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Emicrania, difficolta' digestive, dolori articolari : OLIO ESSENZIALE DI MENTA PIPERITA

OLIO ESSENZIALE DI MENTA PIPERITA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chemotipo caratterizzante: mentolo (30%), mentone (25%).

Proprietà: disinfettante, digestivo, antisettico, stimolante, antinevralgico, astringente, antidolorifico, carminativo, vermifugo, vasocostrittore.

Indicazioni generali
Duttile e potente, l'olio di menta risolve rapidamente numerosi disturbi.

Emicrania e nevralgia, in 200 ml di acqua mettere 8 gocce di olio essenziale, immergete una pezzuola e applicarla sulla parte dolente, cambiando l'impacco non appena si sarà riscaldato, ripetere un paio di volte al giorno finché il disturbo non si sarà attenuato o scomparso.
Difficoltà digestive, emulsionare 1 goccia in poco miele e lasciar sciogliere in bocca.
Per la sinusite, l'asma e la bronchite, versare progressivamente 6 gocce di olio essenziale in una ciotola di acqua ben calda, coprire il capo con un asciugamano e inspirare finché l'acqua sprigionerà vapore, questi suffumigi liberano la testa in caso di raffreddore o influenza e aiutano a respirare meglio in caso di asma e sinusite.
Dolori articolari e muscolari, in 100ml di KATRAFAY diluire 20 gocce di olio essenziale per massaggiare la parte interessata.
Shock, mancamenti, palpitazioni e debolezza, inalazioni secche cono 2 gocce in un fazzoletto.
Aerofagia, nausea e vomito, crampi addominali, 1 cucchiaio di olio di OLIO DI BAOBAB con 5 gocce di olio essenziale, fare un massaggio alla parte dolente fino a completo assorbimento.
È consigliabile avere la menta sempre a portata di mano durante i viaggi per eliminare il mal d'auto e di mare o d'aereo.
Alitosi, versare in mezzo bicchiere di acqua fresca 1-2 gocce di menta piperita e praticare sciacqui più volte al giorno a seconda dei casi.
Utilizzi nei diffusori: energizzante, infonde coraggio e voglia di fare. Per i lavori di concentrazione e precisione. Per chi è svogliato o ha difficoltà nell'iniziare qualcosa. Stimola il sistema nervoso, porta ad un aumento della razionalità, dell'intelletto e della memoria.

Utilizzi in cosmetica: aggiunto a bagnoschiuma energizzanti e rinfrescanti, elimina la stanchezza. Negli shampoo antiforfora e negli oli da massaggio dopo lo sport. Per l'acne, la pelle stanca e impura. Deodorante.

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Curiosità: è probabilmente l'olio essenziale più efficace per allontanare gli acari, basta metterne una goccia sul lenzuolo ai piedi del letto, specie se si dorme fuori casa.

www.ESSETHIA.COM

 

ALTRA FONTE: 

L'olio essenziale di menta è ricavato dalla Mentha piperita, una pianta della famiglia delle Lamiaceae. Conosciuto per le sue proprietà digestive, antistress e antibatteriche,. Scopriamolo meglio. 

Proprietà e benefici dell'olio essenziale di menta
Antistress: se inalato, ha un effetto rinfrescante e rigenerante sulla psiche. Viene efficacemente impiegato per favorire la concentrazione durante lo studio per esami, o per migliorare il rendimento in ufficio. L'olio essenziale di menta svolge inoltre un'azione tonificante, utile in caso di affaticamento psico-fisico e problemi di tipo neurovegetativo, dovuti a stati di stress, come ansia, insonnia, depressione. 

Digestivo: se ingerito, una goccia in mezzo cucchiano di miele O IN MEZZO LITRO D’ACQUA, è considerato uno dei migliori digestivi presenti in aromaterapia. L'olio essenziale di menta piperita è esplica azione stomachica, carminativa, colagoga e antispasmodica. È utile in caso di meteorismo, flatulenza, indigestioni, colite, diarrea, spasmi, dispepsie e quasi tutti i disturbi legati all'apparato digerente.

Antibatterico: le proprietà battericide della menta si sono dimostrate particolarmente efficaci nel neutralizzare diversi ceppi batterici, responsabili di tifo (Herbert) e tubercolosi (bacillo di Koch); contro lo stafilococco ed il proteus vulgaris, causa di enterocoliti e infezioni delle vie urinarie. L'olio essenziale di menta esplica azione antisettica e antipiretica che giova in caso di malattie da raffreddamento ed influenza, febbre, stomatiti e afte.

