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SE L'ITALIA BOCCIA L'OMEOPATIA COSA NE SARA' DELLA NATUROPATIA?

L’Italia non segue la Svizzera e boccia i farmaci omeopatici

 

  • I farmaci omeopatici sono un tema caldo in Italia. Il Governo si oppone alla proroga per rinnovare la registrazione dei prodotti. A rischio piccole e medie imprese. L’Italia non segue l’esempio di altri Paesi virtuosi, come la Svizzera, dove i farmaci vengono rimborsati dal 1998

Continua il braccio di ferro tra i sostenitori dei farmaci omeopatici e il governo. L’esecutivo non ha cambiato idea e non prorogherà il termine della presentazione dei dossier per rinnovare la registrazione dei prodotti in commercio da 30 anni. Il rischio è che ad andare in fumo saranno milioni di posti di lavoro, come conferma Giovanni Gorga presidente di Omeoimprese a Il Giornale: «Un crollo fra i 70 e i 90 milioni di euro su 300 di fatturato annuo, la scomparsa di piccole e medie aziende. Alcune centinaia di posti di lavoro salteranno. E dei 12mila medicinali attuali ne resteranno non più di 4-5 mila», è il quadro “nero” dipinto dal presidente.

Il nostro Paese non segue l’esempio di alcuni casi virtuosi, come quello della Svizzera dove i farmaci omeopatici sono pagati dal sistema sanitario nazionale.

Farmaci omeopatici: la Svizzera all’avanguardia

I farmaci omeopatici sono rimborsati in Svizzera già dal 1998. L’allora governo decise di includere all’interno dell’assicurazione sanitaria nazionali alcuni prodotti di medicina alternativa, compresi quelli omeopatici. Il rimborso era, tuttavia, provvisorio e ha cessato di avere effetto nel 2005. Negli anni successi, in seguito a un referendum, nel quale più di 2/3 degli elettori si sono espressi a favore dei farmaci omeopatici, ha reintrodotto i trattamenti omeopatici all’interno di quelli che possono essere rimborsati dal sistema.

Farmaci  omeopatici: gli studi a sostegno

Oltre al volere popolare, il governo elvetico ha valutato, attraverso studi appositi, l’efficacia e la sicurezza dei farmaci omeopatici. Il report è oggi una delle relazioni più complete mai fatte sull’argomento. Dagli studi clinici effettuati è emerso, per esempio, che l’omeopatia sarebbe più efficace dei farmaci convenzionali nella cura di infezioni delle vie respiratorie e delle allergie. Inoltre, il report ha dimostrato come gli studi clinici condotti sull’argomento (gli stessi che hanno confutato per anni l’efficacia dell’omeopatia) fossero condizionati da alcuni “vizi” di fondo. Tra questi, l’incapacità di capire la destinazione reale del prodotto: per quale disturbo andava utilizzato e verso quale tipologia di paziente.

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Farmaci omeopatici: il “no” dell’Italia

Malgrado studi ed esempi virtuosi di altri Paesi, l’Italia resta ferma al palo sui farmaci omeopatici. Il nodo da sciogliere è la presentazione dei dossier per la registrazione dei farmaci omeopatici. Le aziende dovrebbero consegnarlo entro il 30 giugno 2017 (come da scadenza nella Finanziaria 2015). Ma molte imprese sono in difficoltà e hanno chiesto un proroga di un anno, che finora non è stata concessa: «Abbiamo presentato emendamenti da gennaio per due volte, ma siamo stati regolarmente respinti. Il ministero della Sanità sostiene di averci concesso già molto tempo. Ma in Europa le aziende hanno avuto dieci anni di tempo per gestire questo processo. Ormai solo un decreto legge può salvarci», continua Gorga.

Oltre ai danni economici per le aziende omeopatiche che possono derivarne, c’è anche il rischio che molti consumatori abituali si rivolgeranno alla Rete per comprarli, in barba alla sicurezza.

Leggi anche: Prodotti omeopatici a rischio: il governo rifiuta la proroga alla registrazione

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ALBERT EINSTEIN: LA STORIA E LE FRASI DELL'UOMO CHE RIVOLUZIONO' LA FISICA

Albert Einstein: la storia e le frasi dell'uomo che rivoluzionò la fisica

Chi era Albert Einstein, lo scienziato eccentrico che ha rivoluzionato l'intero modo di pensare non solo nella fisica.

Scienziato curioso ed eccentrico, filosofo, fisico geniale e premio Nobel. Albert Einstein e, intimamente legata a lui la sua teoria della relatività, è uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo. A lui sono stati dedicati l'elemento chimico einsteinio, la Medaglia Albert Einstein, un premio, un asteroide, un cratere sulla luna, una unità di misura per l'energia raggiante e un numero infinito di istituti e università. Ma chi era Albert Einstein? E qual è stata la sua vera rivoluzione?

Se il premio Nobel per la fisica gli fu assegnato “per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico”, la sua fama è stata di contro sempre e indissolubilmente allacciata alla “teoria della relatività”: la teoria della relatività ristretta, in primo luogo, che precedette di circa dieci anni quella della relatività generale.

