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Categoria: "Scoperte"

La fonte dell'invecchiamento nascosta nel cervello

E' l'infiammazione dell'ipotalamo a determinare quando si invecchia

La fonte dell'invecchiamento è nascosta in un'area del cervello già nota per il ruolo fondamentale svolto nella crecsita, nello sviluppo, nella riproduzione e nel metabolismo: l'ipotalamo. Ad indentificarla sono stati i ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University (New York) in uno studio condotto sui topi e pubblicato su Nature. “Ciò che è entusiasmante – ha sottolineato Dongsheng Cai, responsabile della ricerca – è che è possibile, almeno nei topi, alterare i segnali all'interno dell'ipotalamo per rallentare il processo si invecchiamento e aumentare la longevità”.

 

La scoperta si è basata sull'osservazione che durante l'invecchiamento dei tessuti si sviluppano fenomeni infiammatori e che uno dei principali regolatori di questa infiammazione è la proteina NF-kB. Cai e colleghi hanno dimostrato che nei topi l'attivazione di questa proteina nell'ipotalamo accelera significativamente i processi di invecchiamento, riducendo, ad esempio, la forza muscolare, lo spessore dell'epidermide e le capacità cognitive e accorciando la vita. Viceversa, bloccare NF-kB rallenta l'invecchiamento e aumenta l'aspettativa di vita del 20% circa.

 

Le scoperte dei ricercatori vanno però oltre questi dettagli e hanno svelato che l'attivazione di NF-kB nell'ipotalamo riduce i livelli dell'ormone GnRH, importante per la riproduzione, mentre l'iniezione di questo ormone nell'ipotalamo di topi anziani li protegge dalla difficoltà di produrre neuroni tipica dell'invecchiamento e dal declino cognitivo ad essa associato.

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Cervello in forma: pilates «in», dieta «out». Guarda la fotogallery

 

Secondo Cai prevenire l'infiammazione a livello dell'ipotalamo e aumentare la produzione di ormoni tramite iniezioni di GnRH rappresentano due potenziali strategie per aumentare l'apsettativa di vita e trattare disturbi associati all'invecchiamento.

di Silvia Soligon

http://salute24.ilsole24ore.com/articles/15488-la-fonte-dell-invecchiamento-e-nascosta-nel-cervello

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Fisica Quantistica e Spiritualita': Intervista a Vittorio Marchi

Il prof. Vittorio Marchi è un insegnante e un ricercatore di fisica, ma da molti anni le sue indagini e i suoi studi sono stati indirizzati verso tematiche normalmente non esplorate dagli scienziati. Studiando le ancora sconosciute potenzialità dell'essere umano, l'energia che permea tutto l'Universo, i misteri della vita e del cosmo, gli archetipi eterni, ha sviluppato uno speciale ambito di ricerca della realtà tra scienza e spiritualità, tra razionalità e misticismo, che rendono la sua vasta conoscenza unica e degna della massima attenzione. L'ho invitato a incontrare il pubblico al prossimo Festival della Letteratura di Cecina (LI) il 30 luglio 2011 e a concedermi la seguente straordinaria intervista che non mancherà di farci riflettere sulla natura di noi stessi e del mondo.

 

Come e quando un grande studioso di fisica come lei è passato dalla "Scienza" alla "Coscienza"?

 

Come? Osservando che la materia, ovvero il fondamento della visione meccanicistica della realtà, che si credeva "solida", densa, compatta ed intangibile, perdendo la sua consistenza materiale, si trasformava sempre di più in un Pensiero.

 

Quando? Considerando che noi fisici, ricercatori di un settore come quello del campo della fisica quantistica, confortati dagli studi delle neuroscienze, abbiamo scoperto al CERN di Ginevra che la "nuova sostanza primordiale", base della formazione dell'Universo, non è la "materia" (di cui si diceva sopra), bensì l'Informazione. Un campo di Coscienza universale, interamente intelligente. Un "Campo Energetico Unificato", come lo definisce oggi la fisica e che un tempo, circa 5000 anni fa, il mistico indicava con il nome di "Akasha".

