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GASTRITE CRONICA: COSA MANGIARE

La gastrite cronica è un disturbo che coinvolge stomaco e processo digestivo. La cura dell'alimentazione permette di evitare l'insorgere dei sintomi e, in alcuni casi, di risolverli. Sapere cosa mangiare e cosa invece evitare è quindi molto importante.

Gastrite cronica: sintomi e cause
La gastrite è una infiammazione della mucosa gastrica. Funzione della mucosa gastrica è quella di proteggere le pareti dello stomaco dall'ambiente acido e aggressivo che si crea durante la digestione.
Le cause della gastrite possono essere varie:

> Stress;
> alimentazione squilibrata con presenza di alimenti elaborati dalla difficile digestione o anche da quantità eccessive;
> uso e abuso di alcool e fumo e sostanze irritanti quali caffè, bevande eccitanti e zuccherate, o troppo calde;
> infezione da helicobacter pylori.

La gastrite, se protrae per molto tempo i propri sintomi, e in particolare se si è portatori di helicobacter pylori, può diventare cronica. In questo caso l'alimentazione deve essere curata particolarmente, per calmare i sintomi e cercare di risolvere le cause.

 

Sintomi della gastrite cronica
I sintomi della gastrite cronica sono simili a quelli della gastrite acuta o sporadica, con la differenza che sono presenti costantemente. Essi sono:

> Mal di stomaco e bruciore di stomaco persistente e diffuso, anche se di lieve entità;
> nausea: la nausea è presente sia prima che dopo i pasti. Quando presente a stomaco vuoto si calma ingerendo degli alimenti, ma solo per breve tempo: successivamente si ripresenta, nei casi più gravi accompagnata da vomito;
> senso di pesantezza e difficoltà digestive, anche dopo aver ingerito pochi alimenti;
> gonfiore e tensione addominale;
> acidità con reflusso;
> a volte tachicardia e palpitazioni dopo i pasti.

Il primo rimedio naturale per contrastare i sintomi della gastrite cronica è costituito dall'alimentazione stessa: così come può essere la causa della gastrite cronica può esserne anche la cura e la risoluzione.

 

(Leggi anche Rimedi fitoterapici ED OLI ESSENZIALI contro la gastrite >>)
 

Gastrite cronica cosa mangiare
E' importantissimo seguire un'alimentazione adeguata alle esigenze di uno stomaco colpito da gastrite cronica, senza però incorrere in drastiche misure restrittive. Nel momento in cui la gastrite cronica ha la propria manifestazione acuta può e deve essere rispettata una alimentazione il più leggera possibile: colazione, pranzo e cena a base di crema di riso integrale e verdura cotta a vapore o frutta dolce e amidacea. Passato il momento peggiore si può reintegrare gradualmente la propria dieta, passando a mangiare i seguenti alimenti:

> Frutta e verdura di stagione, crude o cotte al vapore. Inizialmente sono da escludere la frutta acida, gli agrumi, e le verdure che possono portare alla formazione di gas, quali cavoli, cavolfiori e broccoli. Con il passare del tempo anche queste verdure possono essere mangiate, inserendole gradualmente nei pasti;
> Latte e yogurt vegetali, tofu al naturale;
> Cereali integrali quali riso, orzo, farro, miglio, quinoa. I cereali integrali sono ricchi di fibre, molto utili per il transito intestinale, ma possono risultare irritanti per mucosa gastrica in fase di gastrite acuta: sono pertanto da integrare, in chicco, poco per volta e gradualmente, mentre passati sotto forma di crema possono essere mangiati sempre;
> Carne e pesce bianchi, in tagli di piccole dimensioni, e poco grassi o privati del grasso;
> Condimenti sono concessi in misura limitata e per lo più a freddo: poco olio per condire le verdure cotte, stevia o miele o agave per dolcificare, evitare strutto, burro e altri condimenti portati ad alte temperature; concesse le spezie tranne peperoncino, pepe, curry, masala e miscele piccanti o troppo acide.

 

Gastrite cronica: consigli complementari a cosa mangiare
Per la gastrite cronica ha larga influenza lo stile di vita. Lo stress, il fumo, l'alcool, l'alimentazione, la quantità di moto e di vita all'aria aperta, la qualità della respirazione e il modo in cui si mangia, oltre a cosa si mangia, sono fattori che possono concorre a risolvere i sintomi della gastrite.

Analogicamente, la gastrite si associa alla difficoltà di digerire le esperienze: così come lo stomaco risulta sensibilizzato riguardo l'acidità di ciò che si introduce e rispetto all'aggressività con cui si approccia l'esperienza, così anche il nostro atteggiamento nei confronti della vita.

Secondo la medicina analogica quel che la gastrite non ci permette di fare è già una indicazione importante su come e cosa c'è da aggiustare nel proprio atteggiamento, sia nei confronti del cibo sia nei confronti delle esperienze che ci nutrono.

Imparare a respirare in profondità, a mangiare lentamente e accogliere l'esperienza, a non aggredire ciò che accade per metabolizzarlo subito, tutti questi sono spunti di riflessione per chi soffre di gastrite cronica.

