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Categoria: "Teorie"

Le piante rispondono alle nostre emozioni

In questo articolo lo scrittore e filosofo Derrick Jensen descrive il suo incontro con Cleve Backster, famoso per i suoi esperimenti con il poligrafo e le piante...


A volte capita che una persona possa definire l'esatto momento in cui la sua vita è cambiata irrevocabilmente. Per Cleve Backster, è stato la mattina del 2 Febbraio 1966, a 13 minuti e 55 secondi dall'inizio di un test con poligrafo che stava controllando. Backster, uno dei massimi esperti di poligrafo e il creatore del Backter Zone Comparison Test, lo standard usato dagli esaminatori mondiali della macchina della verità, ha esaminato il soggetto molto bene nella speranza di avere una risposta. Il soggetto ha risposto elettrochimichamente alla sua minaccia. Il soggetto era una pianta.

Da quel momento Cleve Backster ha condotto centinaia di esperimenti, mostrando che le piante rispondono alle nostre emozioni e intenti, così come le uova (fertilizzate o meno), lo yogurt, lo sperma, ecc. Ha scoperto che mettendo leucociti orali o cellule rimosse dalla bocca di una persona in un tubo da test, le cellule rispondono ancora elettrochimicamente agli stati emotivi del donatore, persino quando la persona è fuori dalla stanza, fuori dal palazzo o fuori dallo stato.

Ho voluto parlare a Cleve Backster fin dalla prima volta che ho letto del suo lavoro quando ero bambino. Ha acceso la mia immaginazione e non è troppo dire che le sue osservazioni del 2 febbraio 1966 hanno cambiato non solo la sua ma anche la mia vita. Ha verificato una conoscenza che avevo da bambino, una conoscenza per cui non serve una laurea in fisica, il fatto che il mondo sia vivo e senziente.

Nondimeno, quando andai a parlargli, non ho lasciato che il mio entusiasmo sopraffasse il mio scetticismo. Ero eccitato e dubbioso quando ha messo loyogurt nel tubo sterilizzato. Bloccò il tubo in posizione, inserì due elettrodi dorati sterilizzati e accese il poligrafo. Iniziammo a parlare. La penna si muoveva su e giù e sembrava barcollare quando sospiravo per il disaccordo verso alcune cose che diceva. Non potevo però essere sicuro. Quando vediamo qualcosa, come possiamo sapere se è reale o se la vediamo solo perchè vogliamo credere? Cleve smise di occuparsi del lavoro. Provai a causarmi rabbia, pensando agli errori della politica, ai bambini che subiscono abusi e ai loro abusatori. La linea del grafico manifestava la risposta elettrochimica dello yogurt restando piatta.

Causare emozioni non contava, o era tutta una farsa o qualcosa non funzionava. Forse lo yogurt non era interessato a me. Perdendo interesse, iniziai a osservare il laboratorio. I miei occhi caddero sul calendario e, osservando bene, vidi una pubblicità.
Sentii rabbia per l'ambiguità di tale annuncio e realizzai... mio dio, cos'era?Un'emozione spontanea! Osservai il grafico e vidi un improvviso picco corrispondente al momento in cui guardavo il calendario. Quindi ancora linea piatta. E ancora linea piatta. E ancora.

Ricominciai a curiosare nel laboratorio e vidi ancora qualcosa che mi causò un'emozione. Era un poster che mostrava la mappa del genoma umano. Pensai al Human Genome Diversity Project, uno studio monumentale odiato da molte persone indigene tradizionaliste. Ancora rabbia, altra occhiata al grafico e ancora un picco.
Questi sono momenti di comprensione rivoluzionaria.

Ho parlato con Cleve Backster 31 anni e 22 giorni dopo la sua osservazione originale, a San Diego, dall'ufficio di Times Square a New York City dove una volta lavorava e viveva...

(Ecco una mia intervista con lui)

DJ: So che avrai raccontato questa storia milioni di volte, ma potresti dire ancora come hai notato la prima volta la reazione della pianta?

CB: L'osservazione iniziale avvenuta il 2 febbraio 1966, fu in merito a una dracena cane che tenevo nel laboratorio di Manhattan. Non mi occupavo particolarmente di piante, l'avevo presa per una svendita di un negozio al piano terra del palazzo, fu la segretaria a comprare diverse piante economiche. Una era questa dracena cane. Avevo messo le piante sotto il rubinetto, ero curioso di vedere quanto tempo fosse necessario perché l'umidità raggiungesse le estremità. Ero interessato particolarmente alla dracena, perchè l'acqua deve risalire per un lungo fusto e quindi alle estremità delle lunghe foglie.

Ho pensato che mettendo qualcosa per misurare la resistenza sulle foglie, avrei potuto effettuare delle registrazioni sui fogli. Questa è la storia di copertura. Non sono sicuro se ci fosse un'altra, più profonda, ragione. Può essere che qualcuno, in un altro livello di coscienza, mi stesse spingendo in questo. Non so. Ma la curiosità sembrò spingermi e può essere la spiegazione per ciò che ho fatto.

Ho poi notato qualcosa sul grafico che sembrava una risposta umana sul poligrafo. In altre parole, il tracciato della penna non era ciò che mi aspettavo dall'acqua che entrava nella foglia, ma piuttosto ciò che mi aspetto da una persona che mente sotto la macchina della verità. I rilevatori di bugie funzionano sul principio che, quando le persone si sentono minacciate, rispondono fisiologicamente in modo prevedibile. Se stai eseguendo un test al poligrafo per un caso di omicidio, puoi chiedere al sospetto: "Sei stato tu a sparare il colpo fatale per...?"

Se la risposta vera è sì, il sospetto avrà paura di essere scoperto nel mentire e gli elettrodi sulla pelle rileveranno la risposta di questo timore... Quindi iniziai a pensare su come minacciare la vita della pianta. Per prima cosa ho provato a mettere una foglia in una tazza di caffè caldo. La pianta mostrò ciò che io riconosco come noia, una risposta in calo. Quindi a 13 minuti e 55 secondi del grafico, immaginai di bruciare la foglia su cui stavo provando. Non ho verbalizzato, non ho toccato la pianta, non ho toccato l'equipaggiamento. L'unica cosa nuova che poteva aver stimolato la pianta, era la mia immagine mentale. La pianta impazzì. La penna saltò su e giù nel grafico.

Andai nell'ufficio vicino a prendere dei fiammiferi dalla scrivania della mia segretaria e ne accesi uno, feci pochi passi verso le foglie. Realizzai che non potevo ottenere maggior risposta di quella già in atto e quindi pensai di agire diversamente: allontanai la minaccia rimettendo a posto i fiammiferi. La pianta si calmò. Compresi immediatamente che si trattava di qualcosa di molto importante. Non c'erano altre spiegazioni alternative. Non c'era nient'altro nella stanza, nessuno nel laboratorio e non stavo facendo nulla che fornisse una spiegazione meccanicistica. Da quel mezzo secondo, la mia coscienza cambiò. Il mio intero processo di pensiero, il mio intero sistema prioritario, vennero concentrati in questo.

Dopo questa prima osservazione, parlai con scienziati di vari campi, cercando di farmi spiegare cosa stesse accadendo, attraverso le loro conoscenze. Era totalmente sconosciuto per loro. Quindi iniziai a progettare un esperimento più approfondito su ciò che definii percezione primaria.

DJ: Percezione primaria?

CB: Non potevo definirla percezione extrasensoriale, perchè le piante non hanno i cinque sensi. Questa percezione nelle piante sembra avvenire a un livello più fondamentale, a livello primario. Da qui il nome. Comunque, emerse un esperimento in cui c'era un sistema con dei gamberetti, in modo che venissero immersi automaticamente in acqua bollente, a intervalli casuali, mentre registravo la reazione delle piante dall'altra parte del laboratorio.

DJ: Cosa ti diceva se le piante stessero rispondendo alla morte dei gamberetti o alle tue emozioni?

CB: È difficile eliminare l'interconnessione tra lo sperimentatore e le piante sotto test. Persino la breve associazione con le piante, di solo poche ore, è sufficiente perchè si sintonizzino con te. Quindi, persino automatizzare l'esperimento, per poi lasciare il laboratorio e farlo partire con un timer in modo da non essere a conoscenza del suo inizio, non basta... e le piante restano sintonizzate con te, non importa dove vai.

Per prima cosa, io e il mio partner usavamo andare in un bar distante e dopo un certo tempo iniziammo ad avere sospetti che le piante non stessero rispondendo alla morte dei gamberi, ma bensì agli sbalzi emozionali dovuti alle nostre conversazioni. Infine, raggirammo il problema. Qualcun altro comprava le piante e le metteva in una parte del palazzo che non frequentavamo. Il giorno dell'esperimento le andammo a prendere e le posizionammo nel laboratorio. Significa che le piante si trovavano in uno strano ambiente, avevano la pressione degli elettrodi e un po di elettricità che attraversava le loro foglie.

Dato che non erano sintonizzate con noi e con nessun altro, iniziarono a "guardarsi attorno" per conoscere il proprio ambiente. Allora, e solo allora, qualcosa di sottile, come la morte dei gamberetti, venne rilevata dalle piante.

DJ: Le piante si sintonizzano nel tempo solo con gli umani o anche con altro nel loro ambiente?

CB: Risponderò con un esempio. Spesso prendevo una pianta e mi mettevo a lavorare, quindi osservavo cosa la faceva rispondere. Un giorno a New York stavo preparando il caffè. La macchinetta che avevamo nel laboratorio era una di quelle tipo prendi il bollitore, fai bollire l'acqua e la versi. Quel giorno mi serviva il bollitore per un altro motivo e quindi buttai l'acqua bollente nel lavandino. La pianta sotto esame mostrò reazioni fortissime.

Ho scoperto che se non butti per molto tempo sostanze chimiche o acqua molto calda nel lavandino, inizia a crescere una piccola giungla li sotto. Sotto il microscopio è spaventoso, come la scena del bar in Star Wars. La pianta stava rispondendo alla morte dei microbi.

Sotto rimasto impressionato dalla capacità di reazione a livello batterico. Un campione di yogurt, per esempio, rileva quando un altro viene nutrito. Qualcosa come "Questo ha preso cibo. Dov'è il mio?" Questo accade con un certo grado di ripetibilità. Oppure se prendiamo due campioni di yogurt, uno lo sottoponiamo agli elettrodi e mettiamo antibiotici nell'altro, il primo mostrerà una forte risposta alla morte del secondo. E non è necessario che abbiano lo stesso tipo di batteri.

Il primo gatto siamese che ho avuto, voleva mangiare solo pollo. La moglie del mio partner cuoceva e mandava il cibo al laboratorio. Dovevo mettere la carcassa nel refrigeratore e prenderne un pezzo al giorno per far mangiare il gatto. Quando arrivavo alla fine, la carcassa era piuttosto vecchia e i batteri avevano iniziato a crescere, e quando levavo il pollo dal refrigeratore per prelevarne la carne, lo yogurt rispondeva. Poi, misi il pollo sotto una lampada per portarlo a temperatura ambiente...

DJ: Ovviamente viziavi il gatto...

CB: Non volevo che il gatto mangiasse pollo freddo! Comunque, il calore che colpiva i batteri, causava una forte reazione nello yogurt.

DJ: Come sai che non eri tu a influenzare questo?

CB: In quel periodo ero passato in una fase in cui usavo dei sensori costantemente. Li avevo posizionati per tutto il laboratorio. A ogni mia azione toccavo un sensore che produceva un segno su un grafico a distanza. In questo modo potevo confrontare la reazione dello yogurt con ciò che accadeva nel laboratorio.
Ancora una volta, quando presi il pollo ci fu la reazione dello yogurt.

DJ: ... E un'altra quando il gatto iniziò a ingerire il pollo?


CB: Interessante il fatto che i batteri sembrano avere un meccanismo di difesa che evita di farli entrare in uno stato simile allo shock. In effetti, svengono. Lo fanno anche molte piante. Se le stressi abbastanza diventano insensibili, producendo una linea piatta. Sembra che anche i batteri lo facciano, perchè appena i batteri sono entrati nel sistema digestivo del gatto, il segnale è sparito. Linea piatta da quel momento in poi.

DJ: Il Dr. Livingstone, di Dr. Livingstone, I presume, venne morso da un leone. Più tardi disse che durante l'attacco non sentì dolore, ma ne fu felice. Disse che non avrebbe avuto problemi a darsi al leone.

CB: Una volta ero su un aereo e avevo con me un misuratore a batteria che potevo connettere agli elettrodi. Avevo un posto in corsia e ricordo ancora il povero ragazzo vicino al finestrino. Quando venne servito il pranzo, tirai fuori il misuratore e gli dissi: "Vuoi vedere qualcosa di interessante?" Misi un pezzo di lattuga tra gli elettrodi e quando la gente inziò a mangiare la propria, misurammo reattività che si fermò quando le foglie andarono in shock.

Quindi dissi: "Aspetta fino a quando prendono il vassoio e guarda cosa accade." Quando vennero rimossi i pasti, la lattuga tornò a reagire. Il punto è che la lattuga entrava in stato protettivo per non soffrire. Quando la minaccia scompare, torna la reattività. Questo blocco dell'energia elettrica a livello cellulare avviene, credo, allo stato di shock in cui le persone entrano in stato estremamente traumatico.