 

Nel suo percorso quali sono stati i suoi Maestri ed i suoi principali punti di riferimento?

 

Il maestro è stato un libro, a lungo cercato, e poi il suo autore, grande amico di Enrico Fermi, che ha pensato bene di passarmi il "testimone". Il punto di riferimento è stata la "caduta del mito di Dio e della Creazione", determinata dal punto di incontro tra il misticismo orientale e la fisica quantistica. Finché la fisica non è scesa nei meandri del mondo subatomico, non è stato possibile comprendere le Sacre Scritture, ed in particolare quelle dei testi himalayani. Quando invece è discesa nelle profondità dell'invisibile, ho scoperto che tempo e spazio perdevano di significato. La verifica mi è stata data dal fatto che il misticismo orientale ha percorso questa strada, partendo dall'invisibile, mentre la scienza occidentale è partito dal grossolano del mondo materiale o visibile per incontrarsi con essa sul piano del "sottile".

 

I pensieri meno ordinari che lei esprime nei suoi libri e nelle sue conferenze le hanno mai creato problemi in ambito accademico?

 

Inevitabile. La psicoscienza e in particolare la psicofisica hanno scoperto una novità piuttosto dura da digerire. La fisica quantistica sta dimostrando che quel mondo naturale che si credeva così materialmente reale sta svanendo nella "irrealtà" della sua consistenza fisica. E cosa fanno i nostri più illustri leader del conservatorismo scientifico per correre ai ripari? Dicono che la materia solida è qualcosa di stabile e che le regole che si applicano al mondo subatomico non si applicano al mondo macroscopico newtoniano. Che insomma tra il micro e il macro esistono due diverse serie di leggi e di regole. Il che è falso come dimostrano tutti gli esperimenti eseguiti da Anton Zeilinger, professore di fisica all'Università di Vienna. Il quale è un esempio che fa eccezione alla regola. Il fatto è che ciò che ancora le varie accademie del mondo non accettano è che il mondo "spirituale" sia un prolungamento della scienza e ne rappresenti il suo completamento. Di qui l'ostracismo.

 

In che modo le più recenti scoperte della fisica quantistica confermano le visioni mistiche dell' antichità presenti in modo simbolico negli archetipi delle mitologie, dell' alchimia, dell' astrologia, dei Tarocchi...?

 

Il misticismo orientale afferma che Dio non è una entità, ma uno stato di consapevolezza e che uno scienziato unidisciplinare non lo troverà mai, perché viaggia con il paraocchi. Per questo c'è stato un Gesù che con la sua missione storica si è speso molto per osservare che "tutto l' Universo è figlio di una donna sterile". Una metafora per indicare come tutta la Creazione sia... Increata. Ma come fare per spiegare alla mente umana un concetto così impossibile da assimilare? Come fare ad illustrare che l'Universo è "inessente", e che quindi non diviene, nel senso che non viene in essere, ma è? Per cercare una via di uscita al problema il misticismo ha dovuto affidarsi al simbolo e al mito per esprimere un concetto di Assoluto Eterno che eliminasse l' idea dell' origine e della fine, della nascita e della morte delle cose e degli esseri umani. Ma il misticismo, tra archetipi, alchimie, astrologie e altro, mancava di un linguaggio adatto, di una "neolingua", capace di trasferire quanto sperimentato interiormente (spiritualmente) all'esterno. Per questo la scienza (quantistica), pur arrivando in ritardo, ha avuto il grande merito di tradurre in un linguaggio elaborato, ideale e più adatto alla massa qualcosa che ha le dimensioni dell'"infinito", per trasmettere tale "Informazione" alle capacità dell' intelletto umano. E allora, coincidendo con quanto affermato dalla verità mistiche millenarie, anche la fisica quantistica ha finito per concordare con i testi dei Veda e dei Vedanta nel dire che non esiste un "altrove" (relatività), bensì un "ovunque" (assoluto), non un luogo (spazio), ma la non-località. Non un tempo, ma un "hic et nunc" (qui ed ora). Sempre. Ecco perché oggi l'oriente riconosce che: "Scienza e Spiritualità sono come due gambe che consentono all' uomo di avanzare verso la meta".

