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Categoria: "Notizie scottanti"

Curare i tumori con la medicina integrata

Curare i tumori con la medicina integrata

Eleonora e Alessandra sono due giovani donne che, ammalate rispettivamente di leucemia e di cancro al seno, hanno deciso di non sottoporsi alla chemioterapia: purtroppo le loro vite, come abbiamo letto su tutti i giornali e ascoltato in radio e in tv,  si sono spezzate all'età di 18 e 34 anni, sollevando dibattiti e reazioni anche forti sulla scelta di rifiutare la medicina convenzionale (su questa abbiamo sentito Daniela Valenti e Giovanni Piero Frezza, che ne spiegano la riduzione degli effetti collaterali)  a favore (unicamente) di un approccio alternativo (l'intervista a una donna che ha scelto di evitare chemio e radio). Durissimo il commento di Umberto Veronesi, che ha parlato di imbonitori e approfittatori delle condizioni disperate dei malati. 

Ma il rifiuto categorico della chemio, della chirurgia oncologica e della radioterapia non è certo l'unica via per chi si pone delle domande e nutre dei dubbi spesso rafforzati dal timore che le cure possano essere legate al grande business delle case farmaceutiche: "Evitiamo gli approcci radicali ed estremizzati, quelli che vedono solo il bianco e il nero, quelli che spesso maturano attraverso pregiudizi, disinformazione o informazione di parte a volte tendenziosa o anche incosapevolmente" il monito di Marcella Brizzi, medico esperto in medicina integrata con la fitoterapia e le medicine non convenzionali che esercita presso il Centro Metodologie Naturali di Riolo Terme.

L'utilizzo combinato di sostanze naturali e di cure chemioterapiche ha un nome, si chiama "medicina integrata" e deriva da un approccio ‘olistico’ che tiene conto della persona in toto: "Non si limita alle terapie proposte secondo protocolli generalizzati dalla medicina che definiamo convenzionale - spiega la Brizzi - e punta a mettere l'intero organismo nelle migliori condizioni possibili per ottimizzare la risposta individuale alle terapie, convenzionali e non, riducendone al massimo gli eventuali effetti collaterali avversi e il rischio di insuccesso e di recidive".

Come la si pratica?

"Intanto sottolineo che il processo di guarigione avviene grazie alla reattività dell’organismo e ai meccanismi naturali di difesa e auto-riparazione, insieme ai quali possono agire utilmente rimedi e farmaci nelle dosi e combinazioni appropriate. Se non viene ostacolato, e piuttosto viene messo nelle condizioni di poterlo fare al meglio, l’organismo sa riparare da solo  la più parte delle malattie, compresi i tumori, che non raramente sono diagnosticati o ipotizzati dopo esser già guariti, e da sempre si osservano casi di guarigioni ’inspiegabili’ secondo la scienza dell’epoca. Da più di trent’anni le ricerche internazionali e l’esperienza clinica, non solo quelle dell’esimio prof. Luigi Di Bella e dei medici che hanno applicato la multiterapia biologica antitumorale secondo il suo metodo, mostrano che l’integrazione con sostanze antiossidanti come le miscele vitaminiche di retinoidi con vit. E, C e D, il Calcio favoriscono la normalizzazione delle cellule degenerate ma ancora in grado di recuperare, e l’apoptosi (auto-eliminazione) di quelle troppo anomale e deteriorate. La supplementazione di melatonina, sostanza regolatrice prodotta dall’organismo, e/o dei suoi precursori, migliora la risposta immunitaria antitumorale oltre che la qualità del sonno, fase imprescindibile durante la quale agiscono massimamente i nostri meccanismi di autoriparazione e riequilibrio. E’ dimostrata l’utilità specifica di molti rimedi vegetali come Curcuma e Te verde, e di funghi dagli effetti curativi (micoterapia) come Agaricus BM, Ganoderma o Reishi, Shitake (Lentinus edulis), Maitake (Grifola frondosa), Polyporus.. Da diversi anni alcuni medici ricercatori di stampo indubbiamente ‘convenzionale’ fra cui Maurizio Pianezza, Philip Lagard, il già citato Luigi Di Bella e suo figlio Giuseppe, suggeriscono e sperimentano una differente modalità di applicazione dei farmaci chemioterapici: basse dosi quotidiane per via orale piuttosto che dosi ‘eroiche’ endovena ogni 3 settimane, per ottenere più efficacia contro la proliferazione di cellule anomale e minori effetti avversi.
La vera scienza medica è una e una sola, più vasta possibile, e con un solo scopo: agevolare e rendere più probabile la capacità di guarigione di ogni paziente! E la scelta di 'integrare' varie conoscenze e approcci per sostenere un organismo che deve affrontare terapie impegnative come chemio e radioterapia e/o la chirurgia, si attua attraverso lo studio del singolo caso, della sua costituzione energetico-funzionale, delle predisposizioni ereditate o acquisite per familiarità, condizionamenti e abitudini, al fine di supportarne i punti meno forti, migliorarne la funzionalità e la risposta alle terapie, favorire la depurazione e il lavoro degli organi emuntori (fegato, reni, intestino, polmoni, pelle e mucose), ottimizzarne gli equilibri energetici e la reattività. Far si' che si conoscano i punti deboli, si prendano in considerazione gli stili di vita, l'alimentazione, gli stati d'animo e la mentalità cioè la filosofia di vita di ciascuno, e informare i pazienti sulle scelte che condizionano il modo di funzionamento dell'organismo, significa fare vera prevenzione, sia primaria rispetto l’evitare di ammalarsi, sia dei rischi di complicanze e recidive di malattia, migliora l’efficacia delle terapie e spesso consente di ridurre le dosi dei farmaci e i tempi di ricovero ". 

