o dalla meditazione in generale, ma piuttosto dal modo in cui vengono praticati. Quando vengono utilizzati per penetrare la natura autentica della nostra mente, essi possono avere un valore inestimabile. Ma quando vengono usati per evitare una verità emozionale, sono auto-distruttivi. E non importa quante prostrazioni facciate, quanti incensi bruciate o quanto a lungo rimaniate inginocchiati in contemplazione – questo genere di meditazione non conduce all’illuminazione.

Penso che il motivo per cui la sala era così piena di meditatori praticanti, è che essi usassero la meditazione come una droga.

Avevano scoperto di poterla utilizzare come mezzo per evitare il dolore emozionale. Ora, la maggior parte delle persone che medita e cade in questa trappola non si rende necessariamente conto che sta evitando il dolore emozionale. Essi pensano soltanto che si sentiranno da cani se non si prendono il tempo di meditare. Una cosa è godersi i panorami della mente che la meditazione regala. Un’altra è dipendere da essa per sentirsi bene.

Questo genere di quasi-meditazione produce un effetto sedativo sulla mente, che ottunde o attenua (per un po’) il dolore emozionale. Lo fa alterando i livelli di serotonina nel cervello. In altre parole, siete fatti. Il cervello è il mastro farmacista, che fa mangiare la polvere anche alle compagnie farmaceutiche più all’avanguardia.

Il cervello è capace di produrre una miriade di sostanze psicoattive e drogarsi è molto facile, una volta scoperto come si fa. Un gran numero di persone che meditano, in realtà, si fanno e basta. Ora, guardate, non ho nessun problema con lo sballo, specie quando è prodotto dal proprio sistema nervoso. Ma questo non significa penetrare il mistero della propria mente. È semplicemente un galleggiare in uno stato samsarico auto-creato.

Per coloro che non conoscono il termine samsarico, esso si riferisce al termine Sanscrito samsara, il mondo dell’illusione. Ciò che non è reale, nel Buddismo viene detto samsara. Quindi, ciò che intendo con questa dichiarazione, è che l’esperienza di essere fatti di meditazione è una gioia samsarica o illusoria. Non è reale, è auto-creata.

Ed è qui che la cosa si fa delicata. La natura della coscienza è la gioia (o annanda, in Sanscrito). Ma questo genere di gioia non è lo stesso dello stato oppiaceo che sperimentano alcuni in meditazione. La gioia del bodhicitta (mente del Buddha) ha la caratteristica di essere sia espansiva che chiaramente presente. Non si evita nulla. Tutti gli aspetti del sé sono presenti, compreso quello emozionale.

Nella Meditazione di Elusione, un termine coniato da me, si usa l’oppiaceo della chimica cerebrale per evitare un’esperienza del proprio dolore emozionale. Questa meditazione non porterà nulla che abbia un vero valore. Vi aiuterà soltanto ad evitare un’esperienza autentica del vostro sé.

È naturale per noi evitare il dolore. Tutti gli organismi biologici hanno questa tendenza innata. Ma quando evitiamo la consapevolezza del nostro dolore o disagio emozionale, affievoliamo la luce della consapevolezza di sé. E, per chiunque segua il cammino spirituale, è una maledizione.

La Meditazione di Elusione è solo un modo di evitare la consapevolezza emozionale, per quanto ingegnoso. Fra la “gente spirituale”, un altro metodo popolare per evitare la consapevolezza emozionale è servire gli altri.

Servire gli Altri per Evitare la Consapevolezza di Sé

Vi ho detto che avrei strapazzato qualche dogma in questo articolo, quindi lasciate che chiarisca, ancora una volta, ciò che sto per dire. Non sto dicendo che il servizio verso gli altri sia sbagliato o cattivo. Anzi, penso che sia cruciale, lungo il cammino spirituale. È una forma di amore divino (agape) che esprime se stesso come amore umano (filios). Secondo molte tradizioni esoteriche e mistiche, la sorgente di tutte le cose (chiamatela Dio, se volete) può esprimere il suo amore per noi solo attraverso le azioni dei nostri fratelli umani. Perciò, siamo indispensabili al divino. Senza di noi, non può esprimere il suo amore infinito in questo mondo.

