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Cosa Succede Dopo la Morte

Le informazioni qui riportate possono venir lette, in forme più o meno differenti, in numerosi testi di esoterismo.

 

Data la natura stessa dell'argomento, tali nozioni circa il percorso umano dopo la morte fisica possono venir trasmesse solo in maniera molto imperfetta; la loro importanza è tuttavia eccezionale, poiché una concezione di quanto l'uomo è destinato a compiere una volta abbandonato il corpo fisico, che sia chiara e purgata di pregiudizi moderni, serve a inserire il momento del suo passaggio nell'aldilà in un più giusto contesto e a privarlo della tragicità di cui è attualmente intriso.

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L'esistenza di chi è costretto a vivere paventando la morte è in fondo un'esistenza meschina, l'ombra di ciò che potrebbe essere l'esistenza di chi si sente - si percepisce interiormente - un essere immortale.

 

Non saranno certo alcune elementari nozioni a permettere il verificarsi di questo sentire nel lettore; per arrivare a ciò è infatti necessario un accurato lavoro su di se, ma tale lavoro ha inizio proprio da qui, cioè dalla rimozione del velo di ignoranza riguardo tutto ciò che non ricade immediatamente sotto i sensi.

 

Non si vuole quindi convincere di nulla, ma solo seminare un differente ordine di pensiero nella mente di chi ascolta, trasmettere una vibrazione più elevata, una forma pensiero meno banale di quelle a cui siamo fin troppo avvezzi.

 

Ogni sapere intorno agli argomenti che travalicano le cose ordinarie porta in se particolari vibrazioni che mettono in moto le vibrazioni corrispondenti nell'anima di chi riceve tale sapere, l'anima infatti tutto già conosce circa il suo mondo e deve solo essere aiutata dall'esterno a ricordare coscientemente ciò che sa già.

 

In chi si presta a ricevere il nuovo con una buone dose di lucido spirito critico, ma in maniera esente da preconcetti, tali vibrazioni compiono un buon lavoro e si creano le basi perché il sapere diventi poi comprensione interiore. Tali sono i primi irrinunciabili passi sulla strada dell'apertura della coscienza.

 

L'ignoranza circa la morte.

 

 

Si immagini di essere stati a una festa in maschera e che ci si sia fatto prestare sul posto un travestimento da Martin Lutero da indossare per tutta la durata della festa. Si è impersonato Lutero per diverse ore, ci si è divertiti molto, e si è anche sentito un certo disagio (misto a stupore) quando si è incrociato qualcuno travestito da papa Leone X.

 

Non si crede però possibile che un uomo sano di mente, al termine dei festeggiamenti, decida di non restituire il vestito che gli era stato prestato e di andare via continuando a impersonare Martin Lutero anche al di fuori della festa.

 

L'anima (l'uomo) a un certo punto del suo percorso vitale deve fare la stessa cosa con i suoi tre involucri (corpo fisico, corpo emotivo e corpo mentale): deve uscirne e restituirli ai rispettivi tre corpi della Terra. In altre parole gli atomi che al momento della nascita l'anima aveva addensato intorno a se per costruirsi i tre corpi, non essendo più tenuti insieme, si disuniscono e tornano a vagare liberamente nei rispettivi ambienti: il corpo fisico, il corpo emotivo e il corpo mentale del pianeta Terra.

 

In tutti gli scritti esoterici si afferma che non solo la morte esiste, ma ne esistono ben tre: una per ogni corpo che l'uomo deve abbandonare.

La prima è universalmente accettata dall'uomo ordinario e riguarda il degenerare del corpo fisico fino al punto in cui questo diviene incapace di svolgere le funzioni per cui è stato costruito e viene abbandonato dall'anima. Le limitate idee comuni sostengono che dopo la morte del corpo fisico "tutto è finito", cioè che la coscienza del Se, l'anima, si perda non si sa bene dove (non potendo qualcosa semplicemente sparire dall'esistenza!) per il solo fatto di aver abbandonato un guscio fisico ormai inservibile.

 

Se molti uomini sono ignoranti riguardo la vita dopo la morte del corpo fisico, questo non significa che tutti gli uomini soffrano della medesima ignoranza su questo argomento. Il diffuso modo di pensare secondo cui dopo la morte del corpo fisico si interrompa la vita stessa di un uomo risiede principalmente nel fatto che quasi tutti i signori scienziati ritengono sia impossibile conoscere alcunché circa gli stati successivi all'uscita dal corpo fisico.

 

Di norma tutto ciò che loro non possono conoscere pensano che nessuno possa conoscerlo! Credono in effetti che il loro stato di coscienza sia l'unico possibile, e da ciò deducono che se loro sono ignoranti su questo argomento tutti lo siano allo stesso modo... e chi pensa di saperne qualcosa è ritenuto un ciarlatano. Il ridicolo della condizione non è quindi nell'essere ignoranti - tutti in qualche modo lo siamo - ma nel giustificare questa ignoranza ritenendo inconoscibile in generale ciò che loro in particolare non sono riusciti a conoscere con i propri strumenti.

 

In realtà oggi come nei tempi antichi sono sempre vissuti individui capaci di interagire con i mondi sottili dei disincarnati e di farlo talvolta mossi da intenzioni non proprio altruistiche (ciò è conosciuto come Magia Nera). Presso le civiltà più antiche tali conoscenze erano acquisite per visione diretta - grazie alla chiaroveggenza - dai Maestri di Saggezza, e poi diffuse e rese alla portata di tutti attraverso insegnamenti e manifestazioni rituali. Essi avevano il potere di guardare nell'aldilà e di riferire ciò che ritenevano utile. Vera conoscenza può dirsi solo la conoscenza diretta: un percepire interiore per mezzo del Cuore e dei sensi sottili a esso collegati (chiaroveggenza e chiaroudenza).

 

L'uomo moderno invece si ostina a pensare che ciò che non sia stato sperimentato dai suoi strumenti scientifici (conoscenza non diretta) non possa essere preso seriamente. Considera la sua conoscenza la forma più evoluta di conoscenza per il solo fatto che essa è temporalmente successiva a quella degli antichi, e ritiene per questo le civiltà che lo hanno preceduto ingenue, primitive e dedite alla superstizione. Per il fatto di aver inventato il computer l'uomo odierno crede di possedere più conoscenza di un sacerdote precolombiano o di uno sciamano Sioux riguardo gli stati della morte... anzi, il che è ancora più grave, crede che loro si illudessero di conoscere qualcosa che non può essere conosciuto in assoluto!

 

Oltre il corpo fisico.

 

 

 

Abbandonato il corpo fisico l'anima si trova a occupare ancora gli altri due. Quello fisico è infatti il primo involucro a essere lasciato, ma il corpo emotivo (o astrale) e il corpo mentale - potendo vivere indipendentemente dal fisico - permangono ancora per un certo tempo e la coscienza dello individuo si trasferisce quindi in essi al fine di sviluppare i processi che saranno ora spiegati.

 

Innanzitutto si deve precisare che al momento della morte fisica l'uomo perde coscienza e cade in una sorta di sonno profondo che può durare un tempo molto variabile; nel caso di una coscienza avanzata il risveglio nell'aldilà avviene dopo un periodo molto breve.

 

Abbandonato il corpo fisico si diviene coscienti nel corpo astrale - detto "fluidico" o "mercuriale" - pertanto quando si esce da questo primo periodo di incoscienza non si percepisce più il piano fisico, ma si percepisce quello emotivo, meglio conosciuto come mondo astrale, che diventerà il nuovo ambiente dell'uomo disincarnato.

 

Una delle domande poste più frequentemente dai neofiti è: "Ma dopo la morte io conserverò ancora la mia coscienza? Saprò di essere ancora io?".

In effetti questo è l'aspetto che più preme all'essere umano. Egli spesso accetta, anche se con estrema difficoltà, di dover abbandonare i luoghi, gli amici, i parenti, il partner e gli oggetti a cui tanto è attaccato, ma non riesce ad accettare l'idea di poter sparire completamente e non esistere più nemmeno in quanto forma di coscienza.

 

La domanda dovrebbe però essere un'altra: "Prima della morte io ero veramente cosciente? Sono mai stato consapevole di essere io?". La questione fondamentale non è infatti: "C'è coscienza dopo la morte?" bensì: "C'è coscienza dopo la nascita?"

