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Categoria: "Notizie scottanti"

ENNEAGRAMMA

L'ENNEAGRAMMA

Enneagramma deriva dalle parole ennea e gramma ossia 9 e segno e significa disegno a nove punte. L’enneagramma è una vera e propria teoria della personalità, che vanta origini antichissime. Sarà tuttavia lo psicologo Oscar Ichazo nel 1970 a dargli valore come strumento psicologico.

Secondo questa teoria esistono 9 tipologie di personalità diverse, ossia gli enneatipi, ognuno con le sue caratteristiche peculiari.
Attraverso la scoperta e la conoscenza del proprio tipo e quindi della propria compulsione la si può progressivamente migliorare, agendo così in modo attivo e consapevole sul proprio comportamento, la visione di sé e il rapporto con gli altri. Il proprio tipo viene scelto inconsciamente dal bambino verso i quattro/cinque anni, e dipende dal rapporto tra esso e il mondo esterno, in particolar modo con i genitori.


La particolarità dello strumento che ne deriva sta nel fatto che le tipologie di personalità non sono statiche, ma dinamiche. Questo significa che l’enneatipo risultante sarebbe quindi come una fotografia di un singolo momento della nostra vita; attraverso il nostro percorso di crescita, però, probabilmente ci sposteremo da una categoria all’altra, enfatizzando e modificando determinati aspetti della nostra personalità, come credenze, comportamenti, sensazioni ed emozioni.

ENNEAGRAMMA

I tipi Uno evitano la collera, non si arrabbiano e tendono a essere perfetti in ogni
cosa
• I tipi Due evitano il bisogno, si vantano di essere di grande aiuto agli altri e non
ammettono di aver bisogno degli altri
• I tipi Tre evitano l' insuccesso, si identificano con i successi che ottengono
• I tipi Quattro evitano l' ordinarietà, si ritengono sempre speciali
• I tipi Cinque evitano il vuoto, sempre intenti ad aumentare il loro bagaglio di
conoscenze
• I tipi Sei evitano la devianza, vedono la vita come ordinata da leggi, regole e
norme
• I tipi Sette evitano il dolore, amano il divertimento e non notano il dolore altrui
• I tipi Otto evitano la debolezza, si vantano di essere forti e amano litigare
• I tipi Nove evitano il conflitto, non reggono le tensioni tra le persone e cercano la
pace


TIPI UNO

ENNEATIPO UNO IRA
L’enneatipo Uno non accetta la collera e si difende facendo l’opposto di ciò che pensa o
prova, e cercando l’errore fuori da sé.
In ossequio al principio che dove c’è passione c’è anche tabù, nel senso che la persona
soggetta ad una specifica passione non sembra manifestare le caratteristiche più evidenti
di quella passione, la parola Ira è scarsamente evocativa delle caratteristiche di questo
tipo.

Gli irosi, infatti, difficilmente perdono le staffe ed è anzi per loro ripugnante lo
spettacolo delle persone che non sanno controllarsi o esprimersi in modo corretto.
Siamo alla presenza di persone che sono state il classico “bravo ragazzo” e sono da
adulte ordinate, scrupolose, educate, molto laboriose e con un codice morale ferreo.
Persone che difficilmente alzano la voce per imporsi ma che sono molto attente a come
sono fatte le cose e provano facilmente un senso interiore di fastidio per quelli che,
secondo loro, non svolgono i loro compiti con la dovuta attenzione. Si può dire che la
rabbia nasce in loro proprio perché gli altri non si comportano come loro ritengono che
dovrebbero e come essi stessi fanno.
La rabbia è l’unica dei tradizionali vizi capitali che sia considerata socialmente come
munita di un doppio aspetto. A fianco, infatti, a quella che già Omero definiva come “ira
funesta”, con la sua connotazione di distruttività e sopraffazione, si è sempre distinta una
“giusta rabbia”, giustificata da considerazioni di tipo morale o ideologico.
Le persone di questo tipo non vogliono vedere in se stesse l’esistenza del primo aspetto
e s’identificano pienamente solo con il secondo. Vedono, così, il mondo secondo criteri
di giusto o sbagliato, bianco o nero, sporco o pulito e credono ciecamente di avere
pienamente ragione quando emettono i loro giudizi. Questa tendenza ad evitare ogni
comportamento non corretto o ambiguo li porta ad ammantare, quindi, le loro azioni di
un velo etico di “ buon’educazione”.
Ciò li spinge ad usare un frasario ricco di condizionali con il quale l’iroso si può
presentare come una persona animata solo da buone intenzioni. Frasi del tipo: “Dovresti
fare così”, “Sarebbe meglio che tu ti comportassi in questa maniera”, oppure
“bisognerebbe evitare questi comportamenti”, abbondano nel loro vocabolario. L’altro
cui è rivolta quest’esortazione si accorge, però, dal tono della voce e dallo sguardo, che
dietro all’apparente benevolenza c’è una durezza ed una rabbia che non ammettono
repliche.
La tendenza a perseguire una specie di “puritanesimo”, sia comportamentale sia sociale,
spinge gli irosi ad essere, spesso, i peggiori nemici di se stessi, richiedendo un’attenzione
continua (che si spinge fino alla pignoleria estrema), volta ad evitare qualsiasi possibile
disattenzione o imperfezione.
La maniera più tipica con la quale queste persone esprimono la rabbia, è in realtà la
critica, che funziona come una sorta di valvola di sicurezza in una pentola a pressione.
La critica, che assume spesso il carattere del brontolio burbero, è alimentata, come
vedremo, da una spiccata sensibilità che porta le persone di questo tipo ad avvertire
quello che è sbagliato (dal loro punto di vista egoico, ovviamente) e diventare talvolta
molto rigidi. E’ inutile pertanto chiedere ad un tipo Uno di fare, ad esempio,
un’autocritica esplicita su quello che gli altri considerano un errore, perché un Uno non
potrebbe, neppure volendo, ammettere al mondo di avere agito male o
inappropriatamente. In compenso, all’interno di se stesso il “pubblico ministero”, che la
letteratura psicoanalitica chiama super ego, avvierà uno spietato processo di riesame delle
proprie azioni. Questo rimescolio funesto o “risentimento”, che è una logica
conseguenza dell’Ira, è stato descritto con grande acume psicologico da San Giovanni
della Croce come una sorta di zelo irrequieto, teso a prevenire, mediante un
atteggiamento censorio, ogni caduta nel “vizio”.

Dato che l’Ira si trova collocata nella parte alta dell’Enneagramma, nella parte cioè che si
trova a proprio agio con l’azione pratica, sarà anche caratteristico di queste persone
un’ottima manualità ed una spiccata autonomia. Pur dando un gran valore alla propria
privacy e rispettando come principio quella degli altri, i tipi Uno controllano con
eccessiva premura il comportamento degli altri e spesso eccedono nel dare consigli
anche se gli altri non li hanno minimamente sollecitati. Un esempio letterario classico di
questa forma di manifestazione è il Grillo Parlante della favola di Pinocchio.


E’ importante tener presente inoltre, che particolari condizioni, come lo stress, possono influire sull’enneatipo risultante.

Come scoprire a quale enneatipo si appartiene?

Istruzioni per il Test completo dell’enneagramma
Per ogni domanda sono presenti nove risposte (l’enneatipo corrispondente)
Scegli quella che più ti si addice e segna su un foglio il numero corrispondente alla tua risposta.

TU COSA SEI?

1. MI SENTO REALIZZATO QUANDO RIESCO AD ESSERE:
Schietto accurato e preciso (5)
Vincente competente e concreto (3)
Disciplinato (1)
Placido equilibrato adeguato (9)
Ottimista gioioso e amabile (7)
Oculato giudizioso e capace (1)
Originale, sapiente e di belle maniere (4)
Generoso aperto e servizievole (2)
Stabile, imparziale e superiore (8)
Scrupoloso e fidato (6)
2. PER SENTIRMI A POSTO CON LA COSCIENZA DEVO:

Divertirmi, stare allegro, godermi la vita il più possibile (7)
Aiutare gli altri (2)
Essere efficiente, pratico e avere successo nei miei obiettivi (3)
Essere “diligente” e fare il mio dovere (6)
Essere forte e difendere le cause giuste (8)
Fare ogni cosa al meglio delle mie possibilità (1)
Essere “diverso”, distinguermi dalla massa (4)
Conoscere e imparare il più possibile (5)
Riposare e lasciare che la vita scorra calma (9)

3. QUANDO SONO CON GLI AMICI:
Mi sento al sicuro e mi sbilancio anche oltre il mio normale (9)
Mi piace, ma se sono molti non so chi scegliere (6)
Trovo subito qualcosa di quanto ho fatto da mostrare loro (3)
Li ascolto con molta attenzione, ma senza mettere troppo del mio (5)
Sono espansivo e mi lascio coccolare (2)
Cerco sempre nuovi stimoli da condividere con tanti diversi (7)
Sto con chi mi lascia parlare (8)
Mi trovo solo con quelli che hanno feeling con me (4)
Mi piacciono rapporti netti e precisi (1)

4. L’IMMAGINE CHE HO DI ME E’:
Sono ordinato e faccio sempre il mio dovere (6)
Sono forte e gestisco autorevolmente i miei rapporti (8)
Io sono una persona efficiente, che cerca di fare bene ogni cosa (3)
Credo di aver ragione il più delle volte (1)
Sono perspicace e comprendo bene le cose (5)
Sono calmo tranquillo e soddisfatto di come scorre la mia vita (9)
Sono simpatico e cerco di divertirmi e godermi la vita (7)
Mi muovo per primo se c’è da aiutare qualcuno (2)
Mi distinguo dagli altri in ogni cosa che faccio (4)

5. QUANDO MI AFFIDANO UN INCARICO IMPORTANTE PENSO
Non mi do pace finché non ho realizzato quanto devo (1)
Non potevano scegliere uno migliore di me e faccio pubblicità alla cosa (7)
Riesco a farla bene, se dipende solo da me (2)
Perché hanno cercato proprio me? Tuttavia lo faccio (5)
Dipende da come mi sento (4)
La faccio se mi piace, altrimenti cerco di scaricarla a qualcuno (8)
lusingato che mi abbiano cercato e farò più di quanto richiesto (3)
Appena mi sento la faccio (9)
Ho paura che mi abbiano scelto perché non c’erano altri; mi farò aiutare a farla (6)

6. IMPEGNO VOLENTIERI LE MIE FORZE PER:

Combattere per la giustizia (8)
Raggiungere i miei obiettivi (3)
Conoscere me stesso (4)
Godere le gioie della vita (7)
Vivere serenamente (9)
Ricercare la perfezione (1)
Conoscere ciò che mi circonda (5)
Collaborare con chi ho accanto (6)
Aiutare chi mi sta accanto (2)
7. LA COSA CHE MAGGIORMENTE EVITO E’:
Cedere all’ira (1)
Avere bisogno dell’aiuto di qualcuno (2)
Far vedere che sbaglio (3)
Una vita senza emozioni (4)
Avere un comportamento sbagliato (5)
Mostrare le mie debolezze (8)
Scontrarmi con qualcuno (9)
La fatica del vivere (6)
La sensazione del vuoto interiore (7)


8. COME MI COMPORTO DURANTE UNA LITE:

Cerco di prendere tempo per meditare una reazione (6)
Evito che l’altro turbi il mio equilibrio interiore (9)
Combatto, ma solo per difendermi dalla forza di chi ho di fronte (4)
Cerco di evitare lo scontro, il più delle volte non vale la pena litigare (7)
Impedisco all’altro di approfittarsi di me (5)
Difficilmente ammetto di avere torto (3)
Non faccio capire all’altro la mia rabbia (1)
Lascio che l’altro si sfoghi (2)
Difendo con forza le mie ragioni (8)

9. COSA PENSO DI ME STESSO QUANDO GLI ALTRI NON MI CAPISCONO?
So capire le cose meglio degli altri e nessuno ne conosce quante ne conosco io (5)
Lotto ogni giorno per avere il mio spazio; devo prenderlo, sennò gli altri ne approfittano (8)
Mi distinguo dagli altri e sento di non potermi adattare davvero al mondo che mi circonda (4)
Sono spesso nel giusto e le cose andrebbero meglio se si seguisse quello che dico (1)
Lascio che il mio mondo vada come va, anche se gli altri vorrebbero che mi dessi da fare per cambiarlo (9)
Voglio bene agli altri, anche se non ricevo tanto bene quanto dò (2)
Mi elevo sopra gli altri e questo li fa ingelosire (3)
Sono una persona affidabile e sto alle regole anche se gli altri non ci stanno (6)
Sono felice, ma cerco nuove cose perché voglio esserlo di più (7)
Qual è il numero che compare il maggior numero di volte? Controlla le tue risposte e così sarai riuscito a calcolare il tuo enneatipo.