Antiparassitario: è utilizzato in uso interno, per eliminare vermi intestinali, in quanto favorisce, in breve tempo, l'espulsione di parassiti. 

Antiemetico: le proprietà calmanti di quest'essenza aiutano a diminuire il disagio di nausea e vomito, per questa ragione è consigliabile avere l'olio essenziale di menta sempre a portata di mano durante i viaggi, per contrastare il mal d'auto.  

Rinfrescante: è un disinfettante del cavo orale, molto utile per deodorare l'alito, contro l'alitosi. Grazie alle sue proprietà antisettiche, antinfiammatorie ed antipruriginose è utile nel trattamento di foruncoli, tigna, scabbia e dermatosi. Per queste proprietà calmanti viene efficacemente usata come rimedio contro le punture di insetti.

Antinfiammatorio: se massaggiato localmente è utile per tutti i tipi di mal di testa, da quelli digestivi a quelli provenienti dal cambio di pressione. Ottimo anche per dare sollievo alle tensioni cervicali, dolori mestruali, in caso di distorsioni, dolori muscolari e reumatismi in quanto esercita un'azione analgesica e antireumatica.

 

Avvertenze e controindicazioni
Non usare in gravidanza, allattamento e sotto gli 8 anni. L'olio essenziale di menta piperita , può essere molto irritante. Ad alte concentrazioni può indurre laringospasmo e irritare corde vocali e mucose nasali. Evitare l'uso in caso di epilessia ed altri disturbi nervosi, e nei trattamenti omeopatici

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CANCRO : gli enzimi in prima linea di difesa contro il cancro

Gli enzimi in prima linea di difesa contro il cancro  

Molti ricercatori nello studiare le cause che generano il cancro hanno scoperto che il nostro corpo possiede una propria normale linea di difesa contro la formazione e la proliferazione delle cellule maligne, e sono stati anche in grado di descrivere in modo preciso in quale modo funziona questo meccanismo.
Questi ricercatori scoprirono che le cellule cancerogene sono rivestite di una membrana proteica, e che era questa membrana proteica che impediva alle normali difese del corpo di arrivare fino alle cellule maligne. Scoprirono che – se si riesce a dissolvere questa membrana – i leucociti (globuli bianchi, che costituiscono la normale linea difensiva del nostro sistema immunitario) sono in grado di distruggere le cellule maligne. Hanno scoperto che ci sono due sostanze che sono in grado di dissolvere facilmente questa membrana che protegge le cellule maligne, e queste sono gli enzimi Tripsina e Chimotripsina.
Questi enzimi sono secreti dal Pancreas. Gli enzimi Tripsina e Chimotripsina, quindi formano la prima linea di difesa contro il cancro..  

La seconda linea di difesa: i nitrilosidi  

Oltre allo scoprire che gli enzimi Tripsina e Chimotripsina formano la prima linea di difesa contro il cancro, il dottor Ernst Krebs Jr ed altri scoprirono che il nostro corpo ha una seconda linea di difesa
contro questa malattia, formata da un gruppo di sostanze chiamate “nitrilosidi”.

Le cellule maligne hanno in sé un enzima chiamato Beta-glucosidasi che – quando entra in contatto con i nitrilosidi – li converte in due molecole di glucosio, una molecola di benzaldeide, ed una molecola di acido cianidrico (HCN).
Originariamente si credeva che solo l’acido cianidrico fosse tossico per le cellule maligne, ma prove recenti hanno dimostrato che, mentre l’acido cianidrico può esercitare qualche effetto tossico, è la benzaldeide che risulta essere estremamente tossica per le cellule maligne.

Quello che è estremamente significativo riguardo a questa reazione, e che si tratta di una reazione selettiva. Infatti solo le cellule maligne contengono l’enzima Beta-glucosidasi, e così la Benzaldeide e l’acido cianidrico vengono rilasciati solo in presenza di cellule tumorali. Le cellule normali contengono invece in gran quantità l’enzima Rodanese, che converte i nitrilosidi in cibo per il corpo.

I ricercatori hanno scoperto che tutti noi probabilmente abbiamo formazioni maligne diverse volte nella nostra vita. Ma se le nostre difese immunitarie funzionano bene, è il copro stesso che uccide le cellule
cancerogene, e noi non verremo mai neanche a conoscenza di quanto è accaduto. Ma se c’è una rottura nel meccanismo di difesa quando le cellule maligne si formano, non c’è nulla che possa prevenirne la proliferazione, quindi presto ci sarà un tumore nel nostro corpo.

