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Categoria: "Notizie scottanti"

GLI ALBERI

GLI ALBERI

 

Gli alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori. Io li adoro

quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti. E ancora

di più li adoro quando stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come

eremiti che se la sono svignata per qualche debolezza, ma come grandi uomini

soli, come Beethoven e Nietzsche.

 

Tra le loro fronde stormisce il vento, le loro

radici riposano nell’infinito; ma essi non vi si smarriscono, bensì mirano, con

tutte le loro forze vitali, a un’unica cosa: realizzare la legge che in loro stessi è

insita, costruire la propria forma, rappresentare se stessi. Nulla è più sacro, nulla

è più esemplare di un albero bello e robusto.

 

Quando un albero è stato segato

ed espone al sole la sua nuda ferita mortale, dalla chiara sezione del suo tronco

e lapide funebre si può leggere tutta la sua storia: negli anelli corrispondenti

agli anni e nelle escrescenze stanno fedelmente scritti tutta la lotta, tutta la

sofferenza, tutti i malanni, tutta la felicità e la prosperità, anni stentati e anni

rigogliosi, assalti sostenuti, tempeste superate. E ogni contadinello sa che il

legno più duro e prezioso ha gli anelli più stretti, che sulla cima delle montagne,

nel pericolo incessante, crescono i tronchi più indistruttibili, più robusti, più

perfetti.

 

Gli alberi se la

non predicano dottrine o ricette, predicano, incuranti del singolo,

la legge primordiale della vita. Un albero dice: in me è nascosto un seme,

una scintilla, un’idea, io sono vita della vita perenne. Unico è l’esperimento

e il disegno che l’eterna madre con me ha tentato, unica è la mia forma e la

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venatura della mia epidermide, unica la più piccola screziatura di foglie delle

mie fronde e la più piccola cicatrice della mia corteccia.

 

Il mio compito è - nella

spiccata unicità - dare forma ed evidenza all’eterno.

 

Un albero dice: la mia forza è la fiducia. Io non so niente dei miei padri, non so

niente degli innumerevoli figli che ogni anno nascono in me. Vivo fino al termine

il segreto del mio seme, non mi preoccupo d’altro. Confido che Dio è in me.

Confido che il mio compito è sacro. Di questa fiducia vivo.

 

Quando siamo tristi, e non possiamo più sopportare la vita, un albero può dirci:

sta calmo! Sta calmo! guardami! Vivere non è facile, vivere non è difficile. ...

Così mormora il vento a sera, quando siamo angosciati dai nostri stessi pensieri

puerili. Gli alberi hanno pensieri di lunga durata, di lungo respiro e tranquilli,

come hanno una vita più lunga di noi.

 

Sono più saggi di noi, finché non li

ascoltiamo. Ma quando abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora proprio

la brevità, rapidità e fretta puerile dei nostri pensieri acquista una letizia senza

pari.

 

Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non brama più di essere un albero.

Brama di essere quello che è. Questa è la propria casa. Questa è la felicità.

 

Tratto da: Hermann Hesse “la Natura ci parla” - Mondadori, 1990.

 

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Ictus, la vitamina C riduce il rischio

Ictus, la vitamina C riduce il rischio

Chi ha elevati livelli plasmatici di vitamina C ha un rischio quasi dimezzato di andare incontro a ictus cerebrale.

Chi ha elevati livelli plasmatici di vitamina C ha un rischio quasi dimezzato di andare incontro a ictus cerebrale.

Uno studio condotto su oltre 20mila persone ha dimostra che chi ha elevati livelli plasmatici di vitamina C presenta una riduzione pari al 42 per cento del rischio d’insorgenza di ictus.

La ricerca, pubblicata sulla rivista American Journal of Nutrition e durata 10 anni, lascia spazio a due possibilità di interpretazione: la prima prevede che questa vitamina svolga un ruolo protettivo, in virtù delle sue proprietà antiossidanti, sui vasi sanguigni, abbassando il rischio di ictus.

La seconda ipotesi invece considera gli alti livelli di vitamina C nel sangue come se fosse il segnale di uno stile di vita sano. Un sorta di marcatore che rivela quanto la persona che ha i livelli ematici alti per questo nutriente sia attenta a ciò che mangia, visto che la vitamina C è presente soprattutto in frutta e verdura.

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Dove si trova La vitamina C è presente negli ortaggi e nella frutta, soprattutto agrumi, kiwi, fragole, ribes nero, verdure a foglia scura (broccoli, crescione, spinaci, cavolo), peperoni, pomodori e patate.

Per ricavarne il più possibile dagli alimenti è fondamentale evitare una cottura prolungata. Anzi, quando è possibile è preferibile consumare frutta e verdura fresche.

Secondo le tabelle dei nutrizionisti, il fabbisogno quotidiano di vitamina C per gli adulti (uomini e donne) è pari a 60 - 80 mg. Chi ha la dipendenza da fumo di sigaretta dovrebbe raddoppiare la dose, e le donne in gravidanza dovrebbero aumentarla di 30 mg.

Che cos’è l’ictus
L’ictus è la rottura (ictus emorragico) o l’ostruzione (ictus ischemico) di un’arteria del cervello. È la terza causa di morte nei Paesi occidentali, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Colpisce soprattutto, ma non solo, le persone di mezza età e gli anziani.

A seconda della zona cerebrale interessata, i sintomi riguardano differenti funzioni neurologiche quali per esempio: stato confusionale, caduta a terra improvvisa, paralisi (blocco dei movimenti delle braccia o delle gambe), perdita della parola, della vista, della memoria.

