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Categoria: "Notizie scottanti"

L'antimateria scomparsa, si indaga sul bosone di Higgs

PERCHÉ esistiamo e siamo fatti di materia e perché l'antimateria è sparita subito dopo il Big Bang? Un team internazionale di scienziati si chiede se nella lotta che ha condotto alla vittoria della materia sull'antimateria (in particolare nel fenomeno fisico chiamato 'violazione della simmetria CP') possa aver preso parte anche il bosone di Higgs, la cosiddetta 'particella di Dio', scoperta circa due anni e mezzo fa al CERN di Ginevra. In uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Physical Review D e disponibile su ArXiv, infatti, gli scienziati hanno sviluppato un metodo sperimentale per capire se anche il bosone abbia 'giocato' in questa partita e, mediante tale metodo, si propongono di definire quale parte ha avuto nella vittoria schiacciante della materia sull'antimateria, senza la quale l'universo nella sua composizione attuale e anche noi forse non saremmo qui.

 

A dare notizia è lo SLAC (Stanford Linear Accelerator Center) National Accelerator Laboratory: Mattew J. Dolan dello SLAC, insieme a Philip Harris, del CERN a Ginevra, a Martin Jankowiak, dell'Università di Heidelberg in Germania, e a Michael Spannowsky, dell'Università di Durham nel Regno Unito, hanno condotto lo studio che svilupperanno nei prossimi mesi. Lo SLAC, in particolare, è un laboratorio californiano costituito da un acceleratore lineare lungo 3 chilometri nel quale circolano elettroni e positroni (il positrone è l'antiparticella dell'elettrone) ad alcuni metri di profondità sotto il suolo.

 

Il mistero dell'antimateria. Il perché nell'universo ci sia più materia che antimateria rappresenta un mistero che da diversi anni confonde fisici e cosmologi e la cui risoluzione potrebbe dare luce ad aspetti molto importanti legati alla nostra esistenza. L'antimateria, inoltre, affascina sia il mondo scientifico che quello letterario: non bisogna dimenticare la sua presenza, ad esempio, all'interno del romanzo thriller Angeli e Demoni, di Dan Brown, uscito in Italia nel 2004, in parte ambientato al CERN di Ginevra, e dell'omonimo film (regia di Ron Howard, USA-Italia 2009). La materia costituisce la stragrande maggioranza di ciò che compone l'universo, mentre l'antimateria è quasi del tutto assente, tranne poche eccezioni astronomiche, e la sua esistenza è stata osservata mediante riproduzioni sperimentali in laboratorio. Nonostante questo forte sbilanciamento, l'antimateria assume caratteristiche molto simili a quelle della materia ordinaria: le sue antiparticelle sono come 'gemelle' delle particelle di materia, dalle quali differiscono soltanto per la carica elettrica, che risulta di segno opposto (ad una particella con carica negativa corrisponde un'antiparticella con carica positiva).

 

Tornando alle origini, al momento del Big Bang ci doveva essere una sostanziale parità tra materia e antimateria. Un po' come davanti ad uno specchio, le particelle di materia si riflettevano in quelle di antimateria e l'equilibrio doveva essere intatto. Inoltre, quando particelle e antiparticelle si incontravano, secondo la fisica doveva avvenire un altro fenomeno, chiamato annichilazione: esso comporta che nello scontro le particelle e le antiparticelle si annullino a vicenda e si trasformino in altri tipi di particelle e/o in energia, rimanendo però sempre in equilibrio numerico.

 

Tuttavia, fin quasi dai primordi questa perfetta simmetria cosmica è stata rotta e l'ago della bilancia è stato nettamente spostato verso la materia. Dunque, quali eventi fisici alla base della struttura dell'universo hanno decretato la supremazia della materia sulla sua rivale?

