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Categoria: "Notizie Scottanti"

Unicef: patologie innocue causano la morte di un bimbo ogni 20 secondi

Fa riflettere quanto rammentato recentemente dall’Unicef  durante il Global Vaccine Summit di Abu Dhabi. La celebre organizzazione ha sottolineato che nel mondo muore  un bimbo ogni 20 secondi per una patologia prevenibile con un vaccino. Sebbene nel corso degli anni siano stati fatti passi in avanti in merito, il 25% dei bimbi più piccoli non è garantito contro patologie come il tetano e la pertosse, innocue nelle nazioni sviluppate.

L’Unicef  ha aggiunto che rischiano di più i bimbi che vivono  in paesi sottosviluppati o in via di sviluppo. “Il 70% di questi bambini è concentrata in 10 paesi: Afghanistan, Ciad,  Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, India, Indonesia, Nigeria, Pakistan, Filippine e Sudafrica” ha argomentato l’Unicef.

http://www.altopascio.info/2013/04/26/unicef-patologie-innocue-causano-la-morte-di-un-bimbo-ogni-20-secondi/

a rischio la foresta Amazzonica : Dighe in Brasile pronte entro il 2021

Dighe in Brasile pronte entro il 2021, a rischio la foresta Amazzonica e interi villaggi

Le persone sono costrette a lasciare le loro case e i villaggi sommersi dall’acqua. Tuttavia, le dighe idroelettriche in costruzione forniranno solamente il 5% del fabbisogno energetico di cui il paese ha bisogno per i prossimi dieci anniScritto da Alessandro Proietti il 13 febbraio 2013 in Ambiente

 

Quando sarà completata nel 2015, la diga idroelettrica Jirau si estenderà per otto chilometri attraverso il fiume Madeira con le turbine più grandi del pianeta. Poi ci saranno le linee elettriche, lungo un percorso di 2.250 chilometri tra boschi e campi, che porteranno energia a uno dei centri nevralgici del Brasile, la città di San Paolo. Tuttavia, ciò non sarà sufficiente. La diga e il complesso urbano di Santo Antonio forniranno solo il 5% del fabbisogno energetico del paese, ciò di cui avrà bisogno il paese nei prossimi dieci anni. Gran parte delle opere architettoniche saranno completate anche nella foresta Amazzonica, la più grande e ricca biodiversità al mondo.

Il Brasile, tra il 2013 e il 2021, ha in programma di costruire 34 dighe nel tentativo di incrementare la capacità di produrre energia più del 50%. Il paese sudamericano, in questo senso, ha ricevuto meno attenzione rispetto alla Cina, che ha anche diversificato investimenti lontano dall’Asia. Il Brasile ha intrapreso uno dei più grandi progetti di opere pubbliche al mondo, che costerà complessivamente 150 miliardi di dollari, sfruttando anche la grande forza dei fiumi. L’obiettivo è far diventare il paese moderno, efficiente, con ampio rifornimento di energia per gli uffici, le catene di montaggio, le raffinerie e le opere pubbliche. “Il paese sta crescendo – ha spiegato Eduardo de Melo Pinto, presidente dell’azienda Santo Antonio Energia, al Guardian – e il potenziale di produzione di energia in Brasile si trova, per la gran parte, in Amazzonia. Ed è per questo che è importante sviluppare tale progetto”.

 

L’International Rivers, un gruppo ambientalista statunitense che ha monitorato le agenzie governative coinvolte nella costruzione delle dighe, ha detto che 168 dighe saranno completate entro il 2021. La gran parte delle quali saranno utilizzate per regolare l’acqua o per dare energia ai silos, agli impianti di estrazione minerari o ai complessi industriali. Le grandi dighe, secondo i piani del governo, inonderanno almeno 6.470 chilometri quadrati di boschi e campi. Le associazioni ambientaliste sostengono che costruire dighe rappresenti un ritorno al passato, non il tipo di progetti che un paese moderno e democratico dovrebbe avere. Il Brasile dovrebbe puntare sullo sviluppo di energia eolica e solare. Alcuni residenti dello stato di Rondonia sono stati costretti, previo basso indennizzo economico, ad abbondare i loro villaggi e paesi. Sono state sradicate intere comunità di agricoltori e pescatori.

