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Bario, stronzio delle scie chimiche e l' accorciamento del pene

Sicuramente per noi uomini, quello delle dimensioni, è un argomento delicato, come l’eiaculazione precoce di cui già abbiamo parlato, e non vorremmo mai toccare la questione.

Alcune cose sono stabilite da madre natura e noi dobbiamo imparare ad accettarle (ed eventualmente usarle al meglio n.d.a.), altre però sono inaccettabili, soprattutto se dipese da terzi, il cui obiettivo è arricchirsi e rendere insicura e sottomessa la popolazione.

Senza scendere nei particolari di come bario e stronzio arrivano nell’organismo (scie chimiche, cibo,Radio Maria), analizzeremo gli effetti di questi due metalli, affidandoci poi alle ricerche scientifiche diPino Puntina, grande esperto e setacciatore della rete.

Le ricerche di Pino sono state spinte alla base dagli effetti documentati di bario e stronzio sul corpo umano. Il bario ha un effetto contrattore nei muscoli, ad esso infatti è possibile attribuire la stitichezza, la legnosità muscolare e la sintrome di Ménière. Lo stronzio blocca la crescita del volume muscolare, rendendone le fibre flaccide e poco reattive agli stimoli, è infatti spesso causa di affaticamenti e apatie.

Le due sintomatologie se sommate e applicate al pene, che di fatto è un muscolo, hanno un effetto restrittore, da un lato si contrae su se stesso e dall’altro non guadagna massa e diventa flaccido. Questo processo di “atrofizzazione” lo si ha anche sugli altri muscoli del corpo, ma a differenza del pene questi hanno un osso su cui si sostengono e l’effetto è molto minore.

Un altro effetto di bario e stronzio, meno grave del restringimento ma altrettanto imbarazzante, è il curvamento del membro maschile verso un lato, dandogli la tipica forma a “banana”. Questo è dovuto ad un atrofia parziale del muscolo da un lato solo, che per via del bario che lo tira su se stesso tende a piegarsi dal lato meno solido.

Pino, effettuando misurazioni quotidiane su se stesso a riposo e raccogliendo prezziosi dati da collaboratori sparsi per il mondo ha scoperto che il numero degli aeroporti influiva significativamente sull’effetto “Puntina” (nome datogli dallo scopritore).

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Più sono numerosi gli aeroporti nelle vicinanze e più gli attributi maschili tendono ad essere corti, ma c’è dell’altro: grazie alle misurazioni giornaliere prese su se stesso Pino ha scoperto che maggiore è il numero di scie nel cielo e minore è la lunghezza effettiva del membro, anche se quasi impercettibile ha comunque un grande impatto nella sua ricerca.

Ma perché accorciare i genitali maschili alle masse? La risposta potrebbe essere abbastanza semplice, infatti un uomo si identifica nel proprio pene, dimensioni ridotte possono causargli un calo di autostima, insicurezza e frustrazione, distogliendo la sua attenzione da ciò che gli accade attorno. Le prove di quanto stiamo affermando le possiamo trovare facilmente guardandoci attorno, la gente ha paura di guardare la verità e fugge da essa.

Il messaggio di Pino Puntina, ed anche il nostro è: uomini non fatevi annebbiare la vista da futili problemi causati dai poteri forti, loro vogliono tenervi la testa abbassata a fissarvi il membro, non fate il loro gioco, dobbiamo reagire.

DA MASSIMO G.

http://chiaveorgonica.altervista.org/bario-stronzio-e-accorciamento-del-pene/

 

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Le lampadine a risparmio energetico causano mal di testa, ansia e anche altri problemi ...

Le lampadine a risparmio energetico causano mal di testa, ansia e anche altri problemi ...

Ecco cosa fare se si rompono

 

 

Ci hanno detto che erano più ecologiche e che ci avrebbero fatto risparmiare sulla bolletta, ma hanno danneggiato la nostra salute. Le nuove lampadine a risparmio energetico possono essere davvero pericolose.

 

(ma io dico, perche’ allora le mettono in commercio? Per dirci dopo come fare per salvarsi dal mercurio che contengono….???)

 

Diversi studi hanno messo in guardia sul loro uso quotidiano e il pericolo maggiore è se si rompono tanto che la stessa Environmental Protection Agency ha creato un protocollo di emergenza da seguire in caso di rottura della lampadina proprio a causa del gas velenoso rilasciato. Vediamo cosa fare e perché sono così dannose.

 

 

Le informazioni riportate riguardano le lampadine fluorescenti compatte (CFL) e non le lampadine a LED

 

E’ stata riscontrata una correlazione tra le lampadine a risparmio energetico e i seguenti disturbi:

 

Vertigini

Cefalea a grappolo

Emicrania

Crisi epilettiche

Affaticamento

Difficoltà nella concentrazione

Ansia

Dermatite

Eczema

Autismo

Epilessia

Cancro

Quindi queste lampadine in casa fanno male, ma ancora di più se si rompono! Secondo uno studio, condotto dai ricercatori del Fraunhofer Wilhelm Klauditz Institute per l’Autorità Federale Ambientale in Germania: se rotte, queste lampadine rilasciano 20 volte la concentrazione massima accettabile di mercurio nell’aria.