 

Quale futuro immagina che la scienza possa riservare all' umanità e alla sua evoluzione spirituale?

 

Grandi passi, se i ricercatori del futuro, uscendo dai loro schemi mentali meccanicistici, si orienteranno verso un tipo di ricerca che li vedrà occupati in veste di ricercatori "spirituali" nel campo del "sottile", della coscienza cosmica e del campo unificato. Se riusciranno a superare quel LIMEN, un punto liminale o limite di separazione, causato da una soglia sensoriale, psicofisiologica, che procura all' uomo la illusione ottica di essere Altro dall'essere un unico con il Tutto e di non vedere che Osservatore e Osservato (come asserisce la fisica quantistica) sono UNO. Non per niente il termine "Uomo" deriva dal sanscrito "Manava", a sua volta derivato da "Manas", il "Pensiero" o "Coscienza Empirica". Si tratta quindi di incominciare a riconoscere che esiste una realtà fatta di una certa identità presente tra uomo e cosmo, relazione che si va facendo sempre più stretta, fino ad essere sostenuta oggi dalla stessa PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia). E non è un caso che la stessa Università di Southampton (Regno Unito, altra eccezione) nell'ambito del progetto "Coscienza Umana" abbia lanciato un invito alla collaborazione internazionale per lo studio di "Aware", connesso al processo conosciuto come "Awarness during Resuscitation" .

 

Qual è il ruolo dell' essere umano nell' Universo?

 

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Fondamentale. L' uomo è figlio di questo universo e questo universo è figlio dell'uomo. L'uno genera l' altro, come il seme l' albero e viceversa, in un apparente paradosso inesplicabile. Ognuna delle due "singolarità" non ha creata l' altra, altrimenti avrebbe duplicata se stessa, ma si è semplicemente riflessa (disuguaglianza simmetrica). "Tutto, assolutamente Tutto, è indissolubilmente e in continuità nucleo (uomo-particella) e Campo o Spazio Pensante" ("ondi-cella"- Coscienza/Vibrazione) (Schroedinger, 1958). La forma è solo un'area vibrazionale più densa del campo energetico unificato. Pertanto l'Osservato dipende dalla presenza dell'Osservatore. Lo scopo dell' universo del resto è quello di essere osservato. Senza l' osservatore non esiste l' Universo e/o osservato e viceversa. Sono Uno. Altrimenti se per assurdo così non fosse, la vita non sarebbe.

 

In molte occasioni lei ha parlato dell' Unità e dell' unione di ogni essere in un Tutto universale unico. Perché questo concetto è così difficile da accettare?

 

Semplice. Perché da millenni l' umanità è stata educata dalle varie Religioni del mondo, attraverso riti e cerimoniali vari, a credere all'esistenza di un Creatore e di un Creato. A parlare di un Dio Formale (in maniera antropomorfica) anziché di una Divinità Informale, come stato di Coscienza Cosmica. In questo modo la "Teologia morale" ha potuto tenere in scacco l' individuo, parlandogli di Giudizi universali, di condanne e di Peccato Originale, da cui poi egli si è sentito oppresso in maniera punitiva per le sue miserevoli "colpe". Riscattarsene oggi, con un DNA così preformato, è quasi un' impresa disperata. Da sempre il fatto che la materia sia intessuta in un modo così straordinariamente perfetto, fino a manifestare una intelligenza del più alto livello ed in modo così stupefacente, ha finito per implicare nella mente degli uomini la presenza nel mondo di un "Grande Progettista" geniale, di un "Grande Orologiaio" distaccato, di un "Grande Orchestratore" esterno, di un "Grande Architetto" costruttore, di un "Grande Regista", direttore dell'Universo. E ciò ha continuato ad avvenire, nonostante la ricerca abbia ormai dimostrato largamente che tutti i sistemi viventi (dato che neanche un atomo è materia inerte) abbiano mostrato un grado di assemblarsi da soli veramente strabiliante, a seguito di una trasformazione "auto-organizzata" o "auto-arrangiata" che lascia sbalorditi. Il concetto è difficile da accettare perché sfida il programma subdolo di una cultura millenaria che lo ha spacciato per la nozione più eretica e blasfema che si possa immaginare. E poi perché in quella dualità si annida il business dell' intermediazione, il più scandaloso affare di tutti i secoli. Un affare che è la madre di tutte le atrocità compiute dall' umanità, perché toglie dignità a qualsiasi cosa creduta altro da noi stessi e al nostro stesso simile. Quando invece siamo un "Singolo Organismo" o Campo di Coscienza Universale, Un Intatto interamente intelligente. Del resto, ci siamo mai chiesti: ma perché la verità si chiama verità? Non perché il suo contrario sia il falso, ma perché essa è Unica. Vedere ciò è diverso che dire che essa è non-falsa.