 

Quando esce dal periodo di oblio dovuto alla transizione da un piano all'altro, l'uomo diviene cosciente nel suo corpo astrale solo nella misura in cui lo era già stato durante la vita sul piano fisico. Quindi per sapere quanto sarà cosciente di se in astrale - oppure quanto sarà cosciente di se come anima nel «corpo di gloria» - una volta defunto, è sufficiente che egli si chieda quanto è cosciente già adesso in astrale o come anima!

 

Se durante la sua vita fisica un individuo si è sempre completamente identificato con il suo cervello fisico, perché si è sempre sentito cosciente solo in esso, allora quando tale corpo perirà... lui in una certa misura perirà con esso!

 

Ciò significa che l'anima lascerà il corpo fisico, occuperà comunque il corpo astrale, ma l'individuo, non avendo ancora sviluppato la capacità di essere cosciente nello astrale, si troverà in uno stato di semi-lucidità nel nuovo ambiente. Sarà comunque consapevole di se, ma in una sfera simile a quella del sogno. Quale è infatti il grado di coscienza astrale dell'uomo medio? Lo si può facilmente dedurre dai sogni.

 

Quando l'uomo sogna si trova nel suo corpo astrale, proprio come lo sarà dopo la morte, quindi è sufficiente che osservi quanto è lucida la sua coscienza durante i sogni per ricavare con buona approssimazione quanto sarà lucido dopo la morte. Nel sogno percepisce ciò che accade intorno a lui ma è solo vagamente cosciente di se come individuo. È uno stato di semi-incoscienza difficile da descrivere: l'uomo sa ancora di esistere... ma non perfettamente come potrebbe saperlo sulla Terra fisica.

 

Solitamente la sua percezione dell'ambiente durante i sogni è piuttosto vaga ed egli non è in grado di decidere nulla circa gli avvenimenti, sebbene sia convinto del contrario; in realtà viene letteralmente trasportato dagli eventi circostanti. Non stabilisce i luoghi da visitare, né le persone da incontrare; non può gestire la sua forza, né la sua capacità di spostarsi. Tutto gli accade e lui è un burattino semi-incosciente nelle mani delle sue emozioni e dei suoi istinti, i quali decidono di quale commedia egli diviene protagonista di volta in volta. Un destino simile lo attende da disincarnato.

 

Se invece un uomo lavora su di se già durante l'incarnazione per identificarsi con la sua anima, può sviluppare la coscienza astrale, divenire cosciente allo interno del suo corpo astrale pur rimanendo vivo in quello fisico. Il vero chiaroveggente è colui che può decidere di spostare in ogni momento la sua coscienza dal fisico all'astrale e viceversa, percependo ora un mondo ora l'altro. Tale uomo è capace di sogni lucidi, cioè di sogni nei quali lui si muove nel mondo astrale con la stessa piena coscienza con cui lo fa nel fisico, stabilendo dove andare e quali entità incontrare.

 

Un uomo del genere ha anche ottenuto la continuità di coscienza, per cui al momento del trapasso non attraversa alcun periodo di oblio, ma si limita a uscire in piena coscienza dal corpo fisico.

 

La credenza che dopo la morte nulla cambi nella propria coscienza è quindi altrettanto falsa della credenza che tutto finirà.

 

Un uomo che è sempre vissuto in stato di addormentamento e non si è mai sforzato di svegliarsi, non può pretendere di diventare improvvisamente sveglio dopo la morte. Se era un addormentato nel mondo fisico lo sarà anche nel mondo astrale, nel mondo mentale e in quello dell'anima.

 

Il livello di apertura di coscienza dell'individuo infatti non muterà minimamente rispetto a quando si trovava sul piano fisico. La morte non è una cura per l'ignoranza, né un corso accelerato di illuminazione interiore. Nemmeno una goccia di consapevolezza gli verrà regalata per il solo fatto di aver cambiato piano di esistenza. D'altronde un truffatore non diventa meno truffatore e un santo non diventa meno santo quando entrambi si cambiano d'abito. L'abbandono del corpo fisico è nulla più che un cambio d'abito per l'anima, e dopo il vestito fisico dovrà poi togliersene altri due.

 

Nel primo periodo dopo l'abbandono del corpo fisico l'essere umano assiste come uno spettatore alla proiezione di tutta la sua esistenza, la quale gli viene trasmessa "all'indietro": dagli ultimi istanti prima di spirare fino all'evento della nascita. Ciò è possibile poiché per la coscienza astrale, che è della quarta dimensione, lo spazio e il tempo si svolgono in maniera differente che per la coscienza ordinaria. Rivedendo la propria vita al contrario si perde la connessione causa/effetto, quindi il comune giudizio circa gli eventi viene sospeso.

 

In quel nuovo stato di coscienza tutto viene riconosciuto come appartenente alla sfera della "normalità", le caratteristiche ambientali sono quelle di una dimensione superiore, ma anche la coscienza che le percepisce si trova in quella dimensione, dunque non risulta semplice avvertire la differenza, e anche quando poi si prende consapevolezza della nuova situazione essa non crea più di tanto scompiglio nello individuo. Questo succede anche a causa del nebuloso stato di semi-incoscienza in cui si trova.

 

Ma il lato più strambo di tutta la vicenda riguarda il fatto che chi è trapassato in verità non si sta ingannando, come a noi potrebbe sembrare, e ha perfettamente ragione nel ritenersi ancora in vita, poichè è effettivamente in vita né più e né meno di quanto lo era prima, e non v'è motivo per cui dovrebbe porsi una domanda tanto assurda circa la propria presunta morte! È come se un individuo svegliandosi una mattina si sentisse molto stordito, come sotto l'effetto di potenti narcotici, e cominciasse a notare delle differenze nelle forme e nello splendore dei colori intorno a lui; gli potrebbe inoltre capitare di incontrare una serie di persone che non si aspettava di rivedere, magari in luoghi che non frequentava da anni. Potrebbe rimanere un pò interdetto e sospettare di essere stato drogato, ma non sorgerebbero mai in lui il dubbio circa la sua esistenza in vita!

 

Vediamo adesso in quale genere di mondo si vive dall'altra parte. Nel primo periodo l'individuo è ancora molto legato al piano fisico della Terra. La disperazione e il desiderio dei congiunti contribuiscono a trattenerlo "in basso", e questo non è bene. Per lui è importante allontanarsi dalle cose terrene e proseguire la serie di esperienze che lo attendono nell'aldilà, e prima lo fa meglio è, mentre i cosiddetti "parenti inconsolabili" con il loro estremo attaccamento al defunto lo legano al piano terreno rendendogli più arduo il compito di abbandonarsi alla nuova dimensione.

 

I pensieri di stima, di amore e di incoraggiamento a procedere nel cammino gli sono di valido aiuto, ma il desiderio di averlo ancora accanto, l'incapacità di accettarne la perdita e la disperazione, gli sono altamente nocivi.

 

Nel piano astrale si incontrano altri defunti, di solito persone alle quali si era molto legati in vita (i nonni, i genitori, ecc.), ma può anche capitare di interagire con anime che hanno il compito di comunicarci informazioni utili, e anche di vedere amici e parenti, ancora vivi sul piano fisico, che temporaneamente si trovano fuori dal corpo durante una determinata fase del sonno.

 

Esattamente come quando ancora occupava un corpo fisico, l'individuo costruiva la propria realtà quotidiana secondo le caratteristiche della sua personalità, cioè l'ambiente in cui viveva era un'esplicitazione materiale delle sue qualità interiori e delle sue paure, ora egli continua a costruire il suo mondo sottile sempre secondo le caratteristiche della sua personalità, la quale però adesso è composta dei soli corpo emotivo (astrale) e corpo mentale.

 

Trovandosi egli sul piano astrale, l'ambiente che vedrà intorno a se sarà un fedele riflesso del suo stato emotivo. E non potrebbe essere altrimenti; sarebbe infatti stato sicuramente illogico che più trapassati facessero esperienza dello stesso ambiente e che esso non fosse interamente creato da ciò che loro stessi sono. Se ogni uomo deve "sgretolare" un suo condizionamento emotivo, che ad esempio lo costringe a provare meccanicamente rabbia ogni qualvolta si verificano determinate circostanze, non può certo farlo in un ambiente uguale per tutti.

 

Ognuno deve creare intorno a sé uno specifico ambiente che si occupi di mettere in luce la sua specifica rabbia, e non esiste modo migliore di farlo che lasciare che la vibrazione emessa dalla rabbia stessa organizzi la materia astrale secondo ciò che essa è, costruendo in tal modo situazioni che portino allo scoperto tale emozione negativa.

