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Categoria: "Cure Naturali"

Carenza di vitamina D

Carenza di vitamina D

E anche se i sintomi non si manifestano troppo poca vitamina D può causare problemi di salute.Se evitate il sole, soffrite di allergia al latte o seguite una dieta vegana troppo rigorosa potreste essere a rischio di carenza di vitamina D.

 

Questa sostanza, nota anche come la “vitamina della luce del sole”, è prodotta dal nostro organismo quando la pelle viene esposta al sole ed è essenziale per avere ossa forti dato che aiuta il corpo a sfruttare il calcio. La carenza di vitamina D è stata tradizionalmente associata al rachitismo, una malattia provocata da un difetto di ossificazione della matrice osteoide di nuova formazione.

I sintomi sono dolore alle ossa e debolezza muscolare, ma in molti casi sono impercettibili. Anche se i sintomi non si manifestano, troppo poca vitamina D può causare problemi di salute: i livelli bassi di questa sostanza nel sangue sono infatti stati associati all’incremento del rischio di morte dovuto a malattie cardiovascolari, deterioramento cognitivo negli anziani, asma nei bambini e cancro. Secondo gli studi scientifici la vitamina D può aiutare nella prevenzione di malattie come il diabete, l’ipertensione e la sclerosi multipla.

 

Carenza di vitamina D: chi è più a rischio

Spiega Silvano Adami, reumatologo dell’Università di Verona: “Le persone più a rischio sono quelle che non assumono vitamina D, che arriva dall’alimentazione dei grassi. Per prenderla bisogna assumere grassi animali. E questo spiega per quale motivo molte persone sono carenti: perché evitano giustamente i grassi animali per altre ragioni. L’altra grande fonte di vitamina D è l’esposizione alla luce solare: noi potremmo ritenerci felici perché abbiamo abbondanza di sole, però non dimentichiamo che il sole efficace è quello delle ore centrali della giornata, soprattutto estive. D’inverno il sole non produce mai vitamina D perché è troppo basso all’orizzonte. E questo spiega chi è a rischio: gli anziani, che al sole non ci vanno per mille ragioni“.

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Le fonti di vitamina D

Leggiamo su Personaltrainer.it: “Buone fonti alimentari divitamina D sono rappresentate da: fegato, tuorlo d’uovo, latte, burro ed oli di pesce. Una specifica integrazione di vitamina D è generalmente raccomandata durante la gravidanza e l’allattamento, ai lattanti nutriti con latte materno (quello artificiale – non per questo migliore del muliebre – è arricchito artificialmente) e talvolta ai bambini ed ai ragazzi. Nel stabilire i dosaggi raccomandati per i nuovi nati, le organizzazioni internazionali tengono conto anche della latitudine di residenza. Non dimentichiamo, comunque, che un’assunzione elevata di questa vitamina può dare fenomeni di tossicità, per cui prima di assumere integratori specifici è importante consultare il parere medico.

I rischi di un sovradosaggio includono: mineralizzazione di tessuti non ossei con calcificazioni diffuse degli organi, contrazioni e spasmi muscolari accompagnati a vomito, diarrea e mal di testa“.

 

Fonte: lafucina.it

 

 

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VITILIGINE : cure naturali

La vitiligine è una malattia delle pelle che affligge moltissime persone in tutto il mondo. È caratterizzata dalla comparsa di chiazze non pigmentate sulla pelle, ovvero di zone in cui manca del tutto la colorazione dovuta alla melanina. Queste macchie possono comparire in qualsiasi zona del corpo, ma sono molto più comuni sul viso e sulle mani.

 

Come curare la vitiligine

 

Non esiste ad oggi UNA cura contro questa malattia, ma ci sono diverse azioni che possono limitare in modo decisivo la comparsa di queste manifestazioni cutanee. In questo articolo ci occuperemo in particolar modo dei più potenti rimedi naturali per como curare la vitiligine.

