VITAMINA B17 E IL CANCRO
Lug 2nd
Ciao, voglio sottoporti quanto riportato su questa vitamina B17 sul fatto delle sua tossicità e quanto è detto ed è fatto dagli intituti che la denigrano.
….Regala un semino di mela (ma sopratutto di ALBICOCCA) o di altra frutta a tutte le persone che conosci, spiegando loro che tutti i semini di frutta contengono la vitamina B17
la vitamina che cura il Cancro, una terribile malattia che deriva da una semplice carenza di
VITAMINA B17
Ti consiglio pertanto di NON buttare i semi dei frutti incriminati ma sopratutto quelli di ALBICOCCA che, come da consigliato, dovrai mangiarne ogni tanto il nocciolo durante TUTTO l'anno anche solo come prevenzione.
Ti auguro ogni bene.
ciaooo Franco
Colorato in marrone trovi quello che pensa di questa vitamina il capo del Cytochemistri Department del National Cancer Institute.
Colorato in rosso, l'innoquità della stessa.
Segnato in blu ti elenca le genti che NON si ammalano di cancro, la loro alimentazione con la quantità di VITAMINA B17 ingerita giornalmente e cosa succede loro se si spostano e vengono a vivere tra noi.
martedì 12 gennaio 2010
LA VITAMINA B 17 e il CANCRO...
... ovvero la salute dal nocciolo delle albicocche...
La più famosa fra le cure anticancro naturali è l'estratto naturale del nocciolo di albicocca, altrimenti conosciuto come vitamina B17 ( Laetrile ).
Occorre davvero credere ai rapporti negativi della ricerca convenzionale su questa vitamina? Curiosamente il Dr.Dean Burk, ex capo del Cytochemistri Department del National Cancer Institute, famoso ente statunitense di cui egli stesso è stato uno dei co-fondatori, si era occupato personalmente della vitamina B17, e descrisse tale sostanza in termine assai diversi.
- Quando aggiungiamo laetrile (vitamina B17) ad una coltura di cancro al microscopio, premesso che sia presente anche l'enzima glucosidase, possiamo osservare le cellule cancerose che muoiono come mosche. - (Il glucosidase è l'enzima, fortemente presente nelle cellule tumorali, che innesca il singolare meccanismo, rilevato nella vitamina B17, che distrugge il cancro. Si può trovare un'eccellente analisi clinica di tale meccanismo in: B17 Metabolic Therapy - In the Prevention and Control Cancer, breve storia della ricerca effettuata su questa vitamina, che comprende molte valutazioni di tipo clinico.)
Il Dr. Burk inoltre affermò che prove dell'efficacia del laetrile erano state riscontrate in almeno cinque istituti indipendenti di tre paesi distanti fra loro.
Il Dr, Ralph Moss ha rivestito l'incarico di vicedirettore degli Affari Pubblici presso il più famoso ente statunitense di ricerca sul cancro, il Memorial Sloan-Kettering a Manhattan, e conosce l'industria del cancro come le sue tasche. Leggete quello che si trovò ad affermare nell'aprile 1994 nel corso di un'intervista con Laura Lee, e giudicate voi stessi la consistenza delle prove a sfavore dell'efficacia della vitamina B17:
Dr. Moss: "Poco dopo aver iniziato a lavorare presso il Memorial Sloan-Kettring Cancer Institute, feci visita all'anziano scienziato giapponese Kanematsu Sugiura il quale, quando mi disse che stava lavorando al laetrile (B17), mi lasciò alquanto sconcertato. All'epoca si trattava della questione oncologica più controversa, in quanto reputata una cura contro il cancro. Noi degli Affari Pubblici diramavamo dichiarazioni secondo cui il laetrile era privo di qualsiasi efficacia, roba da ciarlatani, e che le persone non avrebbero dovuto abbandonare le terapie comprovate. Rimasi perplesso dal fatto che il nostro più insigne scienziato si occupasse di una cosa del genere, e dissi, perché se ne sta occupando se non funziona? Egli prese i suoi registri di laboratorio e mi mostrò che in effetti il laetrile era tremendamente efficace nell'arrestare la diffusione del cancro."
Laura Lee: "Quindi la questione è accertata, il laetrile può avere questo effetto positivo?"
Moss: "Ce ne stavamo rendendo conto e tuttavia a noi degli Affari Pubblici venne detto di diramare dichiarazioni esattamente opposte a quanto si stava riscontrando sotto il profilo scientifico."
Incapace di tenere nascoste tali informazioni. Il Dr. Moss in seguito convocò personalmente una conferenza stampa e, davanti ad una torma di giornalisti e operatori televisivi, accusò i funzionari dello Sloan-Kettering di aver organizzato un'imponente insabbiamento; fornì tutta la documentazione a sostegno delle sue affermazioni e citò tutti i nominativi utili a convalidare la vicenda. Il giorno successivo fu licenziato per "non aver rispettato le sue fondamentali responsabilità professionali."
Come riferisce Pat Rattigan, autore di The Cancer Business; "La minaccia che le terapie efficaci costituivano per l'industria del cancro fu presa assai seriamente sin dagli inizi. Negli anni 40 il Sindacato annoverava nei propri archivi di "ciarlatanerie" ben 300.000 voci. La vitamina B17, costituendo in virtù della sua semplicità una minaccia formidabile, attirò contro di sé più attacchi concentrati che tutte le altre cure messe assieme: rapporti di laboratorio falsi; picchetti prezzolati dotati di striscioni all'esterno delle cliniche; giurie controllate; stroncature sui quotidiani; licenziamento dei dipendenti eretici, ecc.
La FDA (Food and Drug Administration, ente statunitense preposto al controllo alimentare e farmaceutico), che organizzò il massacro, inviò 10.000 manifesti e centinaia di migliaia di opuscoli che mettevano in guardia dai pericoli della tossicità di quella sostanza atossica. In precedenza, un Ufficio Contabile del Congresso aveva scoperto che 350 dipendenti della FDA possedevano azioni dell'industria farmaceutica, oppure si erano rifiutati di dichiarare i propri interessi nella stessa.
I resoconti allarmistici focalizzano sempre l'attenzione sui minuscoli quantitativi di cianuro presente in natura nella vitamina B17, ma in nessuna di queste storie si menziona il fantastico meccanismo che presiede al rilascio di questo cianuro. La persona che ingerisce questa vitamina non subisce alcun danno, se così fosse, le albicocche, mele, pesche, ciliegie ecc. contenenti vitamina B17 che abbiamo mangiato sarebbero state sufficienti ad averci stroncato già da parecchio tempo.
Il cianuro viene rilasciato soltanto quando le cellule cancerogene, che il cianuro contenuto nella B17 attacca specificamente,vengono riconosciute in virtù del loro elevato contenuto di glucosidase. Se non vengono individuati ingenti quantitativi di glucosidase, il cianuro non viene rilasciato. State tranquilli, non esistono prove che la vitamina B17 possa uccidere, - a meno che, ovviamente, qualcuno non resti accidentalmente schiacciato da un pallet che ne è carico!
E' interessante notare che al giorno d'oggi esistono culture per le quali il cancro rimane quasi completamente estraneo. Gli Abrasi, gli Arzebaigiani, gli Hunza, gli Eschimesi e gli abitanti del Karakorum seguono tutti un'alimentazione ricca di nitriloside o vitamina B17.
