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Frullare o schiacciare una banana e poi mescolare in essa un cucchiaio di OLIO DI LINO biologico...e' di grande aiuto....

COSTA POCHISSIMO e’  L’OLIO di  LINO…ACIDO LINOLEICO …noi prendiamo

 ALLA MATTINA FRULLARE UNA BANANA O  SCHIACCIARLA  e  mescolare CON UN CUCCHIAIO e mezzo di OLIO DI LINO BIOLOGICO

… NON SI SENTE L’OLIO ED E’ BUONO….e fa bene...

 

AIUTA NEI :

 

Affaticamento abnorme

 

Malfunzionamento renale

 

Artrite

 

Mancanza di coordinazione

 

Indurimento delle arterie

 

Difetti di apprendimento nei bambini

 

Coaguli sanguigni

 

Degenerazione del fegato

 

Problemi circolatori

 

Sbalzi d'umore, depressione

 

Pelle secca e squamosa

 

Guarigione delle ferite rallentata

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Secchezza delle membrane

 

Malattie della pelle

 

Eruzioni della pelle

 

Sterilità

 

Crescita rallentata

 

Formicolio alle estremità

 

Perdita di capelli

 

Problemi di vista

 

Pressione arteriosa elevata

 

Disidratazione cutanea

  

La vitamina E protegge inoltre la pelle, gli occhi (insieme alla A e alla C), ed il resto del corpo dai

danni da radiazioni e da sostanze tossiche come gli idrocarburi, i metalli pesanti, l'ozono, il

monossido di carbonio e gli effetti collaterali negativi di molti farmaci

 

IL DOTTOR DI BELLA  ha dato la sua ricetta di vitamina A  ed  E ...  SI CHIAMA BETACAROTENE  ricetta Di Bella

(un chucchiaio al di’)

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La fioritura autunnale dell'edera, una risorsa per gli insetti

La fioritura autunnale dell'edera, una risorsa per gli insetti
 

L'edera ha qualcosa che mi attira inspiegabilmente: in fondo è una pianta comune, per di più velenosa, ma la trovo bellissima, con le sue foglie lucide e forti. Quando faccio lezione di botanica ai ragazzi questa pianta è una miniera di esempi pratici per comprendere i termini botanici, gli adattamenti delle piante ed i rapporti tra esseri viventi.  In  più è difficilissimo ucciderla.

La prima domanda che faccio di solito è: l'edera è una pianta parassita? Naturalmente la risposta è sempre "si, certo!"...in realtà se l'edera fosse una pianta parassita, come potrebbe crescere sui muri? Sono un po' duri da digerire anche per lei. Quindi siamo di fronte ad una liana, una delle poche in Italia (l'altra è la Clematis vitalba), e ad una pianta epifita, non parassita.

 

Questa pianta utilizza le altre come scala e supporto per esporre più parti possibile alla luce del sole. Certo, con le sue radici aeree approfitta anche dell'umidità che trova sul suo appoggio, vivente o inerte che sia, ma il nutrimento arriva alle foglie, e a tutta la pianta, dalle radici ben ancorate nel terreno. Anche se sembra immortale dunque, se il fusto viene tagliato alla base eliminando le radici, pian piano si essiccherà anche ai piani alti, resistendo però molto a lungo grazie all'igroscopicità delle radici aeree. Se si osserva bene la pianta si noteranno due forme di foglie differenti: una a forma i cuore (cuoriforme), di solito dove batte meglio il sole, l'altra a forma di zampa d'anatra (palmata), le foglie più grandi e spesse che di solito troviamo nelle zone meno soleggiate. siamo di fronte ad un caso di dimorfismo fogliare, ed a quelle che vengono chiamate "foglie di sole" e "foglie d'ombra".

Dimorfismo fogliare

 

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I fiori sono piccoli e poco vistosi, hanno i petali verdi e lunghi stami.

 

Cliccando qui trovate delle belle immagini al microscopio elettronico del polline di questa pianta. Data la fioritura autunnale, questa pianta è anche una delle ultime ad essere bottinata dalle api prima del riposo invernale, quindi nella smielatura degli ultimi favi ci dovrebbe essere una buona qualtità di miele di edera.