Come segue i suoi pazienti e quali sono gli effetti di un approccio di tipo integrato?

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"Pratico la medicina generale integrata, mettendo insieme le conoscenze della medicina convenzionale (attualmente in grande fermento grazie a innovative ricerche e scoperte come quelle di Carlo Ventura sulla capacità di stimolare le cellule staminali presenti nei nostri organi e tessuti attraverso onde acustiche ed elettromagnetiche specifiche, al fine di riparare danni, lesioni e anomalie..)  con quelle delle medicine tradizionali come quella cinese, ayurvedica ed europea, la fitoterapia e la micoterapia, le terapie low-doses, l’omeopatia, e varie pratiche della naturopatia come l’auto-ascolto, la meditazione, la riflessologia.. per citarne solo qualcuna. I vantaggi sono il miglioramento delle condizioni generali del paziente, la maggiore sostenibilità delle terapie convenzionali utili e la riduzione degli effetti indesiderati". 

L'alimentazione gioca un bel ruolo...giusto?
"Le scelte alimentari sono fondamentali per sostenere il sistema immunitario e pilotare il ‘terreno’ del paziente attraverso il metabolismo, l’equilibrio acido-base dell’organismo, e la modulazione del ‘microbioma’ digerente, cioè le popolazioni batteriche che abitano le nostre mucose e che le più moderne scoperte confermano essere fattore basilare per il corretto svolgersi di molte funzioni fra cui quelle immunologiche, cosa che la medicina tradizionale europea e quelle orientali, avevano intuito e insegnavano fin dall’antichità, e che insieme ad altri medici e ricercatori come Erus Sangiorgi e Giuseppe Zora studiamo ed applichiamo da parecchi lustri. Quindi non solo chirurgia, chemioterapia e radioterapia, ma integrazione secondo una visione olistica della salute e della malattia, comprese naturalmente le scelte legate alla nutrizione, che molto influiscono, positivamente o negativamente, anche nella prevenzione di disturbi collaterali e ricadute". 

Cosa dicono le statistiche? Quale l'atteggiamento dei suoi colleghi?
"Purtroppo il Ministero della Salute non chiede ai medici, agli ospedali e ai poliambulatori del servizio sanitario di raccogliere i dati relativi a tutti i casi: sia di chi ha scelto la medicina convenzionale, sia di chi sceglie quella integrativa e tanto meno di quelli che rifiutano la chemioterapia in favore di altri approcci, di seguirne l’andamento clinico al fine di compararli in studi che costerebbero assai poco, sarebbero sempre più vasti e potrebbero dare utilissime informazioni. Molti medici di base e alcuni oncologi ‘illuminati’ accettano di osservare chi cerca altre vie, ma la maggior parte di loro fa ostracismo: 'O ti curi secondo il  protocollo ufficiale o non venire neppure' dicono ai pazienti ‘non convenzionali’. Trovo questo atteggiamento assurdo, anticostituzionale e anti-scientifico, oltre che assai poco etico. Ogni persona ha diritto di affrontare gli eventi della propria vita, comprese le malattie, nei modi che ritiene più adeguati a sè, infatti ogni corretta pratica medica richiede oggi che il paziente che vi si sottopone dia preventivamente il proprio consenso informato. Il diritto di scegliere la propria cura è scarosanto ma lo si può agire solo avendo a disposizione informazioni esaurienti validate da organismi e strutture il cui fine sia promuovere, con tutti i mezzi scientifici ed economici di cui disponiamo, la prevenzione e la salute collettiva e individuale ottimali. La medicina non è scienza esatta ma arte di applicare conoscenze ed esperienza adattandole ad ogni singolo caso; e il medico, qualunque siano le proprie convinzioni, oltre ad esporle in modo chiaro e comprensibile nell’indicare al paziente la proposta terapeutica, dovrebbe dedicarsi con interesse, rispetto ed empatia a qualunque caso, anche a chi non guarisce.. e anche a chi ‘sbaglia’ di testa propria o mal consigliato, poiché in ogni caso offre al medico stesso e alla collettività importante occasione di osservazione e verifica. Ciò attiene alla formazione e gestione del personale sanitario ed è un altro discorso seppur collaterale, poichè anche qui sarebbe assai utile, anzi necessario, integrare diversi approcci e competenze. Sul tema del rapporto medico-paziente, ma anche sull’importanza terapeutica della filosofia e della medicina psico-somatica suggerisco l’avvincente documentato romanzo ’Le lacrime di Nietzsche’ di Irvin Yalom, ed. Neri Pozza".