Enneatipo 1

Il Perfezionista, Il Critico, Il Riformatore
il Tipo Uno è una persona impegnata a migliorare le cose dentro e fuori di sè, creando un mondo di GIUSTIZIA e ORDINE MORALE.
Si tratta di persone che apprezzano enormemente la coerenza.
Per loro è molto importante evitare quanto più possibile l’errore e tentare di raggiungere la perfezione! Fanno grande uso delle locuzioni “si deve” e “bisogna” perchè valutano istintivamente le situazioni giudicando ciò che è bene o male, ciò che è giusto o sbagliato.

Sono corretti e sinceri. Evitano la collera, non si arrabbiano e tendono a essere perfetti in ogni cosa.
Possono essere molto sagaci ed avere un “buon fiuto” risultando quasi eroi morali. Hanno senso pratico, autocontrollo e serietà ma rischiano di eccedere risultando inflessibili, pedanti, pignoli, critici verso sè stessi e verso gli altri. Possono finire per sentirsi eticamente superiori.

Enneatipo 2
L’Atruista, Il Generoso, La Nutrice
In questo caso il valore principale è AIUTARE, l’obiettivo SODDISARE I BISOGNI DELL’ALTRO.
Queste persone hanno spirito di sacrificio e sono dedite agli altri, ai quali sanno offrire sincero appoggio e aiuto.
Sono individui espansivi e danno spesso buoni consigli.

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Generealmente però, faticano a riconoscere i propri bisogni, e non ammettono di aver a loro volta bisogno degli altri.In alcuni casi possono tendere a manipolare, e utilizzare aggressività e seduzione per raggiungere i loro obbiettivi. In realtà amano essere amati ed approvati; si sentono gratificati dal riconoscimento altrui e appagati dal divenire indispensabili per gli altri.


Enneatipo 3
L’Organizzatore, Il Manager, Il Riformatore
Il suo imperativo è fare, dimostrare. Le sue parole d’ordine essere di successo, efficiente, con buona capacità progettuale, promotore capace e in grado di portare la propria squadra alla vittoria!
Si tratta di una persona che conduce gli altri, evita l’ insuccesso e si identifica con i successi che ottiene. Ha una personalità vivace e reattiva, è capace e motivata. Desidera fortemente fare bene.

In genere è un capo. Cerca di essere amato per le sue capacità e per i risultati che consegue. Il suo essere molto competitivo, tuttavia, può portarlo all’ossessione della propria immagine di vincitore e della corrispondente posizione sociale. L’apparenza diventa in questi casi molto importante, e lui è maestro nel curarla, apparendo più produttivo di quanto sia in realtà.

Tutto ciò lo porta a vive in uno stato di perenne confronto tra quello che appare e quello che è.
Il rischio, quindi, è di confondere il vero io con l’immagine creata per il gruppo a cui appartiene (dirigente in doppiopetto, supermamma che si occupa di tutto, ecc.).

Enneatipo 4
Il Romantico, L’Artista , L’Individualista
Tende ad evitare l’ ordinarietà, considerandosi sempre speciale. il suo imperativo è NON ESSERE MAI SUPERFICIALE.
Si tratta di una persona con un elevato senso artistico, gusto del bello e senso del colore.
È intuitiva, romantica e sognatrice, ma stravagante, amante dell’insolito, dell’eccentrico e di tutto ciò che è fuori dall’ordianrio.

Si esprime attraverso l’arte: può appartenere ad una categoria in cui la creatività è particolarmente importante (come il pittore, il poeta, il musicista, il designer… ), veste in maniera stravagante o ricercata.
Il suo temperamento artistico e sensibile si palesa anche nella vita privata: pensa all’amore e alle emozioni, vive creativamente la vita e non disdegna situazioni strane, scandali e cose proibite. E’ devota alla bellezza e alla passione, al sesso e all’intensità in generale.

Nello stesso tempo è una persona molto analitica ed è difficile che si senta in colpa.
A volte finisce per immergersi completamente nella dimensione tragica e malinconica della sua vita: finisce per non riuscire a vivere nel presente, rifugiandosi nel passato o sognando il futuro. Attratto da ciò che è irraggiungibile, non è mai nel “ qui ed ora”. Si blocca su un amore lontano, sulla perdita di un amico… in una continua ricerca della sofferenza.

Enneatipo 5
Il Pensatore, L’Osservatore, L’Eremita
I loro imperativi sono: ONNICONOSCENZA, SAPERE. Conoscenza è potere! L’obbiettivo prioritario è aumentare il proprio bagaglio di conoscenze. Possono essere ricercatori o inventori. Hanno una grande facilità nel raccoglie dati dalla loro torre d’avorio. Il loro investimento maggiore è nella conoscenza, nella cultura.

Possono coprire ottimamente posizioni decisionali, oppure diventare degli intellettuali. Difendono la propria intimità proteggendo la vita privata e non lasciandosi coinvolgere. Parlano poco e sono generalmente introversi, ma per contro sanno leggere abilmente la realtà, risultando ottimi osservatori. Generalmente di indole tranquilla, sono educati e gentili.

A volte tuttavia, finiscono per apparire freddi e distanti. Questo loro suddividere in scomparti, ragionando per categorie e analizzando il mondo con le armi della ragione e dell’intellettualizzazione li mantiene ad una certa distanza emotiva dagli altri. Per questo risultano spesso eccessivamente distaccati dalle persone, dai sentimenti e dalle cose.

Enneatipo 6
Il Leale, Il difensore, Il Collaboratore
Il loro imperativo è SCETTICISMO; EVITARE il pericolo DI ESSERE INFLUENZATI.
Sono persone coscienziose, tormentate dal dubbio; ragionano molto sulle intenzioni degli altri, in modo critico, diffidente, e sospettoso.

Si identificano con i deboli, sposano le cause perse, tendono sempre a mettersi al secondo posto; per questa loro capacità risultano ottimi giocatori di squadra, soldati fedeli e amici fidati. Si impegnano per una causa allo stesso modo in cui gli altri si gettano nel profitto personale. Hanno spirito di gruppo, sono pronti a sacrificare sè stessi, sono affidabili e ligi alle regole.

Evitano la devianza, poichè vedono la vita come ordinata da leggi, regole e norme. Il loro essere critici, tuttavia, può portarli a dubitare di tutto, rendendoli fortemente insicuri. Possono sentirsi perseguitati, perennemente con le spalle al muro. Le reazioni possono essere differenti.

A volte l’insicurezza cede il passo al timore, all’indecisione; gli infiniti “se” e “ma” fanno sì che il pensiero si sostituisca all’azione. La paura di essere fregati blocca l’azione, perché esporsi vorrebbe dire rendersi vulnerabili agli attacchi. In altri casi la reazione alla paura è l’aggressività. In questi casi l’atteggiamento prevalente sarà quello estremista, provocatorio, temerario.

Enneatipo 7
L’Ottimista, L’Avventuriero, Il Materialista
Il suo imperativo è CARPE DIEM!

È una persona estroversa, creativa, edonista e aperta alle opportunità che la vita offre. Vitalità, gioia ed energia la rendono attraente e piacevole. Ha mille interessi, è comunicativa e versatile, ama giocare e divertirsi; adora l’avventura, la varietà e tutto ciò che aiuta a celebrare la vita: viaggi, feste, canti, pasti al ristorante.

E’ amante del piacere ed eternamente fanciullo: si accosta alla vita in modo dilettantesco, non vuole rinunciare a niente e come Peter Pan non vuole crescere. Spesso ha problemi di peso, odia le diete e vive di eccessi, non disdegna amori occasionali.
Generalmente è felice e di buona compagnia, lo contraddistingue un perenne buon umore.
Il rovescio della medaglia consiste nella superficialità, che a volte porta ad evitare il dolore o non notare quello altrui. La tendenza a vivere molto nel presente, rende improbabile l’impegno, per mantenere aperte tutte le possibilità.
Spesso inizia le cose senza mai finirle.

Enneatipo 8
Il Capo, Il Leader, Il Protettore
Il loro imperativo è “DOMINA O SARAI DOMINATO!”.

L’idea di base è la lotta.
È individuo forte, combattivo, realista, orientato all’azione ed al lavoro. Ha opinioni chiare e profonde sulle cose. Manifesta apertamente rabbia e forza, ha grande rispetto per gli avversari che lo affrontano lealmente. Evita la debolezza, si vanta di essere forte e ama litigare. Entra in contatto in modo diretto, ad esempio attraverso il sesso o il confronto.

Ha un forte senso della giustizia: estremamente protettivo e combattivo, prende spesso le difese di sè e dei suoi cari.
Gli appartenenti a questo gruppo sono spesso avvocati o politici, comunque ottimi capi. Il rischio è l’eccesso. Spesso vivono smodatamente, troppo, troppo tardi, troppo in alto..

Non si preoccupano di dare troppa voce alla propria aggressività e autorità, risultando estremamente diretti, provocatori, litigiosi. Danno ordini volentieri, controllano tutto e tutti, tendono ad imporre il proprio potere sugli altri. Sono rissosi e possono incutere timore.

Enneatipo 9
Il Mediatore, Il Diplomatico, Il Pacificatore
Il suo motto è “L’IMPORTANTE E’ PARTECIPARE”, in armonia.
Persona calma, amichevole e pratica, è caratterizzata da bontà, semplicità e amabilità naturale. È diplomatica e sincera.

Si tratta di ottimi consiglieri, pacificatori e negoziatori estremamente utili all’interno di un sistema.
Desiderano l’armonia e sono disposti a sacrificare se stessi in suo nome.
Non sono portati a criticare o giudicare le persone, ma piuttosto cercano di riportare la riconciliazione e la pace là dove ci sono tensione e conflitto. Conoscono i bisogni dell’altro molto meglio dei propri. Tendono verso l’anonimato, senza alcun esibizionismo, preferendo situazioni anonime.

Queste persone, tuttavia , devono fare particolare attenzione a non eccedere in certi atteggiamenti:
prediligono posizioni camaleontiche evitando il conflitto, di cui non reggono la tensione, ma la loro accondiscendenza, il loro non essere mai sicure, può facilmente risultare influenzabilità ed ambivalenza.

Distogliere l’attenzione da sè stessi li porta a sostituire i propri bisogni con quelli degli altri; ma alle volte sono costretti a narcotizzare le proprie esigenze. In altri casi esprimono rabbia in modi indiretti o utilizzano l’astrazione piuttosto che combattere per un idea.

Osservatevi….c’è molto in gioco, dato che, come diceva il filosofo Arthur Schopenhauer: “La personalità dell’uomo determina in anticipo la misura della sua possibile fortuna“.

Il risultato dell’enneagramma test non è sufficiente per una diagnosi.


https://psicoadvisor.com/calcola-il-tuo-ennea gramma-test-di-autovalutazione-della-personalita-304.html

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UNA RIFLESSIONE: IL SEGNATORE E IL MAGO DUE FIGURE COMPLETAMENTE DIVERSE

L'ARTE DEL BENEDIRE
UNA RIFLESSIONE: IL SEGNATORE E IL MAGO DUE FIGURE COMPLETAMENTE DIVERSE
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Il tema delle segnature ci accompagna sul confine tra religione e magia, e più in generale le cure popolari e i ricettari di antico regime vivono in prossimità di questo confine, con rimedi che, scivolano con ambiguità su un piano o sull’altro, qualche volta con una disinvoltura che disorienta. Ne dà buona testimonianza il Ricettario magico urbinate, un manoscritto risalente agli anni successivi al 1546, dove si incontrano elementi della secretistica, insieme con ricette di segnature, richiami alla magia naturale e operativa, e alla kabbalah. Lo scivolamento è comune anche tra i rimedi popolari quando l’invocazione a Dio e ai suoi intercessori maschera una volontà coercitiva sulla natura delle cose, e ciò è proprio della magia, che tradisce la certezza del raggiungimento degli effetti desiderati con queste raccomandazioni : “dì queste parole, compi questi atti, e per il loro potere certamente guarirai.
” Ci si rivolge a Dio, ma in realtà si evocano forze ed energie per costringere la natura a fare quello che spontaneamente non farebbe. E il mago, perché conosce e controlla le forze del cosmo e le qualità intime dei suoi elementi, tenta di piegare la natura e le potenze spirituali ai suoi voleri. !!!
Invece, attraverso la preghiera, che non piega nulla, IL SEGNATORE chiede cosa si sa e che non è dovuto e non può essere imposto, ma può essere ricevuto per volontà e grazia divina.