In una foresta naturale, è normale che ci siano liane che si arrampicano sugli alberi, alberi anziani, che per il troppo peso cadono a terra (e in parte devono il favore a queste ultime), ma non è nulla di grave, anzi, è una cosa importante.  Gli alberi caduti si decomporranno e lasceranno il posto a giovani virgulti che altrimenti non sarebbero riusciti a crescere. In città, la cosa diventa un  po' più pericolosa, e per questo si tende ad eliminare l'edera dagli alberi per evitare spiacevoli incidenti.

 

Nella galleria fotografica troverete foto scattate a dicembre inoltrato, e non si tratta più di fiori, ma di frutti immaturi, che probabilmete erano ricoperti da qualche liquido zuccherino che attirava gli ultimi coraggiosi insetti.  I frutti li ho trovati maturi verso metà gennaio, e sono di un bel colore blu scuro, quasi nero. Sono bacche molto velenose, come tutta la pianta, e non vanno assaggiate, anche se la pianta viene utilizzata per medicamenti casalinghi ad uso interno: l'infuso di foglie essiccate ha proprietà espettoranti e veniva usato per curare la tosse. Io non mi sento di utilizzarla per uso interno e non lo consiglio: le preparazioni erboristiche sono più sicure. Si può utilizzare il decotto per lavare i capelli e renderli scuri e lucidi, una tintura naturale. Qui trovate una scheda completa dei prodotti erboristici fatti con questa pianta.

 

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L'esperienza divina della sincronicita'

L’esperienza divina della sincronicità

 La sincronicità è l’esperienza di due o più eventi che apparentemente si verificano casualmente, ma che insieme sono correlati in modo significativo per l’osservatore. Per contare come sincronicità, dovrebbe essere improbabile che quei determinati eventi
si verifichino insieme per caso. Per lo scrittore Robert Torres, si tratta di un’esperienza divina.

 

Robert Torres è l’autore di ‘Sin Thesis’, un libro che esplora il mondo della scienza e della spiritualità, si definisce un magnete umano di eventi paranormali. Torres è anche un cantante, compositore, artista e collaboratore freelance per diverse riviste americane.

 

Chi crede che la sincronicità sia semplice coincidenza, non ha letto nulla dei massimi esperti del settore. Il famoso psicoterapeuta Carl Gustav Jung, ad esempio, coniò il termine ‘sincronicità’ negli anni ’20 per riferirsi all’allineamento di forze universali con le esperienze di una persona.

 

Per secoli, in molte tradizioni spirituali, queste forze sono state cercate come un mezzo per allinearsi al ‘flusso’. Solitamente ci vogliono anni di meditazioni disciplinata, studi, rituali o altri mezzi per navigare in questo cammino, indirizzato all’armonica ‘individuazione’. Per alcuni, la ricerca è all’interno del sé, per altri invece è una ricerca esterna, rivolta alla spiritualità.

La mia prima esperienza con la sincronicità è stata al momento della mia nascita. Sono nato il 21 marzo alle 03:03 del mattino – che è il terzo mese, la terza settimana, la terza ora, e il terzo minuto. È anche l’equinozio. Quel momento era il mio allineamento con le forze universali, il pianeta, lo spazio e il tempo.

Il mio interesse per la ricerca della natura metafisica della realtà è giunto in un momento di risveglio nel quale ho avuto un incontro soprannaturale con un entità di luce. Dopo quest’incontro, ho sentito una comprensione intrinseco di molti concetti, quali il flusso, lo spirito, l’unità e anche la divinità.

UNITA’: CHE COSA CI COLLEGA?

Nel libro di Jung, ‘Il principio di connessione acausale’, vi è un significato soggettivo che ci collega. Senza un osservatore (tu), non c’è mente, non c’è sincronicità, non c’è significato. I pensieri sono collegati agli eventi, la mente è connessa ai movimenti della materia, e questo è soggettivo; vi è l’assenza di una causa oggettiva (è acausale).

La mia ricerca è iniziata con Carl Jung, ma già millenni prima di Jung l’uomo aveva vissuto la sincronicità. Prima di ‘sincronicità’, l’umanità antica usava parole come compassione, armonia e unità.