Tale alimentazione consiste, a seconda dei casi, di grano saraceno, piselli, fave, erba medica, rape, lattuga, germogli di legumi o di cereali, albicocche col nocciolo e bacche di vario genere; tale dieta può fornire loro da 250 a 3000 mg di nitriloside al giorno.
Ernst T. Krebs, padre fondatore della ricerca sulla vitamina B17, studiò le abitudini alimentari di queste popolazioni ed affermò:
"Esaminando la dieta di queste genti, abbiamo scoperto che il nocciolo dell'albicocca veniva apprezzato come una squisitezza e che di tale frutto veniva utilizzata ogni parte."
La dieta occidentale media, coi suoi cibi raffinati e privi di fibre, fornisce meno di 2 mg di nitriloside al giorno. Si è inoltre notato che i membri di queste tribù i quali si trasferiscono nelle aree "civilizzate" e, di conseguenza, cambiano il loro regime alimentare, sono inclini al cancro secondo l'incidenza occidentale standard.
In realtà la Vitamina B 17 era già in uso nella Russia zarista per curare il cancro mentre si era notato che le popolazioni con alimentazione ricca di questa vitamina non erano soggette allo stesso
Fonte: http://www.miraclemineral.it/morte_per_trattamento.php
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Pubblicato da macri a 11:46
Questo il link dove trovi sempre questa notizia:
http://digilander.libero.it/genfraglo/Immagini/vitaminaB17notos.htm
se vuoi saperne di più:
http://digilander.libero.it/genfraglo/Immagini/vitaminaB17nac.htm
http://digilander.libero.it/genfraglo/Immagini/vitaminaB17dose.htm
http://digilander.libero.it/genfraglo/Immagini/vitaminaB17storia.htm
e questo il link originale:
http://saluteolistica.blogspot.com/2010/01/la-vitamina-b-17-e-il-cancro.html
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Il mandala e il cancro uno scambio con la dottoressa Daniela Respini
Lug 2nd
Daniela Respini è una psicologa psicoterapeuta psico-oncologa che usa la tecnica della colorazione e creazione del mandala come strumento di supporto nei suoi interventi psicoterapici. Ci siamo incontrate sul percorso del mandala e con piacere condivido il nostro scambio d’idee e le sue parole sui risultati ottenuti utilizzando il mandala con pazienti malati di cancro.
Annalisa: Allora Daniela, come hai conosciuto il mandala? Daniela: Direi piuttosto come il mandala ha conosciuto me? Come scrivo nel mio libro l’esperienza mi insegna che niente accade a caso. Il mio incontro con il Mandala avviene in due momenti diversi. Da sempre mi occupo di psico-oncologia, ho sempre lavorato con le persone ammalate di cancro, ed il mio primo incontro con il mandala avviene proprio in un centro di ricerca oncologica il Lee Moffitt Cancer Institute a Tampa negli Stati Uniti dove ero impegnata in uno studio sulle correlazioni fra alcuni disturbi cognitivi ed alcuni effetti collaterali dei trattamenti antineoplastici. In quell’occasione ho avuto l’opportunità di partecipare ad un workshop sul Mandala, e di visitare anche un laboratorio di arte-terapia in cui veniva utilizzata la colorazione del Mandala. Successivamente rientrata in Italia a distanza di qualche mese, un collega mi regala un album di colorazione di Mandala. Accolsi quel regalo come un segnale che il mio approccio terapeutico aveva bisogno di arricchirsi. Ho cominciato a documentarmi sul Mandala, ed avendo appreso che si trattava di uno strumento spirituale di origine tibetana da lì diversi sono stati i confronti con guide spirituali del mondo occidentale e di quello orientale. È stato uno strumento a me molto utile per i miei percorsi di crescita spirituale. Ho iniziato a sperimentarlo su di me come uno strumento ludico e creativo. Man mano che ne scoprivo gli effetti benefici, da un punto di vista psicologico, ho voluto approfondirne le conoscenze. Nell’applicazione di queste tecniche (quali la colorazione e la creazione del Mandala, disegni geometrici e tecnica di meditazione tibetana) mi sono accorta che vengono fuori alcuni elementi che arricchiscono la conoscenza del proprio sé. Il Mandala, per usare alcune affermazioni dei pazienti, “mi porta a pensare su di me, facendomi scoprire delle verità mai conosciute, ma soprattutto facendomi ricordare che ho un sé”.
A: Quando hai scoperto il valore terapeutico del mandala con i malati di cancro? D: Ho iniziato a sperimentarlo sulle persone ammalate di cancro inizialmente come attività diversionale all’interno di una sala d’aspetto di un day hospital oncologico. Gli effetti inaspettati di miglioramento del loro stato umorale e la partecipazione sia dei pazienti che dei familiari mi hanno man mano incoraggiata ad usarlo in terapia sia individualmente che in gruppo. Venivano fuori affermazioni come “colorare un mandala è come osservare parti di me” o espressioni come “da quando coloro questi mandala mi accorgo di vedere più colori attorno a me, è come se improvvisamente mi accorgo anche dei particolari di una foglia, di piante che non avevo mai visto ma che stavano lì da sempre “, ed ancora “colorare mi rilassa, mi mette di buon umore recupera la mia parte infantile mi diverte”. La sua efficacia terapeutica veniva confermata dai risultati dei test psicologici che venivano somministrati prima e dopo il trattamento con i mandala, si notava che il livello di ansia diminuiva, migliorava il tono dell’umore e miglioravano le attività cognitive. Nella persona ammalata di cancro a mio avviso valgono gli stessi principi del mandala: centrare guarire e crescere. Il mandala inoltre mira a riportare l’attenzione del paziente su se stesso entrando in contatto con la sua parte sana, una sorta di passaggio segreto che va in profondità restituendo alla persona la sua autonomia. D’altra parte già Jung considerava il mandala un simbolo naturale di totalità insito nell’uomo, impressosi quale archetipo.
A: Con quali obiettivi è usato in quest’ambito? D: L’obiettivo primario è quello di aiutare la persona ammalata di cancro a concentrasi su se stessa per trovare un equilibrio interiore e scoprire le risorse personali utili a un migliore adattamento alla malattia e alla terapia. Come ogni malattia grave la malattia neoplastica altera notevolmente ogni schema mentale compromettendo spesso anche le funzioni cognitive. L’attività di colorazione del mandala si pone come stimolatore: diventa un allenamento per la mente, perché grazie alla sua complessità cattura l’attenzione del paziente che in quel momento è concentrato nel colorarlo, e trascorre quei momenti ad organizzare i colori all’interno di una figura geometrica , che come il cerchio riattiva le attività cerebrali dell’individuo. Allo stesso tempo, serve a contrastare i pensieri negativi che agiscono sull’interazione fra soggetto e ambiente. Le continue esperienze di sofferenza legate ai trattamenti antineoplastici, portano il paziente a manifestare sintomi depressivi, senso di abbandono, frustrazione e inadeguatezza. Realizzare un Mandala potrebbe essere visto come una sorta di distrazione cognitiva perchè il paziente, man mano che colora, dirige il suo pensiero lontano dalla malattia o dai sintomi legati alla terapia. Ho sempre paragonato il principio del Mandala al percorso del paziente oncologico: entrambi partono da una situazione di caos, mentre l’obiettivo è l’ordine, se stessi. In entrambi all’inizio c'è uno spazio caotico che dovrà prima di tutto essere pulito, poi consacrato, armonizzato ed infine colorato con la buona vibrazione. Il principio della colorazione è quello di aiutare chi colora ad accogliere tutto ciò che può provenire dal momento esterno, malattia inclusa, senza opporvisi e con la piena consapevolezza che è qualcosa che appartiene al mondo esterno e che in nessun modo può divorare o controllare la persona. Non ci sono regole nè performance, ma solo liberazione. Tutto questo porta gradualmente il paziente ad uno stato di profondo rilassamento e di armonia tra ciò che è la sua mente e ciò che è il suo corpo, i pensieri, le immagini, gli stati fisici emotivi tutti contestualmente presenti in dialogo armonioso nel grande Mandala umano che è l'uomo. In questo senso il Mandala diventa dunque una comunicazione in codice diretta alla parte sana di ognuno di noi eludendo la volontà distruttiva del cancro. Uno strumento che mira non a guarire la malattia ma la persona.
