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IL "GUERRIERO SPIRITUALE"

IL GUERRIERO SPIRITUALE  E’ SIA UOMO CHE DONNA 

Postata da Roberto Maria Sassone

Il Guerriero è un uomo o una donna profondamente spirituale, ma  che spesso non viene ritenuto tale perché non si uniforma ai canoni riconosciuti.

Non ha atteggiamenti ascetici, rifiuta il concetto di peccato e di colpa, considera il corpo e la materia mezzi di trasformazione e di consapevolezza e non ricettacoli del “peccato”.

Sente che la Terra è viva, la ama, la protegge e la rispetta.

Il Guerriero è il simbolo dell’uomo-donna che vive la vita come continua ricerca di autenticità e che non si accontenta di assistere allo scorrere degli anni sulla sua pelle in maniera passiva e rassegnata.

"Naturalmente il guerriero è sia uomo sia donna e la parola uomo nel libro sta ad indicare l’essere umano; per la verità devo precisare che nella mia vita ho incontrato più donne guerriere che uomini, perché la donna ha una tenacia e un’aspirazione fuori del comune, quando la esprime." 

IL GUERRIERO E GLI ERRORI DELLA RICERCA SPIRITUALE 
Postata da Roberto Maria Sassone 

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Puntualmente ritorno su questo argomento perché non mi sembra mai sufficiente parlarne, soprattutto in questa fase storica in cui “la cultura della spiritualità” si svende dovunque. Naturalmente desidero precisare che ne parlo da “comune ricercatore” e senza alcuna pretesa d’insegnare alcunché. Le trappole della spiritualità e gli errori infatti mi riguardano da vicino.

La mia visione del guerriero è molto disincantata e più volte ho insistito sul fatto che egli non è né un saggio, né tantomeno un maestro. Il guerriero è un ricercatore e può al massimo condividere la sua esperienza. In alcuni casi può anche dare delle indicazioni di massima, ma non è una guida spirituale.

Essere un guerriero – dice Castaneda – non è solo una questione di desiderare di esserlo. E’ piuttosto una lotta infinita che andrà avanti fino all’ultimo atto della nostra vita”.

Idries Shah aggiunge: “Osserva le presunzioni dietro le tue azioni. Poi osserva le presunzioni dietro le presunzioni”.

Per tale motivo insisto moltissimo sul fatto che il cardine della ricerca spirituale non è guardare la vetta, ma guardare l’ego, imparare a conoscerlo, lavorarci duramente e continuamente.

Dice Mariana Caplan: “La vera vita spirituale è per pochi. Molti ricercatori della verità sono sinceri e autentici, ma il confronto con l’ego che è richiesto dal Sentiero è più di quello che molti sono in grado di affrontare, sostenere e vincere”.

Continuo a ritenere che sia sempre necessaria una guida in questo percorso perché il nostro ego è estremamente abile nel parlare di spiritualità, trascendenza ed illuminazione. Uno sguardo esterno a noi invece ci può evitare trappole dolorose o lunghi periodi in cui restiamo impantanati nella ebete gioia dei nostri piccoli risultati. Il compiacimento di sé, persino l’uso distorto dell’umiltà, sono parassiti endemici, che rinnovano i loro attacchi, come i virus dell’influenza che si rafforzano ad ogni nuovo antibiotico.

IL GUERRIERO E LA LOTTA QUOTIDIANA 
Postata da Roberto Maria Sassone 

Su questa storia del giusto atteggiamento del guerriero di fronte a se stesso ed alle sue prove ci sono numerosi dibattiti; ma insomma, questo guerriero deve o non deve combattere? Lotta od accoglie?

Come al solito simili questioni si pongono perché ragioniamo con la logica della separazione: questo o quello. Una volta per tutte comprendiamo che il pensiero binario appartiene all’ego più meccanico ed è proprio la modalità su cui attecchiscono tutti gli estremismi politici e religiosi: la mia o la tua ideologia?

Il guerriero ha sempre una concezione integrale della vita, di sé e della sua azione nel mondo. Il guerriero ha un pensiero inclusivo in cui c’è un principio che comunica accanto ad un altro principio. Non dice “questo o quello”, ma “questo e quello”.