Nel IV secolo a.C. il filosofo greco Eraclito vedeva tutte le cose come interconnesse: nulla è isolato e tutte le cose sono collegate. Similmente, Ippocrate diceva: «Esiste un flusso comune, un respiro comune. Tutto è in accordo». L’idea classica che la separazione sia un’illusione include anche un legame tra gli oggetti inanimati. Alcuni dicono che tutta la materia ha una coscienza.

 

IL RUOLO DELLA COSCIENZA E IL PARANORMALE NELLA SINCRONICITA’ 

In tutta la sua vita, Jung si è interessato – e ha avuto diverse esperienze – di paranormale. A lavorare con lui c’era il fisico vincitore del premio Nobel Wolfgang Pauli che ha presumibilmente avuto esperienze con la telecinesi. Quando era in giro si verificavano spesso dei guasti catastrofici alle attrezzature sperimentali. Ci ha sempre scherzato su, ma gli altri scienziati temevano la sua presenza negli esperimenti, perché pensavano che la causa fosse sua. In fisica questo effetto è infatti rimasto noto come ‘Effetto Pauli’.

Insieme, Jung e Pauli sono stati gli scienziati pionieri della parapsicologia. Molti altri sono andati avanti negli studi, e la coscienza viene spesso vista come la chiave per spiegare abilità come la telecinesi, la visione a distanza e la precognizione.

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Un grande esempio sono i ‘campi morfici’ di Rupert Sheldrake. Egli ci mostra come i campi possano creare delle relazioni. Nel suo libro, ‘Una nuova scienza della vita’, Sheldrake cita degli esperimenti nei quali viene data ai ratti una specifica formazione e, in seguito, i ratti presenti in un altro laboratorio sono più facilmente in grado di imparare la stessa cosa. È come se i ratti condividessero un campo nel quale le conoscenze acquisite attraverso questo allenamento diventano disponibili per tutti.

Il fisico David Bohm, in ‘Ordine implicito ed esplicito’, afferma che la coscienza inizia all’esterno del nostro spazio-tempo, nel ‘flusso’ in cui è presente tutta la conoscenza e la nostra realtà materiale prende forma. Essa poi si dispiega nella nostra dimensione, per poter ritornare di nuovo al flusso.

Queste teorie, assieme a quelle esplorate da Michael Talbot nel famoso ‘Universo olografico’ o dal fisico David Peat in ‘Significato e Forma’, ipotizzano tutte l’esistenza di un substrato al di sotto della nostra realtà materiale e temporale.

La coscienza stessa non può essere quantificata scientificamente. Molti credono che esista fuori dal cervello – nel concetto tradizionale indiano di campo, o ‘Akashic’, esiste un compendio di tutte le conosce di tutti gli esseri senzienti esistiti del tempo. Sebbene questo sia d’accordo con molte di queste teorie in merito all’esistenza di una ‘matrice’, qual è l’intelligenza al lavoro dietro tutto questo? 

Carl Jung (Dominio Pubblico) Wolfgang Pauli (Dominio Pubblico) David Bohm (Karol Langner / Dominio Pubblico) Una rappresentazione di Eraclito di J. Faber (Wellcome Images / CC BY) Ippocrate (Dominio Pubblico)

 

UNA FORZA INTELLIGENTE 

L’umanità ha da tempo riconosciuto l’esistenza di un’Intelligenza maggiore, sebbene appaia in diverse forme; e anche i più grandi scienziati della Storia sono arrivati alla stessa conclusione. Einstein disse: «Tutti coloro che sono seriamente coinvolti nella ricerca scientifica si convincano che lo spirito sia una manifestazione delle leggi dell’Universo – uno spirito di gran lunga superiore a quello dell’uomo».

Max Planck, uno dei padri fondatori della fisica quantistica, ha detto: «Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza. Dobbiamo assumere che dietro questa forza ci sia l’esistenza di una mente cosciente e intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia».

Isaac Newton riteneva che l’universo fosse meccanico, messo in moto da Dio e poi lasciato andare. Ci sono altri che credono nel fatto che l’esistenza sia un’emanazione di Dio. Alcuni non credono che esista proprio alcun tipo di intelligenza esterna. Questo non è ciò che penso io.