A: Quali risultati ha generato questa esperienza? D: Nella mia esperienza, l’uso del mandala con i pazienti, mi ha dato la possibilità di trovare una nuova via comunicativa che mi permetteva di mantenere l’alleanza e la relazione con il paziente. Un linguaggio nuovo da apprendere per comunicare in profondità con il paziente eludendo i checkpoint della malattia, una sorta di passaggio segreto, che porta al cuore dell’uomo. Se è vero che il paziente deve decidere senza interferenze, è altrettanto vero che il terapeuta deve essere in grado di aiutare il paziente ad esaminare con chiarezza le diverse alternative, proprio perchè competente ed esperto, il mandala è stato per me un ottimo codice di comunicazione.
A: Qual è la difficoltà piu’ grande che hai dovuto affrontare nel proporre il mandala come strumento curativo con pazienti affetti da un male cosi importante? D: Avendolo proposto in maniera graduale come attività diversionale prima e solo in un secondo momento all’interno di un percorso psicoeducazionale, è stato positivamente accolto sia dai pazienti che dai medici del reparto di oncologia. L’applicazione del mandala è stato dall’inizio supportato da valutazioni psicologiche tradizionali che hanno potuto scientificamente dimostrare il miglioramento della qualità di vita delle persone che lo hanno adottato nei loro percorsi psicologici. La difficoltà è stata invece altrove essendo uno strumento fortemente spirituale è stato abbastanza complesso poterne estrapolare la parte religiosa e trasformarlo in uno strumento di terapia.
A: Il mandala è utilizzabile con ogni tipo di paziente? D: L’uso del Mandala nella mia esperienza è stato ampiamente utilizzato con il paziente oncologico sia nella fase attiva di malattia che in quella avanzata e terminale. Nella situazione in cui si trovano i pazienti, colorare è come se una forza interna governasse il loro corpo. Con il tempo, l’individuo prova soddisfazione fino a quando la realizzazione del Mandala lo porta ad un momento di gratificazione.
In tal senso si può pensare che il Mandala abbia in sé un potere catartico. Le rappresentazioni simboliche del cielo e della terra in esso contenute si trovano un pò in tutte le religioni: ebbene il paziente riesce ad alienare la sua mente da ogni voce interiore, abbandonandosi al rilassamento profondo, proprio focalizzando lo sguardo su queste forme. Un gioco apparentemente semplice ma in realtà piuttosto complesso, divertente ma nello stesso tempo elevato. Un gioco che mira a stimolare la consapevolezza spirituale, la memoria e le cellule, attraverso il piacevole gioco dei colori. L'obiettivo è riorganizzare la struttura celebrale per aiutare il paziente a ritrovare quell'armonia tra corpo e mente fondamentale per raggiungere la propria autorealizzazione. Nella spritualità, infatti, non può esistere la scissione tra la mente ed il corpo, ed il mandala si pone proprio come un “ponte”, un percorso che mettendo ordine nella struttura celebrare porta anche ad un benessere anche fisico.
A: Proponi il mandala solo ai pazienti o anche ai familiari e al personale medico e paramedico che assiste il malato di cancro? D: Il Mandala, non è solo uno strumento che viene messo nelle mani del paziente: talvolta viene utilizzato dall’operatore per trovare strategie di prevenzione del burnout. Lavorare con le persone ammalate di cancro ti pone inevitabilmente davanti a domande sul tuo senso della vita e della morte. Nella mia associazione, la Mareluce Onlus oltre a tenere laboratori di mandala per pazienti, porto avanti corsi formativi ed esperenziali per personale sia medico che non sulla conoscenza del mandala. Negli anni inoltre in associazione abbiamo sperimentato laboratori di mandala anche con i bambini figli di pazienti oncologici per la fase di elaborazione del lutto. Dunque possiamo dire che negli anni ho potuto sperimentare l’applicazione del mandala sia come attività diversionale, come strumento terapeutico, come strumento utile nel processo di accompagnamento alla morte, per la elaborazione del lutto e come strumento per l’operatore nella prevenzione del burnout.
A: Quali sono le reazioni delle persone coinvolte al mandala e ai laboratori? D: Se consideriamo il fatto che le stesse partecipanti ai laboratori di colorazione e creazione di mandala hanno organizzano con l’aiuto della Mareluce una mostra di mandala il cui ricavato va in beneficenza, possiamo dire che il mandala ha indubbiamente un riscontro positivo in ognuna di loro. Il percorso del mandala inoltre è stato per loro un opportunità per non avere paura di essere considerati malati cancro, ma addirittura occasione per avere scoperto il loro coraggio e l’amore per la vita in generale partendo dalle cose più semplici. Questo strumento ha lo straordinario potere di rendere migliori. L’attenzione è sempre rivolta al particolare: lì ci siamo noi. Quando decidi di colorare un Mandala, stai lì a contemplarlo, come se da un momento all’altro dovesse scaturire da quei segni un suono o una parola. Istanti, attimi prima di iniziare a colorare. A quel punto, la tua volontà è di rendere quel cerchio il più bello possibile. A volte, però, ti accorgi che più lo colori e più diventa brutto. Colori scuri, pesanti, riempiono il Mandala. È evidente che queste parti scure sono quelle più pesanti del proprio sé. In questa fase emerge in tutta la sua potenza la forza del Mandala: per quanto negative, infatti, queste parti non possono essere eliminate; bisogna invece farle emergere ed organizzarle in maniera tale che non possano più rappresentare una minaccia per l’equilibrio personale.
A: Con quale clima è stato accolto tra gli esperti del settore l’uso del mandala? D: Negli ultimi anni la meditazione, un antica pratica spirituale sta riscontrando un notevole successo in quanto integrata anche nella clinica psicoterapica. L’obiettivo primario di questa pratica è quello di portare l’individuo verso sè stesso di centrarlo più su se stesso. Di recente le teorie psicologiche in particolar modo il Cognitivismo fondendosi con le tecniche di meditazione, hanno portato allo sviluppo di un terzo approccio terapeutico: la Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT), entrambi questi approcci sono stati nel corso degli anni ampiamente applicati al fine di potenziare la salute fisica e psicologica. La mindfulness infatti è stata utilizzata con successo su alcune patologie di origine psicosomatica disturbi quali, psoriasi, disturbi ossessivi compulsivi, disturbi alimentari e malattia oncologica. Diversi studi scientifici riportano dei successi dell’uso delle tecniche meditative con i pazienti oncologici. Da cognitivista l’ho proposto come uno strumento che per i suoi principi poteva adeguatamente rientrare negli approcci della mindfulness . a quel punto non mi rimaneva che dimostrane l’efficacia. Quando infatti l’ho inserito come attività diversionale all’interno della sala d’aspetto del day hospital oncologico per poterne dimostrare l’efficacia, insieme al mio collega abbiamo strutturato un questionario di gradimento, il 90% dei familiari ed il 78% dei pazienti, riscontrava nella colorazione dei Mandala un’ attività ricreativa e rilassante. L’applicazione di tale attività è sempre stata monitorata dalla presenza di uno psicologo, così da poterne cogliere gli effetti immediati in ognuno. Nella colorazione del Mandala il malato tendeva a concentrarsi su se stesso e scopriva inaspettatamente un benessere personale. Questo è stato indubbiamente rassicurante per gli esperti .
