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SALUTE: La fregatura delle lampadine a basso consumo

DA PIU’ DI UN DECENNIO

Continuiamo ad attribuirle un ruolo salvifico nella lotta ai cambiamenti climatici, senza renderci conto delle innumerevoli problematiche sotto il profilo della salute e dello stesso ambiente.Ci siamo già occupati del tema su Terra Nuova di gennaio, scatenando non poche perplessità. Adesso l’argomento viene affrontato anche da Aduc e riportato su Il Consapevole, attraverso la diffusione di ulteriori pubblicazioni scientifiche e di un appello lanciato da David Price, coordinatore della Spectrum Alliance, nell’ambito della più vasta campagna di sensibilizzazione in Europa sulle conseguenze sulla salute originate dall’uso di questo genere di illuminazione.Entro settembre 2012 saranno messe al bando in tutta l’Unione Europea le lampadine a incandescenza per fare spazio a quelle a minor consumo energetico. Ma a quale costo?Le lampadine fluorescenti compatte -LFC- (note come lampadine a basso consumo energetico) possono infatti provocare invece ulteriori gravi danni a fasce di popolazione affette da patologie quali il Lupus, forme di dermatite o eczema, elettrosensitività, autismo, epilessia, emicrania, alcuni tipi di porfiria, e molte altre ancora che possono soffrire gravi e dolorose reazioni all’illuminazione a basso consumo.Queste beneamate lampadine, distribuite a destra e manca da associazioni ambientaliste e da fornitori di energia elettrica (già questo dovrebbe far pensare), presentano purtroppo tre principali problemi: le radiazioni elettromagnetiche, il mercurio e le radiazioni UV. Riportiamo uno stralcio dell’articolo pubblicato su Il consapevole e la rivista Icaro.

 

RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE

 

Misurazioni eseguite dimostrano che le LFC generano potenti campi elettromagnetici a poca distanza dalla sorgente, fino ad un metro di distanza. Il centro indipendente di ricerche francese CRIIREM (Centre de recherche et d´information sur les rayonnements e’lectromagne’tiques) sconsiglia pertanto di utilizzare lampadine a basso consumo energetico a brevi distanze, come ad esempio per illuminare i comodini delle camere da letto o le scrivanie. La messa al bando delle lampadine ad incandescenza porterà quindi ad un aumento delle persone sottoposte ad alti livelli di radiazioni elettromagnetiche.Esistono, inoltre, indicazioni che il campo elettromagnetico generato dalle LFC può viaggiare all’interno dei cavi elettrici esponendo le persone alla così detta “elettricità sporca” in tutta l’abitazione. Uno studio pubblicato nel giugno del 2008 dall’American Journal of Industrial Medicine segnalava che questa elettricità sporca aumenta di 5 volte il rischio di contrarre il cancro. L’effetto dannoso dell’elettricità sporca e stato evidenziato anche dalle ricerche condotte dalla ricercatrice canadese Marta Havas.Le lampade alogene a basso voltaggio (12V) possono anch’esse essere dannose a causa del campo elettromagnetico generato dal trasformatore. Ciò succede in particolare con le radiazioni emesse dai “trasformatori elettronici” che possono contaminare anche le condutture generando elettricità sporca. Le lampade alogene a 220 V non hanno invece questo effetto.

 

MERCURIO

 

Le LFC contengono da 3 a 5 mg di mercurio, una sostanza estremamente tossica per il cervello, il sistema nervoso, i reni ed il fegato. Sebbene si dica che le LFC hanno un basso contenuto di mercurio, questo quantitativo è più che sufficiente a causare seri danni alla salute. In modo particolare sono a rischio le donne in stato di gravidanza ed i bambini piccoli, poiché il mercurio influisce sullo sviluppo del cervello e del sistema nervoso del feto e del neonato.Valutazioni eseguite dimostrano che quando una lampadina a basso consumo si rompe i vapori di mercurio si diffondono e le emissioni superano di gran lunga i livelli di sicurezza per svariate settimane dalla rottura. Le lampadine che non vengano smaltite correttamente potrebbero rompersi nei camion della spazzatura, diffondendo i vapori di mercurio sulla città, o finire nelle discariche dove il mercurio può contaminare aria, acqua e suolo. Di conseguenza, la messa al bando delle lampadine ad incandescenza ed il conseguente aumento dell’utilizzo delle LFC porterà centinaia di chilogrammi di mercurio direttamente nelle nostre case e nelle nostre strade.

 

RADIAZIONI UV

 

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Le LFC senza il doppio guscio protettivo (ed anche alcuni tipi di lampade alogene) emettono radiazioni UV-B e tracce di UV-C. È ben noto che questo tipo di radiazioni sono dannose per la pelle (i.e. tumore della pelle) e per gli occhi (i.e. cataratta). Diversi studi, infatti, dimostrano che le lampade fluorescenti aumentano il rischio di contrarre tumori della pelle.La British Association of Dermatologists sostiene che le persone che soffrono di alcune malattie della pelle o che sono sensibili alla luce accusano un aggravamento dei loro sintomi in conseguenza dell’uso di lampadine a basso consumo energetico. Perfino individui senza problemi cutanei preesistenti possono sviluppare sul viso sintomi allergici e/o lesioni simili alle ustioni da sole.La protezione supplementare del doppio guscio sulle LFC può circoscrivere il problema delle radiazioni UV, ma fintantoché saranno vendute LFC senza doppia protezione, le razioni UV continueranno ad essere un alto fattore di rischio.

 

UTERIORI PROBLEMI

 

Altri problemi correlati all’uso delle LFC comprendono il tremolio della luce — che può provocare mal di testa, affaticamento della vista e problemi di concentrazione — e l’alta percentuale della componente blu della luce che, come è risaputo, diminuisce la produzione di melatonina, che a sua volta può causare disturbi del sonno, tumori, attacchi di cuore.

 

COSA FARE?

 

Ricordiamo altresì che si stanno diffondendo altre tecnologie, sicuramente più efficienti, come l’illuminazione a led, che risolvono in parte tutti questi problemi. Dobbiamo anche ricordare che la luce migliore rimane la luce naturale, che potremmo sfruttare al massimo anche all’interno delle nostre abitazioni. Per il resto potremmo continuare ad usare le lampadine fluorescenti con maggiore coscienza e parsimonia, ricordandoci di smaltirle in modo corretto. Una vecchia lampada ad incandescenza se accesa con moderazione potrà darci sicuramente una luce più calda e gradevole. Se poi volete seriamente risparmiare energia cominciamo dall’isolare bene le abitazioni, l’illuminazione per le nostre case assorbe appena il 15 per cento dei consumi energetici. Per ridurre le emissioni è sicuramente prioritario risparmiare sull’energia necessaria al riscaldamento e raffrescamento degli edifici.

 

Fonte: www.ecplanet.com

 

Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio

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Funghi ai piedi e alle unghie : rimedi naturali

Le infezioni fungine che colpiscono gli strati superiore della pelle e le unghie sono solitamente causate da organismi conosciuti come dermatofiti. La dermatofitosi (tricofizia o tigna), è spesso responsabile di prurito all'inguine, piede dell'atleta e altri fastidi che colpiscono la cute.

 

Tali infezioni tendono a svilupparsi prima sulla pelle e nei polmoni perché le spore fungine si trovano solitamente nell'aria o sul suolo con cui si entra in contatto. Nella maggior parte dei casi, questi fastidi non sono gravi, a meno che il proprio sistema immunitario sia in qualche modo compromesso. Tuttavia, possono esistere dei tipi di micosi sottocutanee che colpiscono il derma e sono difficili da trattare, quindi richiedono l'intervento da parte di uno specialista; lo stesso discorso vale per le micosi sistemiche che vanno a interessare polmoni e altri organi.