CHIEDERE A DIO:
Chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa (Lu 11, 9-10); infatti: Chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Nella Lettera di Giacomo questo precetto è rinforzato: C’è tra voi qualcuno che soffre? Preghi.


C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni. C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani o i Segnatori della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore: la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà (Gc 15, 13-15), e confermato nel versetto successivo: La preghiera del giusto ha una grande efficacia (Gc 15, 16).

In forza di questo precetto il curatore invoca il nome di Gesù, la Trinità, l’intermediazione di Maria e dei Santi, chiede la guarigione, e lo fa insieme con formule, sostanze e atti apparentemente estranei all’orizzonte della fede. MA NON E’ COSI’.

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Non è corretto disconosce l’originalità di una sapienza popolare dove la tensione verso il cielo della trascendenza convive senza contraddizione con il legame verso la terra e le forme immanenti della vita. ! Fino a dove formule, sostanze, oggetti e gesti curativi non sono arrogati di un potere impositivo e non diventano loro stessi, non i veicoli ma, gli artefici della guarigione, fino a dove ogni rimedio è subordinato a un “a Dio piacendo e a un amen”, resta netta la distinzione che permette di non assimilare alla magia – e, per altri aspetti, alla medicina empirica – la terapeutica popolare di fede sulla quale si fondano le segnature.

L’utilizzo di elementi semplici di uso quotidiano durante il rito di guarigione non è legato al potere intrinseco di quegli elementi, ma, come espressione di religiosità naturale, rinvia al loro valore simbolico e li carica di significati mistici. Allo stesso modo, le formule e gli atti che accompagnano le preghiere nei riti di guarigione,
Segnature, per quanto somiglino a parole e gesti consueti – se ne distinguono per una forza misteriosa, mistica, sovrannaturale. Il ricorso a forme di religiosità naturale, negli usi curativi popolari, non contraddice la fede, ma asseconda la necessità di rendere visibile l’invisibile, esprime l’adesione ad archetipi della cultura che uniscono ogni uomo alla catena delle generazioni e rendono ognuno figlio della propria terra, confermandolo in un linguaggio e in un sistema di lettura e comprensione del mondo e della vita condivisi,ripetuti e tramandati da innumerevoli uomini e donne senza nome e, fosse anche solo per questo motivo, mai vissuti invano.


Fonte :
http://www.massimoangelini.it/p=37 che ringraziamo!

LE SEGNATURE:L'ARTE DEL BENEDIRE A
https://www.spaziosacro.it/segnature-arte-del-benedire/

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UN DONO DEL MAESTRO YOGI HARBHAJAN AGLI INSEGNANTI

UN DONO DEL MAESTRO YOGI HARBHAJAN AGLI INSEGNANTI

Se vuoi imparare qualcosa leggila, se vuoi capire qualcosa scrivila, se vuoi averne la Maestria insegnala  (Yogi HarBhajan).

Come insegnante di Kundalini yoga, è il tuo corpo sottile che ha il potere di raggiungere ogni cosa e qualsiasi cosa e può cambiare la struttura molecolare in 0,0003 “trilioni” di secondo. Quello è il tuo potere.

Il tuo potere è nella tua vista, nel tuo tocco, nella tua parola.

Vista, tocco e parola. Queste sono le tre cose che hai.

Insegnare è raggiungere l’anima degli altri, perché quando l’anima viene illuminata, Dio trionfa.

Insegnare è un dono di Dio.

Ma come insegnanti potete deludere voi stessi e i vostri studenti. Io ho la mia personale attitudine di fronte a questo. Io non piaccio alla maggioranza degli studenti.

Un insegnante non è molto amorevole, non ha una personalità piacevole.

Perché la colazione dell’insegnante è l’ego del suo studente, il pranzo è la personalità dello studente e la sua tisana serale sta nel mettere lo studente così nei guai che non riesce più ad uscirne.

La sua cena sta nel porlo faccia a faccia con la morte e vedere se possa uscirne o meno.

Ora, queste sono quattro responsabilità di un insegnante. Quindi, come potete essere popolari? Dov’è la vostra popolarità? Da nessuna parte.

Dovete rendere i vostri studenti più forti di voi, migliori di voi e dieci volte più grandi di voi. Elevate i vostri studenti, affinchè un giorno siano più grandi di voi!….e lasciate andare gli altri con serenità…quelli che studenti non vogliono essere.

Il vostro completo investimento è il vostro studente.

Se al termine del vostro insegnamento il vostro studente non è più elevato di voi, siete incasinati, avete commesso un errore.

Io sono stato molto fortunato ad essere venuto per servire.

Lo scopo di un insegnante è molto semplice: donare alle persone onestamente quello che ha.

Non promuovete voi stessi o qualsiasi cosa che si adatti alle persone.

Ma date alle persone ciò che a loro serve, ciò che può elevarle: l’energia.

Non mettete una clausola a questo.

Se è una pillola amara, lasciate che sia amara. Non copritela con lo zucchero.

È molto disonesto da parte di un insegnante portare gli insegnamenti per accontentare la gente.

Insegni per formare le persone, per nutrirle, per tirare fuori la loro realtà e personalità, eliminare i loro vuoti, le loro cadute e trabocchetti interiori.

Voi avete questa capacità. Attraverso questo insegnamento voi avete una qualità davvero perfetta per stimolare la reale forza di una persona.

Non cercate la popolarità o la celebrità.

In realtà noi siamo solo dei testimoni, noi non iniziamo nessuno.

Se una persone è abbastanza folle o non sta abbastanza bene per iniziare se stesso o se stessa, la nostra iniziazione non farà alcuna differenza.

È la qualità delle persone. La qualità dei loro pensieri, la qualità della loro percezione, la qualità della loro proiezione, la qualità del loro comportamento e la qualità della loro vita che conta. Non la quantità.

Il vostro lavoro è quando parlate, quando guardate, quando ascoltate, quando camminate, quando comunicate… tutta l’attività della vostra vita crea un aspetto ed il suo effetto. Comunque lo chiamiate, tutto non è nulla se non l’energia dispiegata di Dio.

Noi abbiamo questa forza dormiente in noi. Siamo come un bocciolo di un fiore che non ha profumo.

Quando noi sbocceremo avremo profumo.

Donate alle persone l’altezza e la condizione per cui possono sbocciare e donategli il profumo con il quale possono godere della loro vita. In cambio esse ve ne saranno grate.

Potete soddisfare i vostri sentimenti, il vostro insegnare, i vostri drammi, i vostri traumi, le vostre missioni, i vostri sogni in molti altri modi.

L’insegnante è qualcuno che purifica la persona per darle l’esperienza della sua personale purezza, pietà, forza, totalità, identità del suo infinito. È questo il vostro lavoro. Non vi sto chiedendo di forzarlo, non vi sto chiedendo di estrarre un numero.

Vi sto solo spiegando cosa sia un insegnante.

Se non seguite queste poche regole, non sarete altro che predicatori.

Avrete enormi congregazioni, sarete affascinanti, avrete molto carisma e alla fine il risultato è che non ci sarà nulla- nessun succo.

Sarà un’attitudine vissuta davvero temporaneamente.

Ma una volta che toccate qualcuno in maniera molto pura, ed elevate una persona e le donate la sua personale esperienza, non la vostra, essa vi sarà grata per sempre. E godrà della vita, perché la sua percezione diventerà più grande.

Rendete grande la percezione della gente.

Quando insegnate, lasciate che lo studente sviluppi quell’esperienza.

Appena si verifica l’afflusso, ogni persona farà l’esperienza dell’elevazione.

La loro percezione diventa più forte. La loro vita diventa felice e in cambio voi ne beneficerete.

Ma c’è una regola: itarashtam tithar kashtam- nessuno venga a mani vuote!

È una regola: se una persona verrà a voi a mani vuote, senza vero desiderio di cambiare o imparare, questa persona può sedere qui per sei ore e praticare tutti i giorni… ma, al momento in cui se ne andrà da quella porta, se ne andrà a mani vuote.

“Così come venite, ve ne andrete”.

Questa è l’unica condizione e non dipende da voi o da me.

Voi siete il veicolo…voi non siete la destinaziome di una persona…voi siete il cammino…

È anche molto elegante per un insegnante ammettere cosa sa e cosa non sa.

Non ci dovrebbe essere il malinteso dello studente per cui l’insegnante sa tutto, sa far tutto, è onnipresente, onniquesto e onni-quello.

Il postino è il postino. È un uomo con la posta. Lui non comincia ad aprire e leggere le lettere.

Avete mai visto un postino arrivare a casa vostra, suonare il vostro campanello, aprire le vostre lettere e cominciare a leggervele?

Non provare a fare ciò: donate alle persone una personalità elevata e molto sottile.

Lasciate che godano della loro propria realtà. Donategli purezza, pietà. E questa è la più grande benedizione che potete fare. Quando fate questo per le persone, Dio verrà attraverso di voi.

Mi piacerebbe ripetere: la personalità di un essere umano è niente di più di un veicolo. Non è un’identità.

Nessun insegnante diventerà Guru o qualsiasi cosa simile.

Io posso farvi conoscere l’insegnante che mostra ogni falso orgoglio in questa vita- nella sua prossima incarnazione potete trovarlo in un bagno, o sotto il lavello della cucina. Lo chiamano scarafaggio.

Ma se la vostra umiltà e fede vi porteranno a vedere Dio in ogni cosa, sarete elevati al di là dei potere degli angeli. Voi godrete della realizzazione qui.

Non dovete andare in paradiso. Sentirete il paradiso qui. La psiche elettromagnetica incontrerà l’intero campo elettromagnetico e le cose cominceranno a venire a voi. Anche se lentamemnte ma prima o poi verranno.

Ma ricordate, ogni dono ricevuto, se non lo misurate con una preghiera di pari importanza, peserà su di voi.

Non importa quale regalo l’allievo può fare, non importi che donino buono o cattivo, mettetelo sull’altare.

Mi alzo al mattino e nel momento della mia preghiera io prego.

E chiedo molte, molte volte “Nel tuo nome, nella tua grazia, oh mio Signore, questa cosa è venuta come dono da te. È stata donata in Fede, quindi soddisfa la fede, perché è questo che ti rende Dio

Voi siete il veicolo. Voi non siete la destinazione della persona. Voi siete il cammino.

Stasera io vi parlo per incoraggiarvi.

Ed io neanche esisto, ad eccezione dell’essere un veicolo per questi insegnamenti.

Io ve li ho portati. Io ho portato a termine il mio compito. In caso di qualsiasi difficoltà, se volete raggiungermi, fino a che sono vivo, io sarò nella posizione di servirvi.

Nel Kundalini yoga, come nel Sat nam o nella numerologia tantrica.. più alti siete e più umili siete.

Non dimenticate questo principio. Non lasciatevi andare in questo pavoneggiarvi del “ sono un insegnante dieci persone mi seguono”. Questo profilo è sbagliato.

Tu sei un insegnante ed hai il privilegio, dalla mano di Dio e per la grazia del Guru di servire dieci persone.

Si tratta di energia diagonale. Questa eleva, muove. È l’energia a spirale. Eleva fino alla sommità.

Voi siete fisici, mentali e spirituali.

Il terreno è arato, è stato concimato e tutto è fatto. Quindi le cose sono state date.

La vostra personalità come insegnanti è basata sul puro servizio- servizio per elevare, mantenere e tenere lo spirito di una persona in alto.

Mantenere accesa la candela.

Dipende da voi, quanto volete eccellere…

Con l’ego non durerete… con meno ego non sarete mai distrutti…

Il giuramento esatto che dovete prestare è molto semplice:

“Non sono una donna, non sono un uomo, non sono una persona, non sono me stesso.

Sono un insegnante”.

Con questa forza concentrata voi funzionate. Altrimenti sbaglierete io non sono me stesso, quindi voi chi siete? Voi siete il veicolo. È la ragione per cui il mantra che apre una lezione è “Ong Namo Guru dev namo”.

Oh trasparente- Guru dev

Il trasparente mi ha reso trasparente!.

Guru significa colui che porta la luce nell’oscurità.

Mi inchino a te -Ong namo. Oh sé totale creativo! O divino, O Guru

È la ragione per cui Guru nanak ha messo prima “Ek ong Kar… è la totale permutazione e combinazione a creare questo suono.

Fare esperienza di voi stessi e di tutto in voi in questa armonia, è la bellezza della vita.

Altrimenti sarete vittime della vostra eterna e permanente paura.

Per ogni successo, per ogni conquista, per ogni amore e per ogni cosa noi vogliamo la novità

E il piacere scaturisce dalla novità, dal godere della novità. Ma c’è anche un piacere che è perenne, nel quale diventate nuovi ogni volta.