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A fornire indizi di questa vittoria è un fenomeno fisico, chiamato 'violazione della simmetria CP', un complicato meccanismo fisico che spiega la rottura dell'equilibrio tra materia e antimateria: un po' come se si infrangesse lo specchio, dunque, l'antimateria viene in qualche modo cancellata e la realtà assume la forma della materia. Le prime tracce sperimentali di questo fenomeno risalgono a circa cinquant'anni fa (al laboratorio di Brookaven, che si trova presso Long Island, a New York), però le conferme sono giunte solo in anni recenti. A studiare tale fenomeno, sono diversi esperimenti al mondo: dal CERN a Ginevra a BaBar presso il laboratorio SLAC in California, dove nel 2001 è stata scoperta sperimentalmente la violazione della simmetria fra i mesoni B (particolari particelle che sono anch'esse bosoni) e le loro antiparticelle.

 

L'antimateria e il bosone di Higgs. Ma arriviamo all'ipotesi odierna. Gli scienziati si domandano se il bosone di Higgs, scoperto sperimentalmente solo due anni e mezzo fa al CERN di Ginevra, possa avere giocato un ruolo in questa partita, nella violazione della simmetria CP. Non è una domanda strana, dato che il bosone è strettamente legato alla massa e alla materia. Attraverso un meccanismo noto come meccanismo di Higgs, infatti, la nostra particella è responsabile della massa di tutte le altre particelle: dunque perché non potrebbe essere implicata anche nella sparizione dell'antimateria?

 

Nei prossimi mesi, l'obiettivo dei ricercatori sarà in primo luogo quello di confermare che il bosone di Higgs rientri nel Modello Standard, la teoria fisica che descrive tutte le particelle elementari e le loro interazioni e dunque che è alla base delle leggi dell'intero universo. Inoltre, i ricercatori indagheranno il particolare 'decadimento' del bosone (un processo in cui si trasforma in altri componenti) in due particelle elementari tau, simili a cugini extralarge dell'elettrone: è questo il processo che servirà a capire se la particella di Higgs è implicata nella vittoria della materia sull'antimateria. Questo decadimento è stato dimostrato sperimentalmente in tempi molto recenti; in esso il bosone dà luogo a due particelle tau e a due jet di altre particelle, simili a veri e propri getti a forma di cono: dalla posizione - o meglio dall'angolo - con cui vengono 'spruzzati' questi jet sarà possibile capire se il bosone è coinvolto nella rottura dell'equilibrio tra materia e antimateria.

 

Nel 2015, non appena il Large Hadron Collider opererà ad energie massime, pari a 14 teraelettronvolt (mille miliardi di elettronvolt, l'unità di energia che si riferisce alle particelle), gli scienziati saranno pronti a svolgere questa indagine, spiega Matthew J. Dolan, ricercatore associato presso il gruppo Particle Theory allo SLAC e co-autore della pubblicazione su Physical Review D. Philip Harris, co-autore dello studio e fisico al CERN, che lavora all'interno della collaborazione CMS (Compact Muon Solenoid), ha dichiarato: "Con solo pochi mesi di dati possiamo cominciare a fornire informazioni realistiche sul bosone di Higgs e sul fenomeno di violazione CP".

 

http://www.repubblica.it/scienze/2015/01/04/news/bosone_sparizione_antimateria-103761401/?rss

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Tumori, la ricerca shock: ne causa piu' la sfortuna che lo stile di vita

In molti casi ammalarsi di cancro è solo un fatto di sfortuna e non di stile di vita. Riassunta così, la conclusione della ricerca condotta alla Johns Hopkins School of Medicine del Maryland potrebbe apparire sconvolgente da un punto di vista scientifico perché controcorrente rispetto a tutto quanto da anni ripetono studiosi e medici. Eppure è proprio quello che sostengono i due ricercatori che hanno elaborato lo studio pubblicato sulle pagine del prestigiosa rivista "Science".