 

1 – Alimentazione sana

 

Per curare la vitiligine, occorre innanzi tutto condurre uno stile di vita sano. Per quanto riguarda l’alimentazione, bisogna in primis evitare i prodotti chimici ed usare quelli biologici. Non ne gioverà solo la nostra pelle, ma tutta la nostra salute.

 

2 – Olio essenziale di pepe nero

 

Il pepe nero è considerato un ingrediente essenziale per curare la vitiligine. Il suo olio essenziale è dunque altamente consigliato. Si può comprare in erboristeria o preparare in modo semplice a casa. Basterà riscaldare per cinque minuti una tazza di olio di oliva con dei granelli di pepe nero tritato. Una volta fatto raffreddare, il composto verrà filtrato e posto in un contenitore di vetro. Bisognerà applicare la miscela sulla pelle tutti i giorni.

 

3- Estratto di curcuma ed olio di senape

 

Altra miscela consigliatissima e assolutamente naturale per como curare la vitiligine, è quella che combina l’olio di senape con l’estratto di curcuma. Bisognerà far sciogliere l’estratto di curcuma (500 mg) in 8 litri d’acqua. Anche in questo caso, dopo aver portato ad ebollizione, bisognerà filtrare il composto al quale verranno aggiunti 500 ml di olio di senape. Il composto dovrà essere applicato sulla pelle 2 volte al giorno.

 

4 – Crema di semi di ravanello con aceto di mele

 

Altro rimedio naturale potentissimo: applicare una crema di semi di ravanello con aceto di mele. Mischiare gli ingredienti e spalmare la crema nelle zone interessate più volte al giorno.

 

5- Foglie di basilico e succo di lime

 

Le foglie di basilico hanno grandissime proprietà benefiche per la pelle. Creando un composto con foglie di basilico e succo di lime, da applicare almeno tre volte al giorno, si otterrà un grande rimedio naturale per como curare la vitiligine.

 

6 – Composto con Argilla Rossa e zenzero

 

L’argilla rossa è ricca di rame ed aiuta la ri-pigmentazione. Mescolandola insieme al succo di zenzero e spalmandola sulla cute almeno una volta al giorno, otterremo un rimedio naturale contro la vitiligine incredibilmente potente.

 

7- Gingko Biloba

 

Probabilmente il trattamento fitoterapico più interessante. Infatti, anche una ricerca scientifica specifica ha evidenziato che il Gingko Biloba è in grado di promuovere la ripigmentazione, che in alcuni soggetti è stata addirittura totale anche se su aree bianche che non erano ancora di grande estensione.cura della vitiligine

 

Per gli amanti dei rimedi fatti in casa e per coloro che non vogliono affidarsi alla fototerapia, questi 6 rimedi rappresentano dunque i più indicati al trattamento di questa malattia. I risultati, in termini di diminuizione delle zone interessate dalla non pigmantazione, sono davvero notevoli.

 

Se volete saperne di più rimedi naturali e trattamenti per una volta per tutte la vitiligine, è necessario leggere il libro MIRACOLO PER VITILIGINE de David Paltrow.

 

Si tratta di un libro che ha aiutato migliaia di persone in tutto il mondo per sbarazzarsi di questa malattia, e vi aiuterà a guarire la vitiligine per sempre

http://miracolopervitiligine.info/come-curare-la-vitiligine-7-potenti-rimedi-naturali/

 

 

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Il pepe nero: una spezia proveniente dall’india, ricca di incredibili virtù salutari e cosmetiche

 

 

 

