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SALUTE : ACQUA E SALE

ACQUA E SALE:

Un dono della natura per la nostra salute


Per la vita umana il sale è fondamentale quanto l'acqua. L'assenza di uno di questi due elementi, infatti, rende impossibile la sopravvivenza. Per il sale valgono essenzialmente le stesse osservazioni formulate a proposito dell'acqua. Le virtù del sale per l'organismo umano sono sempre legate all'acqua perché, in termini biochimici e biofisici, le caratteristiche fondamentali di quello si manifestano solo in combinazione con questa. La soluzione idrosalina cristallina è proprio la matrice energetica che permette alla vita di formarsi e di esistere.

Quando più avanti esamineremo a fondo le proprietà del sale, ci riferiremo a un sale che ha mantenuto le sue caratteristiche originali: il sale integro inalterato e naturale, rimasto cosi com'era all'atto della sua cristallizzazione sulla terra, milioni di anni fa. Quando, invece, parleremo del cosiddetto "sale da cucina", che si trova in commercio, indenderemo ciò che esso è principalmente: cloruro di sodio additivato.
Se l’acqua è il nostro alimento numero uno, il sale occupa sicuramente il secondo posto in ordine di importanza. Le nostre esperienze ci inducono a considerare questi due elementi come entità di uguale valore, perché è impossibile parlare della vita in assenza di uno di essi.
Oggi esiste già una vasta letteratura sulla biofisica dell’acqua, ma a scienza si è invece dedicata ancora poco allo studio biofisico del sale.

Acqua e sale: fondamenta della vita
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Ad un esame attento si osserva che il corpo umano non è che acqua e sale: nel sale cristallino naturale troviamo di fatto tutti gli elementi presenti nell’organismo. Il sistema periodico elenca 92 elementi naturali (compresi quelli stabili e quelli instabili in natura). Con i metodi adatti, ognuno di questi elementi è rilevabile nel sale cristallino naturale inalterato, il quale contiene tutti i costituenti, minerali e oligoelementi, del corpo umano. Per “sale cristallino” intendiamo perciò, in linea di principio, l’insieme di tutti questi elementi naturali.

Ancorché probabilmente improprio in ambito chimico, scegliamo di usare questa definizione anche nel seguito, perché dal punto di vista biofisico la disponibilità quantitativa degli elementi naturali nel sale cristallino non è rilevante.

Nel sale e nell’acqua non c’è traccia di vitamine o di proteine. D’altronde, se analizzate come si presentano nel corpo umano, le sostanze a noi note come vitamine e proteine non sono altro che delle complicate combinazioni a catena di molecole di elementi esistenti singolarmente sia nel sale sia nel corpo umano.

L’incontro dell’acqua e del sale con la luce, in quanto forma di energia, dà luogo alla formazione di composti geometricamente molto strutturati che in termini biochimici risultano essere identici alle nostre vitamine e proteine. Ecco l’importanza della soluzione salma per l’origine della vita e allo stesso tempo la ragione per cui vale la pena di approfondire l’argomento.


Il sale: il mediatore tra energia e materia
Il sale è l’ultima forma di materia che rimane quando la vita biologica si dissolve e diventa strutturalmente più sottile. Già oltre un secolo fa, il medico tedesco Wilhelm Schùssier, ideatore della terapia ai sali Schùssler, fornì la prova che la cenere che si ottiene dalla cremazione dei cadaveri umani non è che l’insieme dei sali di cui il corpo è costituito. Sale è però anche il residuo ultimo della combustione dei rifiuti nei moderni inceneritori. Naturalmente a nessuno verrebbe in mente ingerire il sale che proviene dai prodotti di scarto, ma ciò non toglie che si tratti di sale a tutti gli effetti.

L’uomo primitivo sapeva, come lo sanno gli animali, che il sale gli era vitale. Perciò custodiva i luoghi in cui esso veniva trovato come se fossero stati scrigni di preziosi tesori. Più tardi, il sale si conquistò l’appellativo di “oro bianco” e diventò causa di lotte di potere e di guerre. llmpero Romano addirittura pagava i suoi mercenari con il sale: di questo costume si trova oggi traccia nel vocabolo “salario”. In realtà, per la sopravvivenza degli uomini, il sale contava più dell’oro.

La parola “sale” ricalca il latino “sai” e deriva da “sol” che in tedesco è sinonimo di “Sole”, e significa “acqua salsa” o “soluzione salina”, ma sta anche per “il sole”, cioè la stella attorno a cui gravita il nostro sistema planetario. Nel suo significato sia comune che mitologico, la “sole”, la soluzione salina, è quindi “luce solare liquida”, energia luminosa liquida, incorporata in una struttura geometrica in grado di creare la vita e di conservarla. Anche le parole ci portano a comprendere da dove proviene la vita: dalla “sole”, la soluzione idrosalina del nostro mare primordiale.