A: La tua esperienza è stata raccolta in un testo molto interessante il libro “Il mandala Contro il Cancro” , com’è nata l’idea di questo libro? D: Nella mia carriera ho sempre scritto di dati scientifici che derivavano dall’evidence based, ma non avevo mai pensato di potere raccontare di un esperienza così intensa. Ad incoraggiarmi è stata la stessa persona che a suo tempo mi aveva regalato quel famoso album di mandala da colorare: il collega Giuseppe Lissandrello. Con difficoltà ho accolto questo invito perche risultava per me difficile trasformare in parole emozioni. Il libro non racconta solo dell’esperienza dei pazienti ma di come insieme abbiamo fatto questo viaggio dentro il mandala. Scrivere della mia esperienza professionale con il mandala è stato un percorso lungo ma un importante occasione di ringraziare i protagonisti per avermi dato l’onore di viaggiare con loro nel meraviglioso mondo del mandala. Nel raccontare le loro esperienze i protagonisti sottolineano che il mandala per loro è stato un occasione per potere riscoprire che non sono solo malattia, esiste una parte sana non raggiunta dal cancro ed è proprio questa grazie a questa parte sana che riusciranno a riprendersi la gestione della loro vita e quindi anche della malattia.
A: Quali sono i tuoi progetti nel futuro rispetto al mandala? D: I risultati della mia esperienza mi incoraggiano ad andare avanti innanzitutto nello studio e nella formazione mia personale con il mandala. E considerato l’effetto positivo nella qualità di vita delle persone che hanno utilizzato il mandala nel loro percorso psicologico diventa necessario andare ad approfondire l’utilità di questo approccio nel miglioramento della qualità di vita del persona.
Per contattare la dott.ssa Daniela Respini scrivere a mareluce@mareluce.it per sapere di piu' sulla sua attivita' visitare il suo sito www.mareluce.it |
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LA SOLITUDINE DIVINA - ANIMA COMPAGNA - FIAMMA GEMELLA
Lug 2nd
La Sacra Divinità della Solitudine
Saluti, Amati! Io Sono Metatron, Signore della Luce e vi diamo il benvenuto a questo incontro.
Circondiamo ognuno di voi in un vettore appositamente creato di Amore Incondizionato. Un vettore di spazio non lineare che viene eccezionalmente aperto mentre ognuno di voi legge queste parole dallo spazio e dal tempo che ha scelto.
L’attuale fase di tempo lineare sul vostro pianeta è un momento eccezionalmente opportuno per per l'auto-analisi e la solitudine scelta. Maestri, molti di voi, in particolare quelli di età superiore ai 49 anni, il settimo ciclo di sette anni, si trovano in una condizione di solitudine, dopo la transizione dei loro coniugi, la fine delle loro relazioni o la rottura dei contratti matrimoniali. Ed anche se questo sentiero a volte è alquanto solitario, alquanto difficile e può apparire “innaturale” a molti di voi, esso ha uno scopo. Così vi diciamo di usare questo tempo con saggezza, di abbracciarlo. Siete sul punto culminante di una grande promozione.
Ora c’è un messaggio ricorrente in molti dei vostri testi religioni che dice: “C’è una stagione per ogni cosa, un tempo per ogni proposito sotto il cielo”.
In effetti c’è un tempo per la solitudine. La Solitudine Divina è una condizione nobile, che offre salti quantici in termini di crescita, quando viene compresa e riconosciuta per il suo scopo profondo.
Voi vedete il Sé Divino in ultima analisi, conclusivamente solo nella sua ricerca finale di onnipotenza.
Nei vostri termini, l’anima arriva sulla terra da sola e lo spirito si allontana dalla terra da solo. I Maestri Ascesi che camminano sulla Terra, per millenni hanno cercato la solitudine nelle loro incarnazioni prima di raggiungere la Maestria. Così è per molti di voi adesso.
Carissimi, molti di voi che sono soli in questo momento, sono convinti di dover trovare un partner. Molti di voi cercano la propria “anima compagna”, la propria fiamma gemella. Tuttavia in molti casi tra le anime evolute, vi diciamo, che voi siete soli perché lo avete programmato. E’ davvero un impegno speciale e nobile. E’ tempo per la Solitudine Divina.
La solitudine per chi cerca la luce santificata, per chi cerca quella che viene definita “illuminazione consacrata” è una scelta di periodi specifici nel proprio piano di vita, per essere soli per un po’. Questo non significa essere sempre in solitudine, significa semplicemente averla scelta per un po’ per “lavorare su di sé”, per raggiungere l’amore di sé, tra le anime alla ricerca.
La Maestria, all’incirca ogni tre o quattro vite, è una vita scelta per la solitudine.
Amare Sé Stessi è un requisito
L’amore di sé è una condizione che molti, soprattutto quelli di fede cristiana, hanno perso. La Cristianità con i suoi insegnamenti di peccato originale vi ha insegnato che eravate peccatori per natura, che avevate bisogno del perdono. Avete trascorso vite prostrati chiedendo perdono per chi siete. Avete perso il senso della vostra divinità e trovato più facile dare che ricevere. Si è perso l’equilibrio.
Adesso vi diciamo che mentre la Terra si trasforma nella nuova Era Cristallina, la natura della risonanza energetica e la stretta dimensionale del pianeta si espandono. C’è una diminuzione dell’influenza della dualità/polarità per quelli di voi che hanno scelto di estendersi oltre la terza dimensione.
Forse chiedete se la solitudine o la partnership portino un maggiore progresso per l’anima. La domanda è tempestiva e particolarmente pertinente per molti di voi all’alba dell’Ascensione.
La risposta concisa è che sia la vita di coppia sia la solitudine hanno entrambe il loro scopo divino… e sottolineiamo la parola ENTRAMBE. Molto si ottiene da una relazione d’amore impegnata. Questa è la circostanza naturale nella maggior parte dei soggiorni sul piano della Terra.
Ma, Maestri, vi diciamo che c’è anche un grande scopo nella solitudine. Essa è in effetti un requisito.
Non è un errore che molti di voi in questo periodo siano soli negli ultimi passi del sentiero di illuminazione. Adesso è il preludio dell’imminente Ascensione. Se siete tra questi, vi diciamo che forse la vostra solitudine è appropriata. Forse è come dovrebbe essere. Vedete quanti di voi l’hanno programmata.
Tuttavia molti di voi pensano che la solitudine sia troppo da sopportare e che dovete trovare un partner… la sfuggente fiamma gemella. Care Anime, c’è molta confusione intorno al concetto di fiamma gemella, “l’anima compagna” ed il ruolo e la natura della collaborazione ottimale nella Maestria di Sé.