 

Allo stesso modo quando alla fine del cammino l'individuo potrà gioire e provare estasi nel paradiso, ciò non sarà possibile in un ambiente comune a tutti, perché gli angeli che suonano l'arpa potrebbero piacere a qualcuno ma irritare fortemente qualcun altro; allora anche qui ognuno vivrà in un luogo costruito - proiettato - dalle sue stesse caratteristiche, che però in questo caso sono già state purificate nel processo di "sgretolamento" avvenuto durante il passaggio nel piano astrale.

 

Come in tale piano ognuno prova sofferenze che sono sofferenze solo per lui, anche nel piano mentale ognuno prova una gioia che è gioia solo per lui e una beatitudine che è beatitudine solo per lui, perché esse possono scorrere attraverso dei "binari" energetici che solo lui possiede.

 

All'inferno.

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La sua permanenza nel mondo astrale è in realtà un viaggio agli inferi. Il corpo emotivo della Terra non la avvolge solo esternamente, ma in una certa misura la compenetra, questo implica che i sottopiani più bassi di questo piano si trovano nel sottosuolo, mentre i piani più sottili, dove si provano emozioni più elevate, risiedono in superficie. Ecco spiegata la tradizione che vuole gli inferi sottoterra, in un ambiente che pare l'interno di un vulcano, e colloca l'ingresso in una caverna.

 

Proprio perché l'ambiente in cui è immerso è solo un'illusione che rispecchia ciò che lui è, il defunto entrerà in risonanza vibratoria con - e quindi si troverà circondato da - ladri se era un ladro, tossicodipendenti se era tale anche lui, iracondi se era propenso alla rabbia, gelosi se era geloso e possessivo; esattamente come accadeva quando era ancora nel corpo fisico, dove ognuno di noi si circonda degli ambienti e degli individui che attrae per risonanza (anche se spesso non lo comprende consciamente e crede sempre di avere il diritto di vivere in un posto migliore!).

 

Inoltre egli sarà coinvolto in eventi - sempre da lui stesso vibratoriamente creati - che, per la legge del contrappasso, lo metteranno di fronte, per somiglianza o per contrasto, alla sua emozione negativa o al suo attaccamento materiale. Sarà cioè ripetutamente confrontato con i vari aspetti della sua personalità che devono essere "disgregati" per consentirgli di proseguire la sua ascesa in quel mondo.

 

Tutto questo non è il parto di una intelligenza sadica, ma costituisce un processo energetico che segue le stesse regole vibratorie del processo di esistenza nella materia fisica e che consente all'individuo di disintegrare i propri condizionamenti emotivi. Lo scopo di questa fase è bruciare le emozioni inferiori e gli attaccamenti accumulati in vita. Questo non significa però "guarire" i condizionamenti interiori, poiché un condizionamento alla rabbia, all'invidia o alla paura nato sul piano materiale, e a causa delle leggi vigenti su questo piano, può essere trasmutato solo in quel luogo e avvalendosi di quelle leggi; dunque i condizionamenti riappariranno uguali quando l'individuo si reincarnerà in un ambiente sostenuto dalle medesime leggi.

 

Tale è anche il motivo per cui il suicidio costituisce un atto privo di senso; il suicida spera di mettere fine a un disagio uscendo dall'ambiente dove vigono quelle leggi con le quali lui non ha saputo convivere, e non si avvede che solo lo "scontro" con le leggi di quell'ambiente, avendolo creato, ha anche il potere di mettere fine al suo disagio esistenziale. Egli si troverà nell'aldilà di fronte allo stesso identico problema esistenziale che aveva in vita, ma senza più i mezzi fisici per risolverlo! Dovrà riaffrontarlo tornando ancora in un ambiente materiale alla prossima incarnazione.

 

Le emozioni negative di cui il corpo emotivo è veicolo devono essere completamente disintegrate prima che l'uomo possa passare in condizioni più elevate. Se un uomo ha coltivato per anni o addirittura decenni un pressante desiderio di fumo, di alcool, di sesso, ecc... tale forte desiderio si trova registrato in questo corpo sottile; e in ugual modo se è stato rabbioso, geloso, codardo o depresso.

 

Si trova nella situazione in cui prova ancora tutti i desideri, le passioni e le emozioni che provava quando aveva un corpo fisico - e con intensità mille volte maggiore, a causa del fatto che adesso è cosciente direttamente all'interno della sfera emotiva - ma non ha più un corpo in carne e ossa che gli permette di soddisfare ed esprimere tali manifestazioni.

 

Anche il fatto che le anime più basse si radunino intorno a luoghi dove avvengono guerre, omicidi, rivolte di piazza a carattere violento, incontri orgiastici di matrice non iniziatica... e influenzino negativamente gli individui che lì si trovano senza però poter intervenire direttamente esse stesse con un corpo fisico, contribuisce ad acuire il loro dolore e a metterle di fronte alle loro infime passioni.

 

È una situazione di penosa sofferenza, che tali anime devono obbligatoriamente affrontare fino a quando lentamente e per gradi il loro corpo emotivo non si sia logorato, e ciò accade nella stessa maniera in cui le nostre sofferenze fisiche nella carne fanno parte del lento processo di disgregazione del corpo fisico. La sofferenza che si prova in questo luogo è però radicalmente diversa dalla sofferenza di quaggiù, in quanto tutto ciò che ha relazione con le sensazioni fisiche è scomparso, anche lo stesso vedere deve essere immaginato come un vedere di natura più interiore, in quanto oramai indipendente dagli occhi fisici.

 

Per chi durante l'incarnazione è stato eccessivamente indulgente con i propri attaccamenti passionali al mondo della materia, questo nuovo stato gli appare come il fuoco dell'inferno, l'inferno che brucia le sue stesse passioni. Egli non viene punito da un "giudice che sta in alto", in quanto nessuno è colpevole di aver sbagliato in senso assoluto; accade semplicemente che egli sia, per una legge naturale, obbligato a distruggere gli ostacoli che lui stesso si è creato.

 

Non c'è punizione perché non c'è stato errore. La moralità delle azioni è una pericolosa invenzione umana; nella realtà ci sono unicamente processi fisici, cause ed effetti: se abbiamo aggregato della materia emozionale, questa dovrà essere disgregata... e la sofferenza fa parte del processo. Il tempo che trascorrerà in questa fase dipende dalla forza con cui tali emozioni inferiori si sono cristallizzate nel corpo.

 

La sua percezione soggettiva sarà però di una pena eterna a causa dell'intensità atemporale della stessa, e non perché essa sia effettivamente eterna - non potendo esistere una pena infinita per una "colpa" finita. Un evento energetico limitato non può produrre un risultato illimitato, ma sempre solo un risultato proporzionato all'evento stesso. Siamo sempre nell'ambito di leggi fisiche. Non è semplice - ma certo spaventa al solo pensiero - immaginare un patimento così profondo da essere avvertito come atemporale!

 

Non vorrei che il lettore rimanesse atterrito da tale descrizione dell'aldilà; ricordiamo che simile destino di sofferenza attende tutti noi, ma solo nella misura in cui durante l'incarnazione ci siamo identificati con i nostri odi, i nostri attaccamenti alle opinioni e alle cose e le nostre brame di piacere materiale, e nella misura in cui abbiamo sottomesso e sfruttato altri esseri umani pur di raggiungere i nostri scopi, dando cioè più valore alla nostra personale soddisfazione piuttosto che alla vita degli altri, e cristallizzando così nel corpo emotivo energie molto dense e difficili da sciogliere.

 

La progressiva diminuzione dell'intensità di tale infernale sofferenza la rende temporale; a un certo punto l'individuo si accorge che qualcosa sta cambiando e che un'evoluzione della sua situazione nel tempo è quindi possibile. Adesso è più "leggero": "sale" allora sempre di più dentro i sottopiani più alti del piano emotivo, corrispondenti alle sfere che stanno sopra la superficie terrestre: questa è la condizione « purgatoriale », in cui si perde l'illusione dell'eternità della pena.

 

Con il progressivo affrancarsi dagli elementi più grossolani e densi del suo guscio egli "sale" sempre di più, cioè vibra sempre più velocemente ed entra quindi in risonanza con ambienti sempre più sottili, con sottopiani via via più elevati del piano astrale.