I fattori di rischio finora individuati sono: aterosclerosi, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, alterazioni gravi e persistenti del ritmo cardiaco (fibrillazione atriale) e malattie delle valvole cardiache, diabete mellito, obesità, fumo di sigaretta, eccessivo consumo di alcol, vita sedentaria.

Dott. Angelo zilioli

neurologo

 

Benefici della vitamina C in supporto alle difese immunitarie
Innanzitutto, grazie alla sua marcata azione antiossidante, la vitamina C (nota anche come acido ascorbico) neutralizza i radicali liberi e le altre specie reattive dell’ossigeno (ROS) prodotte dal normale metabolismo energetico, ma soprattutto dalle cellule del sistema immunitario mentre combattono i microrganismi patogeni. In questo modo, la vitamina C evita i danni tipicamente prodotti da queste molecole nocive. L’azione antiossidante della vitamina C è ulteriormente amplificata dalla sua capacità di rigenerare la vitamina E dalla sua forma ossidata, permettendo così di avvantaggiarsi anche degli effetti antiossidanti di questo secondo micronutriente essenziale.

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In aggiunta, alcuni studi hanno dimostrato che la vitamina C stimola la funzionalità di alcune cellule del sistema immunitario, come neutrofili, macrofagi e linfociti.

Da non dimenticare infine che la vitamina C, intervenendo nella biosintesi del collagene, proteina strutturale di pelle e cartilagini, contribuisce all’integrità della pelle stessa, prima linea di difesa del nostro organismo, e favorisce la guarigione delle ferite.

Vitamina C e raffreddore
Il primo a suggerire che la vitamina C potesse essere utilizzata per rafforzare le difese immunitarie e prevenire e/o trattare il comune raffreddore fu lo scienziato Linus Pauling, nel 1970. Gli studi condotti negli anni successivi hanno portato a risultati incerti e contrastanti, anche perché relativi a gruppi di persone con caratteristiche variabili e non confrontabili tra loro.

Tuttavia, una revisione delle principali ricerche sull’argomento effettuata dal gruppo Cochrane nel 2007 ha indicato che l’assunzione di quantità variabili da 200 a 1.000 mg di vitamina C al giorno può dimezzare l’incidenza del raffreddore in sportivi, come maratoneti e sciatori, che praticano attività fisica intensa in condizioni climatiche estreme (temperatura molto bassa, umidità ecc.).

Un aggiornamento al 2010 della stessa revisione Cochrane ha, inoltre, segnalato che 29 studi di comparazione condotti nella popolazione generale per valutare gli effetti protettivi di un apporto di almeno 200 mg/die di vitamina C hanno evidenziato la capacità di questa integrazione di ridurre la durata del raffreddore dell’8% negli adulti e del 13% nei bambini, con effetti positivi anche sul fronte dei sintomi (risultati mediamente meno severi).

Altre sostanze naturali che hanno dato prova di essere utili per proteggersi da raffreddori e influenza, soprattutto se assunti insieme alla vitamina C, sono lo zinco e l’Echinacea. Pubblicità

Dove trovare la vitamina C
Frutta e verdura sono le principali fonti naturali di vitamina C, nonché di altre vitamine, composti antiossidanti e sali minerali importanti per assicurare il buon funzionamento del sistema immunitario e la salute generale dell’organismo. Per questa ragione, frutta e verdura devono essere consumati ogni giorno, sia durante i pasti principali sia come spuntini salutari (ne vengono raccomandate 5 porzioni al giorno).

Per fare il pieno di vitamina C bisogna puntare soprattutto su frutti come agrumi, kiwi, fragole, frutti di bosco e uva, su verdure come peperoni, pomodori, broccoli, cavoli, cavolfiori, spinaci, nonché su piselli e su erbe aromatiche e spezie, come prezzemolo, basilico e peperoncino.

Il contenuto di vitamina C dei cereali è modesto, ma questo micronutriente viene spesso aggiunto a cereali per la colazione, barrette ecc. Anche i cibi di origine animale sono mediamente poveri di vitamina C.

Considerato che la vitamina C è un composto che si disperde facilmente nell’acqua e nell’aria e che viene danneggiato dalle alte temperature, per assumerla in quantità adeguata è importante consumare gli alimenti che ne sono ricchi a crudo o dopo cotture brevi (rapido salto in padella o alla griglia), evitando la bollitura e le permanenze in forno protratte, che li impoverirebbero in modo drastico. La cottura al vapore o in forno a microonde sembra essere più rispettosa del contenuto vitaminico.

Per ragioni analoghe, frutta e verdura dovrebbero essere consumate intere o in pezzi non troppo piccoli; se gli agrumi vengono spremuti o la frutta centrifugata/frullata, il succo, la bevanda o il passato che ne derivano devono essere consumati entro pochi minuti. In aggiunta, si devono preferire prodotti di stagione e vegetali raccolti da poco poiché queste due condizioni garantiscono il massimo contenuto di vitamina C e di altri composti utili per la salute (quindi, meglio scegliere prodotti a chilometro zero).

Dal momento che l’organismo umano non è in grado di creare riserve di vitamina C e che quella assunta con la dieta viene rapidamente eliminata con le urine, per averne sempre a sufficienza è necessario introdurre vitamina C ogni giorno.

Chi segue una dieta varia e rispetta queste regole basilari di nutrizione sana difficilmente andrà incontro a deficit di vitamina C.