Solitudine e non-dipendenza
La solitudine è destinata ad essere un periodo di sublime rispetto di sé. La vostra vita e la vostra esperienza in questo piano è una vostra creazione, il vostro arazzo vivente, intessuto dalle vostre convinzioni individuali. Nella solitudine, l’anima è spinta all’auto-analisi, e viene data l’opportunità di immergersi nelle acque profonde che scorrono dentro di voi, per nuotare nell’oceano del Sé, e così facendo riscoprire l’amore interiore, per imparare quale luminosa scintilla di Dio siete in realtà.
Le relazioni sono un modo per riflettere l’efficacia del vostro sistema di credenze e dare il vostro feedback a quello che, in parole povere, funziona e a quello che invece non funziona. Il distacco richiede che l’individuo esplori se stesso, per riconoscere l’orizzonte interiore, e questo facilita e rende necessaria la sovranità, che è predomino della Maestria.
Una relazione di due umani sovrani non dipendenti ha un maggior equilibrio, maggiore creatività, e maggiore longevità di una coppia di due esseri co-dipendenti l’uno dall’altro. Capite?
In ultima analisi ogni anima deve chiaramente definire SE STESSA per poter acquisire la Maestria. La Maestria di Sé è racchiusa in periodi di distacco programmato. E’ in quel periodo che l’impeccabilità viene cristallizzata. E vi diciamo, carissimi, che la cristallizzazione attraverso l’impeccabilità è una fase necessaria della Maestria di Sé. E’ un momento di calibratura nel soggiorno multidimensionale. Si entra nel vuoto, il grande mistero, alla ricerca della forza d’animo e visione sovrana, soli, senza una spalla a cui appoggiarsi. E nel processo, si scopre la sublime interezza ed il completamento di sé.
Non fraintendete quello che vogliamo dire; c’è una grande validità nella coppia, è l’aspetto naturale dell’anima compagna. Ma in conclusione si percorre il sentiero della Maestria con distacco sovrano.
Si diventa illuminati quando s’impara a trascendere il sé fisico. Ognuno di voi deve adoperarsi per la conquista finale di quella che definiamo “impeccabilità”. L’impeccabilità è la cristallizzazione o chiarezza uniforme dell’anima, ed è una virtù necessaria della Maestria. Questo implica lasciar andare la dipendenza, lasciar andare tutto ciò che non serve alla vostra divinità. E’ un riavvio ed una riprogrammazione di tutto ciò che siete.
Vi abbiamo detto che il linguaggio, il tessuto della dimensione superiore è la geometria sacra. L’impeccabilità è la chiarezza geometrica della mente spirituale. Definendo se stessi attraverso l’impeccabilità si diventa cristallini, e perciò più esperti della Coscienza Divina all’interno della luce geometrica dei piani coerenti superiori. Questo si ottiene soltanto decidendo chi siete, in che cosa credete e poi vivendolo. Riconoscendo le vostre verità ed allineandosi totalmente ad esse.
Domanda a Metatron: Stai dicendo che le nostre relazioni d’ amore come il matrimonio non sono la nostra unione finale?
AAMetatron: Ricordate che nel regno più elevato voi siete in una Sacra Unità, ognuno una parte del Divino. Così in termini di esperienza duale, la risposta alla tua domanda è sì. In questo contesto, SI’! Maestri, nella realtà più elevata, voi siete una coscienza unitaria plurale.
Le relazioni nell’esperienza lineare duale sono un mezzo per il fine. Stiamo dicendo che le relazioni d’amore sono uno strumento sacro, gioioso per raggiungere la Maestria di Sé, ma che alla fine nel percorso di ogni anima c’è la crescita finale necessaria nella sovranità. Il sé sovrano è un sé autosufficiente e non ha necessità dipendenti da altri. Una tale dipendenza concettuale può essere un deterrente per la Maestria.
In verità voi vi fondete nella sovranità con l’altra vostra metà, l’altra parte della vostra anima che si è separata nell’espressione della dualità. Ognuno di voi ha una componente maschile ed una femminile e l’altra metà si è ri-unita nel Sé Integrale Divino prima di salire verso il regno più elevato.
Molti di voi considerano un’anima compagna ed una fiamma gemella la stessa cosa. Soltanto la sintassi è in parità. I veri significati sono diversi. La fiamma gemella è l’altra parte della stessa anima, divisa nella dualità, e queste raramente sono nella fisicità insieme. “L’anima compagna” è, nei nostri termini, un’altra anima con cui avete stipulato un contratto per crescere insieme nella dualità fisica, come mezzo di sviluppo ed esplorazione d’amore con un’altra anima. Movimento verso una meta comune.
L’apparente paradosso nelle relazioni lineari, quelle del concetto di “anima compagna” (non fiamma gemella) è che la relazione di due esseri sovrani non dipendenti ha maggiore gioia, maggiore equilibrio, maggiore interfaccia con il divino, maggiore opportunità di avanzamento di una relazione basata sulla co-dipendenza. Riuscite a capire?
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In questo momento, in questo adesso, molti di voi si stanno in realtà fondendo con la propria fiamma gemella eterica (non fisica) e stanno modellando la propria sacra pienezza nella fisicità in modo da entrare nel regno cristallino dell’interezza. Nella maggior parte dei casi questa riconnessione dell’anima si raggiunge in solitudine o in relazioni sovrane non dipendenti.
Così diciamo abbracciate il periodo scelto di SOLITUDINE SOVRANA, è il segno dell’intenzione della vostra anima di entrare nella Maestria della Mer-ka-na Cristallina
Il Divino Femminile
Aggiungiamo che molti di coloro che sono in questa vita, di sesso femminile, hanno scelto ruoli particolarmente efficaci nell’equilibrio del pianeta in questo periodo. Non è forse vero che il pianeta è stato fuori equilibrio con un eccesso di energie patriarcali per millenni? Questo è il motivo per cui sembrerebbe che una grande maggioranza delle persone attirate verso la “Nuova Era” sono di sesso femminile, vedete, per ancorarsi nel Divino Femminile. Le femmine sono state condizionate ed etichettate nel vostro attuale paradigma come “sesso debole”. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità!
Molte delle femmine, che oggi si trovano nello stato di single, sono condizionate a pensare che devono avere un partner. Ancora una volta, vi diciamo, abbracciate la vostra solitudine. L’avete scelta, vi onoriamo per il sentiero che avete scelto.
L’ideale per il pianeta non è essere femmina o maschio, piuttosto un equilibrio perfetto di ENTRAMBI, ma al momento si trova ancora in uno squilibrio di risonanza patriarcale. Onoriamo quelle di voi che si trovano in una biologia femminile, la vostra forza sta davvero progredendo nel creare l’equilibrio che nutre.
In verità la sovra-anima è androgina, autocontrollata, autosufficiente. Questo non significa che l’amore non sia la base frequenziale dell’anima, in realtà è la vibrazione più elevata. E’ la risonanza che viene prodotta dall’Anima Ascendente al Cosmo, e rimandata indietro come armonia collettiva di amore cristallino. C’è un momento in cui quelli di voi che hanno interpretato il ruolo di anime compagne, si individualizzeranno, e nei vostri termini, si separeranno con gioia. L’anima evoluta nell’acquisire onnipotenza diventerà completamente autosufficiente, e così facendo irradierà uno spettacolare amore incondizionato verso TUTTI. E’ così che dovrebbe essere, è così che deve essere. E’ così che ascendete.