Molte di queste teorie e credenze sostengono che i nostri pensieri possano alterare il mondo esterno in relazione a noi stessi. Sebbene ci sia un’intelligenza che coordina, tu sei un co-creatore.

Quando la sincronicità si manifesta come un evento esterno, correlato in maniera acausale e significativa ai propri pensieri, è chiaro come si stia aiutando a crearlo.

Ma gli eventi coincidono anche senza che noi li pensiamo, come il momento della mia nascita. Dentro di noi abbiamo sempre saputo che noi siamo sempre stati guardati, persino in una stanza vuota, non siamo mai veramente soli. Quante volte gli eventi si allineano in maniera così strana e statisticamente improbabile da credere che si siano verificati per caso? Essi devono provenire dall’esterno. Ciò significa che la Fonte o l’Unità che in definitiva controlla il tutto è là fuori.

E anche Albert Einstein, d’altronde, una volta ha detto: «La sincronicità è il miglior modo per Dio di rimanere anonimo». 

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: ‘Synchronicity as a Divine Experience’

Fonte: epochtimes

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Il FORNO A MICROONDE riduce i nutrienti degli alimenti ed E' DANNOSO PER LA SALUTE

Il microonde riduce i nutrienti degli alimenti e non solo

 ..Uno studio del 1999 scandinavo evidenzia come degli asparagi cotti in un forno a microonde avessero una riduzione sostanziale delle loro vitamine.

Altro studio legato all’aglio fa notare come 60 secondi nel microonde, sono sufficienti a rendere inattivo il principio antitumorale, l’allicina. Addirittura il latte materno riscaldato nel forno a microonde perde le sue proprietà immunologiche, una diminuzione degli anticorpi, dell’attività della lisozima (una proteina con attività antivirale) ma oltre a ciò vi è un aumento dei batteri….

LEGGI TUTTO:

Il forno a microonde è ormai un elettrodomestico di uso comune nelle nostre case, quasi indispensabile nelle cucine, perché con la vita frenetica riduce notevolmente i tempi di preparazione e cottura dei cibi.

 

Le caratteristiche principali che hanno permesso a questo elettrodomestico di spopolare nelle case sono:

1. tempi di cottura ridotti ;

2. risparmio di stoviglie e di tempo per la loro pulizia

3.risparmio energetico dovuto ai tempi ridotti.

 

Erroneamente possiamo anche pensare che sia un modo di preparare il cibo nel rispetto dell’ambiente in quanto non andiamo ad utilizzare combustibili fossili o legno e il consumo di energia sembra contenuto. Le aziende che commerciano i forni a microonde sostengono che vengono protette le sostanze nutritive degli alimenti. Non è così.

Uno studio del 1999 scandinavo evidenzia come degli asparagi cotti in un forno a microonde avessero una riduzione sostanziale delle loro vitamine.

Altro studio legato all’aglio fa notare come 60 secondi nel microonde, sono sufficienti a rendere inattivo il principio antitumorale, l’allicina.

Uno studio pubblicato risalente a novembre 2003 dal Journal of the Science of Food and Agriculture ha scoperto che i broccoli cotti nel forno a microonde con un pò d’acqua perdono fino al 97% di antiossidanti, mentre in una normale cottura a vapore perdono l’11%.

Addirittura il latte materno riscaldato nel forno a microonde perde le sue proprietà immunologiche, una diminuzione degli anticorpi, dell’attività della lisozima (una proteina con attività antivirale) ma oltre a ciò vi è un aumento dei batteri.

I batteri contenuti nei prodotti alimentari sopravvivono molto più facilmente in un forno a microonde rispetto ad un forno convenzionale...

 

 

La cottura a microonde crea nuovi composti non presenti negli alimenti e nel corpo umano e sono chiamati composti radiolitici, al momento non è ancora noto il loro effetto sul corpo, sono simili a quelli creati dalla radioterapia, in quantità minime, ma non ci sembra una gran bella notizia. Un altro problema del cibo trattato a microonde è che esso ha un colore ed un sapore meno forte se paragonato al cibo cucinato in modo tradizionale soprattutto ciò si verifica nei cibi che contengono della pasta. Questo fatto ha sviluppato ed incoraggiato la produzione di additivi che possono essere usati nei cibi per forno a microonde e che riproducono artificialmente i colori ed i sapori che i consumatori si aspettano di trovare.