DJ: Piante, batteri, foglie di lattuga...

CB: Uova. Ho avuto un Pinscher Doberman per un periodo a New York e lo nutrivo con un uovo al giorno. Avevo collegato una pianta a una macchina che uso normalmente per visualizzare la risposta galvanica della pelle. Significa che invece di usare metri di carta per il grafico, che è piuttosto costoso, posso vedere sul misuratore ogni forte cambiamento nella reattività. In quel momento stavo nutrendo il cane, e appena ho rotto l'uovo, il misuratore è impazzito.
Pensai a quale fosse il collegamento tra l'uovo rotto e la pianta nell'altra stanza che aveva reagito.

Iniziai a monitorare per centinaia di ore le uova. Fertilizzate o non fertilizzate, non importa; è comunque una cellula vivente e le piante ricevono l'informazione di quando questa continuità si rompe. Le uova hanno lo stesso meccanismo di difesa. Se le minacci, il tracciato diviene piatto. Quindi, aspettando circa 20 minuti, tornano di nuovo attive.

Dopo aver lavorato con le piante, i batteri e le uova, ho iniziato a chiedermi della reazione animale. Chiaramente non puoi bloccare il gatto o il cane abbastanza a lungo per effettuare monitorizzazioni significative. Di solito prendevo cellule dalla bocca di una persona. Potevo però effettuare solo letture a breve termine, nulla di sufficiente per trarre conclusioni. Pensai quindi di usare lo sperma, che sarebbe stata la cellula umana ideale, in grado di sopravvivere fuori dal corpo e facile da ottenere.

In questa osservazione il campione del donatore venne messo in un tubetto con elettrodi e il donatore venne separato dallo sperma da diverse stanze. Quindi il donatore inalava il cosiddetto "popper" di cui parlano i giovani, che quando usato convenzionalmente dilata i vasi ed evita alle persone di subire ictus. Solo avvicinando tale sostanza al donatore, lo sperma reagì violentemente; quando poi venne inalato, lo sperma impazzì. Quindi sono qua, guardando organismi monocellulari a livello umano, sperma, che rispondono alle sensazioni del donatore perfino a grande distanza. Non c'era modo per me di continuare la ricerca. Sarebbe stato scientificamente appropriato, ma politicamente stupido. Gli scettici mi avrebbero indubbiamente ridicolizzato, chiedendomi dov'era il mio masturbatorio, e così via.

In una riunione a Houston, incontrai un ricercatore nel campo dei denti, dalla Texas University School of Dentistry, che ha perfezionato un metodo per ottenere globuli bianchi dalla bocca dei donatori. Grande cosa. Politicamente fattibile, facile da fare e non richiedeva supervisione medica, necessaria per tale estrazione direttamente dal sangue.

Eliminato l'ostacolo, iniziai a registrare su nastro video gli esperimenti con la lettura del grafico sovraimposta in fondo allo schermo che mostrava l'attività del donatore. Abbiamo scoperto che la persona poteva trovarsi a 10 isolati di distanza o persino a 20 miglia, ma continuavamo a ottenere ugualmente le reazioni.

DJ: Come monitorizzavi a distanza?

CB: Prendevamo il campione di globuli bianchi, quindi mandavamo a casa le persone a guardare la televisione. Avevo preselezionato un programma che li stimolava emotivamente, per esempio, mostrando un documentario dell'attacco di Pearl Harbor e quindi registravo sia il programma che la risposta delle loro cellule. Ciò che scoprimmo fu che le cellule fuori dal corpo reagiscono ancora alle emozioni provate, persino a miglia di distanza.

La distanza più grande che abbiamo provato è stata di 300 miglia. Brian O'Leary, che ha scritto Exploring Inner and Outer Space, lasciò le sue cellule qua a San Diego e volò a Phoenix. Ogni volta che aveva un contrattempo che lo agitava, ne segnava l'orario. La correlazione rimaneva nonostante la distanza.

DJ: Le implicazioni di tutto questo...

CB: Sì, fanno barcollare. Abbiamo due tipi differenti di batteri molto sincronizzati fra loro. Abbiamo piante che rispondono al nostro intento. Abbiamo piante che rispondono alla morte di altre creature. Tutto il mio lavoro, che consiste in cassetti pieni di dati altamente validi, ha mostrato checreature come piante, batteri e altre, sono tutte fantasticamente sintonizzate tra loro.

Ora, osservando gli umani, questa capacità si perde. In una osservazione dopo una mia lezione alla Yale University, degli studenti laureati monitorizzarono una pianta e simultaneamente bloccavano con le mani un ragno. Quando spostavano le mani, vedevano la reazione nella foglia sotto monitorizzazione, nell'istante poco prima che il ragno corresse via, apparentemente proprio quando prendeva la decisione. Questo tipo di osservazione l'ho vista ripetutamente.
Anche le cellule umane hanno questa capacità di percezione primaria, ma in qualche modo si perde, in qualche modo con gli umani non arriva al livello conscio. Viene da chiedersi se abbiamo perso tale capacità e se abbiamo mai avuto questo talento.

Sono arrivato alla conclusione che quando una persona è coinvolta spiritualmente abbastanza da gestire queste percezioni, allora diviene propriamente sintonizzata. Fino a quel momento non si sintonizza, per il danno che potrebbe fare confondendo tale informazione ricevuta. A volte abbiamo la tendenza di vederci come la forma di vita più evoluta sul pianeta. Siamo molto bravi nell'uso dell'intelletto. Questa può però non essere la scala sulla quale dare giudizi. Può essere che ci siano altri più avanzati spiritualmente. Può anche essere che ci stiamo avvicinando a un momento in cui saremo capaci di migliorare in sicurezza le nostre percezioni. Penso che sempre più persone stiano lavorando apertamente a queste aree emarginate della ricerca.

Per esempio, hai sentito parlare del lavoro di Rupert Sheldrake con i cani? Ha messo una camera a tempo sia sul cane a casa che sul padrone al lavoro. Ha scoperto che persino per le persone che arrivano a casa a orari diversi ogni giorno, nel momento in cui lasciano il lavoro, il cane si avvicina alla porta.

DJ: Come ha ricevuto il tuo lavoro la comunità scientifica?

CB: Ad eccezione degli scienziati ai margini, come Rupert Sheldrake, è stato prima deriso, quindi ostacolato, e ora è tutto nel silenzio.

Prima hanno chiamato la percezione primaria "Effetto Backster", forse nella speranza di ridicolizzare le osservazioni, dopo che quest'uomo pazzo ha raccontato di aver notato cose che sono sfuggite alla scienza ufficiale. Nello stesso momento in cui gli scienziati ridicolizzavano il mio lavoro, la stampa mi dava molta attenzione, con dozzine di articoli e porzioni di libri, come La Vita Segreta delle Piante. Non ho chiesto di fare alcun articolo e non ho guadagnato dal mio lavoro. Le persone venivano a chiedermi informazioni aggiuntive.

Comunque, la comunità botanica era in agitazione. Volevano andare a fondo in questa cosa senza senso, quindi alla conferenza della American Association for the Advancement of Science nel 1976, pianificarono di risolvere il problema. Arthur Galston della Yale University, botanico ben conosciuto, formò un gruppo selezionato di scienziati - è mia opinione - per neutralizzare il mio lavoro. Questa è la tipica risposta della comunità scientifica, "confrontare note" riguardanti teorie controverse. L'anno dopo a Chicago, si concentrarono su Immanual Velikovsky, che scrisse Worlds in Collision (ndt. Mondi in Collisione).
Avevo già imparato che non devi entrare in queste cose per vincere; devi entrare per sopravvivere. Ed ero in grado di farlo.

Ora sono arrivati al punto in cui non possono neutralizzare la mia ricerca, quindi la loro strategia è quella di ignorarmi, sperano che me ne vada. Chiaramente non funziona.

DJ: Qual è la loro critica principale?

CB: Il grosso problema, ed è un grande problema, in merito alla ricerca della coscienza, è la ripetibilità. Gli eventi che ho visto devono essere spontanei. Se li pensi prima, allora li hai già cambiati. Tutto si riduce a una cosa semplice: repetibilità e spontaneità non vanno assieme e finchè i membri della comunità scientifica enfatizzano eccessivamente questo aspetto della metodologia scientifica, non andranno lontano nella ricerca della coscienza. Ne sono sicuro. Questo è precisamentè ciò che la tiene indietro da anni.

Relativamente alla mia osservazione iniziale nel 1966, non solo la spontaneità è importante, ma anche l'intento. Non puoi pretendere; semplicemente non accade. Se dici che vai a bruciare la foglia della pianta, ma non lo vuoi davvero, non accade nulla. Non puoi pretendere sulla sensazione di minaccia della pianta e quindi non puoi pianificare la ripetibilità nel lavoro.

I giovani sanno che la spontaneità e la ripetibilità non vanno assieme. Sento costantemente da persone in parti diverse del paese, che vogliono sapere cosa causi le reazioni della pianta. Io dico loro: "Non fate nulla. Pensata al vostro lavoro, tenete nota così potete sapere cosa avete fatto in momenti specifici e quindi portate il tutto su un grafico. Non pianificate nulla o l'esperimento non avrà risultati". Quelli che fanno così scoprono spesso ciò che ho osservato inizialmente, e spesso vincono premi alle fiere scientifiche ecc... Quindi arrivano a Science 101, dove viene detto loro che non hanno scoperto nulla di importante.

Ci sono stati pochi tentativi, da parte di scienziati, di replicare il mio lavoro con i gamberetti, ma tutti in maniera inadeguata a livello metodologico. Quando hanno imparato che dovevano automatizzare l'esperimento, andavano semplicemente dall'altra parte del muro e osservavano con un circuito video chiuso. Chiaramente, non stavano eliminando la loro coscienza dall'esperimento. È facilissimo fallire con questi esperimenti, e onestamente, alcuni scienziati che hanno cercato di riprodurli, si sentivano sollevati nel fallire, perchè avere successo avrebbe significato andare contro la conoscenza scientifica.

Infine ho smesso di combattere con gli scienziati per questo, perché so che anche se l'esperimento fallisce, le persone che provano continueranno a vedere cose che modificherà la loro coscienza. Significa che non saranno più gli stessi. Ci sono persone ora che non avrebbero mai detto nulla venti anni fa. Spesso dicono: "Penso di poterti dire ora come tu abbia cambiato la mia vita con quello che hai fatto negli anni '70". Questi sono scienziati che hanno avuto paura per la propria credibilità e le proprie richieste di fondi in quegli anni.

DJ: L'enfatizzazione sulla ripetibilità sembra contro la vita, visto che la vita in sè non è ripetibile. Questa enfasi è incredibilmente importante perchè, come ha chiarito Francis Bacon, la ripetibilità è legata al controllo. Il controllo è fondamentalmente ciò di cui si occupa la scienza occidentale. Oppure dimentica la scienza occidentale. Il controllo è ciò che forma la cultura occidentale. Per gli scienziati lasciare la predicibilità significa lasciare il controllo e quindi la cultura occidentale, e significa che non accadrà fino al collasso della civiltà sotto il peso dei suoi stessi eccessi ecologici.

Okay. Abbiamo diverse scelte. Possiamo credere che stai mentendo, come tutti quelli che hanno provato le stesse cose. Possiamo credere che dici la verità e che tutta la nozione di ripetibilità e in essenza tutta la direzione del metodo scientifico vada rivista, come tutte le nozioni sulla coscienza, la comunicazione, la percezione e così via. Oppure possiamo credere che sei in errore. C'è qualche possibilità che tu abbia sorvolato su qualche risposta meccanicistica cartesiana o baconiana, nelle tue osservazioni? Ho letto da qualche parte che una risposta di qualche scienziato sul tuo lavoro, è stata che doveva esserci qualche filo staccato nel tuo rilevatore di bugie.

CB: In 31 anni avrei scoperto tutti i miei fili rotti. No, non vedo alcuna soluzione meccanicistica. Alcuni parapsicologi credono che abbia imparato l'arte della psicocinesi e quindi che muovessi il pennino con la mente, che sarebbe stato un bel trucco, ma sorvolando sul fatto che ho automatizzato e resi casuali molti degli esperimenti in modo che non fossi a conoscenza di ciò che accadeva, fino allo studio dei risultati sul grafico o sui filmati. Le spiegazioni convenzionali stanno strette.

Una delle spiegazioni è quella dell'elettricità statica. Questa è stata stampata su Harper. Se ti muovi per la stanza e tocchi la pianta, ottieni una risposta. Ma chiaramente toccavo raramente la pianta durante le osservazioni e comunque le risposte sarebbero state totalmente differenti.

DJ: Qual è allora il segnale raccolto dalla pianta?

CB: Non lo so. Non credo che tale segnale, qualunque sia, si dissipi nella distanza, che è ciò che invece accade con i fenomeni elettromagnetici. Io bloccavo la pianta, quindi mi spostavo con un timer casuale in tasca. Quando il timer scattava, tornavo a casa. La pianta rispondeva sempre nel momento in cui mi giravo, indipendentemente dalla distanza. Il segnale da Phoenix era forte quanto sarebbe stato se Brian O' Leary si fosse trovato nella stanza a fianco. Sono tranquillo nel dire che la distanza non comprometteva il segnale.