Il suo nome è legato a parecchie curiosità e ad altrettanti racconti. Quel che è certo è che Albert Einstein fu uno scienziato dal successo spropositato, di cui lui stesso era consapevole al punto di esprimere verbalmente il desiderio di mettere il proprio corpo a disposizione della scienza una volta morto.

Collezionò, nel corso della sua vita, parecchie lauree ad honorem in scienze, medicina e filosofia da molte università europee e americane. Durante gli anni '20 tenne lezioni in Europa, in America e in Estremo Oriente ed ebbe borse di studio o incarichi onorari nelle principali accademie scientifiche di tutto il mondo. Oltre al Nobel, ottenne numerosi premi in riconoscimento del suo lavoro, tra cui la Medaglia di Copley della Royal Society di Londra nel 1925 e la Medaglia di Franklin dell'Istituto Franklin nel 1935.

Albert Einstein, la storia
Nacque a Ulm, nel Württemberg, in Germania, il 14 marzo 1879, da una benestante famiglia ebraica. Il padre, Hermann Einstein, era proprietario di una piccola azienda che produceva macchinari elettrici. Poco tempo dopo, la famiglia si trasferì a Monaco, dove il padre aprì insieme con il fratello Jacob una piccola officina elettrotecnica. Qui Albert iniziò la sua scuola presso la Luitpold Gymnasium.

Ancora dopo gli Einstein si trasferirono in Italia, ma Albert continuò la sua formazione a Aarau, in Svizzera e nel 1896 entrò nella Politecnico Federale Politecnico di Zurigo per essere addestrato come insegnante di fisica e matematica. Nel 1901, anno in cui conseguì il diploma, acquisì la cittadinanza svizzera e, non trovando un posto di insegnamento, accettò una posizione di assistente tecnico all’Ufficio Brevetti svizzero. Nel 1905 si laureò.

 

1905: l’annus mirabilis di Albert Einstein

Fu il 1905 il cosiddetto “annus mirabilis”, quello in cui ci fu una svolta nella vita di Einstein e nella storia della fisica. In pochi mesi, pubblicò sei lavori:

·         un articolo che spiegava l'effetto fotoelettrico in base alla composizione della radiazione elettromagnetica di quanti discreti di energia (poi denominati fotoni), secondo il concetto di quanto che era stato ipotizzato nel 1900 da Max Planck. Questo studio gli valse il Premio Nobel per la fisica del 1921

·         la tesi di dottorato sul tema "Nuova determinazione delle dimensioni molecolari", che è poi diventato lo scritto di Einstein più citato nella letteratura scientifica degli anni ‘70

·         un articolo sul moto brownianona prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento) che aveva come oggetto l'interazione tra corpi carichi in movimento e il campo elettromagnetico vista da diversi osservatori in stati di moto differenti. È la teoria nota successivamente con il nome di Relatività ristretta (o speciale)

·         un'altra memoria sulla relatività ristretta che conteneva la nota formula E=mc²

·         un altro articolo sul moto browniano

 

L’anno dopo, nel 1906, Einstein ottenne il dottorato e cominciò a insegnare a Berna. Nel 1911 si trasferì a Praga e nel 1914 fu nominato direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Berlino, dove rimase fino al 1933. Divorziò dalla sua prima moglie Mileva e sposò in seconde nozze la cugina Elsa. Furono questi gli anni in cui effettuò alcune ricerche sulla meccanica statistica e sulla teoria della radiazione.

Albert Einstein: la teoria della relatività generale
Era il 1915 quando Einstein formulò la teoria della relatività generale, secondo cui lo spazio e il tempo non sono concetti separati ma fanno parte di uno stessa dimensione: lo spaziotempo. Secondo Einstein la forza di gravità non è l’interazione di due corpi in funzione delle loro masse, come diceva Newton, ma l’effetto di una massa che curva lo spaziotempo stesso.

Per questo quando un’astronave si trova in prossimità di un grosso corpo celeste viene attratto come da una grossa calamita.

 

Come c’era da aspettarsi alla sua pubblicazione, la teoria venne accolta scetticamente da parte della comunità scientifica. Ma la prima dimostrazione arrivò con l’eclissi totale di sole del 1919: alcuni scienziati videro nel buio una stella che secondo loro doveva essere oscurata dal sole perché era posizionata dietro di esso, ma la grande massa del sole incurvando lo spaziotempo permetteva alla luce della stella di compiere una traiettoria deformata quindi visibile dalla terra. Le osservazioni ebbero luogo il 29 maggio del 1919 a Sobral, in Brasile, e nell'isola di Príncipe, nello Stato di São Tomé e Príncipe e passarono alla storia come l’esperimento Einstein- Eddington.

Nel 1917 mostrò il legame tra la legge di Bohr e la formula di Planck dell'irraggiamento del corpo nero ed introdusse la nozione di emissione stimolata, che sarebbe poi stata applicata alla concezione del laser.

