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Categoria: "Notizie scottanti"

L'industria farmaceutica e' arrivata all'invenzione di nuove malattie per produrre nuovi farmaci

Il settore farmaceutico, ormai nelle mani dei colossi del settore, è decisamente molto ricco. Ma si sa, per far soldi servono soldi. Non è un caso, infatti, se in questo campo oggi si spende più denaro per il marketing che per la ricerca. Per essere più precisi, il Big Pharma (l’appellativo dato all’industria farmaceutica) impiega un terzo dei ricavi e un terzo del personale per collocare nuovi medicinali sul mercato. Pionieri di questo nuovo approccio con la salute sono gli Stati Uniti, dove tra il 1996 e il 2001 il numero dei venditori di farmaci è cresciuto del 110%, passando da 42.000 a 88.000 agenti. Non solo, per promuovere i suoi nuovi prodotti questo settore spende ogni anno da 8.000 a 13.000 euro per ogni singolo medico [1].

Nota come Disease mongering, o mercificazione della malattia, questa pratica estrema del marketing funziona in modo abbastanza semplice: basta abbassare i valori di una grandezza misurabile (diabete, pressione arteriosa, colesterolo ecc.), o diagnosticare come disturbo una presunta anomalia del comportamento (tristezza, ansia, timidezza) e il numero di malati cresce automaticamente. In effetti, la logica è la stessa di quella che domina in generale nella società dei consumi: come si è passati dalla produzione di merci per il loro consumo al consumo fine a se stesso per continuare a produrre merci, così si è passati dall’invenzione di nuove medicine per la cura delle malattie all’invenzione di nuove malattie per produrre nuovi farmaci.

Il caso più eclatante si è probabilmente verificato nel 2004, quando una commissione di “esperti” negli Stati Uniti ha riformulato la definizione di ipercolesterolemia (l’eccesso di colesterolo nel sangue). In pratica, riducendo i livelli ritenuti necessari per autorizzare una cura medica, hanno letteralmente triplicato da un giorno all’altro il numero di persone che potevano avere bisogno di cure farmacologiche. Un dettaglio importante: otto dei nove membri di quella commissione lavoravano a quel tempo anche come relatori, consulenti o ricercatori proprio per le case farmaceutiche coinvolte nella produzione di farmaci ipocolesterolemizzanti [2]. E questa è solo la punta dell’iceberg. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA), già nel 2002 l’87% degli autori delle linee guida cliniche aveva conflitti d’interesse a causa di legami con l’industria farmaceutica. Di questi, il 59% aveva rapporti diretti con i produttori dei farmaci relativi alle patologie per cui era chiamato a stilare le linee guida [3].

Attraverso il Disease mongering le persone vengono persuase del fatto che problemi prima accettati come un semplice inconveniente, o come “parte della vita”, debbano ora destare preoccupazione e abbiano bisogno di cure mediche. Il fenomeno è tanto diffuso che il prestigioso British Medical Journal ha pubblicato, già nel 2002, una “Classificazione internazionale delle non-malattie”: oltre 200 condizioni ritenute a torto come patologiche [4]. Vediamo le prime dieci, anche se ci si potrebbe davvero divertire, elencandole tutte: invecchiamento, lavoro, noia, sacchi lacrimali, ignoranza, calvizie, efelidi (una sorta di lentiggini), orecchie a sventola, capelli grigi/bianchi, bruttezza.

Purtroppo, però, non c’è molto da scherzare. Non solo per le dimensioni che hanno raggiunto queste pratiche, ma anche perché ci vorranno decenni, prima che le si possano sradicare dal sistema socio-sanitario. Oltre alle ingenti cifre di denaro investite, infatti, c’è da considerare che i regali (inviti a pranzo o in vacanza, accesso a congressi in località esotiche e numerosi altri sottili meccanismi di persuasione) non sono riservati solamente ai medici praticanti. La corruzione inizia infatti già con regali da parte delle industrie farmaceutiche agli studenti di medicina prossimi alla laurea: futuri professionisti pronti a collaborare nel lancio di nuove “campagne di sensibilizzazione” con pubblicitari alla Vince Parry. Questo professionista del marketing, in un articolo intitolato “L’arte di inventare malattie”, rivelò pubblicamente di collaborare con le case farmaceutiche per “creare nuove idee su disturbi e malattie e un nuovo modo di pensare alle cose per massimizzare le vendite dei farmaci”[5]. Del resto, scrive Parry, “le case farmaceutiche oggi promuovono non solo i propri farmaci, ma anche i disturbi necessari a creare il mercato per i propri prodotti”. Questo modo di vedere il settore farmaceutico arriva però da più lontano. Trent’anni fa Henry Gadsen, direttore della casa farmaceutica Merck, dichiarò alla rivista Fortune: “Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque”.

Bene, sembrerebbe proprio che siamo arrivati a questo punto. Per questo servono urgentemente dei provvedimenti, sia a livello legislativo che mediatico. Basti pensare che, secondo una ricerca francese, la metà dei prodotti oggi sul mercato è inutile, il 20 per cento è scarsamente tollerato dai malati e il 5 per cento è addirittura potenzialmente pericoloso per la salute [6]. Ne va quindi delle nostre tasche, ma anche e soprattutto delle nostre vite. Questa estrema medicalizzazione della società, in effetti, porta da una parte a terapie inopportune, dall’altra ad enormi sprechi di denaro (spesso pubblico) che compromettono la già traballante sostenibilità economica di interi sistemi sanitari. Il tutto sottraendo risorse utili alla cura e alla prevenzione di patologie reali. E perché no? Alla tanto magnificata ricerca.

Testo estratto dal libro “Medicina Ribelle. Prima la salute, poi il profitto”. Edizioni L’Età dell’Acquario


[1] Joerg Blech, “Gli inventori delle malattie. Come ci hanno convinti di essere malati”. Lindau, 2006

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[2] Lenzer J. US consumer body calls for review of cholesterol guidelines. BMJ 2004; 329:759

[3] Choudhry N. Relationship between authors of clinical practice guidelines and the pharmaceutical industry. JAMA 2002; 287: 612-617

[4] Smith R. In search of non disease. BMJ 2002; 324: 883-885

[5] Parry V. The art of branding a condition. Medical Marketing & Media, London, 2003: 43-49

[6] ”Inutile un farmaco su due È polemica sulla scoperta dei ricercatori francesi” (articolo)

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Le ragioni scientifiche per non abusare della soia

 

Le ragioni scientifiche per non abusare della soia

 

 

Mangiare sano significa scegliere accuratamente le materie prime di cui nutrirsi, indipendentemente dal tipo di dieta che abbiamo deciso di intraprendere. A volte però, cibi che vengono popolarmente ritenuti salubri o innocui, possono nascondere delle insidie per la nostra salute, soprattutto se vengono consumati ogni giorno, e anche per l'ambiente che ci circonda. Leggere articoli scientifici aggiornati può essere complicato e spesso le notizie vengono tenute nascoste da chi vedrebbe calare le vendite dei loro prodotti.

Ecco alcuni alimenti che hanno serie controindicazioni, e nei link trovatei riferimenti scientifici che lo provano:

LA SOIA

Spesso chi diventa vegetariano o vegano, tende a sostituire gli alimenti di origine animale consumando latte di soia, tofu, yogurt di soia...in realtà questa non è una pratica realmente salutare.

Come molti legumi la soia contiene delle sostanze chiamate "antinutrizionali", dei fitochimici tossici per il nostro corpo, che da sempre vengono eliminati dai legumi che consumiamo grazie all'ammollo, alla cottura ed i cui effetti vengono mitigati dal fatto di consumarli insieme ai cereali (leggi qui altre iformazioni su questo tema).

Il 90%  dellla soia coltivata nel mondo è geneticamente modificata, ed è tollerata per legge una percentuale di inquinamento OGM anche nella soia biologica. La soia si trova in una grande quantità di alimenti trasformati in quanto i suoi derivati sono di uso comune sotto forma di farina, olio e lecitina. La lecitina è un emulsionante di provenienza quasi esclusiva dalla soia, mentre la dicitura "grassi vegetali" e "grassi vegetali idrogenati" corrisponde in circa l'80% dei casi ad olio di soia. L'olio di soia non contiene DNA, ed è quindi impossibile verificare la sua provenienza da soia OGM o BIO.