 Gli studiosi dell’università australiana degli stati di Lara e Ashton nel loro libro che raccomandiamo caldamente di leggere “I Pericoli del Progresso” (Zed Books, Londra, 1999) affermano : “Un esempio di un nuovo tipo tecnologico di sapori special- mente destinati ai cibi da cucinare a microonde sono i recettori. Questi sono di solito incorporati nell’involucro dei cibi per microonde e sono usati per raggiungere delle aree ad alta temperatura; questo da un effetto di rosolatura al cibo durante la cottura a microonde. Un leggero effetto collaterale di alcuni di questi prodotti prima del 1992 significava anche che veniva emessa una piccola quantità di etere bisfenolo Aúdiclicide, una sostanza chimica tossica conosciuta come BADGE, che andava nel cibo durante la cottura a microonde. BADGE era un componente dell’adesivo antigelo usato per fissare i recettori all’involucro.” 

Gli autori citano uno studio del 1992 su 52 campioni di pizza in cui nove recettori usati in una marca contenevano BADGE in una con-centrazione che andava da 0,2 -a 0,3%. La sostanza chimica passava nella pizza quando questa veniva cucinata nell’involucro come da istruzioni (Food Additives and Contaminants, 1994; 11 : 231- 40).

Spesso pane e cereali vengono venduti in involucri cerati per poter facilmente essere scaldati a microonde. Ma uno studio recente ha dimostrato seguendo le istruzioni risultava che il 60% della cera passava nel cibo (Food Additives and Contaminants, 1994; 11 : 79 -89).

La pellicola in PVC che copre il cibo durante la cottura a micro-onde lascia particelle di plastica a tal punto che una ricerca del 1996 raccomandava di non usare plastica PVC a diretto contatto con il cibo durante la cottura. 

E’ riferito il caso di un paziente che nel 1991 in un ospedale di Tulsa, Oklahoma, è morto per crisi anafilattica dopo una trasfusione di sangue che era stato scaldato in forno a microonde. 

L’irradiazione sembra avere alterato il sangue in qualche modo e avere causato la morte del paziente (Journal of Natural Sciences, 1998; 1: 2-7). Nell’Agosto 1989, una ricerca del governo britannico ha dimostrato che la Listeria ed altri batteri potenzialmente mortali possono sopravvivere nel cibo cucinato a microonde, anche se si seguono le istruzioni 

 

ambientebio.it

http://crepanelmuro.blogspot.it/

 

 

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Salute: l'indagine, tra selfie e social: adolescenti da 7 a 13 ore sul web

Salute: l'indagine, tra selfie e social adolescenti da 7 a 13 ore sul web

Difficile vedere un teenager senza telefonino in mano.

E ora la conferma arriva da un'indagine, secondo cui tra selfie e social i nostri figli passano in media 7 ore al giorno sul web, ma c'è anche chi arriva a 13 ore.

I dati sono stati raccolti dall'Osservatorio sulle tendenze e comportamenti degli adolescenti, presieduto da Maura Manca, psicoterapeuta e direttore di AdoleScienza.it, su un campione composto da circa 7.000 adolescenti di tra i 13 ei 18 anni di 11 città campione in tutta Italia, dal Nord al Sud.

Ebbene, il 95% degli adolescenti ha almeno un profilo sui social network, fino alla gestione parallela di 5-6 profili e di 2-3 App di messaggistica istantanea.

Calcolando che ormai la maggior parte degli adolescenti possiede uno smartphone di ultima generazione, il 50% anche un tablet, spesso collegati alla smart-tv, i ragazzi hanno un accesso estremamente facilitato e soprattutto continuativo alla Rete.

I giovani infatti dichiarano di passare in media 7 ore della loro giornata con lo smartphone in mano, fino a un massimo di 13 ore extrascolastiche.

E il 71,5% lo utilizza anche durante l'orario scolastico.

Questi adolescenti tengono a portata di mano il telefono quasi tutto il giorno e il 12%, oltre un ragazzo su 10, si sveglia durante la notte per leggere le notifiche e i messaggi.