Nei casi in cui non è possibile alimentarsi in modo bilanciato e di conseguenza se ne riduce l’adeguato apporto giornaliero o quando il fabbisogno aumenta per varie ragioni (per esempio in periodi di forte stress psicofisico, durante malattie infettive o se si pratica attività fisica intensa) una quota aggiuntiva di vitamina C può essere ottenuta attraverso integratori alimentari monocomponente o nel contesto di preparati contenenti mix di diverse vitamine e minerali, disponibili come compresse da inghiottire o da sciogliere in bocca, in tavolette o bustine effervescenti.

Rosanna Feroldi

https://www.saperesalute.it/la-vitamina-c-rinforza-le-difese-ecco-come-agisce

 

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ACIDO ALFA LIPOICO E COENZIMA Q 10

Proprietà dell’acido alfa lipoico 
L’acido lipoico è anche chiamato acido alfa lipoico. La sua importanza è legata a molti aspetti e condizioni di salute e può anche contribuire ad accelerare le capacità terapeutiche della vitamina C ed E, così come del glutatione che è un elemento coinvolto nei processi di guarigione.

All’interno del corpo, l’acido lipoico agisce come un agente anti-infiammatorio naturale. Una delle sue migliori proprietà è quella di proteggere le cellule del corpo dai danni in generale e nello specifico dai danni provocati dal tempo.

Acido lipoico e salute
L’acido lipoico è aggiunto in un gran numero di supplementi grazie alle sue notevoli proprietà le quali garantiscono una salute generale a tutto l’organismo. L’assunzione di questo genere di supplementi è fonte di energia per le cellule di tutto il corpo.

Assumendo l’acido lipoico sotto forma di supplementi si ottiene un aumento dell’efficienza delle altre vitamine di cui dispone il corpo. La ragione di questa capacità è dovuta al fatto che l’acido lipoico è composto da acqua e grassi solubili, caratteristica che gli permette di entrare all’interno delle cellule.

 Acido lipoico e integratori per il CrossFit
L’assunzione di integratori con acido lipoico di aiutano il corpo ad utilizzare il glucosio ed allo stesso tempo svolge un importante ruolo di regolazione dello zucchero nel sangue. Grazie alla sua presenza è possibile ridurre le complicazioni che si possono verificare in una persona che ha assunto eccessive quantità di zuccheri.

Più in generale possiamo dire che la presenza di acido lipoico determinante per stimolare i processi di up-take del glucosio intracellulare ossia l’acido lipoico migliora la permeabilità di membrana cellulare e supporta l’assorbimento degli zuccheri all’interno dei muscoli riducendo per tanto la permanenza di questi nel sangue.

Assunzione e dosaggio acido alfa lipoico
Un utilizzo per un breve periodo di tempo, di integratori arricchiti con acido lipoico, non genera danni alla salute. Oltretutto, a breve termine, tali prodotti permettono di beneficiare di effetti positivi. Piccole dosi di acido lipoico in supplementi, non sono in grado di trasportare eccessivi livelli di zucchero nel sangue, elemento che in definitiva permette di disciplinare le funzioni ed i livelli di zuccheri, nel tempo. Grazie a queste particolari proprietà è stato osservato che assumendo una dose pari a 1,8 g di acido lipoico al giorno per un periodo di due settimane, si riescono ad ottenere benefici risultati per la salute.

I positivi effetti possono rivelarsi particolarmente utili per le persone con problemi di diabete. In questi soggetti è stato osservato un miglioramento nella resistenza dell’insulina.

Desiderando di ottenere dei risultati ancora più efficaci è possibile ottenere buoni livelli di acido lipoico non solo mediante il consumo di specifici supplementi, ma anche attraverso la dieta.

Fonti alimentari dalle quali è possibile trarre tale sostanza sono: carni rosse, fegato, broccoli, spinaci, piselli, pomodori, crusca di riso, cavolini di Bruxelles. Seguendo una dieta sana ed equilibrata è possibile moltiplicare i benefici derivanti dall’acido lipoico.

Acido lipoico per la pelle
Gli integratori di acido lipoico si presentano particolarmente utili per il trattamento delle malattie della pelle e  delle rughe della pelle. La formazione delle rughe è dovuta agli enzimi di collagene i quali vengono creati nel momento in cui entrano in gioco i radicali liberi. La presenza dell’acido lipoico impedisce però la formazione di questi enzimi e li contrasta in modo opposto, migliorando in questo modo la pelle; esso addirittura è in grado di agire in maniera tale da rimuovere i segni dell’invecchiamento precedentemente comparsi.

Il viso trae ancora ulteriori benefici dal momento che grazie all’applicazione dell’acido lipoico vengono ridotte le borse sotto gli occhi ed eventuali gonfiori. Si ottiene anche la rimozione dei segni lasciati dall’acne.

L’applicazione di acido lipoico sotto forma di crema topica permette di aumentare la circolazione del sangue, stringere i pori della pelle ed infine donare ad essa un colorito sano nel giro di pochi giorni. L’efficacia dell’acido lipoico è valida sia nel caso in cui venga assunto oralmente che applicato sulla pelle.

A dosi superiori ai 1200mg/die  sono stati documentati effetti collaterali quali prurito, formicolio e affezioni del tratto gastro intestinale  E crampi addominali.