 

Ci sono stati o ci sono ancora individui o organizzazioni che in modo cosciente hanno operato affinché l' Uno apparisse come Due e tale apparente separazione fosse percepita come realtà?

 

Di queste ce n'è una miriade, laiche e religiose. Ma ce n'è una di vertice su tutte, cui tutte fanno capo: il "New Global Order". Tuttavia per l' approfondimento e l'analisi di questa enorme e micidiale struttura dominante, per la cui trattazione completa ci vorrebbe uno spazio a parte, è bene rimandare qui alla lettura dei libri La Scienza dell' Uno e Mirjel, il Meraviglioso Uno, entrambi testi del Gruppo Editoriale Macroedizioni, che ne fanno ampio riferimento.

 

New Global Order

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_complotto_del_Nuovo_Ordine_Mondiale#Idee_generali_sulla_finalizzazione_del_Nuovo_Ordine_Mondiale

 

Che cosa è il tempo? Esiste veramente o è una illusione mentale?

 

Con l'osservazione l'onda diventa corpuscolo. L'energia del Campo Unificato (intelligente) diventa materia. La materia si trasforma e produce il tempo e lo spazio (il momento e la posizione). Dunque il tempo nasce dalla trasformazione dell'energia in materia. Ma in realtà il tempo e lo spazio non esistono. Ci sono intervalli rapidissimi che sembrano succedersi in continuità tra una scomparsa e una apparizione di una particella e l'altra. Questi intervalli che sembrano susseguirsi in rapida successione sembrano andare a costituire il tempo. Ma così non è. Se il nostro occhio potesse avere un potere percettivo più veloce (più risolutivo), ci accorgeremmo che nulla fluisce e nulla scorre. Tutto è, anche se ciò sembra un ossimoro (paradosso), movimento è quiete – come diceva lo stesso Gesù (primo fisico quantistico ante litteram).

 

Solo ora forse si è incominciato ad intravedere che il "nulla" o il "vuoto" di cui parlavano il "realizzato" himalayano o il sufi islamico non stavano ad indicare il "niente", bensì il "pieno" di uno stato quantico vibrazionale, privo di spazio e di tempo e materia, dal quale, secondo il modello di Vilenkin del 1982 della Tufts University scaturisce il manifesto e ad esso ritorna eternamente in un ciclo senza fine e senza inizio. Il limite del nostro ragionare è che esso è lineare e si snoda in un'unica direzione, secondo un orientamento unidirezionale come il presunto sviluppo del tempo, mentre nella realtà noi non vediamo che esso è "ossidato" dalla nostra incapacità di renderlo circolare. E ciò dipende dal fatto che noi crediamo che il nostro tempo di vita sia inferiore a quello dell'universo, dalla concezione che ci siamo fatti di essere una parte, e "da parte", quindi marginali al Tutto, da cui ci sentiamo strappati, isolati e chiusi.

 

Il giorno però che ci renderemo conto che stiamo ritornando al Tutto (Uno), da cui pensiamo illusoriamente di essere stati tolti (col Due, espresso dal mito della caduta), allora capiremo il perché abbiamo l' impressione che il tempo scorra sempre in avanti, verso il futuro (che non c' è). E allora il tempo cesserà di esistere, perché Tutto ciò che è nell'Universo è già dentro di noi.