 

Due terzi dei tumori sarebbero infatti dovuti a mutazioni legate al puro caso, intendendo con ciò tutto quello che l'uomo e la scienza non sono ancora riusciti a spiegare, piuttosto che a stili di vita sbagliati come il fumo. Solo un terzo sarebbe invece legato a fattori ambientali o predisposizioni ereditarie. In sintesi, il 66% dei tumori è pura sfortuna, ossia sembrano apparentemente incomprensibili perché si verificano in assenza di comportamenti a rischio. Questa 'certezza' non cancella il fatto che gli stili di vita sbagliati aumentino il rischio di ammalarsi: il fumo da solo, ad esempio, resta il responsabile del 20% dei casi di cancro in tutto il mondo. Lo stesso vale per l'eccessiva esposizione al sole, bere troppo alcol o essere sovrappeso.

 

Gli autori della ricerca sono il genetista Bert Vogelstein e il matematico Cristian Tomasetti che hanno analizzato 31 differenti tumori e, seguendo dei modelli matematici, sono arrivati al seguente risultato: solo 9 sono risultati essere collegati allo stile di vita o a difetti genetici; i restanti 22 erano "principalmente collegati alla sfortuna: il Dna o come viviamo hanno solo un piccolo impatto", evidenziano i ricercatori.

 

Tra le neoplasie collegate alla 'cattiva sorte', la ricerca inserisce quelle localizzate in alcuni organi e tessuti: cervello, testa-collo, tiroide, esofago, polmone, osso, fegato, pancreas, melanoma, ovario e testicolo. Su alcune forme tumorali i ricercatori evidenziano invece come il fumo, gli effetti del sole, delle radiazioni, di un eccessivo consumo di carne e fattori genetici possano avere un effetto scatenante (ad esempio tumore al polmone, fegato e gola).

 

Il lavoro di Vogelstein e Tomasetti si è concentrato sulle staminali, cellule che si possono differenziare in diversi tipi di tessuti a seconda delle esigenze. Proprio a causa della loro longevità, una mutazione nelle staminali può avere conseguenze molto più deleterie rispetto a quando ciò accade in una cellula comune.

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Gli scienziati hanno contato le mutazioni casuali che possono avvenire durante una divisione cellulare, lasciando da parte altre cause (geni difettosi ereditati o di tipo ambientale come il fumo o la presenza di radiazioni). Il sistema matematico elaborato dai ricercatori ha evidenziato che all'aumentare del numero di divisioni cellulari aumenta il rischio che si sviluppi un tumore.

 

Secondo gli scienziati, dunque, in molti casi non è possibile prevenire i tumori, ma se resta ferma il valore della prevenzione generale, la ricerca dovrebbe concentrarsi però soprattutto sulla diagnosi precoce per bloccare il cancro nei primi stadi di sviluppo e quando la soluzione chirurgica può essere decisiva.

 

Lo studio, che lascia fuori dall'analisi un terzo delle neoplasie conosciute per le quali le cause sono particolari predisposizioni genetiche e ambientali molto pericolose, è comunque un lavoro di tipo statistico e quindi andrà verificato con altre ricerche.

 

http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni/salute/ricerca/2015/01/02/news/tumori_ricerca_ne_causa_pi_la_sfortuna_che_lo_stile_di_vita-104167899/

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L'ESPOSIZIONE SERALE ALLA LUCE DEGLI SCHERMI PUO' AVVERE EFFETTI DANNOSI SULLA SALUTE

E' ormai risaputo che gli schermi di smartp h one, computer e tablet hanno in generale effetti negativi sul sonno. Quello che invece un nuovo studio condotto da alcuni ricercatori della Brigham and Women Hospital di Boston ha messo in luce, sono gli effetti dannosi che l'esposizione alla luce degli schermi può avere sulla nostra salute.

Sappiamo che passare alcune ore davanti alla luce degli schermi di sera è in grado di alterare il sonno, sopprimendo i livelli di melatonina. Per favorire un buon riposo notturno, risulta molto più indicata la lettura di materiale su carta stampata.

Come sappiamo, la carenza cronica di sonno può indurre vari problemi di salute come il diabete, l’obesità e le malattie cardiovascolari. Anche la diminuzione cronica di melatonina è stata associata a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.