 

venerdì 27 giugno 2014, 19:00 di Caterina Lenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PEPE NEROIl pepe nero (Piper nigrum), appartenente alla famiglia delle Piperacee, è una pianta arbustacea rampicante con foglie ovali o orbicolari e piccoli fiori che crescono su lunghe spighe, superando i 10 centimetri. Ognuna di queste spighe può contenere fino ad una quarantina di frutti, piccole bacche verdi che possono diventare di un colore rosso-bruno quando maturano, con un pericarpio sottile. Ognuno di questi frutti contiene, a sua volta, un seme… il tipico grano tondeggiante di pepe, piccolo, compatto, duro all’esterno e farinoso al centro. La pianta nasce nelle foreste indiane di Travancore, per poi essere coltivata in altre regioni, come l’India meridionale, l’Indonesia dove la maggior produzione si concentra nell’isola di Sumatra, Ceylon, la penisola di Malacca, le Filippine, l’Indocina, le Indie Occidentali e alcune regioni dell’Africa.

 

PEPE NERO 1In tutti questi casi la coltivazione della pianta del pepe deve essere associata a quella di un altro albero, in quanto la pianta di pepe ne ha bisogno per arrampicarvisi. E se Dioscoride e Galeno gli riconoscevano molteplici proprietà, ritenendolo diuretico, stimolante dell’appetito, digestivo, calmante dei dolori; ben diversa era la credeva popolare che attribuiva al pepe virtù afrodisiache. Ovidio suggeriva a chi fosse sessualmente debilitato “piper urticale mordacis, semina miscent” (mescolino il pepe con i semi dell’ortica irritante). La spezia, dal costo elevato, era una merce rara con cui i vassalli pagavano tributi o riscatti. Il primo a ricevere questo tipo di compenso fu Alarico, re dei Visigoti che, per rinunciare alla conquista di Roma , ottenne 3000 libbre di pepe e 5000 libbre d’oro, oltre ad altri beni e territori. Fu proprio la costante richiesta di pepe a spingere mercanti e avventurieri a battere anche le vie più pericolose. Alla fine del Medioevo, quasi tutto il commercio del pepe in Europa passava per Venezia e carichi imbarcati nei porti mediorientali erano venduti all’incanto a Rialto, da speciali funzionari di nomina statale, denominati “messeri del pepe”. Nel XV secolo, con la scoperta della “Via delle Spezie” da parte di Enrico il Navigatore, il mercato si spostò a Lisbona, garantendo così un introito smisurato ai Portoghesi.

 

PEPE NERO 2Il pepe nero, che contiene 250 calorie per 100 gr. di prodotto, è composto per il 10% da acqua, seguita da proteine, grassi, sali minerali, vitamina A, tiamina o vitamina B1, riboflavina (B2), niacina (B3). Esso stimola il metabolismo grazie alla piperina, che favorisce la produzione di succhi gastrici e migliora l’assorbimento delle sostanze nutrienti presenti negli alimenti introdotti nell’organismo; oltre ad avere proprietà antidepressive, stimolando la produzione di endorfine a livello cerebrale. Inoltre, favorisce la termogenesi, ossia la produzione di calore che aiuta il corpo a bruciare più calorie, per questo viene usato nelle diete dimagranti.

 

PEPE NERO 3Ha proprietà antisettiche, espettoranti, afrodisiache e carminative, alleviando flatulenze e coliche, liberando dal naso chiuso e dalla tosse; è un ottimo esfoliante, rimuovendo la pelle morta, stimolando la circolazione e fornendo ossigeno e sostanze nutritive alla cute, combatte la forfora se mescolato in una tazza di cagliata e lasciato in posa sul cuoio capelluto per mezz’ora in attesa di risciacquare, stimola le papille gustative, consentendo alle persone anoressiche di ritrovare l’appetito. L’utilizzo del pepe nero è molto diffuso anche per uso esterno: la piperina sembra efficace nel combattere la vitiligine ed è impiegato nei centri benessere per trattamenti eudermici e per massaggi muscolari e rilassanti, mentre un bagno con essenza di pepe nero stimola la sudorazione e contribuisce alla depurazione dell’organismo. Esso è un buon rimedio naturale in caso di contusioni, togliendo il gonfiore e diminuendo il dolore con degli impacchi freddi.

http://www.meteoweb.eu/2014/06/pepe-nero-spezia-proveniente-dallindia-ricca-incredibili-virtu-salutari-cosmetiche/294629/

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Capelli ? Come schiarirli con metodi naturali

 

Se l’effetto “capelli baciati dal sole” è una tentazione irresistibile per molte donne, a scoraggiare buona parte di queste intervengono i trattamenti estremamente aggressivi proposti dalla maggior parte dei parrucchieri: shatush, balayage, mèches e colpi di sole indeboliscono infatti i capelli, talvolta rendendoli secchi e crespi.