POSSONO ESSERE UTILI I PROBIOTICI
 
FLORA BATTERICA INTESTINALE: COME PRENDERSENE CURA
Il nostro apparato gastrointestinale ospita un importante ecosistema fatto di batteri buoni, ma anche di patogeni. È importante preservarne la corretta carica benefica per il nostro benessere. Scopriamo come.
Salute Salute organi Nutraceutica

 

Di Elisabetta Milani

 

La flora batterica intestinale è formata da miliardi di microorganismi (batteri, miceti e virus) che coopoerano tra loro. Affinchè il nostro organismo tragga vantaggio dal microbiota umano (l'insieme di questi microorganismi presenti nell'intestino) è bene prendersene cura. Scopriamo in che modo. 

 

La Flora Batterica, di cosa si tratta?
La flora batterica gastro-intestinale a dire il vero è una vera e propria fauna. Si tratta, infatti, di un microcosmo popolato da tantissime specie batteriche, circa 400 tra presenze aerobiche, anaerobiche, virus, clostridi, miceti.

La carica batterica aumenta progressivamente man mano che scendiamo dallo stomaco all’intestino e rappresenta un’indispensabile barriera protettiva del nostro organismo.

È importante prendersene cura e preservarla da alterazioni, disbiosi, che potrebbero indebolire le nostre difese di fronte ad attacchi patogeni, renderci stanchi, spossati e vulnerabili. Come possiamo quindi intervenire preventivamente per evitare che questo accada?

Semplicemente introducendo nella nostra alimentazione prebiotici e integratori di probiotici in grado di preservare la flora batterica, evitare spiacevoli migrazioni di batteri infettivi verso altri distretti come le vie urinarie o lo stomaco, e di proteggere il nostro organismo quando siamo sottoposti a cure farmacologiche con antibiotici.

 

I Prebiotici
I prebiotici sono sostanze presenti nel cibo che non vengono assorbite ma vengono utilizzate dalla flora intestinale per favorire la crescita di batteri “buoni” come i bifido batteri e i lattobacilli.

I prebiotici sono oligosaccaridi, in particolar modo i frutto-oligosaccaridi (FOS), l’inulina, e i galatto-oligosaccaridi (GOS), che troviamo in frutta e verdura.

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Nutrienti ricchi di prebiotici da introdurre nell’alimentazione sono le cipolle, l’aglio, gli asparagi, i carciofi, il frumento, la soia, le banane, la cicoria, l’indivia.

L’inulina poi subisce un ciclo di fermentazione che porta alla crescita di batteri buoni da un lato e dall’altro il prodotto di scarto del fermentato è elemento energetico per le cellule. Possiamo trovare prebiotici anche in farmacia o erboristeria per aiutare il giusto apporto alla flora intestinale.

 

Quando la flora batterica intestinale perde il suo equilibrio PUO’ SUBENTRARE LA candida intestinale
 

I Probiotici
Da definizione dell’OMS i probiotici sono “organismi vivi che somministrati in quantità adeguata apportano beneficio alla salute dell’ospite”. Si tratta di batteri buoni, non patogeni, come i batteri lattici o i bifidobatteri.

Hanno la funzione di rafforzare la risposta immunitaria, di sollecitare la permeabilità intestinale, di arricchire la flora intestinale, di coadiuvare la fermentazione dei residui alimentari.

Possiamo trovare quote di probiotici interessanti nei cibi fermentati, come lo yogurt intero bianco, il latte acidofilo, il kefir, la ricotta viva. In erboristeria e in farmacia possiamo reperire facilmente probiotici in varie forme, in polvere, in fluido o in pastiglie in grado di arricchire ulteriormente la nostra flora batterica con più di un miliardo di nuovi elementi.

 

Quando curarsi con pre e probiotici
È bene integrare l’apporto di prebiotici e di probiotici:

·         nei cambi di stagione, in cui è richiesto un maggiore sforzo da parte del nostro sistema immunitario alle modificazioni climatiche;

·         durante le cure a base di antibiotici che se da un lato combattono le infezioni dall’altro depauperano la flora batterica e indeboliscono il nostro organismo;

·         in caso di sindrome da colon irritabile, in presenza di Helicobacter Pylori o di Escherichia Coli.

Sottoporsi a dei cicli di probiotici è sempre una prassi utile e benefica per prendersi cura della flora intestinale e preservare il nostro stato di benessere. 

 
I probiotici (che letteralmente significa per la vita) sono tutti quei microrganismi che, quando vengono ingeriti in quantità sufficienti, sono in grado di esercitare funzioni benefiche per la salute dell’intestino e dell’organismo in generale.

Le migliori forme di nutrimento per i probiotici sono i cosiddetti prebiotici, che, sotto forma di integratori alimentari di alta qualità, sono già inclusi nelle capsule.

 

Quali sono i cibi probiotici?

 

Integratori naturali di probiotici
I probiotici si trovano naturalmente in alcuni cibi.

Primo fra tutti, il cibo fermentato che di per se può essere considerato un integratore probiotico naturale.