Nei paesi asiatici, i prodotti consumati a base di soia sono sempre fermentati, anche il tofu in cina viene spesso fatto fermentare prima di essere cucinato. Miso, slasa di soia, tempeh, natto, sono tutti alimenti fermentati in modo naturale, e consumati da millenni dalle popolazioni asiatiche senza problemi per la loro salute, anzi, questo processo naturale aumentano il valore nutritivo di questo alimento.

 

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La maggior parte degli alimentii trasformati a base di soia venduti come sostituti della carne, sono fatti con proteine ​​di soia isolate e trasformate, spesso con l'aggiunta di monodigliceridi degli acidi grassi e altre sostanze che li rendono più palatabili. Chi diventa vegano spesso consumando questi alimenti cerca di non privarsi dei piaceri della tavola di cui godeva in passsato, e inizia a consumare formaggio di soia, panna di soia, hamburger di soia, hot dog di soia, gelato di soia, yogurt di soia. Ma non tutto ciò che è vegetale è salutare (vedi la margarina al posto del burro), e da un punto di vista salutistico questi prodotti industriali non sono meglio e dei loro corrispondenti prodotti industriali di origine animale.

 

Il fatto che la soia sia un vegetale, non significa che sia salutare, nemmeno per gli animali: in molti allevamenti mangimi a base di mais e soia sono diventati la base per l'alimentazione di animali nati per consumare erba, ruminanti, perché questi semi, ricchi di proteine e coltivati intensivamente, ​​contribuiscono a portare gli animali al peso di mercato più velocemente. Ma il sistema digentivo dei ruminanti è progettato per digerire l'erba, non i semi e il bestiame allevato in questo modo sviluppa malattie, tra cui ascessi epatici e proliferazione di batteri nocivi come l'Escherichia coli, pericoloso anche per la salute umana.

Il consumo di soia non fermentata da parte degli esseri umani è dunque una novità per il nostro organismo, e chi esagera nel loro consumo si espone ad effetti che ancora non possono essere previsti. Sono in corso studi sulla possibilità che gli isoflavoni contenuti nella soia alterino la produzione di testosterone negli uomini: gli isoflavoni sono dei composti che si legano ai recettori degli estrogeni, ii principali ormoni sessuali femminili, e per questo sono studiati ed utilizzati da anni per bilanciare gli ormoni delle donne in menopausa. I risultati degli esperimenti sembrano negativi, gli isoflavoni sembrano modulare la produzione di estrogeni nelle donne in menopausa, ma non alterare la produzione di testosterone e quindi la fertilità nei maschi adulti, ma gli studi sono appena iniziati, volete fare parte delle cavie che tra qualche decina di anni ci riveleranno gli effetti reali della soia non fermentata sulla salute umana?

Inoltre la soia continene delle sostanze che possono interferire con  la funzionalità della tiroide (causando ipotiroidismo) e sono documentati casi di gozzo negli infanti alimentati con latte di soia.Intanto il consumo giornaliero di questi alimenti ha aumentato in modo esponenziale le allergie e le intolleranze alla soia, e i bambini nascono già allergici alle sue proteine.

Io applico la regola del buonsenso:

Latte di soia biologico o tofu al massimo una o due volte a settimana. Non mangiare mai la stessa cosa tutti i giorni è la regola migliore da seguire, a mio parere, per "restare amici" di tutti gli alimenti. E non seguire le mode. Informarsi. Perchè la salute è il bene più prezioso.

 

Isy

Sono Isy, e amo la natura. Sono laureata in Scienze Naturali e specializzata in botanica ed etnobotanica. Amo scavare nei ricordi e nelle tradizioni, imparare della culture lontane e passare il tempo all'aria aperta. Fotografo e raccolgo erbe spontanee o che coltivo io stessa, che poi trasformo in cibi, cosmetici, medicamenti...

http://www.traccediclorofilla.com/

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L'incredibile messaggio per gli esseri umani che pensano di essere liberi

 

L’incredibile messaggio per gli esseri umani che pensano di essere liberi

 

Siamo convinti di avere la libertà di stampa, la libertà d’espressione, la libertà di culto, il libero mercato, le frontiere libere, la libertà di poter scegliere il corso di studi preferito e di cercare/creare il nostro lavoro.

La parola libertà riecheggia quotidianamente nelle case della massa assopita dai programmi Tv, insinuandosi perfino nelle menti malinformate di chi legge gli articoli di giornale dei pennivendoli asserviti al sistema.

Ma che strano, perché tutta questa continua necessità di rimarcare il concetto di libertà? Se vivessimo realmente in condizioni di libertà, che bisogno ci sarebbe di sottolinearlo continuamente? Davvero siamo così liberi come ci dicono o forse ci stiamo solamente illudendo di esserlo?

Per cercare di rispondere a queste domande, voglio raccontarvi l’incredibile storia di un normale essere umano che visse tutta la sua vita credendo di essere libero, una storia che riguarda da vicino un po’ tutti noi…

Salve, io sono un essere umano e so di essere libero, proprio come voi che state leggendo questa storia! Come faccio ad esserne certo? Oh, è molto semplice! Basta ripercorrere le tappe fondamentali della nostra vita.

La libertà permea così a fondo la nostra esistenza da manifestarsi fin dal preciso istante nel quale veniamo al mondo.

Nostro padre è talmente libero da non riuscire a trovare il tempo necessario per veder nascere suo figlio/a. No, non è una scusa! Vorrebbe essere lì con noi, ma non può perché è troppo impegnato con il suo lavoro.

Tornati a casa dall’ospedale, pochi mesi più tardi, anche nostra madre ci abbandona per molte ore al giorno, perché la maternità finisce, ed è di nuovo libera di tornare a lavorare.

I papà e le mamme sono talmente poco condizionati dalle proprie attività lavorative, che non possono vedere crescere i loro figli se non in modo fugace, sfruttando quei rari momenti di freschezza e lucidità recuperati nei giorni festivi.

Quasi sempre, in virtù esclusiva della loro libertà, i nostri genitori sono costretti a consegnarci a delle apposite strutture: prima gli asili nido e poi gli asili veri e propri.

Difficilmente un genitore può permettersi il lusso di rimanere a casa, perché con un solo stipendio, oggi, si è liberi di non riuscire ad arrivare a fine mese.

E per fortuna che i nostri genitori ce l’avevano un lavoro, stabile e sicuro, altrimenti sarebbero stati talmente liberi, che non avrebbero neppure pensato di metterci al mondo, visto che poi non sarebbero riusciti a sfamarci.

Poco dopo aver iniziato a camminare e a proferire parola, siamo talmente liberi che i nostri genitori ci spediscono a scuola.

E meno male che ci sono i rientri pomeridiani, altrimenti quegli stacanovisti dei nostri genitori avrebbero dovuto assoldare i nonni, bene che vada, o una baby-sitter.

A scuola siamo talmente liberi di scoprire il mondo e di formare la nostra visione personale, che fin dai primi giorni ci costringono a stare seduti per tutto il tempo, al fine d’inculcarci delle verità precostituite, avvalendosi di meccanismi traumatici e ricattatori, come le note o, ancora peggio, la bocciatura.

Lo fanno a fin di bene, ovviamente! Se non fosse che i programmi scolastici sono sempre stabiliti dal ministero dell’istruzione, un organo fondamentale del governo: un candido strumento al servizio del benessere di tutti gli esseri viventi.

Ah scusate, mi sono confuso, quello avviene nel modo delle fiabe!

Nel mondo reale lo stato è il più potente strumento al servizio degli interessi del potere che, in un’economia capitalistica, coincidono con il raggiungimento del profitto dei capitalisti, e non con il benessere di tutti gli esseri viventi!

I programmi ed i metodi d’insegnamento vengono stabiliti così bene ed in modo così libero, ma così libero, che a scuola c’insegnano che non si deve esercitare lo spirito critico, ma che si deve imparare a memoria le (presunte) verità che l’insegnate ci presenta, esattamente come sono, senza discutere, sulla base di un validissimo principio di autorità: l’ipse dixit.

La logica, la matematica, l’approccio scettico-razionale e quello scientifico? No, quelle sono cose inutili, ostiche, difficili, che interessano solo i geni, che conducono alla pazzia e all’emarginazione sociale.