Inoltre, abbiamo cercato di schermare il segnale usando contenitori di vari metalli, ma abbiamo scoperto di non poterlo schermare. Questo mi fa pensare che il segnale non vada da qua a là, ma che si manifesti in posti diversi, senza dover viaggiare.
Questo mi ha portato a pensare al tempo di trasmissione. Sospetto che non serva tempo al segnale per viaggiare. Non c'è modo usando distanze terrestri con cui eseguire i test, perchè se il segnale fosse stato elettromagnetico avrebbe viaggiato alla velocità della luce; i ritardi biologici necessiterebbero più di una frazione di secondo che impiegherebbe il segnale a viaggiare. L'unico modo per fare questi test sarebbe usare lo spazio esterno.

Ho avuto supporto in questo, che il segnale non sia dipendente da spazio e tempo, da alcuni fisici quantistici. Esiste qualcosa chiamato Teorema di Bell, che afferma che quando un atomo cambia il suo spin in un luogo remoto, un altro atomo qua cambia il suo istantaneamente. Tutto questo, chiaramente, ci porta nel territorio della metafisica, dello spirituale. Pensate alla preghiera e alla meditazione. Se stai pregando Dio e Dio si trovasse dall'altra parte della galassia e la tua preghiera viaggiasse alla velocità della luce, le tue ossa diventerebbero polvere prima che ti arrivi la risposta di Dio. Ma se Dio, comunque tu definisca Dio, è ovunque, la preghiera non deve "viaggiare".

DJ: Passiamo al concreto. Hai l'immagine in cui bruci la pianta...

CB: L'immagine, sì. Non parole.

DJ: E la distanza non conta. Quindi cosa accade precisamente in questo istante? Come reagisce la pianta?

CB: Non affermo di saperlo. Infatti ho attribuito molto del mio successo nell'essere ancora attivo in questo campo, nel non essere stato neutralizzato. In altre parole, se do una spiegazione sbagliata, non importa quanti dati ho o quante osservazioni di qualità ho fatto, la comunità scientifica userebbe la spiegazione sbagliata per buttare tutto il mio lavoro. Quindi devo dire sempre che non so come accada. Sono uno sperimentatore. Non sono un teorico.

DJ: Sono ancora confuso. Cos'è allora la coscienza? La capacità delle piante di percepire l'intento mi suggerisce un ridefinizione radicale di coscienza.

CB: Intendi dire che danneggerebbe la nozione di coscienza di cui gli umani avrebbero l'esclusiva?

DJ: O gli altri, i cosiddetti "animali evoluti". Perchè le piante non hanno cervello, non possono, in accordo col pensiero occidentale, avere coscienza.

CB: Ho un intero libro al piano di sopra sulla coscienza dell'atomo. Penso che la scienza occidentale esageri il ruolo del cervello nella coscienza. La coscienza può esistere a un livello totalmente differente, a livello eterico, per esempio. Sono state fatte alcune ricerche molto buone sulla visione remota, che significa descrivere le condizioni in un luogo distante. Tutto questo punta alla nozione che la coscienza non è specificatamente correlata alla materia grigia. Questa è un'altra costrizione da cui dobbiamo uscire.

Il cervello può avere a che fare con la memoria, ma si può vedere come molta della memoria non si trovi lì.

DJ: La nozione della memoria cellulare è famigliare a tutti gli atleti. Quando pratichi, cerchi di costruire memoria nei muscoli.

CB: Il cervello può non prendere parte a questo giro.

DJ: Ero un saltatore in alto al college e sapevo che essendo cosciente avrei sbagliato il salto. Dovevo svuotare la mente. La stessa cosa accade nel basket. Se il gioco è in fase critica, l'ultima cosa che vuoi fare è pensarci. Vuoi far lavorare i muscoli.

CB: Quando sono uscito dalla marina, intorno al 1945, iniziai a frequentare la più grande scuola di sollevamento pesi sulla Costa Ovest. Avevamo capito tutti che una parte del lavoro era concentrarsi sulle cellule muscolari, chiedendo loro di crescere. La comunicazione cellulare con questi muscoli, chiedere loro cosa volessero e dicendo loro cosa tu volessi.

DJ: Ho pensato anche agli articoli che ho letto sugli effetti fisiologici che seguono un trauma emozionale, abuso sui bambini, stupri, guerra. Molte ricerche mostrano che il trauma si imprime su diverse parti del tuo corpo. Una vittima di stupro può sentire nel tempo un bruciore alla vagina. Chi ha subito violenze di notte, può avere difficoltà a dormire. Per ragioni puramente fisiologiche.

CB: Se mi colpisco da solo, spiego al tessuto del mio corpo in quest'area cosa è accaduto. Non so quanto sia efficace questa filosofia, ma non può far male.

DJ: Parliamo più tardi di questa nozione sulla coscienza. Hai fatto dei lavori sui cosiddetti materiali inanimati?

CB: Ho spezzettato qualcosa e poi ho sospeso tutto in agar-agar. Ho registrato segnali elettrici ma non necessariamente relativi a qualche evento nell'ambiente. Sospetto che la coscienza si spinga molto più in là. Nel 1987 ho partecipato a un programma di una Università nel Missouri che includeva un discorso del Dr. Sidney Fox, che si è collegato con l'Istituto per l'Evoluzione Molecolare e Cellulare dell'Università di Miami. Il Dr. Fox ha registrato segnali elettrici da materiale proteico che mostrava proprietà molto simili alle cellule viventi. La semplicità del materiale e la sua capacità auto-organizzante mi hanno suggerito la presenza di una biocomunicazione già esistente nei primi stadi dell'evoluzione della vita su questo pianeta.
Se fosse vero, chi o cosa comunica con questo materiale?

La teoria di Gaia, l'idea che la Terra sia un grande organismo, si lega bene con questo. Il pianeta sta per mettere l'ultima parola sul danno inflittogli dagli umani. Potrebbe reagire con qualche starnuto o rutto e una buona parte della popolazione potrebber non trovarsi più qua attorno. Sospetto fortemente chela natura abbia un suo modo per gestire gli abusi. Non credo di sbagliare nell'attribuire queste strategie di difesa a una intelligenza planetaria. Il pianeta gestirà la cosa, forse in modo più severo di quanto ci piaccia. Sarebbe bene che ci occupassimo dei problemi, ma..

DJ: Com'è stato ricevuto il tuo lavoro in altre parti del mondo?

CB: I Russi sono sempre stati molto interessati. Ricordo, nel 1973, che mi venne chiesto di presiedere alla sezione sulla comunicazione uomo-pianta-animale della prima conferenza dell'Associazione Internazionale di Psicotronica, a Praga in Cecoslovacchia, dove parteciparono un buon numero di scienziati russi e alcuni di loro affermarono di essere venuti da Mosca per ascoltare il mio discorso e per intervistarmi su ulteriori dettagli. Li ho trovati molto aperti e preparati, non come qua dove molti hanno paura di toccare tali aree di ricerca. In molti modi, loro sembrano più predisposti ai concetti spirituali rispetto a molti scienziati dell'Occidente. Forse a causa dell'organizzazione religiosa occidentale.

Non credo che questa religione organizzata abbia fatto un gran buon lavoro. Si suppone ti possa dire in modo significativo da dove vieni, cosa fai qua e dove stai andando e in mia opinione fallisce su tutti i punti. Questo porta, per quanto mi riguarda, al nostro presente triste stato, dove, ad esempio nel campo medico, ci troviamo con molte persone che hanno paura di vivere e terrrorizzate dalla morte. Così si spendono miliardi di dollari per tenerle in uno stato di limbo. Di sicuro non sono felici e molto impreparati per la morte, hanno paura di ciò che accade nel processo di morte e sembra che non ci sia altro posto per loro in seguito.

DJ: Come sei stato trattato nel subcontinente Indiano e nel Lontano Est?

CB: Ovunque incontri scienziati indiani, Buddhisti o Hindu, con cui parlo di ciò che faccio, mi dicono: "Cosa ti ha portato così lontano?" Il mio lavoro abbraccia molto bene molti concetti dell'Induismo e del Buddhismo.

DJ: Di cosa abbiamo paura in occidente?

CB: La domanda potrebbe essere, perchè gli scienziati occidentali non lavorano su questo? Penso che la risposta sia, se ciò che sto osservando è accurato, che molte delle teorie sulle quali abbiamo basato la nostra vita vadano rielaborate. Ho conosciuto biologi che dicevano: "Se Backster ha ragione, siamo nei guai". Serve un certo carattere e personalità per affrontare questo.

La grande domanda che dovremmo fare alla comunità scientifica occidentale, penso sia quella che mi è stata posta dagli scienziati Hindu e Buddhisti: "Cosa ti ha portato così lontano?" Gli scienziati e l'intera comunità in generale si trovano in una posizione difficile, perchè per mantenere il modo corrente di pensiero scientifico, stanno ignorando una quantità enorme di informazioni. E questa informazione viene acquisita in modo sempre maggiore.

Penso che vedremo un cambiamento nel futuro prossimo. In campo scientifico si inciampa continuamente in questo fenomeno di biocomunicazione, sembra impossibile, specialmente con i moderni strumenti sofisticati, per loro perdere questa sintonia fondamentale attorno a noi e continuare a lungo con la scusa dei "fili rotti".

DJ: Se il tuo lavoro venisse accettato comunemente domani stesso, non solo da persone che ne fanno esperienza, ma anche dalla comunità scientifica, cosa significherebbe?

CB: Significherebbe una revisione radicale del nostro posto nel mondo. Penso che lo stiamo già vedendo. Ci sono posti ora dove le compagnie di assicurazione pagano per la medicina alternativa. L'accettazione di Deepak Chopra, le cui letture sono su molto di cui stiamo parlando, è un grande passo. Ora che questa accettazione è iniziata, continuerà a prendere spinta. Ora ho 73 anni e persino nei miei giorni penso che potrò vedere una rivoluzione.

Sono stato a un meeting in Sri Lanka lo scorso dicembre, dove c'erano persone dall'India, dal Pakistan, un paio di centinaia da Taiwan e altrettante dalla Cina. Tutti parlavano splendidamente della medicina alternativa. C'erano pochi scienziati americani là. Qui in USA gli scienziati sono in ritardo, ma non ci vorrà ancora molto. Non possiamo negare per sempre ciò che ormai è molto chiaro.


Fonte: Altrogiornale.org - Tradotto da Richard

Riportato da : http://www.nonsoloanima.tv/index.php?controller=article&author_id=798&article_id=1506

 

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L'utilita' della Medicina Omeopatica nelle forme allergiche

Il 26 aprile scorso il dr. Melodia ha tenuto presso la LUIMO una conferenza sulle allergie e la Medicina Omeopatica. Di fatto è stata una chiacchierata tra il dr. Melodia ed il dr. Vincenzo Rocco. Ecco il testo scritto del colloquio.

 

V. Rocco – La malattia allergica ha assunto nel tempo una importanza sempre crescente e rappresenta una vera e propria calamità sociale; ogni anno aumenta il numero delle persone allergiche e spesso anche in fasce di età più avanzate; tutto ciò a cosa è dovuto?

C. Melodia – Le statistiche a disposizione indicano un aumento costante dei malati di forme allergiche. Riscontriamo una maggiore incidenza progressiva nei bambini, soprattutto per quanto riguarda le allergie stagionali, con una percentuale mondiale, relativa a tutte le età, che si avvicina al 15/20 % della popolazione e va osservato che vi è una incidenza maggiore nel sesso maschile rispetto a quello femminile, con un rapporto di circa di 10 a 8; in particolare in Italia il “popolo” degli allergici supera i 10 milioni. Inoltre ogni anno si scoprono “allergici” anche in fascia di età avanzata!

Va sottolineato che questi dati, in crescita,  sono veramente preoccupanti ed allarmanti dal punto di vista socio sanitario perché legati al cosiddetto progresso o antropizzazione tipici del nostro tempo e per l’aspetto meramente sociale invalidante sul piano scolastico e lavorativo; la controprova è rappresentata dal fatto che statisticamente le forme allergiche risultano direttamente proporzionali al grado di civilizzazione e quindi sono evidentemente collegate a tutte le circostanze proprie di un ambiente antropizzato in senso lato. In particolare va segnalato anche, nella evoluzione della pratica medica, la tendenza ad un approccio medico-specialistico che opera soprattutto in modo settoriale e non unitario con la conseguenza di creare spesso sulla unità biologica del corpo umano, con uno sconsiderato uso di farmaci nella prima infanzia, come vedremo,  più disordine che benefici!

 

V. Rocco – Quindi potremmo considerare la malattia allergica come una malattia legata alla evoluzione delle abitudini umane, ad un ambiente cambiato e antropizzato? Ma a quando risalgono le descrizioni delle prime forme allergiche, quando furono descritte la prima volta in medicina ?