Ma, per molti di coloro che sono sul cammino spirituale, servire gli altri è un modo per evitare la consapevolezza del proprio dolore e/o delle proprie necessità. La strategia, di solito, viene applicata inconsciamente, con una consapevolezza quasi nulla dei propri piani segreti. Ma, concentrandosi sulle necessità di altra gente, possiamo perderci facilmente ed evitare la consapevolezza delle nostre necessità non  soddisfatte.

Si dice che un’immagine valga più di mille parole, quindi ne dipingerò una per voi. La figura centrale era una potente guaritrice, di cui mi avevano parlato parecchi suoi amici, preoccupati. Era una guaritrice famosa in tutto il mondo e la gente veniva letteralmente da tutte le parti del mondo per incontrarla. Benché avesse guarito molte persone, lei era malata. Aveva molte inspiegabili ondate di spossatezza, ma gli esami clinici non avevano rivelato nulla di fisico.

La Guaritrice Ferita

La prima cosa che mi colpì, fu il suo portamento. Era evidentemente una donna potente, con una tremenda forza di carattere e un’intelligenza acuta. Era anche frustrata per non essere riuscita a curarsi da questa “cosa”.

Aveva resistito alle insistenze dei suoi amici che volevano mi incontrasse, ma un incidente recente l’aveva convinta a fare un tentativo. All’epoca, ella soffriva di uno dei tanti episodi di spossatezza e stanchezza. Quella notte, sul tardi, qualcuno bussò alla sua porta. Venivano da molto lontano per incontrarla e accompagnavano una persona che era alle prese con quella che era stata diagnosticata come una malattia terminale. Nonostante fosse lei stessa esausta, Lily (non è il suo vero nome), assistette questa persona per tutta la notte e il giorno seguente.

Ci fu una svolta e la persona, miracolosamente, sopravvisse. I visitatori, grati, se ne andarono pieni di riconoscenza verso questa notevole guaritrice. Lily era soddisfatta di aver servito i desideri dello spirito, anche se, a livello energetico, aveva esagerato.

E allora si scontrò con “il muro”. Ogni guaritore che abbia dato troppo di se stesso in una sessione, sa che cos’è “il muro”. È un blocco energetico che influenza il sistema nervoso. Il corpo le faceva male. Si sentiva debole e febbricitante. Rimase per due giorni sospesa fra due mondi, troppo debole persino per alzarsi dal letto e nutrirsi. Durante questo viaggio interiore, ebbe un incontro con se stessa. Sapeva che, se non avesse cambiato qualcosa nel suo modo di lavorare, il suo servizio all’umanità avrebbe finito per ucciderla.

La cruda verità era che Lily non sapeva come fare a dire di no. Sentiva che chiunque si presentasse alla sua porta era stato “inviato dallo spirito” e ci si aspettava che lei ci lavorasse. Non importava che fosse giorno o notte. E le necessità di questi estranei prendevano la precedenza sulle necessità dei suoi stessi figli. I figli di Lily avevano espresso lamentele, al riguardo, ma lei lo aveva imputato semplicemente al fastidioso fatto che erano adolescenti.

Le chiesi come fosse stata la sua infanzia. “Che c’entra?” mi domandò. Diffidava dei terapeuti e del loro eccessivo interesse per il passato.

“Beh, per quanto sembri strano, trovo che le questioni dell’infanzia spesso si nascondano più avanti nella vita”.

“Di questa roba ne ho vista fino alla nausea” disse lei.

“Bene, mi assecondi per un momento” replicai “Le prometto che non perderemo troppo tempo. Ho solo bisogno di un rapido quadro della famiglia”.

