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PENSIERI DI UN EREMITA

PENSIERI DI UN EREMITA

E...... non sopporto più l’arroganza, perché strappa la fraternità, perché confonde le parole, perché è figlia della paura di morire.
Non è più tempo di dare fiducia agli arroganti, non credo in chi ha le soluzioni facili, non sopporto chi, con supponenza, conosce sempre il volto dei nemici.
Il mondo sarà cambiato con la mitezza di chi si sente erede di una terra che ha trovato e vuol lasciare a chi verrà dopo di lui. E se il mondo non cambierà almeno non smetterà di respirare, levigato dalle carezze dei miti. La mitezza di chi non si sente padrone mai, ma neppure schiavo ma padrone mai, viandante quello sì, grato e stupito e leggero. La rivoluzione è dei miti e del loro sorriso scagliato controvento.
E non voglio più credere a chi pretende giustizia ma nemmeno a chi la promette. Il mondo non è giusto e non lo sarà mai. Da duemila anni la croce certifica il fallimento delle umane utopie. Le rivoluzioni violente illudono, promettono, poi replicano. Non voglio più cadere nella trappola seduttiva delle soluzioni definitive. Credo solo nella beatitudine rivoluzionaria di chi vive di passaggio ma, mentre cammina, rimane affamato. Affamato ora, per essere saziato poi, ma da un Amore più grande. Affamato, contro chi non sente più il profumo del pane buono della fraternità, affamato, così affamato, da non sprecare nemmeno un boccone di pane, anche piccolo, perché si procede a morsi, perché solo così non si perde il ricordo, la memoria, dell’approdo.
Di misericordia in misericordia, perché così ho visto crescere la vita, in me prima di tutto. Sono vivo solo grazie al perdono che altri mi hanno offerto e che io, a fatica, sto imparando a regalarmi. Non credo nella vendetta, nella punizione e nel castigo, non ci credo non perché sono buono ma perché non funzionano. La violenza porta solo ad altra violenza. Ricamare trame di pazienza, allenarsi a riconoscere umanità in ogni persona, non smettere di ringraziare per quando la vita, misericordiosamente, ci ha graziati. Resistere alla tentazione dell’aggressività, non dare fiducia a chi parla con cuore risentito.
Sospettare sempre di chi “perdona ma non dimentica” amare invece chi non dimentica il nostro nome, di chi non dimentica il nostro indirizzo e il nostro numero di telefono nonostante la nostra miseria.
Amare chi non riesce a dimenticare la fragilità umana perché ne è perdutamente innamorato. Sospettare di chi parla spesso di perdono e di misericordia, amare chi nel nascondimento riesce a preparare orizzonti, strade percorribili a chi non crede più in se stesso.
Beato chi ha il cuore puro, ma dove puro non vuol dire immacolato ma vivo. Puro nel suo essere cuore, puro nella sua vocazione profonda: che il cuore faccia il suo mestiere: ami! Sospettare sempre di chi parla troppo d’amore, di chi ostenta, il cuore quando è puro, non ha bisogno di alzare la voce per farsi sentire.
Beati i cuori che vedono Dio, che lo vedono adesso, che riescono a scorgerlo in ogni sguardo, in ogni alba, in ogni ramo e cane e nuvola e formica e poesia e vento e bava di lumaca…
Beato chi opera la pace partendo da se stesso. La pace non si scambia, la pace non si promette, la pace non si concede, la pace: è, la pace abita.
Beato è chi è pacificato, non perché non conosce conflitti ma perché nulla può smuovere la gioia di essere figlio.
Figli di un Dio che siede e aspetta, in pace, al centro del mio essere più profondo. E noi non dobbiamo far altro che camminare, semplicemente camminare, con leggerezza rivoluzionaria, con il sorriso di chi ha sperimentato di essere amato, camminare verso la pace. Verso se stessi.

E non avremo più paura, nemmeno in tempo di persecuzione, dove la persecuzione peggiore è quella che ci infliggiamo per la paura di non essere all’altezza della vita. Non avremo paura degli insulti, nemmeno di quelli pesantissimi che noi facciamo a noi stessi quando siamo stanchi di amare.
E non ci farà più paura nemmeno la menzogna perché la verità non è una cosa, un’idea, una religione, che sono tutte cose che possiamo perdere, no,

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la verità e una persona e noi non la perdiamo perché appena ci allontaniamo lei si ferma. E ci aspetta.

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