 

 

Il mercurio, come ho trattato in molti miei articoli, è il metallo pesante più pericoloso per l’uomo e tossico a qualunque concentrazione. Diversi studi scientifici mostrano come esso danneggia irrimediabilmente il cervello e il sistema nervoso causando una miriadi di malattie gravi, ed inoltre depositandosi negli organi e ghiandole danneggia tutto il sistema ormonale e linfatico.

 

Perché le lampadine a risparmio energetico sono pericolose per la nostra salute?

 

Le lampadine a risparmio energetico contengono da 3 a 5 mg di mercurio. Il mercurio è una potente neurotossina particolarmente pericolosa per i bambini e le donne in gravidanza. Questa sostanza è particolarmente tossica per il cervello, il sistema nervoso, il fegato e i reni. Può anche danneggiare il sistema cardiovascolare, immunitario e riproduttivo. Intossicazioni di mercurio possono causare perdita di memoria, cancro e Alzheimer.

Le lampadine a risparmio energetico possono causare il cancro. Un nuovo studio effettuato da Peter Braun presso il Germany’s Alab Laboratory ha evidenziato che questo tipo di lampadine contiene degli agenti cancerogeno-tossici in grado di causare il cancro:

Naftalene, un composto cristallino bianco volatile, prodotto dalla distillazione di catrame di carbone, utilizzato in naftalina e come materia prima per la produzione chimica.

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Stirene, un idrocarburo insaturo liquido, ottenuto come sottoprodotto del petrolio.

Fenolo, un leggermente acido cristallino bianco tossico solido, ottenuto da catrame di carbone e utilizzato nella produzione chimica.

Le lampadine a risparmio energetico emettono raggi UV superiori alla norma. La Health Protection Agency (HPA) ha condotto uno studio e osservato che aumentano il rischio di cancro alla pelle soprattutto per chi lavora ore e ore vicino alle fonti di luce. È ufficialmente riconosciuta la pericolosità dei raggi UV per la nostra pelle e per gli occhi. Le radiazioni di queste attaccano direttamente il nostro sistema immunitario e impedisce la formazione adeguata di vitamina D.

 

Le lampadine a risparmio energetico generano potenti campi elettromagnetici a poca distanza dalla sorgente, fino ad un metro di distanza. Il centro indipendente di ricerche francese (CRIIREM) sconsiglia pertanto di utilizzare lampadine a basso consumo energetico a brevi distanze, come ad esempio per illuminare i comodini delle camere da letto o le scrivanie.

Il campo elettromagnetico generato da queste lampadine va in risonanza nei cavi elettrici generando “elettricità sporca” in tutta l’abitazione.

Uno studio pubblicato nel giugno del 2008 dall’American Journal of Industrial Medicine segnalava che questa elettricità sporca aumenta di 5 volte il rischio di contrarre il cancro. Rimuovi l’elettricità sporca con il Filtro Vivar Gs.

Danneggiano la ghiandola pineale. Lo studio pubblicato su Chronobiology International, a cura del professor Abraham Haim, afferma che lo spettro luminoso di queste lampadine, essendo simile alla luce del giorno, interrompe la produzione di melatonina da parte dell’organismo. Cosa che invece non facevano le vecchie lampade a incandescenza. Gli effetti sono enormi dall’insonnia all’invecchiamento precoce, dalla depressione ad un aumento esponenziale del rischio di cancro, essendo la melatonina un potente antiossidante anticancro.

 

COSA FARE

 

Per prima cosa evita di avere queste lampadine in casa cercando le vecchie lampadine ad incandescenza oppure quelle nuove a LED (che però alla lunga stancano gli occhi e possono danneggiare la retina se sono a noi troppo vicine).

Sebbene siano state messe fuori produzione si possono ancora acquistare le vecchie lampadine online o nei negozi che hanno delle rimanenze di magazzino.

 

Se avete a casa le lampadine a risparmio energetico e si rompono devi stare molto attento nella pulizia e seguire questa procedura messa a punto dall’Environmental Protection Agency.

 

PULIZIA DI UNA LAMPADINA ROTTA – PROTOCOLLO EPA:

 

Far evacuare la stanza se ci sono persone e animali domestici.

Arieggiare la stanza per 5-10 minuti aprendo la finestra o la porta a contatto con l’ambiente all’aperto.

Spegnere l’impianto di riscaldamento o di condizionamento dell’aria.

Non utilizzare l’aspirapolvere. L’aspirazione non è raccomandata perché potrebbe diffondere le particelle di mercurio presenti nella polvere.

Indossa i guanti, una mascherina e degli occhiali protettivi.

Raccogli i pezzi più grandi con le mani e i frammenti più piccoli con l’aiuto del nastro adesivo.

Riponi i frammenti della lampadina in contenitori ermetici, come vasi di vetro o sacchetti di plastica sigillabili.

Pulisci le superfici con un panno umido. Poi getta tutto ciò che avete utilizzato per la pulizia, inclusi il panno e i guanti.