Lily proseguì raccontandomi, in maniera piuttosto realistica, che sua madre era morta quando lei aveva nove anni. Lei era la maggiore di sette figli e assunse subito il ruolo di madre per i fratelli e le sorelle più piccini. Quando si ammalavano, lei stava in piedi tutta la notte per accudirli. Era stato allora che Lily aveva scoperto le sue capacità di guarigione. Non sapeva come, ma poteva porre le mani su qualcuno che era malato e farlo stare meglio.

“Dunque, Lily, ti senti in colpa per la morte di tua madre?”

“Che cosa vuoi dire?” mi chiese con tono di sfida.

“Beh, mi sembra che, avendo scoperto le tue doti di guaritrice dopo che tua madre era morta, potresti avere qualche rammarico per non averlo scoperto prima e poter guarire la tua mamma”

“Ma avevo nove anni quando morì!” C’era un’angoscia inconfondibile nella voce di Lily.

“Lo so, lo so. E non c’era niente che tu potessi fare”. Feci una pausa per lasciarle assimilare le mie parole.

Lily iniziò a singhiozzare, e un grande rilascio di dolore e tristezza, accumulati in una trentina d’anni, cominciò ad abbandonarla.

Dopo svariati minuti ricominciammo a parlare. Stava diventando chiaro che Lily era stata stimolata da un dolore non riconosciuto per la perdita della madre. Siccome non aveva accettato o riconosciuto il proprio dolore emozionale al riguardo, ella lo proiettava sulle persone che venivano da lei per farsi guarire.

Era abituata a prendersi cura delle persone. Dopo tutto, aveva iniziato in tenera età. Ed era brava in quello che faceva. Non c’erano dubbi che Lily avesse aiutato centinaia di persone.

Ma aveva abbandonato se stessa. Concentrandosi eccessivamente sulle necessità degli altri, aveva perso contatto con le sue necessità – semplici necessità, come prendersi del tempo per riposare.

La situazione era esasperata dall’immenso sviluppo spirituale di Lily. Sì, per quanto strano possa sembrare, lo sviluppo spirituale non porta necessariamente il benessere psicologico o fisico.

Ella aveva un profondo senso di compassione per gli altri esseri, e un desiderio profondamente radicato di aiutarli. Ma non includeva se stessa nell’equazione. Se qualcuno soffriva, nella sua mente, le necessità di quella persona superavano di gran lunga le sue, persino le necessità dei suoi figli.

Ora, questo proprio non funziona nel mondo degli esseri incarnati. Come animali umani, abbiamo dei bisogni autentici che devono essere soddisfatti. Se non lo sono, pagheremo un prezzo in sofferenza fisica e/o mentale.

Lily non si era occupata delle proprie necessità e la stava pagando. Era vittima del cancro emozionale.

Il cancro si ha quando le cellule iniziano a moltiplicarsi fuori controllo. Se non individuate, possono uccidere le cellule sane e, alla fine, uccidere persino l’ospite.

I cancri emozionali agiscono in maniera molto simile. Uno schema emozionale non riconosciuto inizia a proliferare. In questo caso, lo schema di Lily era quello di occuparsi degli altri, per evitare di avvertire il dolore riguardo alla morte di sua madre. Il problema non era che lei fosse una guaritrice. Il problema era che non riusciva a riconoscere quando non era giusto che lei andasse troppo in là.

Ma, sotto le grinfie del cancro emozionale, ella non aveva il diritto o il permesso di prendersi cura di sé in presenza delle necessità altrui. Farlo l’avrebbe fatta sembrare “egoista”. Non solo, ma prendere del tempo per sé, mentre altri soffrivano, l’avrebbe messa di fronte ai sentimenti irrisolti riguardo la morte della madre.