Ovvio, se non fosse così, il giovane studente, divenuto adulto, potrebbe esercitare il suo spirito critico per rimettere in discussione il potere, e questo, come tutti sanno, è bene che non avvenga in una società dove regna la libertà di mantenere sotto controllo un gran numero di persone.

Già che ci sono, nei programmi inseriscono pure qualche ora d’indottrinamento religioso, tanto per essere sicuri che i ragazzi non imparino mai a pensare, ma che invece credano in modo acritico fideistico a ogni sorta di assurdità.

Ovviamente abbiamo la libertà di culto, eppure siamo così liberi, ma così liberi di scegliere la nostra religione (o di diventare atei/agnostici), che stranamente quasi tutti praticano il medesimo credo dei propri genitori, salvo rarissime eccezioni.

Siamo talmente liberi che arrivati a 13/14 anni già bisogna scegliere un indirizzo per la scuola superiore, senza neanche avere la più pallida idea di che cosa significhi realmente quella scelta per il nostro futuro; eppure, ci dicono, è bene che decidiamo liberamente in prospettiva del lavoro che vorremmo fare da grandi.

Siamo talmente liberi che già a scuola iniziano a catalogarci e a etichettarci, impartendoci un sapere settorializzato e marchiandoci a vita con delle valutazioni.

Non c’è un corso di studi volto allo sviluppo dell’interezza dell’essere umano, perché il capitale non ha bisogno di simili individui, ma di specifici automi.

Gli attori dell’economia di libero mercato pretendono che la scuola e l’università sfornino macchine per svolgere un preciso ruolo, che devono essere strettamente intercambiabili l’una con l’altra, in modo da avere uno scarso valore commerciale ed essere così maggiormente ricattabili.

Ma la cosa più importante è che gli studenti non devono capire nella maniera più assoluta di essere “umani”, individui unici ed irripetibili, che hanno un valore intrinseco incommensurabile.

Non devono neanche comprendere il reale valore del tempo della vita, né la straordinaria importanza della libertà, né tanto meno il fatto che la complessità dell’esistenza gli riserva uno spettro pressoché infinito di possibilità, altrimenti non si sottometteranno mai in modo libero e volontario, ovviamente, alle assurde necessità del sistema capitalistico basato sull’ideologia del libero mercato.

Dopo ulteriori 5 anni di studi demotivanti, noiosi e forzosi, che finiscono per allontanare quasi tutti gli studenti dalla passione per il libero pensiero e dalla vera sete di conoscenza, saremo talmente liberi da dover effettuare un’altra scelta gravosa:

andare a lavorare, oppure continuare gli studi per poi andare a lavorare, sempre in virtù esclusiva della libertà di poter scegliere che cosa fare della nostra vita.

Ovviamente prima d’iniziare a lavorare, pena il morire di fame, sia chiaro, sempre e comunque in modo volontario, dovremo cercare “il” lavoro che pensiamo di voler fare, che però dopo qualche mese di ricerca diventa “un” lavoro che vogliamo fare che, dopo un altro po’ di attesa, diventa un lavoro, che per molti si trasforma in un apprendistato sottopagato o in un’attività di volontariato gratuita o in disoccupazione.

Iniziamo così a sperare liberamente di poter lavorare a qualsiasi condizione. Ma siamo liberi, quindi, se il lavoro non c’è possiamo inventarcelo, diventando imprenditori di noi stessi!

Esattamente! Siamo talmente liberi che le attività che possiamo pensare di avviare devono essere necessariamente remunerative, altrimenti non sarebbero economicamente sostenibili.

Quindi, se per disgrazia ciò che ci piace fare non genera profitto, l’economia di libero mercato c’impedisce di farne la nostra principale attività di vita.

Pazienza, metteremo liberamente i nostri sogni in secondo piano, perché la nostra scelta libera è di lavorare e non di fare ciò che vorremo fare!

Così, se non abbiamo denaro per vivere di rendita (potendo dedicare il nostro tempo a tutto ciò che ci piace), o se non abbiamo abbastanza capitale e/o idee per avviare un’attività che generi profitto, bisognerà, sempre in tutta libertà, recarci a mendicare il lavoro da chi invece di capitale ne possiede perfino in abbondanza a causa della libertà di accumulare anche in eccesso, nonostante altri esseri umani stiano liberamente vivendo in povertà da qualche altra parte del mondo.

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Li chiamano imprenditori, datori di lavoro o benefattori, perché ti offrono la possibilità di poter lavorare in cambio della maggior parte del frutto del tuo lavoro, che gli viene riconosciuto grazie alla nostra volontà di donarglielo, che sia chiaro!

Una volta firmato un contratto, potremo finalmente iniziare a lavorare. Per ringraziati del fatto che tu con il tuo lavoro manterrai lui e la sua famiglia, consentendogli perfino di vivere nel lusso, il capitalista sarà libero di sottoporti a ritmi di lavoro disumani, e sarà anche libero di licenziarti, se per disgrazia ti rifiutassi di svolgere diligentemente le mansioni che ti verranno assegnate.

Tu invece, essendo un lavoratore subordinato, sarai libero esclusivamente di ringraziare per la possibilità di essere sfruttato, o di rimanere senza lavoro, rischiando così di diventare povero e dormire per strada.

Prima di tutto però, per meritarti l’assunzione, devi liberamente sottoporti a dei test psico-attitudinali, come se fossi una cavia da laboratorio.

Perché ci fanno questo? Sempre per il nostro bene, non c’è posto per tutti, quindi sono costretti a scegliere il migliore. E gli altri? Quelli che rimangono fuori? Gli altri sono liberi di cercare un altro lavoro o di vivere in povertà, ovviamente.

Proprio così! Perché in un mondo dove regna la libertà, gli esseri umani non hanno la certezza di trovare un lavoro dignitoso che gli permetta di vivere serenamente la vita, no! In un mondo veramente libero, il lavoro è mal ripartito: invece di lavorare tutti 5-6 ore, c’è chi lavora 8-10 ore e chi niente; così gli esseri umani devono scannarsi vicendevolmente per farsi assumere, provocando la disperazione degli altri e la propria (illusoria) felicita, che purtroppo durerà ben poco.

Infatti chiunque riesce a trovare un lavoro ben presto si accorge di essere talmente libero, ma talmente libero, da non aver più tempo per fare niente al di fuori dell’ambito della sua attività lavorativa.

In pratica il lavoro diventa la sua vita e la sua vita diventa il suo lavoro, e questa rappresenta la massima espressione di libertà per un lavoratore subordinato (e non solo!). Ma il lavoro rende liberi, giusto?

In generale chi lavora è talmente libero che si comporta come un carcerato spontaneo, che si rinchiude volontariamente nella propria cella per 8-10 ore al giorno per 40 anni. Quest’attività protratta per un tempo così elevato provoca da sempre problemi psico-fisici di ogni genere.

Che lavorare sia estremamente bello, salutare e divertente è un fatto ovvio. Infatti il lavoratore medio è talmente motivato e si reca talmente liberamente al lavoro il lunedì mattina, che i medici si sono dovuti inventare un nome da dare ad una nuova sindrome che, con molta fantasia, hanno deciso di chiamare: “sindrome del lunedì” (in Italia ne soffrono 6 lavoratori su 10).

Un’altra prova del fatto che il lavoro sia salutare, consiste nel fatto che quando un lavoratore si ammala, il medico gli prescrive dei giorni di riposo. Infatti, come tutti sanno, lavorare fa così bene alla salute che per guarire è meglio stargli lontano!

Lavorando tutti, prima o poi, ci accorgeremo che il nostro ruolo, che pensiamo di aver scelto liberamente tra quelli disponibili e al quale abbiamo avuto la libertà di adattarci, non è stato concepito per essere bello, piacevole o motivante, ma è stato ideato per essere funzionale al profitto del capitale.