 

In quest'articolo vogliamo proporre dei metodi naturali per trattare quei funghi della cute che di solito crescono lentamente e possono causare diversi fastidi quali pruriti, eruzioni cutanee, vescicole, screpolature, arrossamenti e desquamazione della pelle.

 

► Olio di Tea Tree

 

Basta far cadere qualche goccia di olio dell’albero del tè (Melaleuca alternifolia) direttamente sulla zona infetta da micosi e lasciar asciugare. I principi di tale olio sono in grado di danneggiare la membrana del fungo senza andare a colpire i tessuti sani.

 

Un altro modo per usare l'olio di tea tree è quello di diluirne 10 gocce in acqua tiepida, insieme a 3 cucchiai di sale marino. Mescolare bene il tutto e immergere i piedi, lasciandoli in ammollo per circa 20 minuti. Se si vuole, si può applicare sull'area interessata qualche goccia di olio di tea tree dopo il pediluvio. In questo modo si potrà provare subito sollievo. Ripetere quotidianamente questo rimedio fino alla scomparsa della micosi.

 

Un buon olio essenziale alternativo a quello di tea tree è l'olio essenziale di origano, utile soprattutto per i funghi che interessano le unghie.

 

► Aceto e acqua

 

In una bacinella pulita, versare un mix composto per metà da acqua tiepida e metà da aceto. Se si vuole rendere la diluizione ancora più forte aggiungere anche dell'alcol, in una concentrazione che non superi 1/3 del composto.

 

Immergere la zona infiammata nella miscela per circa 30 minuti. Se è stato aggiunto l'alcol, tenere in ammollo per circa 5 minuti. Far asciugare i piedi all'aria. Si consiglia di adottare questa soluzione durante la sera, prima di coricarsi. Ripetere fino a quando il fungo svanisce.

 

► Aglio

 

L'aglio è un antibiotico naturale noto per le sue proprietà anti-fungine, antibatteriche e antivirali, per questo viene usato da secoli come rimedio casalingo per curare diversi disturbi (leggi: Usare l'aglio come antibiotico naturale).

 

Per il trattamento con l'aglio, sono necessari alcuni spicchi della pianta. Schiacciare gli spicchi e strofinarli direttamente sulla zona infetta. Tale cura è particolarmente indicata per i funghi delle unghie.

 

È possibile anche immergere le unghie in una piccola ciotola contenente il succo d'aglio fresco ottenuto schiacciandolo. Lasciare a bagno le unghie per alcuni minuti e ripetere l'operazione due volte al giorno.

 

Se non si avvertono particolari fastidi mangiando questo vegetale, si può altresì ingerire dell'aglio crudo in modo da rinforzare il proprio sistema immunitario, ed evitare ulteriori propagazioni dell'infezione, agendo dall'interno.

 

► Aceto di sidro di mele

 

L'aceto di sidro di mele è un altro rimedio naturale contro le infezioni fungine. Imbevere un batuffolo di cotone nell'aceto di sidro di mele e applicare sulla zona interessata, quindi lasciar asciugare. Per tenere fermo il batuffolo, è possibile utilizzare un cerotto. Questo trattamento può essere usato in aggiunta a quello con l'aglio.

 

► Tabebuia impetiginosa

 

La tabebuia impetiginosa è una pianta dalle proprietà anti-fungine, antibatteriche, antivriali, anti-parassitarie e anti-infiammatorie. Secondo la American Cancer Society, la tabebuia avellanedae contribuisce a trattare le infezioni, riduce l'infiammazione, favorisce la digestione e rafforza il sistema immunitario. La tabebuia impetiginosa è un albero che cresce nelle foreste pluviali del Centro e Sud America, e solitamente nella medicina alternativa viene usata soprattutto la sua corteccia per preparare rimedi naturali.

 

► Conclusione

 

Le infezioni fungine possono essere estremamente difficili da trattare nei casi in cui sono sottocutanee, nei casi di deficienze immunitarie e di micosi sistemiche. Si consiglia di usare i rimedi naturali sopra descritti nelle situazioni più comuni, vale a dire micosi superficiali e cutanee; in circostanze più gravi bisogna invece consultare uno specialista.

 

Fonte: http://www.beautyerelax.com/salute/240-funghi-ai-piedi-dell-atleta-unghie-rimedi-metodi-naturali-per-curare-la-micosi-o-dermatofite-tricofizia-tigna.html

 

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Sebbene il consiglio principale, in caso di infezioni micotiche, è quello di rivolgersi tempestivamente al proprio medico, in modo da avere la giusta cura a seconda del caso, è possibile avvalersi dell’aiuto di alcuni rimedi naturali che, utilizzati insieme quotidianamente, possono dimostrarsi utili ed efficaci, specie quando siamo agli inizi dell’infezione oppure quando vogliamo osservare regole di igiene e pulizia giornaliera, che evitino l’aggressione di aree più estese.

Decotto: Bollire per 15 minuti in un litro d’acqua 40gr di radice di bardana e 15gr di timo. Prima di bere il decotto, aggiungere 30 gocce di estratto di propolis. Tale rimedio naturale serve per rinforzare le nostre difese immunitarie, e soprattutto, svolge azione depurativa sulla pelle, contro infezioni, impurità, acne ed irritazioni. E’, dunque, assai utile per ridurre il più possibile l’aggressione della pelle ed i tempi di cicatrizzazione e scomparsa dell’infezione

Sapone di Marsiglia: Detergete regolarmente la pelle con Sapone di Marsiglia liquido aggiungendo una goccia di olio essenziale al timo rosso; tale trattamento di detersione, abbasserà il ph troppo acido della nostra pelle, che è uno degli ambienti preferiti dai  ed eviterà che possa diffondersi ulteriormente.

Maleuca Alternifolia: Particolarmente efficace come rimedio naturale antimicotico sono le foglie di un albero australiano, la Malaleuca Alternifolia, il cui estratto in gocce può essere aggiunto ad acqua per pediluvi di circa 15 minuti.  Il dosaggio consigliato è di circa 6/8 gocce per ogni litro d’acqua. Può essere utilizzato come trattamento di igiene quotidiana sulla pelle colpita da , per almeno 30 giorni, per ridurre l’aggressione del fungo sulla pelle.

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Per la cura della micosi delle unghie di mani e piedi esistono diverse terapie, più o meno semplici, conosciuta con il nome scientifico di onicomicosi, come anticipato, questa infezione delle unghie può colpire sia i piedi sia le mani, ma quelle dei piedi sono più comuni. Si consiglia di non acquistare e usare medicamenti contro i funghi senza prima avere una appropriata conoscenza dei loro effetti. Potreste peggiorare il disturbo, facendo insorgere germi. Anche una terapia incompleta potrebbe rendere l’infezione resistente e quindi richiedere farmaci ancora più forti, dai maggiori effetti collaterali.

 

 

 

 

Micosi delle unghie

 

Esistono rimedi naturali per curare la micosi delle unghie?

Applicare rimedi casalinghi, come il Vicks Vaporub, la birra, l’aceto di vino per combattere ed eliminare l’infezione è solo una perdita di tempo, perché queste sostanze non possono raggiungere i funghi sotto le unghie e quindi non aiutano a risolvere il problema alla radice. Il trattamento di questo disturbo necessita quindi di rimedi che giungano sotto le unghie distruggendo l’infezione.