Abbracciare la Sovranità
La promozione finale dell’anima non si ottiene con la coppia, vedete. Si ottiene dentro il Sé divino nell’armonia universale con Tutto Ciò Che E’. Capite? Questa è l’attivazione del Sé alla risonanza divina del Campo Quantico Cristallino. Deve avvenire la separazione in modo osmotico prima della riunione finale collettiva, deve avvenire per permettere la coalescenza finale in Tutto Ciò Che E’. Si tratta di chi SIETE. Si tratta dell’Io SONO Colui Che SONO.
Il nostro punto qui è che se vi trovate in Solitudine, ne riconoscete lo scopo. Se siete in una relazione raffinatene la bellezza con l’amore più grande di non-dipendenza. Scoprirete davvero che l’amore si espande e la relazione diventa più splendida nella non dipendenza; proprio come state scoprendo che le relazioni di co-dipendenza sono strade non equilibrate a senso unico e falliscono.
Nella sovranità l’umanità vedrà se stessa in questa cornice nella propria “interezza” e non come proprietà del proprio partner o la “dolce metà” di qualcuno. Ognuno porterà nella relazione il proprio Sé integrale, in totale pienezza, in un intenso flusso di energia, come non si verifica spesso oggi. Ci sono punti già concordati che consentono la libertà di scelta ed il cambiamento, anche se quel cambiamento è per porre fine alla relazione. Nella sovranità gli individui condividono il loro meglio, senza compromessi di ideali. Ciascuno riconoscerà la divinità dell’altro, e conserverà l’integrità del SE’.
Essi offriranno le loro promesse, promesse e scelte di un nuovo paradigma, ma ci saranno strade ed opportunità di adeguamenti e la capacità di rivedere i termini. Ciò permetterà un maggior riconoscimento del SE’. Questi saranno progettati per prevenire il blocco energetico e ridurre i matrimoni disfunzionali, le complicazioni del divorzio e le cause legali, vedete.
Alcune relazioni in questi termini dureranno davvero una vita, altre no. Ma l’archetipo della sovranità supporterà meglio entrambi, avendo come base la scelta ed il consenso reciproco dei termini di ogni individuo. E come tale l’indipendenza diventa gioiosa, senza un partner dominante che impone le proprie credenze, moralità e volontà su un altro.
L’umanità in massa oggi in realtà non riconosce o capisce la propria anima, il proprio Sé Divino. Il sé purtroppo è regolato dalle masse al regno della personalità dell’ego. E’ vero che un grado più alto di quoziente di luce viene risvegliato sul pianeta adesso più che in ogni altro periodo, ma si tratta ancora approssimativamente soltanto del 10% della popolazione di otto miliardi che si è risvegliato. Questo è un numero sufficiente per assicurare l’Ascensione, ma molto deve ancora essere fatto.
La Religione nel Nuovo Paradigma
La religione nel nuovo paradigma deve essere individualizzata, deve davvero riconoscere la natura del SE’, la natura dell’ANIMA DIVINA. Nessuna delle vostre religioni mondiali risponde realmente a queste domande oggi. Nessuna delle vostre religioni risponde alle domande sulle vere origini cosmiche extraterrestri multidimendionali. E questo deve venire alla luce nel nuovo paradigma. Nessuna delle vostre principali religioni attuali può esprimere esattamente e completamente la vera storia dell’uomo sulla Terra. In quanto tale, non c’è una vera religione sul pianeta oggi. La maggior parte è comprata e venduta su modelli regolati prefissati. Ognuna pretende di conoscere il percorso verso Dio, di essere in grado di aprire la strada verso Dio, tuttavia nessuno la conosce davvero, Ognuna ha il suo dogma, ognuna ha la sua gerarchia e i suoi controlli.
L’uomo cerca DIO più ardentemente adesso che in qualsiasi altro tempo sul pianeta, e così questa ricerca ha in sé il potenziale di portare la luce. Pochi insegnanti religiosi sono veri maestri, studiosi forse, ma non veri maestri, vedete. Altri sono ciarlatani, anche nel campo della metafisica e della cosiddetta “New Age”. Pochi che affermano di canalizzare i Maestri Ascesi o gli angeli lo fanno davvero.
Discernimento
Quando non viene mantenuta l’integrità, la connessione al vero spirito è interrotta e tutti coloro che sono umani sono soggetti ad entrare e ad uscire dall’integrità. La via verso l’ascensione è in realtà la capacità di ogni anima di elevarsi verso il proprio sé superiore. Guardatevi dentro e trovate la vostra divinità nel vostro cuore. Non seguendo ciecamente un guru, un predicatore, un canale o un leader spirituale, ma attraverso il SE’. Accettate soltanto quello che a livello individuale sentite essere vero, Carissimi, e non cedete il vostro potere ad un altro. Ognuno di voi può e deve canalizzare il proprio sé superiore. Studiate, osservate, ascoltate, discernete, esaminate ed accettate soltanto quello che risuona dentro di voi.
La strada verso il divino, Maestri, passa attraverso la sacra sovranità del SE’, e nell’Ascensione, la strada verso il SE’ Superiore passa attraverso l’auto-definizione, e la ricerca di quell’aspetto di Dio dentro ognuno di voi, con il grande desiderio che è incorporato in ognuna delle vostre anime. Studiate, cercate e lavorate! C’è poca speranza per il pigro. Voi siete qui per far conoscere l’ignoto! Lavorate a questo! Siate guerrieri della luce all’interno della dualità, perché le vere battaglie per la maestria di sé sono interiori. Il percorso non è facile. Ma dentro la Maestria di Sé si trova un’energia così squisita che alimenta tutto ciò che vi serve per andare avanti, e c’è un altro livello a cui ognuno di voi ascende. La coscienza si espande sempre.
Non siete mai soli
Oh, Caro Essere Umano noi sentiamo davvero la tua disperazione e la tua nostalgia occasionali, e sappi che è nostro desiderio che tu sappia che ti onoriamo, sappi che non sei mai veramente solo. Lo Spirito ti abbraccia, e noi siamo particolarmente disponibili per te per offrirti sollievo e conforto nel cammino della divinità che stai intraprendendo. Perché ti assicuriamo che hai scelto di essere qui esattamente dove sei, e c’è una grande ragione, una nobile aspirazione ed uno scopo nel tuo secolare aspetto di celibato.
E’ il senso stesso della conseguente solitudine che così spesso sembra dolce-amara e vuota, che ti spinge a cercare il ricco oceano della saggezza disponibile per te quando riscopri il grande conforto all’interno della tua stessa divinità.
Così, dolcemente ti esortiamo a capire che questo, per molte Anime Maestre, è precisamente il motivo per cui sei al di fuori delle relazioni in questo intenso periodo sul tuo pianeta.
Perciò non sei solo a causa di una relazione fallita, non sei solo perché non sei in grado di trovare un partner. Tu sei davvero in una nobile solitudine perché hai scelto di elevarti, di concentrarti sulla tua anima interiore. Ogni anima arriva in solitudine, e partirà verso i regni più elevati in solitudine. Ma quella solitudine è un’apertura alla vera natura della tua coscienza di pluralità, ti stai riconnettendo alla parte più grande di te, e quella parte non conosce la solitudine. La solitudine esiste soltanto nella dualità.
Cari cuori, usate questo tempo saggiamente, ed accoglietelo, perché avete scelto un percorso che i Maestri sul “Punto di Laurearsi” spesso scelgono. Sappiamo che non è facile, ma la sofferenza stessa che a volte sentite è l’elemento conduttore motivante della riflessione interiore. Siete sull’orlo di un grande salto quantico.