“Max Planck non capiva nulla di fisica, perché durante l'eclissi del 1919 è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito la teoria, avrebbe fatto come me, e sarebbe andato a letto” (Archivio Einstein)

Da quel momento, degli esperimenti sempre più precisi hanno confermato le predizioni della teoria, prevalentemente nell'ambito dell'astronomia (precessione del perielio di Mercurio e lenti gravitazionali).

Albert Einstein, il Nobel e gli ultimi anni
Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica per il suo lavoro risalente al 1905 sulla spiegazione dell'effetto fotoelettrico. In quegli anni cominciò a dedicarsi anche alla ricerca di teorie di campo unificate e in seguito, nel 1927, venne invitato dal governo italiano a partecipare al Congresso internazionale dei Fisici, che si svolgeva a Como in occasione del centenario dalla morte di Alessandro Volta, ma fu l’unico a declinare l'invito per la sua opposizione al regime di Mussolini.

 

Con l’ascesa di Hitler, nel 1933 venne promulgata la "Legge della Restaurazione del Servizio Civile", per la quale tutti i professori universitari di origine ebraica furono licenziati. Einstein decise così di trasferirsi negli Stati Uniti. Qui gli venne offerta una cattedra all’Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey.

Il 17 aprile del 1955 fu colpito da un’emorragia causata dalla rottura di un aneurisma dell'aorta addominale. Ricoverato all'ospedale di Princeton, morì il giorno dopo a 76 anni.

Prima di morire, espresse la volontà di mettere il proprio corpo a disposizione della scienza e Thomas Stoltz Harvey, il patologo che effettuò l'autopsia, rimosse il cervello e lo conservò a casa propria immerso nella formalina in un barattolo sottovuoto per molti anni. Il resto del corpo fu cremato. Una parte del cervello oggi è esposta al Mutter Museum di Philadelphia.

 

10 curiosità su Albert Einstein
·         Iniziò a parlare tardissimo

·         Era appassionato di vela e di musica classica

·         Si definiva un agnostico più che un ateo

·         Suonava il violino

·         Gli fu offerto il titolo di Presidente di Israele, ma rifiutò

·         Nel 1930 brevettò un frigorifero che non fu messo in commercio

·         Fu uno dei 5mila firmatari della petizione per richiedere alla Germania la revoca del bando contro gli omosessuali

·         Fu sospettato di essere una spia sovietica dal Direttore dell'FBI, J. Edgar Hoover

·         Gli occhi e le rughe di Einstein ispirarono la fisionomia del personaggio Yoda di Star Wars

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·         La linguaccia, fu Arthur Sasse l’autore della foto più conosciuta di Albert Einstein, immagine probabilmente immortalata dopo una sua festa di compleanno.  La foto non gli dispiacque affatto, tanto che due anni dopo ne acquistò nove copie da inviare agli amici e nel retro di una di queste, indirizzata a Howard K. Smith, scrisse: 

“Questo gesto vi piace, perché si rivolge a tutta l’umanità. Un civile può permettersi di fare ciò che non oserebbe un diplomatico. Il vostro fedele e riconoscente ascoltatore, A. Einstein’ 53 ”

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10 lezioni di vita dalle frasi celebri di Albert Einstein

 

Albert Einstein non è stato soltanto un importante scienziato che ha rivoluzionato il campo della fisica, ma si è distinto per la sua passione per la filosofia e ci ha lascito in eredità numerose frasi rimaste nella memoria e altrettanti pensieri da cui possiamo trarre alcune importanti lezioni di vita. 

Scopriamo gli insegnamenti sulla vita tratti da 10 delle frasi più celebri di Albert Einstein.

1) Successo e valore

Che cosa significa avere successo nella vita? Dovremmo riflettere su questa domanda apparentemente semplice e su quali sono i nostri veri obiettivi nella vita. Il vero successo non dovrebbe coincidere con la fama e con l’accumulo di denaro ma con la capacità di diventare persone migliori dal punto di vista interiore.

“Non cercare di diventare una persona di successo, tenta di diventare una persona di valore” (Albert Einstein)

2) Presente, passato e futuro

È inutile preoccuparsi per ciò che è successo in passato, dato che non lo possiamo cambiare. Forse però possiamo imparare qualcosa dal passato per vivere meglio oggi e in futuro, senza smettere mai di porci delle domande e di metterci in discussione.

“Impara dal passato, vivi nel presente, spera nel futuro. L’importante è non smettere mai di farsi delle domande”. (Albert Einstein)

3) La razza umana

Tutti noi apparteniamo alla razza umana. Tra gli uomini e le donne che popolano la Terra non esistono distinzioni di razza né razze superiori o razze inferiori. Tenendo ben presenti queste parole l’umanità potrebbe imparare a non ricadere in errori atroci già commessi in passato.

“Io appartengo all’unica razza che conosco, quella umana”. (Albert Einstein)

4) Ognuno è un genio

Facciamo attenzione prima di esprimere giudizi sulle altre persone e non solo. Queste parole di Albert Einstein ci ricordano anche che ognuno di noi ha delle capacità che possono essere diverse da quelle degli altri e che tale ricchezza di abilità fa parte del progresso dell’umanità.