 

Nessuno rimane per sempre nello stesso posto, ogni individuo attraversa numerosi sottopiani, all'interno dei quali egli può costruire intorno a se paesaggi illusori sempre meno "pesanti", in relazione al cammino che lo stato in cui si trovava al momento della morte fisica gli impone di percorrere.

 

È importante notare che i vari numerosi sottopiani che compongono i tre piani principali intorno al pianeta, e che noi attraversiamo dopo il decesso, vengono costantemente strutturati dalle forme pensiero create dagli uomini ancora nel piano fisico: un'emozione di odio andrà a costituire la sostanza dei piani astrali infernali, mentre un moto d'amore andrà a rinforzare i piani paradisiaci. Gli attuali comportamenti di ogni individuo sono dunque fondamentali non solo perché creano la sua realtà adesso sul piano fisico, ma anche perché vanno a determinare la qualità della sostanza degli altri piani, quei piani dove un giorno andrà a fabbricare le sua nuova realtà post mortem. A causa dei pensieri di giudizio e delle emozioni basse dell'uomo l'inferno diventa sempre più infernale!

 

Se tutti gli uomini emanano pensieri d'amore ed emozioni elevate i piani che andranno ad abitare dopo la loro dipartita saranno composti di sostanza aurea e la loro nuova realtà non potrà che essere d'oro, ma se essi emanano escrementi emotivi e mentali tutto il giorno la loro futura realtà da disincarnati non potrà che essere una realtà di... L'uomo sta edificando già adesso il suo inferno e il suo paradiso!

 

Inviare preghiere ai defunti risulta per essi estremamente utile, in quanto i pensieri di amore e i pensieri di incoraggiamento agiscono a livello vibratorio su di essi abbreviando notevolmente le loro pene, sia infernali che purgatoriali.

 

In paradiso.

 

 

Morto anche il corpo emotivo tutta la parte inferiore del suo essere è stata bruciata, le forme pensiero legate ai desideri e alle basse emozioni sono scomparse con quel corpo e l'anima può agire adesso all'interno del corpo mentale purificato.

 

L'uomo si trova ad avere come ambiente i più elevati pensieri e aspirazioni nutriti durante la sua vita fisica, secondo una successione: da quelli ancora vicini alla personalità a quelli completamente spirituali. Tutti i pensieri di amore, di amicizia, di tenerezza, di simpatia, di affetto che ha vissuto sono moltiplicati di intensità in un ambiente paradisiaco che corrisponde al suo piano mentale. Essi vengono rivissuti in maniera amplificata.

 

Risulta logico pensare che chi non ha mai coltivato vibrazioni di altruismo e amore o pensieri sottili di filosofia o spiritualità, percepirà un paradiso piuttosto breve e scarno, o addirittura non lo percepirà per niente

 

Mentre l'individuo vive queste situazioni, allo stesso tempo si libera progressivamente del suo guscio formato dai pensieri, fino ad abbandonare anche questo e morire così una terza volta. Nella fase paradisiaca si disgregano gli schemi mentali strutturati durante l'ultima incarnazione, i quali, per quanto elevati, restano comunque impregnati di materialità.

 

Nel piano mentale della Terra, che è più sottile e vibratoriamente più veloce di quello emotivo, non ci sono più forme vere e proprie, ma solo immagini, simboli e, soprattutto, suoni.

 

Nel liberarsi degli ultimi pesi che lo legano alla Terra egli entra nel piano spirituale vero e proprio, il piano dell'anima, dove prova stati di gioia e di beatitudine sempre più alti. Niente più pregiudizi, niente paure, niente sensi di colpa, solo Gioia totale in un crescendo inimmaginabile di profondità.

 

È il mondo degli archetipi - di cui gli oggetti e gli esseri fisici sono solo ombre - i quali non sono astrazioni della ragione umana, ma veri e propri esseri che si manifestano agli occhi dell'anima anche attraverso splendide "melodie celesti". Qui lo stato della coscienza è notevolmente alterato rispetto alla coscienza fisica, tanto da risultare impossibile immaginarlo ora.

 

Nel mondo dell'anima.

 

 

La funzione dell'aldilà non è specificamente evolutiva, l'evoluzione in termini di consapevolezza avviene sulla Terra, nell'ambiente duale; nell'aldilà, come si è visto, prima l'individuo va a ripulire i "binari energetici" dall'identificazione che li fa sembrare pregiudizi e condizionamenti, poi, usa questi stessi "binari energetici" per vivere nel mondo animico, in una forma estatica, tutto ciò che ha acquisito sulla Terra in termini di capacità di provare Amore e cogliere il Bello.

 

L'aldilà è una vacanza dove si prende consapevolezza dei frutti del lavoro svolto in un ambiente materiale, "ricaricandosi" al contempo per il lavoro successivo. Ma ricordiamo che solo quando si torna nella materia - sulla Terra o altrove - si può veramente godere di quanto si è appreso nelle incarnazioni precedenti grazie alle aumentate capacità di cogliere il Vero e di gioire della creazione.

 

Nel mondo dell'anima - esattamente come sulla Terra - la Gioia, la Bellezza e l'Amore possono essere percepiti soltanto se si hanno i "presupposti energetici" per farlo, se si è cioè sviluppato un buon numero di "binari energetici", se si possiedono le memorie di gestione dei corpi necessarie ad afferrare coscientemente qualità come l'Amore e la Gioia.

 

Tutti i piani di esistenza sono stracolmi di Bellezza, sono letteralmente fatti di Gioia, ma ognuno ne percepisce unicamente secondo quelle che sono le sue capacità di gestire lo strumento atto a percepirle, la personalità, cioè secondo lo sviluppo del suo Cuore, l'organo preposto a dominare e utilizzare al meglio tale personalità.

 

Un astronomo può scrutare la bellezza dell'universo tanto meglio quanto più ha imparato a usare bene il suo telescopio; come potrebbe operare bene se fosse invece convinto di essere il suo stesso telescopio?!

 

Quando saremo nel mondo dell'anima godremo della Bellezza e della Gioia solo nella misura in cui ci saremo fabbricati un buon telescopio durante la permanenza sulla Terra.

 

Così come accade in tutti gli altri piani sottili, anche nel mondo dell'anima il nostro grado di coscienza di noi stessi risulterà proporzionato al livello di identificazione con l'anima che già avevamo sulla Terra.

 

Riassumendo: saremo coscienti sul piano astrale nella misura in cui eravamo capaci di governare il nostro mondo emotivo mentre stavamo nel corpo fisico; saremo coscienti sul piano mentale nella misura in cui abbiamo sviluppato la nostra mente attraverso lo studio e la produzione di pensieri elevati e altruistici, siano essi politici, religiosi, sociali o filosofici; saremo coscienti sui piani dell'anima nella misura in cui abbiamo provato emozioni superiori (amore, compassione, tenerezza...) e ci siamo dedicati al pensiero astratto, puro, intuitivo, artistico senza fini materiali.

 

Chi non ha mai avuto pensieri altruistici e non ha mai usato il suo pensiero per pensare veramente, ma si è limitato a usarlo per fare la spesa e parlare delle condizioni atmosferiche o di football con gli amici, non vivrà “il paradiso”. Come potrebbe infatti restare cosciente su quel piano dopo la morte? Non ha fabbricato i "binari energetici" sufficienti ad ancorare la sua coscienza su quel livello. Allo stesso modo, chi non ha mai provato emozioni superiori, non si è mai dedicato all'arte o al pensiero astratto, non ha speranza di restare cosciente sui sottopiani più elevati del piano mentale e poi sui piani dell'anima dopo la morte del corpo mentale.

 

Spesso sui sottopiani più elevati del paradiso incontra quelle entità e quelle forze che la compenetrano e l'aiutano a sviluppare alcune qualità che essa manifesterà poi nell'incarnazione successiva a vantaggio del progresso dell'umanità intera.

 

Infatti, oltre a gioire di quanto di buono ha fatto e ha imparato durante la vita terrena, l'anima in paradiso si istruisce per la sua nuova prossima missione acquisendo nuove capacità e qualità; ma può farlo sempre solo nella misura in cui si è resa in grado di ricevere nuovi insegnamenti lavorando al proprio perfezionamento durante l'ultima incarnazione.