Se la rottura avviene su un tappetino, eliminalo e rimuovi almeno la parte contaminata.

 

Chiamate il centro locale per la raccolta differenziata se hai dei dubbi sul da farsi. Porta i rifiuti presso la Piattaforma Ecologica del tuo Comune, in modo che siano smaltiti in modo corretto.

Come misura preventiva, sarebbe bene non utilizzare le lampadine al mercurio in aree a rischio di rottura e incidenti.

Lavati subito le mani quando hai terminato.

Una vecchia lampada ad incandescenza ci da sicuramente una luce più calda e gradevole delle nuove fredde luci a risparmio energetico. Potete acquistare su internet o in alcuni negozi che hanno rimanenze, ancora le lampadine ad incandescenza.

 

 

http://www.dionidream.com/

 

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COME SUPERARE UN LUTTO: MORTE DI UN PADRE

COME SUPERARE UN LUTTO: MORTE DI UN PADRE

Gianfranco ha scritto: Carissimo Pier, non so più come far uscire una mia amica che avendo improvvisamente perso il padre circa un mese fa non sa darsi pace. Nonostante le abbia detto più volte che dopo la morte inizia la vera vita lei non accetta niente, anzi, è entrata in depressione perché vuole dare tutta una spiegazione logica all'evento e si fa un cruccio perché insistentemente, ricercando attraverso internet o consultando vari medici, cerca di capire se le sarebbe stato possibile salvare suo padre. Spero che tu possa indicarmi qualche strada per aiutarla anche se è molto razionale. Qualche volta mi riferisce che si era accorta che il padre stava male, ma il dottore non è stato capace di niente.

Grazie, Gianfranco

Pier ha risposto: Se a una persona razionale si cerca di giustificare il fenomeno morte attraverso dogmi di fede inevitabilmente non si otterrà alcun risultato. Stessa cosa vale comunque anche per coloro che razionali non sono. Se non conosco realmente cosa siano la vita e la morte, se non ho mai avuto alcuna esperienza personale di qualcosa che trascende la nostra usuale limitata percezione del mondo, a cosa mi può servire credere in qualcosa? Gli uomini credono solo quando hanno paura di vivere nell'incertezza e di accettare il rischio di quella ricerca che inevitabilmente nasce quando si prende consapevolezza della nostra più totale ignoranza rispetto alle nostre stesse esistenze. Chi siamo, da dove veniamo, cosa sarà di noi dopo quell'accadimento che tanto superficialmente chiamiamo morte, qual è il senso del nostro essere qui, ora, vivi e più o meno consapevoli? Queste domande riguardano tutti noi, ma solo a pochi interessano delle vere risposte. I più, per paura, non le vogliono nemmeno sentire, molti altri reprimono le loro paure sotto il peso dei più disparati credo: religiosi, scientifici, fantascientifici...

Caro Gianfranco, sappiamo per nostra esperienza che dopo la morte inizia la vera vita? Lo speriamo? Ci crediamo perché ce l'hanno detto? Partendo da quali basi possiamo sperare che una tale affermazione possa aiutare qualcuno? E poi, mi chiedo perché dopo la morte inizi la vera vita? Questa nostra vita non è vera? Se non è vera allora cos'è? Viviamo una falsità? Ma se ora noi siamo in una falsità, per quale motivo, in base a quale alchimia il falso diviene vero? La morte è un'alchimia che trasforma una vita falsa in una vita vera? E in cosa consiste una vita falsa e una vita vera?
La mente non può trovare pace in un'affermazione dogmatica. Un dogma per una mente che dubita diviene unicamente un generatore di mille domande. La mente trova pace solo quando, attraverso l'esperienza, penetriamo la realtà di un fenomeno. È vero, si può assopire la facoltà investigativa e dubitativa della mente attraverso un'adesione emotiva a un dogma, un credo, ma questo non significa scoprire la verità di qualcosa, non significa liberare il nostro cuore dal tormento del dubbio, significa unicamente fuggire in un qualche sogno rassicurante. Ma quando arriverà il giorno della verifica, della nostra morte, cosa faremo, quanta paura avremo? Qualcuno sostiene che dopo la morte non esiste più nulla, qualcun altro sostiene che l'anima continuerà a vivere in una qualche dimensione superiore o si reincarnerà per proseguire il suo percorso di crescita. Chi ha ragione, chi ha torto? Per me è irrilevante, tutte le parole rimangono solo e soltanto delle fiabe, aria fritta, se non sono corroborate dall'esperienza personale.

Nessuno crede al sole e alle stelle, solo chi nasce cieco deve credere ai racconti di altre persone perché non può fare esperienza diretta di queste realtà. Solo i ciechi devono credere, ma non capisco per quale motivo diamo per scontato che noi esseri umani siamo ciechi per quanto riguarda la nostra stessa esistenza. Perché devo credere a qualcuno che mi dice chi sono, da dove vengo, dove vado e che senso ha la mia vita? Non posso scoprirlo da solo?