Questa è l’energia tantrica, l’energia diagonale.

Dovete resistere, non dovete fermarvi. Dovete sollevare lo spirito. Questo è quello che dovete fare. E dirò anche:”Non ci sono regole”. Semplicemente sedetevi ed onestamente vibrate il mantra “Ong Namo Guru Dev namo”. Lasciatelo passare. Simulatelo, lo realizzerete”.

La legge è: “Obbedire, Servire, Amare ed eccellere”.

Questa è l’essenza spirituale.

Occorre la stessa energia per ottenere quello che volete ottenere o per reagire.

Se volete la popolarità terrena, andate avanti. Se volete la popolarità celeste, andate avanti. Voi avete la scelta. Elevate le persone. In questo modo loro verranno a voi, per il volere di dio.

Voi li state servendo a questo scopo-per aiutarli ad andare alla loro reale casa.

Voi non insegnate con la vostra personalità..voi siete il veicolo-lasciate fluire.

Voi potete non essere elevati. Non vi preoccupate. A chi importa quale sia il vostro umore?

Se è pulito o non pulito, un elevatore è sempre un elevatore. Lo chiamano “fork (lett.forca) e lift (lett. Sollevare). Se solleva è un elevatore, altrimenti è solo una forca.

“Insegnante” significa colui che insegna come unire il finito all’infinito.

Mantenete le cose semplici. Non le complicate.

La maggior parte degli insegnanti cerca di impressionare gli studenti facendo credere di essere grandi, splendidi, fantastici, bellissimi bla, bla, bla.

Noi non impressioniamo, noi portiamo.

Voi state servendo. Dio ha anche orecchie ed occhi per vedere. Se qualcuno ha intenzione di servire, Dio arriverà. È la ragione per cui Dio è Onnipresente, Onnipotente e Onnisciente.

I vostri dubbi sono personali. Voi dovete indubbiamente servire.

Che siate meritevoli o non meritevoli, ricordate solo una cosa: quando sedete nel posto di un insegnante, non sareste seduti lì se Dio non vi avesse concesso questo onore.

Per quanto questo tempo è concesso, dipende dalla vostra preghiera. È chiaro questo? Voi siete un veicolo.
Un insegnante con una mente concentrata fa l’esperienza nel giro di secondi.. e si, insegnano e arrivano così in alto da dimenticare cosa fare dopo. È una scienza, è un’arte, funziona.

Funziona, poiché avete cominciato con l’apertura dello spazio sacro, la purezza e la pietà del mantra ed avete portato il passato, il presente ed il futuro in considerazione del tempo e dello spazio. È uno status molto elevato. Come esseri umani potreste non concepire ora cosa state facendo.

Ma attraverso il tempo e lo spazio voi realizzerete che quello che state facendo è fantastico.

Se non siete sicuri di dare una risposta giusta ad una domanda di uno studente, non siate sicuri. Non c’è una pistola puntata alla vostra testa. Se non potete rispondere, cercate la risposta, non c’è nulla di sbagliato nel chiedere del tempo in più. Talvolta anche io chiedo :”datemi del tempo”. Agli studenti non dispiace. E se non vi sentite di rispondere, dite semplicemente :”non voglio rispondere”. Voi siete l’insegnante. Non siete una persona. Ricordate il giuramento… premete il bottone giusto e ci sarà l’esperienza giusta.

E non mettete in dubbio la lezione di qualcuno, il credo, il tempo e lo spazio o qualsiasi cosa. Questo è lo status dell’eternità, del non-essere, dell’altruismo. È la pura vitalità dell’infinito. Quindi…cosa c’è da preoccuparsi? Godetevelo.

Shakti Pad è uno stato molto divertente. Dovete passarci attraverso. È chiamato “stato del dubbio di sé”.

“Io sono io sono, io non sono”. “essi sono, essi sono, essi non sono”. È, è, non è non è, non siamo, noi siamo, noi non siamo”. Ogni concetto è due volte si e una volta no è la più grande spina nel fianco. Ma è un segno; è una laurea. Se qualcuno in quel momento semplicemente diventa umile abbastanza da lasciarlo andare, non dovete nemmeno sollevare un mignolo.

Potete attraversarlo serenamente. Questo è quello che ho fatto. Io non conosco nessun’altra esperienza. Le cose hanno cominciato ad accadere quando sei a completa disposizione, io non ho voluto parteciparvi. Io ho solo lasciato fluire. Io ne stavo godendo come ogni altra persona ne godrà.

Ma colui che dona fa tutto comunque. Noi siamo solo spettatori. Possiamo ridere, possiamo godere, possiamo piangere, possiamo essere felici, ma qualcosa sta succedendo. Noi siamo parte di questo. Non c’è problema. Se voi servite qualcuno e questi vi dà un regalo di vita, voi dovete donare questo regalo a colui nella grazia del quale ciò è stato donato.

È la ragione per cui noi diciamo sul dito di giove (dito indice) il Guru più saggio :”io non sono me stesso” è la nostra Sadhana.

E :”io non sono una donna” viene prima perché jantee hai naà, viene prima la donna; viene prima l’elevazione della donna “non sono una donna. Non sono un uomo. Non sono me stesso. Sono un insegnante”. È molto semplice.

Siate semplici, siate retti e fatelo con un sorriso.

C’è una preghiera per essere umile e piacevole e chiedere perdono. Un’altra preghiera è che voi preghiate in un modo molto gentile. Un’altra preghiera è quella in cui voi sentite e purificate voi stessi…il tempo della preghiera. La preghiera è personale. La preghiera umile. La preghiera in armonia, la vostra preghiera è tra voi e il Creatore, senza regole e norme. Arriva anche uno stadio nel quale non sapete cosa state dicendo e non sapete cosa state facendo, ma sta succedendo.

Tre cose sono molto importanti nella vita, non importa cosa state facendo: siate semplici, siate retti e fatelo con un sorriso.

Non credo che qualcuno possa fallire dopo aver fatto queste tre cose.

E questa è la trinità della vita. La vita è una bugia se non praticate queste tre cose.

Quando insegnate evitate la tensione, e non siate in guerra :”io devo essere esatto”

Abbiate fiducia nel fatto che vi siete seduti e siete chi siete, l’insegnante. E Dio vi proteggerà. È ciò che significa “Ang Sang Wahe Guru (Dio è in ogni mio arto o fibra), vi proteggerà, fidatevi. È il più grande insegnamento sul pianeta. Fidatevi di Dio e continuate ad andare avanti. Non sarete feriti. Un amico non lascia che veniate feriti. Come potrebbe Dio lasciare che veniate feriti? Non vi preoccupate, siate felici.

Guru nanak dice in due parole:” Sarbat da bala” attraverso la tua grazia tu vorrai il bene di tutti. Lo scopo della vita è quello di essere buoni con tutti, compresi i vostri nemici. Perché non ci sono nemici; ci sono solo delle sfide.

E…noi insegniamo ed insegniamo ed insegniamo perché questo è l’unico modo che conosciamo per raggiungere, raggiungere e raggiungere la vostra anima interiore.

Insegnare è raggiungere l’anima degli altri, perché quando l’anima viene illuminata, Dio trionfa.

Insegnare è un dono di Dio.

Possa il sole splendere sempre su di voi

L’amore circondarvi

E la pura luce dentro di voi

Guidare il vostro cammino

Sat Naam

SIRI SINGH SAHIB HARBHAJAN SINGH KHALSA YOGIJI (YOGI BHAJAN)

UN DONO DEL MAESTRO YOGI HARBHAJAN AGLI INSEGNANTI

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il linguaggio informatico di Dio
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Se vuoi imparare qualcosa leggila, se vuoi capire qualcosa scrivila, se vuoi averne la Maestria insegnala (Yogi Bhajan).

Come insegnante di Kundalini yoga, è il tuo corpo sottile che ha il potere di raggiungere ogni cosa e qualsiasi cosa e può cambiare la struttura molecolare in 0,0003 “trilioni” di secondo. Quello è il tuo potere.

Il tuo potere è nella tua vista, nel tuo tocco, nella tua parola.

Vista, tocco e parola. Queste sono le tre cose che hai.

Insegnare è raggiungere l’anima degli altri, perché quando l’anima viene illuminata, Dio trionfa.

Insegnare è un dono di Dio.

Ma come insegnanti potete deludere voi stessi e i vostri studenti. Io ho la mia personale attitudine di fronte a questo. Io non piaccio alla maggioranza degli studenti.

Un insegnante non è molto amorevole, non ha una personalità piacevole.

Perché la colazione dell’insegnante è l’ego del suo studente, il pranzo è la personalità dello studente e la sua tisana serale sta nel mettere lo studente così nei guai che non riesce più ad uscirne.

La sua cena sta nel porlo faccia a faccia con la morte e vedere se possa uscirne o meno.

Ora, queste sono quattro responsabilità di un insegnante. Quindi, come potete essere popolari? Dov’è la vostra popolarità? Da nessuna parte.

Dovete rendere i vostri studenti più forti di voi, migliori di voi e dieci volte più grandi di voi. Elevate i vostri studenti, affinchè un giorno siano più grandi di voi!….e lasciate andare gli altri con serenità…quelli che studenti non vogliono essere.

Il vostro completo investimento è il vostro studente.

Se al termine del vostro insegnamento il vostro studente non è più elevato di voi, siete incasinati, avete commesso un errore.

Io sono stato molto fortunato ad essere venuto per servire.

Lo scopo di un insegnante è molto semplice: donare alle persone onestamente quello che ha.

Non promuovete voi stessi o qualsiasi cosa che si adatti alle persone.

Ma date alle persone ciò che a loro serve, ciò che può elevarle: l’energia.

Non mettete una clausola a questo.

Se è una pillola amara, lasciate che sia amara. Non copritela con lo zucchero.

È molto disonesto da parte di un insegnante portare gli insegnamenti per accontentare la gente.

Insegni per formare le persone, per nutrirle, per tirare fuori la loro realtà e personalità, eliminare i loro vuoti, le loro cadute e trabocchetti interiori.

Voi avete questa capacità. Attraverso questo insegnamento voi avete una qualità davvero perfetta per stimolare la reale forza di una persona.

Non cercate la popolarità o la celebrità.

In realtà noi siamo solo dei testimoni, noi non iniziamo nessuno.

Se una persone è abbastanza folle o non sta abbastanza bene per iniziare se stesso o se stessa, la nostra iniziazione non farà alcuna differenza.

È la qualità delle persone. La qualità dei loro pensieri, la qualità della loro percezione, la qualità della loro proiezione, la qualità del loro comportamento e la qualità della loro vita che conta. Non la quantità.

Il vostro lavoro è quando parlate, quando guardate, quando ascoltate, quando camminate, quando comunicate… tutta l’attività della vostra vita crea un aspetto ed il suo effetto. Comunque lo chiamiate, tutto non è nulla se non l’energia dispiegata di Dio.

Noi abbiamo questa forza dormiente in noi. Siamo come un bocciolo di un fiore che non ha profumo.

Quando noi sbocceremo avremo profumo.

Donate alle persone l’altezza e la condizione per cui possono sbocciare e donategli il profumo con il quale possono godere della loro vita. In cambio esse ve ne saranno grate.

Potete soddisfare i vostri sentimenti, il vostro insegnare, i vostri drammi, i vostri traumi, le vostre missioni, i vostri sogni in molti altri modi.

L’insegnante è qualcuno che purifica la persona per darle l’esperienza della sua personale purezza, pietà, forza, totalità, identità del suo infinito. È questo il vostro lavoro. Non vi sto chiedendo di forzarlo, non vi sto chiedendo di estrarre un numero.

Vi sto solo spiegando cosa sia un insegnante.

Se non seguite queste poche regole, non sarete altro che predicatori.

Avrete enormi congregazioni, sarete affascinanti, avrete molto carisma e alla fine il risultato è che non ci sarà nulla- nessun succo.

Sarà un’attitudine vissuta davvero temporaneamente.

Ma una volta che toccate qualcuno in maniera molto pura, ed elevate una persona e le donate la sua personale esperienza, non la vostra, essa vi sarà grata per sempre. E godrà della vita, perché la sua percezione diventerà più grande.

Rendete grande la percezione della gente.

Quando insegnate, lasciate che lo studente sviluppi quell’esperienza.

Appena si verifica l’afflusso, ogni persona farà l’esperienza dell’elevazione.

La loro percezione diventa più forte. La loro vita diventa felice e in cambio voi ne beneficerete.

Ma c’è una regola: itarashtam tithar kashtam- nessuno venga a mani vuote!