Che cosa può causare – tra l’altro – questa rottura nel meccanismo di difesa del nostro corpo? Supponete di essere una persona che mangia grandi quantità di proteine animali: per digerirle occorre
una gran quantità degli enzimi Tripsina e Chimotripsina. E’ possibile che voi, allora, stiate usando tutta – o quasi tutta – la quantità a voi disponibile di enzimi pancreatici al fine di digerire queste proteine, e che
non ne rimanga affatto per innescare le altre reazioni chimiche del corpo. In questo modo, voi avrete perso la vostra prima linea di difesa.

Supponete ancora di essere una persona che ha una dieta bassa o nulla in contenuto di nitrilosidi. Questo è molto probabile, la dieta comune né è quasi del tutto mancante oggi.

Il miglio, alto in contenuto di nitrilosidi, è stato largamente sostituito dal grano, che non contiene nitrilosidi. Una volta si era soliti nutrire il bestiame con grandi quantità di erba, alta in nitrilosidi. Oggi diamo al bestiame soprattutto grano ed altri mangimi.

Perciò, diventerete una persona che ha perso la prima linea di difesa naturale contro il cancro a causa di una dieta ad alto contenuto di proteine animali, e che non ha neppure la seconda linea di difesa a causa di un’alimentazione priva o povera di nitrilosidi.

A questo punto le cellule maligne potrebbero fare la loro apparizione, ma non ci sarà nulla che possa arrestarne la crescita. Il risultato? Un tumore!
A questo punto – come ha detto il dottor Krebs, voi potrete rimuovere il tumore … Ma se non correggerete il difetto nel vostro meccanismo di difesa, il tumore tornerà di nuovo.

  NITROLISIDI -VITAMINA B 17 O AMIGDALINA :

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La vitamina B17, nota anche come amigdalina, è formata da composti vegetali naturali chiamati nitrilosidi. I nitrilosidi sono un gruppo di zuccheri solubili in acqua che vengono poi trasformati in una sostanza chimica chiamata salicilati, i quali si pensa possano fornire potenti benefici per la salute.

I nitrilosidi alleviano mali e dolori
I nitrilosidi presenti nella vitamina B17 contengono proprietà analgesiche naturali (sostanza antidolorifica). Questo complesso anti-infiammatorio può aiutare a ridurre dolori articolari e muscolari e a migliorare la mobilità. È bene nutrirsi di alimenti ricchi in vitamina B17, come il lino, patate dolci, lenticchie, bacche di sambuco e albicocche.

 

http://it.blog.biovea.com/alimenti-vitamina-b17-benefici-salute.html

 

ma Tutto deve essere equilibrato:

un innalzamento della tripsina nel sangue oltre un certo valore soglia è alla base dello screening neonatale per la fibrosi cistica

occorre fare un test

 

Perché fare il test?
Per la rilevazione della fibrosi cistica (nei neonati e nei bambini); talvolta per rilevare e valutare un’insufficienza pancreatica (nei bambini e negli adulti).

Quando fare il test?
Nel caso in cui un bambino o un neonato abbia i sintomi di fibrosi cistica come diarrea persistente, produzione di feci maleodoranti, grasse e voluminose, malnutrizione e carenza vitaminica; nel caso in cui in un bambino o in un adulto vi sia il sospetto di un’insufficienza pancreatica e’ bene fare il test.

 

 

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VITAMINA B 17 ANTIDOLORIFICA : I nitrilosidi alleviano mali e dolori

NITROLISIDI -VITAMINA B 17 O AMIGDALINA :

La vitamina B17, nota anche come amigdalina, è formata da composti vegetali naturali chiamati nitrilosidi. I nitrilosidi sono un gruppo di zuccheri solubili in acqua che vengono poi trasformati in una sostanza chimica chiamata salicilati, i quali si pensa possano fornire potenti benefici per la salute.

I nitrilosidi alleviano mali e dolori
I nitrilosidi presenti nella vitamina B17 contengono proprietà analgesiche naturali (sostanza antidolorifica). Questo complesso anti-infiammatorio può aiutare a ridurre dolori articolari e muscolari e a migliorare la mobilità. È bene nutrirsi di alimenti ricchi in vitamina B17, come il lino, patate dolci, lenticchie, bacche di sambuco e albicocche.

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Sensibilita' al glutine: non e' celiachia ne' allergia al grano.

Sensibilità al glutine: non è celiachia né allergia al grano.