I cibi fermentati sono quelli lasciati invecchiare per giorni o settimane così da essere poi colonizzati naturalmente da batteri e lieviti buoni. In questo modo, subendo una sorta di pre-digestione, i nutrienti sono assimilabili dal corpo umano più facilmente.  

Questi  batteri sono benefici e aiutano a ristabilire l’equilibrio della flora intestinale. Uno dei ceppi che presenta ottime proprietà è quello dei Lactobacillus che rilasciano acido lattico durante la fermentazione. I batteri probiotici lattici (lactobacillus e bifidus) si stabiliscono sulle pareti del colon e producono acido lattico e diversi altri acidi organici.

I batteri lattici più usati come probiotici sono Streptococcus thermophilus, bifidobacteria e lactobacilli. È possibile trovarli nello yogurt intero, nella ricotta con culture lattiche vive, nei crauti e nei cetriolini fermentati. 

 

OTTIMI ANCHE I KEFIR

 http://www.cure-naturali.it/salute-organi/4468/gastrite-cronica-cosa-mangiare/8180/a 

 Di Loredana Zilioli

http://www.cure-naturali.it/redattore/loredana-zilioli/31

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AFTE IN BOCCA: SINTOMI, CAUSE E POSSIBILI RIMEDI

Le afte della bocca sono delle lesioni che riguardano la mucosa orale, contraddistinte da abrasioni oppure da ulcerazioni tondeggianti del diametro che varia dai 2 ai 5 millimetri (“afta” in greco significa “ulcera della bocca”). Ma quali sono i sintomi della presenza di un’afta? Quali sono le cause che la provocano e quali i possibili rimedi?

Talvolta associata all’esistenza di una stomatite, l’afta orale è una vera e propria ulcera dolorosa, poco profonda e circondata da un alone rossastro. Le afte possono essere singole o presentarsi a gruppi e recidivare nel tempo. In genere vanno via in una o due settimane.

Possono comparire all’interno della bocca, delle guance, delle labbra, della gola e a volte anche sulla lingua. Le afte sono diverse dalle vesciche da febbre, che sono piaghe contagiose provocate piuttosto dal virus dell’herpes simplex (intorno alle labbra, sulle guance o sul mento o all’interno delle narici). Le ulcere orali, invece, non possono essere trasmesse.

L'aftosi è molto comune, ma rara durante l'infanzia: può comparire nel periodo adolescenziale e raggiungere il picco d'incidenza tra i 20 e i 50 anni, con una prevalenza leggermente superiore per le donne. La lesione può essere accompagnata da un ingrossamento dei linfonodi vicini. Nei bambini piccoli potrebbe essere sintomo di una cosiddetta bocca mani piedi.

Le afte si distinguono genericamente in:

·         afte minori

·         afte maggiori

·         afte erpetiformi, meno comuni, di dimensioni ridotte e spesso a grappolo

Afte orali, sintomi
Il fastidio che provoca un’afta in bocca è spesso accompagnato da un forte dolore.

I sintomi più comuni di un’afta orale sono:

·         formicolio

·         prurito in un punto preciso della mucosa orale

·         bruciore

·         quel punto in pochi giorni diventerà rosso e si trasformerà in bolla o vescicola

·         nel momento in cui il dolore si fa più intenso, vuol dire che la bolla è trasformata in una piccola ulcera aperta infettabile e infiammata

Quando si presentano afte molteplici c'è una lesione infiammatoria cronica e si parla di stomatite aftosa ricorrente o ulcere aftose. In questo caso, tra i sintomi possono esserci anche:

·         febbre

·         gonfiore dei linfonodigonfiore dei linfonodi

Afte orali, cause
In realtà poco si sa sulle cause che scatenano un’afta. In generale, le più comuni sono:

• febbre o raffreddore
• cambiamenti ormonali durante il periodo mestruale
• traumi e interventi odontoiatrici
• squilibri della flora intestinale
• stress e stanchezza
• piccole lesioni nella bocca dovute, per esempio, a una spazzolatura troppo aggressiva
• prodotti per l’igiene orale contenenti sodio lauril solfato
• alcuni tipi di intolleranze alimentari, come cioccolato, caffè, fragole, uova, frutta secca, formaggi, ananas
• carenza di vitamina B-12, zinco, folati o ferro
• una allergia ad alcuni batteri della bocca

In alcuni casi, le afte tuttavia possono verificarsi anche in presenza di determinate malattie come:

·         malattie infiammatorie croniche intestinali

·         la malattia di Behcet, una malattia rara che causa infiammazione in tutto il corpo, compresa la bocca

·         HIV / AIDS, che sopprimono il sistema immunitario

·         celiachia

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Ci sono infine dei fattori predisponenti come:

·         essere di sesso femminile, pare infatti che le afte siano più comuni tra le donne

·         predisposizione familiare

 

Afte orali, cure
In linea di massima, le afte in bocca tendono a regredire spontaneamente per cui è molto raro e talvolta inutile ricorrere a farmaci. È ovvio che se l’afta segue una precisa patologia, bisognerà appurarne la natura e ricorrere ai consigli del proprio medico.

Così come, se le afte sono dovute a una carenza di alcune vitamine (soprattutto acido folico) e minerali, come zinco e ferro, bisogna integrarne l'alimentazione.