Precauzioni per l'utilizzo α-Lipoic
Controindicato nei casi di patologia renale, epatica, diabetica, gravidanza e allattamento.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/integratore/a-lipoic-proaction.html

Vi sono integratori che li contengono tutti e due, in farmacia

Integratore di q10 e benefici: Converte il cibo in energia ed è presente in tutte le cellule del nostro organismo
Il coenzima Q10, chiamato anche vitamina Q, viene prodotto dall’organismo, ma la sua concentrazione si riduce in modo naturale con l’invecchiamento, oltre che in caso di dieta di cattiva qualità o vera e propria malnutrizione, in seguito ad alcune terapie farmacologiche (come quelle con le statine) e in presenza di alcune patologie croniche, come malattie dell’apparato cardiovascolare, malattie neurodegenerative come il Parkinson, diabete, tumori.  Infarto: I risultati di una ricerca hanno mostrato che assumere ogni giorno integratori a base di coenzima Q10, dopo un infarto, riduce la probabilità di andare incontro a successivi attacchi cardiaci o di angina pectoris.
Ipertensione arteriosa. Diversi studi clinici condotti su un piccolo numero di persone suggeriscono che il coenzima Q10 potrebbe ridurre la pressione sanguigna in chi soffre di ipertensione arteriosa. I benefici, tuttavia, potrebbero impiegare da 4 a 12 settimane prima di manifestarsi. E in ogni caso si tratta di studi preliminari: sono necessarie ricerche su una popolazione più ampia per avere conclusioni certe.

Ipercolesterolemia. Le persone con alti livelli di colesterolo nel sangue tendono ad avere concentrazioni di coenzima Q10 più basse rispetto alla media. Alcuni esperti hanno quindi ipotizzato un suo impiego come trattamento coadiuvante per l’ipercolesterolemia, ma finora non ci sono prove certe. Secondo alcune ricerche il coenzima Q10 potrebbe tuttavia servire a ridurre gli effetti collaterali del trattamento convenzionale con statine, farmaci che oltre ad abbassare il colesterolo abbassano anche i livelli naturali di tale coenzima nell’organismo. Prima di assumere il coenzima Q10 insieme alle statine è necessario parlarne con il proprio cardiologo.

Diabete. Integratori a base di coenzima Q10 possono migliorare la salute del cuore, i livelli di glucosio nel sangue e aiutare a gestire l’ipertensione nelle persone affette da diabete. Due studi hanno mostrato che 100 mg, due volte al giorno, di questo nutriente migliorano i livelli di A1c, una misura a lungo termine del controllo della glicemia. Un altro studio invece non ha riscontrato alcun effetto. Se si soffre di diabete, è opportuno rivolgersi al proprio medico prima di assumere coenzima Q10.

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Oltre che a livello cardiaco e cardiovascolare, la vitamina Q sembra preziosa per chi soffre di emicrania. Alcuni studi, infatti, hanno rilevato come in molti soggetti con un’emicrania cronica siano riscontrati livelli più bassi del normale di questa molecola: si ipotizza, così, che la sua carenza, portando a una riduzione nella produzione di energia da parte delle cellule, sia uno dei fattori che scatenano la cascata di reazioni che portano ai sintomi dolorosi.

Ma non mancano dati discordanti e quindi resta ancora aperto il dibattito sull’efficacia o meno di una supplementazione con coenzima Q10 in pazienti con emicrania.

La somministrazione orale di ubiquinone rappresenta, inoltre, un’opzione di trattamento cui molti soggetti colpiti dal deficit di Coenzima Q10 rispondono bene.

Sempre in virtù delle sue proprietà antiossidanti, il coenzima Q10 trova ampio impiego anche in vari prodotti di bellezza, come creme per la pelle con effetto antirughe o i sieri per il contorno occhi, con l’obiettivo di contrastare l’invecchiamento cutaneo e restituire elasticità e turgore ai tessuti cutanei.

L’assunzione di integratori alimentari a base di coenzima Q10 è indicata, in generale, anche per contrastare la stanchezza, l’astenia, ridurre la sensazione di fatica e favorire il benessere a livello muscolare e, in virtù del suo ruolo antiossidante, per contrastare il cosiddetto stress ossidativo indotto dai radicali liberi

Questi ultimi sono molecole prodotte normalmente dall’organismo come conseguenza dei processi del metabolismo e come difesa da agenti esterni: sono, però, elementi instabili, sempre alla ricerca di altre molecole da “rompere” con cui legarsi innescando così il processo, chiamato ossidazione, che, quando raggiunge livelli elevati (ed è allora che si parla di stress ossidativo), accelera l’invecchiamento cellulare e quindi dell’organismo.

Sempre in virtù delle sue proprietà antiossidanti, il coenzima Q10 trova ampio impiego anche in vari prodotti di bellezza, come creme per la pelle con effetto antirughe o i sieri per il contorno occhi, con l’obiettivo di contrastare l’invecchiamento cutaneo e restituire elasticità e turgore ai tessuti cutanei.

Il coenzima Q10 è tradizionalmente venduto nelle farmacie come integratore alimentare, quindi senza necessità di ricetta o prescrizione medica, in capsule o in perle, da solo o abbinato ad altre sostanze, per esempio minerali (come il selenio) o vitamine (come la vitamina E).

La quantità di molecola presente in una singola capsula o perla varia in base al tipo di integratore (alcuni per esempio ne contengono 30 mg, altri 100 mg), ma è chiaramente indicata in etichetta, insieme alle dosi di assunzione quotidiane consigliate.

In generale, comunque, per gli adulti la dose raccomandata è di 30 - 200 mg al giorno. 200 mg è, infatti, proprio l’apporto massimo giornaliero definito per questa sostanza dalla Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute.

Il coenzima Q10 è una molecola liposolubile, quindi è preferibile assumerlo assieme a un pasto, in modo che l’organismo lo possa assorbire meglio. Anche per questo ci sono integratori in cui l’ubiquinone è associato all’olio di oliva.

Precauzioni ed eventi avversi
Il coenzima Q10 sembra essere sicuro e non provocare effetti collaterali particolari, a parte occasionali disturbi dello stomaco (come nausea e dolori addominali).