“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. (Albert Einstein)

5) L’universo e la stupidità umana

Albert Einstein sapeva esprimersi con sottile ironia per scuotere le coscienze. L’umanità nella sua visione sembra essere dotata sia di elementi geniali che di punti deboli da migliorare. Ecco che allora l’uomo, se solo sapesse usare fino in fondo la propria intelligenza, avrebbe già scoperto tutti i misteri dell’universo.

“Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”. (Albert Einstein)

6) Cambiamo il nostro pensiero

Se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo prima di tutto cambiare i nostri pensieri. La motivazione è molto semplice, dato che le nostre azioni sono guidate proprio da ciò che pensiamo e che in seguito mettiamo in atto. Se desideriamo diventare portavoce del cambiamento, pensiamo e agiamo fuori dal coro.

“Il mondo é il prodotto del nostro pensiero e dunque non può cambiare se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare”. (Albert Einstein)

7) Rimanere bambini

Ricontattare la nostra dimensione infantile per rinascere e riscoprire la bellezza di osservare la vita con gli occhi di un bambino. La purezza dei piccoli permette di ricercare fino in fondo la verità e la bellezza nel nostro mondo.

“Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui ci è permesso rimanere bambini per tutta la vita”. (Albert Einstein)

8) Niente è impossibile

Quanti ostacoli incontriamo quando vogliamo dare inizio a un nuovo progetto o quando ci appassioniamo a qualcosa di diverso dal solito? Alcuni di noi si saranno sentiti ostacolati dalle altre persone, che si esprimono in modo contrario forse per via della loro incapacità di agire. In questo caso, proseguiamo per la nostra strada.

“Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”. (Albert Einstein)

9) Felicità

Le emozioni che ci bloccano rubano tempo alle emozioni che ci rendono felici, se non sappiamo gestirle. Allora dovremmo imparare a riconoscerle tutte e ad utilizzarle per trasformare la nostra vita. Anche la rabbia e la tristezza possono aiutarci a vivere meglio in seguito quando le abbiamo riconosciute, gestite e affrontate.

“Per ogni minuto che passi arrabbiato, perdi 60 secondi di felicità”. (Albert Einstein)

10) Sogni e rimpianti

Che cosa significa invecchiare? Secondo Albert Einstein, si diventa vecchi quando si perdono o si accantonano i propri sogni, che vengono superati dai rimpianti. Non smettere di sognare è forse la prima regola per non invecchiare mai, almeno dal punto di vista del famoso scienziato.

"Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni". (Albert Einstein)

Marta Albè

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Emisferi cerebrali : utilizzi piu' il destro o il sinistro ?

Gli emisferi cerebrali

 

I due emisferi cerebrali sono simmetrici ma non identici.

Le simmetrie riguardano, ad esempio, il controllo dei movimenti delle due metà del corpo: i muscoli della metà sinistra sono controllati dalla corteccia motoria dell'emisfero destro, quelli della metà destra dall'emisfero sinistro. Anche i messaggi sensoriali (tatto, udito) vengono decodificati dall'emisfero opposto rispetto alla metà del corpo da cui provengono.

Le asimmetrie riguardano numerose altre funzioni come il linguaggio: i centri del linguaggio sono infatti nell'emisfero sinistro che è più voluminoso del destro, privo di questa funzione. Il destro, però, controlla altri funzioni, ad esempio alcuni aspetti delle funzioni musicali, della percezione visiva ecc.

I due emisferi sono associati tra di loro da un ponte di fibre nervose noto come corpo calloso: nella figura qui sotto è possibile riconoscere queste fibre (evidenziate in giallo) sia nella sezione "sagittale" in cui i due emisferi sono divisi in due metà, dalla fronte all'occipite lungo la linea mediana, sia nella sezione coronale in cui il cervello è tagliato in due da "orecchio a orecchio". Le fibre del corpo calloso consentono ai due emisferi di scambiarsi informazioni in tempi brevissimi cosicché il sinistro sa cosa fa il destro e viceversa.

 

 

La tabella qui sotto indica alcune delle differenze che esistono tra i due emisferi. Alcune di queste differenze riguardano il linguaggio, altre funzioni di tipo spazio-temporale.

 

 

Utilizzando le tecniche di "Brain imaging", come  la PET che mette in evidenza quali aree dell'emisfero sinistro sono più attive in un determinato momento, è possibile vedere quali aree dell'emisfero sinistro sono più attive quando parliamo, ascoltiamo il linguaggio, leggiamo o scriviamo, La figura qui sotto indica che parlare -produzione di parole- dipende dall'area di Broca nel lobo frontale; ascoltare le parole dipende dall'area di Wernicke nel lobo temporale; vedere le parole coinvolge il lobo occipitale mentre leggere le parole dipende dal lobo frontale e parietale, sempre di sinistra.