 

Ecco che allora vengono in nostro aiuto alcuni semplici rimedi naturali, in grado di donare una chioma lucente, con una nuance leggermente più chiara, ma senza rovinare la struttura del capello. Piccoli segreti di bellezza, naturali al 100%, che oltre a donare sfumature più chiare riusciranno anche a nutrire i nostri capelli. La schiaritura fatta con prodotti naturali non è immediata, richiede infatti diverse applicazioni ed avviene in modo graduale, ma l’effetto sarà molto “nature” e i capelli ne usciranno lucenti e rinforzati.

 

Rimedi naturali per schiarire i capelli

 

Camomilla: probabilmente il più vecchio rimedio del mondo per schiarire i capelli, ma davvero molto efficace. Basterà preparare un concentrato di camomilla immergendo 4 o 5 bustine in un litro di acqua. Una volta raffreddato, l’infuso deve essere versato in un nebulizzatore spray, quindi erogare il contenuto sui capelli fino a farli inumidire e lasciarli asciugare in modo naturale al sole. Noterete che i riflessi naturali dei capelli diverranno in breve tempo più chiari e vivaci. In alternativa, dopo aver fatto lo shampoo possiamo passare la camomilla sui capelli ancora bagnati, lasciare quindi in posa per 10 minuti e procedere con l’asciugatura senza risciacquare.

 

Birra: l’impiego della birra costituisce un metodo altrettanto efficace, ma poco piacevole per l’olfatto. D’estete, specialmente al mare, sarà possibile bagnare i capelli con la birra grazie all’aiuto di un nebulizzatore; lasciarli quindi asciugare al sole. In seguito lavate con cura l’intera chioma con uno shampoo a base di camomilla. In alternativa, a casa, munirsi di una bacinella e, con la testa in corrispondenza di questa, versare poco per volta la birra sui capelli, facendo in modo di raccogliere l’eccedenza all’interno del recipiente, così da recuperarla e completare con essa le tre applicazioni. Durante l’operazione massaggiare delicatamente la cute. Terminato il trattamento procedere con l’asciugatura, senza risciacquare.

 

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Limone: la sua acidità lo rende un ingrediente perfetto per le maschere schiarenti. Basterà spremere 3 limoni in 2 bicchieri d’acqua, quindi nebulizzare sui capelli (attenzione agli occhi, il limone brucia!). Lasciare infine asciugare al sole per circa 2 ore. Riflessi chiari saranno visibili sin dalla prima applicazione, ma ATTENZIONE: non usare mai il succo di limone in bottiglia, esso contiene conservanti che non fanno bene ai capelli. Il limone non è inoltre indicato per chi ha i capelli aridi. Dopo il trattamento usare un buon balsamo.

 

Miele: dona riflessi biondi, caldi e avvolgenti. Per aumentare le sue proprietà schiarenti è consigliabile utilizzarlo insieme al limone. In un contenitore versare 3 cucchiai di miele, 5 cucchiai di limone e 1bicchiere di acqua. Emulsionare i tre ingredienti , quindi applicare il liquido sui capelli e lasciare agire l’impacco sotto il sole per circa un’ora, in seguito lavare accuratamente la chioma per togliere ogni residuo di miele. L’effetto schiarente illuminerà i capelli, protetti allo stesso tempo dal miele, che li nutrirà rendendoli più morbidi. In alternativa è possibile emulsionare miele millefiori con del balsamo neutro; quindi applicare e lasciare in posa per circa 30 minuti. Risciacquare infine i capelli lasciandoli asciugare naturalmente, senza utilizzare il phon.