Io dico di sì e sostengo che la maggior parte delle persone non ci prova nemmeno per il semplice motivo che dal primo giorno della nostra vita ci hanno indottrinati a credere di non poter vedere con i nostri stessi occhi. Questo condizionamento è un bel business. Che fine farebbe tutto questo spettacolo di marionette e burattinai se gli uomini sapessero d'essere nati con il dono della vista e pertanto di poter scoprire autonomamente chi sono, da dove vengono, dove vanno, decidendo così liberamente che senso dare alle loro vite? Questo nostro spettacolo bizzarro di guide spirituali, credenze, superstizioni, guerre religiose, politiche ed economiche finirebbe in un istante, basterebbe una generazione! Ma fatalmente i maestri e i genitori di bambini potenzialmente veggenti sono uomini che credono d'essere ciechi. Un grande salto accadrà quando gli uomini scopriranno di non esser nati ciechi, ma d'esserlo divenuti con il tempo, grazie a mille condizionamenti e violenze subite. Ecco che allora gli adulti diranno ai loro piccoli: non fidatevi troppo di noi perché abbiamo perso la capacità di vedere da molto tempo ormai. Guardate con i vostri occhi, non credete a nulla che non sia frutto della vostra stessa sensibilità e percezione interiore. Abbiate fiducia nella vostra innata consapevolezza e per favore guidateci, aiutateci voi a ritrovare il modo per poter vedere nuovamente. Ti rendi conto di che mondo sarebbe? Vecchi che chiedono ai bambini di essere guidati! Sembra follia, ma non è più folle il mondo in cui viviamo, che altro non è che il prodotto della “grande saggezza” di noi adulti?

Venendo alla tua amica devo poi dire che a me non sembra in una fase molto razionale. Una persona che vuole scoprire attraverso internet e andando da vari medici se c'era la possibilità di salvare suo padre, cosa vuole ottenere? Fare causa al medico curante? Se così fosse un po’ di razionalità ci sarebbe. Ma da come me la racconti mi pare di capire che questa tua amica stia cercando di comprendere se le sarebbe stato possibile fare qualcosa. In un tale agire non vedo alcuna razionalità. Qui la razionalità si è persa nell'incapacità di accettare un evento particolarmente traumatico come la morte di un padre. La razionalità le farebbe dire: "Per le conoscenze e le intuizioni che avevo sino al momento della morte di mio padre non mi è stato possibile fare più di quel che ho fatto.

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L'unico modo in cui ora posso affrontare questa situazione è accettare il mio dolore e lasciarlo sfogare, poiché il riflettere su quel che si sarebbe potuto fare è unicamente un modo per fuggire la sofferenza di quel che ora è irreversibile e reale: la morte di mio padre". Caro Gianfranco, credo che la tua amica stia semplicemente cercando dei modi per non affrontare tutto d'un tratto un dolore troppo grande, e in questo non v'è nulla di male se lentamente riuscirà a guardare la realtà del destino che accomuna noi tutti. Credo che una delle strade più utili per aiutarla sia quella di portarla, con sensibilità e pazienza, a confrontarsi con il dolore della perdita. Veder morire un genitore significa veder morire la realtà esterna di una presenza che sin dalla nostra infanzia si è radicata in noi. Per questo è spesso utile, per sciogliere la nostra sofferenza, parlare al nostro genitore interno come se questo fosse ancora in vita, e dirgli tutto quel che sentiamo, quanto ci manca e quanto è stato importante per noi. Quel che una persona è stata per noi non si perde con la sua scomparsa. Sicuramente si perde la possibilità di fare altre esperienze assieme, ma quel che ci ha dato rimane per sempre nostro patrimonio o pesante fardello. Il più delle volte, però, queste presenze interiori agiscono in noi inconsciamente poiché ci conosciamo così poco da non renderci conto che tutto quel che incontriamo nella nostra vita si riflette e imprime nella nostra coscienza plasmando la nostra personalità. Se siamo consapevoli di quel che è impresso nella nostra coscienza, a tutti i suoi livelli, siamo padroni di noi stessi e possiamo agire liberamente, se non siamo consapevoli del nostro bagaglio interiore, pensiamo d'essere liberi e di conoscerci quando in realtà siamo condizionati.