Il 64%, poi, ha paura che si scarichi il cellulare o che non prenda fuori casa e questa condizione nel 32% genera ansia, rabbia e fastidio.

"Si chiama nomofobia - spiegano gli autori dell'indagine - e deriva da 'no mobile' e fobia, ossia la paura di rimanere senza connessione".

Uno dei dati più allarmanti è che l'11% ha anche un profilo finto che nessuno conosce o che conoscono solo in pochi amici, non genitori, con cui si addentra nei meandri più nascosti della Rete e non è minimamente controllabile. L'aspetto che caratterizza gli adolescenti di oggi sono i selfie: mediamente i ragazzi ne scattano in media tra i 3 e gli 8 al giorno, con punte massime di 100.

Il 31% degli adolescenti si fa i selfie per ricordo, l'11% per noia e l'8,5% per ridere.

Il 15,5% condivide tutti i selfie sui social network e su WhatsApp, soprattutto le femmine.

Circa un adolescente su 10, inoltre, fa selfie pericolosi in cui mette potenzialmente a repentaglio la propria vita, soprattutto i maschi. Il 18% ha partecipato a una moda a catena sui social e il 50% è stato nominato, ossia chiamato in causa in una di queste catene.

Per lo più si tratta di sfide "alcoliche, tra cui bere ingenti quantità di alcol in pochissimo tempo e nei luoghi o posizioni più improbabili".

Con selfie mentre si vomita o in condizioni vicine all'intossicazione alcolica.

A queste si aggiungono le mode in cui il corpo e la magrezza hanno un ruolo centrale (Thigh Gap, Bikini Bridge, Sfida della clavicola, Belly Slot (fessura nella pancia) e Belly Button, far girare braccio dietro la schiena fino a toccarsi l'ombelico).

Ormai il numero di follower, di 'mi piace' e di commenti positivi condiziona l'autostima e l’emotività di molti ragazzi: secondo il 55% è importante il numero di like che si ottengono sui social e il 17,5% li conta, guarda chi li mette, quando e si fa condizionare.

Il 94% utilizza Internet per parlare con gli amici, il 58% per noia, il 56% per studiare, il 69% per guardare film in streaming e ascoltare musica, il 44% per giocare online, il 24% per guardare i siti porno e il 6,4% per il sexting.

Fra le insidie "il cyberbullismo di cui è vittima il 6,3% degli adolescenti (il 18,6% dichiara di subire episodi di bullismo tradizionale), il sesso online attraverso WhatsApp e il grooming".

Il 29% degli adolescenti ha paura di essere contattato da qualcuno con l'intenzione di adescarlo.

Un aspetto di cui si parla poco, ma che è in netta espansione, è legato alla diffusione del gioco d'azzardo online e delle scommesse online soprattutto tra i più piccoli.

Parliamo di quel 12,5% degli adolescenti che gioca d'azzardo online.

Sta poi "prendendo piede tra gli adolescenti la vendetta pornografica, ossia il pubblicare questo tipo di contenuti dopo essere stati lasciati o traditi, appunto per vendicarsi".

I numeri sono ancora bassi: l'1,1% dichiara di aver subito questo tipo di comportamenti, ma è un fenomeno "in netta espansione", tant'è che il 4% dichiara di essere stato minacciato della pubblicazione di una propria foto intima.

Tantissimi adolescenti, soprattutto femmine, vengono ricattati della pubblicazione di foto che li ritraggono in posizioni e atteggiamenti sexy, in cambio di favori sessuali.

"Alcune ragazze ricattano i maschi in cambio di beni materiali, in genere soldi o ricariche e accessori per il telefonino".

E ancora: "Il 10% degli adolescenti (un ragazzo su 10) ha fatto selfie intimi o senza i vestiti e il 3% pubblica queste foto intime sui social network per mettersi in mostra.

Il 2% dichiara di aver fatto sesso davanti ad una webcam".

E i genitori? Il 94% non controlla il cellulare dei figli o i movimenti che fanno nella Rete.

 

http://www.lasaluteinpillole.it/salute.asp?id=31180

 

 

 

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