C. Melodia – La prima volta che fu usato il termine allergia in letteratura medica fu nel 1906 ed emerse dai lavori di due pediatri di Vienna Béla Schick e Clemens von Pirquet che osservarono per primi come il sistema immunitario, se sollecitato impropriamente, potesse svolgere anche un ruolo dannoso per il proprio organismo; come avveniva dopo la somministrazione di siero eterologo o del vaccino del vaiolo utilizzato a scopo terapeutico nel malato. Comunque anche in precedenza, come si legge in letteratura medica e anche omeopatica Boericke ed altri parlano di riniti stagionali che venivano definite “febbre da fieno” e di asma stagionale. Quindi anche se in percentuale ridotta le forme allergiche ci sono sempre state. Hahnemann, padre della medicina omeopatica, descrisse l’evoluzione delle malattie del genere umano (Filogenesi) nel suo trattato le “Malattie Croniche” come una progressione centripeta e peggiorativa complessiva dello stato di salute dell’uomo, dovuta soprattutto a pratiche mediche o di igiene non appropriate. Osservò che le malattie dell’umanità erano manifestazioni cliniche solo apparentemente diverse ma prodotte da cause comuni  intrinseche all’organismo che chiamò appunto “malattie croniche”. Insomma dimostrò che malattie differenti nello stesso organismo rappresentano l’evoluzione predisponente di quelle che le hanno precedute e che a loro volta hanno una prima causa interna;  quindi non possono essere considerate come fenomeni isolati o casuali : “nulla è causa di se stesso”, Hahnemann!

 

V. Rocco – Comunque le “allergie” risultano in costante aumento nell’ultimo periodo storico della umanità quindi è fuor di dubbio che, come già accennato, avranno anche una relazione causale con lo stile di vita dei “nostri tempi”. Vogliamo analizzare le cause? Ad esempio: vaccinazioni, alimenti industriali, inquinamento (polveri sottili), circolazione di piante provenienti da altri paesi, ecc.

C. Melodia – Da un punto di vista strettamente descrittivo  bisogna distinguere fra cause determinanti e cause che sostengono ed evidenziano la condizione allergica. Cioè da una parte abbiamo gli stimoli che scatenano la manifestazione allergica o allergeni; risulta chiaro che detti stimoli o allergeni non rappresentano la causa ma sono solo responsabili occasionali della malattia anche perché nella stessa persona variano nel tempo e quelli che vengono aboliti con vaccinazioni mirate lasciano il posto a nuove sensibilità individuali che spesso, dopo dette pratiche, aumentano improvvisamente di numero, o la reazione allergica si tramuta in un’altra forma: da eczema a rinite e ad asma ...

D’altra parte è facile riconoscere nel malato allergico una predisposizione intrinseca o idiosincrasia o disordine immunitario che lo fa reagire biologicamente in modo sconsiderato e disordinato  a sollecitazioni che in altre persone rientrano nella normale omeostasi.

-              Quindi da un punto di vista della letteratura medica, in particolare per gli ultimi orientamenti in immunologia, si ipotizzano le seguenti cause di aumento della popolazione allergica: la crescente pratica vaccinale, l’eccessivo igiene, l’uso eccessivo di antibiotici nei bambini, l’ambiente inquinato; in particolare l’aria con un contenuto elevato di polveri sottili etc.

-              A tutto ciò si aggiunga uno stravolgimento complessivo delle abitudini alimentari che vanno dalla produzione degli alimenti, anche fuori stagione e con trattamenti chimici inopportuni, al regime alimentare estremamente disordinato e sbilanciato in termini di principi alimentari; il che è un fatto culturale emergente e contrario alle tradizioni.

-              D’altra parte, come vedremo, il medico omeopata, forte della propria conoscenza della sperimentazione pura di droghe sull’uomo sano e della applicazione delle stesse, rimedi, secondo il principio della similitudine (analogia tra sintomi del malato e quelli del rimedio) osserva la relazione ambiente-persona unitariamente. Tutto ciò per trovare e valutare il risultato sintomatologico individuale della persona umana anche relativo ad una implicazione esterna sull’organismo di vario tipo, farmacologico ed altro, e a valutarla complessivamente attraverso “La legge di guarigione di Hering”. In pratica, invece di ricercare nella alterazione biologica un significato clinico e terapeutico, il medico omeopata osserva il divenire dei sintomi, spesso emersi dopo un evento invasivo sull’organismo, come vaccinazioni o  come avviene in particolare con il trattamento esterno di eczemi e successiva soppressione farmacologica. Queste osservazioni minuziose, in termini di sintomi complessivi del malato, portano il medico omeopata a giungere ad una diagnosi unitaria di rimedio omeopatico; esso interverrà sulle vere cause predisponenti della malattia. D’altra parte, al di fuori della sintomatologia complessiva del malato, non si può arrivare alla cura dello stesso con la sola lettura della indagine quantitativa delle alterazioni dosabili; inconoscibilità della malattia a partire dalla lettura dei suoi effetti (immunoglobuline, eosinofilia, allergeni specifici etc.).

 

V. Rocco – Quando possiamo parlare di reazione allergica? In pratica cosa è una allergia nella accezione comune e cosa avviene all’organismo?

C. Melodia – Con il termine generico “allergia” si fa riferimento ad una alterazione del sistema immunitario nel senso di una regolazione alterata e di una risposta reattiva eccessiva e non necessaria a sostanze “allergeni”che in genere sono “tollerate” dall’organismo normale.

 

V. Rocco – Ma come avviene che un sistema (immunitario) di protezione si scompensa ed, in presenza di alcune sostanze o “allergeni” diventi dannoso per il proprio organismo?

C. Melodia – Da un punto di vista semplicemente descrittivo fisiopatologico possiamo riscontrare che il sistema immunitario nella malattia allergica perde il suo equilibrio e conseguentemente anche il suo ruolo naturale di protezione e crea danni allo stesso organismo; spesso sollecitato da stimoli occasionali a cui mostra una esagerata idiosincrasia.

-              Avviene una vera e propria perdita della regolazione dell’equilibrio funzionale per disordine intrinseco dell’omeostasi. Gli immunologi parlano di risposta eccessiva  o esagerata ad alcuni stimoli. Ma tutto ciò in medicina omeopatica, in assenza di sintomi soggettivi e peculiari del singolo malato, non ha un valore diagnostico; come abbiamo visto!

 

V. Rocco – Quali organi e funzioni vengono coinvolti in una reazione “allergica” e cosa succede?

C. Melodia – Sempre da un punto di vista descrittivo fisiopatologico si può affermare che le manifestazioni allergiche possono coinvolgere vari organi o apparati e relative funzioni. Ciò dipende dalla predisposizione dell’organismo del momento. Ma come abbiamo detto lo stesso individuo può manifestare nel tempo una compromissione organica differente, di solito seguendo tappe peggiorativa in termini di economia generale dell’organismo; specialmente se viene trattato in modo inappropriato.

-              Le manifestazioni allergiche possono essere: congiuntivite, rinite, prurito (sine materia), eczema (atopia), dermatiti da contatto, asma (anche laringospasma e croup), orticaria ( edemi, anche di Quincke) fino allo shock anafilattico. A tutto ciò aggiungiamo anche le malattie autoimmuni che hanno i propri allergeni insiti nello stesso organismo come strutture irriconoscibili biologicamente al proprio sistema immunitario o colpite come elementi biologici estranei (non “self”).

 

V. Rocco – La malattia allergica è dovuta anche a cause predisponenti o genetiche !?

C. Melodia – Naturalmente c’è un rapporto di tipo predisponente genetico che emerge in genere dalle storie familiari del malato. Queste, mentre evidenziano un aumento della incidenza di allergia in figli di entrambi i genitori allergici, pur non risultando determinanti, presentano  una probabilità del 40/60%. Inoltre si evidenzia che non si eredita la idiosincrasia mirata verso lo stesso allergene! Per esempio il tipo di rinite può scatenarsi con un allergene inalante differente o per assunzione di cibo diverso; o la stessa natura dell’allergia può essere differente rispetto al proprio genitore o genitori.

 

V. Rocco – Il fatto che “l’allergico” non erediti la sensibilità ad un certo allergene ma eventualmente l’allergia e che lo stesso allergene vari nell’arco della vita, come il tipo di reazione, fa riflettere su causa ed effetto!

C. Melodia – Risulta evidente che la reazione allergica, come dice il termine reazione, viene apparentemente (vedi in precedenza) scatenata da un qualcosa di esterno che prende il nome di “allergene” all’organismo mentre la causa è insita nell’organismo e viene solo svelata da uno stimolo (allergene) opportuno! Perché la causa è insita in una alterata capacità reattiva dell’organismo come descritto da Hahnemann nelle “Malattie Croniche”.

 

V. Rocco – Quali sono gli allergeni o cause scatenanti la reazione allergica?

C. Melodia – Solo per una mera descrizione analitica, ma che in Medicina Omeopatica non ha significato diagnostico, va detto che l’allergene o stimolo scatenante la reazione allergica può essere di diversa natura: di tipo biologico, chimico, fisico ed alle volte in conseguenza a stati psicologici che scatenano un reazione intrinseca indiretta. In pratica ogni allergico potrebbe essere allergico ad una sostanza peculiare e reagire con modalità peculiare.

-              Biologico: inalanti organici, acari della polvere, alimenti, punture di insetti o inoculazione di sostanze organiche; sieri ed altro etc.

-              Chimico: farmaci, nichel solfato (introdotto anche con alimenti), metabisolfito, coloranti alimentari e altre sostanze strettamente individuali.

-              Fisico: stimolazione pressoria, luce solare, calore etc.

-              Conseguenza di stati emozionali: come piangere, ridere, cantare, gridare etc. (asma intrinseco!)

 

V. Rocco – Allora gli stimoli o “allergeni” hanno sempre un carattere di individualità?

C. Melodia – Sia gli stimoli o allergeni o il tipo di reazione hanno sempre carattere di individualità per cui uno stimolo è efficace solo se il malato è reattivo a quel tipo di stimolo indipendentemente dalla categoria dello stesso (esempio: inalanti o veleno di insetti etc.) e la sensibilità può variare nel tempo nello stesso individuo sia per tipo di allergene che per tipo di reazione e quindi, come vi farò vedere con degli esempi, presentarsi in modo peculiare in ogni persona!

 

V. Rocco – Allergie e intolleranze alimentari sono la stessa cosa?

C. Melodia – Siamo nell’ambito delle definizioni. In definitiva i meccanismi di attivazione sono immediati nell’allergia e ritardati nella intolleranza in quanto seguono strade reattive differenti.

 

V. Rocco – Come è possibile che sostanze naturali come gli alimenti possano creare  risposte dannose all’organismo che le introduce?

C. Melodia – Come emerge dalle precedenti argomentazioni si comprende come in definitiva la responsabilità della idiosincrasia non sia a carico della sostanza introdotta (o inalata) ma risiede in una predisposizione intrinseca all’organismo che “rigetta” in qualche modo quell’alimento o altro. Il fatto osservato che gli alimenti più usati o abusati da quella persona siano quelli più incriminati a determinare sofferenza la dice lunga sulla alterata sensibilità predisponente che si orienta nella direzione del rifiuto o della incapacità metabolica con sofferenze di varia natura! Infatti spesso basta, se si tratta di alimenti, alleggerire le sofferenze con una dieta di esclusione e di rotazione. Ma va sottolineato che detta pratica non guarisce dalla tendenza alla idiosincrasia ma toglie solo l’occasione. Infatti se si incomincia ad introdurre un nuovo alimento, che prima per lo stesso paziente non era “allergizzante o tossico”, e lo si introduce con assiduità, l’organismo allergico a breve o medio termine manifesterà un idiosincrasia, nuova, verso suddetto alimento. Basta leggere con arguzia le analisi delle IgE specifiche e osservare come nel tempo, l’esclusione degli alimenti incriminati con positività, porti successivamente alla comparsa di positività degli alimenti che hanno sostituito i precedenti; come in un circolo vizioso senza apparente via di uscita (come abbiamo visto per la vaccinazione orientata).

 

V. Rocco – Da quanto emerge allora quali sono le cure convenzionali previste per le allergie in generale?

C. Melodia – Le cure, come abbiamo accennato sono orientate proprio ad impedire i “meccanismi” della allergia piuttosto che alla persona allergica in quella sua forma peculiare ed unitamente a tutte le sue circostanze fisiopatologiche che emergono dalla sua storia clinica o biopatografica.

L’orientamento terapeutico convenzionale si propone:

-              1) di impedire il contatto con l’allergene evitando se possibile che ciò avvenga (possibile solo con gli alimenti e sostanze conosciute. Impossibile o quasi con gli inalanti)!

-              2) di utilizzare presidi farmacologici che agiscono sui meccanismi della reazione allergica preventivi e acuti (antistaminici, broncodilatatori, cortisonici e cardiotonici nelle situazioni di reazioni istaminiche gravi).

-              3) di utilizzare una terapia (vaccini) mirata a desensibilizzare l’organismo verso un certo allergene in modo orientato.

 

V. Rocco – Con la cura desensibilizzante quindi possiamo guarire dall’allergia?

C. Melodia – Come ho riferito precedentemente la risposta è assolutamente no! In quanto, ammesso che si assumano vaccini per tutti gli allergeni sensibili, e si desensibilizzi l’organismo dai suddetti, la desensibilizzazione non toglie la predisposizione del soggetto allergico che continuerà a sensibilizzarsi vero nuovi soggetti allergizzanti!