Così, pur subendo volontariamente un furto da parte dei capitalisti e nonostante svolgeremo un ruolo incompatibile con la nostra natura umana, avremo un misero stipendio, che useremo per comprare una macchina da usare tutti i giorni per andare liberamente al lavoro; una bella casa, che utilizzeremo per dormire quando non saremo al lavoro; del cibo per mantenerci in vita, in modo tale da poter lavorare in modo efficiente; numerose cianfrusaglie, quali vestiti di marca, che poi resteranno quasi sempre in armadio perché non avremo neanche il tempo per indossarli; oltre a un non ben precisato numero di ammennicoli di scarsa qualità, acquistati in modo libero a seguito di continue pressioni psicologiche dovute alla pubblicità o ad altri condizionamenti sociali.

In questo modo saremo liberi e felici di far arricchire i nostri benefattori lavorando con modalità disumane sì, proprio quelli che ci hanno dato la possibilità di farci rubare una parte consistente del frutto del nostro lavoro; di pagare un mutuo, che ci costringerà amorevolmente a lavorare minimo per altri 30 anni, con somma gioia degli azionisti della banca; e di alimentare i processi consumistici, che riprodurranno ritmi di consumo sempre più rapidi, in modo da generare un maggior profitto per i capitalisti, oltre che un indesiderabile inquinamento ambientale.

Con il nostro libero consumo di prodotti, che inspiegabilmente si guastano, non sono riparabili, diventano obsoleti e fuori moda, spingeremo la macchina economica ancora più velocemente, permettendo così anche ad altri esseri umani di procurasi liberamente la propria condizione di asservimento.

I vestiti alla moda e la nuova auto però, aumenteranno la probabilità d’incontrare il/la compagno/a della vita che, in modo del tutto libero, e non a causa di consuetudini sociali, decideremo di sposare, salvo divorziare altresì liberamente dopo un po’ di anni.

Il tutto non prima di aver messo al mondo delle creature indifese che, a loro volta, saranno liberamente costrette a subire la stupidità dei propri genitori, vittime delle inevitabili complicazioni di una convivenza forzosa e di un mix illusorio di fedeltà e amore eterni.

La nostra vita andrà avanti tra libere privazioni, dovute alla mancanza di tempo e/o di denaro riconducibili all’attività lavorativa, sperando di continuare a lavorare fin quando non saremo vecchi e inefficienti per generare profitto.

Fine della storia. Perché? E’ semplice: non succederà più niente di significativo. Saremo diventati dei perfetti ingranaggi al servizio della macchina economica. Strapperemo i fogli dal calendario uno dopo l’altro, conducendo giornate sempre più simili, sempre più vuote e sempre più inutili.

Il resto della nostra vita volerà via… fin quando il capitale, dopo averci sfruttato per 40 anni, ci getterà come dei rifiuti industriali. Saremo liberi di smettere di lavorare, percependo addirittura una misera pensione!

Avremo 70 anni, e molto probabilmente verseremo in condizioni psico-fisiche indecorose. Impiegheremo quasi tutta la pensione per acquistare liberamente i medicinali che ci serviranno per sopravvivere altri 10-15 anni, bene che vada, con somma gioia delle multinazionali del farmaco.

Dovremo decidere che cosa fare di quel poco tempo libero che avremo ancora a nostra disposizione, prima di sceglie liberamente di finire in un ospizio, in un letto d’ospedale o di passare a miglior vita, ma a quel punto lo spettro delle infinite possibilità, che ci si manifestava in tutta la sua magnificenza innanzi ai nostri occhi da giovani, la cui vista ci veniva sapientemente preclusa dai condizionamenti del sistema, si sarà ridotto così tanto, ma così tanto, che saremo liberi di sceglie un qualsiasi elemento d’un insieme vuoto.

In quel preciso istante, ripercorrendo all’indietro la nostra esistenza, coglieremo l’inganno e realizzeremo di non aver vissuto un sol giorno in condizione di libertà, ma di esserci illusi quotidianamente, tra una costrizione e l’altra, di essere liberi.

Il nostro tempo sarà svanito e non avremo vissuto neanche da vivi.

Non ci resterà che la magra consolazione di un’altra illusione: quella dell’aldilà.

Inspiegabilmente lo spirito del tempo s’introdurrà nella nostra mente e così capiremo una sconvolgente verità:

Perché dall’infinito spettro delle possibilità che ci prospetta la complessità dell’esistenza, ci riduciamo a scegliere tra una manciata di ruoli preconfezionati, che poi speriamo di svolgere per tutta la vita? È la società che interferisce e modella i nostri comportamenti, le nostre credenze, le nostre scelte, quello che pensiamo sia giusto o sbagliato. Non siamo veramente liberi, piuttosto ci convinciamo di esserlo. Siamo certamente liberi di scegliere tra chi deciderà se sarà o meno il caso di sfruttarci; siamo ovviamente liberi di comportarci secondo i dettami imposti dal sistema, ma se proviamo ad uscire dagli schemi veniamo immediatamente emarginati, presi per pazzi e rischiamo di finire in povertà.

Siamo al tempo stesso guardie e prigionieri, che giudicano gli altri senza pensare alla follia della propria condizione esistenziale. Non costruiamo la nostra strada, no! Intraprendiamo una di quelle già preconfezionate dal sistema. La complessità d’un essere umano è straordinaria, le sue potenzialità sono infinite e noi che cosa diventiamo? Una commessa, un operaio, un’impiegata, un meccanico, una giornalista, un avvocato… Sacrifichiamo 8-10 ore al giorno per il lavoro e non ci resta più tempo per vivere. Così le giornate si appiattiscono, diventando indistinguibili l’una dall’altra, perché non abbiamo modo di esprimere la nostra unicità. É il capitale che delinea le scelte della nostra vita, facendoci credere che l’unica alternativa consista nel morire di fame o nel vivere di auto-produzione, emarginati e derisi da tutto il resto della società.

Ci hanno insegnato a credere che la schiavitù derivante da un lavoro totalizzante e subordinato sia un diritto da invocare per conquistare indipendenza e libertà. Sopravviviamo incastrati tra mille impegni e altrettanti condizionamenti, che sono innanzitutto mentali. Dopo anni di formazione, propaganda e lavoro, la maggior parte degli esseri umani non è più neanche in grado di pensare in modo libero, ma si adatta a schemi e idee già esistenti in modo acritico-fideistico, figuriamoci se simili individui possono essere in grado di agire in modo libero! Per essere fisicamente liberi, bisogna prima liberare la mente, e per farlo l’unica via praticabile è quella di adottare una forma mentis scettico-razionale, allenandoci ad esercitare il nostro spirito critico. Non saremo mai liberi fin quando non ricominceremo a pensare, perché se la mente è ridotta in catene allora anche il corpo non può che vivere in condizioni di privazione di libertà.

Ma saremo vecchi e purtroppo, anche se avremo imparato la lezione, la nostra unica opportunità sarà sfumata.

Così, come unico vero atto eroico di un’esistenza priva di significato, decideremo di raccogliere le ultime forze per concepire un breve messaggio da destinare alle nuove generazioni dell’intera umanità:

Siete veramente liberi? State ben attenti, non lasciatevi ingannare! Non gettate al vento le vostre opportunità. Chiudete gli occhi e concentratevi.

Pensate! Rimettete in discussione il sistema sociale nel quale vivete. Per farlo, usate la logica e la razionalità.

Cercate di fuggire dai condizionamenti e dalle false necessità. Analizzatele e smontatele una ad una. Scacciate i sentimenti di odio, di rancore e d’arrivismo.

Allontanate la sete di fama e di successo. Ripudiate il potere, l’opulenza. Riconoscete l’inutilità della lotta e della violenza.

Allontanate l’ideologia del merito e della competizione. Aprite la vostra mente ai sentimenti di amore, di fratellanza e d’affetto; riconoscete la superiorità della cooperazione. Pensate a voi stessi ed alla natura che vi circonda; guardate agli altri e siate consapevoli di ciò che potreste fare per migliorare l’esistenza di tutti gli esseri viventi.

Capite l’importanza di avere il giusto, il necessario; la follia di sfruttare e del farsi sfruttare. Concentratevi ancora, e riflettete… prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno… cercate tra le vostre passioni più sincere, tra i vostri reali interessi e domandatevi: che cosa voglio fare realmente

Bene, quella è la risposta esatta, mettetela in atto e portate a compimento con pienezza la vostra vita.