 

Impacco di Cassia: nota anche come henné neutro, è facilmente reperibile in erboristeria. Per rinforzare le sue proprietà schiarenti è consigliabile unirla alla camomilla in un impacco da tenere in posa circa 2 ore.

 

Cannella: perfetta per schiarire i capelli in modo naturale, nonostante l’applicazione sia un pò più complessa rispetto ai metodi precedentemente affrontati. Sarà necessario miscelare 1 cucchiaio di balsamo, 3 di cannella e applicare la maschera sui capelli. Indossare quindi una cuffia in nylon e lasciare in posa per tutta la notte. Al mattino risciacquare con acqua tiepida e procedere con il normale lavaggio.

 

Curcuma: l’effetto schiarente di questa spezia è decisamente intenso, quindi usare con moderazione. Sciogliere 1 cucchiaino di curcuma in una tazza di acqua bollente; lasciare raffreddare, quindi applicare sui capelli lasciando in posa per circa mezz’ora. Risciacquare con abbondante acqua tiepida e applicare una maschera idratante prima di procedere con la normale asciugatura.

http://salute.leonardo.it/schiarire-capelli-come-farlo-con-rimedi-naturali/

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FEBBRE ? Quello che devi sapere sulla Febbre

Quello che devi sapere sulla Febbre

 

A cura del dott. Francesco Perugini Billi –

E’ incredibile quanta paura è capace di scatenare nelle persone la febbre. Ad essere colpiti da vero panico sono soprattutto i genitori e segnatamente le mamme, sempre troppo apprensive riguardo la salute dei propri piccoli.

 

 

Il terrore per la febbre è uno dei motivi per cui d’inverno letteralmente si intasano i Pronto Soccorso. Fiumane di persone che si precipitano in ospedale per 38-39°C di febbre, terrorizzate dalle conseguenze di qualche pandemia del momento.

 

Ma la febbre è una reazione biologicamente opportuna attraverso la quale il corpo reagisce verso aggressioni microbiche e tossiche. Il rialzo della temperatura mette nelle condizioni il sistema immunitario di reagire al meglio verso la malattia. Vediamo in sintesi le importanti funzioni della febbre (1).

nella febbre l’innalzamento della temperatura corporea fa seguito all’innalzamento del set-point ipotalamico, cioè di quel livello della temperatura corporea che l’ipotalamo fissa come normale e per il quale mantiene in equilibrio i processi di termogenesi e di termolisi;

la febbre è causata dalla liberazione di alcune interleuchine, prodotte dai macrofagi, eccitati dagli stimoli estranei all’organismo (infezioni, tossine, proteine estranee), che a loro volta stimolano la secrezione di prostaglandine E2, essenziali per determinare l’insorgenza della febbre;

gli antipiretici inibiscono la sintesi di queste prostaglandine (quindi impediscono al sistema nervoso di “percepire” l’avviso che arriva dal sangue: in senso antropologico non si forma la percezione di un’esperienza e quindi il ricordo di essa, esattamente quello che accade a livello immunologico);

la febbre ostacola la proliferazione di batteri e virus che non possono sopravvivere a temperature di 38-39°C;

in corso di infezioni batteriche gravi, la sopravvivenza appare inferiore nei soggetti con scarsa reazione febbrile. Uno studio prospettico eseguito in Nuova Guinea su 748 bambini con malnutrizione e polmonite ha dimostrato che la mortalità è più bassa nei bambini febbrili rispetto a quelli senza febbre;

la febbre aumenta la resistenza dell’ospite alle infezioni;