Non sono stati condotti studi specifici su gravidanza e allattamento, pertanto è preferibile evitare di assumerlo in tali condizioni. È consigliabile evitarne la somministrazione anche nei bambini, per lo meno senza prima il parere di un medico.

Poiché il coenzima Q10 può abbassare i livelli di zucchero nel sangue, chi è affetto da diabete dovrebbe valutare attentamente assieme il proprio medico i pro e i contro di un’eventuale integrazione.

Interazioni
In generale, chi sta seguendo una cura farmacologica, soprattutto se cronica (e vale a maggior ragione per chi è in una condizione di politerapia, cioè assume più medicinali) dovrebbe sempre confrontarsi con il medico ed evitare il fai-da-te prima di assumere qualsiasi integratore alimentare, quindi anche quelli a base di vitamina Q.

La loro somministrazione, infatti, potrebbe interferire in vario modo con le terapie in atto, per esempio potenziandone gli effetti, con il rischio di aumentare anche eventuali eventi avversi, o, al contrario, rendendoli inefficaci e spingendo a modificare il trattamento.

Nello specifico, se si è in trattamento con uno qualsiasi dei seguenti farmaci, non si dovrebbe assumere coenzima Q10 senza prima parlarne con il medico:

Chemioterapici antitumorali
Antipertensivi
Anticoagulanti
Betaxololo (per la terapia dell’ipertensione, dell’angina e del glaucoma)
Una interazione da tener presente, infine, è quella tra statine (i farmaci più usati per tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue) e il coenzima Q10, anche se in questo caso sono i farmaci a interferire negativamente, determinando una riduzione dell’ubiquinone.

https://www.saperesalute.it/antiossidanti-uno-scudo-per-raffreddore-co

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L'AMICIZIA ED IL TRADIMENTO DELL'AMICIZIA

Mentre l'amicizia non può che essere reciproca, perciò non può essere che una relazione: non esistono amicizie non ricambiate,al massimo vi sono simpatie non ricambiate. Ma la simpatia è una cosa totalmente diversa dall'amicizia.   Nel rapporto tra maestro e discepolo, ad esempio, vi può essere affetto, ma non autentica amicizia; perché l'amicizia è una relazione fra pari.

……..l’amicizia va più in profondità dell'amore. L'amore può finire, l'amicizia non finisce
mai. Noi possiamo odiare domani quelli che amavamo oggi - ma colui che è
amico non potrà mai diventare un nemico.

Se diventa un nemico allora sappi che non vi era mai stata amicizia in primo luogo.
Le relazioni basate sull'amicizia appartengono a dimensioni profonde e sconosciute. Questo è il motivo per cui Buddha non ha detto alle persone di amarsi l'un l'altra. Ha chiamato la relazione "amicizia".

Aveva una ragione per questo - ha detto di avere amici
nella propria vita. Qualcuno ha chiesto a Buddha: "Perché non lo chiami
amore? "Buddha ha risposto: "L'amicizia è più profonda dell'amore.

L'amore può finire, l'amicizia non finisce mai".
L'amore lega, l'amicizia dà libertà. L'amore può assoggettare qualcuno, lo
può possedere, può diventarne il padrone. L'amicizia non diventa il padrone di nessuno, non trattiene nessuno, non imprigiona, è libera.

L'amore diventa schiavitù, poiché ogni amante pretende
che l'altro non ami nessuno all'infuori di lui.
L'amicizia non ha questo tipo di pretesa. Una persona può avere
migliaia di amici, milioni di amici, perché l'amicizia è molto vasta, è
un'esperienza molto profonda. Nasce dal più profondo centro della vita. Per questo,
l'amicizia diventa la via più importante per condurci al divino.

Le relazioni che abbiamo nel corso della vita, non dovrebbero essere
semplicemente intellettuali, né solo di cuore, dovrebbero essere più
profonde, appartenere al centro.
Prima o poi arriveremo a scoprire che siamo connessi
con fonti di energia vitale lontanissime, che non possiamo vedere.

 

Il tradimento dell’amicizia e dell’affetto:

Prima di spiegare perché il tradimento dell'amicizia sia l'atto moralmente più grave fra quanti caratterizzano la vita quotidiana, dobbiamo dire brevemente che cosa l'amicizia sia, in che consista la sua essenza.

Non è così facile come può sembrare; anche se tutti si riempiono la bocca con questa parola, pochi ne conoscono il significato profondo, e meno ancora sono quelli che la vivono in maniera autentica e coerente.

Innanzitutto diremo che non si tratta di un sentimento, ma di una relazione.

L'amicizia è una relazione complessa fra un io e un tu la quale, nelle forme più basse, nasce solo da un reciproco interesse materiale, mentre in quelle più alte coinvolge un terzo soggetto, un Tu trascendente che ne diviene, a un tempo, il muto ma prezioso testimone e la roccia, il solido fondamento sul quale la relazione si appoggia; o, se si preferisce, la luce soprannaturale che la trasfigura e la innalza al di sopra della sfera della vita ordinaria.

Né si creda che quest'ultima forma di amicizia sia esclusiva di coloro che si muovono entro una prospettiva religiosa e che fondano in Dio il fatto umano dell'amicizia verso un proprio simile.

 

Chiunque concepisca l'amicizia come qualcosa di sacro, implicitamente chiama a testimonio di essa quel Tu trascendente di cui si diceva. Non sarà concepito come Dio, ma come il senso della giustizia, della verità e dell'onore; non importa: svolgerà la stessa funzione.

 

Un ateo può vivere l'amicizia nel senso più alto, altrettanto nobilmente di un credente.