 

L’onicomicosi e le possibili cure in dettaglio

L’infezione da funghi alle unghie colpisce le persone di ogni età e sesso. L’infezione progredisce molto lentamente e quando le unghie iniziano a guarire, altri unghie iniziano a mostrare i sintomi. In molti casi si ha peggioramento in assenza di una terapia e il problema può diventare impossibile da trattare. Se non viene trattata, l’onicomicosi può provocare dolore, imbarazzo e frustrazione. È ovvio che a causa della decolorazione delle unghie, fino al cattivo odore nei casi più avanzati, le persone vorrebbero risolvere rapidamente il problema. Esistono rimedi erboristici che giocano un ruolo molto importante nel risolvere questo disturbo senza gli effetti indesiderati proprio dei farmaci prescritti dai medici. Abbiamo condotto ricerche intensive su un certo numero di terapie, comprese le più diffuse come Funginix, Zetaclear e Lamisil. I risultati danno una buona idea di quali farmaci erboristici antifungini lavorano meglio e quali no. Lo studio ha riguardato alcuni volontari, che si sono sottoposti al test per un periodo di 6 mesi. Tutti soffrivano di infezione alle unghie da funghi da oltre 3 anni e avevano provato vari tipi di trattamenti. Sono stati trattati per 5 mesi con antifungini. I risultati dello studio sono presentati in forma di classifica per le soluzioni top che hanno dato i maggiori effetti sui soggetti del test. I farmaci naturali di maggiore efficacia sono risultati Funginix e Zetaclear.

 

Consigli e suggerimenti per gestire ed evitare lo scurimento o l’ingiallimento delle unghie

quando vi accorgete che i sintomi si sono estesi da un’unghia alle altre unghie dovete trovare il modo migliore per eliminare il fungo, poiché è contagioso

è di vitale importanza utilizzare i medicinali nel dosaggio appropriato e in specifiche occasioni giornaliere. Ogni dosaggio mancato può non fare eliminare il problema come desiderato. Usualmente, i farmaci vanno assunti fino a che le unghie morte non sono state completamente rimosse e le unghie ricrescono pulite e bianche

stare alla larga dai metodi di lucidatura delle unghie poiché possono mantenere i sintomi delle unghie decolorate e sfigurate causati da vari tipi e stadi di onicomicosi

la decolorazione delle unghie è un sintomo estremamente comune in queste infezioni. Accorgersi di questo sintomo allo stato iniziale della malattia può prevenire danni maggiori e, nei casi estremi, la rimozione chirurgica dell’unghia

evitare le docce e i bagni pubbliche poiché in questi luoghi si annidano i funghi che possono infettare le unghie. Usare solo il proprio tagliaunghie. Se vi recate in un centro estetico per il taglio delle unghie, assicuratevi che gli strumenti siano stati accuratamente disinfettati

per evitare una infezione delle unghie dei piedi, tenere le unghie curate, tagliate e con i bordi regolari. Se si notano anomalie delle unghie, rivolgersi a un podologo. Cercare di tagliare le unghie dei piedi diritte e lasciarle appena più lunghe della pianta del piede. Non tagliare le unghie troppo in profondità, non tagliare la pelle poiché questo può causare una infezione. Il momento migliore per tagliare le unghie è dopo il bagno o la doccia, poiché sono più morbide e facili da tagliare.

non condividere asciugamani, scarpe e altri oggetti personali con altri, specie se si ha il sospetto che questi possano avere una infezione da funghi o altre malattie contagiose

quando ci si lava i piedi, usare un asciugamano per strofinare vigorosamente le dita e rimuovere la pelle morta, migliorando la circolazione

cambiarsi i calzini spesso; pulire i piedi ogni giorno, utilizzando anche uno spazzolino per le unghie

se avete problemi di circolazione dovuti a diabete o a disturbi periferici vascolari, dovreste andare periodicamente dal podologo e avere molta cura delle unghie dei piedi; indossate scarpe adatte a questi tipo di problemi dei piedi. Indossate scarpe e calzini della giusta misura, non troppo stretti. Non indossate scarpe chiuse, specialmente scarpe da jogging, quando non sia strettamente necessario. Toglietele prima possibile.

se fare un lavoro che mette a rischio di infortunio i piedi, indossate scarpe con la punta di acciaio o altri dispositivi di protezione.

Per concludere

Se queste misure preventive non funzionano sulle infezioni da funghi, occorre iniziare un trattamento. Uno dei migliori prodotti sul mercato è Funginix, che agisce in modo veloce e non ha effetti collaterali.

 

http://www.inerboristeria.com/micosi-delle-unghie-dei-piedi-delle-mani.html

 

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A volte capita di notare dei puntini bianchi o giallastri e deformazioni sulla superficie delle unghie di mani e piedi: potrebbero essere una manifestazione di onicomicosi, un’infezione fungina che colpisce prevalentemente le unghie dei piedi e talvolta quelle delle mani. Comincia con i puntini e si diffonde su tutta l’unghia, a volte attaccando anche le dita vicine, fino a ispessirla e ingiallirla; a volte l’infezione tende a emanare un cattivo odore e a sbriciolare l’unghia ai lati.Contro le micosi delle unghie a mani e piedi, oltre alle terapie farmacologiche a base di antibiotici e pomate che vanno assunte sotto controllo medico, si possono prendere in considerazione alcuni efficaci rimedi naturali che, specialmente agli inizi dell’infezione, possono contrastare il fungo:

 

olio di tea tree puro: va usato diluito in una soluzione 50% olio e 50% acqua, perché è un olio molto potente e può dare problemi di sensibilizzazione, molti soggetti non lo tollerano. Oltre ad essere un efficace rimedio contro i brufoli, l’olio di tea tree è un potente antimicotico, antibatterico, antisettico e cicatrizzante.

calendula: sotto forma di pomata o tintura, da applicare sulla zona interessata, combatte e calma l’infezione con le sue proprietà antibatteriche e antisettiche.

aceto: preparare un pediluvio con 1 parte di aceto e 2 di acqua tiepida e tenere i piedi in ammollo per 15-20 minuti, poi asciugare bene i piedi e le unghie. L’aceto (di vino o di mele) è un disinfettante totalmente naturale; volendo si può aggiungere anche del sale grosso per un leggero scrub antibatterico.

aglio: tagliare uno spicchio e strofinarlo leggermente sull’unghia infetta e zone circostanti. L’aglio è un disinfettante potente ed efficace contro le infezioni esterne ma anche interne, come quelle del cavo orale.

limone: fare un impacco di succo di limone sulla zona interessata dalla micosi e lasciar asciugare all’aria. Le proprietà antibatteriche del limone aiutano a contrastare l’infezione e a rinforzare, sbiancare e proteggere la ricrescita dell’unghia.

Visto che le micosi fungine colpiscono prevalentemente i piedi perché spesso “dimenticati” al buio caldo delle scarpe, come metodo preventivo è bene asciugarli accuratamente ad ogni doccia, bagno o pediluvio, evitare di camminare a piedi nudi in luoghi umidi e pubblici come le piscine e curare attentamente la pedicure, in modo da scongiurare fastidiosi problemi e fastidi come infezioni micotiche, unghie incarnite e verruche.