In più, per non rendere più gravi e fastidiose le ulcere in bocca, è chiaro che bisogna porre particolare attenzione alla pulizia dei denti e, nei casi in cui le afte alla bocca sono particolarmente dolorose, potreste risciacquare il cavo orale con un collutorio non aggressivo e senza alcol.

Chi preferisce evitare farmaci ma accelerare la guarigione può ricorrere a uno dei seguenti rimedi naturali:

·         tè: una bustina bagnata da applicare sulla bolla

·         aloe vera, che ha proprietà antivirali e antinfiammatorie e contiene aminoacidi e vitamine B1, B2, B6 e C, che accelerano il processo di guarigione e riducono il dolore

·         olio di cocco

·         sale, specie quello rosa dell’Himalaya con cui preparare dei gargarismi o da applicare un pizzico direttamente sull’afta

·         acqua calda con limone

·         olio di tea tree, o palmarosa del madagascar per sciacqui in bocca con un po’ d’acqua oppure da tamponare con un cotton fioc

·         propoli

·         bicarbonato, disinfettante e sfiammante

·         tintura di mirra, una pennellata sull’afta riduce il dolore

·         aglio, uno spicchio tagliato a metà da strofinare sull’afta

Tra gli altri rimedi consigliati ci sono la calendula, l’iperico e l’astragalo. E ancora: i Fiori di Bach e l'agopuntura.

Olio essenziale di chiodi di garofano o elicriso del madagascar

Per quanto riguarda le afte potete approfondire anche nei seguenti articoli:

Infine, evitate abrasivi, cibi acidi o piccanti che possano causare ulteriore irritazione, lavate i denti delicatamente, usando una spazzola morbida e un dentifricio senza agenti schiumogeni.

Germana Carillo

Greenme.it

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DERMATITE ATOPICA: SINTOMI, CAUSE E RIMEDI EFFICACI

La dermatite atopica è un problema sempre più diffuso, soprattutto tra i bambini. Si tratta di una malattia infiammatoria cronica della pelle che crea non pochi disturbi e fastidi. Ma quali sono esattamente i sintomi e le cause della dermatite atopica? Esistono dei rimedi efficaci e naturali per fronteggiarla?

Ci sono altri tipi di dermatite ma quella che viene definita “atopica” può comparire su diverse zone cutanee ed è spesso di non semplice diagnosi ma soprattutto può essere difficile da trattare in particolare nei bambini. 

SINTOMI

I sintomi tipici della dermatite atopica sono la comparsa di bollicine, arrossamenti, piccole vesciche ed eruzioni cutanee su viso, braccia, dorso o gambe. La pelle in sofferenza tende piano piano a seccarsi e a squamarsi creando una forte sensazione di prurito. Inoltre questa situazione può diventare un ottimo terreno per la proliferazione batterica e dunque andare ulteriormente ad aggravare il problema creando un’infezione.

Se la situazione non viene presa per tempo o non si riesce ad arginare, la dermatite atopica può andare a colpire anche le mucose portando come ulteriori sintomi congiuntivite, rinite o asma.

Molto spesso soffrono di dermatite atopica neonati e bambini che non hanno ancora un sistema immunitario completamente formato, c’è da dire però che con il passare degli anni tendenzialmente il problema tende a scomparire da solo nella maggior parte dei casi. Se questo non avviene, la situazione tende ad aggravarsi e cronicizzarsi andando ad estendersi anche ad altre parti del corpo precedentemente non colpite da dermatite.

 

I sintomi della dermatite atopica subiscono spesso fasi alterne, ovvero migliorano e peggiorano a seconda del periodo che sta vivendo la persona oppure durante i cambi di stagione.

CAUSE

Si ritiene che la dermatite atopica abbia come cause una serie di fattori concomitanti di tipo ambientale, genetico, ma anche psicologico. Quando si parla di fattori ambientali si fa riferimento alla presenza di sostanze allergizzanti con le quali si può entrare in contatto direttamente con la pelle (detersivi, detergenti, vestiti colorati o altro) oppure che possono trovarsi negli alimenti che si consumano o essere inalate.

C’è ad esempio il problema dell’inquinamento che negli ultimi anni sembra incidere molto sulla comparsa di questo tipo di dermatite soprattutto nei bambini. È stato notato infatti come i problemi della pelle siano più frequenti nelle città maggiormente interessate dallo smog.

Non è un caso che, secondo gli esperti, la dermatite atopica ha visto una crescita esponenziale nel corso degli ultimi 30 anni, periodo nel quale inquinamento e condizioni ambientali sono andate progressivamente peggiorando soprattutto nei paesi industrializzati.

Quando si parla di malattie della pelle c’è spesso anche una componente psicologica che può far comparire o peggiorare il problema. È soprattutto lo stress ad aggravare la dermatite atopica.

RIMEDI

Sana alimentazione

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Nel caso di dermatite atopica (come di molti altri disturbi) una sana alimentazione è alla base del miglioramento della sintomatologia. Si consiglia una dieta ricca di frutta e verdura, fibre e cereali, accompagnati da oli e grassi di origine vegetale ed acqua. Le bevande zuccherate ed i cibi raffinati dovrebbero essere invece limitati.