 

Nessun leader brasiliano è focalizzato su questi progetti come la presidente Dilma Rousseff, ex guerrigliera e a capo del ministero dell’Energia nel precedente governo. Il Brasile è un paese che ha il “privilegio” di possedere numerosi fiumi ed è logico produrre tanta energia idroelettrica. Il mix energetico (eolico, solare, biomasse e tutte le energie rinnovabili), secondo gli esperti, è tra i più puliti e sostenibili al mondo. “La crescita economica – ha spiegato la Rousseff durante la cerimonia di inaugurazione di una diga nell’ottobre scorso – non è in contrasto con le migliori pratiche ambientali. Stiamo dimostrando che è possibile aumentare la produzione di energia elettrica e allo stesso tempo rispettare l’habitat”.

 

il capo della tribù "Kaya trovi" ha ricevuto la notizia peggiore della sua vita:

Dilma, il presidente del Brasile, ha approvato

per la costruzione di un grande impianto idroelettrico (la terza più grande al mondo).

della diga sommergerà le circa 400 000 ettari di foresta.

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E 'la pena di morte per tutti i popoli che vivono vicino al fiume,

 

Più di 40.000 indiani dovranno trovare nuovi luoghi da vivere.

La distruzione di habitat naturali, la deforestazione e l'estinzione di molte specie sono fatti!

 

Sappiamo >>>> una immagine vale più di mille parole

 

e mostrare il prezzo reale da pagare per "qualità della vita" dei nostri stili di vita dice "moderna"

 

C'è spazio >>>> più nel nostro mondo per coloro che vivono in modo diverso,

 

tutto deve essere livellato, che tutti in nome della globalizzazione,

 

deve perdere la sua identità, stile di vita.

 

LO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTA'

 