 

Abbandonati i suoi tre involucri esterni, la coscienza del Se, cioè dell'anima, se è sufficientemente «cristallizzata», gode della Bellezza dello spazio cosmico. A un certo punto del suo viaggio nel mondo spirituale essa ha ormai ricevuto tutti gli insegnamenti che è in grado di immagazzinare, ed è arrivata al più alto grado di Beatitudine che le è possibile percepire - che può ancora sopportare con i suoi attuali "binari energetici" - e questa Beatitudine è già milioni di volte più intensa di qualunque momento di felicità terrestre.

 

Tuttavia, proprio quando ha toccato l'apice, accade ancora qualcosa di straordinario: si accorge che di fronte a lei si estende... l'infinito. Un infinito tutto da scoprire di Amore, Gioia e Bellezza. Essa si accorge che la sua capacità di accrescere la Beatitudine è potenzialmente infinita, priva di qualsiasi confine; realizza in un istante che un mare di inconcepibile estasi è lì ad attenderla, un'estasi che per adesso le risulta insopportabile (non-sopportabile), cioè fisicamente non sostenibile dalle insufficienti "memorie di gestione" (i "binari energetici") costruite fino a questo punto della sua evoluzione.

 

Questo rappresenta un momento cruciale per l'anima. Andare avanti significherebbe "perdersi" nella Gioia e "annullarsi" nell'Uno, perché verrebbero a mancare i supporti per rimanere unitariamente cosciente di quanto sta percependo. Procedere implicherebbe il disciogliersi per sempre nella inconsapevolezza del Tutto, ritornare a far parte dell'indistinto Uno. E scegliere questa via dell'oblio completo pare sia effettivamente possibile: è la liberazione finale dalla ruota delle reincarnazioni, dallo spazio-tempo, dal concetto stesso di individuo e di evoluzione.

 

 

Tratto da due articoli pubblicati sul sito: Officina Alkemica

Link diretto: http://officinaalkemica.altervista.org/mondi_spirituali.htm

 

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LA DIETA PER L'ESTATE

Cosa vogliamo dall’alimentazione estiva?

I punti fondamentali sono: leggerezza, idratazione, freschezza e sapore! Non dimentichiamoci mai che la parola dieta non vuol dire punizione, eliminazione e sofferenza, ma anzi, equilibrio, rispetto, benessere. Anche l’estate chiama dunque la sua alimentazione, nutrimenti essenziali per l’organismo, come vitamine, minerali, enzimi e fibre, organismo che ha bisogno di rinfrescarsi e rigenerarsi in modo vivace e gustoso, mai coercitivo! Dunque, in linee generali, considerando la giornata, due sono le porzioni di frutta, tre quelle di verdura, tre i cereali e una di proteine a scelta!

 

 

 

La frutta e la verdura, via libera!

Al via le insalatone estive a base di carote, cicoria, cipolle, fagiolini, indivia, lattuga, peperoni, pomodori, radicchio rosso, ravanelli, rucola, sedano e valeriana. Ideali sia per pranzo che per la cena, quando, verso sera, il consumo di carboidrati dovrebbe essere ridotto al minimo. Le insalatone sono speciali se accompagnate da seitan, formaggio fresco, uova, condite con vinaigrette arricchite di semi e frutta secca: semi di sesamo, semi di melone, semi di zucca, noci, pinoli, mandorle. Largo tra la verdura anche a zucchine e melanzane. Le melanzane ripiene sono un passepartout leggero e gustoso, ideale per ogni dieta, anche semplicemente accompagnate da riso bianco basmati. Le zucchine crude marinate, tagliate a fettine sottilissime con l’aiuto di un pelapatate e condite con un filo di olio, sale, pepe e limone possono diventare un secondo perfetto, se accompagnate da scaglie del vostro formaggio preferito. L’olio è rigorosamente extravergine d’oliva, meglio se spremuto a freddo, mai più di cinque cucchiai al giorno. Se proprio si ha desiderio di verdura cotta, meglio prediligere le cotture brevi, come la cottura a vapore.

 

 

 

LEGGI ANCHE LA VERDURA DELL'ESTATE

 

 

Le spezie amiche della dieta

Non bisogna dimenticare di coltivare nell’orto o sul balcone erbe e spezie preziose, fantastiche alleate da raccogliere per arricchire la dieta estiva. Non solo esaltano il gusto dei cibi, ma consentono di ridurre la dose di sale delle nostre pietanze. Via libera dunque alle erbe aromatiche, come basilico, rosmarino, salvia, timo, prezzemolo e menta freschi: danno sapore ai piatti, stimolano il metabolismo e aiutano a bruciare i grassi.

 

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E la frutta alleata!

L'estate è tempo di fragole, ciliegie e poi via libera ad albicocche, pesche, prugne, cocomero: la frutta dell’estate arricchisce la tavola ad ogni pasto! Se per la verdura le porzioni sono tre, per la frutta dovrebbero essere almeno due al giorno. La frutta può rientrare nella nostra alimentazione anche sotto forma di sorbetti, frullati, macedonie, nello yoghurt o nelle torte. Per la prima colazione, ricordatevi che le torte fatte in casa, con yoghurt e frutta appunto, sono molto più leggere, digeribili e spesso apportano meno calorie dei prodotti confezionati!

 

 

 

Senza i cereali i chili non scendono

Cereale non è sinonimo di gonfiore e pesantezza, anzi. Vi sono tra i cereali alcuni alimenti amici della dieta; si parla per esempio dell'orzo, che ha proprietà diuretiche e rinfrescanti, favorisce l'eliminazione dei liquidi in eccesso e aiuta a contrastare la cellulite. Il consumo di pasta e riso è inoltre ideale a mezzogiorno, da preferire nelle versioni integrali. Circa tre porzioni di cereali al dì, considerando per esempio anche i fiocchi della colazione, è la quantità giusta.

 

 

 

E ci vuole anche un po’ di astuzia in cucina!

Avete tanta fame ma non volete appesantirvi? Prima del pasto mangiate una mela, vi basterà per saziare quella ricerca spasmodica di cibo! Avete voglia di qualcosa di sostanzioso per la cena? Una bella insalata di quinoa, che non è un cereale, vi soddisferà senza gonfiarvi; aggiungetevi mentuccia fresca, zucchine appena saltate, prezzemolo, basilico, pomodorini e zenzero. Attenzione a non abusare di spuntini troppo elaborati e merendine, spesso sono loro che fregano la linea: la fame si placa anche sorseggiando un buon tè verde caldo, un tè nero speziato o una tisana sgonfiante a base di finocchio e cumino.

 

http://www.cure-naturali.it/salute-dieta/1772/dieta-estate/3976/a

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Lo zucchero bianco e' una sostanza nociva

o zucchero bianco è una sostanza nociva

By Edoardo Capuano - Posted on 20 marzo 2013

 

Uso e abuso di un alimento nocivo e di largo consumo presente nella nostra alimentazione

 

La presenza dello zucchero è del 14% nella canna, del 17,20% nella barbabietola, insieme a clorofilla, microelementi e minerali. In questa concentrazione e composizione, lo zucchero, è un alimento di alto valore nutrizionale poiché contiene in forma organica molte sostanze nutritive necessarie alla vita.

Alimento che assumiamo in modo alterato attraverso dolci, caramelle, bevande commerciali, conserve, liquori, prodotti salati, ecc, è il prodotto finale di una lunga trasformazione industriale (circa 9 lavaggi chimici!) che uccide e sottrae tante sostanze vitali, come le vitamine presenti appunto nella barbabietola o nella canna da zucchero.

Le sostanze zuccherine sono alimenti importantissimi della nostra dieta poiché rappresentano la fonte primaria per la produzione di energia necessaria all'organismo e per questo motivo devono essere completi di tutto ciò che la natura ha loro fornito per cedere al nostro corpo, la loro ricchezza.

Perché lo zucchero bianco, è una sostanza nociva?

 

Lo scienziato Dr. M.O. Bruchner, specialista delle malattie interne, primario dell'ospedale Eben Ezer, LemgoLippe, (Germania), dopo diverse ricerche scientifiche sostiene che l'uomo necessita di carboidrati “zuccheri” per la sua attività vitale, quali fattori di energia. Di conseguenza viene da pensare: lo zucchero è uno degli alimenti più favorevoli per produrre energia, insieme ad altri zuccheri derivati da farina bianca come pane, pasta, riso, patate. Gli zuccheri industriali, quindi le farine bianche come pure lo zucchero d'uva, il fruttosio, l'aspartame, il saccarosio per esempio fabbricati sinteticamente, nel corpo agiscono ben diversamente.