Probiotici

Si è visto che avere un intestino in salute può prevenire o alleviare i sintomi della dermatite atopica. Ecco perché spesso viene consigliata l’assunzione di probiotici in grado di migliorare l’equilibrio della flora batterica. Secondo alcuni recenti studi il risultato con il miglior effetto a lungo termine sembra essere quello del Lactobacillus rhamnosus. 

Sole, mare o terme

Si è notato come generalmente i sintomi della dermatite atopica peggiorino nei mesi invernali per migliorare invece in estate. Ciò è dovuto al sole, un rimedio naturale molto efficace per diverse malattie della pelle. Naturalmente l’esposizione deve avvenire con un certo criterio, evitando le ore più calde della giornata e per un periodo di tempo limitato. Anche l’acqua salata marina può migliorare molto dermatite e altri problemi alla pelle così come alcuni trattamenti termali.

Omega 3-6

Gli acidi grassi Omega 3-6 possono venire in aiuto della dermatite atopica. Via libera dunque ad oli vegetali che contengono queste due sostanze in giusto equilibrio come ad esempio l’olio di lino ma soprattutto l’olio di canapa o i semi. Dell’olio si può fare un doppio uso, sia interno che esterno.

Francesca Biagioli di

greenme.it

 

Tenere idratata la pelle

La pelle arrossata e pruriginosa chiede di essere ben idratata non solo internamente, attraverso una giusto quantitativo di acqua, ma anche esternamente con l’utilizzo di creme o meglio di oli vegetali dal grande potere idratante, lenitivo e antinfiammatorio come OLIO DI BAOBAB CON YLANG YLAG DEL MADAGASCAR (AROMATERAPEUTA DI SPAZIOSACRO LI HA), boraggine o enotera (questi ultimi due possono essere assunti anche per via interna in perle).

 

 

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MUSICA : scienziati dimostrano che la musica stimola gli oppioidi naturali del cervello provocando molti effetti terapeutici

Pitagora, maestro, matematico e filosofo greco di 2600 anni fa, fu il primo ad usare la musica come medicina. Infatti la musica secondo Pitagora non è solo una forma di intrattenimento ma un’espressione della pura armonia dell’universo che ha tre effetti sull’essere umano:

 
Armonizza l’anima umana
Equilibra e purifica la mente
Guarisce il corpo fisico, lo rigenera e lo mantiene in salute
Oggi più di 400 studi scientifici hanno dimostrato che davvero la musica è medicina. I benefici neurochimici della musica sono in grado di potenziare il sistema immunitario, ridurre i livelli di ansia e di contribuire a regolare l’umore in modo più efficace rispetto ai farmaci.

“Abbiamo dimostrazioni che la musica può svolgere un ruolo di “assistente sanitario” in contesti che vanno dalle sale operatorie alle case di cura,” spiega il prof. Levitin del Dipartimento di Psicologia della McGill University. “Ma ancora più importante, siamo stati in grado di documentare i meccanismi neurochimici in cui la musica può influire, dividendoli in 4 settori: gestione dell’umore, stress, sistema immunitario e aiuto per i legami sociali“

 
L’analisi apparsa in Trends in Cognitive Science, è stata suggerita dal numero crescente di studi che riguardano i trattamenti con la musica basati su dati scientifici (non si tratta di musicoterapia, che è un’altra cosa). Prima di questa analisi, nessuno aveva davvero avuto il tempo di soffermarsi nell’osservazione di tutto il materiale che le nuove evidenze scientifiche stavano portando alla luce.

In effetti, la musica viene spesso utilizzato per scopi di auto-trattamento; molti di noi ascoltano la musica per calmarsi o per darsi la carica. E lo facciamo tanto quanto -se non più spesso- di quanto facciamo con caffè o alcool. Come altre esperienze piacevoli, ci sono due componenti correlate al godimento della musica: la pregustazione di ascoltare la tua canzone preferita, e poi effettivamente l’ascolto in sé. Il rilascio di dopamina del cervello, rilascio legato alla “ricompensa”, è coinvolto in entrambe le fasi. Ma i neuro-scienziati si sono chiesti per decenni se ci fosse qualcos’altro, ossia – cos’è che da alla musica la capacità di indurre benessere e guarigione?

 
La risposta sta negli oppioidi endogeni. Gli oppioidi endogeni sono sostanze chimiche naturali del cervello, dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche, tra cui le più famose sono le endorfine. Gli oppiodi sono in grado di eliminare il dolore, rallentare l’invecchiamento, innescare il benessere e favorire quindi i processi di autoguarigione.

Il team del professor Levitin ha dimostrato che, bloccando i segnali degli oppioidi nel cervello somministrando alle persone un farmaco chiamato naltrexone, questo riduce la quantità di piacere che le persone riferiscono di ottenere dall’ascolto della loro canzone preferita. Provano ancora godimento nel momento della pregustazione dell’ascoltare la canzone, ciò suggerisce che, sebbene la dopamina sia effettivamente coinvolta, in realtà è quando iniziano a fare effetto gli oppioidi del cervello che la musica inizia ad influenzare le nostre menti.