Lo studio ha messo in luce che coloro che leggono materiale attraverso lo schermo di iPad prima di coricarsi, impiegano in generale più tempo ad addormentarsi, si sentono meno assonnati e mostrano un sonno REM più breve e più bassi livelli di melatonina rispetto ai lettori di libri su carta stampata. Inoltre, il giorno seguente, risultano più stanchi, nonostante un adeguato numero di ore di sonno.

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Può essere utile sapere che per ovviare ad alcuni svantaggi dell'uso di dispositivi elettronici, esistono vari filtri che riducono al minimo la luce blu (quella incriminata). La ricerca ha infatti dimostrato che è propria quest'ultima la principale responsabile dell'inibizione della melatonina e della conseguente alterazione della qualità del sonno.

La miglior soluzione, anche se forse non la più popolare di questi tempi, rimane sempre quella di evitare l'uso di schermi luminosi nelle ore precedenti il sonno.

Di Laura Tirloni

http://www.lasaluteinpillole.it/news_salute/lesposizione-serale-alla-luce-degli-schermi-puo-avvere-effetti-dannosi-sulla-salute.asp

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MENTIRE SUI SOCIAL : 2 su 3 postano bugie su social network, a rischio salute mentale

Mentire su Facebook è un'abitudine comune fra chi usa il social network più celebre del mondo.

Ma postando false informazioni o commenti si aumenta il rischio di problemi di memoria e anche di insorgenza di paranoie, soprattutto nelle persone già vulnerabili e predisposte.

Un sondaggio ha rilevato che i due terzi degli utenti di 'reti sociali' su Internet distorcono la verità sul proprio profilo online: si va da piccole bugie sull'età, fino a 'fantasie' molto più grandi, come relazioni amorose o vacanze totalmente inventate, corredate spesso di foto montate ad arte.

Tanto che un quinto dei giovani tra i 18 e 24 anni ammette che il proprio profilo Fb non reca alcuna somiglianza con ciò sono nella realtà. Ma la menzogna, alla lunga, può causare affaticamento, quando si tenta di tenere il passo con le bugie raccontate o bisogna vivere all'altezza del proprio 'alter ego' fittizio.

Secondo la survey del sito Pencourage, ad esempio, 3 utenti su 10 dicono di avere difficoltà per essersi dati un'immagine completamente diversa in Rete.

E, in più, le bugie possono mescolarsi con la realtà nella memoria delle persone: un utente su 6 nel sondaggio ha spiegato di avere ricordi confusi riguardo cosa sia vero e cosa no, rispetto agli eventi descritti sul loro profilo social. Lo psicologo Richard Sherry, interpellato dall'Independent online, evidenzia che "il desiderio di presentare la migliore versione di se stessi è comprensibile, ma può portare a gravi problemi.

Il lato oscuro di questo conformismo sociale arriva quando perdiamo noi stessi o neghiamo ciò che autenticamente siamo, a un livello in cui a volte non ci riconosciamo più".

"Quando questo comincia ad accadere - avverte l'esperto - prendono vita sentimenti di colpa e disgusto verso noi stessi, che possono creare una trappola cognitiva di alienazione e anche un senso di distacco e di paranoia".

Piccole bugie innocue sì, dunque, ma mai esagerare: a rischiare è la salute mentale.

http://www.lasaluteinpillole.it/salute.asp?id=25873

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Cloruro di magnesio : cura praticamente tutto ...

 

Il cloruro di magnesio cura praticamente tutto,già si sapeva dal 1915 ma nessuno ci ha mai informato,dato il costo irrisorio perchè è uno scarto del sale.

 

Le sue proprietà infatti, come spesso accade, furono scoperte per caso nel lontano 1915 dal prof. Pierre Delbet ,ma le case farmaceutiche hanno voluto censurare questa informazione, in quanto le proprietà benefiche del cloruro di magnesio sono talmente tante che avrebbero limitato la vendita di una grossa quantità di farmaci tale da farle fallire totalmente…

 

Il magnesio, la panacea per tutti i mali o quasi, solo che ad usarlo sono veramente in pochi. Eppure, pur trattandosi di un prodotto di scarto del sale, quindi dal costo irrisorio, il cloruro di magnesio è in grado di risolvere una gran quantità di malanni, trattandosi di un elemento fondamentale per la vita di oltre 300 enzimi, e quindi anche per l’organismo. Le sue proprietà, come spesso accade, furono scoperte per caso nel lontano 1915 dal prof. Pierre Delbet che, da allora, ha dedicato buona parte della sua attività professionale a trovare sempre nuovi utilizzi per questa sostanza a dir poco sorprendente. Il professore in questione, utilizzando per la prima volta una soluzione di cloruro di magnesio per lavare le ferite, si accorse che non solo queste guarivano più in fretta, ma i tessuti non subivano alcun tipo di danno.