Nella voce celtica “Hall”, il cui significato è “sale”, si percepisce ìnche un’assonanza con la parola “heil” che designa ciò che è sacro o santo, come nel caso delle sorgenti sacre e dell’acoua santa. Per i Celti, il vocabolo "Hall" aveva un'altra eccezione: indicava infatti anche un certo tipo di “suono”, cioè un effetto acustico con un lungo riverbero, insomma ciò che chiamiamo “vibrazione”.

Se avessimo conservato questo antico significato, oggi invece di dire “hai bisogno di sale?” chiederemmo “hai bisogno di vibrazione?”.

E’ possibile che i Celti già allora sapessero che il sale ha in sé tutti gli elementi, ovvero che in esso sono presenti tutte le vibrazioni individuali e quindi anche tutte le frequenze di ogni singolo elemento? Che sia questa la ragione per cui la parola “Hall”, intesa come vibrazione, suggeriva ciò che è sacro e santo? Forse perché chi era affetto da una malattia, cioè da un deficit energetico, poteva, con un dono di “Hall”, colmare ogni carenza. La mancanza di una frequenza, dunque di una specifica informazione, energia o forza vitale, si può colmare dal punto di vista energetico e biofisico assumendo del sale. Ancora oggi in geologia il sale cristallino puro viene denominato con il termine “halite” in cui indoviniamo di nuovo la parola celtica “Hall”, vibrazione, e l’assonanza con “Lit”, luce. Parafrasaio liberamente, il sale cristallino, ovvero l’halite, è quindi “luce vibrante” o “vibrazione luminosa”.

La struttura del sale

Proprio come l’acqua, il sale possiede una struttura cristallina ben precisa. A differenza di quella dell’acqua, che è un tetraedro, la struttura reticolare del sale è cubica.

Questi cubi ospitano i quanti di luce denominati fotoni, ossia energia pura. L’energia luminosa del sole, che più di 250 milioni di anni fa riscaldava il mare primordiale, è immagazzinata nel corpo platonico costituito dal reticolo cristallino, come forma di energia potenziale.
Aggiungendo acqua al sale, si vincono le forze del reticolo, si libera l’energia che va a ionizzare gli elementi contenuti nel sale cristallino e si dà origine a un vero e proprio mare di energia pronto a generare vita o a conservarla

La capacità di trasformazione del sale

Dal punto di vista scientifico il sale ha una capacità singolare. A differenza di tutte le altre strutture cristalline, la costruzione atomica del sale non è molecolare ma elettrica. Questa prerogativa conferisce al sale la capacità di trasformarsi.

Un cristallo di rocca immerso in un bicchiere d’acqua, dopo dieci minuti continuerà ad essere lo stesso cristallo perché la sua conformazione molecolare cristallina non gli consentirà variazioni. Il cristallo trasmetterà all’ambiente liquido circostante la sua energia, le sue frequenze, e l’acqua le accoglierà. Ciononostante, come abbiamo detto, il cristallo di rocca rimarrà tale, perché troppo legato alla materia per abbandonare la sua polarità e sciogliersi nell’acqua.

Un cristallo di sale immerso nell’acqua, invece, si scioglierà e produrrà la soluzione idrosalina, una dimensione energetica superiore che non è né sale né acqua. Facendo successivamente evaporare la soluzione otterremo nuovamente sale. Questo elemento non deve essere metabolizzato dal nostro corpo proprio per la sua capacità di trasformarsi autonomamente. L’assimilazione di altre sostanze comporta invece l’onere della loro trasformazione: l’amido va convertito in glucosio, la proteina in aminoacidi, il grasso in glicerina e acidi.

Il sale rimane sempre sale e, in soluzione, cioè in forma ionizzata, è immediatamente utilizzabile dal nostro organismo. A differenza degli altri alimenti, che per essere utilizzabili devono essere scomposti nei singoli costituenti, il sale è invariabile nella forma in cui si rende disponibile e raggiunge il nostro cervello proprio come soluzione idrosalina.

Nessun pensiero e nessuna azione senza sale
Noi viviamo grazie ad impulsi bio-elettrici che sono trasmessi attraverso l'acqua interna di fibre, nervi, ecc. ed alla conducibilità elettrica di questa, che è determinata dalla sua struttura molecolare e dalla presenza di sale disciolto.