 
Un grande rilascio di oppioidi spiegherebbe inoltre l’effetto della musica sul nostro corpo. È risaputo che l’ascolto di musica può innalzare la soglia del dolore delle persone, tanto che in alcuni casi, la musica viene utilizzata per ridurre l’uso di antidolorifici come la morfina.

Nelle loro analisi, il team di Levitin ha esaminato oltre 400 studi, alla ricerca di modelli per supportare con evidenze scientifiche l’ipotesi in oggetto, ossia che la musica influenzi positivamente la chimica del nostro cervello. Sono riusciti a isolare quattro aree di intervento:

Premio/ricompensa, motivazione e piacere (ad esempio può aiutare in caso di disturbi alimentari)
Stress e stimolazione sessuale (per contribuire a ridurre l’ansia)
Sistema immunitario (per rafforzare il sistema immunitario e rallentare la degenerazione cellulare dovuta all’invecchiamento)
Solidarietà sociale (per aiutare a costruire fiducia e legami sociali)
I ricercatori hanno collegato queste aree a quattro sistemi neuro-chimici primari:

Dopamina e oppioidi
Cortisolo (e gli ormoni correlati)
Serotonina (e gli ormoni correlati)
Ossitocina
“Sappiamo che la musica facilita l’attivazione di processi neurochimici di oppioidi cerebrali che l’intervento farmacologico non è stato in grado di eguagliare”, ha affermato Francesco Chandra commentando lo studio.

“Ci son stati casi in cui grazie alla musica abbiamo ridotto gli psicofarmaci o eliminati del tutto, e abbiamo potuto osservare i benefici associati a miglioramenti dell’umore e dell’attività mentale.”
Uno studio ha dimostrato che in pazienti che hanno ascoltato musica prima di un’operazione son stati riscontrati livelli di ansia più bassi rispetto alle persone che hanno preso ansiolitici come il Valium – oltretutto senza i costi e gli effetti collaterali dei farmaci. Gli scienziati suppongono quindi che la musica possa stimolare il rilascio di peptidi oppioidi endogeni nel cervello.

“Le prove esaminate forniscono il supporto preliminare per affermare che la musica è tra quelle scelte di vita che possono ridurre lo stress, prevenire le malattie, e gestire il dolore” affermano gli autori dello studio.
Tom Fritz del Max Planck Institute For Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia e Daniel Bowling dell’Università di Vienna, stanno lavorando ad una macchina, la “jymmin“, un particolare tipo di apparecchiatura che associa la musica al sollevamento pesi. I suoni cambiano quando si spinge più forte, e il ritmo della musica corrisponde a quello dell’allenamento. “Jymmin rende la musica molto piacevole – si ha la percezione di essere molto espressivi musicalmente “, spiega Fritz.

Hanno mostrato che dopo 6 minuti di utilizzo della macchina, la quantità di sforzo che la persona percepisce si dimezza. Abbinando la musica all’allenamento, hanno detto i delegati della conferenza, l’esercizio con le macchine può alzare la resistenza fisica di una persona sopra allo standard.

 

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I loro esperimenti sono una ulteriore conferma al fatto che gli oppioidi siano coinvolti. “È un altro pezzo del puzzle”, dice Bowling. «Non è necessario un neuro-scienziato per affermare che la musica può essere stimolante, intensamente piacevole o molto triste, ma questa è una svolta eccezionale per la ricerca sulle basi biologiche della musica.”

Fritz sta lavorando su un software in grado di fornire simili “feedback musicali” per gli utenti, che dice potrà aiutare ad alleviare il dolore in persone in ripresa da un ictus o dalla tossicodipendenza. Alcuni ospedali già usano la musica per alleviare l’ansia prima di un intervento chirurgico, e anche per trattare il dolore post intervento. Ma Sven Bringman del Karolinska Institute in Svezia dice che potrebbe essere uno strumento terapeutico molto più utilizzato.

“La musica non è ancora utilizzata tanto come dovrebbe, perché richiede più tempo rispetto ad un infermiere che somministra una pillola di sedativo.”
Mentre la musica deve essere ancora pienamente “sfruttata” clinicamente, Levitin dice che abitualmente ci avvaliamo dei suoi effetti sul nostro cervello. “Molte persone usano la musica per regolare il loro stato d’animo durante la giornata. Usiamo la musica per dare un sottofondo musicale alla nostra giornata. Le persone usano la musica per regolare i loro stati d’animo e creare la colonna sonora della loro vita.”

https://www.dionidream.com/musica-oppioidi-cervello/

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SINDROME PREMESTRUALE: RIMEDI CHE FUNZIONANO PER ALLEVIARE I SINTOMI

Prima dell’arrivo del ciclo mestruale alcune donne si sentono ansiose, tristi, irritabili o avvertono alcuni fastidi e dolori. Si tratta della cosiddetta sindrome premestruale. Conosciamola meglio e vediamo quali sono i rimedi che funzionano per alleviare i sintomi.