1comunicato stampaLO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTÀL’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli rifiuta l’esistenza dello Zoo, luogo abominevole che offende la dignità animale ed umanaPiù di un anno fa abbiamo assistito al fallimento della società Parks and Leisure della famiglia Falchero che ha gestito l’Edenlandia e lo Zoo di Napoli per un lungo periodo. La sciagurata e deplorevole conduzione dello Zoo, purtroppo, ha condizionato seriamente la vita stessa dei poveri animali, costretti a vivere, per tantissimo tempo, in modo precario, molto spesso al limite della sopravvivenza. Ma, era risaputo che le drammatiche e tristi vicende dello Zoo si protraevano già da anni: rischio di chiusura, licenziamento dei dipendenti e tragico destino per gli animali.Il periodo successivo al fallimento della Parks and Leisure fu assurdo e terribile: per lunghi periodi tutte le problematiche dello Zoo comparivano sui giornali o nei videogiornali, per lunghissimi periodi, invece, sparivano completamente, come se i poveri animali uscendo dalle loro gabbie o dai loro recinti, fossero andati in vacanza. Mai, nessun problema degli animali dello Zoo di Napoli è andato in vacanza, in tutto lo Zoo regnava uno stato di abbandono, e gli animali, per incuria e disinteresse, continuavano a vivere tra rifiuti e strutture fatiscenti. Sulle pagine on-line di ‘la Repubblica’ la giornalista Cristina Zagaria scriveva: “Gabbie, ferro, reti, ruggine, incuria, abbandono, spazzatura, bottiglie di candeggina vuote, fili elettrici a vistaL’elefante fa fatica a muoversi in uno spazio ristretto. Cartacce e rifiuti riempiono la gabbia dei leoni. Le capre, protette solo da un riparo di fortuna, sguazzano nel fango, dopo le piogge della scorsa settimana. Gatti randagi sonnecchiano nella voliera degli avvoltoi. Muffe, crepe, strutture fatiscenti e una carcassa di coniglio nella vasca delle oche. Ecco lo zoo”.Nei tanti incontri con politici locali ed altre associazioni ambientaliste ed animaliste, ho sottolineato, a nome della mia associazione, l’assoluto rifiuto verso lo Zoo, proponendo che le aree occupate dello Zoo di Napoli potessero essere utilizzate da percorsi faunistici virtuali che riproponevano con filmati, foto, disegni e composizioni la reale vita degli animali, quella vissuta nei loro ambienti naturali senza le limitazioni imposte da sbarre, muri, fili spinati e fossati che ricordano tristemente i lager nazisti.Dopo slogan e mirabolanti promesse politiche mai mantenute dagli amministratori cittadini, la Clear Leisure (già Brainspark) di Alfredo Villa, gestirà tra qualche settimana l’area dello Zoo e dell’Edenlandia grazie alla conclusione di una trattativa privata col Comune di Napoli. Perché l’area occupata dallo Zoo, per grandissima parte di proprietà del Comune di Napoli, è gestita da un privato? E’ una scelta iniqua e immorale poiché in città sono davvero poche le zone verdi disponibili per i cittadini e l’area occupata dallo Zoo poteva rappresentare un vastissimo spazio che, oltre a favorire un contatto diretto con la natura, avrebbe incoraggiato molti a socializzare per rimuovere la fredda solitudine metropolitana. Inoltre, non sarebbe stato meglio utilizzare l’area dello Zoo per costruire un grande canile municipale per accogliere cani abbandonati o nati nelle strade? L’abbandono dei cani non costituisce soltanto un problema etico, che dovrebbe turbare le nostre coscienze, ma è anche un problema sanitario e sociale poiché incrementa il triste fenomeno del randagismo che2negli ultimi decenni ha assunto dimensioni preoccupanti, un fenomeno in crescita che non accenna a regredire, facilmente riscontrabile nei piccoli e nei grandi centri. Nelle periferie di Napoli il problema del randagismo è diffuso e i canili che esistono in città, pur gestiti da persone che mostrano amore per gli animali, sono spesso precari per la mancanza di fondi. Gli amministratori comunali avrebbero potuto affrontare il problema del randagismo in maniera razionale e seria, grazie ad una struttura spaziosa che avrebbe anche consentito la costruzione di un ambulatorio veterinario per le cure più urgenti.La scelta degli amministratori napoletani purtroppo non è cambiata: lo Zoo continuerà ad esistere, nella nostra città sarà ancora attiva una struttura che produce profitto grazie alla sofferenza ed alla spettacolarizzazione degli animali, ai quali sono negati i più elementari principi della cultura animalista ed ambientalista, principi ridotti a semplici slogan da campagna elettorale utilizzati da alcuni gruppi politici e da qualche sedicente politico soltanto per conquistare le simpatie ed i voti di quei cittadini che negano qualsiasi barbarie nei confronti degli animali. Anche se il numero delle associazioni e dei cittadini nettamente contrari all’esistenza dello Zoo sono in continua crescita, gli amministratori comunali di Napoli non hanno prestato ascolto alle loro richieste, seguendo, invece, strade lontanissime dalla tutela ambientale e faunistica, che conducono alla segregazione forzata degli animali.La Clear Leisure ha nei suoi programmi l’ampliamento di alcuni recinti e gabbie per “segregare” altri animali. Noi dell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli ci opponiamo fermamente alla “deportazione animale” ed a “nuove e vecchie segregazioni” poiché, secondo le nostre già note posizioni, gli Zoo rappresentano lo sfruttamento animale, la prevaricazione dei loro diritti e l’esposizione forzata all’interno di luoghi angusti ed opprimenti. Agli animali, come agli uomini, non può essere negato il più elementare dei valori, quello della libertà. La nostra associazione, quindi, grida con forza e rabbia che la società civile deve assolutamente schierarsi contro l’esistenza di strutture che imprigionano altri esseri viventi negandogli la libertà e la dignità. Abbiamo sempre sostenuto che con la definitiva chiusura dello Zoo gli animali giovani, quelli in buona salute e quelli gestibili dovranno ritornare nei loro habitat naturali, mentre quelli anziani o ammalati, dovranno rimanere nella struttura, assistiti e curati da personale specializzato, a spese della comunità, sino alla fine della loro vita.Gli Zoo non rappresentano neanche aree scientifiche e pedagogiche, come spesso molti vorrebbero far credere. In queste tristi realtà, gli animali sono mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. E’ assurdo conoscere un animale quando è segregato in un ambiente che gli è estraneo, vederlo “alienato” girare in tondo per ammirarne soltanto le fattezze. Per acquisire una seria e reale conoscenza faunistica, invece, è importante che l’animale ed il suo ambiente naturale non siano assolutamente separati.Michele Di GerioReferente tutela diritti degli animali non umanidell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli

comunicato stampa

 

LO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTÀ

 