 

di Giovanni Pelosini

 

http://alkemica.net/articoli/entry/5-scienza-e-tecnologia/1332-fisica-quantistica-e-spiritualit%C3%A0-intervista-a-vittorio-marchi

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Il lamento sonoro degli alberi assetati

La scarsità d'acqua nel suolo provoca bolle d'aria nei vasi linfatici del tronco: lo schiocco che ne deriva somiglia al rumore di una cannuccia che aspira il liquido dal fondo del bicchiere.

Un albero che soffre per la siccità non lo fa in silenzio. Anche le piante si lamentano, e lo fanno con suoni appena percepibili, ma facilmente catturabili da un microfono. Un team di ricercatori dell'Università di Grenoble (Francia) ha provato a registrare questi rumori studiandone la precisa provenienza.

Gli alberi trasportano la linfa dal terreno alle estremità grazie a speciali vasi chiamati xilemi, che sfruttano le forze intermolecolari dell'acqua e quelle tra le molecole d'acqua e le pareti dell'albero per creare una singola colonna d'acqua da far salire in direzione dei rami. 

In caso di siccità, in queste colonne di linfa si formano bolle d'aria: un fenomeno detto cavitazione, cui alcune piante fanno fronte aumentando la pressione dell'acqua raccolta attraverso le radici, ma che in alcuni casi può risultare fatale.

Tutte le più belle foto di alberi: guarda

Un pianto sommesso per la sete

In alcune piante, il rumore della cavitazione è distinguibile sottoforma di uno schiocco non udibile dall'uomo ma percepibile nella gamma degli ultrasuoni. Immaginate di aspirare con una cannuccia le ultime gocce del vostro cocktail preferito sul fondo del bicchiere: ecco, qualcosa di simile, ma molto più attutito e facilmente scambiabile per uno scricchiolio del legno o un altro dei suoni presenti in natura.

I ricercatori hanno ricreato la situazione di un albero assetato in laboratorio, immergendo un pezzo di legno di pino completo di xilema in un gel dal quale era stata fatta evaporare tutta l'acqua: ben presto avvicinando un microfono al tronco sono stati registrati distintamente i suoni della cavitazione, circa la metà di tutti gli scricchiolii emessi dal legno. La ricerca potrebbe contribuire a insegnare a riconoscere i segnali d'allarme lanciati dagli alberi sotto stress, e arrivare magari a innaffiarli per tempo.

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Come fanno le radici degli alberi ad evitare gli ostacoli?
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Come fanno le radici a "farsi strada" nel suolo, evitando gli ostacoli?

 

 

radici

Le radici degli alberi riescono a insinuarsi ovunque: emergono dal terreno spaccando l'asfalto e aggirano sassi e altre radici che incontrano durante la crescita. Uno studio condotto dal John Innes Centre, un istituto di ricerca inglese specializzato in botanica e microbiologia, ha mostrato che questa capacità è permessa da un sistema di "navigazione" basato su una particolare peluria di cui tutte le radici sono ricoperte. Questa peluria agisce come le vibrisse (baffi) dei gatti: "sente" gli ostacoli lungo il percorso di sviluppo alla ricerca di nutrimenti.

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Radici "a tastoni". Quando incontra una roccia, un sasso o un altro ostacolo, come ad esempio le fondamenta di una casa, la peluria lo percepisce grazie a un sistema chimico decisamente evoluto: sulla punta di ogni "pelo" è collocata infatti una proteina (Rhd2) coinvolta nella produzione delle sostanze che stimolano l'assorbimento di calcio proveniente dal terreno, indispensabile per la crescita della pianta. Il calcio mette in funzione la Rhd2, generando così un "circolo virtuoso" che si interrompe solo quando i peli incontrano qualcosa che ne blocca l'assorbimento. È a quel punto che, per riprendere il normale ciclo, la radice cambia direzione aggirando l'ostacolo.