 
 
 
Quali aspetti rendono alcuni pazienti diffidenti rispetto alle cure tradizionali?
"Lo spettro è quello della medicina ‘mercantile’ più che scientifica, cioè che l'interesse economico dell'industria tecnologico-farmaceutica, i vantaggi personali dei dirigenti, e il disinteresse pubblico su ciò che è altro e innovativo rispetto alle cure convenzionali abbiano il sopravvento, e che le priorità di chi decide i protocolli terapeutici siano altre rispetto alla cura stessa del paziente. In ogni caso, penso che più che schierarsi sia utile informare e favorire occasioni di confronto e messa in comune di dati ed esperienze. Con l'associazione TING –Spazzavento, a questo scopo, abbiamo organizzato un incontro pubblico a Bologna sabato 26 novembre in cui, insieme a Carlo Ventura, Maurizio Pianezza,  Erus Sangiorgi, Giuseppe Zora e altri medici e scienziati, metteremo a confronto le esperienze e i risultati di ‘nuove ricerche nella terapia dei tumori per una medicina dell’integrazione’: questo il titolo del convegno, il cui programma dettagliato verrà pubblicato a breve". 

 

http://www.bolognatoday.it/cronaca/curare-i-tumori-con-la-medicina-integrata.html

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SALUTE: CENTENARI ITALIANI STANNO MEGLIO DI CHI HA 25 ANNI DI MENO

Cento anni e non sentirli.

Sono oltre 16 mila in Italia le persone che hanno spento almeno 100 candeline, un numero più che raddoppiato negli ultimi 10 anni (erano solo 6.100 nel 2002), a cui si aggiunge un gruppo crescente di super centenari, che hanno raggiunto i 110 anni d’età.

Ebbene, rispetto ai più 'giovani', i centenari italiani sembrano più in forma: mostrano infatti una prevalenza significativamente più bassa di diabete (il 19,1% contro il 41,7%), di fibrillazione atriale (del 19,1% contro il 37,5%) e meno della metà di malattie coronariche. "Nuovi studi prevedono che chi nasce oggi vivrà sino a 100 anni, lo credono i ricercatori del Ageing Research Centre della University of Southern Denmark - spiega dall'Esc in corso a Roma Leonardo Bolognese, direttore Cardiologia ospedale di Arezzo e Esc Local Press Coordinator - Un fenomeno globale, giacché i centenari sono in aumento in molti paesi del mondo, con un trend considerato inarrestabile".

Succede allora che un gruppo di cardiologi dell’ospedale San Giuseppe di Milano ha deciso di valutare la salute cardiaca di un gruppo di soggetti con più di 100 anni attraverso una ecocardiografia e di paragonare i dati con un gruppo di soggetti più giovani tra i 75 e gli 85 anni.

Lo studio retrospettivo caso-controllo è stato eseguito dal 2010 al 2015 e includeva 120 'grandi vecchi' e 120 anziani più giovani: i centenari erano più spesso donne.

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Ebbene, rispetto agli anziani più giovani i centenari presentavano meno diabete, fibrillazione atriale e malattie coronariche (presenti nel 29,1% dei centenari rispetto al 56,7% dei più giovani).