«Il mondo scientifico non ha più dubbi sull’esistenza della sensibilità al glutine non dovuto a celiachia», dichiara Carlo Catassi

Ma se a essere coinvolte fossero anche altre sostanze presenti negli alimenti? Oggi si sa che il glutine non è il solo elemento scatenante la sensibilità al glutine. ….  a incidere in maniera importante sullo sviluppo dei sintomi sembrano essere anche i conservanti e gli additivi alimentari: sotto accusa ci sono il glutammato, il benzoato, i solfiti, i nitrati e vari coloranti»

…PRESENTI ANCHE IN MOLTE MEDICINE ED INTEGRATORI. In farmacia  hanno dato ad un allievo un prodotto che dicevano naturale…perle di olio essenziale di menta e camomilla…letto sulla scatola almeno 4 coloranti e conservanti dannosi….attenzione dunque leggete sulla confezione o il bugiardino….

 

 

Per capire se si tratta di sensibilità al glutine è necessario escludere che si tratti di allergia al grano o celiachia

La “battaglia” contro il glutine non si gioca solo nel campo della celiachia. Oggi la sfida più interessante riguarda la sensibilità al glutine, un disturbo di cui si sa ancora poco, ma correlato anche alla dieta. Per inquadrarlo, è necessario escludere che si tratti di allergia al grano o alla normale celiachia.

«Il mondo scientifico non ha più dubbi sull’esistenza della sensibilità al glutine non dovuto a celiachia», dichiara Carlo Catassi, docente di Pediatria all’Università Politecnica delle Marche e coordinatore del Comitato Scientifico del Dr. Schär Institute, legato alla principale azienda produttrice di alimenti senza glutine. 

Sul disturbo s’è fatto il punto in una recente pubblicazione apparsa su Nutrients, ma è tuttora impossibile compiere una diagnosi certa. Da qui il fenomeno che porta sempre più consumatori a escludere autonomamente i prodotti a base di glutine dalla dieta, con un danno per il portafoglio e per la salute.

I prodotti senza glutine, infatti, costano anche più del doppio rispetto agli stessi ottenuti da farina di grano: per 200 grammi di merendine si spendono 3,8 euro, 150 grammi di cracker quattro euro, un chilo di lasagne sedici euro.

 

Per seguire le star, milioni di persone, senza alcuna necessità, si sono convertite al senza glutine

La moda gluten-free ha fatto il resto. L’attrice Gwyneth Paltrow e la presentatrice statunitense Oprah Winfrey, che celiache non sono, hanno sposato la causa degli alimenti privi di glutine. «E adesso ci sentiamo meglio». Il tennista Novak Djokovic ha azzardato una correlazione tra la sua nuova dieta e i successi sportivi: priva di alcun riscontro scientifico. Il risultato è che, per seguire questi modelli, milioni di persone, senza alcuna necessità, si sono convertite al senza glutine. Correndo così il rischio di un possibile ritardo di una diagnosi di celiachia. 

«Questo tam-tam mediatico deve essere combattuto – sostiene Umberto Volta, docente di medicina interna all’Università di Bologna e coordinatore del board scientifico dell’Associazione Italiana Celiachia. – Lo stesso discorso vale per l’auto diagnosi: chi sospetta di essere sensibile al glutine non deve di sua iniziativa mettersi a dieta aglutinata, ma rivolgersi a un centro di riferimento per la celiachia. Qui, eventualmente, sarà esclusa questa l’intolleranza, assieme a una possibile allergia al grano, e si valuterà il sospetto di sensibilità al glutine». 

Nella sensibilità al glutine la soglia di tolleranza al glutine può essere molto flessibile e va fissata individualmente

Ma se a essere coinvolte fossero anche altre sostanze presenti negli alimenti? Oggi si sa che il glutine non è il solo elemento scatenante la sensibilità al glutine.

Nel mirino degli studiosi ci sono anche altre proteine del grano (inibitori dell’amilasi-tripsina) e soprattutto gli oligo-mono-disaccaridi fermentabili e i polioli, identificati dalla sigla FODMAPs, contenuti in diversi alimenti:

nei derivati del grano e della segale, nel cous-cous, nel latte e ne suoi derivati, in alcuni tipi di frutta (mango, pera, cocomero, ciliegie, albicocche, datteri e fichi), nel miele, nel cioccolato, nelle verdure cotte a foglia larga (più di tutte cicoria e bietola), negli asparagi, nei broccoli, nel finocchio, nei legumi, nei peperoni e nei funghi.

