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Categoria: "Notizie scottanti"

L'AMOXICILLINA PUO' CAUSARE PIU' DANNI CHE BENEFICI, A MENO CHE NON SI SOSPETTI UNA POLMONITE

ntibiotici comunemente prescritti non contribuiscono a curare la maggior parte delle tossi negli adulti, secondo quanto affermato da una nuova ricerca. Ai pazienti affetti da tosse o bronchite vengono spesso prescritti antibiotici e studi precedenti hanno fornito risultati contrastanti circa la loro efficacia. Per questo studio, i ricercatori hanno assegnato in modo casuale a più di 2.000 adulti che si lamentavano di una tosse, amoxicillina per una settimana o un placebo

Nel complesso, l’antibiotico non è risultato più efficace nell’alleviare i sintomi o la loro durata rispetto al placebo. I risultati si sono dimostrati validi anche tra le persone che avevano più di 60 anni. ”Il messaggio principale è che gli antibiotici non sono di solito necessari per le infezioni delle vie respiratorie, a meno che non si sospetti polmonite”, ha detto il Dott. Philipp Schuetz del Kantonsspital Aarau in Svizzera.“Solo pochi pazienti beneficiano dall’assunzione di antibiotici e questi possono essere identificati con nuovi esami del sangue per le infezioni batteriche”, ha detto Schuetz, che ha scritto un editoriale che accompagna lo studio. “I medici ed i pazienti dovrebbero astenersi dall’uso di antibiotici, ma, se si sentono sicuri, l’esame del sangue aiuta a ridurre ulteriormente i rischi.”

 

I partecipanti allo studio avevano tutti più di 18 anni e avevano richiesto un trattamento per una tosse acuta – nel senso che avevano avuto la tosse per meno di un mese – che è una delle malattie più comuni riscontrate dai medici di assistenza primaria. Non c’era motivo di sospettare che nessuno di loro fosse affetto da una polmonite, che viene trattata con antibiotici.

 

I partecipanti hanno preso l’antibiotico tre volte al giorno per sette giorni. Se da un lato la loro capacità di recupero non era migliore di quella dei pazienti che assumevano le pillole fittizie, dall’altro erano più propensi a segnalare gli effetti collaterali come nausea, rash e diarrea, secondo lo studio, pubblicato online il 19 dicembre su The Lancet Infectious Diseases.

 

Detto questo, sempre più persone nel gruppo placebo ha fatto esperienza di sintomi nuovi o in peggioramento, ma questa evenienza non si è verificata con una frequenza tale da giustificare il trattamento di tutti con gli antibiotici. Trenta persone dovrebbero essere trattate con antibiotici per evitare che una persona sviluppi sintomi nuovi o peggiorati, hanno rilevato gli autori dello studio.

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Lo studio è il più grande fino ad oggi ad aver dimostrato che gli antibiotici non contribuiscono a trattare in infezioni respiratorie minori , dicono i ricercatori.

 

L’uso indiscriminato di antibiotici può anche presentare rischi, secondo Schuetz: “Il rischio principale legato all’uso degli antibiotici è quello degli effetti collaterali diretti come la diarrea grave”, ha detto. “L’altro rischio si riferisce alla comparsa di batteri multiresistenti, che a livello di popolazione sono una minaccia per la società, dal momento che gli antibiotici potrebbero non funzionare correttamente.”

 

Tradotto a cura di: quellichelafarmacia

http://www.laleva.org/it/2013/02/lamoxicillina_puo_causare_piu_danni_che_benefici.html

Fonte: The Lancet

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LO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTA'

 