la febbre è un fattore protettivo verso lo sviluppo di allergie: nei primi anni di vita può contribuire ad orientare la risposta immunologica in senso Th1 (reazione verso i microbi) riducendo la comparsa di allergie negli anni successivi. (Oggi giorno, ci sono bambini letteralmente “allevati” ad antibiotici, nessuna meraviglia che le allergie, “intolleranze”, irritabilità del colon, sindromi da sensitività al glutine siano in aumento – nota di FPB);

la febbre è un fattore di protezione dai danni cognitivi a lungo termine in caso di malaria cerebrale (paradossale! Proprio i danni cerebrali come conseguenze cognitive, temuti come complicazione della febbre, vengono evitati se c’è reazione febbrile);

la febbre aumenta il consumo di O2 e la produzione di CO2, aumenta la gittata cardiaca, il catabolismo azotato, e il fabbisogno calorico: richiede quindi attenzione in malati che hanno ridotte riserve cardiocircolatorie e renali;

la terapia con antipiretici è in grado di ridurre i costi metabolici della febbre, è quindi certamente utile nei bambini o negli anziani severamente ammalati o con malattie croniche cardiopolmonari;

la febbre è una risposta fisiologica “regolata” dal termostato ipotalamico e, per tale motivo, solo raramente supera la temperatura di 41°C: “E’ dannosa solo oltre i 41°C, ma questo valore è di solito causato da insulti cerebrali o colpi di calore e in tali casi non è responsiva al paracetamolo o all’ aspirina”;

uno studio eseguito in Pronto Soccorso pediatrico evidenzia come una temperatura uguale o superiore a 41°C è stata registrata solo 100 volte in un periodo di 8 anni, con una incidenza di 1:2100 rilevazioni;

che la febbre elevata possa determinare danni ai tessuti è un timore diffuso, ma mai dimostrato;

l’insorgenza di convulsioni febbrili è la complicanza più frequente; peraltro non è correlata al valore elevato della temperatura e, benché sia un evenienza temuta, non ci sono evidenze a sostegno che le convulsioni febbrili possano causare danni cerebrali o successivi deficit cognitivi;

gli antipiretici non sembrano avere un ruolo nel prevenire le recidive delle convulsioni febbrili. (In omeopatia, classicamente la prevenzione viene fatta con appropriate diluizioni di Belladonna – FPB);

non esiste un motivo urgente che imponga il trattamento di tutti gli stati febbrili, né la necessità di riportare sempre la temperatura corporea a livelli normali;

esistono poche evidenze a sostegno che la terapia farmacologica sia effettivamente in grado di contrastare la febbre o i sintomi sgradevoli che la accompagnano; la terapia antipiretica può avere un effetto negativo, forse alterando la risposta immune dell’ospite, prolungando la escrezione virale e addirittura aumentando la mortalità nelle infezioni gravi.

 

Febbre e purificazione

Il nostro organismo produce la febbre non solo come risposta alle aggressioni microbiche, ma anche per sbarazzarsi dalle tossine accumulate, in seguito ad una alimentazione eccessiva o inappropriata, a periodi di stress e strapazzo psicofisico, sedentarietà, sovrappeso, ritenzione di cataboliti, ecc. Il processo febbrile ha un’azione combustiva, dissipante, sciogliente e distruttiva sulle “tossine” accumulate e che indugiano nel nostro organismo sempre come un corpo estraneo dalle qualità fredde, collose, dense e pesanti (pensate al catarro, per esempio);

 

non per niente nella medicina Tradizionale si parla di queste tossine come qualcosa di “crudo” che deve essere appunto “cotto” per essere risolto. Non per niente il termine febbre deriva da Febrvvs/Febris, la Dea Romana della febbre, associata alla purificazione (purificarsi-pirificarsi, da greco PYR = fuoco, a sua volta derivato dal sanscrito PÛ = purificare). Alla Dea Febrva è dedicato il mese di Febbraio, in cui si compiono i rituali di purificazione, “di pvrgamentvm: la Dea Febris libera anima e corpo dal male, dal morbvs, operando su colui che deve purificarsi (pirificarsi) per rinascere, che deve togliere le scorie dall’anima”. Sì, perché contrariamente alla visione moderna, la vera medicina è quella che agisce sull’anima e non solo sul corpo/materia.