L’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli rifiuta l’esistenza dello Zoo, luogo abominevole che offende la dignità animale ed umanaPiù di un anno fa abbiamo assistito al fallimento della società Parks and Leisure della famiglia Falchero che ha gestito l’Edenlandia e lo Zoo di Napoli per un lungo periodo. La sciagurata e deplorevole conduzione dello Zoo, purtroppo, ha condizionato seriamente la vita stessa dei poveri animali, costretti a vivere, per tantissimo tempo, in modo precario, molto spesso al limite della sopravvivenza. Ma, era risaputo che le drammatiche e tristi vicende dello Zoo si protraevano già da anni: rischio di chiusura, licenziamento dei dipendenti e tragico destino per gli animali.Il periodo successivo al fallimento della Parks and Leisure fu assurdo e terribile: per lunghi periodi tutte le problematiche dello Zoo comparivano sui giornali o nei videogiornali, per lunghissimi periodi, invece, sparivano completamente, come se i poveri animali uscendo dalle loro gabbie o dai loro recinti, fossero andati in vacanza. Mai, nessun problema degli animali dello Zoo di Napoli è andato in vacanza, in tutto lo Zoo regnava uno stato di abbandono, e gli animali, per incuria e disinteresse, continuavano a vivere tra rifiuti e strutture fatiscenti. Sulle pagine on-line di ‘la Repubblica’ la giornalista Cristina Zagaria scriveva: “Gabbie, ferro, reti, ruggine, incuria, abbandono, spazzatura, bottiglie di candeggina vuote, fili elettrici a vistaL’elefante fa fatica a muoversi in uno spazio ristretto. Cartacce e rifiuti riempiono la gabbia dei leoni. Le capre, protette solo da un riparo di fortuna, sguazzano nel fango, dopo le piogge della scorsa settimana. Gatti randagi sonnecchiano nella voliera degli avvoltoi. Muffe, crepe, strutture fatiscenti e una carcassa di coniglio nella vasca delle oche. Ecco lo zoo”.Nei tanti incontri con politici locali ed altre associazioni ambientaliste ed animaliste, ho sottolineato, a nome della mia associazione, l’assoluto rifiuto verso lo Zoo, proponendo che le aree occupate dello Zoo di Napoli potessero essere utilizzate da percorsi faunistici virtuali che riproponevano con filmati, foto, disegni e composizioni la reale vita degli animali, quella vissuta nei loro ambienti naturali senza le limitazioni imposte da sbarre, muri, fili spinati e fossati che ricordano tristemente i lager nazisti.Dopo slogan e mirabolanti promesse politiche mai mantenute dagli amministratori cittadini, la Clear Leisure (già Brainspark) di Alfredo Villa, gestirà tra qualche settimana l’area dello Zoo e dell’Edenlandia grazie alla conclusione di una trattativa privata col Comune di Napoli. Perché l’area occupata dallo Zoo, per grandissima parte di proprietà del Comune di Napoli, è gestita da un privato? E’ una scelta iniqua e immorale poiché in città sono davvero poche le zone verdi disponibili per i cittadini e l’area occupata dallo Zoo poteva rappresentare un vastissimo spazio che, oltre a favorire un contatto diretto con la natura, avrebbe incoraggiato molti a socializzare per rimuovere la fredda solitudine metropolitana. Inoltre, non sarebbe stato meglio utilizzare l’area dello Zoo per costruire un grande canile municipale per accogliere cani abbandonati o nati nelle strade? L’abbandono dei cani non costituisce soltanto un problema etico, che dovrebbe turbare le nostre coscienze, ma è anche un problema sanitario e sociale poiché incrementa il triste fenomeno del randagismo che2negli ultimi decenni ha assunto dimensioni preoccupanti, un fenomeno in crescita che non accenna a regredire, facilmente riscontrabile nei piccoli e nei grandi centri. Nelle periferie di Napoli il problema del randagismo è diffuso e i canili che esistono in città, pur gestiti da persone che mostrano amore per gli animali, sono spesso precari per la mancanza di fondi. Gli amministratori comunali avrebbero potuto affrontare il problema del randagismo in maniera razionale e seria, grazie ad una struttura spaziosa che avrebbe anche consentito la costruzione di un ambulatorio veterinario per le cure più urgenti.La scelta degli amministratori napoletani purtroppo non è cambiata: lo Zoo continuerà ad esistere, nella nostra città sarà ancora attiva una struttura che produce profitto grazie alla sofferenza ed alla spettacolarizzazione degli animali, ai quali sono negati i più elementari principi della cultura animalista ed ambientalista, principi ridotti a semplici slogan da campagna elettorale utilizzati da alcuni gruppi politici e da qualche sedicente politico soltanto per conquistare le simpatie ed i voti di quei cittadini che negano qualsiasi barbarie nei confronti degli animali. Anche se il numero delle associazioni e dei cittadini nettamente contrari all’esistenza dello Zoo sono in continua crescita, gli amministratori comunali di Napoli non hanno prestato ascolto alle loro richieste, seguendo, invece, strade lontanissime dalla tutela ambientale e faunistica, che conducono alla segregazione forzata degli animali.La Clear Leisure ha nei suoi programmi l’ampliamento di alcuni recinti e gabbie per “segregare” altri animali. Noi dell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli ci opponiamo fermamente alla “deportazione animale” ed a “nuove e vecchie segregazioni” poiché, secondo le nostre già note posizioni, gli Zoo rappresentano lo sfruttamento animale, la prevaricazione dei loro diritti e l’esposizione forzata all’interno di luoghi angusti ed opprimenti. Agli animali, come agli uomini, non può essere negato il più elementare dei valori, quello della libertà. La nostra associazione, quindi, grida con forza e rabbia che la società civile deve assolutamente schierarsi contro l’esistenza di strutture che imprigionano altri esseri viventi negandogli la libertà e la dignità. Abbiamo sempre sostenuto che con la definitiva chiusura dello Zoo gli animali giovani, quelli in buona salute e quelli gestibili dovranno ritornare nei loro habitat naturali, mentre quelli anziani o ammalati, dovranno rimanere nella struttura, assistiti e curati da personale specializzato, a spese della comunità, sino alla fine della loro vita.Gli Zoo non rappresentano neanche aree scientifiche e pedagogiche, come spesso molti vorrebbero far credere. In queste tristi realtà, gli animali sono mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. E’ assurdo conoscere un animale quando è segregato in un ambiente che gli è estraneo, vederlo “alienato” girare in tondo per ammirarne soltanto le fattezze. Per acquisire una seria e reale conoscenza faunistica, invece, è importante che l’animale ed il suo ambiente naturale non siano assolutamente separati.Michele Di GerioReferente tutela diritti degli animali non umanidell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli

 

SALVIAMO LA BANCA DEL GERMOPLASMA DI BARI!

La prima in Italia, la seconda in Europa per importanza.
Firmate subito questa petizione:
MailScanner has detected a possible fraud attempt from "www.avaaz.org" claiming to be http://www.avaaz.org...DIBARI/?coMMndb
Le firme possono salvare 84.000 semi che stanno morendo come avevano salvato 2500 cagnolini beagle della Green Hill destinati alla vivisezione. MA DOBBIAMO ESSERE TANTI A FIRMARE. FATE GIRARE IN TUTTO IL MONDO QUESTO LINK:
MailScanner has detected a possible fraud attempt from "www.avaaz.org" claiming to be http://www.avaaz.org...DIBARI/?coMMndb
Sei milioni di firme hanno salvato i cagnolini di Green Hill. Dobbiamo far presto per salvare gli 84.000 semi della Banca del Germoplasma di Bari che rischia di chiudere per mancanza di fondi ministeriali. Dobbiamo contrastare la Rivoluzione Verde delle monoculture. Chiediamo ai giudici che affidino i semi ai privati, piuttosto di distruggerli, come hanno affidato i 2500 cagnolini della Green Hill ai privati, per evitare loro la vivisezione nei laboratori farmaceutici di mezzo mondo.
Questa è una battaglia per difendere il nostro Pianeta Gaia.
Dobbiamo vincerla.
Se volete saperne di più, andate qui:
http://www.stampalibera.com/?p=34003
Primo firmatario: Mario Cherubini, giornalista e scrittore bresciano, coordinatore della piattaforma mondiale di “TalentCity-La Città dei Talenti”:www.youdream.info

 

COS’E’ LA BANCA DEL GERMOPLASMA?
La Banca del Germoplasma del CNR di Bari, fondata nel 1970, si trova in una condizione di altissimo rischio. È l’unica in Italia, la seconda in Europa e tra le prime dieci nel mondo su un totale di 1470. Conserva 84.000 accessioni (campioni) di germoplasma, appartenenti a più di 60 generi e più di 600 specie di piante coltivate e specie selvatiche affini (parenti strette di quelle coltivate), minacciate da erosione genetica e/o estinzione.