1comunicato stampaLO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTÀL’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli rifiuta l’esistenza dello Zoo, luogo abominevole che offende la dignità animale ed umanaPiù di un anno fa abbiamo assistito al fallimento della società Parks and Leisure della famiglia Falchero che ha gestito l’Edenlandia e lo Zoo di Napoli per un lungo periodo. La sciagurata e deplorevole conduzione dello Zoo, purtroppo, ha condizionato seriamente la vita stessa dei poveri animali, costretti a vivere, per tantissimo tempo, in modo precario, molto spesso al limite della sopravvivenza. Ma, era risaputo che le drammatiche e tristi vicende dello Zoo si protraevano già da anni: rischio di chiusura, licenziamento dei dipendenti e tragico destino per gli animali.Il periodo successivo al fallimento della Parks and Leisure fu assurdo e terribile: per lunghi periodi tutte le problematiche dello Zoo comparivano sui giornali o nei videogiornali, per lunghissimi periodi, invece, sparivano completamente, come se i poveri animali uscendo dalle loro gabbie o dai loro recinti, fossero andati in vacanza. Mai, nessun problema degli animali dello Zoo di Napoli è andato in vacanza, in tutto lo Zoo regnava uno stato di abbandono, e gli animali, per incuria e disinteresse, continuavano a vivere tra rifiuti e strutture fatiscenti. Sulle pagine on-line di ‘la Repubblica’ la giornalista Cristina Zagaria scriveva: “Gabbie, ferro, reti, ruggine, incuria, abbandono, spazzatura, bottiglie di candeggina vuote, fili elettrici a vistaL’elefante fa fatica a muoversi in uno spazio ristretto. Cartacce e rifiuti riempiono la gabbia dei leoni. Le capre, protette solo da un riparo di fortuna, sguazzano nel fango, dopo le piogge della scorsa settimana. Gatti randagi sonnecchiano nella voliera degli avvoltoi. Muffe, crepe, strutture fatiscenti e una carcassa di coniglio nella vasca delle oche. Ecco lo zoo”.Nei tanti incontri con politici locali ed altre associazioni ambientaliste ed animaliste, ho sottolineato, a nome della mia associazione, l’assoluto rifiuto verso lo Zoo, proponendo che le aree occupate dello Zoo di Napoli potessero essere utilizzate da percorsi faunistici virtuali che riproponevano con filmati, foto, disegni e composizioni la reale vita degli animali, quella vissuta nei loro ambienti naturali senza le limitazioni imposte da sbarre, muri, fili spinati e fossati che ricordano tristemente i lager nazisti.Dopo slogan e mirabolanti promesse politiche mai mantenute dagli amministratori cittadini, la Clear Leisure (già Brainspark) di Alfredo Villa, gestirà tra qualche settimana l’area dello Zoo e dell’Edenlandia grazie alla conclusione di una trattativa privata col Comune di Napoli. Perché l’area occupata dallo Zoo, per grandissima parte di proprietà del Comune di Napoli, è gestita da un privato? E’ una scelta iniqua e immorale poiché in città sono davvero poche le zone verdi disponibili per i cittadini e l’area occupata dallo Zoo poteva rappresentare un vastissimo spazio che, oltre a favorire un contatto diretto con la natura, avrebbe incoraggiato molti a socializzare per rimuovere la fredda solitudine metropolitana. Inoltre, non sarebbe stato meglio utilizzare l’area dello Zoo per costruire un grande canile municipale per accogliere cani abbandonati o nati nelle strade? L’abbandono dei cani non costituisce soltanto un problema etico, che dovrebbe turbare le nostre coscienze, ma è anche un problema sanitario e sociale poiché incrementa il triste fenomeno del randagismo che2negli ultimi decenni ha assunto dimensioni preoccupanti, un fenomeno in crescita che non accenna a regredire, facilmente riscontrabile nei piccoli e nei grandi centri. Nelle periferie di Napoli il problema del randagismo è diffuso e i canili che esistono in città, pur gestiti da persone che mostrano amore per gli animali, sono spesso precari per la mancanza di fondi. Gli amministratori comunali avrebbero potuto affrontare il problema del randagismo in maniera razionale e seria, grazie ad una struttura spaziosa che avrebbe anche consentito la costruzione di un ambulatorio veterinario per le cure più urgenti.La scelta degli amministratori napoletani purtroppo non è cambiata: lo Zoo continuerà ad esistere, nella nostra città sarà ancora attiva una struttura che produce profitto grazie alla sofferenza ed alla spettacolarizzazione degli animali, ai quali sono negati i più elementari principi della cultura animalista ed ambientalista, principi ridotti a semplici slogan da campagna elettorale utilizzati da alcuni gruppi politici e da qualche sedicente politico soltanto per conquistare le simpatie ed i voti di quei cittadini che negano qualsiasi barbarie nei confronti degli animali. Anche se il numero delle associazioni e dei cittadini nettamente contrari all’esistenza dello Zoo sono in continua crescita, gli amministratori comunali di Napoli non hanno prestato ascolto alle loro richieste, seguendo, invece, strade lontanissime dalla tutela ambientale e faunistica, che conducono alla segregazione forzata degli animali.La Clear Leisure ha nei suoi programmi l’ampliamento di alcuni recinti e gabbie per “segregare” altri animali. Noi dell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli ci opponiamo fermamente alla “deportazione animale” ed a “nuove e vecchie segregazioni” poiché, secondo le nostre già note posizioni, gli Zoo rappresentano lo sfruttamento animale, la prevaricazione dei loro diritti e l’esposizione forzata all’interno di luoghi angusti ed opprimenti. Agli animali, come agli uomini, non può essere negato il più elementare dei valori, quello della libertà. La nostra associazione, quindi, grida con forza e rabbia che la società civile deve assolutamente schierarsi contro l’esistenza di strutture che imprigionano altri esseri viventi negandogli la libertà e la dignità. Abbiamo sempre sostenuto che con la definitiva chiusura dello Zoo gli animali giovani, quelli in buona salute e quelli gestibili dovranno ritornare nei loro habitat naturali, mentre quelli anziani o ammalati, dovranno rimanere nella struttura, assistiti e curati da personale specializzato, a spese della comunità, sino alla fine della loro vita.Gli Zoo non rappresentano neanche aree scientifiche e pedagogiche, come spesso molti vorrebbero far credere. In queste tristi realtà, gli animali sono mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. E’ assurdo conoscere un animale quando è segregato in un ambiente che gli è estraneo, vederlo “alienato” girare in tondo per ammirarne soltanto le fattezze. Per acquisire una seria e reale conoscenza faunistica, invece, è importante che l’animale ed il suo ambiente naturale non siano assolutamente separati.Michele Di GerioReferente tutela diritti degli animali non umanidell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli

comunicato stampa

 

LO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTÀ

 

L’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli rifiuta l’esistenza dello Zoo, luogo abominevole che offende la dignità animale ed umanaPiù di un anno fa abbiamo assistito al fallimento della società Parks and Leisure della famiglia Falchero che ha gestito l’Edenlandia e lo Zoo di Napoli per un lungo periodo. La sciagurata e deplorevole conduzione dello Zoo, purtroppo, ha condizionato seriamente la vita stessa dei poveri animali, costretti a vivere, per tantissimo tempo, in modo precario, molto spesso al limite della sopravvivenza. Ma, era risaputo che le drammatiche e tristi vicende dello Zoo si protraevano già da anni: rischio di chiusura, licenziamento dei dipendenti e tragico destino per gli animali.Il periodo successivo al fallimento della Parks and Leisure fu assurdo e terribile: per lunghi periodi tutte le problematiche dello Zoo comparivano sui giornali o nei videogiornali, per lunghissimi periodi, invece, sparivano completamente, come se i poveri animali uscendo dalle loro gabbie o dai loro recinti, fossero andati in vacanza. Mai, nessun problema degli animali dello Zoo di Napoli è andato in vacanza, in tutto lo Zoo regnava uno stato di abbandono, e gli animali, per incuria e disinteresse, continuavano a vivere tra rifiuti e strutture fatiscenti. Sulle pagine on-line di ‘la Repubblica’ la giornalista Cristina Zagaria scriveva: “Gabbie, ferro, reti, ruggine, incuria, abbandono, spazzatura, bottiglie di candeggina vuote, fili elettrici a vistaL’elefante fa fatica a muoversi in uno spazio ristretto. Cartacce e rifiuti riempiono la gabbia dei leoni. Le capre, protette solo da un riparo di fortuna, sguazzano nel fango, dopo le piogge della scorsa settimana. Gatti randagi sonnecchiano nella voliera degli avvoltoi. Muffe, crepe, strutture fatiscenti e una carcassa di coniglio nella vasca delle oche. Ecco lo zoo”.Nei tanti incontri con politici locali ed altre associazioni ambientaliste ed animaliste, ho sottolineato, a nome della mia associazione, l’assoluto rifiuto verso lo Zoo, proponendo che le aree occupate dello Zoo di Napoli potessero essere utilizzate da percorsi faunistici virtuali che riproponevano con filmati, foto, disegni e composizioni la reale vita degli animali, quella vissuta nei loro ambienti naturali senza le limitazioni imposte da sbarre, muri, fili spinati e fossati che ricordano tristemente i lager nazisti.Dopo slogan e mirabolanti promesse politiche mai mantenute dagli amministratori cittadini, la Clear Leisure (già Brainspark) di Alfredo Villa, gestirà tra qualche settimana l’area dello Zoo e dell’Edenlandia grazie alla conclusione di una trattativa privata col Comune di Napoli. Perché l’area occupata dallo Zoo, per grandissima parte di proprietà del Comune di Napoli, è gestita da un privato? 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La nostra associazione, quindi, grida con forza e rabbia che la società civile deve assolutamente schierarsi contro l’esistenza di strutture che imprigionano altri esseri viventi negandogli la libertà e la dignità. Abbiamo sempre sostenuto che con la definitiva chiusura dello Zoo gli animali giovani, quelli in buona salute e quelli gestibili dovranno ritornare nei loro habitat naturali, mentre quelli anziani o ammalati, dovranno rimanere nella struttura, assistiti e curati da personale specializzato, a spese della comunità, sino alla fine della loro vita.Gli Zoo non rappresentano neanche aree scientifiche e pedagogiche, come spesso molti vorrebbero far credere. In queste tristi realtà, gli animali sono mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. E’ assurdo conoscere un animale quando è segregato in un ambiente che gli è estraneo, vederlo “alienato” girare in tondo per ammirarne soltanto le fattezze. Per acquisire una seria e reale conoscenza faunistica, invece, è importante che l’animale ed il suo ambiente naturale non siano assolutamente separati.Michele Di GerioReferente tutela diritti degli animali non umanidell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli

 

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Curare il cancro con il virus dell'Herpes

Arriva una buona notizia dall’Università di Bologna nel campo della ricerca contro il cancro. Dopo anni di studi si è arrivati ad un buon risultato nella manipolazione di un virus in grado di aggredire i tumori. Si tratta di un particolare virus dell’herpes, efficace sia quando iniettato all’interno della neoplasia che per via generale. Tale scoperta aprirebbe la via a nuove forme di terapie contro il carcinoma uterino e della mammella. L’herpes modificato in laboratorio non aggredisce le cellule sane, quindi non compaiono le classiche lesioni erpetiche in zona labiale. È tuttavia in grado di riconoscere e distruggere i tumori del seno e dell’ovaio che presentano uno specifico marcatore (HER-2). Se questa sperimentazione dovesse andare a buon fine sarebbe una splendida notizia considerato che solo in Italia questi due tipi di neoplasie colpiscono 42mila donne all’anno provocando almeno 10mila vittime.

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IL METODO SCIENTIFICO NATURALE NELLA MEDICINA CONTEMPORANEA

Nella medicina contemporanea, sia ufficiale, che alternativa, il metodo scientifico naturale ha ancora un suo spazio e una sua specificità.

Poiché esso si basa su] risultato ottenuto, la clinica, l'epidemiologia, la fìsiochinesiterapia e le altre tecniche riabilitative, trattamenti innovativi, medici o chirurgici, che non hanno possibilità di confronto, sono ambiti in cui esso diviene l'unico utilizzabile.

La possibilità di trattamento quantitativo dei dati, se ben raccolti, ne permette applicazioni di statistica piana, e confronti valutabili con test statistici,

Esso è anche una base comune che dovrebbe consentire il dialogo tra la medicina ufficiale, o allopatica, e la medicina alternativa.

 

Premessa: L'individuazione della SARS.

II dr. Carlo Urbani, il medico italiano che per primo individuò la SARS, fu chiamato come esperto di malattie infettive dell'OMS, sezione di Hanoi, dall'Ospedale Francese di Hanoi nel Vietnam. Confermò il sospetto che i medici di quell'ospedale avevano avuto, di essere di fronte ad una malattia diversa dal solito, da virus aviario para-influenzale, e fece predisporre subito una serie di misure di emergenza.

 

"Il carattere, l'intuizione e il forte legame che aveva costruito con le autorità del Vietnam furono elementi critici di questa occasione" (1). Purtroppo, nel giro di poche settimane il Dr. Urbani e altri 5 del personale di assistenza e cura di quei piccolo ospedale privato morirono proprio a causa di SARS.

 

Secondo Emanuel (2). l'esperienza della SARS ci ha insegnato almeno 4 lezioni durature:

 

1. E' stato un test per tutte le componenti sanitarie pubbliche, dalle centrali a quelle locali, e ha meglio preparato tutti in previsione di nuove possibili pandemie.

 

2. Non esistono isole felici. Quel che avviene da qualche lontana parte può toccarci direttamente a causa della facilità e frequenza della catena di contatti tra persone, anche a grande distanza. La cooperazione globale è necessaria anche nella sanità pubblica.

 

3. A dispetto delle linee di tendenza attuali sulla commercializzazione di tutto, sul vivere meglio e sull'individualismo sempre più accentuato, la risposta dei professionisti della sanità alla SARS ha riconfermato che il principio centrale della medicina è l'assistere gli ammalati anche se con grande rischio personale.

 

4. Da ultimo la SARS ha reso più evidente l'importanza del dovere degli amministratori sanitari e dei medici più anziani di predisporre procedure che rendano massima la sicurezza dì medici e infermieri in prima linea.

 

Oltre queste "quattro lezioni durature" ce n'é almeno una quinta alla quale è stata data scarsa rilevanza. L'individuazione della SARS non è stata fatta con il metodo scientifico sperimentale, che troppi, tra i medici, credono sinonimo di "metodo scientifico" (3).

 

Se per il dr Urbani si è accennato all'intuizione [in medicina la si chiamava "occhio clinico" (3)] nulla si dice dei sanitari dell'Ospedale Francese di Hanoi che per primi ebbero il sospetto di trovarsi di fronte a qualcosa di diverso e chiesero aiuto all'OMS, sezione di Hanoi, il loro sospetto nacque perché "si era presentato un paziente con una virosi para-influenzale inusuale" (1).