Tutta la faccenda era resa ancora più complicata dalla fede di Lily nel servizio spirituale tramite il sacrificio. Questo è un vecchio modello spirituale che ci ha accompagnato, qui sulla Terra, per moltissimo tempo. E Lily lo aveva accettato come parte della sua spiritualità. Per la cronaca, io penso che ci siano momenti in cui sacrificarsi può essere un gesto nobile, ma il sacrificio inconscio cronico è solamente stupidità.

Mentre Lily cercava un modo per integrare le nuove rivelazioni nel suo dilemma di guaritrice, ella dovette raggiungere una comprensione più matura delle sue proprie necessità, in relazione alle necessità degli altri.

Se non era capace di integrare i suoi bisogni nella sua visione di sé stessa e del mondo, il suo cancro emozionale avrebbe finito per ucciderla. Ora, sia chiaro – lo schema emozionale non uccide in maniera diretta. Ma conduce a comportamenti autodistruttivi. Se Lily non avesse iniziato a prendersi delle pause, si sarebbe bruciata o, peggio, avrebbe contratto qualche malattia.

In alcuni casi, i cancri emozionali diventano dei veri e propri cancri fisici. Fino a poco tempo fa, il meccanismo che cambiava l’emozione in malattia non era stato capito. Ma, attraverso l’operato della Dr.sa Candace Pert e il concetto dei neuro peptidi, questo mistero è stato svelato.

Secondo l’attuale teoria dei neuro peptidi, questi attivatori biochimici altamente attivi interagiscono con i punti recettori sulla superficie delle cellule. Secondo il Dr.sa Pert, le emozioni represse sono immagazzinate nel corpo per mezzo dei neuro peptidi, e i ricordi sono immagazzinati nei recettori dei neuro peptidi.

Già da tempo i terapeuti concentrati sul corpo hanno osservato che il corpo conserva il ricordo. E questo tipo di memoria può rimanere depositato per anni.

Ricordo che dimostrai una tecnica di ipnosi, parecchi anni fa, durante un corso di addestramento professionale. Quando suggerii che la giovane donna tornasse indietro ad un tempo passato, costei incominciò a piangere. Quando si riprese, le chiesi che cosa fosse successo.

Raccontò di avere avuto un flash-back di quando aveva circa sette otto anni. Giocava a soft ball e fu colpita in viso da una mazza. Suo padre era l’allenatore della squadra e lei ricordò di non avere pianto dopo il colpo. Il padre, tornando a casa, le disse che era orgoglioso di lei per non avere pianto.

Durante il breve stato ipnotico, ella rivisse il dolore fisico del colpo, come se fosse stata colpita di nuovo. Il dolore non fu ricordato, attenzione, ma sperimentato fisicamente!

Non solo, ma il rendersi conto che il padre avrebbe voluto un figlio maschio, invece di una femmina, le piombò addosso. Aveva cercato per tutta la vita di essere all’altezza delle aspettative di suo padre.

Mi sono trovato in presenza di centinaia di persone che hanno rivissuto il dolore del passato, nel mio studio. E, basandomi su questa ventina d’anni di osservazione, direi che la teoria della Dr.sa Pert  è piuttosto calzante.

Anche se la maggior parte delle persone non è particolarmente interessata alla biochimica e ai meccanismi che stanno dietro la malattia, è però interessata a rimanere in salute.

Ho intitolato questo articolo Cancro Emozionale, perché credo che le emozioni tossiche si trasformino effettivamente in malattie. Ora, chiariamo di nuovo – io non credo che tutte le malattie siano provocata da emozioni negative non scaricate. Alcune hanno di certo origine fisica. Ma altre possono essere fatte risalire a schemi di sentimento e questo non è più comprensibile di quanto lo siano le forme fisiche del cancro.

La Psicologia del Cancro

Man mano che vengono condotti ulteriori studi sulla psicologia dei pazienti con il cancro, iniziano ad affiorare tendenze interessanti.