Il nostro corpo ha bisogno di sale per compiere ogni minima azione, ha bisogno cioè che gli elementi che esso contiene siano disponibili in forma ionizzata. Se si prende un cavo elettrico a due fili e lo si collega con una spina da una parte e un porta lampade con lampadina dall'altra, si taglia uno dei due fili in un punto lungo il cavo e si spelano le estremità dei tronconi, si immerge questo tratto di cavo nell'acqua distillata e si inserisce la spina nella presa, la luce non si accende. Se si scioglie del sale nell'acqua la lampadina si accende. Perciò senza sale (e acqua) non possiamo vivere.


Dall’oro bianco al veleno bianco

Senza sale la vita è impossibile, eppure oggi è diffuso il convincimento che il consumo di sale faccia male alla salute. Questo dipende dal fatto che il nostro sale da cucina, prevalentemente cloruro di sodio, non ha più molti punti di contatto con l’elemento allo stato originario, ossia con ciò che ci serve per vivere. Il sale cristallino allo stato genuino è infatti molto più che cloruro di sodio e racchiude in sé non due ma tutti gli elementi naturali, esattamente gli stessi costituenti del nostro corpo, quelli che furono all’origine della vita nel mare primordiale.

È anche interessante sapere che il nostro sangue è una soluzione idrosalina identica a quella del mare primigenio e che la sua concentrazione è uguale a quella in cui la vita ebbe origine. Questa soluzione circola in un sistema vascolare di oltre 90.000 km di lunghezza grazie alle forze ascensionali e gravitazionali del nostro organismo e ha il compito di riequilibrare e regolare le funzioni corporee.

Come il sale è divenuto cloruro di sodio

Fin dagli albori dell’industrializzazione, il sale viene ripulito chimicamente e ridotto a cloruro di sodio. Da allora i minerali e gli oligoelementi essenziali vengono semplicemente considerati delle “impurità” e come tali vengono eliminati. Purtroppo il cloruro di sodio, così isolato e innaturale, non ha più niente a che vedere con la natura, con l’integralità o con il sale genuino. Come nel caso dello zucchero bianco e raffinato, "l'oro bianco” diventa per noi “veleno bianco”.

Eppure non è un caso che tutti gli elementi naturali presenti nell’organismo umano si trovino anche nel sale. Il cloruro di sodio a sé stante è una sostanza aggressiva che, dal punto di vista biochimico, cerca un agente equilibrante che gli consenta di mantenere la neutralità, l’equilibrio nel corpo. Ha bisogno, cioè, del suo antagonista naturale per essere attivo.

Antagonisti naturali del cloruro di sodio sono il potassio, il calcio, il magnesio e tutti gli altri minerali e oligoelementi, i quali possiedono quelle specifiche frequenze che garantiscono la costruzione geometrica delle strutture, In assenza di queste geometrie, non riceviamo energia e quindi nemmeno forza vitale. Non è per insaporire che dovremmo assumere il sale, ma per le vibrazioni che contiene e che corrispondono a quelle del nostro corpo.

Come il sale da cucina pesa sul nostro corpo

Malgrado l’assunzione di cloruro di sodio in quantità elevate, la maggior parte delle persone accusa carenza di sale. L’organismo umano richiede un minimo di circa 0,2 grammi di sale al giorno e appena al di sotto di questa quantità manifesta già i sintomi della cosiddetta “fame di sale”, com’è conosciuta negli animali. In Europa occidentale, il consumo pro capite di sale da cucina mediamente non scende al di sotto dei 12-20 grammi al giorno, mentre i nostri reni sono in grado di eliminarne non più di 5-7 grammi, a seconda dell’età, della costituzione e del sesso.

L’organismo possiede un dispositivo di protezione intelligente che identifica il sale da cucina come un veleno aggressivo per Le cellule e vi individua cioè una sostanza nociva e innaturale da eliminare quanto più presto possibile. È questa la ragione per cui i nostri organi escretori sono costantemente sovraffaticati.

Quasi tutti i prodotti a ‘unga conservazione contengono sale da cucina come conservante e perciò, anche senza aggiungerne altro, ne assumiamo una quantità già superiore a quella che siamo in grado di smaltire. Il corpo tenta di rendere innocuo il sale da cucina in eccesso isolandolo. Il cloruro di sodio viene circondato da molecole d’acqua che lo neutralizzano, ionizzandolo in sodio e cloro. Ciò significa che l’organismo è costretto a sacrificare l’acqua altamente strutturata delle proprie cellule per rendere inoffensivo il cloruro di sodio. Le cellule, così disidratate e private della propria forza vitale, muoiono.