 

Intuizione e sospetti possono essere adeguate premesse per formulare ipotesi e applicare il metodo scientifico sperimentale, ma non sono solo questo e, di per sé, possono portare a rilevanti acquisizioni scientifiche anche senza alcuna sperimentazione. L'individuazione della SARS non è un caso isolato.

 

Non credo che al momento in cui infuriava l'epidemia, qualcuno abbia avuto anche solo l'idea di applicare direttamente, ai pazienti colpiti, gruppi di controllo, cross-over, doppio cieco e tutte quelle procedure affinate e proprie del metodo scientifico sperimentale. Nonostante ciò, si è andati avanti. Forse sarà bene il tentare di capire il perché di questo andamento.

 

Può essere interessante ipotizzare quale operazione mentale abbia fatto il dr. Urbani, un'operazione nell'ambito di una non-razionalità, detta intuizione.

 

Il confronto tra la sindrome para-infuenzale del caso attuale e tutto quel che aveva sedimentato in una qualche memoria (visiva?) a proposito di queste sindromi aveva portato ad un giudizio intuitivo, clinico, di disparità. Si trattava di qualcosa di diverso.

 

Poi, in lui, la razionalità aveva subito ripreso il sopravvento. "Per alcuni giorni seguenti scelse di lavorare in quell'ospedale documentando i reperti, preparando campioni da spedire ad analizzare e rinforzando le possibilità di controllo dell'infezione" (1).

 

La capacità intuitiva del Dr Urbani era una sua caratteristica esclusiva? Oppure essa era ed è comune, sia pur in grado diverso, a tutti i medici che fanno della clinica? Se si risponde positivamente alla seconda domanda, siamo già in presenza di qualcosa che usiamo di continuo, ma che, di per se stesso, solo in parte ha a che fare con il metodo scientifico sperimentale.

 

Possiamo dire subito che si tratta del metodo scientifico naturale "quello che e stato la base esclusiva dell'astronomia, fino al lancio del primo satellite artificiale" (3).

 

Naturalmente questo è il nome moderno per indicare una pratica antica. Gli astronomi babilonesi erano già in grado di prevedere le eclissi, per cui all'osservazione del cielo ad occhio nudo con astrolabio avevano già applicato il calcolo matematico.

 

 

Il metodo scientifico naturale in medicina.

 

"II metodo scientifico ha quattro gradini.

 

1. Osservazione e descrizione di un fenomeno o di un gruppo di fenomeni.

 

2. Formulazione di una ipotesi che spieghi tali fenomeni. Nella fisica l'ipotesi spesso prende la forma di un meccanismo causale o di una relazione matematica.

 

3. Uso dell' ipotesi per prevedere l' esistenza di altri fenomeni, o di predire quantitativamente i risultati di nuove osservazioni.

 

4. Messa in opera di test sperimentali sulle predizioni da parte di un certo numero di sperimentatori indipendenti, e di esperimenti condotti in maniera adeguata." (4).

 

I primi tre gradini costituiscono il metodo scientifico naturale. L'aggiunta del quarto gradino dà luogo al metodo scientifico sperimentale. Pertanto, chi credesse che esista una medicina scientifica solo a partire da quando essa ha acquisito pubblicamente il "metodo scientifico sperimentale", e per comodità di riferimento, a partire dal 1865, dopo l'uscita del libro di Claude Bernard (5), farebbe una affermazione molto imprudente.

 

Equivarrebbe a dire che dal Corpus Hyppocraticum (V-II secolo AC) al 1864, per limitarci al percorso della medicina in quella parte del mondo che si usa chiamare occidentale, non ci sono state acquisizioni scientifiche in medicina.

 

Ho già accennato che la clinica, come diagnosi del caso singolo, non fa parte della medicina sperimentale, anche se sicuramente ne è stata sostanziata. Non ne fa parte inoltre l'epidemiologia che è un conteggio di casi singoli in riferimento ad una popolazione, anche quando essa non riesca a raggiungere con sicurezza il livello di incidenza ma semplicemente quello di prevalenza rispetto al campione indagato.

 

Ricordo di sfuggita che gli exit polls, per la previsione dei risultati elettorali sono una valutazione di prevalenza, basata su una popolazione limitata, ma scelta con il miglior criterio di rappresentatività della popolazione generale. Ancora una volta, nulla a che vedere con il metodo scientifico sperimentale.

 

Fino alla fine degli anni Settanta negli Stati Uniti c'era un rifiuto ufficiale assoluto di accettare l'agopuntura come pratica medica scientifica, per avendo essa oltre 3000 anni di storia e un corpus dottrinario molto ben stabilito. La si credeva un placebo un po' particolare. Solo con la messa in opera della "sham acupuncture" (uso di punti falsi, al di fuori dei punti tradizionali dei meridiani cinesi) in soggetti usati come controllo si è acquisito ufficialmente che l'agopuntura era ed è una tecnica terapeutica efficace. La sua validazione con il metodo scientifico sperimentale non l'ha assolutamente modificata in meglio.

 

Funzionava già prima e da molto tempo, sebbene la sua spiegazione teorica tradizionale sia tuttora molto discutibile. Però una cosa è il risultato (funziona - non funziona) già elaborabile numericamente (uno - zero), un'altra è la relativa spiegazione teorica (funziona perché...) e quest'ultima è legata al livello di conoscenze e di visione del mondo ne! momento storico in cui è stata proposta. Un' altra cosa ancora, infine, è la sua comunicazione a terzi, in primis, ai colleghi medici.

 

In medicina qualcosa può funzionare, e bene, anche senza che si abbia una spiegazione del perché lo fa. Sono oltre cento anni che l'acido acetilsalicilico (l'aspirina) funziona, ed è solo da circa 20 anni che se ne è scoperto almeno un perché (stimola le prostaglandine).

 

Al di là della medicina, certe acquisizioni molto scientifiche (scelta e coltivazione delle piante alimentari; domesticazione degli animali) furono raggiunte da nostri antichi progenitori fin da 8500 anni AC, a partire dall'area della Mezzaluna Fertile e dalle coste del Mediterraneo (6). Il metodo scientifico sperimentale, reso pubblico da Galileo nel 1632, era ancora lontano. D'altra parte la scoperta delle lune del pianeta Giove, fatta dallo stesso Galileo, non avvenne certo con l'uso del Metodo Scientifico Sperimentale, e le lune di Giove sono ancora lì, e la scoperta è assolutamente scientifica.