È una regola: se una persona verrà a voi a mani vuote, senza vero desiderio di cambiare o imparare, questa persona può sedere qui per sei ore e praticare tutti i giorni… ma, al momento in cui se ne andrà da quella porta, se ne andrà a mani vuote.

“Così come venite, ve ne andrete”.

Questa è l’unica condizione e non dipende da voi o da me.

Voi siete il veicolo…voi non siete la destinaziome di una persona…voi siete il cammino…

È anche molto elegante per un insegnante ammettere cosa sa e cosa non sa.

Non ci dovrebbe essere il malinteso dello studente per cui l’insegnante sa tutto, sa far tutto, è onnipresente, onniquesto e onni-quello.

Il postino è il postino. È un uomo con la posta. Lui non comincia ad aprire e leggere le lettere.

Avete mai visto un postino arrivare a casa vostra, suonare il vostro campanello, aprire le vostre lettere e cominciare a leggervele?

Non provare a fare ciò: donate alle persone una personalità elevata e molto sottile.

Lasciate che godano della loro propria realtà. Donategli purezza, pietà. E questa è la più grande benedizione che potete fare. Quando fate questo per le persone, Dio verrà attraverso di voi.

Mi piacerebbe ripetere: la personalità di un essere umano è niente di più di un veicolo. Non è un’identità.

Nessun insegnante diventerà Guru o qualsiasi cosa simile.

Io posso farvi conoscere l’insegnante che mostra ogni falso orgoglio in questa vita- nella sua prossima incarnazione potete trovarlo in un bagno, o sotto il lavello della cucina. Lo chiamano scarafaggio.

Ma se la vostra umiltà e fede vi porteranno a vedere Dio in ogni cosa, sarete elevati al di là dei potere degli angeli. Voi godrete della realizzazione qui.

Non dovete andare in paradiso. Sentirete il paradiso qui. La psiche elettromagnetica incontrerà l’intero campo elettromagnetico e le cose cominceranno a venire a voi. Anche se lentamemnte ma prima o poi verranno.

Ma ricordate, ogni dono ricevuto, se non lo misurate con una preghiera di pari importanza, peserà su di voi.

Non importa quale regalo l’allievo può fare, non importi che donino buono o cattivo, mettetelo sull’altare.

Mi alzo al mattino e nel momento della mia preghiera io prego.

E chiedo molte, molte volte “Nel tuo nome, nella tua grazia, oh mio Signore, questa cosa è venuta come dono da te. È stata donata in Fede, quindi soddisfa la fede, perché è questo che ti rende Dio

Voi siete il veicolo. Voi non siete la destinazione della persona. Voi siete il cammino.

Stasera io vi parlo per incoraggiarvi.

Ed io neanche esisto, ad eccezione dell’essere un veicolo per questi insegnamenti.

Io ve li ho portati. Io ho portato a termine il mio compito. In caso di qualsiasi difficoltà, se volete raggiungermi, fino a che sono vivo, io sarò nella posizione di servirvi.

Nel Kundalini yoga, come nel Sat nam o nella numerologia tantrica.. più alti siete e più umili siete.

Non dimenticate questo principio. Non lasciatevi andare in questo pavoneggiarvi del “ sono un insegnante dieci persone mi seguono”. Questo profilo è sbagliato.

Tu sei un insegnante ed hai il privilegio, dalla mano di Dio e per la grazia del Guru di servire dieci persone.

Si tratta di energia diagonale. Questa eleva, muove. È l’energia a spirale. Eleva fino alla sommità.

Voi siete fisici, mentali e spirituali.

Il terreno è arato, è stato concimato e tutto è fatto. Quindi le cose sono state date.

La vostra personalità come insegnanti è basata sul puro servizio- servizio per elevare, mantenere e tenere lo spirito di una persona in alto.

Mantenere accesa la candela.

Dipende da voi, quanto volete eccellere…

Con l’ego non durerete… con meno ego non sarete mai distrutti…

Il giuramento esatto che dovete prestare è molto semplice:

“Non sono una donna, non sono un uomo, non sono una persona, non sono me stesso.

Sono un insegnante”.

Con questa forza concentrata voi funzionate. Altrimenti sbaglierete io non sono me stesso, quindi voi chi siete? Voi siete il veicolo. È la ragione per cui il mantra che apre una lezione è “Ong Namo Guru dev namo”.

Oh trasparente- Guru dev

Il trasparente mi ha reso trasparente!.

Guru significa colui che porta la luce nell’oscurità.

Mi inchino a te -Ong namo. Oh sé totale creativo! O divino, O Guru

È la ragione per cui Guru nanak ha messo prima “Ek ong Kar… è la totale permutazione e combinazione a creare questo suono.

Fare esperienza di voi stessi e di tutto in voi in questa armonia, è la bellezza della vita.

Altrimenti sarete vittime della vostra eterna e permanente paura.

Per ogni successo, per ogni conquista, per ogni amore e per ogni cosa noi vogliamo la novità

E il piacere scaturisce dalla novità, dal godere della novità. Ma c’è anche un piacere che è perenne, nel quale diventate nuovi ogni volta.

Questa è l’energia tantrica, l’energia diagonale.

Dovete resistere, non dovete fermarvi. Dovete sollevare lo spirito. Questo è quello che dovete fare. E dirò anche:”Non ci sono regole”. Semplicemente sedetevi ed onestamente vibrate il mantra “Ong Namo Guru Dev namo”. Lasciatelo passare. Simulatelo, lo realizzerete”.

La legge è: “Obbedire, Servire, Amare ed eccellere”.

Questa è l’essenza spirituale.

Occorre la stessa energia per ottenere quello che volete ottenere o per reagire.

Se volete la popolarità terrena, andate avanti. Se volete la popolarità celeste, andate avanti. Voi avete la scelta. Elevate le persone. In questo modo loro verranno a voi, per il volere di dio.

Voi li state servendo a questo scopo-per aiutarli ad andare alla loro reale casa.

Voi non insegnate con la vostra personalità..voi siete il veicolo-lasciate fluire.

Voi potete non essere elevati. Non vi preoccupate. A chi importa quale sia il vostro umore?

Se è pulito o non pulito, un elevatore è sempre un elevatore. Lo chiamano “fork (lett.forca) e lift (lett. Sollevare). Se solleva è un elevatore, altrimenti è solo una forca.

“Insegnante” significa colui che insegna come unire il finito all’infinito.

Mantenete le cose semplici. Non le complicate.

La maggior parte degli insegnanti cerca di impressionare gli studenti facendo credere di essere grandi, splendidi, fantastici, bellissimi bla, bla, bla.

Noi non impressioniamo, noi portiamo.

Voi state servendo. Dio ha anche orecchie ed occhi per vedere. Se qualcuno ha intenzione di servire, Dio arriverà. È la ragione per cui Dio è Onnipresente, Onnipotente e Onnisciente.

I vostri dubbi sono personali. Voi dovete indubbiamente servire.

Che siate meritevoli o non meritevoli, ricordate solo una cosa: quando sedete nel posto di un insegnante, non sareste seduti lì se Dio non vi avesse concesso questo onore.

Per quanto questo tempo è concesso, dipende dalla vostra preghiera. È chiaro questo? Voi siete un veicolo.
Un insegnante con una mente concentrata fa l’esperienza nel giro di secondi.. e si, insegnano e arrivano così in alto da dimenticare cosa fare dopo. È una scienza, è un’arte, funziona.

Funziona, poiché avete cominciato con l’apertura dello spazio sacro, la purezza e la pietà del mantra ed avete portato il passato, il presente ed il futuro in considerazione del tempo e dello spazio. È uno status molto elevato. Come esseri umani potreste non concepire ora cosa state facendo.

Ma attraverso il tempo e lo spazio voi realizzerete che quello che state facendo è fantastico.

Se non siete sicuri di dare una risposta giusta ad una domanda di uno studente, non siate sicuri. Non c’è una pistola puntata alla vostra testa. Se non potete rispondere, cercate la risposta, non c’è nulla di sbagliato nel chiedere del tempo in più. Talvolta anche io chiedo :”datemi del tempo”. Agli studenti non dispiace. E se non vi sentite di rispondere, dite semplicemente :”non voglio rispondere”. Voi siete l’insegnante. Non siete una persona. Ricordate il giuramento… premete il bottone giusto e ci sarà l’esperienza giusta.

E non mettete in dubbio la lezione di qualcuno, il credo, il tempo e lo spazio o qualsiasi cosa. Questo è lo status dell’eternità, del non-essere, dell’altruismo. È la pura vitalità dell’infinito. Quindi…cosa c’è da preoccuparsi? Godetevelo.

Shakti Pad è uno stato molto divertente. Dovete passarci attraverso. È chiamato “stato del dubbio di sé”.

“Io sono io sono, io non sono”. “essi sono, essi sono, essi non sono”. È, è, non è non è, non siamo, noi siamo, noi non siamo”. Ogni concetto è due volte si e una volta no è la più grande spina nel fianco. Ma è un segno; è una laurea. Se qualcuno in quel momento semplicemente diventa umile abbastanza da lasciarlo andare, non dovete nemmeno sollevare un mignolo.

Potete attraversarlo serenamente. Questo è quello che ho fatto. Io non conosco nessun’altra esperienza. Le cose hanno cominciato ad accadere quando sei a completa disposizione, io non ho voluto parteciparvi. Io ho solo lasciato fluire. Io ne stavo godendo come ogni altra persona ne godrà.

Ma colui che dona fa tutto comunque. Noi siamo solo spettatori. Possiamo ridere, possiamo godere, possiamo piangere, possiamo essere felici, ma qualcosa sta succedendo. Noi siamo parte di questo. Non c’è problema. Se voi servite qualcuno e questi vi dà un regalo di vita, voi dovete donare questo regalo a colui nella grazia del quale ciò è stato donato.

È la ragione per cui noi diciamo sul dito di giove (dito indice) il Guru più saggio :”io non sono me stesso” è la nostra Sadhana.

E :”io non sono una donna” viene prima perché jantee hai naà, viene prima la donna; viene prima l’elevazione della donna “non sono una donna. Non sono un uomo. Non sono me stesso. Sono un insegnante”. È molto semplice.

Siate semplici, siate retti e fatelo con un sorriso.

C’è una preghiera per essere umile e piacevole e chiedere perdono. Un’altra preghiera è che voi preghiate in un modo molto gentile. Un’altra preghiera è quella in cui voi sentite e purificate voi stessi…il tempo della preghiera. La preghiera è personale. La preghiera umile. La preghiera in armonia, la vostra preghiera è tra voi e il Creatore, senza regole e norme. Arriva anche uno stadio nel quale non sapete cosa state dicendo e non sapete cosa state facendo, ma sta succedendo.

Tre cose sono molto importanti nella vita, non importa cosa state facendo: siate semplici, siate retti e fatelo con un sorriso.

Non credo che qualcuno possa fallire dopo aver fatto queste tre cose.

E questa è la trinità della vita. La vita è una bugia se non praticate queste tre cose.

Quando insegnate evitate la tensione, e non siate in guerra :”io devo essere esatto”

Abbiate fiducia nel fatto che vi siete seduti e siete chi siete, l’insegnante. E Dio vi proteggerà. È ciò che significa “Ang Sang Wahe Guru (Dio è in ogni mio arto o fibra), vi proteggerà, fidatevi. È il più grande insegnamento sul pianeta. Fidatevi di Dio e continuate ad andare avanti. Non sarete feriti. Un amico non lascia che veniate feriti. Come potrebbe Dio lasciare che veniate feriti? Non vi preoccupate, siate felici.

Guru nanak dice in due parole:” Sarbat da bala” attraverso la tua grazia tu vorrai il bene di tutti. Lo scopo della vita è quello di essere buoni con tutti, compresi i vostri nemici. Perché non ci sono nemici; ci sono solo delle sfide.

E…noi insegniamo ed insegniamo ed insegniamo perché questo è l’unico modo che conosciamo per raggiungere, raggiungere e raggiungere la vostra anima interiore.

Insegnare è raggiungere l’anima degli altri, perché quando l’anima viene illuminata, Dio trionfa.

Insegnare è un dono di Dio.

Possa il sole splendere sempre su di voi

L’amore circondarvi

E la pura luce dentro di voi

Guidare il vostro cammino

Sat Naam

SIRI SINGH SAHIB HARBHAJAN SINGH KHALSA YOGIJI (YOGI BHAJAN)

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L'orologio climatico scandisce il countdown: presto la Terra torturata ci presenterà il conto

L’orologio climatico scandisce il countdown: presto la Terra torturata ci presenterà il conto


- 4 LUGLIO 2022
di Stefania Rotondo

Sette anni, diciotto giorni, ventiquattro ore. Questo segna mentre inizio a scrivere il Climate Clock, l’orologio climatico che scandisce il countdown fino al 1° gennaio 2028, giorno indicato dagli esperti come ‘momento di non ritornò per la Terra, prima che essa raggiunga un innalzamento delle temperature di 1,5° C (la temperatura massima da evitare per non condannare il pianeta alla sua estinzione) se le emissioni di CO2 dovessero continuare a rimanere tali.