La sindrome premestruale è stata chiamata così negli anni Sessanta, quando la si riteneva una ‘malattia immaginaria’. Oggi diversi studi hanno confermato l’esistenza di questo problema che fa soffrire molto circa il 10% delle donne nella fase che precede l’arrivo del ciclo, il 70-75% ha fastidi di un certo rilievo e solo il 20% praticamente non se ne accorge.

COS’E’ LA SINDROME PREMESTRUALE
Con sindrome premestruale si intende un periodo della donna (appunto prima dell'arrivo del ciclo mestruale) in cui è possibile avvertire una serie di sintomi sia di tipo fisico che psicologico. Generalmente iniziano a presentarsi circa 7-10 giorni prima dell’arrivo delle mestruazioni alleviandosi gradualmente fino a scomparire nel momento in cui compare il ciclo.

Nella maggior parte dei casi si tratta di sintomi sopportabili che si riescono a tenere a bada con alcuni rimedi naturali. In rare situazioni invece la sindrome premestruale diventa un problema talmente grande da interferire con le normali attività.

I sintomi che possono comparire

Durante la sindrome premestruale una donna può veder comparire i tipici sintomi: mal di schiena, dolori addominali, debolezza, emicrania, gonfiore e crampi. Molte volte ad essere colpita è anche la sfera emotiva, ecco allora che ci si può trovare alle prese con irritabilità, fame nervosa ma anche ansia e depressione.

Altri sintomi della sindrome premestruale frequenti sono: senso di tensione al seno, giramenti di testa, nausea, diarrea o stipsi, crisi di pianto e caviglie gonfie.

Ricapitolando possibili sintomi della sindrome premestruale sono:

• Mal di schiena

• Dolori addominali

• Debolezza

• Emicrania

• Gonfiore

• Crampi

• Irritabilità

• Fame nervosa

• Ansia

• Depressione

• Tensione al seno

• Giramenti di testa

• Nausea

• Diarrea o stipsi

• Crisi di pianto

• Caviglie gonfie

SINDROME PREMESTRUALE: PERCHE’
Secondo una nuova ricerca, opera di studiosi del National Institutes Of Health negli Stati Uniti, la causa di alcuni disturbi premestruali sarebbe da imputare al Dna. Si tratterebbe infatti di un malfunzionamento dei geni che controllano la risposta agli ormoni sessuali femminili: estrogeni e progesterone.

Al momento i ricercatori hanno individuato la causa di una delle forme più rare della sindrome premestruale, chiamata disturbo disforico premestruale. Questo colpisce una fascia di donne che va dal 2% al 5% ed è considerato una grave forma di sindrome premestruale che si presenta nella seconda metà del ciclo.

Leggi anche: SINDROME PREMESTRUALE: LA CAUSA È UN’ALTERAZIONE GENETICA

Secondo quanto dichiarato da Rossella Nappi, ginecologa, endocrinologa e sessuologa della Clinica Ostetrica e Ginecologica del Policlinico San Matteo di Pavia:

"Ogni donna “sente”, più o meno, le oscillazioni ormonali nella seconda fase del ciclo, quando il progesterone che aiuta ad accogliere nell’utero una nuova vita diminuisce perché non è iniziata una gravidanza. L’ipotesi è che da questo “fallimento” si scateni la sindrome premestruale: le quantità di neurotrasmettitori cerebrali come serotonina, dopamina e noradrenalina, coinvolti nel tono dell’umore, nella gratificazione, nello stato di allerta, si modificano e, a seconda della soglia di sensibilità, di ciascuna donna a queste alterazioni si hanno sintomi più o meno intensi".

Dunque la sindrome premestruale esiste e non va sottovalutata perché può incidere molto negativamente sul benessere della donna e sulle sue quotidiane attività.

RIMEDI NATURALI CHE FUNZIONANO
Alcuni rimedi naturali funzionano davvero in caso di sindrome premestruale anche se a seconda dei sintomi da contrastare e del tipo di mestruazioni più o meno abbondanti e dolorose che chi si hanno, sarebbe opportuno sceglierne uno piuttosto che un altro (fatevi consigliare da un esperto).

Magnesio

Spesso siamo carenti di magnesio, minerale fondamentale in quanto tra le altre cose contribuisce a rilassare i muscoli e ad aiutare anche la sfera nervosa. Se soffrite di sindrome premestruale può essere d’aiuto assumere degli integratori a base di questo sale minerale per un periodo di tempo più o meno lungo (anche in questo caso è bene chiedere consiglio ad un esperto).

Agnocasto

L’Agnocasto è una pianta tipicamente legata alla sfera femminile, indicata quindi anche per regolarizzare il ciclo e alleviare fastidi e dolori che si possono avvertire nella fase precedente.

Achillea

L’Achillea è un’altra pianta in grado di togliere infiammazione e ridurre il senso di gonfiore che spesso compare durante la sindrome premestruale. Questa, come anche le altre erbe e piante che aiutano la donna prima del ciclo, vanno usate in realtà a partire dall’ovulazione e fino all’arrivo delle mestruazioni regolarmente per un periodo che va dai 3 ai 6 mesi.

Rubus idaeus

In caso la sindrome premestruale comporti un forte dolore al seno si può assumere, come ci ha consigliato l’erborista Beatrice Ciarletti, il macerato glicerico di Rubus idaeus 50 gocce due volte al giorno.