Combattere non significa essere violento e distruttivo e accogliere non significa essere compiacente e accondiscendente. La lotta quotidiana del guerriero avviene soprattutto nel suo intimo, in quelle parti condizionate ed ignoranti, verso le quali è contemporaneamente accogliente e determinato.

Ma non può esserci una proficua tenzone se prima non si conosce il terreno dello scontro. E’ necessario conoscere il proprio ego, averne una mappa per poter intervenire efficacemente: questa è la parte psicologica della ricerca interiore. Inoltre la vera trasformazione delle nostre azioni, in azioni di vera qualità, è la conseguenza dell’azione guerriera nel territorio del nostro ego. La lotta nell’intimo modifica l’azione.

Gentile determinazione, accogliente discriminazione: ecco alcune parole chiave del guerriero che riuniscono delle apparenti antinomie.

IL GUERRIERO E IL PIACERE 

La base del piacere è la percezione della pulsazione vitale del nostro corpo, percezione il cui veicolo essenziale è la respirazione cosciente e fluida. Non ci illudiamo di poter inseguire il piacere, senza questa percezione consapevole.

Il piacere è uno stato, non è un obiettivo da raggiungere. Se non si è vivi nel proprio corpo non si può amare la vita e saperla godere. Una persona che si sente porta il piacere nella vita, non aspetta che sia la vita a dargli piacere.

Bisogna dunque assolutamente recuperare il contatto con il corpo, liberando le emozioni che abbiamo represso da una vita e di cui non siamo nemmeno consapevoli. La libertà non è un concetto, ma un modo di funzionare del nostro corpo. Chi si sente libero non cerca la libertà.

Naturalmente anche la sessualità funziona nello stesso modo: se inseguiamo un orgasmo, possiamo anche rinunciarci. Non può avere un pieno orgasmo chi ha paura di perdere il controllo perché il suo corpo è irrigidito. “Il segreto del piacere si nasconde dietro al fenomeno dell’eccitazione”, dice Alexander Lowen. Se sento il piacere di vivere, sono creativo e provo il piacere del fare, a prescindere dall’obiettivo da raggiungere. Dice ancora Lowen: “Non viviamo per produrre, produciamo per vivere. La preoccupazione dello scopo e del raggiungimento caratterizza le persone che hanno paura del piacere”  (Lowen, Il Piacere, Astrolabio).

Persino la sensazione della nostra individualità affonda le radici nella percezione corporea. Chi è anestetizzato perché si è rinchiuso in una corazza, per avere il senso dell’identità ha bisogno delle conferme esterne; egli chiede agli altri: dimmi che esisto. Per quanti sforzi faccia, anche se diventerà una persona di successo (secondo gli altri), resterà sempre insicuro e dubbioso. Sono molte le persone che entrano in depressione dopo aver realizzato il successo, perché si ritrovano nuovamente di fronte a se stesse.

“Se una persona trova piacere nella vita di tutti i giorni, non ha desideri di fuga”
(Lowen)

IL GUERRIERO E LE QUATTRO QUALITA'  

Le quattro qualità fondamentali del guerriero sono l’umiltà, la determinazione, la dignità e la gratitudine.

L’umiltà è la capacità di osservare se stesso sinceramente, nei pregi e nei difetti, senza inorgoglirsi dei pregi che sono dei doni che gli servono per compiere la sua azione nella vita, e senza mortificarsi dei difetti che sono lo stimolo continuo alla sua trasformazione. L’umiltà non deve condurre alla svalutazione.

La determinazione è la costante spinta del suo anelito verso l’armonia e non deve essere confusa con la caparbietà.

La dignità è la percezione del suo valore di essere umano, a prescindere dalle sue attitudini e dalle sue fragilità, perché reca in sè la scintilla divina di cui ogni suo aspetto è espressione. La dignità non ha niente a che fare con l’orgoglio.

La gratitudine è la conseguenza della sua percezione di far parte di un disegno più vasto che lo sostiene e di cui incarna un aspetto. Il divino risponde al suo anelito sincero con la Grazia.

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