DA: http://utopiarazionale.blogspot.it

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Sistema Immunitario : ecco cosa lo danneggia

11 cose che distruggono il tuo Sistema Immunitario

 

L’habitat, gli alimenti, i farmaci assunti e lo stile di vita, possono incidere negativamente sul nostro sistema immunitario. Avere un’idea delle modalità con cui ciò accade può fare una notevole

differenza nella prevenzione di molte patologie.

1. ZUCCHERI

 

Il saccarosio deprime il sistema immunitario e drena minerali preziosi dall’organismo. Anche in piccole dosi lo zucchero è dannoso per la salute. Assumere 100 grammi (8 cucchiai) di zucchero, equivalenti a circa due lattine di una bibita, può ridurre del 40% l’attività germicida dei nostri globuli bianchi. L’effetto di depressione immunitaria provocato dallo zucchero ha inizio circa 30 minuti dopo l’assunzione e dura fino a cinque ore. Al contrario l’ingestione di carboidrati complessi o amidi non produce alcun effetto sul sistema immunitario. Se si assume zucchero di mattina, pomeriggio e sera, l’organismo resta cronicamente in uno stato di caos che alla lunga diventa nocivo. Inoltre, lo zucchero è un killer di nutrienti, cioè provoca la non assunzione di sostanze nutritive! Alcuni nutrienti sono neutralizzati dallo zucchero nel processo metabolico.

 

2. CARENZA DI SONNO

 

Avrete notato che la scarsa quantità di sonno comporti un incremento delle probabilità di contrarre raffreddori o altre infezioni. La carenza di sonno può causare un incremento di produzione dell’ormone dello stress, e maggiore predisposizione alle infiammazioni. Anche se i ricercatori non sono esattamente certi di come il sonno riesca a rinsaldare il sistema immunitario, è appurato che fare almeno sette ore di sonno ogni 24 sia un grande aiuto per la conservazione di una buona salute. La carenza di sonno inoltre influisce negativamente sulla secrezione di melatonina. La melatonina è una potente barriera contro i radicali idrossili e due volte più efficace della vitamina E contro i radicali perossidici.

 

3. VACCINI

 

Contrariamente al parere di molti medici, i vaccini indeboliscono il sistema immunitario, piuttosto che fortificarlo (v. correlati). Non di rado contengono sostanze chimiche e metalli pesanti come mercurio e alluminio, cioè agenti immuno-depressivi. Il mercurio provoca cambiamenti nell’attività dei linfociti, diminuendone la vitalità. I vaccini inoltre alterano alcuni equilibri a livello di anticorpi, proprio come accade nelle patologie comprese sotto il nome di AIDS. Il nostro sistema immunitario si sovraccarica per fare fronte a sostanze estranee come i metalli pesanti, mentre i virus sono liberi di riunirsi in una comunità, crescere e moltiplicarsi. E’ un po’ come cercare di nuotare dopo essere stati incatenati e ammanettati. [Vedi Vaccini e Malattie]

 

4. FARMACI

 

Man mano che la ricerca progredisce, viene fuori che centinaia di farmaci accrescono la suscettibilità alle infezioni e deprimono le funzioni immunitarie. I ricercatori hanno osservato una riduzione delle citocine (ormoni messaggeri del sistema immunitario) in un numero significativo di consumatori di antibiotici. Molti farmaci ostacolano gli effetti suscitati dalla sinergia tra le cellule immunitarie ed i tessuti e gli organi deputati alla difesa dell’organismo da malattie, infezioni e virus. La maggior parte dei farmaci contengono anche un elevato livello di specifiche tossine che decimano i batteri benevoli intestinali, i quali sono una fonte primaria di protezione dell’organismo umano. Di conseguenza, l’uso a lungo termine di farmaci è associato ad una maggiore frequenza e durata delle infezioni. [Vedi Farmaci]

 

5. ALCOL

 

E’ ormai cosa assodata che il consumo abituale a lungo termine di alcol produca gravi conseguenze nella salute fisica e mentale delle persone. Bere un paio di bicchieri di vino al giorno è generalmente considerato un buon modo per aiutare la salute cardiovascolare e del cervello. Ma un studio della Rutgers University ha indicato che il consumo costante possa ridurre del 40% la produzione di cellule cerebrali in un adulto. L’alcol inoltre nuoce alla capacità del sistema immunitario di combattere infezioni e malattie. Il consumo eccessivo di alcol alla lunga conduce alla deficienza immunitaria in due modi: carenza nutrizionale e riduzione dei globuli bianchi. L’alcol altera la metabolizzazione dei nutrienti a causa dei danni che causa alle cellule nel tratto digestivo, e interferisce con la secrezione di alcuni enzimi necessari alla digestione. L’alcol può anche impedire l’assorbimento di importanti vitamine al livello epatico.

 

6. CEREALI RAFFINATI

I cereali raffinati come la farina bianca, il riso istantaneo, la pasta arricchita e molti tipi di fast food contengono poche sostanze nutritive e poche fibre rispetto alle controparti integrali. Un consumo prolungato eccessivo di cereali raffinati e cibi altamente trasformati contenenti pesticidi, additivi chimici e conservanti può indebolire il sistema immunitario e predisporre ad alcune malattie croniche. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha appurato che nelle 5 ore successive l’ingestione di 100 grammi di alimenti trasformati la capacità battericida dei globuli bianchi si riduca notevolmente. La nostra dieta moderna fatta di prodotti alimentari trasformati, take away e pasti da microonde potrebbe essere concausa del forte incremento delle malattie autoimmuni come la sclerosi multipla, ma anche dell’alopecia, dell’asma e degli eczemi.

7.  STRESS CRONICO

Un lieve livello di stress può giovare all’organismo. Il modo di gestire, reagire e affrontare lo stress è un fattore importante per la salute. Molte persone ignorano che il livello di stress abbia una grande influenza sull’efficienza del nostro sistema immunitario. Lo stress cronico incrementa i livelli di cortisolo, e ciò riduce la produzione di prostaglandine ‘buona.’ Lo stress cronico può rendere più soggetti a raffreddori e influenze stagionali, e può concorrere a problemi di salute più gravi, come patologie cardiache, diabete e altre malattie. Praticando attività di riduzione dello stress come lo yoga, la meditazione e le risate, è possibile evitare che l’organismo entri in uno stato di stress cronico.

8. CARENZA DI VITAMINA D

Quando la vitamina D si lega ad alcuni specifici recettori, si innesca una catena di eventi in cui molti agenti patogeni, ad esempio le cellule tumorali, sono neutralizzati. La carenza di vitamina D può quindi indebolire questo sistema, con susseguente incremento delle probabilità che la malattia si sviluppi. È uno dei motivi per cui le persone che vivono nei pressi dell’equatore hanno un’incidenza molto inferiore (o assente) di molte malattie. Benché la vitamina D possa essere assunta mediante alcune limitate fonti alimentari, il miglior modo di sintetizzarla è l’esposizione diretta al sole durante i mesi primaverili ed estivi. 30 minuti di esposizione a torso nudo nei mesi più caldi equivalgono a circa 10.000 unità (UI) di vitamina D. 

 

9. DISIDRATAZIONE

La disidratazione cronica può influire in molti modi sullo sviluppo di malattie croniche. Alcune evidenze indicano che la disidratazione possa essere correlata alla suscettibilità ad alcune specifiche forme tumorali. E’ di vitale importanza mantenere un buon livello di idratazione per supportare la eliminazione dei sottoprodotti di qualsiasi malattia e aiutare il sistema immunitario a combattere le infezioni. La disidratazione può influenzare la vostra energia, il vostro sonno e la vostra capacità di espulsione delle tossine dal’organismo.

 

10. ANSIA E PAURA

Le emozioni negative possono pregiudicare le funzioni dell’organismo. Come nel caso dello stress, se cronicizzate le emozioni negative comportano un drammatico incremento del livello di cortisolo. I rischi della vita moderna agiscono come una morsa sull’immaginazione della gente. I sociologi la chiamano Fenomenologia della Società del Rischio, descrivendola come una cultura sempre più preoccupata da minacce di ogni tipo, sia reali che percepite, ma di certo interiorizzate. La paura crea un senso di urgenza nel corpo e stimola la reazione del sistema simpatico. L’ansia e la paura influenzano l’intero stato di salute del corpo, i livelli ormonali e il modo in cui le nostre cellule immunitarie sono in grado di difenderci.