Per dirne una, un discreto numero di psicologi ha osservato che le donne con il cancro al seno spesso hanno il sacrificio di sé come parte della loro vita psicologica. Sovente, inoltre, esse sentono di non avere diritto ad avere necessità proprie. Si prendono cura delle esigenze di chi le circonda, molto prima di occuparsi di sé stesse. I loro bisogni, per usare un detto proverbiale, sono stati messi “in secondo piano”. E molti pazienti con il cancro sono spesso schivi e cercano sempre di essere “gentili” indipendentemente dalla situazione.

La funzione base del sistema immunitario è di distinguere fra “sé” e “non-sé”. E lo fa tramite una vasta gamma di processi, compresi i recettori sulla superficie cellulare.

Se un oggetto estraneo invade il corpo, diciamo un virus o dei batteri, il sistema immunitario invia un mucchio di cellule specializzate, come le cellule citotossiche, i microfagi, ecc. sul luogo dell’invasione. Questi micro-guerrieri non fanno altro che accerchiare gli invasori e distruggerli.

Ora, io credo che i nostri sé emozionali utilizzino processi simili a quelli del nostro sistema immunitario. Anche la funzione dell’immunità emozionale è di distinguere fra il sé e il non-sé. Se qualcuno è tossico o offensivo, per noi, la nostra immunità emozionale ci separa da lui. Abbiamo il senso di una sana autonomia psicologica. C’è il riconoscimento che siamo esseri separati e che non siamo obbligati ad accettare il loro abuso.

Ma questo avviene solo con un sistema immunitario emozionale sano. Se esso è danneggiato, accetteremo l’abuso o la manipolazione degli altri. In questi casi, non c’è un senso innato di autonomia psicologica e noi sentiamo di non avere diritti se non quello di accettare l’abuso.

L’abuso può assumere molte forme. L’abuso fisico è ovvio, ma quello mentale o emozionale può essere difficile da individuare. Però, gli  elementi tossici dell’abuso, che siano fisici, mentali o emozionali, sono simili, nel senso che sono tutti dannosi per l’immunità emozionale.

Joan (nome fittizio) aveva subito abusi sessuali da parte del padre, che, ironia della sorte, era un ministro di culto. Egli rivestiva una posizione altolocata, in un’ampia congregazione e, a quanto pare, viveva due vite. Nonostante l’abuso fisico fosse terminato quando Joan aveva circa dodici anni, l’abuso emotivo andò avanti. Il padre dispotico controllava ogni sua mossa e sminuiva ogni suo singolo risultato.

La stessa Joan si definiva la perfetta figlia di un sacerdote. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e sapeva sempre cosa dire per far sentire meglio qualcuno. Quando i suoi genitori non erano a casa, spesso lei assisteva i parrocchiani che avevano problemi.

Al liceo e al college era molto popolare e aveva moltissimi amici. Ma qualcosa mancava. Ella era distaccata dai propri sentimenti e, benché sapesse come comportarsi a livello sociale, non aveva idea di che cosa fare quando era sola. Era stata derubata del proprio senso del sé e nemmeno far parte della migliore associazione universitaria femminile poteva farla sentire meglio.

Mentre frequentava il college, Joan ebbe due gravidanze indesiderate al di fuori del vincolo matrimoniale. Abortì il primo figlio, con l’orrore dei genitori. Quando rimase di nuovo incinta, decise di tenere il bambino. Riflettendo a posteriori sulla propria decisione, Joan mi disse che proprio non sarebbe riuscita a sopportare il giudizio dei genitori una seconda volta.

All’apparenza, Joan viveva una vita felice. Si era sposata e aveva concepito un altro figlio. Le cose andavano bene – almeno in superficie. Poi, quando Joan compì quarant’anni, iniziò a fare una serie di sogni. Questi la perseguitarono per quasi tre anni, in sfumature differenti e varie ambientazioni, ma sempre con il medesimo tema.