 

Per ritornare alla medicina, quando grandi ditte farmaceutiche finanziano spedizioni presso tribù con scarsi o nulli contatti con la nostra civiltà, per sapere dagli uomini-medicina locali quali sono le piante curative usate e per quali disturbi, non cercano solo di risparmiare tempo e denaro nella ricerca, che così potrà essere già orientata per la individuazione dei principi attivi (7). Danno per scontato che possano esserci delle conoscenze scientifiche mediche, acquisite al di fuori del metodo scientifico sperimentale.

 

Il metodo scientifico naturale ha alla sua base il meccanismo mentale della induzione. Questa ha per assunzione che se qualcosa è vero in un certo numero di situazioni osservate, lo stesso deve essere vero in situazioni similari, per quanto non ancora osservate.

 

Si può partire di qui e impiegare procedure statistiche, compresi test di significatività, di solito non parametrici, per ampliare o ridefinire una serie di nostri precedenti concetti. Ora è noto che i metodi statistici non sono qualcosa di opposto ad una analisi basata sullo studio dei casi, ma che i due approcci sono complementari, poiché si integrano a vicenda.

 

Il nostro cervello ha capacità di raggiungere nuove conoscenze per accumulazione e confronto, usando i meccanismi neuronali della similarità (8) e dell'opposizione (9), memorizzandone poi il risultato. Lo ha fatto e lo fa in tanti campi, compreso quello della medicina.

 

In medicina, che è anche una professione, la tendenza ad attribuirsi meriti che possano trasformarsi in successo e ricchezza non è mai stata un evento improbabile.

 

Durante la famosa epidemia della peste nera, negli anni 1348-1351, nonostante non ci fossero rimedi perché non se ne conosceva la causa, e la teoria galenica dei quattro umori e della corruzione dell'aria (il "soffio pestifero") non aiutava a comprenderne l'origine e a indirizzare una qualche terapia efficace, ci fu chi si attribuì meriti del tutto inesistenti.

 

Il medico Dionisio Colle da Belluno, che consigliava l'uso di essenze odorose per purificare l'aria come rimedio profilattico, scrisse di "essere stato in grado di mantenerne molti in vita e preservarli dalla peste" (10).

 

Andò peggio ad un altro millantatore, cerio Andrea da Padova, cerusico, che sosteneva di aver guarito più di cento malati di peste. Il collegio medico di Venezia gli comminò una ammenda ritenendo che tali ammalati fossero guariti non grazie alla sua arte, ma per caso (10).

 

Uno dei rischi del metodo scientifico naturale in medicina fu individuato chiaramente dal collegio medico di Venezia. Nell'ambito dei risultati positivi a seguito di un trattamento occorre separare i risultati causati, dai risultati casuali. Non sempre il post hoc è anche ergo propter hoc;vale a dire: non sempre un rapporto di dipendenza temporale è anche un rapporto di causa ed effetto.

 

Oggi siamo diventati ancora più sottili. Tra i risultati casualmente positivi occorre separare quelli dovuti ad effetto placebo da quelli totalmente indipendenti anche da ciò, per resistenza individuale alta (differente "terreno individuale"). Il primo è una variabile che viene annullata dal metodo scientifico sperimentale, per il secondo siamo ancora in alto mare (3).

 

La proposta del genetista Allen Roses (11-13) di stabilire il genoma di tutti quelli che dovranno essere sottoposti ad una terapia farmacologica, stante il fatto che il 90% dei farmaci sarebbe efficace nel 30-50% dei curati proprio per differenze individuali, sembra di difficile realizzazione in tempi brevi.

 

Se comunque è possibile impostare un esperimento, il non farlo sarebbe un errore fondamentale che può portare ad una teoria errata come ipotesi tratta da osservazioni.

 

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Questi sono i limiti del sistema scientifico naturale in Medicina - e potrei averne dimenticato qualcuno - ma esso ha anche un pregio singolare.

 

Il metodo scientifico naturale si basa innanzitutto sull'osservazione e sullo studio del caso singolo. Il rapporto tra medico e paziente è più complesso, essendo il paziente considerato nella sua unicità. Diverso è il punto di vista. E' una persona con una malattia, e non una malattia, elemento preminente, in una persona. Sembra un gioco di parole, ma protocolli, o linee-guida di terapia sono propri del secondo punto di vista.

 

Esclusa l'agopuntura, di cui ho detto sopra, tutta la medicina cosiddetta alternativa si fa forte anche di questo migliore rapporto medico-paziente, che, evidentemente, è una caratteristica molto apprezzala dai pazienti stessi, se si tiene conto del successo che la medicina alternativa sta avendo. Come spiegazione un po' semplicistica, si potrebbe sostenere che nella medicina alternativa il medico funziona, in parte, come placebo.

 

Ho già detto che la clinica e l'epidemiologia sono campi di normale applicazione del metodo scientifico naturale.

 

Lo si utilizza pure nel campo delle malattie rare, che possono essere raccolte e descritte caso per caso, e raggruppate per confronto fra casi, descritti spesso da medici che ne hanno visto uno solo. E' l'unico applicabile nella fisiochinesiterapia e nelle altre tecniche riabilitative. Nella psicoterapia, se si accetta che abbia a che fare con la medicina, è l'unico che potrebbe servire. Nelle nuove procedure mediche o chirurgiche che non hanno alternative, si può solo utilizzare il metodo scientifico naturale per valutarne i risultati.

 

Esso è anche il solo che può essere applicato per la ricerca scientifica (se interessasse) in corso di attività libero-professionale. Mettere pazienti paganti in un gruppo di controllo trattato con placebo sarebbe assolutamente improponibile.

 

 

La raccolta dei dati e la comunicazione.

 

Per raccogliere dei dati occorre volerlo fare e sapere quali sono i dati da raccogliere, e non solo in una prospettiva attuale, ma possibilmente, anche futura.