 

 

Altre aree della corteccia temporale intervengono nelle capacità linguistiche: ad esempio, riconoscere visivamente alcuni stimoli visivi e nominarli dipende da memorie linguistiche depositate in parti specifiche, come indica la figura qui sotto:

 

 

L'esercizio di una facoltà implica spesso la maggiore espansione dell'area della corteccia da cui essa dipende. Come abbiamo appena visto, ascoltare le parole dipende dal lobo temporale sinistro. La corteccia uditiva (temporale) dell'emisfero sinistro è infatti più espansa rispetto a quella omologa dell'emisfero destro. La maggiore espansione riguarda sia la corteccia primaria (dove pervengono tutti i suoni) che quella secondaria (dove vengono decodificate alcune caratteristiche sonore). Nella parte superiore della figura qui sotto (B) si vede, dal basso, la corteccia uditiva primaria sinistra (in rosso) e quella secondaria sinistra (in blu): soprattutto l'area secondaria è più voluminosa a sinistra che a destra (in verde). Nella parte inferiore della stessa figura (C) si vede la corteccia temporale di un musicista esperto (in alto) e di una persona normale (in basso): notate le maggiori dimensioni del lobo temporale del musicista, sia che si guardino gli emisferi dall'alto che di lato.

 

 

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Anche i calcoli matematici hanno luogo nell'emisfero sinistro. In questa immagine tratta da una ricerca di Butterworth, è possibile osservare in A le aree dell'emisfero sinistro che si attivano quando vengono effettuati calcoli precisi o approssimativi. Le valutazioni per approssimazione coinvolgono le aree parietali del cervello (che controllano movimenti delle dita utilizzati dai bambini per fare i primi calcoli o l'uso del pallottoliere), i calcoli esatti coinvolgono invece le aree frontali dell'emisfero sinistro implicate anche nel linguaggio. In sostanza, l’intelligenza matematica si basa su due “moduli” diversi, uno concreto, l’altro astratto, così come si verifica per l’intelligenza musicale.

 

 

Le differenze tra i due emisferi riguardano anche altre attività cognitive, ad esempio la memoria: ad esempio, le memorie procedurali (allacciarsi le scarpe, andare in bicicletta), quelle semantiche (basate su significati linguistici) o quelle legate a situazioni (autobiografiche) coinvolgono soprattutto l'emisfero sinistro, quelle visive, spazio-temporali, spaziali ed emotive, l'emisfero destro.

 

 

I due emisferi si comportano in modo diverso rispetto ai messaggi visivi. Ogni campo visivo è suddiviso in due metà, destra e sinistra, e si connette con l’area visiva dell’emisfero opposto in modo tale che ciò che è a destra nel campo visivo viene letto dall’emisfero sinistro e viceversa. Nella figura qui sotto si vede come il lato sinistro di ogni occhio (che percepisce ciò che è alla sua destra -la metà rossa della barra che indica il campo visivo) invii il suo messaggio solo all'emisfero sinistro (le fibre visive che provengono dal lato sinistro delle retine dei due occhi sono state sottolineate in rosso per farvele notare più facilmente). I messaggi visivi finiscono nella corteccia occipitale dove sono le aree visive (C e D, aree in rosso indicate con V1 e V2), I due emisferi si scambiano poi le informazioni attraverso le fibre del corpo calloso che uniscono tra di loro le due metà del cervello: così, in condizioni normali, il cervello “fonde” tra di loro i due campi visivi ricostruendo la pienezza dell’immagine.

 

 

Ognuno dei due emisferi percepisce una parte del campo visivo, prima che le due parti o "emicampi" vengano fusi tra di loro in un'immagine globale. Se si mostra la figura qui sotto per un tempo brevissimo, ogni emisfero percepisce quella parte del messaggio che è più portato a decodificare con le sue competenze: se perciò si chiede a una persona di descrivere verbalmente l'immagine qui sotto la descriverà come un'immagine maschile in quanto è stata percepita dall'emisfero sinistro (vedi sopra) che è specializzato nel linguaggio. Se invece si chiede a una persona di riconoscere visivamente tra vari volti quello che ha visto, riconoscerà l'immagine femminile in quanto è stata percepita dall'emisfero destro, specializzato nel riconoscimento dei volti umani.

 

 

I due emisferi comunicano tra di loro attraverso il corpo calloso, l'area indicata qui sotto in "grigio tratteggiato" tra i due emisferi. Se il corpo calloso viene sezionato, si ha un "cervello diviso" in cui ognuno dei due emisferi percepisce e descrive una parte di realtà. Ad esempio, poiché le fibre nervose che conducono le informazioni tattili si incrociano al di sotto del corpo calloso, in modo che la metà destra del corpo informi l’emisfero sinistro e viceversa, nel caso di cervello diviso ogni emisfero riceve le informazioni tattili dalla metà opposta del corpo ma ignora cosa avvenga dalla sua propria parte, in quanto l’emisfero sinistro non invia informazioni al destro e quest’ultimo al sinistro.