 

http://www.benessereblog.it/post/23237/contro-le-micosi-delle-unghie-a-mani-e-piedi-ecco-alcuni-efficaci-rimedi-naturali

 

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Fattori di rischio

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L’onicomicosi è più comune tra gli anziani per diversi motivi, tra cui ricordiamo la minore circolazione sanguigna e la maggiore esposizione ai funghi nel corso della vita. Inoltre, con l’andare degli anni, le unghie possono crescere più lentamente e ispessirsi, e quindi essere più soggette all’infezione. Le micosi alle unghie tendono a colpire in prevalenza gli uomini, soprattutto quelli con precedenti famigliari di quest’infezione.

 

Tra gli altri fattori in grado di aumentare la probabilità di soffrire di onicomicosi ricordiamo:

 

Sudorazione eccessiva,

Lavoro in un ambiente umido,

Psoriasi (una malattia della pelle),

Calze e scarpe che impediscono la traspirazione e non assorbono il sudore,

Camminare a piedi scalzi in ambienti pubblici umidi, come le piscine, le palestre, gli spogliatoi e le docce,

Piede d’atleta (Tinea pedis),

Piccole lesioni della pelle o delle unghie, un’unghia danneggiata o un’altra infezione,

Diabete o problemi circolatori o a carico del sistema immunitario.

Sintomi

 

 

Unghia e fungo (http://it.wikipedia.org/wiki/File:Onicomicosi.jpg)

 

Probabilmente soffrite di micosi alle unghie o infezione fungina alle unghie se una o più delle vostre unghie:

 

Sono più spesse del normale,

Sono fragili, friabili o frastagliate,

Presentano deformazioni,

Sono opache, non lucide,

Sono di colore scuro per via dei frammenti che si accumulano sotto di esse.

Le unghie infette inoltre possono staccarsi dal letto ungueale e questo disturbo è detto onicolisi. Probabilmente le dita dei piedi o la punta delle dita faranno male ed emetteranno un cattivo odore.

 

Quando chiamare il medico

 

Una volta comparsa, l’onicomicosi può persistere a lungo se non viene curata; andate dal medico immediatamente se notate i primi sintomi del disturbo, che in molti casi consistono in una piccola macchia biancastra o giallastra sotto la sommità dell’unghia.

 

Pericoli

 

Le micosi alle unghie possono essere molto dolorose e causare danni permanenti alle unghie, inoltre possono provocare altre infezioni gravi in grado di diffondersi anche in altre zone dell’organismo se il vostro sistema immunitario è indebolito a causa dei farmaci, del diabete o di altre patologie.

 

Le onicomicosi sono particolarmente rischiose per i pazienti affetti da diabete e per quelli con sistemi immunitari indeboliti, ad esempio a causa della leucemia o dell’AIDS oppure per chi si è sottoposto a un trapianto. Se soffrite di diabete la circolazione e le terminazioni nervose dei piedi possono essere gravemente danneggiati; inoltre correte anche maggiori rischi di soffrire di un’infezione batterica della pelle che può avere conseguenze potenzialmente gravi.

 

Per questi motivi qualsiasi lesione anche di lieve entità al piede, comprese le onicomicosi, può provocare complicazioni più gravi, per le quali è necessario un intervento medico tempestivo. In questi casi è opportuno andare immediatamente dal medico se si pensa di soffrire di onicomicosi.

 

Diagnosi

 

Per prima cosa il medico vi controllerà le unghie; per vedere se sono presenti dei funghi con ogni probabilità raccoglierà alcuni frammenti dalla parte inferiore dell’unghia e li invierà in laboratorio per farli analizzare.

 

I frammenti possono essere esaminati al microscopio oppure sottoposti a coltura in laboratorio per capire qual è la causa dell’infezione. Altre patologie, come la psoriasi, possono avere sintomi simili a quelli dell’onicomicosi.

 

Le unghie, poi, possono essere infettate anche da altri microrganismi come i lieviti e i batteri.

 

Identificare la causa dell’infezione aiuta a decidere quale sarà la terapia più efficace.

 

Ricordiamo infine che gli specialisti di riferimento per problemi alle unghie sono dermatologi e podologi.

 

Cura e terapia

 

La micosi alle unghie può essere difficile da curare e le infezioni ricorrenti sono all’ordine del giorno. In farmacia sono disponibili creme antimicotiche e unguenti appositi, ma non sono molto efficaci. Se oltre all’onicomicosi soffrite anche di piede d’atleta, vi consigliamo di curare il piede d’atleta con farmaci per uso topico e tenere i piedi puliti e asciutti.

 

Farmaci per uso orale

 

Per curare l’onicomicosi, il medico probabilmente vi prescriverà un antimicotico per uso orale, le ricerche hanno dimostrato che i farmaci più efficaci sono la terbinafina e l’itraconazolo (Sporanox®, Triasporin®).

 

Il medico probabilmente vi consiglierà i farmaci per uso orale se:

 

Soffrite di diabete o di altri fattori di rischio,

Provate dolore o fastidio,

Volete farvi curare perché l’infezione è brutta da vedere.

Questi farmaci favoriscono la crescita di una nuova unghia non infetta, sostituendo lentamente la parte infetta dell’unghia colpita. Tipicamente li si deve assumere per un periodo variabile dalle sei alle dodici settimane, però non si vedranno i risultati della terapia finché l’unghia non ricrescerà completamente. Per eliminare un’infezione possono essere necessari quattro mesi o più e le ricadute sono frequenti, soprattutto se continuerete a esporre l’unghia al calore e all’umidità.

 

Gli antimicotici possono causare effetti collaterali che vanno dalle eruzioni cutanee ai danni epatici; i medici generalmente non li consigliano ai pazienti affetti da malattie epatiche o da insufficienza cardiaca congestizia oppure a coloro che sono in terapia con particolari farmaci.

 

Altre terapie

 

Il medico potrebbe anche suggerirvi queste altre terapie contro le micosi alle unghie:

 

Smalto antimicotico. Se soffrite di onicomicosi lieve o moderata, il medico potrebbe scegliere di prescrivervi uno smalto antimicotico che ha come principio attivo il tioconazolo (Trosyd®) o, più efficace e pratico, a base di amorolfina (Locetar®). Il primo richiede un’applicazione due volte al giorno, mentre il secondo è necessario applicarlo sulle unghie infette e sulla pelle circostante una o due volte alla settimana. Nel caso di Locetar® la durata del trattamento dipende essenzialmente dall’intensità e dalla localizzazione dell’infezione, indicativamente occorrono sei mesi di terapia per le unghie delle mani e da nove a dodici mesi per le unghie dei piedi.

Farmaci per uso topico. Il medico potrebbe anche scegliere altri farmaci antimicotici per uso topico; probabilmente vi consiglierà di usarli insieme a una lozione a base di urea disponibile in farmacia che aiuta a velocizzarne l’assorbimento. I farmaci per uso topico di solito non sono un rimedio efficace se usati da soli, però possono essere impiegati insieme a farmaci per uso orale. Il medico può limare la superficie dell’unghia (sbrigliamento) per diminuire la quantità di tessuto ungueale da curare e per cercare di rendere più efficace il farmaco per uso topico.

Intervento chirurgico. Se l’infezione è grave o estremamente dolorosa, il medico potrebbe consigliarvi di rimuovere l’unghia. L’unghia ricrescerà come quella precedente, magari più lentamente e potrebbe impiegare anche un anno per ricrescere del tutto. In alcuni casi l’intervento chirurgico viene usato insieme al ciclopirox per curare il letto ungueale.

Può rivelarsi efficace anche la terapia fotodinamica, in cui l’unghia, trattata con un acido, viene irradiata con un raggio laser.