 

V. Rocco – La Medicina Omeopatica di fronte alla malattia allergica come si comporta?

C. Melodia – La Medicina Omeopatica parla di “malato” di quella “forma” allergica e non di malattia. Ciò sta ad indicare un diverso approccio che non si serve dei parametri della malattia ma della sintomatologia singolare del malato!

Inoltre il medico omeopatico studia la vita del paziente o storia biopatografica ed osserva l’andamento della malattia intesa come evoluzione della stessa. È interessante notare che l’ontogenesi della malattia di un malato o sviluppo della malattia nello stesso soggetto sia coerente con la filogenesi delle malattie ( o storia della evoluzione) del genere umano e quindi con la legge di guarigione. Hahnemann raccolse i dati della letteratura medica esistente alla sua epoca e notò che le malattie del genere umano avevano avuto un andamento dall’esterno verso l’interno, ovvero storicamente il primo apparato colpito era stato essenzialmente quello tegumentario (pelle) con manifestazioni come la lebbra e la scabbia nei riguardi dell’aspetto cronico. Notò anche che dal XVI secolo in poi con l’introduzione di sostanze e di unguenti farmacologici queste manifestazioni esterne andarono via via sparendo ma allo stesso tempo le malattie del genere umano si diversificarono e si insediarono più all’interno, apparato respiratorio (TBC), secretore come reni ed intestino con l’aggiunta delle malattie veneree ed implicazioni neurologiche ed altro. Hahnemann, in definitiva trovò una relazione tra la storia delle malattie del genere umano con la storia della evoluzione clinica di un singolo malato dalla nascita; trovò un parallelismo tra filogenesi (storia dell’evoluzione) delle malattie ed l’ontogenesi (sviluppo) della malattia individuale. Ovvero osservò che le prime manifestazioni morbose dell’infanzia sono proprio implicazioni dell’apparato tegumentario (crosta lattea, eczemi, esantemi). La soppressione (farmacologica, vaccinale ed altro. NDA) di queste manifestazioni, che rappresenterebbero un tentativo ontogenetico di recuperare un equilibrio primitivo, comporterebbe un successivo tentativo dell’organismo che, in accordo con il secondo principio della termodinamica avrebbe implicazioni peggiori del primo in tema di gravità della malattia  interessando organi via via più vitali. Tutto ciò è in accordo con il fatto che gli eczemi atopici sono percentualmente più presenti in età pediatrica e a questi seguono poi implicazioni più invalidanti come manifestazioni respiratorie fino a patologie degenerative e lesionali più probabili nella seconda e terza età!

 

V. Rocco – Quindi esiste una relazione tra problemi della pelle e allergia respiratoria. Come interpreta questa relazione il medico omeopata?

C. Melodia – La più volte citata “legge di guarigione di Hering” rappresenta un presidio di valutazione prognostico indispensabile per il medico omeopatico. La legge è in accordo con il secondo principio della termodinamica; come abbiamo visto con la filogenesi delle malattie. La legge infatti evidenzia come i processi morbosi nel processo di guarigione seguano una direzione inversa alla ontogenesi della malattia e vadano dall’interno all’esterno, dall’alto verso in basso e con una temporalità inversa al loro apparire; ovvero gli ultimi sintomi saranno i primi a sparire mentre i primi lo faranno in ultimo. Tutto ciò è in accordo con l’ontogenesi ( sviluppo) della malattia . Infatti abbiamo visto come le malattie allergiche della prima infanzia sono strettamente eczemi e spesso sono seguite da rinite o asma negli anni successivi o per qualche tempo le due condizioni si alternano; come avviene anche nella psoriasi. Il medico omeopata verifica, in accordo con la legge citata, che la cura dell’asma è seguita dal “ritorno” della eruzione cutanea anche se di vecchia data. Questo “ritorno” o effetto centrifugo indica una potenziale reversibilità dell’organismo in tema di recupero della propria salute; che altrimenti andrebbe in direzione centripeta con implicazioni prognostiche peggiori. Inoltre il ritorno dell’eczema “primitivo” , sempre presente nelle storie delle allergie, favorisce un ulteriore passo terapeutico che porterà, con la guarigione (non soppressiva) dell’eczema stesso, ad un equilibrio iniziale dell’organismo!

 

V. Rocco – Quindi il medico omeopatico non ha bisogno di conoscere a cosa si è allergici per somministrare un farmaco omeopatico desensibilizzante?

C. Melodia – No! Anche se il Lancet riportò un esperimento compiuto dal dott. Reilly su un gruppo di pazienti allergici a sostanze inalanti con le quali furono preparati farmaci omeopatici ed ottenne effetti considerati positivamente. Questo esperimento in verità era basato con un principio di identità senza seguire la prassi omeopatica! Come tutti gli esperimenti descritti dal Lancet in tema di Medicina Omeopatica.

 

V. Rocco – Allora il metodo Omeopatico quali ricerche fa per curare il malato di allergia?

C. Melodia – Lo studio della sperimentazione omeopatica fa emergere “l’inconoscibilità della malattia” a partire dalle evidenze; come ho detto in precedenza. Ovvero le cause della stessa non vanno confuse con le evidenze quantificabili. Di conseguenza ogni malato è portatore di una sintomatologia specifica che non dipende dal tipo di allergene!!

 

V. Rocco – Significa quindi che il medico omeopatico non dispone del farmaco per curare l’asma sensibile alle graminacee piuttosto che alla  parietaria o all’ulivo?

C. Melodia – Il medico omeopatico dispone di una banca dati di sintomi sperimentali prodotti da rimedi che possono essere analogici ai sintomi del malato allergico, non solo in relazione alla unicità della sua reazione allergica, ma anche a tutto l’individuo unitariamente!

 

V. Rocco – Ma di quale meccanismo di azione è fornito il rimedio omeopatico per agire sulla reazione allergica?

C. Melodia – Piuttosto che di meccanismo di azione, improbabile in un rimedio infinitesimale e la maggior parte delle volte immateriale, parliamo di proprietà del rimedio che esso manifesta nella sperimentazione di produrre sintomi che cureranno per analogia il malato.

 

V. Rocco -  Quindi la cura ha una impostazione differente rispetto alla cura convenzionale; in medicina omeopatica non parliamo di rimedi omeopatici sostitutivi degli antistaminici, cortisonici, vaccini?

C. Melodia – Assolutamente no!

-              L’approccio omeopatico è di tipo Ippocratico ed esclusivamente sintomatologico, per cui un rimedio può essere efficace in più forme di malattia ed una forma di malattia può essere curata scegliendo un rimedio adatto che può rivelarsi diverso da persona a persona anche se portatrici della stessa malattia.

 

V. Rocco – Da tutto ciò si evince che il medico omeopatico dirige la sua azione terapeutica sulla predisposizione del malato e non della malattia. Ma rispetto all’ambiente inteso come igiene ambientale come si regola il medico omeopatico fornisce indicazioni e quali?

C. Melodia – Il medico omeopatico ha una impostazione metodologica di tipo umanistico e vitalistico neoippocratico per cui è attento ad ogni relazione ambientale del malato a partire da quella psichica a finire a quella alimentare.

-              Naturalmente il medico consiglia un regime alimentare mirato a supportare la terapia e con esclusioni che si consigliano caso per caso!

 

V. Rocco – Infine, c’è differenza tra intervento acuto e cronico nella cura della malattia allergica?

C. Melodia – Naturalmente essendo la medicina omeopatica soprattutto preventiva in quanto agisce sulla “pre”disposizione del malato o cause, la cura migliore è proprio quella cronica da effettuare in un periodo di quiescenza della sintomatologia!

-              La cura cronica avviene con rimedi specifici a lunga azione ma anche la cura acuta può essere effettuata usando rimedi specifici corrispondenti come negli esempi che seguono volutamente limitati a patologie clinicamente semplici visto lo scopo divulgativo del nostro incontro odierno.

 

V. Rocco – Si dice che in omeopatia contano molto i sintomi mentali, il carattere della persona. Che relazione c’è tra questi sintomi e le allergie?

C. Melodia – La sperimentazione dei rimedi omeopatici su sperimentatori sani ha fatto emergere un cambio sintomatologico che ha interessato il piano mentale, generale e fisico in modo unitario. Il successo della prescrizione del rimedio quindi soggiace ad una necessaria scelta analogica e speculare tra i sintomi del malato e quelli che il rimedio ha prodotto nella sperimentazione; i sintomi mentali quindi rappresentano un indispensabile contributo di caratterizzazione peculiare irrinunciabile per la prescrizione del rimedio come vedremo negli esempi che seguono.

 

Alcuni esempi a titolo esemplificativo di rimedi omeopatici relativi solo alla cura acuta di parossismi di riniti e congiuntiviti allergiche. NB. la prescrizione di questi presidi è di competenza del medico!

 

 

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ESEMPI DI QUADRI SINTOMATOLOGICI CARATTERISTICI

Dott. Carlo Melodia

 

Allium cepa

Caratteristiche: sonnolenza e sbadigli, profusa lacrimazione non escoriante, scolo nasale escoriante (il contrario di Euphrasia).

Generali:

Il paziente è l’immagine della allergia (lacrimazione e scolo nasale).

Peggiora in una stanza calda e migliora all’aria aperta.

Sensazione di bruciore nel naso, gola, vescica e pelle.

Sensazione di calore ardente su diverse parti del corpo.

Mente:

Negli stati di sofferenza acuta vi è sonnolenza, sbadigli, malinconia.

Occhi:

Arrossamento e bruciore. Profusa lacrimazione acquosa e non escoriante (scolo nasale escoriante). (il contrario di Euphrasia). Di solito l’occhio sinistro è più infiammato. Sensibilità alla luce.

Naso – respiratorio:

Starnuti, specialmente entrando in una stanza calda. Rinorrea profusa, di tipo acquoso, estremamente corrosiva (escoriante), contemporanea profusione di lacrimazione acquosa e non irritante o escoriante.

In aggiunta ci può essere: corizza fluente con cefalea, tosse e raucedine.

 

Aralia racemosa

Caratteristiche: sensibilità alle correnti d’aria, rinite retro nasale, scolo nasale che produce escoriazione e fissurazione ali del naso.

Generali:

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Soggetto con grande sensibilità alle correnti d’aria.

Mente:

Paura della malattia polmonare.

Naso:

Starnuti frequenti. Bruciore retro nasale (rinite retronasale) causato da muco acre. Scolo nasale acquoso, abbondante, escoriante e fissurante le ali del naso, di sapore salato, acre, aggravato dalle correnti d’aria.

 

Apis mellifica

Caratteristiche: gonfiori > applicazioni fredde, sensazione di trafitture, acute ed improvvise.

Generali:

I sintomi sono caratterizzati da sensazione di gonfiore, bruciore, puntura e sono irritanti, migliorano con il fresco e le applicazioni fredde.

Mente:

Irritabile e scontento di tutto oppure scoraggiato con lacrime (isteria).

I bambini lanciano grida improvvise e acute durante il sonno.

Occhi:

Palpebre gonfie, edematose, infiammate: bruciano e pungono. Congiuntiva rosso brillante, gonfia. Lacrimazione, calda, bollente. Fotofobia. Dolori improvvisi trafiggenti.

Naso:

Punta del naso fredda, gonfiore, rossore, edematoso con dolori taglienti; corizza peggiorata dal caldo e migliorata dal fresco.

 

Arsenicum album

Caratteristiche: agitazione psico – fisica, bruciori > dal caldo, lacrimazione escoriante, calda e bruciante.

Generali:

Pazienti agitati mentalmente ma stanchi fisicamente, con desiderio di cambiare posizione continuamente. I dolori sono avvertiti come brucianti e paradossalmente migliorano con le applicazioni calde o bollenti (Apis con applicazioni fredde).

Mente:

Ogni sintomatologia fisica è vissuta con ansietà fino all’angoscia, agitazione spesso con paura di morire; alle volte scoraggiato con sfiducia verso le medicine che pensa siano inutili.

Occhi:

Bruciore, dolenzia, con lacrimazione acre ed escoriante, calda e bruciante. Occhi arrossati. Edema attorno agli occhi.

Naso:

Scolo nasale, scarso, acquoso, escoriante. Il naso sembra ostruito. Starnuti che non migliorano. La corizza allergica è peggiorata all’aria aperta; migliorata al chiuso.

 

Arsenicum iodatum

Caratteristiche: scolo nasale persistente, irritante, corrosivo; mucosa: rossa, infiammata, irritata, gonfia; pizzica e brucia.

Generali:

Il rimedio è adatto quando lo scolo nasale è persistente, irritante, corrosivo. Lo scolo irrita la membrana da cui esce ed i tessuti su cui scorre. Lo scolo può essere fetido, acquoso e la membrana mucosa è sempre rossa, infiammata, irritata, gonfia; pizzica e brucia. Aggravato dal freddo con desiderio di aria aperta.

Mente:

Irritabilità, impazienza, avversione ed incapacità per il lavoro.

Occhi:

Dolenzia degli occhi; irritazione, rossore. Palpebre superiori dolenti e gonfie. Lacrimazione aggravata all’aria aperta.

Naso:

Corizza e raucedine peggiorata al mattino con occhi arrossati, lacrime escorianti, naso gonfio, sente la testa gonfia. Scolo liquido acquoso, escoriante, dalle narici posteriori ed anteriori, che bruciano ed irradiazione del bruciore agli occhi; starnuti. Irritazione e solletico del naso con costante desiderio di starnutire.