 

Ed ecco quindi che, con il tempo, il prof. Pierre Delbet si rese conto che ilcloruro di magnesio era in grado di curare una gran quantità di mali, anche semplici acciacchi e, non solo, visto che riusciva anche a ridurre l’incidenza di alcune malattie. L’elenco è lunghissimo e va dalla cura dell’epilessia, alla distrofia, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, pertosse, raucedine, affezioni intestinali, malattie cervicali, tensioni muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano, rabbia, parotite, rosolia, morbillo e numerose altre malattie dell’infanzia.

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L’elenco, come si vede, è bello lungo e non comprende nemmeno tutte le patologie sulle quali il cloruro di magnesio è in grado di agire, perché ve ne sono anche altre, di minor importanza, ma che tuttavia rappresentano molto per coloro che ne soffrono. Nelle sue tante ricerche, il prof. Pierre Delbet sperimentò il cloruro di magnesio anche sotto forma di pomata, per applicazioni esterne, e con sua grande sorpresa, poté constatare che i pazienti sottoposti al trattamento, se incanutiti dal tempo, riuscivano a riprendere un po’ di colore su capelli e peli ormai bianchi. Anche nella cura della pelle si erano fatti registrare dei risultati sorprendenti e, per la precisione, eczemi, psoriasi, verruche, ma anche in altre legate a stati allergici come le orticarie, raffreddori da fieno, emorroidi e tanto altro ancora. Nelle sue osservazioni, Delbet poté anche verificare come l’incidenza del cancro nei contadini egiziani che assumevano regolarmente il cloruro di magnesio era del 10% più bassa rispetto agli europei o agli americani e che, nel caso del cancro allo stomaco, la percentuale arrivava addirittura al 50%. Insomma, tutte queste osservazioni e sperimentazioni non facevano che confermare quanto fosse importante il cloruro di magnesio per l’organismo, cosa che non poteva e non doveva essere ignorata, mentre lo era, e lo è tutt’ora, di fatto da parte del mondo scientifico. I malpensanti attribuiscono la colpa di questo allo strapotere delle aziende farmaceutiche, quelle che spendono miliardi in ricerche, che si troverebbero a dover fare i conti con un sensibile abbassamento dei loro guadagni se, alla fine, il magnesio cominciasse ad essere assunto con maggior frequenza, sempre da un numero maggiore di persone. Ma si tratta veramente di malpensanti o semplicemente di persone più smaliziate che non hanno più molta fiducia in chi detiene il potere, sia economico che di altro genere. Clicca su MI PIACE per seguirci su Facebook

Il magnesio è presente regolarmente in vai alimenti naturali, prodotti della terra, il che non fa che avvalorare il concetto che la natura è in grado, da sola, di risolvere la maggior parte dei mali dell’uomo. Cereali integrali, soia, fagioli, vegetali in genere sempre se di coltivazione biologica, frutti di mare e, meno male, cioccolato e cacao. In tutti i casi è reperibile regolarmente in farmacia o nelle erboristerie come integratore. I principali sintomi di una carenza di magnesio sono ansia, ipereccitabilità muscolare, mal di testa, vertigini, insonnia, asma, alterazioni del ritmo cardiaco, stanchezza eccessiva e inspiegabile, disturbi del ciclo mestruale.

 

Fonte: http://www.tuttasalute.net/24039/magnesio-per-curare-quasi-tutto-e-costa-pochissimo-perche-lo-usano-in-pochi.html

 

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