In noi agiscono mille fantasmi, ombre provenienti dal mondo esterno: più che individui siamo una sorta di case infestate da una moltitudine di presenze che ci governano, terrorizzano e rare volte guidano saggiamente. Tutto dipende dalla fortuna dei nostri incontri e dalla consapevolezza con cui entriamo in relazione con le persone che troviamo lungo il nostro cammino. Ovviamente gli incontri più importanti sono quelli che facciamo nei primi anni della nostra vita poiché la nostra coscienza, essendo ancora una pagina bianca, viene segnata profondamente da ogni più piccola pennellata che i vari artisti o imbrattatori che ci circondano lasciano.
Una persona svanisce dal mondo esterno, ma lascia per sempre la sua eredità, in misura più o meno importante, nelle persone che l'hanno incontrata, amata o odiata. Come possiamo superare la sofferenza della morte di una persona a noi cara? Guardando dentro di noi, fra le stanze della nostra casa interiore, dove i fantasmi tornano a vivere non appena vengono illuminiamo dalla luce della nostra consapevolezza. Patiamo così tanto la scomparsa delle persone a noi care perché viviamo in superficie, perché siamo principalmente focalizzati sulla dimensione fisica della nostra esistenza, non riuscendo, così, a vedere come ogni cosa si conservi intatta negli spazi del nostro mondo interiore. Soffriamo, in oltre, perché ogni morte ci ricorda la nostra morte e l'immensa fetta di realtà che questo fenomeno occupa in questo universo, una realtà che continuamente estromettiamo dalla nostra consapevolezza. La vita e la morte sono le due ali che reggono in volo quel misterioso uccello che chiamiamo esistenza. Tutto costantemente termina e si rigenera attraverso nuove forme, senza resistenza, senza recriminazioni. Tutto tranne l'uomo che accetta la vita e nega la morte. Ma chi è l'uomo? Chi siamo noi? Se abbiamo questa risposta abbiamo anche la risposta sulla vita e la morte. Cos'è la morte, cos'è la vita? Dobbiamo accettare qualche dogma di fede o qualche teoria scientifica per poterci rispondere? La vita non ci accade in ogni singolo istante? Direi di si! E allora perché non investigare totalmente cos'è quel fenomeno che chiamiamo vita osservando direttamente con i nostri stessi occhi? Colui che osserva e fa esperienza delle cose chi è? Siamo noi? Noi siamo l'osservatore, la cosa osservata o la memoria delle esperienze che abbiamo vissuto? Cos'è l'esperienza, cos'è il nostro passato, cos'è il futuro, cos'è quel che chiamiamo tempo? Il tempo esiste? Mi sembrano domande importanti, mi sembrano questioni che meritano la nostra attenzione visto che stanno alla base del significato stesso del nostro esistere, soffrire e gioire. Ma quanti di noi spendono un po' del loro tempo per scoprire?

Quanti di noi voglio veramente entrare nel mistero della vita e della morte? Quanti? Quando muore una persona a noi cara diciamo che soffriamo, ma abbiamo mai cercato di osservare cosa soffre in noi? Chi è colui che soffre? Noi diveniamo sofferenza o sentiamo una sofferenza? Se diveniamo sofferenza chi è che soffre? La sofferenza? La sofferenza soffre? Mi pare un po' difficile. E allora chi è che soffre? Cosa determina la sofferenza? Mio padre muore, io non accetto questo fatto perché penso di non poter vivere senza di lui, perché la sua presenza mi rassicurava, perché avrei voluto vivere ancora mille cose e penso che senza di lui queste cose non potranno mai più accadere. Quel che non ho fatto in vita la morte lo svela nella sua irrimediabilità, ma noi non agiamo mai come se ogni singolo istante fosse insostituibile, noi rimandiamo perché pensiamo di avere sempre tempo, poi il tempo si mostra nella sua finitudine e soffriamo. Creiamo un sogno mentale che nel momento in cui viene a contatto con la realtà genera in noi un conflitto, una resistenza, da ciò la sofferenza. La sofferenza non è altro che questo: il non esser pronti ad accettare l'irrealtà del nostro modo di stare al mondo. Viviamo una vita di sogni che costantemente vengono spezzati dalla realtà. È solo perché non sappiamo come vivere realmente che siamo spaventati dalla morte. La morte è un qualcosa di ignoto, che si riversa sul nostro mondo di fiabe come l'idea della fine di ogni nostro progetto, come la fine della nostra possibilità di avere ancora del tempo per portare avanti i nostri piani. La morte rappresenta la natura instabile dei nostri sogni. Noi non temiamo veramente la morte poiché la morte è un mistero, non possiamo sapere cosa accadrà dopo. Quel che noi temiamo è l'ombra che questo mistero proietta sulle nostre esistenze, è l'idea che senza questo corpo non mi sarà più possibile continuare a esperire quell'unica forma di vita che ora conosco. Ma questa è un'idea che rivela unicamente quanto noi uomini in realtà pensiamo d'essere il nostro corpo e tutto ciò che attraverso di esso possiamo fare. Se vediamo e comprendiamo tutto ciò sarebbe ora più giusto dire che noi siamo l'idea di essere un corpo. Siamo un'idea di corpo più che un corpo. Ma questo è reale? Se fossimo l'idea di avere un corpo, questa idea dovrebbe essere sempre presente in noi, eppure nessuno di noi direbbe d'essere un'idea.

Nella nostra mente le idee, cioè i pensieri, si rincorrono a milioni, miliardi, sono in continua mutazione e se ci osserviamo con un po' più di attenzione vediamo che in noi v'è un qualcosa che diviene consapevole di tutte queste idee al di là della loro natura. In me esiste l'idea che senza un corpo non posso più esistere, ma in me v'è anche qualcosa che diviene consapevole di questa idea. Chi sono io allora? L'idea o la consapevolezza che si cela dietro le idee. Se non mi attacco a questa idea e lascio che come è venuta se ne vada, se lascio che anche l'idea successiva come viene se ne vada, se lascio che questo fiume di idee scorra senza che io mi getti dentro, mi coinvolga, cosa accade? Chi sono io?