Il nostro organismo demolisce e usa i minerali organici agevolmente.

Ma non il Sale da cucina (Cloruro di Sodio, NaCl): esso è Sodio inorganico, che viene dalla terra, non metabolizzato dai Vegetali, composto per il 40% da Sodio e per il 60% da Cloruro.

Sodio e Cloruro sono assemblati molto saldamente, direi ancor più della colla che usa il falegname, per saldare fra loro delle tavole di legno.

Questo legame fa sì che il Sodio non possa essere liberato agevolmente, in modo da potersi aggiungere alle sostanze alcalinizzanti (Magnesio, Potassio, Calcio, Ferro).

Di contro, il Sale da cucina è talmente simile al Sodio organico da essere scambiato per esso: veicolandosi per il corpo, mistifica così tanto bene la molecola di Sodio organico da non essere riconosciuto, con le conseguenti difficoltà di metabolizzazione, che si possono facilmente immaginare. Esso può restare nel flusso sanguigno così tanto a lungo, da influenzare la pressione che regola l'equilibrio cellulare. Il Cloruro di Sodio, pertanto, si sconsiglia ai pazienti cardiopatici e occorre ridurlo o eliminarlo dal cibo quotidiano.

Insomma per il Sale da cucina, "modus in rebus" (moderazione), ma la totale assenza sarebbe sicuramente meglio.

Gli effetti del consumo di sale da cucina

La conseguenza diretta di questo processo è la formazione di edemi e cellulite da iperacidità. Per isolare un grammo di cloruro di sodio che non è in grado di espellere, l’organismo impiega 23 grammi di acqua delle sue stesse cellule. Se il cloruro di sodio è ancora presente in concentrazione eccessiva, esso viene ri-cristallizzato con l’intervento di proteine animali resistenti alla decomposizione, come ad esempio quelle del latte vaccino, che sono prive di valore per il corpo e andrebbero comunque eliminate come acido urico.

Quest’ultimo a sua volta, se non espulso dal corpo, va a combinarsi con il cloruro di sodio che, ri-cristallizzato, si deposita prevalentemente nelle ossa e nelle articolazioni. Ne conseguono malattie reumatiche come la gotta, l’artrosi e l’artrite e anche le calcolosi renali e biliari conseguenti alla combinazione tra cloruro di sodio e acido urico. Il processo di ri-cristallizzazione quindi, non è che una soluzione di emergenza implementata dalle cellule e dagli organi per proteggere il corpo dai danni irreparabili che possono derivare da un’alimentazione insensata. Purtroppo a lungo termine questo processo assume un carattere distruttivo, perché le sostanze nocive rimangono immagazzinate nello organismo.

La potenza dell’industria chimica

Considerate queste implicazioni, è lecito chiedersi: per quale motivo il sale naturale, così fondamentale per la nostra vita, viene trattato chimicamente e ridotto al veleno che giunge sulle nostre tavole?

La spiegazione è semplice: circa il 93% della produzione mondiale di sale serve direttamente o indirettamente ad applicazioni industriali che richiedono il cloruro di sodio puro, cioè privo di elementi che possano interferire con i processi di trasformazione.


L’industria chimica è riuscita a sfruttare le singolari forze di interazione dei sali in numerose lavorazioni e prodotti, e ciò si è rivelato determinante per il progresso industriale. Il cloruro di sodio viene impiegato per produrre soda, detergenti, vernici, plastica, PVC e tutte quelle materie che ci allontanano sempre di più dalla natura. Il restante 6-7% della produzione di sale viene utilizzato nell’industria alimentare come conservante aggressivo a basso costo, per contrastare il deperimento degli alimenti. Infatti non esiste ormai prodotto alimentare trasformato, sia esso yogurt, pane o prosciutto, senza cloruro di sodio. Per l’industria alimentare questo uso del sale comporta enormi vantaggi, perché in molti casi gli alimenti si conservano anche per anni. Per l’uomo invece le conseguenze possono essere nefaste.

Il sale sulla nostra tavola

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Solo una frazione infinitesimale della produzione mondiale di sale entra nelle nostre cucine, come sale di qualità, sale da cucina, sale da tavola o sale alimentare. Campagne pubblicitane intensive cercano di convincere il consumatore che sia salutare aggiungere al sale da cucina degli alogeni altamente tossici quali lo iodio (sotto forma di composti iodati o iodurati).