 

 

Le radici degli alberi riescono a insinuarsi ovunque: emergono dal terreno spaccando l'asfalto e aggirano sassi e altre radici che incontrano durante la crescita. Uno studio condotto dal John Innes Centre, un istituto di ricerca inglese specializzato in botanica e microbiologia, ha mostrato che questa capacità è permessa da un sistema di "navigazione" basato su una particolare peluria di cui tutte le radici sono ricoperte. Questa peluria agisce come le vibrisse (baffi) dei gatti: "sente" gli ostacoli lungo il percorso di sviluppo alla ricerca di nutrimenti.

Radici "a tastoni". Quando incontra una roccia, un sasso o un altro ostacolo, come ad esempio le fondamenta di una casa, la peluria lo percepisce grazie a un sistema chimico decisamente evoluto: sulla punta di ogni "pelo" è collocata infatti una proteina (Rhd2) coinvolta nella produzione delle sostanze che stimolano l'assorbimento di calcio proveniente dal terreno, indispensabile per la crescita della pianta. Il calcio mette in funzione la Rhd2, generando così un "circolo virtuoso" che si interrompe solo quando i peli incontrano qualcosa che ne blocca l'assorbimento. È a quel punto che, per riprendere il normale ciclo, la radice cambia direzione aggirando l'ostacolo.

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Stringere i pugni aiuta a ricordare

Una nuova ricerca della Montclair State University svela un piccolo trucco per aiutare la memoria: stringere il pugno destro prima di memorizzare e il pugno sinistro prima di richiamare alla mente

Washington, 26 aprile 2013 - Da una nuova ricerca della Montclair State University, pubblicata sulla rivista ‘PLoS One’, arriva un piccolo trucco per aiutare la memoria: quando si deve ricordare una lista di oggetti, stringere il pugno destro prima di memorizzare e il pugno sinistro prima di richiamare alla memoria l’elenco. Gli scienziati hanno effettuato un esperimento di memorizzazione con 72 volontari.

 

Il gruppo a cui era stato detto di compiere queste azioni aveva delle performance mnemoniche migliori rispetto agli altri. “Queste scoperte suggeriscono che semplici movimenti del corpo, cambiando temporaneamente le attività a cui il cervello si sta dedicando, possono migliorare la memoria. Future ricerche esamineranno se stringere il pugno può migliorare anche altre forme di cognizione, per esempio le abilità spaziali o verbali”, ha spiegato Ruth Proppe, che ha condotto la ricerca.

http://qn.quotidiano.net/salute/2013/04/26/879476-stringere-pugni-aiuta-a-ricordare.shtml

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I BIOFOTONI, il cancro e il Dna

Mi piace INIZIARE questo articolo con una citazione di F. A. Popp eminente fisico:

... Oggi noi sappiamo che l'uomo è essenzialmente un essere di luce. E la scienza moderna della fotobiologia ce ne sta fornendo le prove. Nel campo della salute ... le implicazioni sono enormi. Adesso sappiamo, per esempio, che la luce può generare, o arrestare, delle reazioni a catena nelle cellule, e che il danno genetico cellulare può essere virtualmente riparato , nel giro di alcune ore, da deboli fasci di luce.

 

Albert Popp, i bio-fotoni, il cancro e il DNA

Tutte le cellule del corpo umano producono luce... noi siamo immersi in un oceano di luce, dove la luce agisce da informazione e messaggio.

L'intensità di questi fotoni, ad un alto grado di coerenza, è molto importante per la nostra salute psico-fisica.
Altra cosa molto importante da considerare è l'interferenza tra campi elettromagnetici, campi in cui siamo immersi continuamente, onde radio, televisive, wireless.... onde che interferiscono con il nostro campo elettromagnetico.

La coerenza indica un messaggio molto chiaro, senza disturbo... come una corretta sintonizzazione alla radio. I problemi e le malattie arrivano quando questa sintonizzazione viene a mancare o viene disturbata da altre radiazioni elettromagnetiche.