Conclusione
Scoprite il vostro cammino. Scoprite voi stessi. Amate voi stessi, amatevi l’un l’altro, amate la divinità dentro di voi e dentro ognuno di voi. Scoprite gli aspetti multidimensionali della vostra vera Anima. Questa è la nobiltà della solitudine.
Ed anche se il cammino a volte è alquanto difficile e solitario, sappiate che questa è la sfida della dualità, perché al di sopra, voi siete completi, e non vi manca nulla. Nel regno più elevato, Maestri, voi vi trovate nella sacra natura dell’interezza integrale, in totale ed abbondante beatitudine.
Io sono Metatron, Signore della Luce e condivido con voi queste VERITA’! Voi siete amati.
... E così è…
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Imparare a curare la vista utilizzando la luce naturale del sole
Lug 2nd
Giornate luminose
Come non sprecare le sei settimane piú luminose dell’anno, per imparare a curare la vista utilizzando la luce naturale del sole.
Di Rishi Giovanni Gatti, giornalista, presidente del consiglio direttivo della Associazione Vista Perfetta
Le sei settimane a cavallo del solstizio d’estate (21 giugno) sono le più luminose dell’intero anno solare e non dovrebbero andare sprecate: per guarire la vista con i metodi naturali originarî del Dott. Bates è un imperativo categorico ritornare a essere amici della piena luce solare nel massimo del suo splendore.
Purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, ciò non può essere fatto dall’oggi al domani, ma sono necessari alcuni giorni, o mesi, per effettuare un percorso graduale, intelligente e individualizzato di auto-trattamento oculare prima di poter guardare il sole di mezzogiorno senza crearsi problemi all’occhio, anzi traendone grande beneficio.
Il guaio è che nella vita civilizzata di oggigiorno quasi tutti hanno perso la loro abitudine al contatto naturale e salutare con la luce solare. Riflettiamo: per quanto tempo nell’arco delle ultime ventiquattrore o dell’ultima settimana chiunque di noi ha avuto modo di esporre gli occhi al sole anche solo per fare una passeggiata all’aperto? Pochissimi, quasi nessuno.
Di giorno, siamo di solito in automobile, dietro a vetri ingannevoli e filtranti, oppure siamo nei mezzi pubblici di trasporto, ben nascosti e stipati, oppure in casa o in ufficio, sempre dietro a tende e schermi di ogni tipo, oppure indossiamo occhiali scuri perché la luce ci dà proprio un fastidio fisico insopportabile. Di notte, al contrario, anziché riposarci, indugiamo su schermi elettronici auto-illuminati che hanno bisogno della penombra per essere visti bene, e ci costringono così a vivere in una “contraddizione di fondo” tra luce ambientale (scarsa) e luce emessa dal dispositivo (forte) che il nostro organismo apparentemente tollera bene, ma in realtà ci costa una grande fatica.
È sempre più necessario, dunque, ricuperare un corretto rapporto con la luce solare naturale, sfruttando le sei settimane che abbiamo davanti senza sprecare l’occasione che ci viene rinnovata ogni dodici mesi di vita.
Per esempio, al mattino presto, appena alzati, sarebbe molto utile rivolgersi verso il sole, ancòra basso all’orizzonte, per esporre la parte bianca dell’occhio guardando in basso, per alcuni minuti, inizialmente con un occhio alla volta, e poi, nei giorni seguenti, se lo si può fare senza il benché minimo fastidio, con i due occhi insieme. Continuando, nell’arco della giornata, si potrà provare a guardare direttamente il sole a occhi chiusi, per diversi minuti, per poi arrivare finalmente al tramonto, quando sarà forse possibile provare a gettare un rapido sguardo a occhi aperti, lampeggiando e sbattendo le palpebre, prima guardando nella zona vuota a lato del disco solare, nel cosiddetto campo eccentrico, ben distanti, e poi sempre più in vicinanza al sole vero e proprio, preparandosi lentamente a godersi il tramonto direttamente, dondolando il sole stesso con oscillazioni sempre meno ampie ma distinte.
A questo proposito, il Dott. Bates, prendendo, forse, spunto dalle scoperte sulla “fototerapia” conseguite dal medico italiano Dott. Antonino Sciascia di Canicattì sin dal 1892, inventò, nei primi anni del secolo scorso, uno strumento denominato “La Lente Solare del Dott. Bates” per focalizzare i raggi del sole direttamente sulla sclera dell’occhio mentre il paziente guardava il più possibile in basso (nascondendo la pupilla sotto la palpebra inferiore). In questo modo il Dott. Bates utilizzava gli effetti terapeutici della luce per calmare la mente, essendo che i curativi raggi luminosi penetrando nell’occhio indirettamente, raggiungevano i centri visivi cerebrali senza creare alcun fastidio alla rètina, dato che la pupilla e il cristallino non venivano minimamente interessati dal transito della luce. Dopo alcune sedute, il paziente che prima era terrorizzato dal sole splendente ora poteva tranquillamente alzarsi e camminare in piena luce senza subire il benché minimo abbagliamento, e, al contrario, con grande beneficio anche per il suo difetto visivo iniziale.
In tempi moderni, appare sempre più urgente rivolgersi alla forza curativa dl sole per aiutarsi nel proprio cammino di guarigione dei difetti visivi, per due motivi sostanziali:
1) il sole è necessario alla vita umana, giacché chi vive al buio diventa cieco e muore;
2) la forte luce solare è un ottimo mezzo per capire se la nostra mente è a riposo o se siamo “sotto stress”,
ovvero: se, uscendo in istrada all’aria aperta dopo una giornata passata in un ufficio al chiuso, dovessimo sentire fastidio e paura della luce solare, e a causa di ciò dovessimo strizzare gli occhi o nasconderli dietro a lenti scure, allora questo significherebbe che siamo ben oltre al limite di tensione e nervosismo che il nostro organismo può sopportare e dovremmo, per questi motivi, prenderci una pausa tassativa al fine di riposare e rilassarsi. Così facendo, nel corso di alcune settimane, lo sperimentatore scoprirà che passare una mezz’ora o più all’aria aperta e in piena luce sarà diventata una abitudine irrinunciabile, proprio come il respirare.
Per concludere, è importante notare che le giornate nuvolose sono ancora più preziose per curare il fastidio della luce solare perché in queste condizioni di luce attenuata ma di ampi spazî disponibili per vagare con lo sguardo nel cielo o all’orizzonte, è molto più facile tenere gli occhi ben aperti e godersi lo spettacolo senza alcun timore.
Durante i Gruppi di Studio della Associazione Vista Perfetta www.vistaperfetta.it viene sempre riservato un congruo periodo di tempo per discutere di queste tematiche tra i vari partecipanti e permettere di condividere così “alla luce del sole” le proprie esperienze di guarigione, così come viene spiegato nei testi originarî del Dott. Bates e dei suoi più stretti e fedeli collaboratori.
La Casa Editrice Juppiter Consulting Publishing Company® di Milano diffonde questi testi attraverso questo stesso sito oppure tramite il suo sito ufficiale www.sistemabates.it al quale rimandiamo per ulteriori approfondimenti.