 

E' facile raccogliere sesso, età, origine geografica, diagnosi presuntiva o stabilita, terapia instaurata, esito. E questo da farsi non solo per i casi andati a buon fine, ma per tutti. Tranne che per la terapia instaurata, e per l'esito, tutti gli altri sono dati fissi. Ma la terapia instaurata può essere raccolta quantitativamente come dosaggio medio giornaliero, deviazione standard e dosaggio minimo-massimo (range). La variabilità dell'esito può essere quantificata con una scala di Guttman a quattro-cinque gradini, da '"nullo" a "del tutto positivo", o simili.

 

Questi dati, che sono tutti trattabili quantitativamente, possono dare moltissime informazioni, anche se non derivale dal metodo scientifico sperimentale, e possono induttivamente portare a teorie, o almeno a ipotesi di lavoro, verificabili sperimentalmente, quando possibile.

 

Si tratta di una raccolta minima di dati, che non è diversa nella medicina ufficiale allopatica e nella medicina alternativa. Quel che varia è il fatto che questa raccolta venga effettivamente condotta. Se per l'ospedale questo è sempre vero, e fa parte della prassi istituzionale, nella medicina pubblica, specie di base questo è già meno diffuso. Nella pratica privata allopatica o in quella alternativa, ciò costituisce una eccezione.

 

Se lo si fa, può essere diversa la raccolta di sintomi non ancora ben classificati, ma che, in prospettiva futura, potrebbero aver rapporti precisi con la malattia (in medicina allopatica), o con la singolarità dell' individuo (in medicina alternativa).

 

Più di 28 anni fa mi accorsi che certi bambini depressi avevano la tendenza a giocare con bambini più piccoli. Raccolsi inizialmente il sintomo nel suo contesto, poi ne descrissi un certo numero di casi, tentai una spiegazione psicodinamica e, assieme ad una collega, lo pubblicammo per primi (14).

 

In ambiente ospedaliero ogni giorno si misurano la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca del paziente. Si tratta di sintomi che possono essere valutati nelle due medicine. La loro spiegazione potrebbe essere diversa a seconda del punto di vista. Se per la medicina allopatica la malattia varia anche pressione arteriosa e frequenza cardiaca, per la medicina alternativa, in quell'individuo questi due parametri variano in funzione di una personale risposta alla malattia.

 

All'inizio, però, per entrambe c'è un valore riferito ad una colonnina di mercurio, e una frequenza pulsante riferita al tempo di un minuto primo.

 

Se poi entrambe le medicine volessero raccogliere anche dei dati qualitativi, che riguardano solo aspetti emozionali, psicologico-relazionali e sociali (15,16) nulla lo vieta, ma il ponte del metodo scientifico naturale è ben più ampio, molto più collaudato e molto più informativo e scientifico, sia pur con i suoi limiti. Soprattutto, è immediatamente comprensibile da entrambi i lati.

 

La pretesa dell'uso del doppio cieco anche in medicina alternativa come requisito minimo di "scientificità" (17), è sia un grossolano errore concettuale da parte della medicina ufficiale - come obbligare a correre i 100 metri uno che è senza una gamba - sia una inutile lamentela della medicina alternativa.

 

Nell'ambito della comunicazione medica volontaria diretta a colleghi, a parte la scelta di comunicare, occorre anche che i dati comunicati siano comprensibili ai riceventi e potenzialmente verificabili.

 

In questo la medicina ufficiale ha una pratica ben più lunga e diffusa. Se vuole, la medicina alternativa non avrà difficoltà a mettersi nelle condizioni di fare lo stesso, con i limiti di cui si è detto. La necessità esiste, perché spesso ci sono pazienti che si rivolgono alternativamente all'una e all'altra.

 

 

Conclusioni

 

Nella medicina contemporanea, sia allopatica, che alternativa, i! metodo scientifico naturale ha ancora un suo spazio e una sua specificità.

 

Poiché esso si basa sul risultato ottenuto, la clinica, l'epidemiologia. la fisiochinesiterapia e le altre tecniche riabilitative, trattamenti innovativi, medici o chirurgici, che non hanno possibilità dì confronto, sono ambiti in cui esso è di pertinenza esclusiva,

 

La possibilità di trattamento quantitativo dei dati, se ben raccolti, ne permette applicazioni dì statistica piana e di test statistici di solito non parametrici.

 

Esso è anche una base comune che dovrebbe consentire il dialogo tra medicina allopatica e medicina alternativa.

 

 

Bibliografia

 

1) Reilley B. Van Herp M. Sermand D, Dentice N. SARS and Carlo Urbani. N Engl J Med. 2003, 348: 1951-2.

 

2) Emanuel EJ. Thè Lessons of SARS. Ann Intern Med. 2003, 139: 589-91.

 

3) Cocchi R. Occorrerà recuperare la nozione clnica di "terreno individuale"? Lo Spallanzani 2003, 17: 19-22.

 

4) AA.VV. Introduction to the Scientific Method and Astronomy. University of Rochcster. Rochester N.Y 1996.www.teacher.nsrl.rochester.edu/phy_labs/ AppendixE/AppendixE.html.

 

5) Bernard C, Introduction à ì'étude de la médecine expérimentale. J.B. Baillière et Fils. Paris 1865,

 

6) Diamond G. Armi, acciaio e malattie. (Traduzione Italiana). Torino: Einaudi 1998.

 

7) Maxwell N. Witch doctors apprentice: Hunting for medicinal planis in the Amazonia. (3rd Edit.) Citadel Press 1990.

 

8) Cocchi R. Meccanismi "logici" nella acquisizione del linguaggio verbale: Una ipolesi esplicativa neurofisiologica degli ipercorreltismi. Riv Neurobiol. 1982, 28: 162-90.

 

9) Cocchi R. Dominanza emisferica imperfetta e comportamenti cognitivi: Considerazioni speculative. Riv Ital Disturbo Intellet. 1994, 7: 55-61.

 

10) Bergdolt K. La peste nera e la fine del medioevo. (Traduzione italiana). Piemme, Casale Monferrato 1997.

 

11) Roses AD. Pharmacogenetics and ihe praciice of medicine. Nature 2000; 405: 857-65.