11. ADDITIVI ALIMENTARI INDUSTRIALI E TOSSINE

Additivi, coloranti e OGM usati dall’industria alimentare sono tra le principali cause di ADHD, asma, cancro e molte altre malattie, in quanto responsabili della creazione un ambiente tossico per la nostra salute.

Ogni anno i produttori di alimenti integrano 15.000.000 di dollari di coloranti alimentari artificiali nei cibi americani – e tale stima ha preso in considerazione appena otto diverse varietà di cibo, secondo quanto affermato dal Centro per la Scienza nell’Interesse Pubblico (CSPI). Oltre a tumori, malformazioni congenite e reazioni allergiche, le miscele di tossine alimentari industriali possono causare malattie autoimmuni. Gli OGM che possono essere inseriti nei cibi senza essere dichiarati se inferiori al 1% vengono messi dappertutto come Lecitina di Soia, Amido di Mais, ecc e sono stati dimostrati causare sterilità e cancro. Inoltre le galline e gli altri animali alimentati con OGM (tutti quelli che non dichiarano altrimenti nella confezione usano OGM) che producono uova e carni che troviamo al supermercato, non debbono avere l’etichetta OGM.

http://www.dionidream.com/11-cose-che-distruggono-il-tuo-sistema-immunitario/

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Quando la medicina alternativa era quella tradizionale

Quando la medicina alternativa era quella tradizionale

 

Durante e dopo il Rinascimento, i medici conoscevano bene l’antica scienza della dottrina umorale e sapevano come diagnosticare e correggere gli squilibri del corpo con i giusti alimenti, che venivano prodotti e consumati in base ai diversi tipi di clima e alla stagionalità.

 

Paul Lloyd

I chimici presero piede con tanta ostentazione, e mostrando un tale spregio verso gli Arabi e Galeno, da indurci ad attenderci prodigi dalle loro prestazioni. Paracelso, che si direbbe il capo di una setta, trattò con sdegno i galenisti, come fossero gli uomini più ignoranti al mondo e non sapessero fare molto altro che un cataplasma o una purga.

Il recupero di una scienza antica Risale a moltissimi anni fa la convinzione che la salute fisica e mentale potrebbe, e anzi dovrebbe, includere elementi basati sulla teoria umorale, condivisa anche da molti sostenitori della medicina alternativa in tempi moderni. Tale credenza trova espressione nella preparazione e assunzione di rimedi erboristici per combattere malanni di vario genere.

 

Tuttavia, prima che i medici iniziassero ad adottare in massa i principi della scienza moderna – a partire dalle dottrine del corpo fisico e meccanico trasmesse da pionieri come Philippus von Hohenheim (Paracelso) e George Cheyne, che teorizzavano la necessità di usare sostanze chimiche, minerali e distillati per curare delle malattie introdotte nel corpo – i nostri antenati fino al 1600 circa avevano tutt’altra concezione della salute e del benessere...

 

 

 

(Foto: Melencolia. Incisione a bulino di Albrecht Dürer, siglata e datata al 1514.)

 

Questi individui, nella loro saggezza, sapevano che la prevenzione e la cura delle malattie che avevano origine all’interno del corpo facevano parte di un sistema il cui principio centrale era il rispetto delle cosiddette “cose non naturali”: respirare aria di buona qualità, non inquinata; evacuare regolarmente e puntualmente; fare una corretta attività fisica; conciliare sonni profondi; evitare i turbamenti della mente; mangiare e bere i cibi giusti, nelle giuste quantità e al momento giusto. Dunque, lo stile di vita era fondamentale, e uno dei suoi aspetti più importanti era il consumo di pasti bilanciati dal punto di vista umorale. Nonostante i “progressi” della scienza medica nel tardo XVII secolo, non tutti vedevano di buon occhio l’uso delle sostanze chimiche, e persino nel 1700, come mostra la citazione introduttiva, si auspicava un ritorno alle teorie di Galeno e Ippocrate in cui si riconosceva che il corpo umano è un tutt’uno con il suo ambiente naturale e dovrebbe essere trattato di conseguenza. In questo articolo in due parti, illustrerò con chiarezza e precisione che cosa significava mantenere e migliorare la salute e come potremmo valutare oggi il valore di queste pratiche antiche ma scientifiche. Qui nella prima parte descriverò la teoria umorale e le sue basi scientifiche, secondo la concezione degli antichi ma anche dei medici europei rinascimentali e post-rinascimentali. Nella seconda parte, mi concentrerò sulla dieta esaminando i tipi di alimenti necessari per curare le malattie e prevenire la comparsa di disturbi in uomini, donne e bambini in diverse zone climatiche e nei vari periodi dell’anno.

 

 

(Foto: Galeno di Pergamo (ca. 130-210 d.C.)Litografia di Pierre Roche Vigneron, Lith de Gregoire et Deneux, ca. 1865.)

 

Il corpo umorale e le sue esigenze nutrizionali Innanzi tutto, per chi non avesse familiarità con il concetto di umoralismo, occorre spiegare che cosa si intende per corpo umorale e quali sono i requisiti nutritivi per mantenerne e migliorarne la salute. Durante il Rinascimento, in Europa si diffuse l’interesse per la riscoperta dell’antica saggezza scientifica. Le opere di due antichi – Galeno, un rispettato medico e filosofo nato in Turchia e vissuto in Grecia, ad Alessandria e a Roma all’incirca fra il 130 e il 210 d.C., e Ippocrate, che visse in Grecia sei secoli prima – occuparono una posizione centrale nelle teorie mediche del tardo medioevo e degli inizi dell’evo moderno. Persino all’epoca di Ippocrate, quattro secoli prima di Cristo, non c’era nulla di nuovo nella medicina umorale: infatti il medico greco insisteva sul fatto che la sua dottrina fosse già a quei tempi saggezza antica.

Dunque, è probabile che l’umoralismo fosse stato indirettamente ricevuto dai dotti, dalle eccezionali conoscenze, che avevano abitato la Mesopotamia agli albori della civiltà: coloro che ci avevano anche tramandato la matematica, l’astronomia, la scrittura e la contabilità, la giurisprudenza e la società civile.

Qual era dunque la natura di questa conoscenza medica che fu ripresa dai medici rinascimentali? Dapprima nella penisola italica e poi nel resto di Europa, i medici iniziarono a basare i propri consigli sul principio che la salute di una persona dipende dal raggiungimento di un buon equilibrio fra i quattro umori presenti nel corpo: sangue, flegma, bile nera e bile gialla.

Lo squilibrio umorale, per quanto minimo, si manifestava nel fatto che il corpo diventava troppo secco o troppo umido, oppure troppo freddo o caldo. Questo squilibrio poteva poi incidere negativamente sulla salute fisica e mentale. Tutta la materia organica conteneva gli stessi umori in proporzioni variabili – corrispondenti ai quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco – e di conseguenza anche ciascun tipo di alimento aveva delle caratteristiche umorali proprie.

Essendo queste trasferibili al corpo che assorbe l’alimento, era possibile scegliere una dieta adeguata per mantenere e migliorare lo stato di salute.

Non c’era la necessità di produrre dei medicinali chimici, dal momento che gli alimenti erano medicine. La malattia imponeva delle modifiche alimentari a breve termine, infatti i medici e farmacisti scrivevano e pubblicavano dei libri chiamati “dietari” che servivano da utili guide per una vita sana. Poiché una buona alimentazione era solo uno degli aspetti del benessere, e anche le altre “cose non naturali” influivano sulla salute, esistevano anche dei libri più completi, chiamati “manuali di regime”.

 

 

Entrambi i tipi di libri generalmente contenevano consigli specifici in base al sesso e all’età, e dato che certi alimenti erano fondamentali per regolare lo stato del corpo, tutti i libri includevano sezioni sulle proprietà umorali dei cibi.

 

Gli esperti di medicina sapevano che ogni tipo di alimento combinava due qualità umorali fondamentali – il calore e l’umidità – e si trovava nel punto di intersezione di due assi aventi ciascuno nove posizioni, passando dal caldo al freddo e dal secco all’umido (tabella 1).Oltre a informare i propri lettori dei vantaggi e dei possibili effetti nocivi di alimenti specifici, alcuni dietari suddividevano ciascuno dei gradi in tre ulteriori parti.