Una sola cosa è essenziale alla forma più alta e più vera dell'amicizia, la quale la distingue dalle sue scadenti - e numerose - imitazioni: che sia una relazione tra buoni.

 

Tra i buoni, ciò che viene reciprocamente scambiato è il bene; e questo mette in movimento un circuito virtuoso, per cui una tale amicizia renderà i contraenti sempre migliori, non solo nei loro rapporti reciproci, ma anche in se stessi.

 

Sed hoc primum sentio - scrive Cicerone -, nisi in  bonis amicitiam esse non posse: in primo luogo penso che l'amicizia non possa sussistere se non tra buoni.

 

E sempre Cicerone, nel Laelius de amicitia (cap. VI): «L'amicizia non è niente altro che l'armonia delle cose umane e divine, accompagnata dalla benevolenza e dalla carità»;

 

Così intesa, l'amicizia - va da sé - è una merce estremamente rara.

 

Né è possibile una vera amicizia tra due persone che si trovino su livelli di evoluzione spirituale troppo differenti. Nel rapporto tra maestro e discepolo, ad esempio, vi può essere affetto, ma non autentica amicizia; perché l'amicizia è una relazione fra pari.

In compenso, può accadere che si crei un malinteso: che due persone, cioè, credano di trovarsi su un medesimo livello evolutivo, mentre non lo sono.

 

Questo accade facilmente quando il sentimento dell'amicizia si intreccia con quello dell'amore spirituale, con il quale condivide l'esigenza primaria di veder realizzato il bene dell'altro. Quando, ad esempio,  un uomo e una donna si sentono attratti l'uno verso l'altra da un insieme di stima, ammirazione, benevolenza, affetto e riconoscenza, è praticamente impossibile separare la dimensione dell'amicizia da quella dell'amore. Di per sé sono due modi di relazione ben distinti; ma, in pratica, nella vita le relazioni non si presentano mai allo stato puro, e questo vale anche per l'amicizia e l'amore.

Dunque, l'amicizia può comprendere l'amore, ma l'amore non può comprendere l'amicizia. Infatti, tra le due, è l'amicizia la relazione più pura e disinteressata, dunque la più elevata; e ciò che sta più in alto può comprendere ciò che sta più in basso, ma non è possibile il contrario.

Questo va contro il sentire comune: si pensa che l'amore sia una relazione più grande dell'amicizia, proprio perché li si pensa, entrambi, come sentimenti e non come relazioni.

 

In realtà, una relazione esprime, sempre, anche un sentimento (non solo per le persone, ma anche per le cose o per delle entità astratte: l'affetto per la propria casa, l'amore per la giustizia, ecc.); ma un sentimento può non esprimere alcuna relazione.

Infatti l'amore, come sentimento, può anche non venire ricambiato, ed essere perciò a senso unico; ma, per essere una relazione, deve sempre essere reciproco.

 

Mentre l'amicizia non può che essere reciproca, perciò non può essere che una relazione: non esistono amicizie non ricambiate,al massimo vi sono simpatie non ricambiate. Ma la simpatia è una cosa totalmente diversa dall'amicizia.

 

Chiariti questi aspetti preliminari, passiamo a spiegare perché il tradimento dell'amicizia sia l'atto moralmente più grave fra quanti caratterizzano la vita quotidiana.

 

Diciamo la vita quotidiana, perché esistono circostanze eccezionali - la guerra, ad esempio - nelle quali l'essere umano è capace di crimini anche peggiori. Ma, se la violenza fisica è quella che maggiormente colpisce la nostra sensibilità e commuove la facoltà immaginativa, non bisognerebbe dimenticare che esistono dei veri e propri crimini a danno del prossimo, nei quali non viene versata una sola goccia di sangue, ma che possono segnare per sempre la vita di una persona.

 

Tradire chi si fida di noi, insegna il buon vecchio Dante, è molto più grave che tradire colui che sta sull'avviso

Ma colui che si fida più di ogni altro, è l'amico; dunque, tradire l'amico significa commettere il crimine più odioso, il più imperdonabile

 

In generale, oggi si ha un'idea riduttiva del concetto di amicizia. È per questo che il suo tradimento non desta particolare indignazione; se non, ovviamente, quando la personale ne fa essa stessa esperienza.

I sociologi, in particolare, sono propensi a non vedere nell'amicizia che una delle tappe della maturazione psicologica dell'individuo, e tendono a considerarla una tipica espressione dell'adolescenza o della pre-adolescenza. Il fatto di cominciare ad avvertire il bisogno di amici, in quella fase della vita umana, perciò, viene visto come una conferma che lo sviluppo affettivo procede in maniera "normale".

 

In realtà, se l'amicizia è vista come una relazione normale tra due persone, si perde di vista la sua essenza, ossia la sua eccezionalità.

 

Se per normale si intende qualcosa che capita frequentemente e che non desta particolare meraviglia, allora l'amicizia autentica è una relazione decisamente "anormale".

 

Nell'amicizia autentica, si prova un tale slancio di affetto per l'amico o per gli amici, che si sente come "normale" l'eventualità più contraria al maggiore istinto dell'uomo, quello di conservazione: dare spontaneamente la propria vita per loro.

 

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici», afferma Gesù durante l'ultima cena (in Giovanni, 15, 13). Non solo l'amico considera normale questa eventualità: considera normale, qualora si debba mai presentare,  affrontarla con gioia.

 

Ecco perché dicevamo che, nell'amicizia, vi è una dimensione di sacralità. La relazione dell'amicizia scandisce un tempo sacro e un luogo (figurato) altrettanto sacro: come fosse un tempio, nel momento di una solenne cerimonia liturgica. Ad esempio, deporre un segreto nell'orecchio di un amico significa deporlo in una custodia sacra, dalla quale sarebbe sacrilego l'atto di estrarlo e propalarlo ad estranei.