Ma non è tutto perché i più anziani mostravano un minor diametro del ventricolo sinistro con un relativamente più alto spessore della parete muscolare e un minor volume dell’atrio sinistro. "Anche la frazione di eiezione del cuore si è mostrata significativamente più alta (57,2% verso 48,8%) con una minore frequenza di anormalità (33,3% verso 55,8%)", illustra Michele Gulizia, direttore cardiologia ospedale Garibaldi di Catania e Local Press Coordinator del congresso europeo in corso a Roma.

"La prevalenza dell’insufficienza mitralica da moderata a severa - aggiunge Gulizia - si è mostrata più bassa nei centenari rispetto ai più giovani, con l’unica criticità rappresentata da una stenosi aortica più elevata, quantificata nel 16,7% dei casi nei centenari rispetto al 6,7% del gruppo di controllo".

http://www.lasaluteinpillole.it/salute.asp?id=32438

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Protettori gastrici: provocano demenza. Lo studio

Omeprazolo, pantoprazolo, sono solo due dei protettori gastrici maggiormente prescritti in Italia. Secondo i ricercatori, questa classe di farmaci ha effetti collaterali più gravi di quanto si possa pensare.
Protettori gastrici come omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo, o rabeprazolo, potrebbero aumentare il rischio di demenza.

L’avvertimento arriva da uno studio, pubblicato su JAMA Neurology ad aprile del 2016, effettuato dai ricercatori dell’Università di Bonn e di Rostock.

La possibile correlazione tra questa classe di medicinali e la demenza era emersa già negli anni passati. Il lavoro, che ha coinvolto un ampio numero di persone, fornisce una prima importante conferma all’ipotesi.

Dalle analisi effettuate, infatti, sembra che i pazienti che utilizzano protettori gastrici corrano un rischio più elevato, circa una volta e mezza in più rispetto al gruppo di controllo, di sviluppare i segni progressivi di demenza. Nello specifico, l’uso di IPP (Inibitori di Pompa Protonica o Protettori gastrici) potrebbe far salire la percentuale di rischio al 30%.

L’osservazione è stata condotta su un totale di 73.679 partecipanti di 75 anni di età o più anziani e privi di segnali di demenza all’inizio dello studio.

É stata così condotta un’analisi osservazionale retrospettiva, relativa agli anni compresi tra il 2004 e il 2011.

 

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I pazienti che assumevano regolarmente farmaci PPI erano 2950 e hanno mostrato un significativo aumento del rischio di demenza incidente rispetto ai pazienti non trattati con farmaci PPI.

Un conclusione decisamente allarmante, considerato che gli epatoprotettori sono tra i farmaci maggiormente prescritti nel nostro Paese. In Italia, il 20% delle persone di età compresa tra i 75 e gli 84 anni presenta sintomi di declino cognitivo.

Non è chiaro ancora quale sia nello specifico il collegamento tra farmaci e malattia. Potrebbe dipendere da un cattivo assorbimento di vitamina B12 o del magnesio. Durante l’assunzione dei protettori gastrici, inoltre, si può verificare un cattivo funzionamento di determinati enzimi e il cattivo assorbimento dei nutrienti da parte dell’organismo. La comparsa di macromolecole antigenicamente attive stimola la produzione di citochine infiammatorie e di eventuali allergie.

La ricerca fa riferimento anche ad altri studi che hanno visto l’uso degli Inibitori di Pompa Protonica associato all’incremento della sostanza Beta-amiloide (responsabile dell’Alzheimer) nel cervello dei topi trattati.

Alle preoccupazioni va ad aggiungersi il dato che spesso questi medicinali vengono prescritti per terapie anche lunghe. Spesso, addirittura per trattare problemi di sospetto “reflusso gastrico”. Una condizione che, come abbiamo visto più volte, può essere affrontata attraverso un’alimentazione più sana o l’uso di rimedi naturali.

http://ambientebio.it/protettori-gastrici-provocano-demenza/

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I cani capiscono le parole e l'intonazione umana

Nuova ricerca che, agli occhi degli amanti dei quattrozampe, potrebbe apparire scontata. I cani hanno la capacità di distinguere i vocaboli e l'intonazione della voce umana. Ma, e questa è la vera novità scientifica, lo fanno attraverso regioni del cervello simili a quelle che usano gli uomini. Lo dimostra un nuovo studio che appare su 'Science', a firma di scienziati della Semmelweis University di Budapest (Ungheria).