 

Euphrasia

Caratteristiche: lacrimazione acre ed escoriante, scolo nasale non irritante (contrario di Allium c.).

Generali:

Utile soprattutto nella infiammazione delle membrane congiuntivali dove si produce abbondante lacrimazione. Il paziente migliora all’aria aperta. Cura affezioni catarrali dell’occhio e del naso. La lacrimazione è acre mentre lo scolo nasale non è escoriante (il contrario di Allium Cepa).

Mente:

Taciturno con avversione per la conversazione; distrazione. Indifferenza, indolenza, malinconia.

Occhi:

Lacrimazione di secrezione acre. Gli occhi lacrimano continuamente. La lacrimazione è corrosiva e lo scolo nasale non escoriante. Scolo spesso ed escoriante che esce liberamente. Bruciore e gonfiore delle palpebre; con tendenza a batterle continuamente.

Naso:

Corizza, fluente, profusa, non escoriante, con tosse violenta ed abbondante espettorazione.

 

Dulcamara

Caratteristiche: < con i cambi di tempo improvvisi, corizza asciutta con cefalea che migliora con lo scolo.

Generali:

Le manifestazioni catarrali si manifestano con i cambi di tempo improvvisi. Raffreddori estivi soprattutto quelli da fieno tardivi. La corizza può essere asciutta o secernente. La corizza asciutta è accompagnata da cefalea che migliora con il presentarsi dello scolo.

Mente:

Molto impaziente ed agitato senza sapere cosa vuole e rifiuto di cose che si erano chieste. Irritabilità con confusione e difficoltà a trovare la parola giusta.

Occhi:

In estate: profusa lacrimazione, acquosa, peggiorata all’aria aperta.

Naso:

Corizza secca. Completa ostruzione del naso. Si tappa durante il tempo freddo umido.

 

Nux vomica

Caratteristiche: dolori prementi, insopportabilità e ipersensibilità a tutto, prurito.

Generali:

Grande sensibilità agli stimoli esterni, luce, rumori, musica, odori; durante la malattia ipersensibilità a tutti i sintomi anche di poco conto. Il paziente non sopporta nulla. Si aggrava con il freddo, il vento, con i cambiamenti di tempo, con i cibi freddi, lavandosi con acqua fredda.

Mente:

Irritabile, sgarbato spesso con linguaggio offensivo. Se la prendono con chi sta loro vicino come se fossero la causa della propria malattia.

Occhi:

Congiuntiviti primaverili. Occhi cerchiati e lacrimosi. Dolori prementi e tensione negli occhi, specialmente aprendoli e guardando la luce. Occhi infiammati con rossore o tumefazione della sclerotica ovvero della congiuntiva.

Naso:

Prurito insopportabile nel naso. Sensibilità e rossore infiammatorio dell’interno del naso. Otturamento del naso, talvolta da un lato solo, e spesso con prurito delle narici e scolo di muco. Corizza, specialmente la mattina o la notte e corizza secco, con calore e peso alla fronte, ed otturamento delle narici. Corizza fluente il giorno o la mattina, con aridità ed otturamento, notturno del naso. Raspio nel naso o nella gola, calore nelle narici e starnuto frequente durante la corizza.

 

Ranunculus bulbosus

Caratteristiche: gonfiore, infiammazione, rossore, sensazione di escoriazione.

Generali:

Aggravamento con i cambi di tempo e di temperatura; il freddo umido, passando da un posto caldo ed uno freddo; con le correnti d’aria; con il movimento, il tatto.

Mente:

Pusillanimità ed inquietudine alla sera, collerico al mattino al risveglio, paura della solitudine.

Occhi:

Prurito negli occhi, infiammazione degli occhi e lacrimazione. Bruciore, sofferenza e dolore acuto nelle palpebre. Dolore acuto e bruciore all’angolo dell’occhio come da escoriazione. Dolore acuto nell’occhio come da fumo.

Naso:

Febbre da fieno. Naso gonfio, rosso ed infiammato con dolori tensivi e molte croste all’interno. Ostruzione del naso soprattutto in una stanza con dolori come da escoriazione. Copioso scolo di muco viscido dal naso.

 

Sabadilla

Caratteristiche: parossismi spasmodici seguiti da lacrimazione, starnuti violenti.

Generali:

Il rimedio ha una forte elettività per le prime vie aeree e le mucose digestive. La pratica clinica ha evidenziato che agisce bene su persone con costituzione debole, pelle chiara, capelli chiari e muscoli atonici. La rinite stagionale si presenta con starnuti in parossismi spasmodici seguiti da lacrimazione; scolo abbondante da naso di tipo acquoso; viso molto caldo e palpebre rosee e brucianti.

Mente:

Nervoso, timido con facili sussulti. Ogni sforzo mentale provoca mal di testa e tendenza al sonno.

Occhi:

Dolore acuto bruciante negli occhi. Rossore del lembo delle palpebre. Lacrimazione, soprattutto camminando all’aria aperta, guardando il chiarore, tossendo, sbadigliando.

Naso:

Starnuti violenti, spasmodici, scuotono l’addome e segue lacrimazione. Corizza fluente con lineamenti alterati e testa confusa. Ostruzione delle narici alternativamente.

 

Sanguinaria

Caratteristiche: alternativamente fluente e secca, bruciore, pressione, sensazione di screpolatura delle mucosse

Generalità:

Nelle fasi acute le guance sembrano verniciate di rosso e sono brucianti; pupille dilatate. Il paziente avverte sensazioni brucianti delle mucose come da acqua bollente. Sensazione che le mucose siano molto secche e si screpolino.

Mente:

Inquieti, agitati, ansiosi, irritabili, di cattivo umore e diminuzione della memoria.

Occhi:

Bruciore e secchezza negli occhi seguita da lacrimazione copiosa. Rossore degli occhi al mattino.

Naso:

Corizza fluente con frequenti starnuti peggio nella narice destra. Corizza, acquosa, acre; con pizzicori; con dolore da pressione alla radice del naso e punture nel naso. Corizza alternativamente fluente e secca. Perdita dell’odorato e del gusto.

 

Sticta pulmonaria

Caratteristiche: bruciore, pesantezza, secchezza.

Generali:

Il malato peggiora di notte, all’inizio della primavera, coi cambi di tempo, con il movimento. Irritazione del faringe con mucosità che provengono dalle narici posteriori. Secchezza del naso, del velo del palato. Si soffia il naso senza risultato. Mal di testa da corizza secca.

Mente:

Desiderio di parlare, di chiacchierare con difficoltà di concentrare la mente.

Occhi:

Dolore come se gli occhi fossero infiammati. Congiuntivite catarrale. Bruciore delle palpebre e pesantezza dei bulbi chiudendo gli occhi o ruotandoli, che aumenta durante l’intero giorno.

Naso:

Sensazione di pesantezza alla radice del naso, secchezza estrema del naso, senza secrezione ed incessanti starnuti.

 

http://www.luimo.org/news.php?id=NE000150

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LA MALATTIA COME MAESTRIA : LA SOFFERENZA NEL CORPO COME VIA VERSO L'ILLUMINAZIONE

L'ILLUMINATO E LA MALATTIA : SOFFRIRE IN UN MOMENTO, IN UNA SOLA VITA I DOLORI DI MOLTE INCARNAZIONI

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Talvolta il mio corpo e’ malato e la gente mi domanda:

“PERCHE’ SEI MALATO ? NON DOVRESTI ESSERLO!

UN ILLUMINATO NON DOVREBBE AMMALARSI!”

Ma chi ha detto che sia cosi’?

NON HO MAI SENTITO DI UN ILLUMINATO CHE NON SI SIA AMMALATO !!!!!!!

La malattia appartiene al corpo, non ha nulla a che vedere con la tua consapevolezza o con la tua illuminazione.

E talvolta accade che GLI ILLUMINATI SIANO PIU MALATI DEI NON ILLUMINATI!

Esistono dei motivi.

Essi appartengono allo spirito, hanno rotto i ponti col loro corpo che resta, ma l’attaccamento si e’ spezzato.

 

A CAUSA DI QUELLA SEPARAZIONE, SI MANIFESTANO MOLTE MALATTIE.

Ecco perche’ diciamo che un illuminato non rinascera’

In passato gli e’ stata data energia per molte vite; la sua vita ha una durata che verra’ rispettata ma, poiche’ l’energia interiore

Non lo alimenta piu’, il corpo e’ piu’ esposto alle malattie.

 

Ramakrisna  e’ morto di cancro,  Ramana Maharishi  e’ morto di cancro…e la lista e’ lunghissima…Yogi Bhajan aveva il diabete, era senza un rene, gli hanno fatto un by-pass coronarico …e finalmente il suo corpo e’ morto d’infarto….

 

Per i loro discepoli e’ stato un grande shock, ma a causa della loro ignoranza non sono riusciti a comprendere.

 

Si DEVE COMPRENDERE ANCHE UN’ALTRA COSA: QUANDO UNA PERSONA SI ILLUMINA, QUESTA SARA’ LA SUA ULTIMA VITA

COSI’ LA SOFFERENZA, SE L’ILLUMINATO HA QUALCOSA DA SOFFRIRE, DIVENTERA’ MOLTO INTENSA!

Per alcuni non c’e’ fretta, il dolore si distribuisce in molte vite,

per Ramana e gli altri, questa vita e’ l’ultima.

Tutto cio’ che lo accompagna dal passato, va completato; ogni cosa, tutti i karma, saranno piu’ intensi.

Questa diventera’  una vita condensata.

 

Talvolta E’ POSSIBILE- SEBBENE SIA DIFFICILE CAPIRLO- CHE SI SOFFRA IN UN MOMENTO I DOLORI DI MOLTE INCARNAZIONI.

L'articolo che stai leggendo continua sotto :
il linguaggio informatico di Dio
LIBRO IN VENDITA Scritto dal Dott. Emanuel Celano - Un testo unico che coniuga informatica, fisica quantistica e spiritualità
IL LINGUAGGIO INFORMATICO DI DIO [ QUI ]

 

In UN SOLO ISTANTE, L’INTENSITA’ DIVENTA IMMENSA, POICHE’ IL TEMPO PUO’ ESSERE CONDENSATO O DIFFUSO.

 

L’illuminato MAHAVIRA mori’ per dolori di stomaco, soffri’ per molti anni.

I suoi discepoli dovettero essere in difficolta’ perche’ hanno inventato una storia al riguardo.

Per giustificare le sofferenze di Mahavira hanno inventato una storia che rivela qualcosa su di loro, ma nulla su Mahavira

 

Sostengono che uno spirito malvagio lancio’ una forza maligna su di lui il quale l’assorbi’ solo a causa della sua compassione.

 

Essi non potevano concepire che il loro maestro soffrisse quindi dovettero trovare la causa da un’altra parte.

 

Un giorno avevo un raffreddore e un mio compagno abituale mi ha detto “devi aver preso il raffreddore di qualcun altro”

 

Ho cercato di convincerlo che non era cosi’, ma e’ impossibile convincere gli allievi.

Piu’ provi a convincerli, piu’ pensano di avere ragione!

 

La salute e la malattia riguardano quest’ultimo. Se vuoi intervenire sei ancora attaccato al corpo. Esso seguira’ il suo corso, non te ne devi preoccupare

Io sono solo un testimone

Il corpo e’ nato e morira’…… solo il processo del testimoniare resta per sempre.

 

 

Buon lavoro di purificazione anche a voi

E siate liberi dal giudizio, dalla mal-dicenza e dalla paura.

 

Siate integri e umili

E abbandonatevi con fiducia alla vita e al divino che c’e’ in voi, anche nelle prove

che vanno accettate, riconosciute e superate.

Prima fate “il lavoro” prima arriverete.

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TRATTO DA : OSHO - “ I SEGRETI DEL RISVEGLIO”:

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Come trasformare la rabbia

Come trasformare la rabbia

È molto facile controllare, è molto difficile trasformare. È molto facile controllare. Puoi controllare la rabbia, ma che fai? La reprimi. E che succede quando reprimi qualcosa?

La direzione del movimento cambia: prima andava all’esterno, e se la reprimi, inizia ad andare all’interno – la direzione cambia.

Che la rabbia si dirigesse all’esterno era una cosa positiva, perché il veleno deve essere gettato fuori. È male che la rabbia si muova verso l’interno, perché questo vuol dire che tutta la tua struttura corpo-mente verrà avvelenata. E se continui a farlo per un lungo periodo di tempo… come fanno tutti, perché la società insegna il controllo, non la trasformazione. La società dice “Con­trollati!” e, attraverso questo controllo, tutte le co­se negative vengono gettate sempre più in profondità nell’inconscio, e poi diventano un elemento costante dentro di te. Allora non è più che a volte sei arrabbiato e a volte no: sei arrabbiato e basta. A volte esplodi, e a volte non esplodi perché non c’è una scusa, o devi ancora trovarla. E ricorda si trovano scuse dappertutto!
Sei arrabbiato. Dato che hai represso tanta rabbia, ora non c’è mai un momento in cui non sei arrabbiato – al massimo, a volte sei meno arrabbiato e a volte di più. Tutto il tuo essere è avvelenato dalla repressione. Mangi con rabbia; quando una persona mangia senza rabbia ha una qualità diversa: è bello guardarla, perché mangia in modo non violento. Magari mangia carne, ma la mangia in modo non violento; tu forse mangi solo verdure e frutta, ma se la rabbia è stata repressa, mangi in modo violento.