 

12) Roses A. Pharmacogenetics: Personalised SafeSy and Segmenied Efficacy. Summary of thè lecture given by Dr Allen Roses on 31 March 2003, on the occasion of the launch of ihe Academy Forum, www.acmedsci.ac.uk/forum_roses.htm

 

13) BBC News. Drugs "don't work in many people" 2003 http://news.bbc.co.uk/go/pr/fr/-/l/hi/health/3299945.stm

 

14) Cocchi R. Fava E. Su un particolare sintomo di depressione infantile: la scelta prevalerne o esclusiva di compagni di gioco di età inferiore.Neuropsichiat InfanL 1976, 177-178:301-308.

 

15) Strauss A, Corbin J. Basics of qualitative research. Technique and procedures for developing grounded theory. 1990 Sage Publications, Thousandu Oaks, California. Usa.

 

16) Giacomini MK, Cook DJ. Users' guides to the medicai literature: XXlII. Qualitative research in health care A. Are the results of the study valid? Evidence-Based Medicine Working Group. JAMA. 2000, 284: 357-362.

 

17) Coulter HL. Divided Legacy. A History of the Schism in Medical Thought. {4 volumes). Berkeley, North Atlantic 1975-1994.

 

 

Pubblicato in italiano su Lo Spallanzani 2004, 18: 31-36.

 

Immesso in internet il 7 settembre 2004. Copyright by Renato Cocchi,2004.

http://www.stress-cocchi.net/Speculation5-it.htm

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Lettera Inviata ai Firmatari - Una Legge per le Discipline Bio-Naturali

Anime in cammino,
siamo giunti ad un momento di svolta e la partecipazione di tutti e' diventata ancora più importante.
Questo messaggio e' da leggere con cura ed attenzione !

Il sito dove hai inserito la tua firma ha cambiato nome, da Una Legge Per Le Medicine Non Convenzionali a Una Legge per Discipline Bio-Naturali ed il nuovo dominio riflette questo cambiamento : http://www.unaleggeperledisciplinebionaturali.it . Non occorre firmare di nuovo ! Far conoscere il nuovo sito ai vostri contatti e' molto gradito !

I valori del Progetto si sono arricchiti di nuovi significati che vi invito ad approfondire online e la decisione di togliere la parola "Medicina" dal nome a dominio ci ha permesso di chiarire maggiormente nei confronti della classe medica che non desideriamo appropriarci di terminologie che non ci appartengononel rispetto della normale pratica clinica medica ufficiale.

Un'ulteriore spinta in avanti e' la nascita di un TERZO POLO, oltre a quelli già esistenti (sanitario ed estetico) ! La nostra proposta di Legge, da oggi si muove in un terreno nuovo, quello di un TERZO POLO, che ci permetterebbe, con il vostro aiuto e quello di tutto il Mondo Olistico, di creare sinergie e collaborazioni come mai si era riusciti prima !

Nuove sono anche le modalità con le quali si e' deciso di relazionarsi con l'esterno !
Molti messaggi sono arrivati con questa indicazione : "ma perché non vi rivolgete a questo, o a quello ?", senza sapere che "questo" e "quello" erano già stati contattati più volte ma non avevano mai risposto !
Abbiamo appena spedito una lettera di richiesta di collaborazione, in modalità anche certificata, tramite casella pec (per non sentirsi dire poi che non e' stata ricevuta) ad oltre 1.500 tra Scuole di Naturopatia e Strutture, Organizzazioni, Sindacati, Associazioni, Federazioni, Portali web e Centri Olistici che si occupano di discipline bio-naturali e di naturopatia in Italia.
La lista completa la trovate qui : http://www.unaleggeperledisciplinebionaturali.it/notizie/lista-scuole-di-naturopatia-e-strutture-organizzazioni-sindacati-associazioni-federazioni-portali-web-e-centri-olistici-in-italia-2013/ con titolo dell'articolo : "Lista Scuole di Naturopatia e Strutture, Organizzazioni, Sindacati, Associazioni, Federazioni, Portali web e Centri Olistici in Italia 2013"
Potrete vedere da soli, nei prossimi giorni, andando sul sito in questa sezione speciale dedicata alle "lettere aperte" chi e cosa avrà risposto o meno : http://www.unaleggeperledisciplinebionaturali.it/notizie/category/archivi/lettere-aperte-alle-scuole-di-naturopatia/
Ogni articolo nel nuovo sito permette inoltre l'inserimento di commenti online. I vostri sono molto graditi.

Per coloro che hanno firmato da alcuni anni, ricordo con piacere i capisaldi del nostro Progetto, prima di proseguire.
Una Proposta di Legge che :

  • E' di iniziativa Popolare.
  • E' Apartitica.
  • Offra a tutti la possibilità di contribuire alla stesura del testo.
  • Non escluda a priori una disciplina rispetto ad un'altra.
  • Preveda la creazione di un terzo polo, oltre a quello sanitario e a quello estetico, valorizzando l'operatore delle discipline bio-naturali a prescindere dalla sua appartenenza alla classe medica.
  • Consideri l'uomo e la donna nella loro completa espressione : fisica, mentale e spirituale.
  • Definisca percorsi formativi comuni che possano offrire all'operatore delle discipline bio-naturali una valida preparazione in ambiti di competenza chiari e ben definiti.
  • Non si ponga contro la Medicina Ufficiale, non quindi uno spirito di offesa bensì di valorizzazione di tutti i percorsi, dove le conoscenze di cura coesistono, sostenendo la libertà di scelta terapeutica.

 

Come vi ho annunciato in incipit siamo giunti ad una svolta, e questo non solo per i cambiamenti che vi ho appena annunciato ma soprattutto per la nuova Legge sulle Professioni Non Regolamentate, legge che e' stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 26 gennaio 2013, n. 22 - Legge 14 gennaio 2013, n. 4.

Per alcune professioni, che svolgono compiti "vicini" a quelli di competenza delle professioni ordinistiche e' una vittoria particolarmente sentita. Si pensi ad esempio ai tributaristi o agli operatori stragiudiziali che svolgono attività che confinano con quelle di commercialisti o degli avvocati e che finalmente potranno definire regole ad hoc per la loro professione.

Per i Naturopati e gli operatori delle discipline Bio-Naturali, categorie inclusa in questa legge, non possiamo dire che sia la stessa cosa e veniamo a spiegarlo, elencando ad uno ad uno i punti di debolezza per il raggiungimento di un vero riconoscimento.