 

Il tradimento dell'amicizia può prendere varie forme, ma raramente arriva alla forma più bassa: il nuocere, intenzionalmente e con premeditazione, all'amico che di noi si fida, magari utilizzando a suo danno qualche cosa di sé che ci ha confidato in segreto.

 

Più frequente, e di poco meno grave, è il caso dell'amicizia improvvisamente respinta, per i motivi più vari,  dopo che tra i due amici si è stabilito un grado di confidenza tale, da instaurare una totale apertura e una completa fiducia

 

Ciascuno di noi ha la tendenza a proteggersi, nell'avventura della vita, con delle difese più o meno elaborate, più o meno permanenti. In genere, chi molto ha sofferto, cerca anche di proteggersi maggiormente; a meno che il dolore gli abbia insegnato la verità più alta e difficile: che, per non rischiare di essere ferito in profondità, bisogna avere il coraggio di esporsi.

 

Nella relazione dell'amicizia, così come in quella dell'amore, le difese vengono abbassate, fino a giungere al completo abbandono di sé; e non è raro che ciò avvenga dopo un periodo iniziale di esitazione, di timore, di diffidenza, perfino di angoscia.

 

Aprirsi all'altro, significa esporsi alle ferite; ma l'amicizia richiede che si corra questo rischio, che è un vero e proprio test preliminare, la condizione sine qua non perché essa sia resa possibile.

Invitare l'altro ad aprirsi, ad abbassare le difese, a confidarsi: ecco qualcosa che non si avrebbe il diritto di fare, se non si è più che sicuri di sapersi assumere l'impegno che ne scaturisce quale logica e naturale conseguenza: quello di essere fedeli all'amico, sempre: a qualunque costo e in qualunque circostanza.

 

Invitare l'altro ad aprirsi, ad abbassare le difese, a confidarsi; e poi respingerlo bruscamente, rifiutargli una spiegazione, negargli una parola buona o rifiutare una offerta di riconciliazione: ecco l'azione più vile, più abietta, più miserabile che si possa compiere.

 

Il fatto è che l'amicizia non è solo una relazione fra un io e un tu, ma richiama anche - come dicevamo - un terzo soggetto. Quest'ultimo può anche essere, semplicemente, la verità: la verità di quell'io, di quel tu e del loro sublime incontro; ma in ogni caso esiste, e ne è per così dire il suggello.

Tradire l'amicizia, significa tradire quel terzo che era presente, fin dall'inizio; vuol dire anche, di conseguenza, tradire la parte più vera di se stessi. Tradendo l'amico, si perde il proprio onore, la propria pace, la propria anima; significa venire condannati dal giudice più severo che esista: la propria coscienza.

 

La quale può anche cercare d'ingannare se stessa, mettendo a tacere scrupoli e rimorsi. Niente da fare: la cattiva azione grida vendetta dal profondo dell'io, e niente e nessuno potranno mai sradicare quell'urlo di dolore.

Vi sono persone che vivono in uno stato di tranquilla disperazione, simulando una pace interiore che hanno perduta per sempre, ad esempio dopo aver tradito l'amico nel modo più egoistico e vergognoso. Hanno poi fatto del proprio meglio per rimuovere quella colpa, oppure hanno elaborato cento giustificazioni per autoassolversi; ma stanno barando con la propria coscienza, e lo sanno. Tradendo l'amicizia, hanno ucciso la parte migliore di se stesse: non osano perdonarsi né chiedere perdono, e si condannano da sé a una punizione che non ha fine e che non redime, perché non conduce all'espiazione.

 

Espiare, vuol dire riconoscere il male commesso e assumersene la responsabilità, lealmente e coraggiosamente.

Ma il falso ego non accetta una tale soluzione; preferisce aggrapparsi a mille scuse, andare avanti facendo finta di niente. E si condanna, senza possibilità di remissione

 

Nell'amicizia, ciascuno mette in gioco quanto di più prezioso possiede.  La posta è alta. Chi tradisce l'amicizia, distruggere anche la stima di se stesso.

 

Ecco perché Nietzsche osserva che si può sempre perdonare il tradimento che l'amico ha fatto a nostro danno, ma è impossibile perdonargli il tradimento che ha fatto di se stesso.

Quello, aggiungiamo noi, potrebbe perdonarlo solo quel terzo di cui si è detto prima; a patto che vi sia un inizio, anche minimo, di pentimento.


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GESU’, CI INSEGNA A COMPRENDERE E PERDONARE IL TRADIMENTO

-Il TRADIMENTO DI GIUDA

 “La notte del suo arresto fu una delle piu’ angoscianti della  vita del Maestro. Egli non si preoccupava della squadra di soldati che stavano venendo a prenderlo, il dolore che sentiva per il tradimento di Giuda era molto piu’ forte dell ’aggressivita’ di centinaia di soldati

Se la sofferenza provocata dai soldati feriva il suo corpo, quella provocata da Giuda Iscariota, l’amato discepolo, lo feriva nell’anima. 

Ma egli non sprofondo’ in un mare di frustrazioni solo perche’ sapeva difendere le proprie emozioni… e non coltivava grandi aspettative nelle persone per le quali si donava e quindi si riprendeva in fretta.    

Non e’ la quantita’ di stimoli stressanti a cui siamo sottoposti che ci fa soffrire, ma la qualita’.

 Il dolore del tradimento e’ indescrivibile!

 Il Maestro aveva sempre trattato Giuda con amorevolezza, mai lo aveva sminuito davanti agli altri discepoli benche’ fosse a conoscenza delle sue segrete intenzioni.       