 

Fritz Albert Popp ha mostrato di possedere talento e genialità sin da quando era studente. Dopo una prima infatuazione per la filosofia (che continuò comunque a coltivare) decise di intraprendere gli studi di fisica. La sua carriera è stata rapida e brillante, e dalla fisica teorica è passato alla fisica delle radiazioni, quindi alla biofisica, ottenendo ben presto una cattedra di radiologia all'università di Marburg.


Studiando l'effetto delle radiazioni sui sistemi viventi, il professor Popp si è imbattuto in alcune proprietà molto interessanti dei composti chimici cancerogeni: tali composti infatti agiscono da "rimescolatori di frequenze" in un range molto preciso, quello dei 380 nanometri.

La luce che vediamo intorno a noi è generalmente composta da un insieme di infinite componenti, ognuna con una frequenza e lunghezza d'onda ben precisa (la lunghezza d'onda è uguale alla velocità della luce divisa per la frequenza, quindi una singola componente della luce si può caratterizzare indiferentemente tramite uno qualsiasi dei due parametri).

Indagando sulla particolare radiazione luminosa con lunghezza d'onda di 380 nanometri scoprì che essa è associata al fenomeno della foto-riparazione. Se infatti una cellula viene rovinata (e persino quasi totalmente distrutta) dalla luce ultra violetta, essa può ripararsi da sola nel giro di una giornata se viene esposta ad una radiazione della stessa frequenza ma di intensità molto più bassa. Questo fenomeno avviene con intensità massima proprio alla lunghezza d'onda di 380 nonometri.

Queste sue prime scoperte lo portarono per un po' di tempo ad avere fama e notorietà, ed a partecipare ad un congresso internazionale ove espose la sua convinzione che la spiegazione più ovvia di quanto da lui scoperto fosse che i sistemi viventi emettessoro della luce a determinate frequenze e che i composti cancerogeni (in quanto rimescolatori di frequenze) ne bloccassero la trasmissione ... e che proseguendo l'indagine su quella strada si potesse arrivare a scoprire una cura naturale per il cancro basata sull'utilizzo di particolari frequenze elettromagnetiche.

A questo punto però si trovò di fronte alla sfida di dimostrare tale supposizione, ovvero di provare che vi fosse luce nei corpi degli esseri viventi, e che tali organismi emettessero realmente della luce (luce propria e non riflessa ovviamente).

Per fortuna Popp entrò in contatto con un dottorando, Bernhard Ruth, che costruì un apposito strumento (basato su di un fotomoltiplicatore) permettendo a Popp di dimostrare senza ombra di dubbio che i vegetali, anche se cresciuti e tenuti all'oscurità, emettono dei fotoni, ovvero delle particelle di luce.

Era il 1976, ed erano stati finalmente scoperti i bio-fotoni.

Adesso ci troviamo nel 2013: quanti di noi sanno dell'esistenza di tale tipo di radiazione? Pochi, pochissimi, quasi nessuno? Forse perché si tratta di un tipo di conoscenza che non deve essere diffusa? Ben sappiamo come vengono osteggiati i medici che scoprono rimedi naturali contro il cancro e le altre malattie, ed è facile immaginare anche il potenziale malefico di una simile scoperta qualora venga studiata ed approfondita all'interno dai laboratori militari.

Ed infatti la fama, la notorietà, e la carriera di Fritz Albert Popp stavano per affrontare un blocco improvviso, perchè qualcuno molto in alto ben presto decise che i suoi studi non dovevano più proseguire nè avere ampia diffusione.

Quando infatti proseguì nelle sue ricerche e pubblicò gli strabilianti risultati ottenuti iniziò a subire l'ostilità dell'ambiente accademico, e gli studenti che volevano studiare con lui i biofotoni venivano ostacolati. Alla scadenza del contratto l'università decise di non rinnovarlo e due gironi prima di tale scadenza i funzionari dell'università fecero irruzione nel suo laboratorio per sequestrare la sua strumentazione (ufficialmente denigravano i risultati ottenuti con tali strumenti, ma poi cercarono di accaparraseli). Per fortuna restarono a mani vuote perchè Popp, avvertito in tempo del blitz, aveva nascosto i suoi preziosi strumenti.