«Diverse ricerche hanno dimostrato come una dieta a basso contenuto in FODMAPs migliori il quadro della sensibilità al glutine – prosegue Volta -, ma a incidere in maniera importante sullo sviluppo dei sintomi sembrano essere anche i conservanti e gli additivi alimentari: sotto accusa ci sono il glutammato, il benzoato, i solfiti, i nitrati e vari coloranti». 

Eliminare il glutine dalla dieta dopo la valutazione dello specialista non è dunque l’unico rimedio da adottare. E comunque nulla, in assenza di celiachia, è per sempre.

«Nella sensibilità al glutine la soglia di tolleranza al glutine può essere molto flessibile e va fissata individualmente – spiega Luca Elli, responsabile del centro per prevenzione e diagnosi della celiachia al Policlinico di Milano – alcune persone potrebbero non essere costrette né ad adottare una dieta così stretta né a seguirla con costanza per tutta la vita».

Fabio Di Todaro (@fabioditodaro)

 http://www.ilfattoalimentare.it/sensibilita-glutine-non-celiachia-ne-allergia-grano-esperti-dicono-affrontarla.html

 

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Sulle condizioni dell’iniziazione

Vi sono degli ignoranti che s’immaginano che ci “si inizi” da soli, il che è una sorta di contraddizione in termini; dimenticando, se mai l’hanno saputo, che la parola initium significa “entrata” o “inizio”, confondono l’atto stesso dell’iniziazione, intesa in senso rigorosamente eti­mologico, con il lavoro da compiere in seguito perché tale iniziazione, da virtuale che è stata in principio, divenga più o meno pienamente effettiva. L’iniziazione, così intesa, è ciò che tutte le tradizioni si accordano nel designare come “seconda nascita”; come potrebbe, perciò, un essere agire da sé ancor prima d’essere nato? Sappiamo bene che cosa si potrà obiettare a questo: se l’essere è veramente “qualificato”, porta già in sé le possibilità che si tratta di sviluppare; per­ché, se le cose stanno così, non potrebbe realizzarle con il proprio sforzo, senza alcun intervento esteriore?

Non siamo nell’epoca primordiale in cui tutti gli uomini possedevano in modo normale e spontaneo uno stato che è oggi inerente a un elevato grado d’iniziazione; e d’altronde, a dire il vero, la stessa parola iniziazione in quell’epoca non poteva avere alcun senso. Siamo nel Kali-Yuga, ossia in un tempo in cui la conoscenza spirituale è divenuta na­scosta, e in cui solamente qualcuno può ancora raggiungerla, purché si ponga nelle condizioni richieste per ottenerla; ora, una di tali condizioni è precisamente quella di cui stiamo parlando, così come un’altra condizione è uno sforzo di cui gli uomini delle prime età non avevano ugualmente nessun bisogno, poiché lo sviluppo spirituale avveniva in essi in modo altrettanto naturale quanto lo sviluppo corporeo.

Vi sono degli ignoranti che s’immaginano che ci “si inizi” da soli, il che è una sorta di contraddizione in termini; dimenticando, se mai l’hanno saputo, che la parola initium significa “entrata” o “inizio”, confondono l’atto stesso dell’iniziazione, intesa in senso rigorosamente eti­mologico, con il lavoro da compiere in seguito perché tale iniziazione, da virtuale che è stata in principio, divenga più o meno pienamente effettiva.

espressioni come quelle di “dare la luce” e “ricevere la luce”, sono utilizzate per indicare, con riferimento rispettivamente all’iniziatore e all’iniziato, l’iniziazione in senso stretto, vale a dire la trasmissione vera e propria della virtualita’.

Leggi tutto:

Per parlare delle condizioni dell’iniziazione, e diremo innanzitutto, quantunque la cosa possa parere ovvia, che la prima di tali condizioni è una certa attitudine o disposizione naturale, senza la quale ogni sforzo risulterebbe vano, giacché l’individuo può evi­dentemente sviluppare solo le possibilità che porta in sé dall’origine; tale attitudine, che fa quello che taluni chiamano l’“iniziabile”, costituisce propriamente la “qualificazione” richiesta da tutte le tradizioni iniziatiche.