Il Secondo Gruppo di lavoro del sesto rapporto di valutazione dell’IPCC dell’Onu (Intergovernmental Panel on Climate Change),

pubblicato quattro giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, riguarda la perdita di biodiversità, le migrazioni, i rischi per le attività urbane e rurali, la salute, la sicurezza alimentare, le risorse idriche e l’energia del pianeta.

Il rapporto rileva che gli impatti climatici rispetto alle stime precedenti si stanno inasprendo e riguardano tutte le parti del mondo.

Se le emissioni continueranno con la tendenza attuale e non vediamo come sia possibile fare smettere, l’Africa perderà un terzo dei terreni coltivati a mais e la metà di quelli a legumi.

Un miliardo di persone rischierà di essere sommersa dalle inondazioni a causa dell’innalzamento del livello del mare, mentre a causa di anomale ondate di caldo si rischiano l’estinzione di massa di vegetazioni e coralli, e lo scioglimento dei ghiacciai.


La Cina è il Paese che pagherà il costo finanziario più elevato se le temperature dovessero continuare a crescere. Insicurezza alimentare, scarsità di acqua, inondazioni e temperature di bulbo umido (superiore a quelle che i mammiferi possono tollerare per più di sei ore), mineranno la crescita economica della più grande potenza commerciale e geopolitica del pianeta.

In Australia, America, Europa, regioni polari e montane, alcuni sistemi naturali saranno soggetti a limiti di adattamento ‘hard’ e le limitate risorse di acqua dolce porranno potenziali limiti per gli stati insulari e per le regioni dipendenti dai ghiacciai e dallo scioglimento delle nevi.

Aumento del livello del mare, piazza San Marco potrebbe essere perennemente allagata. Nel Mediterraneo previsto un metro in più di acqua

Il Mediterraneo è considerato un vero e proprio hotspot del cambiamento climatico. Si è riscaldato e continuerà a farlo più della media mondiale.

Le ondate di calore e la scarsità idrica produrrà rilevanti perdite di produzione agricola nella parte meridionale del continente che non potranno essere compensate da quelle attese nell’Europa settentrionale.

A settembre del 2021 alla tavola rotonda sul clima in occasione della 76esima Assemblea Generale dell’Onu, il presidente del consiglio italiano disse tre cose sulla transizione energetica: farla subito, rapidamente e su larga scala.

Ma l’invasione dell’Ucraina ha cambiato le carte in tavola, ponendo la transizione davanti a un bivio. Il nodo geopolitico ed economico di questa guerra è l’energia. L’Occidente non solo ha fatto poco per l’auspicata transizione ma è reo della neo dipendenza dai combustibili fossili .

Ciò che vale per l’energia vale anche per il cibo e minerali. Ucraina e Russia rappresentano il 12% del commercio mondiale e la crisi sulle forniture alimentari si fa già sentire.

Il grano bloccato nel Mar Nero può determinare la più grande crisi globale di cibo, con una relativa migrazione verso il Vecchio Continente mai vista fino a ora.


Le conseguenze della guerra e dei cambiamenti climatici sono la duplicazione della stessa realtà. C’è da chiedersi cosa se ne farebbero i grandi stati se la Terra torturata ci presentasse il conto.

Siamo davvero arrivati a un bivio.

Nel frattempo, il Climate Clock segna sette anni, diciotto giorni, ventitrè ore… Tic Tac …

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/04/lorologio-climatico-scandisce-il-countdown-presto-la-terra-torturata-ci-presentera-il-conto/6649030/

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KOAN & Z E N

KOAN & Z E N

I Koan
Aprirsi al cuore dell’esperienza

Talvolta i praticanti di meditazione Zen si perdono dentro lo Zazen, scambiando il “silenzioso vuoto nulla” per la manifestazione dell’essere. I koan aiutano a riportarti alla vita dell’essere e a controllare, come diceva un Maestro Zen, “se dormi o se sei sveglio”.

La parola giapponese koan, che letteralmente significa “editto pubblico”, indica il resoconto di un incontro tra maestro e discepolo. Abitualmente, durante questo incontro, il maestro Zen assegna un quesito paradossale all’allievo come stratagemma per aiutarlo a liberarsi dal condizionamento mentale della logica dualistica e discriminante.

Se lo ascolti con le orecchie non lo cogli,
solo quando lo udirai con gli occhi, lo coglierai

Questo koan, ad esempio, è un invito a udire le cose non solo con le orecchie, ma a immergersi in ciò che si sta facendo coinvolgendo completa-mente tutti i sensi e tutto noi stessi. Se ascoltiamo solo ciò che la nostra mente ci dice, ascoltiamo solo ciò che abbiamo in mente. Se, come nella meditazione Zazen, ci buttiamo senza preconcetti in ciò che facciamo, allora saremo immersi nella realtà del momento.
Seduti in Zazen, ripetiamo mentalmente l’enunciato del koan, fino a quando non viene interiorizzato. Sono tanti i pensieri e le spiegazioni che la mente offre riguardo al koan, ma non bisogna mai accontentarsi di una risposta. Perché non c’è una risposta al koan, c’è solo il farlo proprio nella vita, trasformando ogni attimo di essa in un koan. Seduti in Zazen, immersi in un koan o semplicemente impegnati nella nostra quotidianità, se riusciamo a penetrare la realtà andando oltre le parole e le azioni, possiamo liberarci dalle illusioni e dai fantasmi della mente. Con la mente limpida come il cielo azzurro, possiamo vivere liberi dalla sofferenza derivante dai condizionamenti e dagli attaccamenti. Possiamo vedere la realtà così com’è e vivere il koan o, come dicono i maestri Zen, “essere il koan”.

Lo Zazen

Il Sutra del Cuore
Il Sutra del Cuore: Maka Hannya Haramitta Shin-Gyo

Il Sutra del Cuore viene recitato non solo nello Zen, ma in tutte le tradizioni buddhiste, e contiene l’essenza dell’insegnamento del Buddha. In esso, il Buddha parla a Sariputta, uno dei più saggi discepoli, e racconta come il Bodhisattva della Compassione, Avalokitervara, realizzò un profondo Samadhi, ossia lo splendore totale dell’intuizione interiore.
Avalokitervara è chiamato anche Avalokita, “colui che guarda giù” in modo compassionevole verso tutti gli esseri non ancora consapevoli della loro illuminazione. È un Bodhisattva perché è un essere illuminato al punto di diventare un Buddha ed entrare nel Nirvana, ma ha rinunciato all’estinzione di nascita e morte per aiutare tutte le persone che soffrono.
All’interno del Sutra del Cuore, Il Buddha rivela la natura illusoria di tutto ciò che crediamo reale e dotato di un’esistenza indipendente. Insegna il superamento del Samsara, la ruota di nascita sofferenza e morte, e del Nirvana.

…Poiché tutte le cose sono vuoto, non c'è forma, percezione, impulsi, coscienza; non esistono occhio, orecchio naso, lingua, corpo, intelletto; non esiste colore, voce, olfatto, gusto, tatto, legge; non c'è né il mondo che si vede né il mondo della coscienza, non ci sono tenebre né fine delle tenebre, né vecchiaia né morte, né inesistenza di vecchiaia e di morte…

Questo passo non significa che non esiste nulla e che tutto è vuoto, non è un inno al nichilismo. Il vuoto di cui si parla nello Zen è un pieno di tutto, significa che non esiste nulla che esista da solo come entità propria, ma che tutto è Uno. Quando prendiamo coscienza di questo attraverso lo Zazen e la pratica della costante consapevolezza, realizziamo la nostra unità con l’Universo.

...Esso dice: "Andato, andato, andato all'altra riva ed approdato all'altra riva”…

Il Sutra del Cuore termina con l’esortazione a praticare e a risvegliarci, perché per tutti quelli che praticano seriamente è possibile andare all’altra riva. Naturalmente l’altra riva è già dentro di noi. È il nostro risveglio, l’altra faccia della nostra coscienza.

I Quattro Voti del Bodhisattva
Koan-ZEN
Lo Zen possiede la pura arte di suggerire la cosa giusta e di indicare cio che non puo essere indicato. Ed in modo cosi semplice che puo sfuggirvi:
dovrete cercarlo, dovrete cercarlo a tentoni, perche di per se l’aneddoto e’ cosi semplice che vi puo sfuggire. Non e’ molto complesso, di fatto la mente non serve; piuttosto un’apertura del cuore, cosi lo potete capire.
Fate attenzione ... questo breve aneddoto contiene l’intero significato dello Zen:
Fu chiesto al Maestro Bokuju:
"Ogni giorno ci dobbiamo vestire e dobbiamo mangiare, come possiamo liberarci da tutto questo?".
Bokuju rispose: "Ci vestiamo, mangiamo"
Colui che chiedeva disse:
"Non capisco"
Bokuju rispose:
"Se non capisci, indossa i tuoi vestiti e mangia il tuo cibo".

Si racconta che, sulla via del ritorno, Bodhidharma incontro’ due viandanti.
Questi, saputo chi era quell'uomo, gli posero due domande.
Il primo gli chiese: "Che cos'e un illuminato?"
E Bodhidharma rispose: "Tre libbre di lino".
Il secondo gli domando: "Che cos'e lo Zen?".
E Bodhidharma rispose: "La vita di tutti i giorni".

Un'altra volta ho visto un bambino venire verso di me tenendo una torcia
accesa in mano.
"Da dove porti la luce? " gli ho chiesto. Lui la spense immediatamente e mi disse,
"O Hasan, dimmi dove e’ andata e io ti diro dove l'ho presa".
Hasan Basri

-In una sutra, il re Hashinoky chiese alla regina: "C'e qualcuno sulla terra che tu ami piu di te stessa?".
"Vorrei tanto rispondere che ti amo piu di me stessa, ma in realta e’ me stessa che amo di piu di ogni cosa" rispose la donna.
Il re riprese: "Anch'io amo me stesso piu di ogni altro".
Decisero allora di far visita a Buddha Sakyamuni, per sottoporgli quel problema.
"Le vostre rispettive risposte non sono erronee" rispose il Buddha. "In definitiva, ognuno ama se stesso. Cosi facendo non arreca danno agli altri.
E tuttavia, nell'amar se stesso, l'uomo reca danno agli altri".
E', questo, un grande koan.
Maestro Taisen Dashimaru

Prima che una persona studi lo Zen, le montagne sono montagne e le acque sono acque;
dopo una prima impressione nella verita dello Zen,
le montagne non sono piu montagne e le acque non sono piu acque;
dopo l'illuminazione,
le montagne sono di nuovo montagne e le acque di nuovo acque.
Alfred Korzbysk

Un monaco disse a Joshu: "Sono nuovo del monastero. Ti prego di insegnarmi ".
Joshu domando: "Hai mangiato la tua zuppa di riso?".
Il monaco rispose: "L'ho mangiata".
Joshu disse: "Allora faresti bene a lavare la tua ciotola".
In quel momento il monaco fu illuminato.
Lo Zen non ha niente da raccogliere.
Quando la gente che studia lo Zen non vede questo,
e’ perche si avvicina troppo ardentemente.
Ying-An

"Come posso proseguire il mio cammino su questa strada senza smarrirmi?" chiese un monaco.
"Tu credi che questa sia una strada?" fece Joshu.
"Certo: e’ la strada che percorro da tanto tempo."
"E se ti fossi gia smarrito, da tanto tempo?"
"Come puoi supporre questo?" disse il monaco "E' semplicemente assurdo."
"Appunto. Tu mi hai domandato se puoi percorrere ancora questa strada senza smarrirti."

Se trovi sulla strada un uomo che sa,
non dire una parola,
non stare in silenzio.
Anche una buona cosa non e buona come il nulla.

Amabili fiocchi di neve che non cadono in nessun posto.
Come lo prendero?
Non prenderlo.
Quello che rimane quando non c'e piu avidita e’ il Se.
Panchadasi

Ti Ts'ang chiese a Fa-Yen: "Dove vai?"
Fa-Yen disse: "In giro in pellegrinaggio".
Ti Ts'ang disse: "Qual e lo scopo del pellegrinaggio?"
Fa-Yen disse: "Non lo so."
Ti Ts'ang disse: "Non sapere e piu vicino".