Un caro saluto
Pier

Articolo tratto dal libro "Morire ridendo".

http://www.dadrim.org/morte-lutto-ed-eternita/283-come-superare-un-lutto-morte-di-un-padre.html

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Il risveglio spirituale

Il risveglio spirituale non è uno stato, un’esperienza o un obiettivo da raggiungere in futuro. Come il Buddha ha insegnato, non è un sovrumano risultato o un conseguimento. Non è necessario andare in India per trovarlo. Non è uno stato speciale di perfezione riservato agli esseri illuminati, a pochi fortunati e privilegiati. Non è un’esperienza fuori dal corpo, e non comporta vivere in una grotta, staccandosi dalla realtà di questo mondo. Non può esserti trasmesso da uno stravagante guru, né può essere tolto, o perso. Non devi diventare discepolo o seguace di qualcuno. È un invito costante e antico – durante ogni momento della tua vita – ad abbracciare testesso esattamente come sei, in tutte le tue gloriose imperfezioni. Si tratta di essere presente, uscendo dall‘epica storia del passato e del futuro (“la storia della mia vita”) e si presenta per questo prezioso momento, sapendo che anche i tuoi sentimenti di non-accettazione sono qui accettati. Riguarda l’aprirsi radicale a questo straordinario dono di una vita, abbracciando sia il dolore che la gioia di essa, la beatitudine e la sofferenza, l’estasi e la sopraffazione. Sapendo che sei la vita stessa – grande, sveglia, viva, libera – mai separata dal Tutto.
Il risveglio non è una destinazione – è il tuo diritto di nascita, la tua natura. Ecco alcuni semplici principi:

1) NON C’E’ DESTINAZIONE – C’E’ SOLO L’ORA

C’è solo QUESTO; la scena presente nel film della tua esistenza. Esci dall’epico racconto di tempo e spazio, passato e futuro, rimpianto e anticipazione, e della ricerca di diversi stati di esperienza, e anche dalla ricerca dell’illuminazione. Rilassa la tua concentrazione all’abituale “cosa è andato perduto”, “cosa non è ancora qui” – cose che non puoi controllare dal luogo in cui sei. Esci dalla storia della “mia vita” e permetti a te stesso di lasciarti affascinare da ciò che è vivo, qui, ora. Sii curioso al riguardo di questa vera danza di pensieri, sensazioni, emozioni e impulsi che accadono dove sei. Ricorda, l’ORA è l’unico luogo da cui le vere risposte possono eventualmente emergere. Il momento presente è la tua vera casa, prima di tempo e spazio. È tutto ciò che c’è; la calma nel mezzo della tempesta.

2) PENSARE E RESISTERE CREANO SOFFERENZA

La sofferenza non è il vero problema; il vero problema è il nostro pensare alla sofferenza, o la resistenza al disagio, i nostri tentativi di fuggire da tutto questo e raggiungere un futuro immaginato. Il vero problema comincia quando cominciamo a rimuginare sui nostri dolori, sulla nostra tristezza, la nostra paura, la rabbia; meditare sul nostro disagio, mandare continuamente avanti o indietro il film della nostra vita! Mastichiamo dolori di ieri e di oggi invece di esplorare direttamente e vivere le esperienze che sono arrivate oggi così come sono arrivate. Aggiungiamo un inutile strato di rimuginare e resistere alla vita ed è questo che crea sofferenza. L’invito? Esci dal passato e dal futuro, cerca e aspira, incontra la vita per come è, ora, senza giudizio e senza l’aspettativa che la “pace” e il “rilassamento”, l’illuminazione o qualunque altro tipo di cambiamento dia un risultato. Incontra il momento nel suo stesso terreno. Guarda a tutto questo come ad un regalo. Mostrati, sia al gradevole che allo sgradevole, al piacevole e al doloroso, senza un’agenda prefissata.

3) I PENSIERI E LE SENSAZIONI NON SONO PERSONALI E NON SONO LA VERITA’

Guarda ai pensieri e alle sensazioni come ad eventi impersonali nella consapevolezza. Proprio come i suoni che udiamo, i pensieri e le sensazioni fisiche arrivano e scompaiono spontaneamente, come onde nell’oceano di Te. Non possono essere controllati, cancellati e non se ne può fuggire. Coltiva verso i pensieri e le sensazioni la stessa modalità gentile che hai verso i suoni. Incontra tutti i pensieri e le sensazioni con un’attitudine di gentilezza e curiosità. Guardali e accoglili nella tua presenza.

4) TU SEI LO SPAZIO PER I PENSIERI, NON IL PENSATORE

I pensieri non sono te, e non sono la verità; sono solo suggerimenti, possibilità, rumori, pubblicità, giudizi, voci, immagini, ritorni al passato o viaggi nel futuro che arrivano e scompaiono, nuvole nella vastità del tuo cielo. Non provare a fermarli, azzittirli, cacciarli, cancellarli o controllarli. Sii lo spazio per essi, anche se sono attivi ora! Ricorda, se noti i pensieri, se ne sei conscio, non ne sei intrappolato. Non ti definiscono. Tu sei il loro contenitore silenzioso, non colui che ne è contenuto. Sii ciò che sei- l’abbraccio immutabile dei pensieri, la vastità in cui i pensieri possono arrivare e dissolversi e andare quando vogliono.