Stile di vita e rimedi pratici

 

In alcuni casi i pazienti sperimentano particolari rimedi casalinghi, perché le terapie che abbiamo ricordato in precedenza impiegano molto tempo per agire e a volte non sono efficaci. Due rimedi che sembrano efficaci contro le micosi alle unghie sono l’aceto e il Vicks VapoRub®.

 

Aceto. Non esiste alcuna prova scientifica che tenere le unghie a mollo nell’aceto possa servire per sconfiggere le onicomicosi, però alcune ricerche hanno dimostrato che l’aceto è in grado di inibire la crescita di alcuni tipi di batteri. Gli esperti suggeriscono di fare un pediluvio di 15-20 minuti in una miscela di una parte d’aceto e due parti di acqua tiepida. Alla fine è opportuno risciacquare bene e asciugare i piedi accuratamente. Questo pediluvio può essere fatto una volta al giorno, però se la pelle si irrita provate a farlo soltanto due o tre volte alla settimana oppure aumentate la quantità d’acqua nella miscela.

Vicks VapoRub®. Proprio come per l’aceto gli esperimenti clinici finora eseguiti non hanno dimostrato l’efficacia per la cura delle onicomicosi, però numerose voci di corridoio sembrerebbero confermare che funziona davvero. Non si sa con esattezza quale sia la frequenza ottimale di applicazione, quindi chiedete consiglio al vostro medico prima di usarlo sulle vostre unghie.

Prevenzione

 

Per aiutare a prevenire l’onicomicosi e ridurre le infezioni ricorrenti, non dimenticate le buone norme per l’igiene delle mani e dei piedi e seguite questi consigli:

 

Tenete le unghie corte, asciutte e pulite. Tagliatele dando loro una forma quadrata e limate le zone ispessite. Asciugate accuratamente le mani e piedi, compresa la pelle tra le dita, dopo che vi siete fatti il bagno o la doccia.

Indossate le calze giuste. I calzini sintetici che lasciano traspirare l’umidità possono tenere i piedi più asciutti rispetto a quelli di cotone o di lana (è anche possibile indossarli sotto gli altri calzini). Cambiateli spesso, soprattutto se i vostri piedi sudano troppo. Se possibile, toglietevi le scarpe durante la giornata e dopo aver fatto esercizio fisico. Alternate le scarpe chiuse con quelle aperte.

Usate uno spray o una polvere antimicotica. Spruzzate o cospargete i piedi e l’interno delle scarpe.

Indossate i guanti in lattice. I guanti proteggono le mani dall’eccessiva esposizione all’acqua. Tra un uso e l’altro capovolgete i guanti per farli asciugare.

Non tagliate e non strappate la pelle intorno alle unghie. Se lo fate permetterete ai germi di penetrare nella pelle e sotto le unghie.

Non camminate scalzi nei luoghi pubblici. Indossate sempre le scarpe quando siete in piscina, nelle docce o negli spogliatoi.

Scegliete un centro estetico rinomato per la manicure e la pedicure. Assicuratevi che il centro sterilizzi tutti gli strumenti (ne sarebbe conferma, per esempio, vedere estrarre gli strumenti da una busta sigillata); sarebbe addirittura preferibile portare i vostri da casa.

Non usate lo smalto né le unghie finte. Potreste essere tentate di nascondere l’onicomicosi sotto uno strato di un bello smalto rosa, però lo smalto può intrappolare l’umidità e quindi aggravare l’infezione.

Lavatevi le mani dopo aver toccato un’unghia infetta. I funghi potrebbero infettare anche le altre unghie.

http://www.farmacoecura.it/pelle/micosi-alle-unghie-onicomicosi-sintomi-prevenzione-e-cura/

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STOMACO : Lo stomaco brucia : soluzioni naturali

Il 70 per cento delle persone adulte soffre di patologie grastriche e spesso la medicina tradizionale ha pesanti effetti collaterali

Un bruciore che nei momenti più inaspettati prende appena sotto lo sterno, risale fino alla gola e pare non passare più; la sensazione di avere un macigno del peso di una tonnellata proprio sullo stomaco; un dolore acuto alla parte alta dell’addome così totalizzante da impedire di pensare ad altro; un gonfiore continuo che non si riesce a spiegare: un quadro clinico che suscita un po’ di timore. Invece, stiamo parlando forse dei sintomi più diffusi al mondo. Li accusa circa il 70% degli adulti e si stima che il 50% dei soggetti sopra i 45 anni che li hanno trascurati avranno conseguenze a lungo termine. Stiamo parlando delle patologie gastriche e correlate.

Le cause dei sintomi a carico del primo tratto digerente possono essere molto diverse. L’Helicobacter Pylori è uno dei maggiori responsabili di sintomi gastrici: il batterio, presente nel 90% delle gastriti e nel 70% delle ulcere, colonizza infatti la mucosa distruggendo meccanicamente i suoi rivestimenti protettivi esponendola all’azione corrosiva del succo gastrico. Anche l’abuso di aspirina e di altri antinfiammatori è associato a bruciori e iperacidità con un significativo rischio di gastriti ed ulcere; questi farmaci esercitano infatti la loro azione antinfiammatoria inibendo la sintesi delle prostaglandine, una famiglia di molecole naturalmente presenti nel nostro organismo che si divide in due gruppi ben distinti: le prostaglandine pro infiammatorie, responsabili di molti dei sintomi dell’infiammazione, e le prostaglandine gastroprotettive che si dispongono sulle pareti dello stomaco e lo proteggono dall’azione corrosiva degli acidi gastrici.

L’inibizione non selettiva di questa famiglia di composti fa sì che venga inibita la sintesi delle prostaglandine pro infiammatorie, ottenendo quindi l’azione antinfiammatoria ricercata dal farmaco, ma nello stesso tempo, venga inibita anche la sintesi delle prostaglandine protettive della mucosa gastrica, con il risultato che la mucosa stessa, privata delle sue naturali difese, viene esposta all’azione dei succhi digestivi con il reale pericolo di lesioni e ulcerazioni.

 

La terapia convenzionale

Data la diffusione delle problematiche gastriche, è intuitivo pensare che i rimedi “convenzionali” siano molteplici: antiacidi, inibitori della pompa protonica, H2-antagonisti. Tuttavia, come accade spesso nella medicina ufficiale, il metodo con il quale si tenta di risolvere la patologia produce, nell’organismo del paziente, effetti negativi anche seri. Eccoli.

 

• Farmaci antiacidi: sono principalmente sali di Alluminio, Calcio, Sodio e Magnesio, che reagiscono con l’Acido Cloridrico, prodotto dallo stomaco, neutralizzandone l’eccessiva acidità; sono farmaci sintomatici, eliminano quindi solo i sintomi dell’aumento di acidità, non agiscono invece sulla causa che lo produce. Nonostante il loro grande utilizzo, a tutt’oggi non esiste ancora un antiacido ideale: gli effetti collaterali, collegati in particolare alla presenza dei metalli summenzionati, sono molteplici e ben evidenti.