Il sale da cucina viene spesso anche arricchito con il fluoro, ovvero il più reattivo degli elementi appartenenti al gruppo degli alogeni, che allo stato di gas è di colore giallastro e fortemente irritante. Lo iodio e il fluoro vengono aggiunti artificialmente, il primo perché avrebbe degli effetti benefici sulla tiroide e il secondo perché con la sua azione anticarie difenderebbe la salute dei denti. Eppure i composti che contengono sia iodio che fluoro non fanno che aggravare la tossicità del cloruro di sodio.


La tesi, assolutamente discutibile e confutabile, secondo cui ad esempio la Germania sarebbe un’area carente di iodio, ha intanto avuto la conseguenza di fare sottoporre tutti i cittadini tedeschi, austriaci e svizzeri ad una medicazione forzata a base di iodio. Nel 1995, è stato istituito in Germania l’uso generalizzato dello iodio attraverso quella che è oggi considerata l’azione pubblicitaria di maggiore successo degli ultimi vent’anni. Perciò non sorprende che gran parte della popolazione sia effettivamente convinta che gli alimenti arricchiti artificialmente di iodio, il sale da cucina in primo luogo, siano sani e da preferire.

I risultati scientifici dell’additivazione con iodio e fluoro dovrebbero essere senz’altro ripensati in termini critici. Nel frattempo, il numero delle persone che risentono delle pesanti conseguenze e dei gravi danni apportati alla salute da questi elementi è di gran lunga superiore a quello dei consumatori che ne hanno trovato giovamento. Alcuni scienziati sono persino del parere che l’organismo non sia nemmeno in grado di metabolizzare i composti additivati con iodio e fluoro. Oggi, in genere, gli specialisti del settore addirittura annoverano le nitrosammine tra i cancerogeni più aggressivi, in grado di provocare in modo selettivo tumori a carico di vari organi.

Le sostanze aggiunte agli alimenti, come iodati, fluorurati, tiocianati, acidi clorici, polifenoli e sali metallici, accelerano notevolmente la formazione delle nitrosammine nello stomaco per la reazione di competizione. Lo iodio è al primo posto tra i catalizzatori che concorrono a questa trasformazione, aumentandola addirittura di sei volte. Una ragionevole prevenzione dei tumori dovrebbe imporre l’assoluta astinenza dallo iodio. Il fatto che il Giappone, il paese con la maggiore diffusione di iodio, abbia la più alta percentuale di tumori alla tiroide a livello mondiale (il 25%), è un esempio eloquente.

L’incidenza di questo tipo di neoplasia negli altri paesi diminuisce proporzionalmente al calo del consumo di iodio. Detto in altri termini: meno iodio, meno tumori. Persino l’autorevole rivista tedesca “Òko-Test” ha bollato come “sconsigliati” i composti alogeni organici contenenti iodio, fluoro, bromo e cloro, poiché molte di queste combinazioni sono ritenute allergeniche e cancerogene.

Secondo uno studio effettuato da ricercatori americani, lo iodio aggiunto al sale da cucina sarebbe persino responsabile della diminuzione del liquido seminale nei maschi. Quindi, siate molto critici nei confronti delle affermazioni secondo cui lo iodio aggiunto artificialmente avrebbe effetti benefici per la salute.

Spesso il sale da cucina include anche dei conservanti per i quali non esiste l’obbligo di denuncia, carbonato di calcio, carbonato di magnesio, E 535, E536, E 540, E 550, E 551, E 552, E 553b, E570, E572 e idrossido d’alluminio, i quali servono a migliorare la cospargibilità del sale.

All’alluminio, un metallo leggero che ha la tendenza ad accumularsi nel cervello e che noi assumiamo con gli alimenti preconfezionati e le bibite in lattina, è stata attribuita la responsabilità dell’elevata incidenza del morbo di Alzheimer negli USA. L’alluminio di fatto impedisce alle fibre nervose la sinapsi, interrompendo di conseguenza il flusso del pensiero.

Va ricordato che è proprio il sale contenuto nel nostro corpo ciò che ci permette di pensare. Questo sale contiene tutti gli elementi naturali che malauguratamente i biochimici equiparano ad impurità e conseguentemente eliminano. Per assimilare meglio minerali e oligoelementi abbiamo bisogno di calcio, potassio e magnesio nella loro forma genuina, quella che l’integrità del sale ci mette a disposizione: per il corretto funzionamento del nostro organismo ci serve il sale nella sua pienezza, completo di tutti gli elementi naturali.

.(Fonte: Dott.ssa B.Hendel; Peter Ferreira: Acqua&Sale, inesauribile fonte di vita, Ina Verlags, Baar, Svizzera)

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