 

 

Se nella figura qui sotto fissiamo la linea tratteggiata che divide in due parti la parola LUIGINA, le lettere LUI vengono viste dalla parte destra della retina e percepite dall’emisfero destro, le lettere GINA vengono invece viste dalla parte sinistra della retina e percepite dall’emisfero sinistro. Tuttavia, siccome i nostri due emisferi sono uniti dal copro calloso e comunicano tra di loro, le due mezze immagini vengono fuse tra di loro cosicché possiamo leggere la parola LUIGINA. Questo, però, non avviene in una persona col cervello diviso: se le si chiede cosa ha letto, dirà di aver letto GINA in quanto queste lettere pervengono all’emisfero sinistro, sede del linguaggio e in grado di riferire ciò che ha detto. La parte LUI del messaggio non viene invece espressa dall’emisfero destro in quanto esso non è in grado di parlare. Ciò non significa, però, che l’emisfero destro non si renda conto di ciò che ha percepito in quanto la persona col cervello diviso selezionerà l’immagine di un uomo (Lui) tra una serie di fotografie se le si chiede di indicare visivamente ciò che ha visto (l’emisfero destro non è in grado di parlare, di leggere e scrivere ma può identificare immagini).

 

 

Fai il test https://www.arealme.com/left-right-brain/it/ 

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CULLE PER LA VITA, UN FUTURO DIVERSO PER I BAMBINI ABBANDONATI

Si chiama ‘Culle per la vita’ ed è un sostegno per tutte quelle madri in difficoltà che non possono tenere i loro bambini. Se vi trovate in questa situazione, non abbandonateli per strada, ma lasciateli in queste culle speciali.

“Devo partorire oppure ho già partorito il mio bambino ma non posso tenerlo, chi può aiutarmi?” Risponde proprio a questa domanda il servizio Culle per la vita, ormai presente in tante città italiane.

Ancora troppo spesso sentiamo la triste cronaca di bambini abbandonati nei cassonetti dell’immondizia o lasciati per strada, per questo motivo è importante sapere alcune cose.

In ospedale si può partorire in modo del tutto anonimo e si può non riconoscere il bambino. Nel caso non lo si possa tenere, non bisogna abbandonarlo dove capita perché può essere accolto in culle speciali e sicure.

Culle per la vita, che cos’è e come funziona?

E’ una versione moderna della medievale Ruota degli esposti, ovvero una struttura che permette di lasciare in anonimato i neonati che non si possono tenere con sè.

Innanzitutto bisogna cercare la culla più vicina nella propria città, nella struttura è presente un pulsante posto a lato della finestra dove, dopo l’apertura, è possibile appoggiare il neonato delicatamente.

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Il personale presente se ne prenderà immediatamente cura, affidandolo prima ai medici per il controllo sanitario e poi avviando le pratiche per l’adozione.

“La culla per la vita è un’estrema possibilità di accoglienza e di vita che deve servire ad evitare un estremo gesto di rifiuto”, si legge sul sito.

Ci sono già tante strutture presenti da Nord a Sud che hanno già salvato tante vite, dando la possibilità a questi neonati di continuare a vivere.

Per consultare l’elenco delle Culle per la vita clicca qui

Per consultare l’elenco delle Culle per la vita all’estero clicca qui

Dominella Trunfio

Greenme.it

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NELSON MANDELA: LA STORIA E LE FRASI CELEBRI DELL'UOMO CHE HA SCONFITTO L'APARTHEID

Nelson Mandela: la storia e le frasi celebri dell'uomo che ha sconfitto l'apartheid
 

 

Se ancora in fasce gli avevano dato il nome di Rolihlahla – letteralmente “colui che provoca guai” – ci sarà stato un motivo. Attaccabrighe, rivoluzionario, fiero oppositore dell’apartheid e della segregazione razziale: questa è la storia di Nelson Mandela, che di guai se ne è procurati tanti, ma solo ed esclusivamente in difesa dei diritti dei neri in Sudafrica. Chi era Nelson Mandela? E perché il suo nome è legato all’apartheid?

Mandela è il cognome che deriva dal nonno paterno, “Nelson” gli fu assegnato alle scuole elementari (forse in onore dell’ammiraglio), mentre il nomignolo Madiba era il suo titolo all'interno dell’etnia Xhosa.

Nelson Mandela è stato probabilmente il leader sudafricano più influente e importante del ‘900, presidente dal 1994 al 1999. Nella rosa dei più grandi statisti al mondo, nel 1993 fu premio Nobel per la Pace per aver messo la parola fine all’apartheid dei neri in Sudafrica, una legge di segregazione attuata per circa mezzo secolo dall’etnia bianca, e aver posto le basi della democrazia nel Paese.

Nacque nel luglio del 1918 dalla famiglia reale dei Thembu, di etnia Xhosa, la seconda popolazione di colore dopo gli zulu, nella valle del Capo Orientale. Studiò all’Università di Fort Hare, da dove lo cacciarono nel 1940 per aver capeggiato una manifestazione assieme a Oliver Tambo, che pure in seguito diventò uno dei leader del movimento anti-apartheid. Tornato al suo villaggio, scoprì che il capotribù gli aveva già assegnato una moglie e si mise così in fuga verso Johannesburg. Nel 1944, proprio con Tambo e a Walter Sisulu, fondò la Lega giovanile dell’African National Congress (ANC).

Ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere e si rifaceva all’Ubuntu, a quella filosofia umana dell'Africa sub-sahariana che cercava “il senso profondo dell'essere umani solo attraverso l'umanità degli altri”.

Compassione e rispetto per l'altro, “io sono ciò che sono per quello che tutti siamo”, diceva Mandela, uomo che ha ispirato donne e uomini di tutto il mondo.

 

Cos’era l’apartheid all'epoca di Nelson Mandela
Prima di conoscere la figura di Nelson Mandela, è bene capire cos’era questo “apartheid” (“separazione”) di cui si sono fatti colpevoli parecchi uomini bianchi nell’Africa dei primi anni del secolo scorso.

Dal punto di vista politico, il termine apartheid fu utilizzato per la prima volta nel 1917 dal primo ministro sudafricano Jan Smuts, ma fu dopo la vittoria del Partito Nazionale nelle elezioni del 1948 che l’idea divenne un vero e proprio sistema legislativo, che mirava alla separazione di bianchi e neri nelle zone abitate da entrambi e alla istituzione dei bantustan, i territori semi-indipendenti in cui molti neri dovettero trasferirsi (i ghetti).

In Sudafrica, i neri e i meticci costituivano l'80% circa della popolazione, i bianchi si dividevano in coloni di origine inglese ed afrikaner, questi ultimi favorevoli ad una politica razzista. Con le elezioni del 1928 vennero introdotti nel paese i primi elementi di segregazione razziale, ma fu durante il secondo conflitto mondiale che un gruppo di intellettuali afrikaner ispirati all’ideologia nazista completò la teorizzazione dell'apartheid, che prese definitivamente forma nel 1948 con delle precise leggi:

·         proibizione dei matrimoni interrazziali

·         imposizione ai cittadini di registrarsi in base alle loro caratteristiche razziali (Population Registration Act)

·         eliminazione di ogni opposizione che venisse etichettata dal governo come "comunista" (usata per mettere fuorilegge nel 1960 l'African National Congress (ANC), la più grande organizzazione politica che includeva i neri, di stampo socialista, ma non comunista

·         divieto per i neri di entrare in determinate zone urbane e di usare le stesse strutture pubbliche

·         difficoltoso accesso all'istruzione 

·         discriminazione razziale in ambito lavorativo . Niente più diritti politici e civili per i neri, insomma.

Nelson Mandela, biografia

Esattamente come Martin Luther King, anche Mandela ha speso la sua vita per far riconoscere i diritti della popolazione di colore. Con Mandela, però, siamo in Africa, in quel Sudafrica dove – ispirata all’ideologia nazista – prese forma nei primi del ‘900 quella odiosa segregazione razziale operata dai bianchi, l’apartheid.

Mandela, nacque il 18 luglio 1918 a Mvezi, un piccolo villaggio della regione del Transkei, nel sudest del Sudafrica, e studiò legge all'Università di Fort Hare, anni durante i quali già si fece conoscere per aver guidato diverse manifestazioni studentesche.

Conclusi gli studi, apre con Tambo uno studio legale dedicato agli accusati di colore che non possono permettersi una difesa e con lui fonda nel 1944 l’African national congress (Anc), il più importante partito sudafricano che persegue l’obiettivo di porre fine alle ingiustizie e alle sofferenze dei neri da parte del Partito nazionale.

Il primo processo arriva nel 1956 con conseguenti quattro anni di carcere e un’assoluzione finale, viene liberato e sposa Winnie. Nel 1960, mentre è detenuto, la polizia uccide 69 persone (di cui 8 donne e 10 bambini) a Sharpeville.

Il massacro di Sharpeville

 

Durante una manifestazione pacifica a Sharpeville, il 21 marzo del 1960 la polizia sudafricana apre il fuoco su una folla di dimostranti e uccide 69 persone. La manifestazione era solo un modo del Pan Africanist Congress (PAC) di protestare contro il decreto governativo dello Urban Areas Act, che obbligava i cittadini sudafricani neri ad esibire uno speciale permesso, che potevano ottenere solo se in possesso di un impiego regolare, se fermati dalla polizia in un’area riservata ai bianchi.

Dopo questo episodio, il governo dichiarò l’Anc fuorilegge. Mandela pensò allora di creare un’ala militare all’interno del partito e nasce la Umkhonto we sizwe (“Lancia della nazione”, abbreviato Mk). In questo modo, fu coordinatore della campagna di sabotaggio contro l'esercito e gli obiettivi del governo ed elaborò piani per una possibile resistenza all'apartheid.

In ricordo del massacro del 1960, l’ONU ha dichiarato il 21 marzo “Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale”. 

La detenzione di Nelson Mandela

Mandela è stato in prigione dal 1962 al 1990: 27 anni in cui gli era consentito vedere una sola persona e ricevere una sola lettera ogni sei mesi, spesso illeggibile a causa della censura. Non gli fu possibile nemmeno partecipare ai funerali del figlio maggiore Thembi. 27 anni in cui diventa simbolo internazionale di resistenza.