Per la loro decomposizione e disposizione necessitano delle stesse vitamine, sostanze minerali ed enzimi come tutti gli zuccheri di frutta e amidi naturali, ma questi ultimi contemporaneamente li forniscono, mentre gli altri ne privano il corpo (andando a pescare nelle ossa, nelle cartilagini, nelle strutture tendinee ecc.) impoverendolo da un lato e disorientando le sue funzioni dall'altro. Purtroppo la scienza ha sempre voluto trascurare questo problema che è alla base di molte malattie a carattere infiammatorio autoimmunitario.

Dove passa lo zucchero che distrugge, arriva la medicina che tenta di riparare curando gli effetti del diabete, del colesterolo, della pancreatite, della iperglicemia ecc. Il consumo abituale dello zucchero bianco distrugge in gran parte le vitamine del gruppo B. La vitamina B1 d'altro canto è necessaria per l'assimilazione dei carboidrati.

La vitamina B

Quanto più zucchero viene introdotto, tanto maggiore è il fabbisogno di Vitamina B1, poiché esso l'asporta, causando:

Lesioni ai tessuti nervosi; dato l'alto fabbisogno di vitamina B1, essi perdono assai presto la loro capacità di funzionamento.

La vitamina B1 permette, in presenza di magnesio, la così importante decomposizione dell'acido lattico (prodotto di degradazione del glicogeno [glucosio immagazzinato]). Per mancanza di vitamina B1 aumenta il contenuto di questi acidi nel sangue e nei tessuti e ne sono soprattutto coinvolte l' attività cerebrale e cardiaca.

La B1 regola il giusto scambio dell'insulina nel corpo. La sua carenza è causa di diabete.

La carenza di B1, causa inoltre una modifica nell'economia fosforica (ricordo che il fosforo è un minerale molto importante ai fini di molti processi metabolici) e un'elaborazione insufficiente del glucosio, che si manifestano con malattie cardiache croniche.

La B1, regola lo scambio dell'albumina (proteina del plasma prodotta dal fegato che regola in un certo senso i liquidi cellulari e le varie pressioni all'interno della cellula) e dei nuclei cellulari. La sua presenza abbatte gli stadi preliminari dell'acido urico prevenendo malattie degenerative come gotta, artrite ecc.

La carenza di B1 causa anormalità nella pressione del sangue, e nella sudorazione.

La B1 è necessaria per la sintesi degli acidi grassi essenziali (i famosi Omega 3 - Omega 6), che hanno il potere di arrestare l'arteriosclerosi.

La carenza di B1 causa disturbi nella formazione dell'acido cloridrico (prodotto per la digestione) nello stomaco, l'affievolimento e la degenerazione della muscolatura intestinale ed anche la degenerazione dei vasi sanguigni capillari, con conseguenti dilatazioni, ed emorragie.

La carenza di B1 fa sentire il bisogno di stimolanti come alcool, carne, caffè, tè, cioccolato, tabacco, poiché determina l'indebolimento degli effetti stimolanti dell'adrenalina.

Questi sono soltanto degli effetti più gravi causati dalla carenza di vitamina B1.

Spesso a stati carenziali metabolici come i problemi relativi al calo delle difese immunitarie, il medico dietologo, integra l'alimentazione con le vitamine del gruppo “B”, ma non consiglia al paziente di “abolire” lo zucchero bianco e limitare l'uso delle farine bianche; è come dire all'obeso di continuare a mangiare come fa di solito ma con la sola eccezione di mettere la saccarina nel caffè oppure consigliare l'aspirinetta o altro “come per esempio il doppler alla carotide” al cardiopatico che divora ogni giorno quantità ingenti di cibo e magari sta morendo!

Ma non è finita... La carenza di vitamina “B” causa disturbi nell'assimilazione degli zuccheri, crampi e ostacola pure la formazione dei globuli rossi, poiché i composti del ferro sono male utilizzati. Gli occhi non distinguono i colori e perdono la potenza visiva all'imbrunire; spesso è ostacolato il normale sviluppo del feto, con conseguenti malformazioni, accorciamento delle ossa delle braccia e delle gambe, della mandibola, fusione delle dita e delle costole, fenditure del palato e persino aborti, parti prematuri e nati morti.

Consideriamo inoltre ciò che può ancora causare lo zucchero quale distruttore dell'Acido Nicotinico, altro membro del gruppo delle vitamine B. Esso aiuta a promuovere le ossidazioni, vale a dire la combustione e la scomposizione dei prodotti intermedi del ricambio, degli zuccheri. Inoltre esso è di aiuto nell'utilizzazione dei grassi e delle proteine, nella trasformazione di sostanze minerali e degli ormoni, e partecipa in modo determinante alla respirazione cellulare, vale a dire allo scambio di assunzione dell'ossigeno e di eliminazione dell'acido carbonico nelle cellule (un prodotto del metabolismo cellulare).

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Vanno ancora aggiunti come effetti nocivi all'uso abituale di zucchero bianco i più svariati quadri morbosi, fra cui: stanchezza, insonnia, debolezza nervosa, stati depressivi, mal di testa, disturbi nel ritmo del sonno, facile sudorazione, crampi e intorpidimento delle estremità, debolezza muscolare, inappetenza o bulimia (appetito insaziabile), stitichezza, atonia gastrica e intestinale, assenza di succhi gastrici, bruciori di stomaco, dismenorree (mestruazione dolorosa), metrorragie (perdita di sangue di origine uterina), aborti e parti prematuri, disturbi cardiaci e circolatori, anemia, disfunzioni ghiandolari, pruriti, infiammazioni della lingua, delle gengive e della laringe. ecc.

Lo zucchero raffinato ci sottrae anche l'acido pantotenico facente parte del gruppo “B”

La sua mancanza blocca addirittura l'effetto delle altre vitamine e ostacola la giusta rigenerazione del sangue e delle mucose. L'acido pantotenico agisce inoltre quale epatoprotettore (protettore del fegato) e aiuta la funzione della tiroide. I bruciori ai piedi e alla pianta dei piedi, con dolori passeggeri, fulminei agli arti inferiori, combinati ad arrossamento o colore bluastro della pelle, come pure la formazione della forfora sono, altri sintomi di carenza di questa vitamina. Lo zucchero raffinato per poter essere utilizzato sottrae inoltre anche altre vitamine e sostanze minerali importanti tra le quali vitamina E, H, con possibili altri danni causati da queste carenze.

Come viene prodotto lo zucchero bianco?

 

Meno di due secoli fa lo zucchero bianco non esisteva e l'unica fonte dolce, oltre al miele e alla frutta, era rappresentata dallo zucchero di canna integrale importato dai tropici. Come conseguenza delle guerre napoleoniche, l'Europa smise di importare lo zucchero dalle Americhe. Napoleone ebbe allora la brillante idea di estrarre lo zucchero dalla barbabietola. Essendo il prodotto dell'estrazione poco gradevole al gusto, si completò l'opera con un processo di raffinazione il quale, come avviene anche per la farina bianca, provoca la perdita di vitamine e minerali producendo una sostanza chimica pura e morta, ma bianca.

Il succo zuccherino proveniente dalla prima fase della lavorazione della barbabietola o della canna da zucchero, viene sottoposto a complesse trasformazioni industriali: prima viene sottoposto a depurazione con latte di calce che provoca la perdita e la distruzione di sostanze organiche, proteine, enzimi e sali di calcio; poi, per eliminare la calce che è rimasta in eccesso, il succo zuccherino viene trattato con anidride carbonica.

Il prodotto quindi subisce ancora un trattamento con il velenosissimo acido solforoso per eliminare il colore scuro e successivamente viene sottoposto a cottura, raffreddamento, cristallizzazione e centrifugazione. Si arriva così allo zucchero grezzo.

Da qui si passa alla seconda fase di lavorazione: lo zucchero viene filtrato e decolorato con carbone animale e poi, per eliminare gli ultimi riflessi giallognoli, viene colorato con il colorante blu oltremare o con il blu idantrene (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno). Il prodotto finale è una bianca sostanza cristallina che non ha più nulla a che fare con il ricco succo zuccherino di partenza e viene venduta al pubblico per zuccherare (avvelenare) gran parte di ciò che mangiamo.