 

Poiché le stagioni dell’anno e le condizioni climatiche determinavano la predominanza di un umore rispetto all’altro, questo livello di dettaglio era utile per effettuare un intervento dietetico preciso se e quando ve ne fosse stata la necessità.

 

 

Gli umori e le loro definizioni Qual è dunque la natura di questi umori? Thomas Elyot (1490-1546), un celebre umanista con una sete insaziabile di conoscenza e un forte interesse per la medicina, li descrisse così(7): Sangue. Il sangue detiene una posizione preminente rispetto agli altri tre umori. Data la sua mitezza di calore e umidità, il sangue preserva il corpo. Il sangue assume una temperatura errata quando uno o più degli altri tre umori diventano eccessivi o si mescolano con gli altri. Flegma.

Vi sono due tipi di flegma: naturale e innaturale.

Il flegma naturale è freddo e umido, bianco e insapore. Contiene prevalentemente acqua, e viene prodotto laddove la decozione nella digestione secondaria del cibo da parte del corpo è insufficiente. Così, non può essere convertito in sangue generante calore.

Il flegma innaturale è quello che si mescola con altri umori o che è stato alterato nella sua consistenza. Queste le sue caratteristiche tipiche: è incolore, verde o pallido; è denso, viscido e viscoso; è freddo; è salato o acido. Bile nera.

 

Anche l’umore noto come bile nera, talvolta indicato come collera nera o melancolia, può essere di due tipi. Il tipo naturale è fatto dei residui del sangue puro e si può riconoscere dal colore nero intenso quando “emesso verso il basso o verso l’alto”. È freddo e secco, e sebbene nella giusta quantità sia essenziale per mantenere la buona salute, il suo eccesso può indurre svilimento e lasciare il corpo suscettibile all’insorgenza di malattie. Il tipo innaturale, che è prodotto nel corpo per un’alterazione della bile collerica gialla, è più caldo e leggero.

Questa bile innaturale è particolarmente dannosa per la salute. Bile gialla. La collera, o bile gialla, è anch’essa di due tipi: naturale e innaturale.

Il primo tipo è di colore rosso chiaro o arancio, è caldo e secco. “Si genera dalla parte più fine della materia decotta, o bollita nello stomaco, la cui origine è nel fegato”. La collera innaturale è quella che è “mescolata o alterata con altri umori”, e si presenta in quattro tipi caratteristici: gialla, che è una miscela di collera naturale e flegma, meno calda rispetto alla collera pura; giallo-arancio, che è una miscela di collera naturale e flegma coagulata; verde chiaro, che ha origine nello stomaco anziché nel fegato; verde scuro, un tipo di collera velenosa.

 

Gli umori, la dieta e il clima Era noto che lo stato umorale di un uomo che svolgeva lavori di fatica fosse secco e leggermente caldo. Ciò era evidente ai medici del XVI secolo per via del calore e della sudorazione generati durante il lavoro, nonché per la necessità di questi lavoratori di bere abbondanti quantità di fluidi. Se questi fluidi venivano assunti in un’osteria o una birreria, come spesso accadeva, a volte ne risultavano discussioni focose o addirittura risse; ciò dimostrava anche che i giovani uomini, in particolare i manovali, avevano un profilo umorale caldo. Se la natura umorale di un uomo o una donna era eccessivamente calda e secca, la si definiva “collerica”.

 

Ciò era indice di una sovrabbondanza di bile gialla nel corpo, che si manifestava con un temperamento agitato e incline alla rabbia. Per rettificare questa condizione ed evitare il rischio che la persona contraesse certe malattie, le si consigliava di modificare la propria alimentazione includendo degli ingredienti freddi e umidi dal punto di vista umorale – ad esempio certi tipi di frutta e verdura – per raggiungere l’equilibrio. In confronto agli uomini, le donne tendevano leggermente verso il lato più freddo e umido rispetto al centro.

 

Si riteneva che le donne avessero fluidi corporei meno densi rispetto agli uomini, e in maggiore quantità – da qui la loro capacità di allattare e la necessità delle mestruazioni – e venivano considerate relativamente calme e talvolta un po’ distaccate. Si sapeva che con l’avanzare dell’età le persone diventavano naturalmente più fredde, dunque era importante che gli anziani non mangiassero certi cibi che avrebbero aggravato il problema producendo malesseri. Quando qualcuno moriva di vecchiaia, la perdita di tutto il calore corporeo non era tanto un sintomo della morte, quanto piuttosto la causa. Se uno era più freddo e umido del necessario, era definito “flemmatico”.

Questa condizione induceva un’intera gamma di malattie, non ultime le malattie mentali dovute al fatto che i fluidi o vapori salivano fino al cervello.

In questo caso si poteva prevenire e addirittura invertire il peggioramento della salute cucinando ingredienti scelti appositamente, come chiodi di garofano, zenzero o noce moscata, dalle proprietà calde e secche. Il corpo poteva anche essere eccessivamente caldo e umido.

Ciò significava che produceva troppo sangue, e dunque il paziente era “sanguigno”. Oltre al salasso, un modo per combattere questa condizione potenzialmente pericolosa era preparare dei pasti con ingredienti più freddi ed essiccanti, come limone, aceto o alcuni degli altri alimenti descritti nella seconda parte.

Al contrario, se una persona aveva troppa bile nera e dunque la sua natura umorale era troppo fredda e secca, necessitava di un immediato intervento dietetico del tipo che descriverò più avanti.

È importante rendersi conto che quando si tratta di medicina umorale non esiste un rimedio che vada bene per tutti. Abbiamo visto che gli uomini con mansioni di fatica si trovavano sul lato caldo e secco rispetto al centro, dunque dovevano consumare cibi e bevande specifici per prevenire le malattie e riuscire a dare il meglio nel lavoro.

Gli uomini sedentari, come studenti, avvocati e nobili, invece, erano più vicini al centro: infatti ci si rendeva conto che le necessità del loro corpo erano diverse. Uno stile di vita più raffinato aveva bisogno anche di una dieta raffinata, relativamente poco umida, fredda e viscosa.

 

L’ultima cosa che serviva a uno studioso era far aumentare l’umidità nella testa, con conseguente peggioramento della ragione e della memoria. Ma indipendentemente dal fatto che le persone dovessero fare lavori pesanti per vivere o che fossero poco attive, gli antichi sapevano che le caratteristiche umorali e le esigenze del corpo erano soggette anche alle condizioni climatiche. Inoltre sapevano perfettamente che gli alimenti acquisivano le loro proprietà dall’ambiente circostante.

 

Così come il corpo era un tutt’uno con ciò che lo circondava, i cibi prodotti localmente erano anche i più sani, e di fatto trasferivano le loro proprietà umorali a chi li mangiava. In altre parole, le persone potevano mangiare con fiducia animali e piante indigeni, così come le specie che erano state introdotte nella regione da parecchio tempo e si erano ormai acclimatate. Per questo motivo olive, datteri, fichi, agrumi, pomodori e peperoni erano ideali per le persone che popolavano il bacino del Mediterraneo, il Nord Africa, il Medio Oriente e la regione che in tempi moderni viene descritta come il sud degli Stati Uniti.

 

Per i nordeuropei e per gli abitanti del Canada, del Maine, del New Hampshire e New York, si potevano usare piante amanti di climi temperati e freddi per mantenere la buona salute. Nonostante venissero usati sempre più spesso cibi di importazione per curare e prevenire le malattie e altri disturbi del corpo, si sapeva che la produzione locale di frutta, verdure e piante aromatiche era sufficiente per provvedere a qualsiasi esigenza medica.

Nel 1615 era stata pubblicata una nuova edizione ampliata di un piccolo trattato medico attribuito al Dott.Timothie Bright, che si rivolgeva specificamente a un ampio pubblico di lettori inglesi non specialisti. Aderendo alla veneranda teoria e pratica della medicina galenica, metodica e precisa, Bright faceva notare che coloro che erano soggetti al clima inglese dovevano mantenere e migliorare la propria salute scegliendo la dieta corretta.