 

Quindi, qualche episodio di febbre all’anno, se ben sfruttato, può essere una straordinaria occasione per purificare il proprio organismo…e non solo. Certamente, dopo quanto si è detto, trovo quantomeno inopportuno l’atteggiamento di molti medici, e soprattutto dei pediatri, di somministrare gli antipiretici ogni 6 ore per mantenere sempre bassa la febbre.

 

Febbre e tumori

Abbiamo detto che la febbre mette i tessuti e tutto l’organismo nelle condizioni di reagire nel modo migliore possibile. Infatti, gli enzimi e molte altre sostanze di difesa prodotte dalle cellule funzionano solo in un ambiente acido e caldo. Ma c’è di più: mentre il nostro corpo reagisce verso un’ infezione, contemporaneamente produce anche fattori antitumorali.

“Raffreddare” in modo intempestivo l’organismo con farmaci antipiretici, antinfiammatori e antibiotici potrebbe non essere sempre una buona idea. Sulle lunghe, questo processo di calore non adeguatamente espresso potrebbe dar via a malattie più “fredde”, striscianti, poco sintomatiche, almeno inizialmente, come lo sono le malattie degenerative, sclerotiche e tumorali.

 

Bibliografia

 

1) Calvani e Pizzoli, La gestione della febbre nel bambino: istruzioni per l’uso. Area Pediatrica, Ed Masson citato in Zavattaro E. Febbre: quando la paura fa 40!. Forum di Medicina, novembre 2010, Weleda, Milano.

2) Viola L.M. Tempvs Sacrvm, Introduzione alla Pratica Operativa del Calendario Romano Italiano. 2003, Ed Victrix.

3) Perugini Billi F, Febbre e tumore

 

Francesco Perugini Billi © copyright – vietata la riproduzione senza esplicito permesso dell’Autore.

 

DA: dottorperuginibilli.it

 

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CANCRO : Apigenina, il composto che lo uccide

L’apigenina, un composto presente in diverse piante, tra cui il sedano, la camomilla e il prezzemolo, è in grado di svolgere un’azione antitumorale. Lo rivela uno studio finanziato dal National Cancer Institute e dalla National Natural Science Foundation of

 

China. La ricerca ha dimostrato che l’apigenina, che si può trovare in quantità apprezzabili nel sedano, è molto efficace nella lotta a vari tipi di cancro, tra cui quello alle ovaie, al pancreas, alla mammella e ai polmoni.

 

Un estratto del composto è stato somministrato a dei ratti che avevano in precedenza sviluppato tumori resistenti alla chemioterapia e alla fine dello studio i ricercatori hanno constatato chel’apigenina era risultata efficace nel sopprimere vari tipi di metastasi.

 

 

 

 

Ma questa non è l’unica ricerca che suggerisce il potenziale antitumorale dell’apigenina. La rivista scientifica Molecular Cancer aveva pubblicato uno studio simile, condotto in vitro, che dimostrava la capacità di questo composto di bloccare la crescita delle cellule cancerose nel pancreas. Un’ulteriore ricerca, realizzata dall’Università dell’Illinois ha rilevato che l’apigenina e la luteolina (un composto che si trova in carote, nel finocchio, nei peperoni e nel sedano) sono efficaci nel provocare la morte delle cellule cancerose nel pancreas.

 

Questo composto, per di più, è in grado di ridurre i tumori della mammella se stimolati dalla progestina, un tipo di ormone.

 

 

 

 

fonte: http://www.lafucina.it/2015/01/05/apigenina-composto-uccide-cancro/

http://terrarealtime.blogspot.it/2015/03/lapigenina-il-composto-che-uccide-il.html

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