Del resto, questa condizione è la sola che sia, in un certo senso, comune all’iniziazione e al misticismo, giacché è chiaro che anche il mistico deve avere una disposizione naturale particolare, quantunque interamente diversa da quella dell’“iniziabile”, se non addirittura opposta per certi versi; ma tale condizione, per lui, se è del pari necessaria, è inoltre sufficiente; non ce ne sono altre che debbano aggiungersi a essa, e le circostanze fanno tutto il resto, facendo passare a loro piacimento dalla “potenza” all’“atto” queste o quelle altre possibilità che comporta la disposizione in questione. Ciò risulta direttamente da quel carattere di “passività” in un simile caso, non può infatti trattarsi di un qualsivoglia sforzo o lavoro personale, che il mistico non dovrà mai effettuare, e dai quali dovrà anzi invece guardarsi con cura, come da qualcosa che sarebbe in opposizione con la sua “via”, mentre, al contrario, per quanto riguarda l’iniziazione e dato il suo carattere “attivo”, un lavoro del genere costituisce un’altra condizione non meno strettamente necessaria della prima, e senza la quale il passaggio dalla “potenza” all’“atto”, che è propriamente la “realizzazione”, non può assolutamente effettuarsi[

Eppure, non è ancora tutto: finora abbiamo insomma soltanto sviluppato la distinzione, che avevamo posto all’inizio, dell’“attività” iniziatica e della “passività” mistica, per trarne la con­seguenza che, per l’iniziazione, v’è una condizione che non esiste e non può esistere per quanto riguarda il misticismo; ma v’è ancora un’altra condizione non meno necessaria di cui non abbiamo parlato, e che si situa in qualche modo tra quelle di cui abbiamo appena trattato. Tale condizione, sulla quale occorre tanto più insistere poiché gli Occidentali sono in generale abba­stanza portati a ignorarla o a sottovalutarne l’importanza, è inoltre, per la verità, la più caratte­ristica di tutte, quella che permette di definire l’iniziazione al di fuori di ogni possibile equi­voco, e di non confonderla con qualche altra cosa; in virtù di essa, il caso dell’iniziazione è delimitato assai meglio di quanto non può esserlo quello del misticismo, per il quale nulla di simile esiste.

È spesso assai difficile, se non del tutto impossibile, distinguere il falso misticismo dal vero; il mistico è, per definizione, un isolato e un “irregolare”, e talvolta non sa neppure lui chi è veramente; e il fatto che nel suo caso non si tratta di conoscenza allo stato puro, ma che pure ciò che è conoscenza reale è sempre interessata da una mescolanza di sentimento e d’im­maginazione, è inoltre ben lungi dal semplificare la questione; in ogni caso, si è in presenza di qualcosa che sfugge a qualsiasi controllo, cosa che potremmo esprimere dicendo che non esiste per il mistico alcun “mezzo di riconoscimento”. Si potrebbe dire anche che il mistico non ha “genealogia”, che egli non è tale se non per una sorta di “generazione spontanea”, e pensiamo che tali espressioni siano facili da capire senza ulteriori spiegazioni; pertanto, come si potrebbe affermare indubitabilmente che qualcuno è un mistico autentico e che un altro non lo è, quando invece tutte le apparenze possono essere sensibilmente le medesime?

Per contro, le contraffa­zioni dell’iniziazione possono sempre essere rivelate infallibilmente grazie all’assenza della condizione alla quale abbiamo appena accennato, e che altro non è se non il ricollegamento a un’organizzazione tradizionale regolare.

Vi sono degli ignoranti che s’immaginano che ci “si inizi” da soli, il che è una sorta di contraddizione in termini; dimenticando, se mai l’hanno saputo, che la parola initium significa “entrata” o “inizio”, confondono l’atto stesso dell’iniziazione, intesa in senso rigorosamente eti­mologico, con il lavoro da compiere in seguito perché tale iniziazione, da virtuale che è stata in principio, divenga più o meno pienamente effettiva.

L’iniziazione, così intesa, è ciò che tutte le tradizioni si accordano nel designare come “seconda nascita”; come potrebbe, perciò, un essere agire da sé ancor prima d’essere nato? Sappiamo bene che cosa si potrà obiettare a questo: se l’essere è veramente “qualificato”, porta già in sé le possibilità che si tratta di sviluppare; per­ché, se le cose stanno così, non potrebbe realizzarle con il proprio sforzo, senza alcun intervento esteriore?

È questa infatti una cosa che è permesso prevedere teoricamente, a condizione di concepirla come il caso di un uomo “nato due volte” fin dal primo momento della sua esistenza individuale; ma, se ciò non presenta impossibilità di principio, v’è nondimeno un’impossibilità di fatto, nel senso che ciò è contrario all’ordine stabilito per il nostro mondo, perlomeno nelle condizioni attuali.