Che cosa è rimasto del primo succo scuro ricco di vitamine, sali minerali, enzimi, oligoelementi che avrebbero dato tutto il loro benefico apporto, di energia e di salute? Nulla! Anzi, per poter essere assimilato e digerito, lo zucchero bianco ruba al nostro corpo vitamine e sali minerali (in particolare il calcio e il cromo) per ricostituire almeno in parte quell'armonia di elementi distrutta dalla raffinazione. Le conseguenze di tale processo digestivo sono la perdita di calcio, nei denti e nelle ossa, con l'indebolimento dello scheletro e della dentatura. Ciò favorisce la comparsa di malattie ossee (artrite, artrosi, osteoporosi, ecc.) e delle carie dentarie che affliggono gran parte della civiltà occidentale.

Cosa provoca il tossico zucchero bianco a livello intestinale?

 

A livello dello stomaco del pancreas e del duodeno provoca quello che tutti i giorni o quasi riscontro a studio: processi fermentativi con produzione di gas e tensione addominale e l'alterazione della flora batterica con tutte le conseguenze che ciò comporta (coliti, stipsi, diarree, formazione e assorbimento di sostanze tossiche, ecc.).

Come faccio ad asserire questo? Semplice, chiedo alle persone che si sottopongono ai miei trattamenti il loro stile alimentare e puntualmente mi confermano che adottano un'alimentazione “zuccherina”! Quindi questo prodotto così trasformato è necessario alla buona salute?

È stato ampiamente verificato che le popolazioni non raggiunte dalla cosiddetta “civiltà bianca" non sono soggette a carie o altre malattie dei denti. Con l'arrivo dei bianchi e dei loro prodotti alimentari raffinati (zucchero, dolciumi, alcool, pane, pasta…), gli aborigeni dell'Australia, i Maori della Nuova Zelanda, gli Indios del Perù e dell'Amazzonia, i Pellerossa del Nordamerica ecc. hanno anch'essi cominciato ad essere soggetti alle stesse malattie dei bianchi; l'incidenza della carie, che prima era una malattia a loro del tutto sconosciuta, è arrivata a colpire fino al 100% cosi come le altre malattie dell'organismo dall'artrite reumatoide all'osteoporosi, alle malattie autoimmuni ecc ecc.

Il pericoloso zucchero bianco ha una grossa influenza sia sul sistema nervoso sia sul metabolismo, creando prima stimolazione poi depressione. In realtà si crea una vera forma di dipendenza, come avviene con la droga, a tutti gli effetti! Ciò è causato dal rapido e violento assorbimento dello zucchero nel sangue che fa salire la cosiddetta glicemia. Di fronte a tale subitanea salita, il pancreas (l'organo per eccellenza che gestisce gli zuccheri) risponde immettendo insulina nel sangue e ciò provoca una brusca discesa del tasso glicemico detta “crisi ipoglicemica” caratterizzata da uno stato di malessere, sudorazione, irritabilità, aggressività, debolezza, bisogno di mangiare per sentirsi di nuovo su di tono (il classico stato down che avverte il tossicodipendente). La conseguenza di questa caduta degli zuccheri è l'immissione in circolo, da parte dell'organismo, di altri ormoni atti a far risalire la glicemia.

Questi continui “stress” ormonali con i loro risvolti psicofisici determinano un esaurimento delle energie con l'indebolimento di tutto l'organismo e impoverimento del sistema immunitario.

Quando mangiamo 50 gr. di zucchero bianco, la capacità fagocitaria dei globuli bianchi si riduce del 76% (ossia la capacità di questi organi a combattere le infezioni) e questa diminuzione del sistema di difesa dura circa 7 ore. Le gravi malattie che oggi affliggono l'umanità (cancro, AIDS, sclerosi, malattie autoimmuni, ecc.) nascono proprio da un indebolimento immunitario del quale lo zucchero bianco e l'alimentazione raffinata sono senz'altro tra i maggiori responsabili. I danni dello “squisito veleno” bianco sono tanti altri ancora e a tutti i livelli, per esempio, circolatorio (con l'aumento di colesterolo e danni alle arterie), epatico, intestinale, ponderale (con l'aumento di peso e l'obesità), cutaneo ecc., ecc. Ipotizziamo, ad esempio, di bere quattro tazzine di caffè zuccherato nell'arco della giornata: 40 g di zucchero corrispondono a 160 kcal che noi assumiamo come calorie vuote, prive di vitamine e minerali. Sarebbe molto diverso se le stesse 160 kcal le assumessimo sotto forma di riso integrale avena, orzo, miglio, o frutta dove risulterebbero accompagnate da fibre, enzimi, vitamine e sali. Se a questi primi 40 g di saccarosio aggiungiamo biscotti o marmellata o brioche o corn-flakes per colazione, un bel bicchiere di una qualche bibita gassata a pranzo, un gelato o uno snack al cioccolato o una brioche al pomeriggio, il gioco è fatto. Non dimentichiamoci però le salse (ketchup, maionese, cocktail…), i cibi inscatolati (piselli, mais), gli aperitivi: anche loro contengono saccarosio nascosto. Se sommiamo tutto questo zucchero, senza esagerare, arriviamo addirittura a 500 kcal. Ciò significa che delle 2000 kcal circa che dovremmo quotidianamente introdurre, solo 1500 sono rappresentate da cibi veri e propri, il resto sono calorie vuote, con una carenza del 25% circa del fabbisogno giornaliero di vitamine e minerali.

L'uomo moderno, di fronte agli zuccheri ma anche ai grassi, assume un atteggiamento pressoché identico a quello dell'uomo preistorico. Anticamente l'umanità viveva alla ricerca continua di cibo con cui sfamarsi e il reperimento di frutta matura o di un favo di miele veniva vissuto come un'occasione da non lasciarsi sfuggire: di fronte a tali leccornie l'atteggiamento era quello di sfruttarle al massimo, rimpinzandosi per bene così da accumulare più energia possibile, in previsione di tempi di magra. La mente e il corpo dell'uomo del ventunesimo secolo non sono cambiati molto e di fronte a torte farcite, brioche alla crema e dolci al cioccolato ragioniamo e ci comportiamo esattamente nello stesso modo: nasce dentro di noi un desiderio incontrollabile che ci spinge a grandi abbuffate nel tentativo di farci delle scorte, come se un'altra occasione non dovesse capitarci mai più e dimenticando che la nostra dispensa è colma di altrettante schifezze. Per chi ha occhi per vedere, orecchie per sentire, nonché un cervello che funzioni, tutto questo dovrebbe essere sufficiente per portarlo a riesaminare le sue abitudini “dolcificanti” e a correggerle per una vita migliore.

Alternative allo zucchero raffinato: La Melassa, il succo d'Agave, lo sciroppo d'Acero, il Malto d'Orzo, l'Amasake, la Stenia, il Miele, Lo Zucchero di Canna Integrale e non Raffinato.

Autore: Dott. Giuseppe Pensieri

D.O. Osteopata M.R.O.

Laureato in Scienze Motorie e Sportive

Specialista in Prevenzione e Rieducazione Università di Roma

(IUSM) Italian University Sports and Moviment

Fonte: avisnovara.it

http://www.ecplanet.com/node/3797

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SONNO : ERBE CHE LO AIUTANO

Passiflora

La Passiflora esprime la sua virtù nella complessità del suo fiore bellissimo e di esotica fattura e nel suo nome di fiore della Passione ricorda il grande momento di passaggio. Passiflora è molto adatta a chi si sente tormentato nel sonno, tormentato da pensieri, visioni, con difficoltà ad affrontare il passaggio dalla veglia al sonno. Molto adatta, secondo la mia esperienza, alle insonni donne nel periodo della menopausa e a tutti coloro che patiscono i passaggi, i cambiamenti, soprattutto quelli psicologici.

Consiglio 15/40 gocce dell'estratto idroalcolico prima di dormire.

 

Tilia tomentosa

Eccitabilità. Se siamo di corsa, apprensivi, con la testa e le ore piene, se non ci abbandoniamo, se teniamo sempre duro, se più siamo stanchi e meno dormiamo. Per i bambini che non vorrebbero mai smettere di giocare, vivere, salutare. Tilia con il suo carattere gioviale si accorda con la parte focosa che si acquieta, si rilassa, s'addolcisce, si lascia domare e arrendendosi entra fiduciosa nel sonno.

Consiglio 30/70 gocce del gemmoderivato, un'ora prima di dormire. Può essere assunto per lunghi periodi.