Una donna di colore le dava la caccia. La donna, nera come la pece, aveva il colore della notte più buia. Era spaventosa e spesso scopriva i denti e produceva dei sibili. Diceva sempre la stessa cosa “Cambia o ti ucciderò!”

Dopo circa tre anni, i sogni cessarono. Joan, a suo dire, non era cambiata quasi per niente. E poi, circa due anni dopo, a Joan fu diagnosticato un cancro al seno.

La donna nera era un messaggero dal profondo, che Joan aveva ignorato. Qualche parte, la parte autentica di Joan, era arrabbiata. Per questo motivo la figura scura aveva scoperto i denti e sibilato come un serpente. Il messaggero dell’inconscio inviava un richiamo di pericolo. Era necessario che cambiasse qualcosa, o la vita non avrebbe potuto continuare. Il “qualcosa” che aveva bisogno di cambiare era il modo di Joan di vivere per gli altri anziché per se stessa.

Alla fine, Joan fu sopraffatta dalla malattia, nonostante i valorosi sforzi dei medici per fermarla.

Ho menzionato questo caso, perché è un esempio toccante di quello che io chiamo Cancro Emozionale e del prezzo che può costare.

Il senso del sé di Joan era stato violato dal padre e la sua immunità emozionale era stata danneggiata. Ad un livello emozionale profondo ella sentiva di non avere diritto di fare scelte diverse da quelle di chi le stava intorno. E, mentre questo Cancro Emozionale proliferava, lei si era sentita progressivamente impotente. Le sue relazioni somigliavano sempre più a delle ragnatele. Essendo piuttosto sensitiva, Joan riferì che spesso avvertiva i desideri delle persone che aveva intorno. Temeva le folle, i desideri conflittuali erano troppo, per lei.

A Joan non sfuggì l’ironia dell’aver sviluppato il cancro al seno. Mi disse che, negli anni, si era sentita come una madre involontaria del mondo intero.

Joan non riuscì a capire come poter reclamare il proprio senso del sé e la vita che ne conseguiva. Non riuscì a cambiare il suo mondo interiore e la figura oscura del suo inconscio venne  a prenderla.

Guarire dal Cancro

Un tema comune, fra chi è sopravvissuto a malattie catastrofiche come il cancro, è il passaggio dalle necessità degli altri alle necessità del sé. Una svolta così massiccia nell’orientamento psicologico, evidentemente, rilascia una potentissima energia di guarigione. Forse, tali cambiamenti stimolano il rilascio di neuro peptidi curativi. Ma, quale che sia il meccanismo fisiologico, concentrarsi sulle autentiche esigenze del sé è guarire.

Ho un’amica a cui capitò molti anni fa. Le era stato diagnosticato un cancro in fase terminale e le fu consigliato di sistemare ciò che doveva. Ella tornò a casa e annunciò ai familiari sgomenti, che stava per lasciarli. Disse che, dato che la sua vita stava per finire, avrebbe fatto qualcosa che aveva sempre desiderato fare – visitare il Giappone. Partì per Tokio e si divertì talmente a viaggiare in Giappone e nel resto dell’Asia, che il cancro andò in remissione!

Costruire l’Immunità Emozionale

È piuttosto risaputo che possiamo fortificare il nostro sistema immunitario fisico apportando dei cambiamenti al nostro stile di vita. Ma è meno risaputo che possiamo potenziare anche il nostro sistema immunitario emotivo.

Il primo obiettivo è riconoscere se si soffre di sistema immunitario emotivo debole. Una sistema immunitario emotivo forte si basa sul fatto di avere la capacità di riconoscere le proprie autentiche necessità (e non voglie) e il permesso interiore di occuparsi di tali necessità. Esso comprende anche un chiaro senso di se stessi come essere autonomo, separato dagli altri.