Ciò comportava il controbilanciamento degli umori nocivi attraverso il consumo di cibi con proprietà opposte. Suggerendo ai suoi lettori inglesi di usare medicine prodotte con piante cresciute nell’ambiente inglese, anziché con quelle importate che si addicevano di più agli europei continentali, percepiva un evidente vantaggio nella coltivazione di frutta, verdura ed erbe locali.

 

 

 

(Foto: Ippocrate. Immagine proveniente da Wellcome Images.)

I medici rinascimentali sapevano che le cure mediche dovevano adeguarsi a fattori come le differenze regionali e il ciclo annuale dei cambiamenti climatici, dato che lo stesso Ippocrate aveva scritto: “Dobbiamo attribuire qualcosa anche alle usanze, all’età, alla stagione e alla regione.”

I medici in Inghilterra, per esempio, notavano che gli inverni freddi e umidi del loro paese erano piuttosto rigidi; per questo motivo suggerivano di evitare certi cibi che producevano flegma in modo da prevenire la comparsa di malattie invernali, e consigliavano invece di mangiare cibi essiccanti.

Ispirandosi alle opere di Ippocrate e Galeno, Thomas Cogan, oxfordiano e “dottore in Fisica”, sottolineò questo aspetto nel 1584 quando disse che modificare nel modo corretto la dieta di un paziente durante i mesi invernali aveva l’effetto di riportare verso il centro l’equilibrio umorale.

In questo caso, parlava del vantaggio di usare l’aglio come ingrediente per i pasti; ma, come vedremo, alcuni degli alimenti più secchi (nel senso umorale del termine) erano liquidi. Di contro, alcuni alimenti asciutti come lo zucchero semolato erano umoralmente umidi. L’adeguamento invernale non era un problema specifico dei paesi freddi, infatti ci si rendeva conto che anche in regioni relativamente calde era consigliabile modificare la dieta a seconda del periodo dell’anno. La diagnosi di squilibrio umorale Come faceva dunque un medico a riconoscere i sintomi dello squilibrio umorale che poteva provocare, o aver già provocato, una malattia?

Se un individuo era sanguigno a livelli pericolosi, probabilmente aveva un colorito rossastro, era sovrappeso o in carne e dimostrava una giovialità smisurata. Tuttavia, un medico esperto avrebbe riconosciuto anche altri sintomi: il paziente poteva presentare vene o arterie grosse, tendere a dormire troppo, fare sogni piacevoli ma strani, avere il polso forte, mostrare accessi di rabbia di breve durata, digerire i pasti senza difficoltà, e inoltre mostrare facilità di sanguinamento, urine rossastre e sudore abbondante.

In più, si poteva riscontrare lentezza dei sensi e dell’acume, dolore e pesantezza alla testa e congestione nasale(11). Se il corpo era troppo flemmatico, i segni potevano essere fra questi: tessuti molli, vene e arterie piccole, udito più acuto del normale, carnagione chiara, sonnolenza ma con sonni poco riposanti, sogni relativi ad acqua o pesci, digestione debole. Oltretutto, una persona umoralmente troppo fredda e umida poteva muoversi con lentezza, avere facoltà mentali ridotte, mostrare una certa timidezza, presentare urine pallide, saliva bianca, densa e abbondante, così come il muconasale

 

Gli individui umoralmente troppo caldi e secchi avevano in prevalenza corporatura magra e capelli scuri, castani o rossi. Sebbene i bambini collerici potessero avere capigliature molto folte, da adulti diventavano soggetti a calvizie precoce. Potevano inoltre avere tendenze litigiose e arrabbiarsi facilmente. Tuttavia un medico poteva riconoscere una condizione collerica anche da questi sintomi: costipazione, pelle arrossata o giallastra, insonnia e sogni di incendi e lotte, sensibilità al calore, polso forte e veloce, voce acuta, vigilanza e impulsività, urine limpide ma di colore intenso, scarsa protezione contro il passaggio di fluidi in eccesso alla testa

I sintomi tipici di un individuo dalla natura umorale troppo fredda e secca erano il carattere taciturno e avvilito e la testa fredda. Tuttavia, anche altri segni potevano indicare a un medico che il suo paziente aveva la condizione pericolosa e potenzialmente letale della melancolia: corporatura magra e pelle relativamente coriacea e di colorito o scuro o bianco, mancanza di concentrazione negli adulti ma non nei bambini, vene non visibili, polso tipicamente debole, urine fluide e incolori.

Inoltre, il paziente poteva essere poco propenso a ridere, di carattere timido, timoroso e guardingo, difficile da calmare se arrabbiato; la digestione dei cibi poteva essere lenta e parziale; erano possibili infezioni e invecchiamento precoce

. I trattati medici diffondono il verbo Quanto era diffusa questa antica saggezza? Forse, poiché il cuore dell’Impero romano si trovava nella regione che oggi chiamiamo Italia e il popolo italiano sentiva una certa nostalgia per il proprio glorioso passato, e magari anche per via della maggiore possibilità di accesso agli archivi, la zona fu il centro della riscoperta umanista degli insegnamenti classici, sia nelle scienze che nell’arte, durante il periodo rinascimentale. Prima che Montpellier diventasse il principale centro per lo studio della medicina, era la scuola medica di Salerno ad attirare gli eruditi di tutta Europa per la qualità del suo insegnamento.

Qui si studiava la saggezza dei grandi pensatori vissuti in un passato oscuro e distante, per poi trasmetterla nel resto dell’Europa. Una delle opere più famose legate a questa scuola era il Regimen sanitatis Salerni (“I regimi sanitari di Salerno”). L’autore è tuttora ignoto, ma è probabile che il trattato sia stato scritto e/o versificato da Joannes de Mediolano

. Nel 1541 comparve una traduzione inglese dell’opera, e nel secolo successivo furono pubblicate molte altre guide per regimi sanitari galenici e ippocratici in tutta Europa. Uno di questi libri, The English mans doctor(16) , si basava sull’opera del Mediolano. Era scritto in versi, in modo tale da essere più facilmente fruibile per i non specialisti. Le conoscenze mediche qui contenute erano considerate tanto importanti da meritare numerose ristampe dell’opera.

 

Ippocrate, nel suo libro De flatibus disse che la fisica o la medicina non è altro che mettere nel corpo ciò che vi manca, o togliere dal corpo ciò che è superfluo. E nonostante la nostra vita sia breve, tuttavia l’arte della fisica è lunga, poiché contiene un gran numero di cose, e richiede parecchio studio, fatica e pratica… Nel suo manuale sui regimi, Bulleine descrive utilmente in versi la natura del corpo umorale [la metrica e le rime non possono essere mantenute nella traduzione italiana, NdT]: I corpi in cui dimorano calore e umidità son di persone sanguigne, come dice Galeno, dal volto biondo e guance rubiconde: il sonno è copioso e i sogni sanguinosi.

 

Polso grande e pieno, con digestione fine, con piacere mescolan carne e vino. Escrementi abbondanti e rabbia breve, ridono molto e trovan svago, spesse le urine, con colore rosso: tipi piacevoli al desco e nel letto. Dove il freddo prevale con molta umidità, son sempre persone flemmatiche, si sa. Morbido adipe, capelli diritti, strette le vene e bianco il colorito, apatico lo spirito, senza cuore e presuntuoso, polso molto lento, fredda digestione, prolungato il sonno, urine spesse e pallide, e per finire, saliva densa e bianca. La collera è calda e secca come fuoco, snelli gli arti, quel che gonfia è l’ira, ventre costipato, con sonno leggero. Sogni di fuoco, o profonde ferite. giallastro il colore, o rosso bruno, si ciba di carni salate e pane croccante, acuta la voce, rapida la mente, gialle le urine e salata la saliva, il polso è veloce e molto forte, crudele è il volto, ma la rabbia non dura.

La melanconia è fredda e molto secca, e proverò qui a dirne i segni. Dritti i capelli, e molto sottili, son magri sciagurati dalla pelle dura. Colore bianco o simile a piombo, Molto osservano, e sognan di paura, si ossessionano in folli fantasie, digestione lenta e rabbia persistente, timorosi di mente, la saliva è acquosa, raro è il riso e piccolo il polso. Urine trasparenti e molto liquide, la fredda terra è a lor vicina.

psl6@leicester.ac.uk. Estratto dal magazine Nexus nr.116 Fonte: www.altrogiornale.org

 

 

 

 

 

 

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