Melissa

La Melissa dà conforto ed addolcisce, sostiene la fragile emotività, rilassa e rasserena soprattutto l'animo femminile quando si trova amareggiato. Può essere un abbandono, una separazione, una perdita, ma solo un distacco momentaneo, un cambiamento di ruolo a cui non ci si adatta. Il sonno, diventa disturbato, ci sono crampi e tensioni a livello del tratto gastro-intestinale. La difficoltà a dormire si presenta soprattutto nelle ore del primo mattino, con un risveglio anticipato. Melissa è dolce e rassicura la mente ed il corpo.

Può essere assunta durante la giornata e prima di coricarsi.

 

Biaconspino

L'estratto idroalcolico è particolarmente adatto agli animi impenetrabili, per chi mostra o deve mostrare un aspetto gioviale e sorridente, ma in effetti quello che prova è altro, per chi è logorato da stress emotivo che si somatizza a livello dell'apparato cardio-circolatorio. Biancospino aiuta il sonno degli ipertesi, con tachicardia o aritmia, aiuta ancora chi tende all'ipertiroidismo e si combina perfettamente alla Cardiaca che ne sostiene l'effetto.

Consiglio 15-30 gocce 2 o 3 volte al dì.

Rosa damascena

L'estratto idroalcolico dai fiori freschi tonifica il cuore e rasserena la mente. Infonde armonia soprattutto in chi si sente consumato, stanco e logoro per aver tanto amato e dato agli altri e si trova incapace di trovare energia per dormire. Credo che sia un ottimo aiuto per le persone dal cuore grande che hanno abusato e sono esaurite. La Rosa concilia il sonno e concede un riposo profondo.

Anche per un lungo periodo nella dose di 20-40 gocce mezz'ora prima di dormire.

 

Camomilla matricaria

Se la persona è in sintonia con camomilla, grandi sono i poteri rilassanti e antispasmodici di questa pianta da sempre conosciuta per le sue proprietà antinfiammatorie e sedative.

Rilassa sia la muscolatura volontaria, che quella di stomaco, intestino e utero. Induce un sonno ristoratore soprattutto negli individui insofferenti verso ogni malessere, tesi, ansiosi e anche nei bimbi che non sopportano la dentizione o i piccoli malanni come raffreddori o mal di pancia. Chi non è in sintonia può sperimentare invece l'effetto paradosso: agitazione e insonnie.

Agli insofferenti solo, vada la camomilla, nel dosaggio di 20/40 gocce fino a tre volte al dì.

 

http://www.remediaerbe.it/oggi_incontriamo.php?id=7

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Pelle a buccia d'arancia e ritenzione idrica, rimedi naturali

Pelle a buccia di arancia, cosa e dove

La pelle a buccia d'arancia si presenta quando il processo di alterazione dei tessuti adiposi è a uno stadio avanzato e in tal caso l'aspetto della buccia d'arancia in superficie appare dura al tatto e granulosa. La pelle a buccia d'arancia si può presentare sulle braccia, sulle gambe, sul seno, e anche sul viso, anche se le zone più facilmente interessate da questo inestetismo sono le braccia e le cosce.

 

Cos'è la pelle a buccia d'arancia

 

La buccia d'arancia è il risultato di una infiammazione del tessuto adiposo in seguito a una rottura nell'equilibrio tra "litogenesi" (stoccaggio dei grassi) e "lipolisi" (distruzione dei grassi). L'inestetismo della cellulite ha il tipico aspetto detto pelle a "buccia d'arancia" quando si presenta esteticamente cosparsa di buchini o fossette a livello epidermico che richiama proprio la buccia dell'agrume. La pelle a buccia d’arancia è considerata come una delle condizioni estetiche più comuni tra le donne (soprattutto ma non solo), che possono vedere la comparsa della cellulite nel loro corpo in diversi periodi della loro vita.

 

Come si presenta

 

La pelle a buccia d’arancia è costituita da una serie di composti adiposi presenti nel sotto pelle visibili anche ad occhio nudo in quanto spingono contro lo strato cutaneo esterno provocando un effetto "rilievo". La cellulite non ha una causa ben precisa, ma un'ampia serie di fattori possono entrare in gioco e dar origine alla sua formazione.

 

Quali sono le cause della pelle a buccia d'arancia

 

Pare che uno dei motivi principali per cui la pelle a buccia d’arancia coinvolga maggiormente le persone di sesso femminile siano gli sbalzi ormonali che avvengono ad esempio con il ciclo mestruale o la gravidanza, oppure durante la pubertà o la menopausa. Come abbiamo scritto nell'articolo dedicato alla cellulite, la pelle a buccia d’arancia è anche facilmente la conseguenza di alcune cattive abitudini nello stile di vita, cattive abitudini riscontrabili in particolar modo nell’alimentazione e nell’esercizio fisico, ma potrebbe anche essere imputabile a problemi cardiovascolari. Una cosa certa è il processo che porta alla formazione delle cellule adipose negli strati sottocutanei, che si sviluppano a causa di un accumulo di tossine, liquidi linfatici ed altre sostanze che formano il grasso nei connettori della pelle. La cattiva circolazione rende impossibile l’espulsione di questi composti che continuando ad accumularsi peggiorano sempre di più la condizione. Sebbene esistano molti modi per combattere la pelle a buccia d’arancia la soluzione migliore resta tutt’ora quella di modificare il proprio stile di vita, cominciando a seguire una dieta bilanciata ed una attività fisica costante con l'obiettivo di migliorare in generale la salute e l’aspetto del proprio corpo, e conseguentemente anche di liberarlo dalla cellulite. L'ideale però è - cosi come suggerisce nella maggior parte di dei casi la naturopatia - contrastare la cellulite a buccia di arancia su più fronti sia dall’interno che dall’esterno, ad esempio con una cura maggiore all’alimentazione giornaliera, con un po' di attività fisica (mezz'ora di camminata veloce al giorni), e anche con trattamenti specifici anticellulite: con questo approccio ed un po' di costanza otterrete sicuramente dei risultati, e come minimo dei miglioramenti visibili. Per quanto riguarda i consigli alimentari leggete l'articolo Contrastare la cellulite con metodi naturali e corretto stile di vita. Vediamo ora alcuni altri rimedi per tenere sotto controllo la pelle a buccia di arancia.

Rimedi naturali da fare in casa

 

Un rimedio casalingo per contrastare la pelle a buccia di arancia si ottiene usando un ingrediente molto comune per condire: il sidro di aceto di mele. I suoi componenti nutrizionali infatti possono contribuire a ridurre la comparsa della cellulite. Ingredienti semplici: 2 cucchiai di aceto di mele , 1 bicchiere di acqua. Miscelare bene e se lo si desidera dolcificare con un po’ di miele. Bere 1 bicchiere così ogni mattina per almeno 15 giorni.

 

Un altro rimedio è facilmente ottenibile miscelando una parte di aceto di mele con 3 parti di olio base da massaggio. Il composto ottenuto potrà essere usato sulla pelle a buccia di arancia due volte al giorno per aiutare a ridurre questo antiestetico problema femminile.

Trattamenti specifici (linea di prodotti naturali)

 

MoviCELL di Promopharma è una interessante linea di integratori alimentari e trattamenti cosmetici mirati al problema della ritenzione idrica e dell'adiposità localizzata. Dalla miscela di macerati glicerici a base di gemme di fresche di castagno e Sorbo, associato alla linfa di betulla MoviCELL drena, all'integratore alimentare in compresse MoviCELL Forte, che agisce favorevolmente sul trofisimo di cellule e tessuti cutanee, a Movicell criogel gel che agisce localmente contrastando la ritenzione idrica. Per maggiori informazioni leggere "moviCELL: prodotti al naturale per combattere la cellulite".

Trattamento olistico anticellulite

Anche la riflessologia plantare integrata con altre tecniche di trattamenti olistici i può essere un valido aiuto a supporto del miglioramento della problematica della cellulite. Luigi Dragonetti del Centro Studi Perugia, mio insegnante e noto insegnante di Riflessologia Plantare Integrata, Tecnica Craniosacrale, e Digitopressione dinamica, ha messo a punto una tecnica di massaggio per parte da un approccio di riflessologia e integra varie tecniche utili a contrastare questa problematica. Per ottenere dei riscontri la tecnica richiede tre trattamenti a settimana per almeno tre settimane.

http://www.naturopataonline.org/articoli/14-malattie-e-naturopatia/2492-pelle-a-buccia-d-arancia-e-ritenzione-idrica-rimedi-naturali/1.html

 

 

 

Claudio Monteverdi, naturopata (Milano)

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