Iperico

 

Se i disturbi principali riguardano principalmente la sfera dell’umore può venire in aiuto una pianta come l’iperico perfetta per trattare depressione e sbalzi di umore. Ha però diversi effetti collaterali da considerare, fatevi dunque consigliare da un esperto che valuterà se si tratta del rimedio adatto a voi o meno.

Leggi anche: IPERICO: TUTTE LE PROPRIETÀ, I BENEFICI E LE CONTROINDICAZIONI DELL'ERBA DI SAN GIOVANNI 

Impacchi di sale caldo

Fare impacchi di sale caldo nella zona renale può aiutare sia il flusso carente sia la distensione muscolare alleviando quindi i fastidi legati alla sindrome premestruale.

Leggi anche: SALE CALDO: COME PREPARARLO E UTILIZZARLO 

Borsa dell’acqua calda

 

In alternativa agli impacchi di sale può andare bene anche la classica borsa dell’acqua calda che contribuisce ad alleviare i crampi addominali.

SINDROME PREMESTRUALE: COSA MANGIARE
Anche una corretta alimentazione e in particolare alcuni cibi possono venire in aiuto alle donne che soffrono di sindrome premestruale. Secondo uno studio pubblicato qualche anno fa sull'American Journal of Epidemiology i sintomi tipici del periodo precedente all’arrivo del ciclo possono essere alleviati assumendo alimenti ricchi di ferro non-eme. Probabilmente il legame è dovuto al fatto che il ferro è coinvolto nella produzione della serotonina nel cervello, ormone che aiuta a regolare l'umore.

Secondo i risultati della ricerca, assumendo più di 20 mg di ferro non-eme la probabilità di soffrire di sindrome premestruale si riduce del 30-40%. Via libera, quindi, a broccoli (ogni 100 g 1 mg di ferro non-eme), semi di sesamo tostati (14,8 mg per 100 g) e albicocche secche (6,3 mg per 100 g).

 


Durante la sindrome premestruale è possibile sentire maggiore appetito e tendere a mangiare in particolare cibi molto dolci in grado di agire sulla serotonina. Bisognerebbe invece cercare di evitare lo zucchero raffinato prediligendo quello naturale contenuto ad esempio nella frutta, cereali integrali e legumi oltre che alimenti ricchi di omega 3 e di magnesio che aiutano ad evitare la comparsa di crampi prima dell’arrivo del ciclo.

Consigliate anche spezie dal potere antinfiammatorio o antidolorifico come zenzero, curcuma, cannella e chiodi di garofano. Da evitare invece fritti, cibi molto grassi e pesanti da digerire, latticini, cibi molto piccanti, alcool.

Durante la fase premestruale per mantenere buoni livelli di serotonina ed evitare i sintomi tipici di quei giorni potete dunque mangiare:

• Frutta

• Cereali integrali

• Legumi

• Alimenti ricchi di omega 3

• Alimenti ricchi di magnesio

• Broccoli

• Semi di sesamo

• Albicocche secche

• Zenzero

• Curcuma

• Cannella

• Chiodi di garofano

Cibi da evitare sono invece:

• Zucchero raffinato

• Fritti

• Latticini

• Cibi grassi e pesanti da digerire

• Cibi molto piccanti

• Alcool

SINDROME PREMESTRUALE: ATTIVITA’ FISICA E TECNICHE ALTERNATIVE
Anche durante il periodo premestruale è consigliabile praticare della moderata attività fisica. Il movimento infatti consente di ridurre i livelli di stress e favorisce il rilascio della serotonina. Va bene camminare ma, a questo scopo, risultano migliori attività sportive come nuoto, acqua gym, bicicletta, ecc.

Anche loyoga ed esercizi di rilassamento o meditazione possono aiutare molto durante la sindrome premestruale. Un’altra tecnica da sperimentare è l’agopuntura. Secondo la medicina tradizionale cinese, i problemi del ciclo mestruale sono legati ad organi come polmoni, milza, stomaco, rene e cuore. Alla base di tutto c'è una disarmonia dell'energia, dei blocchi a livello dei meridiani su cui agire attraverso diverse tecniche, tra queste appunto l’agopuntura.

 

SINDROME PREMESTRUALE E UOMINI
Avreste mai pensato che qualcosa di simile alla sindrome premestruale può colpire anche gli uomini? Secondo un sondaggio effettuato nel Regno Unito, una discreta percentuale di uomini è convinta di soffrire dei sintomi del “ciclo maschile”: irritabilità, stanchezza, aumento dell’appetito e maggiore sensibilità ed emotività.

Il professor Peter Schlegel, presidente del dipartimento di Urologia alla New York-Presbyterian and Weill Cornell Medicine ha spiegato che: 

“anche gli uomini hanno dei cambiamenti ormonali straordinariamente simili (a quelli delle donne, n.d.r). I livelli di testosterone in uomini giovani possono variare anche molte volte in uno stesso giorno. Ciò che è poco chiaro è come questi livelli mutino di giorno in giorno e di settimana in settimana". 

Francesca Biagioli

Greenme.it

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