Da notare che l'università si rifiutò persino di pagare a Popp una cifra di 40.000 marchi (circa 25.000 euro) che gli spettava di diritto, e che il professore ottenne solo dopo avere intentato una causa civile.

Ma cosa aveva scoperto di tanto incredibile e di così fastidioso Fritz Albert Popp? Aveva scoperto che l'emissione di biofotoni mostrava una caratteristica altamente inattesa, ovvero quella della coerenza (fotoni che vibrano in sintonia, in concordanza di fase e con la stessa frequenza). Tale coerenza è un fenomeno che si manifesta artificialmente nei laser ed era incredibile poterla osservare come risultato di un processo biologico.

E andando avanti scoprì che le molecole all'interno delle cellule rispondono a determinate frequenze, che le radiazioni bio-fotoniche sono collegate allo stato di malattia o di salute di un organismo, che esse vengano utilizzate dalle cellule di un organismo vivente per una sorta di efficientissima comunicazione elettromagnetica inter-cellulare, che vengono anche scambiate tra organismi della stessa specie (dai batteri alle pulci d'acqua), che la molecola vivente che più di ogni altra è deputata alla ricezione ed alla trasmissione dei bio-fotoni è il DNA.

Tutte queste scoperte messe assieme distruggevano l'intero costrutto assiomatico della biologia ortodossa fondato sul primato del DNA ed aprivano la strada alla nuovo biologia fondata sulla genetica ondulatoria e sull'epigenetica.

Secondo la biologia ortodossa infatti nel DNA risiederebbero le istruzioni per la formazione di un organismo, eppure per quanto se ne sapesse fino a pochi decenni fa i geni del DNA servivano solo a determinare la costruzione di specifiche proteine; nessuno sapeva spiegare come tale proteine venissero assemblate secondo uno schema ben preciso per creare nuove cellule nè come le nuove cellule che si venivano man mano formando potessero sincronizzare la loro crescita, il loro sviluppo, la loro specializzazione. Nessuno sapeva spiegare, per esempio, come una cellula X potesse sapere che doveva dare inizio ad un arto mentre la cellula accanto doveva dare inizio ad un organo interno.

La scoperta dei bio-fotoni permetteva di spiegare tramite quale mezzo avvenissero queste comunicazioni e sincronizzazioni (fra cellule di uno stesso organismo, ma anche tra colonie o branchi di esseri della stessa specie), anche se restava da comprendere dove fosse scritto il programma di costruzione di un organismo, dato che al momento nessuno studioso del DNA ha trovato in esso nessuna informazione codificata che corrisponda al piano di sviluppo di un essere pluricellulare (e nemmeno monocellulare).

Un'ipotesi rivoluzionaria è quella del biologo R. Sheldrake che considera che tali programmi vengano depositati e poi letti nei cosiddetti campi morfici che potrebbero da un punto di vista puramente fisico, essere contenuti nelle vibrazioni del Campo di Punto Zero, ovvero in una struttura vibratoria del vuoto quantistico. Lo stesso Popp del resto pensava che l'emissione dei bio-fotoni interagisse col Campo di Punto Zero.

Dal punto di vista della salute le scoperte di Popp sui bio-fotoni permettevano di giustificare l'efficacia dell'omeopatia, della pranoterapia, del reiki etc.... ed apriva la strada ad importanti applicazioni curative.

Una scoperta importantissima di Popp sui bio-fotoni è che gli organismi in buona salute emettono bio-fotoni molto coerenti e gli organismi in cattiva salute emettono fotoni meno coerenti, con l'eccezione dei malati di sclerosi multipla ove la coerenza bio-fotonica è spinta all'eccesso, come se in quel caso l'eccesso di ordine risultasse fatale.

Forte di tali scoperte Popp riuscì a guarire una donna, malata terminale di cancro, utilizzando dell'estratto di vischio. Il rimedio fu scoperto testando diversi estratti vegetali su un campione di tessuto malato della donna e notando che il vischio tendeva a ripristinare lo stato di coerenza dei bio-fotoni.

DA Fritz Albert Popp

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