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IL CERVELLO NON E' IN GRADO DI DISTINGUERE TRA REALE E SIMBOLICO,TRA REALTA' ED IMMAGINAZIONE
Lug 2nd
IL BOCCONE SULLO STOMACO
Una muta di lupi sta cacciando in una boscaglia; il cibo è scarso, ma all’improvviso uno dei lupi trova la zampa di un coniglio selvatico morto da qualche giorno; per non farsela rubare dagli altri la ingoia in tutta fretta, ma la zampa è troppo grossa e gli resta sullo stomaco. Il lupo si trova in pericolo di vita perché fintantoché la zampa gli rimane sullo stomaco non si sentirà di mangiare. Si tratta di una situazione di emergenza che non sa come risolvere. Immediatamente il cervello si mette in azione ed ordina al corpo di fare una proliferazione cellulare nello stomaco proprio l° dove si trova l’osso della zampa; si tratta di un tumore! Ma tutto ha un senso e quella che sembra essere una malattia inesorabile si rivela essere invece la soluzione perfetta del cervello per la sopravvivenza del lupo. È stato infatti dimostrato in laboratorio che le cellule tumorali dello stomaco secernono una quantità di acido cloridrico che ha un potere digestivo da tre a dieci volte superiore a quello delle cellule normali. Così l’osso può essere digerito più velocemente ed il lupo potrà sopravvivere. Cessato l’allarme, cessato il pericolo, il cervello dà l’ordine al corpo di distruggere il tumore, (vedremo in seguito attraverso quali meccanismi), ed il lupo potrà nuovamente riunirsi alla muta e tornare a cacciare.
Il signor Mario B., di cinquantun anni, ha dedicato tutta la sua vita lavorativa ad una piccola azienda di mobili per ufficio.
Un bel mattino, arrivato sul lavoro, viene chiamato dal proprietario che gli annuncia senza troppi preamboli, il suo licenziamento.
Mario B. rimane senza fiato, incapace di qualsiasi reazione, senza sapersene spiegare la ragione. scoprirà in seguito che il suo posto è stato preso dal figlio del padrone. È un tiro mancino che non si sarebbe mai aspettato e lo esprime dicendo: “l’essere licenziato a questo modo mi è rimasto sullo stomaco!” Immediatamente la mente informa il cervello che invia l’ordine alle cellule dello stomaco che danno inizio ad una proliferazione cellulare, un tumore, per digerire il boccone indigesto che rischia di far morire il signor Mario!
SIAMO PROGRAMMATI PER SOPRAVVIVERE E CONTINUARE LA SPECIE. IL CERVELLO NON FA DIFFERENZA TRA IL REALE (LA ZAMPA DI CONIGLIO RIMASTA SULLO STOMACO AL LUPO) E L’IMMAGINARIO (IL LICENZIAMENTO DI MARIO, VISSUTO COME UN BOCCONE CHE GLI RESTA SULLO STOMACO). LA MALATTIA E’ DUNQUE LA SOLUZIONE PERFETTA DEL CERVELLO IN TERMINI BIOLOGICI DI SOPRAVVIVENZA.
Mario può risolvere il problema eliminando il trauma emotivo, o più “praticamente” trovandosi in altro lavoro. Se Mario non è in grado di eliminare il trauma né di trovarsi un altro lavoro, il cervello entrerà in azione sull’unico campo che ha a disposizione, lo stomaco, prima che Mario consumi tutte le sue energie nel tentativo di… “digerire” l’amaro boccone. Interverrà con l’unico mezzo che può risolvere in tutta fretta il problema: un tumore! Il tumore allo stomaco sarà allora, paradossalmente, la soluzione biologica estrema per salvare la vita del signor Mario B!!
Ma Mario avrebbe potuto vivere il trauma emotivo del suo licenziamento in modi diversi (ciascuno di noi ha la sua storia, la sua educazione, il suo vissuto):
“sono arrabbiato per l’ingiustizia subita”, patologia delle vie biliari;
“è un brutto tiro, impossibile da lasciar passare”, patologia dell’intestino tenue;
“mi ha fatto una porcata”, patologia del colon;
“ho paura di non avere più il mio spazio”, patologia dei bronchi;
“tutto mi crolla addosso”, patologia renale;
“non valgo più niente”, patologia ossea.
Tutte le volte che un individuo, nel corso della sua esistenza, viene colpito da un trauma emotivo che abbia le seguenti caratteristiche:
-sia vissuto in maniera drammatica (con tutte le sfumature del caso, per cui una grossa emozione avrà conseguenze più visibili di una piccola contrarietà: dalla bronchite al cancro ai polmoni, a seconda dell’intensità del dramma vissuto);
-ci colga impreparati, in contropiede, come un fulmine a ciel sereno;
-l’emozione abbia il sopravvento sulla ragione;
-sia vissuto in solitudine, rimuginando continuamente il problema (anche se tutti sanno quello che ci è capitato, nessuno sa quello che abbiamo provato);
-non si trovi una soluzione soddisfacente.
Allora e solo allora il cervello entra in azione mettendo in moto uno speciale programma biologico per la sopravvivenza dell’individuo.
L’intensità del trauma subito determinerà la gravità della malattia, mentre il tipo di emozione provata al verificarsi del trauma determinerà la localizzazione della patologia del corpo.
La malattia è dunque un simultaneo squilibrio a livello psichico, cerebrale e organico dovuto ad un trauma emotivo. Senza conflitto non vi è malattia: rendersene conto è il primo passo verso la guarigione.
IL TURBO SALVA-VITA
State percorrendo in automobile una strada di campagna; l’andatura è tranquilla e vi state godendo la natura circostante, ad ogni curva un nuovo paesaggio, illuminato da un caldo sole di primavera. In lontananza intravedete la sagoma di un grosso TIR che procede lentamente e di li a poco gli sarete dietro. Vorreste sorpassarlo, ma c’è una curva dietro l’altra, siete costretti a procedere a venti all’ora; anche se non avete fretta, cominciate a spazientirvi, siete stufi di respirare tutto ciò che esce dal suo tubo di scarico. Dopo l’ennesima curva ecco un breve rettilineo, la strada è libera, finalmente mettete la freccia e cominciate il sorpasso; ma improvvisamente un’ auto arriva dalla direzione opposta; vi si imperla la fronte di sudore, la tensione aumenta, non fate più in tempo a frenare. È un attimo, è automatico: scalate una marcia e spingete l’acceleratore affondo, il turbocompressore della vostra auto s’inserisce con un sibilo appena percettibile e con una superaccelerazione completate il sorpasso; giusto in tempo, è andata bene. Vi passate una mano sulla fronte, qualche centinaio di metri e lo stress se ne và. Tutto è dimenticato, e cominciate a pensare alla piccola trattoria che vi aspetta a prossimo paese… IL CANCRO E’ IL TURBO CHE IL CERBELLO INSERISCE PER SALVARCI LA VITA!!
ALL’ORIGINE DI TUTTE LE MALATTIE (angina, bronchite, cancro, depressione, epilessia, infarto, leucemia, sclerosi a placche, eccetera) c’è, nella vita del paziente, un EVENTO PARTICOLARE vissuto come TRAUMA: separazione affettiva, offesa, licenziamento, schiaffo, la morte di un famigliare, una diagnosi medica raggelante… Un evento vissuto in modo drammatico, inaspettato e conflittuale, in solitudine e senza la possibilità di una soluzione soddisfacente.
FONTE :
TRATTO DA. La medicina sottosopra di Giorgio Mambretti e Jean Séraphin. Ed. Amrita.
IL CERVELLO NON E’ IN GRADO DI DISTINGUERE TRA REALE E SIMBOLICO,TRA REALTA’ ED IMMAGINAZIONE.
RIPORTATO DA : http://www.asshomosapiens.org
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