Sicuramente il primo responsabile degli effetti collaterali degli antiacidi è l’Alluminio: presente quasi sempre come “Alluminio idrossido”, è responsabile di disturbi a diversi distretti anatomici. Si è dimostrato infatti che l’Alluminio indebolisce i tessuti del canale digerente, “sequestra” le vitamine e altri nutrienti rendendoli inutilizzabili dall’organismo, oltre a provocare costipazione e disordini intestinali. Inoltre, assumere quantità eccessive di Alluminio può provocare sintomi da avvelenamento come stitichezza, coliche, perdita dell’appetito, nausea, disturbi dermatologici, spasmi muscolari agli arti inferiori, sudorazione eccessiva, e perdita di energia. Ma gli effetti collaterali principali di questo metallo sono di ben altra portata: si è scoperto infatti che una delle forme di Alluminio più utilizzate come antiacido, il gel di idrossido d’Alluminio, può ridurre il fosfato del sangue provocando la dissoluzione ossea, dolori e l’indebolimento muscolare. L’ingestione ricorrente di questo metallo riduce la massa ossea e la formazione della matrice e dell’osso. Ma non è finita qui: piccole quantità di sali solubili di Alluminio nel sangue causano una forma di avvelenamento lenta, caratterizzata da paralisi motoria e intorpidimento di alcune parti del corpo con degenerazione dei reni e del fegato. Possono presentarsi anche cambiamenti anatomici nei centri nervosi e sintomi di infiammazione gastrointestinale. Questi sintomi sono il risultato dello sforzo del corpo per eliminare il veleno. Ancora, l’Alluminio è fortemente coinvolto in alcuni disturbi del comportamento: infatti gli ioni di alluminio si depositano facilmente negli accumuli di grasso corporei e nel cervello provocando scompensi del Sistema Nervoso Centrale determinando, a lungo andare, l’insorgenza di patologie quali saturnismo e sbalzi d’umore; inoltre è stato recentemente evidenziato che quantità anche infinitesimali di Alluminio nel cervello sono collegate ad attacchi epilettici, demenza senile, convulsioni e morbo di Alzheimer.

Anche il Sodio presente in questi farmaci sortisce effetti negativi sulla salute che interessano diversi distretti corporei: il primo e fondamentale è sicuramente la ritenzione idrica con manifestazioni che vanno dai più effimeri problemi di inestetismi cutanei, a quelli ben più seri come l’ipertensione. Altri effetti collaterali sono alcalosi sistemica, stipsi o diarrea, eruttazioni gassose, “ritorno acido” dovuto ad una iperneutralizzazione della acidità gastrica con conseguente ripresa dell’attività secretoria da parte della mucosa gastrica, il che può portare il pH nello stomaco a valori anche più acidi di quelli di partenza.

 

• Farmaci inibitori della pompa protonica (PPI): sono i farmaci antiulcera per eccellenza, prescritti in prima battuta in tutti i casi di bruciori e gastriti. Il loro meccanismo d’azione prevede il blocco irreversibile della cosiddetta pompa protonica, che produce l’acido cloridrico, ma non solo: infatti, gli inibitori della pompa protonica bloccano anche la secrezione acida indotta dalla gastrina con la conseguenza di aumento, per riflesso, della secrezione della gastrina stessa che porta poi a ipergastrinemia. Alti livelli di gastrina possono provocare iperplasia delle cellule del fondo gastrico che contengono istamina. Nel modello animale, l’iperplasia si è spesso evoluta in carcinoma gastrico. Questi farmaci, di uso diffusissimo, oltre a presentare numerosi effetti collaterali, alterano sensibilmente i processi digestivi, con conseguenze disastrose a livello gastro-intestinale. È stato inoltre evidenziato che gli inibitori della pompa protonica interferiscono con l’assorbimento di calcio e vitamine (oltre che di alcuni farmaci) e inducono un aumento del rischio di fratture all’anca, risultando perciò dannosi ai fini della tutela dell’integrità dello scheletro.

 

• Farmaci H2 Antagonisti: sono molecole che inibiscono la secrezione acida gastrica indotta dall’istamina ed in minor misura quella mediata dalla gastrina e dall’aceticolina. Gli H2 antagonisti inibiscono la secrezione acida basale e notturna, come pure quella stimolata dal cibo. Tuttavia, i problemi collaterali di questi farmaci sono tutt’altro che lievi: gli H2 Antagonisti hanno infatti un effetto antiandrogenico che può causare ginecomastia (crescita del seno sugli uomini) ed impotenza, inoltre alcune molecole hanno provocaro stati d’ansia, panico, confusione mentale, perdita della memoria. L’effetto collaterale forse più significativo però riguarda la capacità di questi farmaci di inibire il Citocromo P450, questo porta ad un aumento della permanenza in circolo di altri farmaci eventualmente assunti, i quali permanendo più a lungo nell’organismo, aumentano i loro effetti tossici.

 

L’alternativa naturale

Come in molti altri casi, anche per le patologie gastriche la migliore alternativa ci viene offerta dalla natura: esistono infatti alcune piante il cui contenuto in attivi, comprende molecole a cui sono state riconosciute attività utili al benessere gastrico. Vediamo quindi quali estratti ci possono venire in aiuto e per quali problematiche.

Il posto d’onore tocca all’Estratto di semi di Pompelmo, ormai noto per le proprietà antibatteriche. è un aiuto fondamentale per debellare una delle principali cause di gastriti e altri problemi gastrici: l’Helicobacter Pylori. L’estratto esplica una potente, efficace e risolutiva azione antimicrobica verso questo batterio, che invece risulta di difficilissima eradicazione con gli antibiotici di sintesi. Ma non è finita qui. Negli ultimi dieci anni, in seguito ad alcuni studi di efficacia, quest’estratto ha cominciato a esser utilizzato anche come protettore e riparatore della mucosa gastro-intestinale. Alcuni studi hanno confermato il ruolo gastroprotettivo e la capacità di accelerare la guarigione delle lesioni con un ruolo protettivo sulla mucosa gastrica. Determina un aumento del flusso sanguigno nella sottomucosa, che garantisce un continuo apporto di ossigeno ed elementi nutritivi necessari, sostiene il ricambio e la crescita cellulare, favorisce la rapida reintegrazione dell’epitelio mucosale e lo protegge dai danni dello stress ossidativo. Queste attività di antimicrobico e protettore, riparatore della mucosa gastrica, rendono l’estratto ideale per un approccio naturale ed efficace, per qualsiasi problematica gastrica.

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Ma non è l’unico estratto utile nella risoluzione delle sintomatologie gastriche. In particolare, contro l’acidità, gli estratti vegetali ideali, oltre al pompelmo, sono:

 

• Alloro (Laurus nobilis). Noto per le sue proprietà antispasmodiche e rilassanti dovute principalmente alla presenza di pectine e mucillagini che esplicano un’azione tamponante l’iperacidità gastrica e protettiva sulla mucosa.

• Centella (Centella asiatica). Gli studi d’efficacia hanno dimostrato l’attività di stimolazione della ristrutturazione e rigenerazione del tessuto connettivo. Il suo impiego risulta prezioso per ristrutturare e rafforzare la barriera mucosa gastro-intestinale, per proteggere dal danno dovuto all’iperacidità e per accelerare la rimarginazione delle lesioni.

• Salicaria (Lythrum salicaria). Risolve lo stato infiammatorio della mucosa gastro-intestinale e favorisce l’emostasi delle lesioni, prevenendo le complicanze emorragiche tipiche dell’ulcera peptica.

• Boswellia (Boswellia serrata). è ricca di acidi boswellici con spiccate proprietà antinfiammatorie dovute all’inibizione dei mediatori dell’ infiammazione, e al blocco della liberazione dell’enzima responsabile della distruzione del collagene e dei tessuti coinvolti nel processo infiammatorio. Manifesta inoltre un’attività protettiva nei confronti di ulcere e gastriti.

• Rutina. Bioflavonoide presente in diverse specie vegetali tra cui la vite rossa, i mirtilli, le mele rosse, ecc. Gli studi le hanno attribuito una spiccata attività vasoprotettrice, oltre che antiossidante e riepitelizzante, grazie alle quali coadiuva ed accelera i processi di cicatrizzazione delle mucose infiammate o danneggiate e dei vasi sanguigni sottostanti.