Non siamo nell’epoca primordiale in cui tutti gli uomini possedevano in modo normale e spontaneo uno stato che è oggi inerente a un elevato grado d’iniziazione]; e d’altronde, a dire il vero, la stessa parola iniziazione in quell’epoca non poteva avere alcun senso. Siamo nel Kali-Yuga, ossia in un tempo in cui la conoscenza spirituale è divenuta na­scosta, e in cui solamente qualcuno può ancora raggiungerla, purché si ponga nelle condizioni richieste per ottenerla; ora, una di tali condizioni è precisamente quella di cui stiamo parlando, così come un’altra condizione è uno sforzo di cui gli uomini delle prime età non avevano ugualmente nessun bisogno, poiché lo sviluppo spirituale avveniva in essi in modo altrettanto naturale quanto lo sviluppo corporeo.

Si tratta quindi di una condizione la cui necessità s’impone in conformità con le leggi che governano il nostro mondo attuale; e, per farlo meglio comprendere, possiamo ricorrere qui a un’analogia: tutti gli esseri che si svilupperanno nel corso di un ciclo sono contenuti fin dal principio, nello stato di germi sottili, nell’“Uovo del Mondo”; pertanto, perché non potrebbero nascere nello stato corporeo da soli e senza genitori? Neppure questa è un’impossibilità assolu­ta, ed è possibile concepire un mondo in cui ciò avverrebbe; ma, in realtà, questo mondo non è il nostro. Facciamo, beninteso, una riserva per le anomalie; può accadere che vi siano dei casi eccezionali di “generazione spontanea”, e, nell’ordine spirituale, abbiamo noi stessi applicato poco fa quest’espressione al caso del mistico; ma abbiamo anche detto che questi è un “irrego­lare”, mentre l’iniziazione è cosa essenzialmente “regolare”, che non ha niente a che vedere con le anomalie. Inoltre, occorrerebbe sapere esattamente fin dove queste possono spingersi; an­ch’esse devono pur rientrare in definitiva in qualche legge, giacché tutte le cose non possono esistere che come elementi dell’ordine totale e universale. Questo solo, se ci si volesse riflettere bene, potrebbe bastare per far pensare che gli stati realizzati dal mistico non sono precisamente gli stessi di quelli dell’iniziato, e che, se la loro realizzazione non è soggetta alle stesse leggi, è perché si tratta effettivamente di qualcos’altro; ma possiamo ora accantonare interamente il caso del misticismo, sul quale abbiamo detto abbastanza per quel che ci proponevamo di comprova­re, per considerare esclusivamente solo quello dell’iniziazione.

Ci resta infatti da precisare il ruolo del ricollegamento a un’organizzazione tradizionale, che non può, beninteso, dispensare in nessun modo dal lavoro interiore che ciascuno può compiere solo da sé, ma che è richiesto, come condizione preliminare, perché tale lavoro possa effettiva­mente portare i suoi frutti.

Si deve capire bene, fin d’ora, che coloro che sono stati stabiliti come depositari della conoscenza iniziatica non possono comunicarla in un modo più o meno parago­nabile a quello con cui un professore, nell’insegnamento profano, comunica ai suoi allievi delle formule libresche che essi dovranno solo immagazzinare nella loro memoria; qui si tratta di qualcosa che, nella sua stessa essenza, è propriamente “incomunicabile”, poiché sono degli stati da realizzare interiormente. Quanto si può insegnare, sono solamente dei metodi preparatori per l’ottenimento di tali stati; ciò che può essere fornito dall’esterno al riguardo, è insomma un aiuto, un appoggio che facilita grandemente il lavoro da compiere, e anche un controllo che elimini gli ostacoli e i pericoli che possono presentarsi; sono tutte cose tutt’altro che trascurabili, e colui che ne fosse privato correrebbe il grosso rischio d’incorrere in un fallimento, ma ancora questo non giustificherebbe interamente quel che abbiamo detto quando abbiamo parlato di una condi­zione necessaria.

Comunque non è quello cui intendevamo riferirci, almeno in modo immediato; sono tutte cose che intervengono solo secondariamente, e in certo qual modo a titolo di conse­guenze, dopo l’iniziazione intesa nel suo senso più stretto, quale abbiamo indicato sopra, e allorché si tratti di sviluppare effettivamente la virtualità che essa costituisce; ma ancora biso­gna, prima di tutto, che simile virtualità preesista. È dunque in modo diverso che dev’essere intesa la trasmissione iniziatica propriamente detta, e non potremmo caratterizzarla meglio se non dicendo che essa è essenzialmente la trasmissione di un’influenza spirituale; dovremo tornarvi più ampiamente, ma, per il momento, ci limiteremo a determinare più esattamente il ruolo che gioca tale influenza, tra l’attitudine naturale prima inerente all’individuo e il lavoro di realizzazione che compirà in seguito.