Quando mangi, i denti, la bocca rilasciano rabbia. Fai a pezzi il cibo come se fosse il nemico. E ricorda: quando gli animali sono arrabbiati, che fanno? Sono possibili solo due cose – non hanno bombe atomiche e non han­no armi – che possono fare? o ti mordono o ti graffiano. 
Queste sono le armi naturali del corpo: unghie e den­ti. È molto difficile che tu faccia qualcosa con le unghie, perché la gente dirà che sei come un animale. Quindi l’unica cosa che ti rimane per esprimere la rabbia o la violenza è la bocca, e anche quella non puoi usarla per mordere qualcuno. Ecco perché diciamo ‘un morso di pane’, ‘solo un morso’.
Mangi il tuo cibo con violenza, come se il cibo fosse un nemico. E ricorda che, se il cibo è un nemico, non ti nutrirà veramente, nutrirà tutto ciò che c’è in te di malato. La gente che ha represso la rabbia mangia di più: nel loro corpo continuano ad accumulare del grasso inutile.

 

E hai notato che le persone grasse sorridono sempre? Senza motivo, anche se non c’è una ragione, le persone grasse continuano a sorridere. Perché? Questo è il loro volto, la loro maschera: hanno una tale paura della loro rabbia e della loro violenza che devono conservare sempre una faccia sorridente… e poi continuare a mangiare.


Mangiare di più è violenza, rabbia. Poi tutto questo si diffonde in ogni parte, in ogni campo della tua vita: farai l’amore, ma sarà più violenza che amore, avrà in sé molta aggressività. Ecco perché l’orgasmo profondo in amore diventa impossibile, perché in profondità hai paura che, se perdi completamente il controllo, potresti uccidere tua moglie o la tua amata, o la moglie po­trebbe uccidere il marito o l’amante. Hai una grande paura della tua rabbia!
La prossima volta che fai l’amore, osserva: stai facendo gli stessi movimenti che si fanno quando c’è un’aggressione. Osserva il volto, tieni uno specchio con te in mo­do da vedere cosa succede alla tua faccia! Tutte le di­storsioni della rabbia e dell’aggressione saranno presenti.
Nell’assumere il cibo, diventi arrabbiato: guarda una persona che mangia. Guarda una persona che fa l’amore – la rabbia è diventata così profonda che persino l’amore, un’attività completamente all’opposto della rab­bia, persino l’amore ne viene avvelenato. Allora basta che tu apra la porta e c’è rabbia; posi un libro sul tavolo e c’è rabbia, stringi la mano a qualcuno e c’è rabbia – perché ora sei rabbia personificata.

Con la repressione, la mente viene divisa. La parte che accetti diventa la mente cosciente, e la parte che neghi diventa l’inconscio. Questa non è una divisione naturale: accade per via della repressione. Nell’inconscio tu getti tutta la spazzatura che la società rifiuta. Ma ricorda che tutto ciò che getti via diventa sempre più parte di te: va nelle mani, nelle ossa, nel sangue, nel battito del tuo cuore. Adesso gli psicologi dicono che quasi l’ottanta per cento delle malattie sono causate da emozioni represse: tanti attacchi cardiaci vogliono dire che una tale rabbia è stata repressa nel cuore, un tale odio, che il cuore ne è stato avvelenato.
Perché? Perché l’uomo reprime tanto e diventa malato? Perché la società ti insegna a controllare, non a trasformare, e la via della trasformazione è completamente diversa. Tanto per cominciare, non è per niente la via del controllo, anzi è l’opposto.
Tanto per cominciare nel controllare reprimi, nella trasformazione tu esprimi. Ma non è necessario esprimere verso qualcun altro, perché l’altro è assolutamente irrilevante. La prossima volta che ti senti arrabbiato, vai a correre intorno alla casa per sette volte, e dopo siediti sotto un albero e osserva: dove è andata la rabbia? Non l’hai repressa, non l’hai controllata, non l’hai scaricata su qualcun altro, perché se la scarichi su qualcuno si crea una catena, dato che l’altro è stupido come te, inconsapevole proprio come te. Se scarichi la rabbia su di un’altra persona, e se l’altro è un illuminato, non ci sarà alcun problema: lui ti aiuterà a liberartene, a rilasciarla e a passare attraverso una catarsi. Ma se l’altro è ignorante come te, quando scarichi rabbia su di lui, reagirà. Getterà ancora più rabbia su di te, perché è represso proprio quanto te. Allora inizia il circolo vizioso: tu la scarichi su di lui, lui la scarica su di te, e diventate nemici.
Non gettarla su qualcuno. È la stessa cosa di quando senti di dover vomitare: non vai a vomitare su qualcuno. La rabbia ha bisogno del vomito. Vai in bagno e vomita! Ciò servirà a ripulire tutto il corpo: può essere pericoloso reprimere il vomito, e dopo aver vomitato ti sentirai fresco, alleggerito; ti sentirai bene, sano. Qualcosa non andava nel cibo che hai mangiato e il corpo l’ha rifiutato. Non volerlo tener dentro per forza.
La rabbia è solo un vomito mentale. Qualcosa non va in ciò che hai preso dentro di te, e tutto il tuo essere psichico vuole gettarlo all’esterno, ma non è necessario gettarlo su qualcuno. Dato che la gente lo butta sugli altri, la società ti dice di controllarlo.

Non è necessario gettare la rabbia su qualcuno. Puoi an­dare in bagno, puoi fare una lunga camminata: vuol di­re che c’è qualcosa dentro che ha bisogno di una forte attività per essere liberata. Vai a correre un po’, e sentirai che è stata eliminata, oppure prendi un cuscino e picchialo, combatti con il cuscino, mordilo finché mani e denti sono rilassati. Con una catarsi di cinque minuti ti senti subito alleggerito, e quando capirai questo, non ti scaricherai più su qualcun altro, perché è totalmente stupido.

Quindi la prima cosa, sulla via della trasformazione, è esprimere la rabbia, ma non con qualcuno: se la esprimi con qualcuno non la puoi esprimere totalmente.

Vorresti forse uccidere, ma non è possibile; vorresti mordere, ma non è possibile.

Ma puoi farlo con un cuscino. Il cuscino non reagisce, il cuscino non va in tribunale, il cuscino non ti è nemico, il cuscino non farà nulla. Il cuscino sarà felice, e riderà di te.

La seconda cosa da ricordare: sii consapevole.

Per restare in controllo, non c’è bisogno di alcuna consapevolezza: lo fai meccanicamente, come un robot. La rabbia appare, e c’è un meccanismo per cui di colpo ti chiudi tutto in te stesso, ti limiti. Se invece osservi, il controllo potrebbe non essere così facile.
La società non ti insegna mai a osservare, perché quando qualcuno osserva è completamente aperto. Questo è parte della consapevolezza: si diventa aperti, e voler reprimere qualcosa ed essere aperti è una contraddizione – la cosa finisce con l’emergere. La società ti insegna a chiuder­ti in te stesso, a rintanarti, senza lasciare nemmeno una pic­cola apertura perché qualcosa possa uscire.
Ma ricordati: se niente ha la possibilità di uscire, nello stesso tempo non riesce a entrare nulla. Quando la rabbia non può uscire, sei chiuso. Stai toccando una bella pietra, niente può entrare; guardi un fiore, niente può entrare – i tuoi occhi sono chiusi, morti. Baci una persona, niente può entrare perché sei chiuso. Vivi una vita insensibile.


La sensibilità cresce con la consapevolezza.

Con il controllo diventi ottuso, morto. È parte del meccanismo del con­­trollo: se sei ottuso e morto, niente può influenzarti, come se il corpo fosse diventato una fortezza, un bastione di difesa. Niente potrà influenzarti, né un insulto né l’amore.
Ma il costo di questo controllo è molto alto… e non è necessario. Diventa il solo scopo della vita: come controllarti – e poi morire! Lo sforzo di controllarti prende tutta la tua energia, e alla fine c’è solo la morte. Così la vita diventa qualcosa di noioso, di morto: stai solo tirando avanti in qualche modo.


La società ti insegna a controllarti e a condannare, perché un bambino si controllerà solo quando sentirà che una cosa viene condannata. La rabbia è una cosa cattiva; il sesso è una cosa cattiva; tutto ciò che deve essere controllato deve essere in qualche modo mostrato al bambino come peccato, come male...
La rabbia è qualcosa di molto vitale, perché è una forza protettiva. Se un bambino non può arrabbiarsi mai, non riuscirà a sopravvivere. In certi momenti devi essere arrabbiato. Il bambino deve mostrare il suo essere; il bambino in certi momenti deve affermare il suo ‘territorio’, altrimenti non avrà spina dorsale.

La rabbia è bella, il sesso è bello. Ma le cose belle possono diventare orrende. Dipende tutto da te. Se le condan­ni, diventano brutte, se le trasformi, diventano divine.

La rabbia trasformata diventa compassione, perché l’energia è la stessa.

 

Un buddha ha compassione: da dove ar­riva la sua compassione? È la stessa energia che prima diventava rabbia, quella stessa energia diventa compassione.
Quindi ricorda che se condanni un fenomeno naturale, diventa velenoso, ti distrugge, diventa distruttivo e suicida. Se lo trasformi, diventa divino, diventa una forza divina, diventa un elisir. Con questo tramite arrivi all’immor­talità, a un essere che non conosce la morte. Ma è ne­ces­saria una trasformazione.


Quando trasformi non controlli mai, diventi solo più consapevole. La rabbia accade, osservala! È un fenomeno bellissimo, energia che si muove dentro di te, e diventa rovente!
È proprio come l’elettricità nelle nuvole. La gente ha sempre avuto paura dell’elettricità: nei tempi passati, quando erano tutti ignoranti, pensavano che questa elettricità fosse un dio arrabbiato, minaccioso, che voleva punirli – che voleva creare paura in modo che la gente lo adorasse e si accorgesse che dio era là e voleva punirli.
Ma ora abbiamo addomesticato quel dio. Ora lo stesso dio passa attraverso il tuo ventilatore, o il condizionatore o il frigo – un dio che ti serve per tutto ciò di cui hai bisogno. Quel dio è diventato un’energia domestica, non è più arrabbiato e non è più minaccioso. Tramite la scienza, una forza esterna è stata trasformata in un amico.
La stessa cosa avviene per le forze interiori, tramite la religiosità. La rabbia è proprio come l’elettricità del corpo: non sai cosa farne. O ammazzi qualcuno o ammazzi te stesso. La società ti dice che se ti suicidi va bene, è un problema tuo, ma non devi ammazzare qualcun altro – e per quanto riguarda la società va bene così. Quindi o diventi aggressivo o diventi repressivo. La religiosità dice che sono sbagliati entrambi.
La cosa fondamentale è diventare consapevoli, arrivare a conoscere il segreto di questa energia, la rabbia, questa elettricità interna. L’elettricità è ‘calda’, e diventa la fonte dell’aria condizionata. Anche la rabbia è calda – e diventa la fonte della compassione.

La compassione è un’aria condizionata interiore. Im­prov­visamente tutto è fresco e bello, e niente può disturbarti, l’esistenza ti diventa amica. Adesso non ci sono più nemici… perché quando guardi attraverso gli occhi della rabbia, ognuno diventa un nemico; quando guardi attraverso gli occhi della compassione, ognuno è un amico, un vicino. Quando ami, dio è dappertutto; quando odi, c’è dappertutto il diavolo. È il tuo punto di vista proiettato sulla realtà.
È necessaria la consapevolezza, non condannare, e tramite la consapevolezza la trasformazione avviene spontaneamente. Se diventi consapevole della tua rabbia, la comprensione si fa strada in te. Solo con l’osservare, senza giudizi, senza dire questo è buono, questo è cattivo – solo osservando il tuo cielo interiore.

C’è il fulmine, la rabbia, ti senti scoppiare, tutto il sistema nervoso trema e si scuote, senti un tremito in tutto il corpo – è un bel momento perché quando l’energia è all’opera puoi osservarla facilmente, quando non c’è non puoi osservare.
Chiudi gli occhi e meditaci sopra. Non lottare, guarda cosa sta accadendo – il cielo pieno di elettricità, tanti fulmini, tanta bellezza – sdraiati a terra e guarda il cielo e osserva. Poi fai lo stesso all’interno.
Ci sono le nuvole, perché senza nuvole non ci può es­sere il fulmine: ci sono nubi nere, pensieri. Qualcuno ti ha insultato, qualcuno ha riso di te, qualcuno ha detto questo o quello… tante nuvole, nubi nere nel cielo interiore e tanti fulmini. Osserva! È una scena bellissima, e anche terribile perché non capisci. È misteriosa, e se il mi­stero non viene compreso, diventa terribile, ne hai pau­ra. Ma quando il mistero viene compreso, diventa una grazia, un dono, perché ora ne hai le chiavi, e con le chiavi sei tu il padrone.
Non è che lo controlli, diventi il padrone perché sei consapevole. Più diventi consapevole, più penetri in profondità, all’interno, perché la consapevolezza va verso l’interno: più consapevole, più dentro; totalmente consapevole, perfettamente dentro; meno consapevole, più all’esterno; inconsapevole – sei completamente all’esterno, che ti aggiri fuori della tua casa.
L’inconsapevolezza è un vagare all’esterno, la consapevolezza è un approfondirsi dell’interiorità.