5) RESPIRA NEL TUO DISAGIO E NEL TUO DOLORE, ONORALI

Respira nelle tue sensazioni sgradevoli; dona loro dignità. Onorale invece di chiuderti ad esse, falle morire dando loro calore. Nell’inspirazione immagina o senti il tuo respiro muoversi in quell’area tenera e abbandonata, infondi in essa vita e amore. Riempi le aree di non conforto del tuo corpo con l’ossigeno, con calore e con dignità. Non cercare di “guarire” le sensazioni, o anche solo di “lasciarle andare”. Esse vogliono essere incontrate, onorate, incluse nella scena presente. Diamo per scontato che anche il disagio abbia una sua intelligenza; e che non è “contro” di te. Sappi che la vera gioia non è l’assenza né l’opposto di tristezza o dolore, ma la voglia di abbracciarli entrambi.

6) L’ACCETTAZIONE NON E’ QUALCOSA CHE «FAI», MA CIO’ CHE SEI

Accettazione non significa che un pensiero o una emozione sgradevole scomparirà; potrebbe accompagnarti ancora per un po’. Non cercare di accettarlo ( perché questo atteggiamento è spesso resistenza travestita) ma sii consapevole che è GIA’ accettato, già qui, già parte dello scenario. Trattalo come se forse potesse restare per sempre lì! Questo può aiutarti a ridurre la pressione del tempo (cercare di farlo andare via, o chiedersi “perché è ancora qui”). È qui ora. Inchinati davanti a QUESTA realtà. Sii curioso. Permetti a ogni urgenza, ogni sentimento di frustrazione, di noia, di disapprovazione o anche disperazione, di sorgere e di essere abbracciato e incluso. Sono tutti parte della scena presente, non bloccarli. Anche la sensazione di blocco è parte della scena!

7) NON C’E’ ALCUN «SEMPRE» E ALCUN «MAI»

In realtà, non c’è “sempre” e non c’è “mai”. Sii consapevole di queste parole, sono bugie, e possono creare una sensazione di fretta e di mancanza di potere; nutrono la storia della ricerca cercare e della mancanza. Non c’è alcun “resto della mia vita”, nessun “per anni”, nessun “per tutto il giorno”. C’è solo l’ORA, il tuo unico luogo di potere. A volte anche pensare al domani è davvero già troppo lavoro. Sii qui.

8) PUOI ARRIVARE «LA’» SOLO ESSENDO «QUI»

Spesso ci concentriamo così tanto nella meta, nella destinazione che dimentichiamo il viaggio, ci disconnettiamo da ogni prezioso passo, e creiamo stress, il senso che non “siamo ancora lì”. Eppure la gioia può essere scoperta nel qui e ora, e non ha nulla a che vedere con mete, destinazioni, o col ricevere ciò che vuoi. Togli l’attenzione dai diecimila gradini che devono ancora arrivare, i diecimila gradini che non hai ancora camminato, le diecimila cose che mancano ora, e ricorda i gradini presenti, questo antico terreno vivido, la tua intima presenza. Respira. Senti la vita nel tuo corpo. Spesso non sappiamo dove siamo diretti, ed è perfetto così. Diventa amico dell’incertezza, del dubbio, della trepidazione che senti; impara ad amare questo luogo sacro della non risposta. È vivo, creativo, e pieno di potenziale.

9) ABBRACCIA LA TUA INSICUREZZA, E’ PERFETTA ANCHE LEI

Se prendi atto del fatto che sei perduto in una storia, che sei disconnesso, che hai dimenticato il momento, celebra. Ti sei appena svegliato da un sogno. Una più grande intelligenza è viva in te, un potere per realizzare e connettersi. Sei appena uscito da milioni di anni di condizionamenti. Non punire te stesso per dimenticare, ma celebra la tua capacità di ricordare! Al momento non importa che tu hai dimenticato! Dimenticare è una perfetta scena del film. Permettiti di dimenticare, a volte! Lasciati rendere umile dal viaggio piuttosto che cercare di essere “perfetto”. Dubbio, fallimento e disillusione saranno amici fidati e costanti lungo questo percorso senza sentiero. Non c’è destinazione nella presenza, nessuna immagine di “successo” da vivere. Non puoi sbagliare, quando non c’è nessuna immagine di ciò che è “giusto”.

10) SMETTILA DI FARE PARAGONI, TU SEI LA VITA STESSA!