MINACCE DALLA RIVOLUZIONE VERDE
La Rivoluzione Verde, responsabile dello sviluppo di sistemi agricoli industriali ad alto impatto ambientale e basati sulle monocolture (coltivazione di un’unica specie ed un’unica varietà di piante su grandi estensioni) e l’uso di varietà molto omogenee, rappresenta una minaccia continua alla biodiversità, sia di quella conservata ex situ (nelle banche di germoplasma) sia di quella conservata in situ (aree di origine). È per questo che quasi tutte le banche di germoplasma sono state fondate negli anni Sessanta e Settanta, cioè subito dopo che organismi internazionali, come la FAO, e studiosi di tutto il mondo, incominciarono a notare e denunciare l’alta erosione genetica determinata dalla Rivoluzione Verde. 
Se, durante la Rivoluzione Verde, questa diversità genetica non fosse stata raccolta e preservata (conservata ex situ) nelle banche di germoplasma, si sarebbe persa per sempre ed oggi non potrebbe essere più reperita, perché non più presente nelle aree di origine. La Rivoluzione Verde avrebbe vanificato completamente il lavoro di millenni degli agricoltori.

UNA STORIA ASSURDA, MA VERA
E’ una storia che è iniziata nel 1999, con la ristrutturazione del CNR, e realizzata nel 2002, con la fusione dell’Istituto del Germoplasma (Banca del Germoplasma) del CNR di Bari con altri quattro piccoli centri del CNR, di Portici (NA), Palermo, Firenze e Perugia, non interessati alla conservazione del germoplasma, ma all’ingegneria genetica e produzione di piante transgeniche.
Questa fusione, come già detto, scatenò ovviamente una serie di problemi alla Banca del Germoplasma. È nata così una storia che a fasi alterne e discontinue ha visto anche l’interessamento di politici, studiosi italiani e stranieri, inclusi alcuni organismi internazionali (FAO) e alcune associazioni di categoria. Purtroppo il loro interessamento è servito a nulla. Infatti, le battaglie non sono riuscite ad evitare la fusione e il risultato è stato che il 30.11.2009 la Banca del Germoplasma, dopo 5 anni di sequestro (dedicati alla riparazione e manutenzione straordinaria degli impianti del freddo delle camere di conservazione e accertamento del danno subito dalle collezioni di semi), con l’esecuzione del decreto di dissequestro dell’ex P.M. dott. Marco DINAPOLI, del 26.10.2009, è stata restituita al CNR, cioè a chi l’aveva messa a rischio. Non è una storia assurda?
(i suddetti contenuti sono estratti dal sito: http://www.stampalibera.com/?p=34003

COSA CHIEDIAMO?
NOI FIRMATARI CHIEDIAMO PERTANTO AI MAGISTRATI RESPONSABILI, AL CNR, ALLE AUTORITA’ POLITICHE NAZIONALI, REGIONALI, PROVINCIALI E CITTADINE DI “SALVARE AD OGNI COSTO LA BANCA DEI SEMI DI BARI”. A COSTO DI CONSEGNARE A NOI FIRMATARI I SEMI DELLA BANCA, PER FARLI RIVIVERE. UN PO’ COME E’ STATO FATTO PER I CAGNOLINI BEAGLE DELLA GREEN HILL DI MONTICHIARI: 2500 BEAGLE CONSEGNATI A PRIVATI PER SALVARLI DALLA VIVISEZIONE.

 

 

 

E' ricoverata in rianimazione e Si laurea in psicologia

Laurea di eccezione all'ospedale le  Molinette di Torino, dove una 25enne piemontese, affetta da fibrosi   cistica dalla nascita e sottoposta a un doppio trapianto di polmone si  laurea in psicologia nel proprio letto del reparto di rianimazione. La  giovane lo scorso luglio è stata trapiantata di doppio polmone   'ricondizionatò dall’èquipe del professor Mauro Rinaldi   dell’ospedale. L’intervento è riuscito e la ragazza, dopo   la riabilitazione post operatoria, è tornata a casa ad una vita   normale.

Pronta a  tutto Il 24 febbraio scorso, però, dopo un’estrazione dentaria, è   stata colpita da un’infezione e successivamente da polmonite. Il   giorno successivo è stata ricoverata nel reparto di pneumologia e poi  trasferita nella Rianimazione universitaria il 10 marzo scorso.   Nonostante questa complicanza post trapianto polmonare e nonostante le  condizioni critiche provocate dalla polmonite in un paziente   immunodepresso, domani pomeriggio discuterà la propria tesi.  A permetterle la discussione le avanzate tecniche, sviluppate   alle Molinette, di supporto extracorporeo (Ecmo) e ventilazione di   ultima generazione con caschetto, che hanno ridotto al minimo   l'invasività per il malato. Per l’occasione una Commissione ad hoc   della Facoltà di Psicologia di Torino si recherà nel reparto.

 

http://www.liberoquotidiano.it/mobile/articolo.jsp?id=957287&idsezione=0

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