Lo tratto’  sempre con dignita’. Questo comportamento per noi e’ impensabile. 

Il maestro non si diede neppure da fare perche’ non avvenisse il tradimento, ma si limito’ ad invitare Giuda a ripensare al proprio comportamento.  Che struttura emozionale doveva avere dentro questo Maestro della Galilea per riuscire a sopportare l’insopportabile!

Egli riusciva a filtrare le offese e le aggressivita’ rivolte verso di lui e in questo modo si rendeva EMOZIONALMENTE LIBERO di poter amare le persone.

 IL SUO IMPEGNO PRINCIPALE GESU’ LO AVEVA PRESO CON LA PROPRIA COSCIENZA E NON CON L’AMBIENTE SOCIALE !

Non deformava il proprio pensiero ne’ cercava di dare risposte gradite ai suoi ascoltatori anzi,per rimanere fedele alla sua coscienza spesso creava situazioni pericolose per la sua stessa vita...Considerava la fedelta’ alla  propria coscienza piu’ importante di qualsiasi altro tipo di accordo sotterraneo,o di comportamento dissimulato.

Colui che rimase fedele alla sua coscienza e insegno’ ai suoi discepoli a volare alto, su quella medesima rotta fu colpito alle spalle .

Giuda non imparo’ quella lezione e fu infedele alla sua stessa coscienza” 

Mi dispiace ti chiedo scusa grazie

Ti amo!

 

(August Cury)

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AMAZZONIA - AL VIA IL PIU' GRANDE PROGETTO DI RIFORESTAZIONE


È il progetto di riforestazione più grande e importante di sempre. Nel cuore dell'Amazzonia brasiliana verranno piantati 73 milioni di alberi coprendo un'area di oltre 28mila ettari. Una bella notizia, che per una volta bilancia le più tristi, riguardanti la deforestazione selvaggia.

Il nuovo progetto dovrebbe aiutare a prevenire - o almeno rallentare – i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. Entro i prossimi sei anni Conservation International darà luogo al più grande progetto di ripopolamento tropicale della storia.

E il luogo in cui i 73 milioni di alberi saranno piantati è davvero significativo. È il cosiddetto “arc of deforestation”, un'area a cavallo di alcuni stati del Brasile, tra cui Amazonas, Acre, Pará, Rondônia e in tutto il bacino idrografico di Xingu. Il piano a breve termine è quello di ripristinare una ampia zona, pari a 30.000 campi da calcio, da cui gli alberi erano stati eliminati per fare posto ai pascoli degli allevamenti intensivi.

 
 

“Se il mondo sta per raggiungere l'obiettivo di 1,2° C o 2° C in più di riscaldamento che tutti noi abbiamo concordato a Parigi, allora la protezione delle foreste tropicali in particolare deve essere una parte importante”, ha dichiarato a Fast Company Sanjayan, CEO di Conservation International. “Non sono solo gli alberi ma anche il tipo scelto. Se si pensa di ridurre l'anidride carbonica, allora le foreste tropicali sono quelle che lo faranno al meglio”.
Secondo Conservation International infatti basterebbe semplicemente fermare la deforestazione per consentire alle foreste esistenti di assorbire fino al 37% delle nostre emissioni di CO2 annuali. Ovviamente, ricostituire aree degradate sarebbe fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.

Si tratta di un progetto di estrema importanza, dove tutto sarà controllato nei minimi dettagli per capire in che modo renderlo replicabile altrove.

Negli ultimi 40 anni, circa il 20% della foresta amazzonica è stata tagliata o distrutta, e gli scienziati temono che un altro 20% della foresta pluviale si perderà nei prossimi due decenni.

 
 

Il progetto si basta su una tecnica di impianto locale, chiamata muvuca che in portoghese significa “tante persone in un posto molto piccolo”. La strategia muvuca prevede che i semi di più di 200 specie forestali native si diffondano su ogni metro quadrato di terra bruciata e abbandonata. I semi vengono acquistati dalla Xingu Seed Network, associazione in difesa dell'ambiente che dal 2007 fornisce sementi naturali grazie a 400 raccoglitori, molti dei quali sono donne indigene e giovani.

Naturalmente, solo alcuni di questi semi sopravviveranno, ma quel tipo di selezione naturale è fondamentale per realizzare quella che i locali chiamano “magia muvuca”. Diversi semi germineranno, lottando tra loro per i nutrienti e la luce del sole, e i più forti diventano infine grandi alberi. Secondo uno studio condotto dall'organizzazione Food and Agriculture and Bioversity International, oltre il 90% delle specie di alberi nativi piantati con questa strategia germinano e sono particolarmente resistenti, in grado di sopravvivere alla siccità, fino a sei mesi senza irrigazione.

Solo per dare un'idea, con le tradizionali tecniche di rimboschimento si ottiene una densità di circa 160 piante per ettaro mentre con la muvuca il risultato iniziale è di 2.500 specie per ettaro. E dopo 10 anni, si possono raggiungere 5.000 alberi per ettaro.

Il progetto genererà anche posti di lavoro per le popolazioni locali. In ogni ettaro, ben 2.000 abitanti lavoreranno attivamente per riutilizzare il terreno agricolo sia privato che di proprietà del governo e degli indigeni.

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Attualmente sono già stati piantati due milioni di alberi. E gli indigeni potranno conservare il riconoscimento delle terre, essendone i legittimi proprietari.

Francesca Mancuso

 https://www.greenme.it/informarsi/natura-a-biodiversita/25566-riforestazione-brasile

 

 
 

 

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