Di una cosa con la bocca chiusa! KOAN ZEN

"Sto per fare una domanda" disse il Re Melinda al venerabile Nagasuma. "Mi puoi rispondere?"
Nagasuma disse: "Per favore fai la tua domanda". Il Re disse: "Ho gia chiesto".
Nagasuma disse: "Ho gia risposto". Il Re disse: "Cosa hai risposto?"
Nagasuma disse: "Cosa hai chiesto?"
Il Re disse: "Non ho chiesto niente".
Nagasuma disse: "Non ho risposto niente".
(Ah! ... questo "Mondo Zen" ! ! !) Gandalf

Sciamano - Dove porta questo sentiero?
Jonathan - Da dove siamo a dove dovremmo essere.
J. - Nessuno conosce il suo destino fino a quando non vede la via.
S. - E qual e la via, piccolo orso?
J. – La via? Non c’e nessuna via … e’ il nostro cammino a crearla

La Perfezione
"Quando si e’ vuoti di ogni illusione si e’ perfetti. Non e cosi?" chiese un
giovane monaco.
"Non si e perfetti" rispose Joshu.
"In che cosa consiste allora la perfezione?".
"Nel dimenticare anche la possibilita dell'illusione" disse Joshu.
Siediti su una sedia ancora calda e finirai con il litigare con quello che
c'era seduto prima.

Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto
tempo non riusci a raggiungere i frutti della meditazione.
Finalmente, in una notte di luna, stava portando dell'acqua in un vecchio
secchio tenuto insieme con una cordicella di bambu.
Il bambu si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chiyono
fu liberata!
Per commemorare l'evento, scrisse una poesia:In questo modo e in quello
cercai di salvare il vecchio secchio,
Poiche la corda di bambu era logora e stava per rompersi.
E poi tutt'a un tratto il fondo si stacco e cadde.
Niente piu acqua nel secchio!
Niente piu luna nell'acqua!

A un uomo che gli confesso:
"Sono angosciato dal nascere e dal morire e dal tempo che non si ferma
mai" Hui-neng rispose:
"Perche non cogli cio che e’ senza nascita, senza morte, senza tempo?"
Ogni cosa lo stesso, ogni cosa distinta.
proverbio Zen
Il tao che puo essere detto, non e l'eterno tao.
Il nome che puo essere nominato, non e l'eterno nome.
Tao Te Ching
Un giorno un uomo avvicino Ikkyu e chiese:
≪Maestro, scriveresti per me qualche massima della piu alta saggezza?≫
Ikkyu prese il suo pennello e scrisse: ≪Attenzione.≫
≪Tutto qui?≫ chiese l'uomo.
Ikkyu allora scrisse: ≪Attenzione. Attenzione.≫
≪Bene≫ disse l'uomo ≪Non vedo una grande profondita’ in quello che avete
scritto.≫
Poi Ikkyu scrisse la stessa parola tre volte: ≪Attenzione. Attenzione.
Attenzione.≫
Un po' irritato l'uomo chiese: ≪Cosa significa quella parola “Attenzione”?≫
Ikkyu gentilmente rispose, ≪Attenzione significa attenzione.≫
Prendi il cavallo vigoroso della mente.

Non si puo entrare due volte nello stesso fiume.
Eraclito

Qual meraviglia soprannaturale e qual miracolo e questo!
Tiro l'acqua dal pozzo, e porto la legna!
P'ang-yun

Un monaco domando a Nansen: ≪C'e un insegnamento che sinora nessun
maestro abbia mai predicato?≫
Nansen disse: ≪Si, c'e≫.
≪Che cos'e?≫ domando il monaco.
Nansen rispose: ≪Non e mente, non e’ Buddha, non e’ cose≫.

Un vento molto forte non dura tutto il mattino;
uno scroscio di pioggia non dura tutto il giorno.
Tale e il corso della natura.
E se la natura stessa non puo sostenere a lungo i suoi sforzi,
quanto meno lo potra l'uomo!
Tao Te Ching

≪E la nube ad inseguire il vento o il vento a inseguire la nube? Se
s'inseguono tra loro, com'e possibile che giungano ad incontrarsi?≫ chiese
un monaco.
≪S'incontrano≫ disse Joshu ≪nell'ultima profondita della notte, dove la
nube non e’ piu nube e il vento non e’ piu vento.

≪Maestro, insegnami a parlare con i miei sogni. Voglio che rispondano alle
mie domande≫ chiese qualcuno.
≪I sogni sono soltanto domande≫ rispose Joshu.
≪E dov'e la risposta?≫ chiese quello.
≪Se tu sapessi dov'e la risposta, non la cercheresti nei sogni≫ disse
Joshu.

≪Perche rido quando dovrei essere serio?≫ chiese un giovane monaco.
≪Perche sei un bambino≫ disse Joshu.
≪E quando saro uomo?≫
≪Allorche ti accorgerai di essere serio anche quando ridi.≫
≪Ma sara un bene questo?≫
≪Di quale bene parli?≫ disse Joshu.

Sulla strada per il monte Tai c'era un bambino seduto col capo curvo sulle
ginocchia. Joshu gli si avvicino e gli chiese: ≪Ti sei smarrito?≫
≪No, non mi sono smarrito, ti aspettavo≫ rispose il bambino.
≪Aspettavi me ?≫ esclamo Joshu
≪E perche mai?≫
≪Accompagnami a casa≫ prego il bambino.
≪Ma tu hai una casa?≫
≪No≫.
≪Se e cosi≫ disse Joshu ≪posso provare ad accompagnarti≫.
≪A casa?≫ disse il bambino
≪Si a casa≫ rispose Joshu.

Un monaco chiese: ≪Gli uomini si agitano e non comprendono cosa li agiti. E
a causa del flusso della mente, vero?≫
Joshu disse: ≪E cosi≫.
≪Ma come uscire se si e’ nel flusso?≫
Joshu disse: ≪Affondando≫.

Rabbi Pinhas citava spesso la massima:
≪L'anima dell'uomo gli insegnera≫ e la ribadiva dicendo:
≪Non vi e’ uomo a cui l'anima non insegni continuamente≫.
Una volta i discepoli gli chiesero:
≪Se e cosi perche l'uomo non l'ascolta?≫
≪Continuamente l'anima insegna≫ rispose loro Rabbi Pinhas ≪ma non ripete
mai.≫

Suona la campana che puo ancora suonare
Dimentica la tua proposta perfetta.
C'e una crepa in ogni cosa
Che e’ come la luce che entra dentro.

Per essere un uomo di conoscenza
bisogna essere illuminati e fluidi.
Mistico Yaqui

≪Perche l'amore per una fanciulla mi ha fatto soffrire?・chiese un
giovane. ≪Dovresti dire invece: "Perche la gioia di amare questa fanciulla mi ha
fatto tanto soffrire?" Ma va bene anche il contrario≫ disse Joshu.
Dolce amore, medita sul sapere e sul non sapere, sull'esistere e sul non
esistere.
Poi respingili entrambi perche tu possa essere.

Una trasmissione speciale al di fuori delle scritture;
indipendenza da parole e da lettere;
puntare direttamente allo spirito dell'uomo;
contemplare la propria natura.
Bodhidharma

Cessa di fare il male;
impara a fare il bene;
purifica il tuo cuore:
questa e la via dei Buddha.
La mente ha il proprio luogo,
e da sola puo fare un cielo dell'inferno,
un inferno del cielo.
Sotto la spada alta levata, c'e l'inferno che ti fa tremare;
ma va innanzi, e trovi la terra della beatitudine.
Miyamoto Musashi

Per cinquantaquattro anni ho appeso stelle in cielo.
Ora mi slancio: tutto si frantuma!
Dogen

≪Siccome qualcosa di divino entra nella fabbricazione di una spada, il suo
proprietario e utente dovrebbe rispondere a quell’ispirazione.
Deve essere un uomo spirituale, non un agente della brutalita. Il suo
spirito deve essere unito con lo spirito che anima il freddo acciaio. I
grandi guerrieri hanno instancabilmente istillato questo sentimento nella
mente dei loro studenti. Quando i giapponesi dicono che la spada e’ l’anima del samurai, dobbiamo ricordare tutto quello che e implicito: lealta, sacrificio di se, rispetto, benevolenza e il culto di altri sentimenti superiori.
Ecco il vero samurai.≫
D. T. Suzuki

≪Come possiamo dare un nome a un sogno?≫ domando un monaco.
≪Ma anche il nome e un sogno≫ rispose Jo-shu.
≪Qual e la sostanza della verita?≫ chiese un monaco.
E Joshu: ≪Ha una sostanza il vento? Ha una sostanza la sete? Ha una
sostanza la morte?≫
≪Non comprendo≫ rispose il monaco.
Joshu disse: ≪Non parliamo ne della sostanza ne della verita. Parliamo
della sete e della morte≫.
≪Sai piangere tu?≫ chiese un monaco.
≪Credo di saper piangere≫ disse Joshu.
≪Ma allora sei ancora lontano dall'essere saggio, perche i saggi non
piangono≫.
≪Chi ti ha detto che i saggi non piangono?≫ chiese Joshu.
≪I saggi≫ rispose quello.
≪Allora io non sono saggio≫ concluse Joshu.

≪Cosa intende dire il poeta Kanzan nei suoi versi: “Legge i Sutra ma non
comprende il significato”?≫ chiese qualcuno. ≪Prova a leggere i Sutra≫ disse Joshu.
≪Voglio praticare la saggezza. Dammi il giusto insegnamento per questo≫
chiese un monaco.
≪Non praticare la saggezza≫ rispose Joshu.
≪Che cosa significa saggezza senza saggezza?≫ chiese qualcuno.
≪Il boccio che cade non torna al ramo≫ disse Joshu.
≪Perche non torna al ramo?≫ insistette quello.
≪Perche e’ una farfalla ≫ disse Joshu.

≪Satori e sapere?≫ chiese un monaco.
≪Il vuoto e il pieno?≫ disse Joshu.
≪Sei tu che devi rispondere≫ riprese il monaco.

≪Il Bodhidharma ha detto: Io non so≫.
≪E tu che dici?≫
Tra i trenta e quaranta ci assillano i cinque appetiti,
Tra i sessanta e gli ottanta siam preda di cento malanni;
Ma tra i cinquanta e i sessanta siam liberi da ogni male,
Calmo e quieto il cuore gode di ogni riposo.
Bai Ajuyi


Alzati e fai qualcosa di utile,
il lavoro fa parte del koan!
Hakuin
L’attaccamento e il piu grande fabbricatore di illusioni,
la realta puo essere raggiunta solo da chi e distaccato.
Weil
Una monaca chiese a Joshu:
≪Perche quando sto per addormentarmi mi vengono strani pensieri?≫
≪Che cosa vuoi da me?≫ rispose Joshu.
La monaca ripete la domanda: ≪Perche questi strani pensieri?≫
E Joshu: ≪Perche questa strana domanda?≫.