Secondo gli esperti l'apprendimento del vocabolario "non sembra essere una capacità unicamente umana, seguita alla nascita del linguaggio, ma piuttosto una funzione ben più antica che sfrutta il collegamento fra sequenze di suoni arbitrari ai vari significati". Gli esseri umani comprendono i discorsi attraverso sia i vocaboli sia l'intonazione. Gli esperti hanno voluto capire se i cani facessero lo stesso: un gruppo di animali è stato esposti a registrazioni di voci con frasi differenti e toni diversi, ad esempio di lode oppure neutri. E' stata poi usata la risonanza magnetica funzionale per analizzare l'attività cerebrale dei cani quando ascoltavano le varie combinazioni.
 
I risultati mostrano che, a prescindere dall'intonazione, i cani elaborano i vocaboli, riconoscendo ogni parola, in un modo simile a quello degli esseri umani, cioè attivando l'emisfero sinistro del cervello. E poi elaborano separatamente l'intonazione, nelle regioni uditive dell'emisfero destro del cervello. Infine, sempre come gli esseri umani, i quattrozampe prendono in considerazione sia parole sia toni quando 'studiano' gli enunciati. In conclusione, secondo gli autori i cani capiscono sia le parole che l'intonazione umana.

http://www.adnkronos.com/salute/medicina/2016/08/30/cani-capiscono-parole-intonazione-umana-arriva-conferma-della-scienza_GMvhC4asbnavr4EMYuv9sL.html 

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La Natura si ribella! L'amaranto, l’antica pianta degli Incas attacca le colture OGM !!!

Panico tra gli agricoltori proOGM negli Stati Uniti.

Le loro colture di soia OGM, nonostante i massicci trattamenti chimici, non riescono a tenere alla larga l’antico cereale naturale dell’Amaranto, che si ribella infestando i loro campi.

Gli agricoltori statunitensi hanno dovuto lasciare cinquemila ettari di soia transgenica, mentre altri cinquantamila sono seriamente minacciati.

Già nel 2004, un agricoltore di Atlanta osservò che diverse piante di amaranto resistevano al potente e cancerogeno erbicida Roundup. Da allora la situazione è peggiorata e il fenomeno si è diffuso in Sud e Nord Carolina, Arkansas, Tennessee e Missouri. Secondo un gruppo di scienziati britannici dal Centro di Ecologia e Idrologia, vi è stato un trasferimento dei geni tra la pianta geneticamente modificata e alcune erbacce come l’amaranto.

 

Questo indesiderato e pericoloso risultato, contraddice le affermazioni dei sostenitori pro-OGM che affermano che un’ibridazione tra una pianta OGM e una pianta naturale è semplicemente “impossibile“….

 

A quanto pare Madre Natura si sta ribellando, portando a galla le pericolose menzogne dell’agricoltura chimico/industriale che attualmente sta avvelenando la terra, gli animali e noi esseri umani.

L’erbicida potente usato, il Roundup, ha esercitato un’enorme pressione sulle piante, che hanno ulteriormente aumentato la velocità di adattamento. ” A quanto pare un gene per la resistenza agli erbicidi ha dato vita ad un impianto ibrido…

 

L’unica soluzione è strappare le erbacce a mano, come “una volta“, ma questo non è più possibile date le enormi dimensioni delle colture….

 

Inoltre, essendo profondamente radicate al suolo, questi cereali antichi sono molto difficili da estirpare.

E‘ divertente notare che l’amaranto, ormai considerato un “diabolica” pianta per l’agricoltura chimico/industriale degli OGM è al contrario unapianta sacra per gli Incas. Essa appartiene ai cibi più antichi del mondo. Ogni pianta produce una media di 12.000 grani l’anno e produce molte più proteine della soia ogm, inoltre pdoruce vitamine A e C, e sali minerali.

 

L’Amaranto sopporta la maggior parte degli sbalzi climatici, e non ha problemi con gli insetti o con le malattie, tanto meno con la mania di prepotenza prodotta dall’incoscienza dell’uomo.

 

350-amaranto-dal-passato-una-risposta-per-futuroNoi tutti amanti della Natura dovremmo ringraziare la pianta sacra dell’Amaranto e da essa prendere esempio, perché come lei resiste ai pazzi esperimenti dell’uomo, noi dovremmo fare altrettanto resistendo a chi fa le guerre in nome nostro, a chi crea le crisi economiche volendoci tutti schiavi, a chi distrugge la Natura in nome di un falso progresso e che ci rinchiudi in tutte queste città soffocanti che ci rendono deboli ed insensibili ai problemi del mondo.

 

RESISTIAMO !

 

Fonte: nuestroplanetaazulcambia

 

Tratto da: sapereeundovere

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