• Passiflora (Passiflora incarnata). Originaria del Sud America, è nota per le proprietà sedative e calmanti. Data la rilevanza di stress e ansia nell’insorgenza di bruciori e acidità, la passiflora risulta particolarmente indicata. Inoltre, la sua riconosciuta capacità di alleviare gli spasmi gastro-intestinali consente di ottenere anche un effetto sedativo del dolore. Un test clinico dimostra che l’estratto di passiflora è sicuro nel trattamento di stati ansiosi e nervosi, senza il rischio di dipendenza, assuefazione e tendenza alla depressione.

 

Quali altri rimedi ci può offrire la natura?

* Ananas (Ananas sativus). Soprattutto il gambo è ricco in Bromelina, enzima con due attività: proteolitica (cioè di scissione delle proteine) che conferisce al frutto una spiccata azione digestiva e inibitrice delle prostaglandine infiammatorie con stimolazione della sintesi delle prostaglandine protettive, che conferisce un’azione antinfiammatoria e protettiva della mucosa gastrica.

• Cardo (Silybum marianum). Noto per le straordinarie virtù antiossidanti e disintossicanti ma non solo: infatti, la tradizione fitoterapica, confermata da recenti studi scientifici, attribuisce al Cardo anche un’attività digestiva e antispasmodica, i cui responsabili sono stati individuati nei principi “amari” presenti nel fitocomplesso.

• Rabarbaro (Rheum officinalis). Le attività di questa pianta sono molteplici e collegate alla presenza di principi amari antrachinonici, che gli attribuiscono le note proprietà stomachica, digestiva, amaro tonica, pro-cinetica gastrica.

• Coriandolo (Coriandrum sativum). Conosciuto già dai tempi dell’antico Egitto. La fitoterapia moderna riconosce al Coriandolo le proprietà carminativa (favorisce l’assorbimento dei gas gastrici e intestinali), stomachica (favorisce la funzionalità gastrica) ed eupeptica (favorisce la corretta digestione).

• Cardamomo (Elettaria cardamomum). Considerata una delle spezie più preziose al mondo, presenta svariate proprietà salutistiche dovute principalmente al suo alto contenuto in terpeni con attività antibatteriche e batteriostatiche, che attribuiscono al Cardamomo le attività eupeptica, stomachica e carminativa.

• Carvi (Carum carvi). Le molecole presenti in maggiore quantità sono il Carvone, il Limonene e il Tujone. Grazie alla loro presenza, al Carvi è riconosciuta attività antimicrobica, eupeptica-carminativa, antispasmodica e spasmolitica.

Stefania Marchisio

http://www.famigliacristiana.it/costume-e-societa/star-bene/medicina-e-salute/articolo/lo-stomaco-brucia-soluzioni-naturali_060611132004.aspx

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Gli adolescenti consumano piu' droghe. Rapporto Cnr

Nel 2012 - su una popolazione scolastica pari a 2,5 milioni di ragazzi si stima che oltre 500mila studenti delle scuole medie superiori abbiano consumato cannabis, poco piu' di 60mila cocaina e 30mila oppiacei. Ci sono poi i consumatori di allucinogeni e stimolanti: circa 60mila per ciascuna categoria di sostanze. A dirlo, sono i dati di Espad-Italia (European school survey on alcohol and other drugs), 15esima edizione dello studio sulla popolazione studentesca, realizzato per il nostro paese dal Reparto di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ifc-Cnr). L'indagine ha coinvolto 45.000 studenti delle scuole medie superiori e 516 istituti scolastici di tutta la penisola. "Il nuovo studio attesta una generale tendenza alla stabilizzazione nel numero di consumatori per tutte le sostanze; tuttavia, si osservano alcuni interessanti incrementi", dichiara la responsabile dello studio, Sabrina Molinaro dell'Ifc-Cnr. "I dati parlano innanzitutto di un aumento del consumo di cannabis: nel 2012 dichiarano di averne fatto uso almeno una volta nella vita e negli ultimi dodici mesi rispettivamente il 28,1% e 22,1% del campione, contro il 27,5% e 21,5% rilevati nel 2011. Il dato nell'ultimo anno pone l'Italia cinque punti sopra il 17% di media europea, seppur lontanissima dal 42% della Repubblica Ceca e dal 39% della Francia. I ragazzi sono piu' coinvolti delle coetanee (27% contro 17%) e l'assunzione e' avvenuta venti o piu' volte nell'ultimo anno per il 31% dei consumatori e il 16% delle consumatrici. L'eta' media del primo contatto e' 15 anni". Aumentata lievemente anche l'assunzione di stimolanti: 3,8% nella vita e 2,6% nell'ultimo anno, contro 3,6% e 2,4% della precedente rilevazione, con un picco (consumi ultimo anno) del 4% tra i 19enni. Anche in questo caso, come avviene in genere, i maschi sono piu' attratti rispetto alle ragazze (3,6% contro 1,6%), in particolare da amfetamine ed ecstasy.

L'eroina, sostanza in flessione rispetto al decennio scorso, segnala una lieve ripresa nell'ultimo anno: dall'1,2% nel 2011 all'1,3% (2% tra i maschi, 0,6% tra le ragazze) e anche tra gli assuntori frequenti (10 o piu' eventi nell'ultimo mese) si passa dallo 0,5% allo 0,6%. La cocaina e' stata assunta nell'ultimo anno dal 2,7% degli intervistati (dato uguale al 2011), in maggioranza ragazzi (3,8% contro 1,6%); si attesta sullo 0,7% la quota di chi la assume regolarmente. Relativamente alle sostanze allucinogene (LSD, ketamina e funghi) il 2,5% dei giovani intervistati ammette l'uso nell'ultimo anno, ma tra i diciannovenni la quota arriva al 3,8%, e l'1,5% nell'ultimo mese. "Per le sostanze alcoliche si registra un primato tutto italiano: nel 2012 il consumo nella vita interessa l'88,6% del campione, quello nell'ultimo anno l'81,1% e il 64,7% degli intervistati ha bevuto nell'ultimo mese", prosegue la ricercatrice. "Un dato che ha origini culturali e non evidenzia particolari comportamenti a rischio, ma va sommato a quello preoccupante del 'binge drinking' (almeno cinque bevute in un'unica occasione) praticato dal 35,1% degli studenti, tra i quali il 60% dei maschi e il 68% delle femmine riferisce uno o due episodi al mese e piu' di un quinto da tre a cinque volte". Il dato sull'ubriacatura resta comunque inferiore a quello della media europea. Negli ultimi anni, inoltre, dilaga il consumo delle cosiddette bevande energetiche, che si attesta al 41% del campione. "Nonostante siano analcoliche, queste bevande contengono sostanze stimolanti che spesso si abbinano all'abuso di alcol", osserva Molinaro. "Gli utilizzatori di queste bevande si ubriacano piu' del doppio rispetto a chi non le beve: il 40,5% almeno una volta nell'anno (contro il 19%), il 54,3% nell'ultimo mese (contro il 28%)".