La Legge sulle Professioni non Regolamentate, secondo quanto lo scrivente ha inteso, sulla base del materiale a sua disposizione ( si ringrazia anticipatamente per eventuali correzioni o commenti ) :

1) Esclude l'integrazione dei sistemi di cura proposti dai Naturopati e dagli Operatori delle Discipline Bio-Naturali con quelli del Sistema Sanitario Nazionale ponendosi lontano dallo spirito di collaborazione con la classe medica che la nostra proposta di Legge sta portando avanti da anni che prevede la creazione di un TERZO POLO oltre a quelli già esistenti (sanitario ed estetico) e non considerando oltremodo quello che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a tal proposito ha scritto : "Gli operatori della salute non medici devono essere considerati una risorsa sostenibile e di valore per tutti i paesi del mondo e l'utilizzo di questi operatori nel sistema primario della cura, in stretta collaborazione con gli operatori della medicina convenzionale, contribuisce ad ottenere sistemi di salute più pratici, efficaci, e culturalmente accettabili. Beneficiare del meglio della medicina non convenzionale e di quella convenzionale e di una collaborazione efficiente e fattiva tra i due campi, e' un diritto irrinunciabile del cittadino e della comunità".

2) Si rivolge a centinaia di professioni (seguendo la logica dell'inclusione di ogni professione non regolamentata), che pur nella loro importanza e valore non considerano l'uomo e la donna nella loro completa espressione fisica, mentale e Spirituale come accade per la Naturopatia e le Discipline Bio-Naturali. Le necessità di un informatico, di un tributarista, di un amministratore di condomini o di un animatore turistico, tanto per fare alcuni esempi dell'eterogeneità di cui stiamo parlando, non possono essere le stesse di un Naturopata o di un Operatore delle Discipline Bio-Naturali.

3) Utilizza e persegue logiche prettamente commerciali, senza considerare il differente rapporto umano esistente negli ambiti di cura e salute nei quali opera il Naturopata e l'operatore delle Discipline Bio-Naturali, ed in particolare ci riferiamo a termini citati in ogni passaggio della Legge come, ad esempio, la "libera circolazione delle merci", il "codice del commercio", le "pratiche commerciali", il ricorso al "garante della concorrenza", i "marchi di qualità" %u2026

4) Pone le basi di una continua concorrenza tra le associazioni (mascherata da competizione virtuosa, ben applicabile a merci e beni ma non a chi si rivolge alla salute delle persone) che ci si augura non si costituiranno con il solo scopo di ottenere la certificazione del maggior numero di iscritti e/o la bramosia di gestire il conseguente business delle formazione continua, mettendo da parte lo spirito di collaborazione che conviene a chi dovrebbe avere come interesse la salute dell'uomo e non il proprio profitto economico o un ruolo di prestigio.

5) Pare non prevedere percorsi formativi identici, presupponendo la coesistenza di differenti realtà associative certificatrici, il cui operato, seguendo le regole di mercato sarà valutato quasi esclusivamente dal cliente fruitore del servizio ; realtà che saranno "unite" unicamente tramite le norme UNI (ente italiano di unificazione) nel momento stesso del deposito di una norma tecnica relativa a quella professione, norma che tuttavia non sarà vincolante, visto che non obbliga il professionista ad attenersi alle regole di settore.

6) Parla di responsabilità del legale rappresentante dell'associazione certificatrice nei confronti del professionista certificato, che associandosi riceverà il marchio di qualità, ma non definisce come valutare i percorsi formativi che hanno portato ad essere insegnanti e/o certificatori coloro che oggi si eleveranno a giudici per certificare.

7) Pone sullo stesso piano quelle professioni il cui codice di condotta può arrecare danni solo materiali e quelle il cui operato interessa le persone e la loro salute.

8) Privilegia solo grandi realtà associative di certificazione che possono permettersi di avere almeno tre sedi nel territorio nazionale, essendo questa una condizione vincolante.

9) Per il settore delle Discipline Bio-Naturali non e' chiaro quali saranno le discipline che potranno essere riconosciute. E' stato dedotto, ad esempio da "Il Sole 24 ore", visto che riguarda tutte le professioni non regolamentate, un elenco sommario di quelle che ci riguardano più da vicino. Viene da chiedersi quindi : "in nome della libertà tutte saranno certificabili ?" %u2026 ed inoltre : "Come e da chi verrà valutata la serietà di una disciplina che se improvvisata, o non controllata potrebbe arrecare dei danni alla salute delle persone ?" %u2026 e ancora : " Chi supervisionerà le associazioni di certificazione del nostro settore avrà davvero le competenze per farlo e con quali garanzie ?"

Concludo citanto quanto riportato da "Il Sole 24 Ore" nel loro pdf di presentazione della Legge sulle Professioni non Regolamentate alla pagina 7, nel prospetto evidenziato a destra della pagina dal titolo "Alcune Professioni Non Regolamentate". ( link per la visione : http://www.arteterapia.info/arteterapia/documenti/professioni-senza-albo.pdf )

Si leggono queste due righe nell'elenco delle professioni citate, righe che riporto testualmente :

"Esperti Recupero Crediti"

"Esperti Reiki"

Come Maestro di Reiki rimango senza parole ! Mi chiedo inoltre, come potremmo considerare esperto un operatore delle Discipline Bio-Naturali che ha fatto un seminario / corso di solo due giorni ? Varrà unicamente la logica economica, per cui se paghi sei certificato ? E' questa la qualità che vogliamo garantire al cittadino ?

Questa legge sulle Professioni Non Regolamentate e' molto lontana da quello che vogliamo ottenere con la nostra Proposta di Legge Popolare per le Discipline Bio-Naturali : http://www.unaleggeperledisciplinebionaturali.it

Seguire o favorire ora questa strada, solo perché e' la più veloce da praticare o come molti mi hanno scritto perché rappresenta "almeno un minimo riconoscimento" potrebbe rivelarsi una scelta frettolosa e poco consapevole di cui potremmo pentirci amaramente.

Siamo nel pianeta della Libera Scelta !

Buona scelta a tutti.

Luce al Cammino,

Emanuel Celano

http://www.unaleggeperledisciplinebionaturali.it

 

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