Ora, questo a volte pone dei problemi per le persone che seguono un cammino spirituale. Il motivo è che, a livello del cuore, riconosciamo che siamo tutti Uno. Vediamo che c’è una vita, una coscienza, che vive attraverso una moltitudine di forme. C’è un naturale senso di interconnessione con gli altri, quando è attivato lo spazio del cuore. E, dal punto di vista della coscienza superiore, non c’è comunque un sé separato dagli altri.

E, anche se questo è vero, è vero anche che noi abbiamo dei corpi che sono separati dagli altri corpi. E l’intelligenza innata della nostra biologia impone che onoriamo tali differenze. Se non lo facciamo, ci ammaleremo. I nostri sistemi immunitari seguono questa immutabile legge della natura.

Anche i nostri sistemi immunitari emozionali seguono questa legge. Se non diventiamo consapevoli degli elementi psicologicamente tossici, e non li evitiamo, ci ammaleremo, fisicamente o emozionalmente.

Spero sia chiaro, ormai, che il Cancro Emozionale viene creato violando il senso del sé di una persona. Questo, normalmente, avviene in seguito a qualche tipo di abuso. E, mentre l’abuso fisico, sessuale ed emozionale sono ampiamente riconosciuti, c’è una forma di abuso che spesso passa inosservata. Io lo chiamo abuso spirituale.

Nella sua forma più semplice, l’abuso spirituale porta la persona a dimenticarsi del sé. Le proprie necessità vengono soppiantate da un ideale che viene percepito come assai più elevato del mero sé. Questo genere di rapina spirituale si manifesta in una miriade di forme e nessuna linea spirituale ne è immune. Se siete parte di un gruppo o una scuola che nega la validità dei vostri sentimenti e/o disonora le vostre necessità, allora vi suggerisco di “fuggire da Dodge City!”

Il motivo per cui dico questo, è che la radice della parola “holy” (santo) significa “rendere intero” (whole). Ciò che aumenta la nostra interezza è sacro e ciò che la fa diminuire è profano. Il compito di ricordare se stessi attraverso la coltivazione della consapevolezza emozionale è un lavoro sacro.

In fin dei conti, il modo per proteggere la nostra immunità emozionale è prestare attenzione alle nostre esigenze. Prima, dobbiamo dare a noi stessi il permesso di riconoscere che le abbiamo. E, secondo, dobbiamo trovare il modo di integrare le nostre necessità nella miriade di richieste della nostra vita quotidiana. Non è un compito facile, specialmente in una società che sembra del tutto propensa ad evitare l’autoconsapevolezza.

Può esserci un sacco di pressione sociale affinché una persona rimanga all’oscuro delle proprie necessità ed emozioni autentiche – specialmente nelle “comunità spirituali”. Ad esempio, io ho scoperto che coloro che non sono a proprio agio con le proprie necessità e sensazioni, sono spesso a disagio con le necessità e i sentimenti degli altri.

Che cosa fate con in vostri sentimenti, quando essi si scontrano con quelli delle persone intorno a voi? Che cosa fate quando le vostre necessità sono diverse da quelle di chi vi sta intorno? Queste sono domande fondamentali e il modo in cui rispondete avrà un impatto significativo sulla vostra “immunità emozionale”.

Per coloro che che scelgono il sacro lavoro di ricordare il sé, non c’è altra maniera. Si deve trovare il sistema per essere onesti con se stessi e accogliere le proprie necessità, mentre si vive in un mondo che scoraggia la consapevolezza di sé e l’onestà.

È tosto, ma è uno dei giochi migliori che ci sono in circolazione.

 

© 2011 Tom Kenyon. Tutti i diritti riservati. È possibile copiare e divulgare questo materiale attraverso qualunque mezzo, purché nulla venga alterato, sia citato l’autore e vengano incluse le note di copyright e l’indirizzo web.

 

 

 

Originale in inglese: http://tomkenyon.com/emotionalcancer

 

Traduzione di Nicoletta Ricci

 

www.stazioneceleste.it

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