Quindi guarda!

E se non c’è rabbia sarà difficile guardare: cos’è che puoi guardare? Il cielo è così vuoto, e non sei ancora in grado di guardare il vuoto. Quando c’è rabbia, guarda, osserva, e vedrai presto un cambiamento. Il momento in cui entra in gioco l’osservatore, la rabbia ha già iniziato a raffreddarsi, il calore si è perso. Allora puoi capire che tutto il calore è dato da te: è la tua identificazione che la rende bollente, e nel momento in cui senti che non è più calda, la paura se ne è andata, e non ti senti più identificato con essa, ti senti diverso, vedi una certa distanza. La rabbia è lì, come un lampeggiare intorno a te, ma tu non sei la rabbia.
Inizia a sorgere una collina – diventi un osservatore: giù nella valle c’è il balenare dei fulmini… la distanza cresce sempre di più… e arriva il momento in cui di colpo non sei più legato a quello che succede. L’identificazione è infranta, e nel momento in cui si rompe il legame, subito tutto questo infuocato processo diventa qualcosa di fresco, di nuovo: la rabbia diventa compassione.

Tratto da Osho, And the flowers showered


La rabbia è energia

Non dico che la rabbia è sbagliata. Dico solo che è energia, un’energia meravigliosa. Quando la rabbia appare, sii consapevole, e riconosci in essa il miracolo. Quando si presenta, riconoscila e se rimani consapevole ti sorprenderai – ci sarà una sorpresa per te e può essere la più grande della tua vita: se ne sei consapevole la rabbia svanirà. Si trasformerà, diventerà energia pura: la rabbia si trasformerà in compassione, in perdono, in amore.
E non c’è bisogno di reprimerla, così non ci sarà nessun veleno ad appesantirti. E non sarai arrabbiato, così non farai del male a nessuno. Siete entrambi salvi: l’altro, l’oggetto della tua rabbia, e tu stesso. Prima o soffrivi tu o soffriva quell’altro.
Quello che sto dicendo è che nessuno deve soffrire, basta prendere coscienza, lascia che ci sia consapevolezza. La rabbia arriverà ma sarà ‘consumata’ dalla tua consapevolezza. Non si può essere arrabbiati con consapevolezza e non si può essere avidi consapevolmente, o consapevolmente gelosi. La consapevolezza è la chiave di tutto.

Tratto da: Osho, The book of wisdom


O depresso o sempre incazzato
Ma non c’è un’altra maniera di vivere?


Stai trattenendo la tua rabbia, è dentro di te che si sta accumulando. Basta un piccolo insulto, e scoppi. La tua reazione è completamente sproporzionata all’insulto ricevuto. E molte volte te ne accorgi anche, che non era poi quella gran cosa – e allora perché hai reagito in quella maniera folle?
Certe volte non sei nemmeno stato provocato. L’altro non era nemmeno consapevole di insultarti, e tu ti sei offeso, sei diventato matto. 
Hai portato dentro di te la rabbia per un lungo periodo, e ora sta traboccando. Stava proprio aspettando il momento giusto per trovare una situazione ‘razionale’ e buttare la responsabilità sulle spalle altrui.
La pazienza è possibile solo se non continui a reprimerti, altrimenti diventerai insofferente.
Osserva: normalmente la rabbia non è negativa, fa naturalmente parte della vita, va e viene. Ma se la reprimi allora diventa un problema, allora continuerai ad accumularla. Allora non sarà più una questione di andare e venire; diventerà la tua essenza.
Allora non sarai arrabbiato qualche volta: continui a essere arrabbiato, rimani infuriato, e aspetti solo il momento che qualcuno ti provochi.
An­che un piccolo accenno di provocazione, e già prendi fuoco e fai cose delle quali poi dici di averle fatte ‘a dispetto di me stesso’. Analizza l’espressione ‘a dispetto di me stesso’, come puoi fare qualunque cosa contraria al tuo volere? Ma l’espressione è perfettamente adeguata.
La rabbia repressa crea una pazzia temporanea, qualche cosa che succede al di là del tuo controllo: vorresti reprimerla ma a un certo punto trabocca, esplode. Improvvisamente è sfuggita al tuo controllo. Non potevi far niente, non sapevi come fare – ed è venuta fuori. Una persona così può anche non arrabbiarsi, ma in realtà vive nella rabbia, se la porta sempre dentro.
Se guardi le persone… mettiti al lato della strada e osserva, troverai due tipi di persone, guarda le loro facce. Ci sono due tipi di persone: una è il tipo triste, che sembra sempre abbattuto, che si trascina dietro il peso della vita; l’altra è il tipo arrabbiato – con la pazzia che gli bolle dentro, pronto a esplodere in ogni momento. La rabbia è tristezza attiva; la tristezza è rabbia inattiva. Non sono due cose diverse.

Guarda il tuo comportamento: quand’è che ti ritrovi a essere triste? Sarai triste solo nelle situazioni in cui non puoi essere arrabbiato. Il capoufficio ti criti­ca e tu non puoi reagire, non sarebbe ‘economico’. Non puoi arrabbiarti e devi continuare a sorridere – allora diventi triste. L’energia diventa stagnante. Torni a casa da tua moglie e ogni piccolezza, ogni cosa irrilevante ti fa arrabbiare.
Alla gente la rabbia piace, la gustano, perché sentono che almeno fanno qualcosa. Invece nella tristezza senti che qualche cosa è stata fatta a te.
Eri dalla parte passiva. Ti hanno fatto qualche cosa e tu ti sei sentito impotente: non potevi rimbeccare, render la pariglia, non potevi reagire. Dopo una sfuriata, ti senti un po’ sollevato, dopo un grand’ attacco di rabbia ci si sente rilassati… stai bene, ti senti vivo. Anche tu puoi fare qualcosa.
Non puoi farlo col capo, ma puoi farlo con tua moglie. La quale aspetta il ritorno dei figli – non va bene infuriarsi troppo col marito! È lui il capo e la moglie dipende da lui: è rischioso arrabbiarsi. Aspetterà i bambini, e allora può sgridarli e picchiarli – per il loro bene.
E cosa faranno i figli? Andranno nelle loro camere, a stracciare i libri, a rompere le bambole, a maltrattare il cane o tormentare il gatto. Dovranno reagire, tutti dobbiamo reagire, se no diventiamo tristi.
Le persone che vedi per strada e che sono diventate tristi, – così tanto che la loro faccia non esprime nient’altro – sono persone così deboli, così giù – al gradino più basso – che non possono trovare nessuno con cui arrabbiarsi. Sono persone tristi.
Più su nella scala troverai persone arrabbiate. Più in alto vai, più troverai persone infuriate. Più vai giù più saranno tristi.

Se sei India, guarda gli intoccabili, la classe più bassa, sono tristi. E dopo vai a vedere i bramini – sono pieni di collera. Un bramino è sempre arrabbiato: per ogni sciocchezza diventa matto. È un bramino!
Un intoccabile può essere solo triste perché non ha nessuno più in basso di lui per scaricare la sua rabbia. 
Rabbia e tristezza sono le due facce della stessa energia… repressa.
La pazienza viene se non sei né arrabbiato né triste. La pazienza è un fenomeno meraviglioso. Se non sei arrabbiato con qualcuno, né sei triste ‘a causa’ di qualcuno – rabbia e tristezza se ne andranno entrambi. La tua energia si è sistemata, centrata; sei tornato a casa… pazienza vuol dire che sei tornato a casa. Adesso niente può distrarti o disturbarti, sei così felice, così beato che tutto il resto è irrilevante.
Qualcuno ti insulta: non hai bisogno di sentirti insultato, sei cosi felice. L’hai mai notato?

 

Se sei felice e qualcuno ti insulta non ti arrabbi. Se invece sei infelice diventi veramente arrabbiato e questo dimostra solo la matematicità del fatto.

Se sei infelice, sei pronto ad arrabbiarti, ma se sei felice, la stessa cosa non ti tocca affatto.
Se sei profondamente beato, gustando semplicemente ogni momento della tua vita come se fosse un regalo divino, che importa? Non ne vale la pena, hai già con te una cosa così preziosa e tutto il resto diventa irrilevante.

tratto da: Osho, Nirvana, l’ultimo incubo ECIG

 

http://www.oshoba.it/oshotimes/index.php?option=com_content&view=article&id=562&Itemid=67

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Cure naturali: alla scoperta della profumoterapia

Laromaterapia, fa riferimento agli stimoli olfattivi che attivano determinate ghiandole delsistema endocrino, che quindi producono neuro-chimici in grado di regolare in gran parte lo stato di equilibrio fisiologico.

La profumoterapia consiste invece nell’affidarsi interamente al proprio istinto, vale a dire al proprio naso.

In profumoterapia non è la sostanza aromatica che agisce ma bensì il suo odore.
Gli ormoni prodotti compensano una mancanza: se agiscono in senso positivo nell’equilibrio complessivo, allora avvertiamo una piacevole sensazione di benessere.
Il secondo modo in cui l’olfatto stimola una sensazione di piacere è indiretto ed è legato alle memorie olfattive.

In effetti, la memoria olfattiva è primordiale e associa ad un odore un’immagine emozionale.
La scelta della fragranza curativa giusta è guidata dall’istinto olfattivo, da una conoscenza innata stampata nei nostri geni, che ci fa riconoscere infallibilmente al fiuto la nostra “vibrazione curativa”. Il tuo naso è il tuo medico …

Ricordiamo che per ottenere risultati con la Profumoterapia è indispensabile che le fragranzesiano completamente naturali, poiché la forza vitale curativa della pianta non è presente nel suo surrogato chimico, e perché gli angeli profumati che custodiscono i poteri curativi delle piante non accorrono al richiamo del profumo chimico.
La parola giusta per indicare il modo di usare le fragranze della Profumoterapia è: “a piacere”.
profumi vanno usati a piacimento senza restrizione di alcun genere oltre che quella del proprio piacere. Vanno usati in qualsiasi momento come un profumo che si indossa o spruzzati nell’ambiente.
In effetti, la Profumoterapia è l’unica che si può definire come “La terapia del Piacere”.

Numerosi sono gli usi della Profumoterapia; per esempio, oggi ci soffermiamo su una maniera particolare per godere dei benefici degli aromi naturali: profumare le candele.

Come scegliere l’essenza giusta, la giusta profumazione per le creazioni?

Una delle caratteristiche che guida la scelta delle candele è proprio il loro aroma.
Nello scegliere un’essenza per profumare le proprie creazioni va sempre considerato che questa profumazione non si sentirà solo con la candela spenta ma sarà maggiore durante la sua combustione.

Durante la combustione, infatti, l’essenza mischiata alla cera che si scioglie, evapora e sprigiona i suoi effluvi. Se si sono scelte essenze naturali, cosa che consigliamo vivamente, si potranno anche ottenere effetti benefici, come per le candele balsamiche.
Se invece la scelta cade su essenze di origine chimica, quindi riproduzioni sintetiche degli aromi originari, queste fumigazioni saranno ben lontane dall’avere effetti benefici.

Partiamo dalle profumazioni più utilizzate.

Le essenze di cucina: si tratta di profumi con o a base di vaniglia e sono tuttora i più utilizzati come profumazione delle candele. Seguono cannellacaffégingertorta di mele(mela-vaniglia-cannella), zenzero.

Le essenze fruttate: favoriscono l’energia e occupano il secondo posto tra le preferenze degli appassionati di candele. Le più comuni sono limone/cedromela verde,fragolapescaciliegia.

Le essenze fiorite: al contrario di quanto si pensi, vista la diffusione di candele profumate alla rosa, le essenze fiorite non sono tra le più ricercate e acquistate. Alcuni ne sono addirittura infastiditi, forse perché abituati a essenze non naturali, molto forti e penetranti. Le essenze naturali hanno sempre un profumo molto delicato, difficilmente hanno un’alta concentrazione tale da indurre un disturbo, come accade invece per le essenze artificiali.
Tra queste ricordiamo l’onnipresente rosa, la lavanda, il lillà, la peonia, il gelsomino e lagardenia.

Le essenze zen: favoriscono il rilassamento e la meditazione. Sono spesso usate nelle Spa. Tra le più utilizzate troviamo lavandamentaeucaliptosandalotè verdeylang ylang

Vi riportiamo qui alcune combinazioni originali per la profumazione di candele, che potete trovare in commercio o magari fare anche da voi..
Boschi del nord: pino silvestre, eucalipto
Balsamico: pino silvestre, eucalipto, menta piperita, lavanda
Rilassante : lavanda, cedro, malaleuca
Energizzante : limone/cedro, zenzero, arancio
Sensuale: ylang ylang , vaniglia
Afrodisiaco: lime, zenzero, parchouli
Benvenuto (per la casa): vaniglia, cannella, lime
Concentrazione: rosmarino, cedro
Orientale: sandalo, ylang ylang, gelsomino, noce moscata

E voi? Qual è la vostra combinazione preferita?

Al prossimo articolo!

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