Abbiamo fatto notare in altro luogo che le fasi dell’iniziazione, così come quelle della “Grande Opera” ermetica che non ne è in fondo che una delle espressioni simboliche, riprodu­cono quelle del processo cosmogonico; tale analogia, che si fonda direttamente su quella tra il “microcosmo” e il “macrocosmo”, permette, meglio di ogni altra considerazione, d’illuminare la questione di cui si tratta presentemente.

Si può dire, infatti, che le attitudini o possibilità incluse nella natura individuale sono innanzitutto, in quanto tali, soltanto una materia prima, cioè una pura potenzialità, in cui non v’è nulla di sviluppato o di differenziato; si tratta perciò dello stato caotico e tenebroso, che il simbolismo iniziatico fa precisamente corrispondere al mondo pro­fano, e nel quale si trova l’essere che non è ancora pervenuto alla “seconda nascita”. Perché questo caos possa incominciare a prender forma e a organizzarsi, occorre che una vibrazione iniziale gli sia comunicata dalle potenze spirituali, che la Genesi ebraica indica con il nome di Elohim; tale vibrazione è il Fiat Lux che illumina il caos, e che è il punto di partenza necessario di tutti gli sviluppi ulteriori; e, dal punto di vista iniziatico, quest’illuminazione è precisamente costituita dalla trasmissione dell’influenza spirituale della quale abbiamo appena parlato[9]. Per­tanto, e in virtù di tale influenza, le possibilità spirituali dell’essere non sono più la semplice potenzialità che erano prima; esse sono divenute una virtualità pronta a svilupparsi in atto nei diversi stadi della realizzazione iniziatica.

Possiamo riassumere tutto quanto precede dicendo che l’iniziazione implica tre condizioni che si presentano in modo successivo, e che si potrebbero far corrispondere rispettivamente ai tre termini di “potenzialità”, “virtualità” e “attualità”:

1. la “qualificazione”, costituita da certe possibilità inerenti alla natura propria dell’individuo, e che sono la materia prima sulla quale il lavoro iniziatico dovrà effettuarsi;

2. la trasmissione, per il tramite del ricollegamento a un’orga­nizzazione tradizionale, di un’influenza spirituale che conferisce all’essere l’“illuminazione” che gli permetterà d’ordinare e di sviluppare queste possibilità che porta in sé;

3. il lavoro interiore mediante il quale, con l’aiuto di “ausili” o di “supporti” esteriori eventuali e soprattutto durante i primi stadi, tale sviluppo sarà realizzato gradualmente, facendo passare l’essere, di scalino in scalino, attraverso i differenti gradi della gerarchia iniziatica, per condurlo alla meta finale della “Liberazione” o dell’“Identità Suprema”. 

espressioni come quelle di “dare la luce” e “ricevere la luce”, usate per indicare, con riferimento rispettivamente all’iniziatore e all’iniziato, l’iniziazione in senso stretto, vale a dire la trasmissione vera e propria della virtualita’.

René Guénon

le conoscenze d’ordine dottrinale, che sono indispensa­bili all’iniziato, e la cui comprensione teorica è per lui una condizione preliminare d’ogni “realizzazione”, possono mancare interamente al mistico; da qui viene sovente, in quest’ultimo, oltre alla possibilità di errori e di molteplici confusioni, una strana incapacità d’esprimersi in modo intelligibile.

D’altronde dev’essere beninteso che le conoscenze in questione non hanno assolutamente niente a che vedere con tutto quel che è soltanto un’istruzione esteriore o “sapere” profano, che non ha qui alcun valore, come spiegheremo ancora in seguito, e che pure, tenuto conto di che cos’è l’istruzione moderna, costituirebbe piuttosto un ostacolo che non un aiuto in molti casi; un uomo può benissimo non sapere né leggere né scrivere e raggiungere nondimeno i gradi più elevati dell’iniziazione, e casi del genere non sono rarissimi in Oriente, mentre vi sono degli “studiosi” e persino dei “geni”, secondo il modo di vedere del mondo profano, che non sono “iniziabili” a nessun titolo.

Ricordiamo qui l’adagio scolastico elementare: «per agire, bisogna essere».

Lettera e Spirito

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