Fu arrestato nel 1962 per aver abbandonato il paese senza autorizzazione e per aver organizzato manifestazioni di protesta. La sentenza lo condannò a cinque anni di reclusione e ai lavori forzati, ma l’anno successivo fu la volta di altri membri della Mk, processati per alto tradimento. Mandela fu coinvolto anche in questo processo accusato di aver complottato contro il governo con la forza, fu condannato all’ergastolo il 12 giugno 1964 e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza a Robben Island, al largo di Città del Capo.

Nel 1982 fu poi la volta del carcere di massima sicurezza di Pollsmoor e nel 1988 venne ricoverato in ospedale per una malattia e al ritorno rifiutò compromessi politici per ottenere la libertà. Intanto il Sudafrica venne isolato in quanto stato razzista e Frederik Willem de Klerk, ultimo presidente bianco del paese, dovette cedere alle pressioni internazionali volte a concedere la grazia a Mandela.

Fu l’11 febbraio del 1990 che Nelson Mandela uscì dal carcere e, dopo aver sospeso la lotta armata, nel 1991 diventa presidente dell’Anc. Dopo l’incontro con de Klerk, sempre nel ’91 fu istituita la Convenzione per un Sudafrica democratico (Convention for a democratic South Africa, Codesa) con lo scopo di creare un nuovo governo eletto da tutti i cittadini. Gli sforzi di Mandela e de Klerk portarono poi il comitato per il Nobel norvegese a conferire ai due leader il premio per la Pace nel 1993 “per aver posto le basi per un Sudafrica nuovo e democratico” e come stimolo a proseguire nell’impegno.

Nelson Mandela, la presidenza e la riconciliazione

27 aprile 1994: giorno delle prime elezioni democratiche aperte a tutti i sudafricani. L’Anc vince con il 62% dei voti e Mandela diventa presidente, ma il Partito di de Klerk viene comunque incluso nel primo governo di unità nazionale.

Pacificazione, spinte economica e riconciliazione: durante la presidenza, Mandela non preferisce vendicarsi, ma punta dritta al perdono dei nemici politici, anche con l’istituzione nel 1995 della Commissione per la verità e la riconciliazione che porta addirittura alla assoluzione di coloro che avevano commesso abusi e violenze durante il periodo dell’apartheid.

“Provare risentimento è come bere tutti i giorni veleno, sperando che uccida il tuo nemico”, diceva, e chissà se la storia poi gli darà ragione.

Mandela muore a Johannesburg il 5 dicembre 2013.

L'apartheid è dichiarato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, votata dall'assemblea generale nel 1973 ed entrata in vigore nel 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid). Successivamente è stato inserito nella lista dei crimini contro l'umanità.

Nelson Mandela, frasi celebri
Ecco una raccolta di insegnamenti e frasi di Nelson Mandela

 

"Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto"

"La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare"

"L'educazione è l'arma più potente che può cambiare il mondo"

"Se potessi ricominciare da capo, farei esattamente lo stesso. E così farebbe ogni uomo che ha l'ambizione di definirsi tale"

"Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso"

"Ci sono state occasioni nelle quali l’aggressione fisica non è stata così grave quanto l’oppressione psicologica sofferta dalla popolazione nera durante l’apartheid. È una tortura psicologica impossibile da descrivere a parole" 

"Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli"

"La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarci ogni volta che cadiamo"

"Solo gli uomini liberi possono negoziare; i prigionieri non possono stipulare contratti. La tua e la mia libertà non possono essere separate"

"Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l'incudine delle azioni di massa ed il martello della lotta armata dobbiamo annientare l'apartheid!"

"Ad eccezione delle atrocità commesse contro gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, non c’è nessun altro crimine, in tutto il mondo, che sia stato condannato all’unanimità come l’apartheid"

"Niente come tornare in un luogo rimasto immutato ci fa scoprire quanto siamo cambiati"

"Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. Coraggioso non è chi non prova paura, ma colui che vince questa paura"

"Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni"

"Nessuno conosce veramente una nazione fino a che non è stato nelle sue prigioni. Una Nazione non dovrebbe essere giudicata da come tratta i suoi cittadini migliori, ma da come tratta i suoi cittadini di più basso rango"

"Odio intensamente le discriminazioni razziali, in ogni loro manifestazione. Le ho combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo faro' fino alla fine dei miei giorni" "Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho coltivato l'ideale di una società libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità. Questo è un ideale per il quale spero di vivere"

"Nessuno è nato per odiare un’altra persona a causa del colore della sua pelle, o il suo passato o la sua religione. La gente deve imparare a odiare, e se si può imparare ad odiare, si può insegnare ad amare, perché l’amore è più naturale per il cuore umano che il suo contrario"

"Più potente della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni"

"Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a sé stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?"

"Una buona testa e un buon cuore sono sempre una combinazione formidabile"

"Io credo che i bambini nel mondo debbano essere liberi di crescere e diventare adulti, in salute, pace e dignità"

"L'educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all'educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall'altra"

"I veri leader devono essere in grado di sacrificare tutto per il bene della loro gente" 

Germana Carillo Greenme.it

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