Il 15,4%, infine, dichiara di aver assunto psicofarmaci senza prescrizione, mentre oltre il 52% degli studenti a cui sono stati prescritti ha continuato ad assumerne senza controllo medico. I piu' diffusi sono i farmaci per dormire e per le diete. Passando ai dati regionali, in raffronto con l'anno precedente, si evidenzia come siano gli studenti del Sud ad aver incrementato maggiormente i consumi. L'uso di cocaina in Sardegna e' passato cosi' dal 3,8% rilevato nel 2011 al 4,6%; in Sicilia dal 3,5% al 4,3%; in Calabria dal 3,6% al 3,9%. I consumi di cannabis presentano un'inversione di tendenza dopo una lenta e costante diminuzione dal 2008 in quasi tutte le regioni e anche se l'incremento riguarda soprattutto i maschi si registra un aumento tra le ragazze in Calabria, dal 9,5% del 2011 al 13,3% del 2012; in Basilicata dal 13,1% al 15,3% e in Puglia dal 14% al 16,2%. Relativamente all'eroina, le prevalenze piu' elevate riguardano ancora i ragazzi del meridione: nelle due Isole maggiori e in Calabria le prevalenze sono del 2,4%; in Basilicata, nel Molise e in Puglia del 2,3%, con notevoli incrementi rispetto al 2011. Il consumo di allucinogeni tra gli studenti di sesso maschile, spacca l'Italia in due e l'incremento riguarda principalmente il Sud: in Sardegna si passa dal 2,8% del 2011 al 3,7% del 2012; in Sicilia dal 2,5% al 3,4%; in Puglia dal 2,7% al 3,2%. Per quanto riguarda l'abuso di stimolanti si rileva una sostanziale omogeneita' tra i giovani maschi salvo l'aumento riscontrato in Molise (dal 3,2% al 4,1%) e nel Lazio (dal 2,9% al 4,3%). "Riteniamo importante diffondere il piu' possibile i risultati e rendere la lettura di questi numeri chiara e facilmente interpretabile", conclude la ricercatrice Ifc-Cnr. "L'importanza dell'indagine Espad, svolta attraverso la somministrazione di un questionario in forma anonima, risiede nell'individuazione di quelle aree cui destinare interventi di prevenzione adeguati alle problematiche giovanili: proprio a tal fine lo studio si ripete a cadenza annuale ormai dal 1999".

 

I dubbi del DPA

''Quelli del CNR sono dati che si riferiscono al 2012 (oggi disponiamo anche dei dati piu' aggiornati del 2013) e che presenterebbero qualche contraddizione con altre ricerche eseguite con metodiche avanzate che hanno determinato la presenza di metaboliti delle sostanze stupefacenti nelle acque reflue delle citta' dove e' invece stato riscontrato un calo dei consumi generali per tutte le sostanze''. Lo sottolinea in una nota il capo del dipartimento antidroga Giovanni Serpelloni. ''Qualche dubbio lo abbiamo anche sul numero totale dei tossicodipendenti riportato che ci sembra troppo elevato rispetto alle nostre stime, ma sara' interessante approfondire queste differenze che ci permetteranno di comprendere ancora meglio il fenomeno anche in Italia". "I dati preliminari in nostro possesso e provenienti da varie fonti indipendenti - sottolinea il capo del dipartimento a proposito dell'aumento del consumo di droga tra gli adolescenti - non dimostrerebbero questo fenomeno se non per l'uso di cannabis, il quale aumento potrebbe essere conseguenza di una diminuzione della percezione del rischio da parte dei giovani per le continue campagne che vengono fatte che tendono a sminuire le potenzialita' tossiche di questa droga''.

 

http://salute.aduc.it/notizia/adolescenti+consumano+piu+droghe+rapporto+cnr_127292.php

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Scoperta shock nella lotta ai tumori, Chemio ne aumenta la crescita

Una ricerca del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle che ha evidenziato l’effetto controproducente della chemioterapia.

La chemio aumenta la crescita dei tumori, li rende praticamente più aggressivi, non facendo altro che peggiorare le condizioni del paziente, a prescindere dai noti effetti collaterali indotti dalla chemio stessa. La notizia è apparsa sulla rivista Nature e riporta i risultati di una ricerca del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle che ha evidenziato l’effetto controproducente della chemioterapia nelle forme tumorali avanzate, mentre invece tali effetti non sembrano essere presenti in soggetti in cui il tumore è in fase iniziale, ovvero è stato scoperto precocemente, prima che potesse diventare eccessivamente invasivo.

Gli autori della ricerca chiariscono comunque che la chemioterapia ha salvatomoltissime vite umane e che continuerà a farlo, ma ciò non toglie che sarà necessario adottare le precauzioni del caso per evitare una crescita incontrollata dei tumori.

Questo avviene perché la chemioterapia stimola i fribroplasti, particolari cellule, a produrre una particolare proteina nota con il nome di WNT16B, e provoca un notevole incremento, nelle cellule sane limitrofe, di questa sostanza che interagisce con le cellule tumorali facendole crescere, propagare e quel che è peggio, rendendole più resistenti ad altri trattamenti antitumorali. La soluzione, che sembra essere a portata di mano, potrebbe consistere nella somministrazione contemporanea alla chemio di un anticorpo specifico alla WNT16B, in modo da limitare al massimo questo terribile effetto collaterale.

Del resto, come dicono non solo gli autori della ricerca ma anche i maggiori esperti del settore, in laboratorio è ormai possibile uccidere qualsiasi forma di cellula tumorale, cosa che però non accade in vivo in quanto si dovrebbe arrivare a somministrare dosi talmente elevate di farmaco da essere praticamente letali per l’uomo. La strada che ormai tutti i laboratori di ricerca sparsi in giro per il mondo stanno battendo è quella di una maggiore specificità del trattamento, che dovrebbe essere praticamente a misura di paziente, cioè in grado di colpire e distruggere solo le cellule malate, senza interessare minimamente quelle sane.

Del resto, tutti gli operatori del settore sanno bene che la chemio, dopo una fase iniziale nella quale sembra produrre dei notevoli effetti positivi, comincia a non essere più efficace, anzi, addirittura controproducente, ed è proprio quanto risulta dalla ricerca citata in precedenza.

Certamente, risetto a 20-40 anni or sono, di passi in avanti ne sono stati fatti parecchi, anche se si è ancora lontani dalla soluzione definitiva del problema. È sempre una questione di tempo, tempo che purtroppo molti pazienti non hanno, e quindi la lotta ai tumori deve per il momento passare necessariamente per la prevenzione e la diagnosi precoce, i soli due modi per potere contare su di una remissione totale della malattia, o in alternativa, su di una sopravvivenza abbastanza lunga.

Questa notizia, che a dire il vero non è recentissima, e che in effetti i maggiori organi di informazione hanno in un certo senso trascurato, potrebbe in alcuni far sorgere il sospetto che le case farmaceutiche pensino più ai loro profittiche alla salute di milioni di persone che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in un tumore. Questa considerazione sembrerebbe invece essere oggettivamente fuori luogo, in quanto se è vero che con degli aggiustamenti della terapia potrebbe essere possibile aggirare l’ostacolo, sarebbe nell’interesse delle aziende produttrici introdurla per rendere più sicura lachemioterapia che, in tutti i casi, continuerà ad essere praticata in tutto il mondo fin quando la ricerca non produrrà qualcosa di più efficace e innovativo.

Non resta quindi che avere più attenzione verso se stessi, fare i dovuti esami diagnostici a scadenze regolari, come del resto viene ormai consigliato da tutti gli esperti oncologi, e non sottovalutare mai anche i più piccoli segnali che il nostro organismo ci invia in caso di qualche guasto al sistema.

 

Fonte http://www.tuttasalute.net/22309/scoperta-shock-nella-lotta-ai-tumori-chemio-ne-aumenta-la-crescita.html

 

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