Sei unico; il tuo percorso è totalmente originale. Potremmo tutti essere espressioni dello stesso oceano di consapevolezza, ma allo stesso tempo, siamo un’unica espressione di quell’oceano, totalmente unico nel nostro movimento di onde! Non paragonare te stesso con nessun altro! Quando cominci a fare paragoni, svaluti la tua unicità, il tuo regalo insostituibile, i tuoi talenti e verità e ti disconnetti dalla tua unica esperienza presente. Non paragonare questo momento con nessuna immagine di come potrebbe, dovrebbe, o potrebbe essere stato. La guarigione è possibile quando dici Sì a dove sei, anche se non è dove hai sognato di essere “Ora”. Fiducia, e fiducia a volte è che non puoi fidarti. Forse anche la tua incapacità di fidarsi può essere degna di fiducia qui, e anche il sentimento che non puoi contenere il momento, è di per se stesso già abbracciato dal momento stesso…

Jeff Foster

Tratto da: dionidream

http://ununiverso.altervista.org/blog/jeff-foster-i-10-principi-del-risveglio-spirituale/

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TUMORI : Scoperti agenti antitumorali in foglie di olivo

ULIVO CONTRO IL CANCRO

Attività e chimiche componenti antiossidanti come potenziali agenti antitumorali in foglie di olivo

 

TRADUZIONE DA GOOGLE :

Studi epidemiologici hanno dimostrato che una riduzione del rischio di malattie croniche come il cancro e malattie cardiovascolari è correlata con un consumo regolare di frutta e verdura, molti dei quali sono ricchi di polifenoli. L'effetto additivo e sinergico di sostanze fitochimiche di frutta e verdura può ridurre le malattie croniche legate allo stress ossidativo nel corpo umano. Olea europaea L. foglia sono ricchi di componenti fenolici, che sono state proposte per svolgere un ruolo nella prevenzione del cancro. Lo scopo di questo studio era di identificare i componenti principali del Olea europaea L. foglia (cv. Leccino) conservati durante la preparazione decotto, al fine di delineare le attività antiossidante degli estratti grezzi e dei suoi composti isolati utilizzando diversi saggi in vitro compresa la capacità di DPPH radicalscavenging, capacità antiossidante totale (TAC), la xantina ossidasi (XO) effetto inibitorio e la capacità di ritardare il processo di perossidazione acido linoleico (ALP). Il decotto acquoso è stato partizionato ottenere quattro estratti e l'estratto n-butanolo ha mostrato la più alta attività antiossidante e il più alto contenuto fenolico totale. Indagine Fitochimico porta all'isolamento di tredici metaboliti secondari compresi fenolici semplici, flavonoidi, secoiridoidi cui strutture sono state chiarite da dati spettroscopici (1D e 2D NMR) e tecniche spettrometriche. Un significativo effetto dei radicali liberi contro DPPH è stato evidenziato nel fraxamoside (1) (EC50 62,6 micron) e taxifolina (5) (EC50 50,0 micron), isolato per la prima volta dal decotto acqua. Il composto più attivo nella valutazione TAC, era il glicole 3,4-diidro fenil (8) (0,90 equiv acido caffeico.) Mentre taxifolina e fraxamoside risultato il più efficienti inibitori dell'attività XO (IC50 2.7 e 5.2 mM, rispettivamente) . Secoxyloganin (4), oleuropeina (2) e tirosolo (6) ha mostrato la più alta attività ALP. Questo studio si aggiunge alla crescente corpo di dati a sostegno delle bioattività di sostanze fitochimiche e il loro potenziale impatto sulla salute umana.

 

FONTE :

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25102361

Antioxidant activity and chemical components as potential anticancer agents in the olive leaf (Olea europaea L. cv Leccino.) decoction.

De Marino SFesta CZollo FNini AAntenucci LRaimo GIorizzi M1.

Author information

Abstract

Epidemiological studies have shown that a reduced risk of chronic diseases such as cancer and cardiovascular diseases is correlated with a regular consumption of fruits and vegetable, many of which are rich in polyphenols. The additive and synergistic effect of phytochemicals in fruits and vegetables may reduce chronic diseases related to oxidative stress in human body. Olea europaea L. leaf are rich in phenolic components, which have been proposed to play a role in cancer prevention. The purpose of this study was to identify the main components in the Olea europaea L. leaf (cv. Leccino) preserved during the decoction preparation, in order to delineate the antioxidant activities of the crude extracts and its isolated compounds by using different in vitro assays including DPPH radicalscavenging capacity, total antioxidant capacity (TAC), xanthine oxidase (XO) inhibitory effect and the ability to delay the linoleic acid peroxidation process (ALP). The aqueous decoction was partitioned obtaining four extracts and the n-butanol extract showed the highest antioxidant activity and the highest total phenolic content. Phytochemical investigation leads to the isolation of thirteen secondary metabolites including simple phenolics, flavonoids, secoiridoids whose structures were elucidated by spectroscopic data (1D and 2D NMR) and spectrometric techniques. A significant free radical scavenging effect against DPPH has been evidenced in fraxamoside (1) (EC50 62.6 µM) and taxifolin (5) (EC50 50.0 µM), isolated for the first time from the water decoction. The most active compound in the TAC evaluation, was the 3,4 dihydro-phenyl glycol (8) (0.90 caffeic acid equiv.) while taxifolin and fraxamoside resulted as the most efficient inhibitors of XO activity (IC50 2.7 and 5.2 µM, respectively). Secoxyloganin (4), oleuropein (2) and tyrosol (6) showed the highest ALP activity. This study adds to the growing body of data supporting the bioactivities of phytochemicals and their potential impact on human health.

 

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