Siedi. Riposa. Lavora.
Solo con te stesso, mai stanco,
Al margine della foresta, gioioso senza desideri.
Buddha

Un monaco chiese a Yun-men:
≪Quali sono gli insegnamenti di una intera vita?≫
Yun-men gli rispose:
≪Una dichiarazione appropriata≫.
Vai senza sapere dove.
Porta, senza sapere cosa.
Il sentiero e’ lungo, la via sconosciuta.
Koan Zen

Un uomo aveva piantato dei piccoli salici nel suo giardino e temendo che
qualcuno andasse a rubare le piantine incarico un ragazzetto di stare li a
fare la guardia.
Dopo una decina di giorni non era stato rubato nessun salice.
≪Bravo!≫ disse il padrone al ragazzo.
≪Devi aver fatto proprio buona guardia!≫
Il ragazzetto tutto contento per l'elogio decise di rivelare il suo sistema
e racconto:
≪Avevo paura che qualcuno di notte potesse venire a rubare le piantine
cosi ogni sera le tiro fuori dalla terra e le metto tutte in casa, al mattino
dopo le pianto di nuovo. Come vedete e un sistema che funziona!≫
Xiao Fu, Feng Meng Long

Un uomo audace, nobile e coraggioso, rese visita a quattro grandi maestri
di tiro con l'arco, che vivevano insieme in un luogo appartato.
≪Voi siete quattro≫ disse loro. ≪Ciascuno di voi si incammini in una delle
quattro direzioni, poi, volgendosi verso di me, scocchi la propria freccia.
Le fermero tutte prima che mi raggiungano≫.
≪Non e possibile≫ commento uno dei maestri.
≪Quanto dev'essere veloce!≫ commentarono gli altri.
≪Certo e dotato di un magico potere≫.
Allora il Buddha Sakyamuni, che era presente, commento:
≪C'e ancora qualcosa di piu veloce di quest'uomo audace e coraggioso: la
corsa del sole e della luna e del lampo.
E c'e qualcosa di ancor piu veloce del sole, della luna e del lampo...≫.
Maestro Taisen Dashimaru

Quella sera, all'ora giusta, il piccolo Toyo si presento alla porta della
stanza Sanzen di Mokurai.
Batte il gong per annunciarsi, fece tre rispettosi inchini prima di entrare,
poi ando a sedersi in riguardoso silenzio davanti al maestro. ≪Tu puoi
sentire il suono di due mani quando battono l'una contro l'altra≫ disse
Mokurai.
≪Ora mostrami il suono di una sola mano≫.
Toyo fece un inchino e se ne ando nella sua stanza per riflettere su
questo problema. Dalla sua finestra poteva sentire la musica delle geishe.
≪Ah, ho capito!≫ proruppe.
La sera dopo, quando il suo insegnante gli chiese di illustrargli il suono di
una mano sola, Toyo comincio a suonare la musica delle geishe. ≪No, no≫
disse Mokurai. ≪Questo non serve. Questo non e’ il suono di una sola mano.
Non hai capito niente≫.
Invano Toyo meditava per sentire il suono di una sola mano. Senti il respiro del vento. Ma quel suono venne respinto.
Senti il grido di un gufo. Anche questo venne rifiutato.
Piu di dieci volte Toyo ando dal Mokurai con suoni diversi.
Erano tutti sbagliati. Per quasi un anno si domando quale poteva essere il
suono di una sola mano.
Finalmente il piccolo Toyo entro nella vera meditazione e supero tutti i
suoni. ≪Non potevo mettere insieme nient'altro≫, spiego piu tardi ≪cosi ho
raggiunto il suono senza suono≫.
Toyo aveva realizzato il suono di una sola mano.

Dopo la morte di Bankei, un cieco che viveva accanto al tempio del
maestro disse a un amico: ≪Da quando sono cieco, non posso osservare la
faccia delle persone, e allora devo giudicare il loro carattere dal suono
della voce.
Il piu delle volte, quando sento qualcuno che si congratula per la sua
felicita o il suo successo, afferro anche una segreta sfumatura di invidia.
Quando uno esprime il suo rammarico per la disgrazia di un altro, sento il
piacere e la soddisfazione, come se quello che si rammarica fosse in
realta contento che nel suo proprio mondo ci sia ancora qualcosa da
guadagnare.
La voce di Bankei, pero, sin dalla prima volta che l'ho sentita, e stata
sempre sincera. Quando lui esprimeva la felicita non ho mai sentito
null'altro che la felicita, e quando esprimeva il dolore, il dolore era l'unico
sentimento che io sentissi≫.

Un giorno, un discepolo si reco agitato da Bodhidharma e gli disse: ≪La mia
anima e tormentata: vi prego, maestro, datele pace!≫ ≪Portami qui la tua anima e io le daro pace ≫.
≪Come faccio? L'ho cercata, ma non l'ho trovata≫.
≪Allora e gia’ in pace≫.

Un giorno, Hui-neng si reco al tempio vicino dove trovo due monaci che
discutevano di filosofia riferendosi a una bandiera che sventolava al
vento.
≪E' la bandiera che si muove≫ sosteneva il primo.
≪No≫ ribatteva il secondo ≪e il vento che la fa muovere≫.
Hui-neng taglio corto:
≪Non e ne la bandiera ne il vento, ma e la mente che si muove!≫.

Ad un monaco che gli chiese di insegnargli la dottrina, rispose: ≪Metti da
parte ogni idea di bene e di male, e guarda qui ed ora il tuo volto originale,
quello che avevi prima di nascere≫.
A un altro che gli domando come fare a diventare un Buddha, disse:
≪L'unica differenza tra un uomo comune e un Buddha e’ che il primo non sa
di essere un Buddha≫.
Abbandona il passato, abbandona il futuro, abbandona il presente, supera
il divenire, con mente libera da ogni tempo, non ritornare ancora alla
nascita e alla vecchiaia.
In un giorno di sole sedere quietamente senza far nulla; arriva la
primavera e l'erba cresce da se.
Zenrin Kushu

Colui che ha superato i desideri e le avversioni, che e calmo, che non
brama rinascere, che domina virilmente i mondi, questo io lo definisco un
illuminato.

Inayat Khan racconta una storia indu di un pesce che ando’ da un pesce
regina e gli domando: ≪Sento sempre parlare del mare, ma che cos'e
questo mare? Dov'e?≫.
Il pesce regina spiego: ≪Tu vivi, ti sposi, e hai la tua esistenza nel mare. Il
mare e’ dentro di te e fuori di te, e tu sei fatto di mare, e finirai nel mare.
Il mare ti circonda come il tuo proprio essere≫.

Settantasei: ho chiuso con questa vita.
Non ho cercato il cielo, non temo l'inferno.
Lascero queste ossa al di la del Triplice Mondo, non asservito,
imperturbato.
Fuyo-Dokai
Per quanto innumerevoli siano gli esseri viventi
giuro di salvarli; per quanto indomabili siano le passioni
giuro di domarle; per quanto immensi siano i Dharma
giuro di studiarli; per quanto incomprensibile sia la verita di Buddha
giuro di conseguirla.
i "Quattro Grandi Voti"
Provaci se vuoi. Ma lo Zen viene da solo.
Il vero Zen si manifesta nella vita quotidiana, COSCIENZA in atto. Piu di
ogni consapevolezza limitata, esso apre ogni porta interiore verso la
nostra natura infinita.
La mente si libera istantaneamente. Come si libera!
Il falso Zen rovina i cervelli come una panzana inventata dai preti e dai
mercanti per smerciare i loro prodotti. Guardalo in questo modo,
dall'esterno e dall'interno: COSCIENZA dovunque, inclusiva, in tutto te
stesso.
Allora non puoi fare a meno di vivere umilmente, con stupore.
Lo Zen e la Desimbolizzazione del mondo.
R.H. Blyth

≪Quella donna che ho molto amato, tutte le volte che la incontro per la
strada non mostra in alcun modo di riconoscermi.
Com'e possibile? Anche lei certamente mi ha amato≫ chiese un giovane.
≪Come puo riconoscerti?≫ disse Joshu ≪le stelle muoiono sull'orlo dei
prati≫.
Zazen: grasse zanzare dappertutto.
Taigi
L’erbaccia cresce in fretta lungo il fiume.
Chiun
Le civette dicono ≪Vieni, vieni≫ alle lucciole.
Solo perche esisto sono qui, tra la neve che cade.
Un mondo buono, gocce di rugiada cadono a una, a due.
Ascolta, ogni cosa rabbrividisce la campana della caducita.
Non piangete, insetti; gli amanti, persino le stelle devono separarsi.
Il cuculo canta per me, per la montagna, a turno.
Dal ramo che galleggia sul fiume, il canto di un insetto.
Io faccio un pisolino,
facendo delle montagne d’acqua battendo il riso.
Senza sbagliare, senza ignorare:
un paio di anatre mandarine
si posano, dondolando, dappertutto.
Nan-o-Myo
Ti avverto, chiunque tu sia, oh che tu desideri sondare gli arcani della
natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso cio che cerchi, non
potrai trovarlo nemmeno fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre
meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei: oh uomo, conosci te
stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.
L'esortazione iscritta sul tempio dell'Oracolo di Delfi e un motto greco (Γνῶθι σεαυτόν, gnothi
seauton),

http://poesie-eco-illogiche.webnode.it/notizie/koan-famosi/



PER ALTRI:
“I koan – espedienti che favoriscono la meditazione – sono problemi oscuri ed assurdi, inventati e costruiti con cura, appositamente per indurre il discepolo Zen, a rendersi conto, nel modo più drammatico, dei limiti della logica e del ragionamento”. Vediamo alcuni esempi, di Koan famosi:

– “Puoi produrre, il suono di due mani, che battono una contro l’altra. Ma qual è, il suono di una mano sola?” (Hakuin)
– “Tutte le cose ritornano all’Uno, ma quest’Uno, dove ritorna ?” (D. T. Suzuki)
– “Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò “Vengo da te, perché cerco la liberazione”. ”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro. “Nessuno” rispose il giovane.” Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.
– “Se qualcuno ti mostra la luna, è questa che devi guardare, e non il dito che la indica”.
– Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli disse:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. Ed incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?”
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture, perché le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.
“Un sacerdote, incontrò un giorno, un maestro zen, e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò ”Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos’è la realtà?”. Il maestro gli diede un pugno in faccia.”
Esiste un famoso racconto zen, intitolato “La porta senza porta”.
Nella ricerca della verità, la nostra mente, si ostina incessantemente, a cercare una porta da attraversare, ma, non si rende conto, che, in realtà, la porta non esiste affatto.
L’unica barriera esistente, è la nostra mente, che si frappone fra noi, e la verità. Fino a quando, non rimuoveremo la mente, da questa ricerca, non arriveremo mai, all’illuminazione.
http://it.wikipedia.org/wiki/Koan

KOAN ZEN:

-Un giorno Chao-chou sprofondò nella neve e si mise a invocare: “Aiutatemi a uscire! Aiutatemi a uscire!” Venne un monaco e gli si sdraiò accanto. Chao-chou si alzò e se ne andò.

-Siccome il tetto perdeva, un Maestro Zen disse a due monaci di portare qualcosa per raccogliere l’acqua. Uno dei due portò una tinozza, l’altro una cesta. Il primo fu severamente redarguito, il secondo altamente lodato.


-Un monaco chiese al maestro Haryo: “Cos’è la via?” Rispose Haryo: “Un uomo che cade nel pozzo a occhi aperti.”

KOAN “DI CASA NOSTRA”.

¬ La Terra è un ambiente ostile, non se ne esce vivi (Alberto Salza)
Dove nasce il pericolo maggiore, cresce anche ciò che può salvarci (Fiedrich Hölderlin)
Vivere è una malattia incurabile, sempre letale (Alfredo Ronchetta)
La tua morte è un fatto che non ti riguarda (Simone De Beauvoir)
I giovani muoiono di continuo (Mick Jagger)
I primi ottant’anni sono molto difficili. Poi muori, e tutto si sistema (proverbio greco)
Una vita in salute e sicurezza è solamente il modo più lento per morire (anonimo)
Gli uomini vivono per vivere, per non morire. Chi teme la morte è già morto (Carlo Michelstaedter)
Non c’è nulla di personale nella morte (Marco Aurelio)
Si passa sempre inconsapevoli l’anniversario della nostra morte (D.H. Lawrence)
Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta (E. Maolucci)
Prendiamo l’ultima affermazione, di Maolucci, e analizziamola brevemente: «Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta».
Non appena l’avete letta, probabilmente avrete cominciato a pensare al suo significato e, di conseguenza, vi sono venuti alla mente diversi altri significati “secondari”. Per fare un esempio, qualcuno potrebbe pensare all’ineluttabilità della morte, oppure al fatto che i giorni passati non possono più ritornare ed essere cambiati, o ancora che lo scopo dell’esistenza perde di significato davanti al tempo che inesorabilmente vi sta “rubando” giorni da vivere.
I Kōan non sono altro che questo: punti di partenza per riflettere sulla propria condizione. In pratica, una filosofia nella filosofia, che ci fa capire perché è tanto amata dalla religione buddista.

Fonti esterne
Surviving – Istruzioni di sopravvivenza individuale e di gruppo, di Enzo Maolucci e Alberto Salza

KOAN & Z E N

I Koan
Aprirsi al cuore dell’esperienza

Talvolta i praticanti di meditazione Zen si perdono dentro lo Zazen, scambiando il “silenzioso vuoto nulla” per la manifestazione dell’essere. I koan aiutano a riportarti alla vita dell’essere e a controllare, come diceva un Maestro Zen, “se dormi o se sei sveglio”.

La parola giapponese koan, che letteralmente significa “editto pubblico”, indica il resoconto di un incontro tra maestro e discepolo. Abitualmente, durante questo incontro, il maestro Zen assegna un quesito paradossale all’allievo come stratagemma per aiutarlo a liberarsi dal condizionamento mentale della logica dualistica e discriminante.

Se lo ascolti con le orecchie non lo cogli,
solo quando lo udirai con gli occhi, lo coglierai

Questo koan, ad esempio, è un invito a udire le cose non solo con le orecchie, ma a immergersi in ciò che si sta facendo coinvolgendo completa-mente tutti i sensi e tutto noi stessi. Se ascoltiamo solo ciò che la nostra mente ci dice, ascoltiamo solo ciò che abbiamo in mente. Se, come nella meditazione Zazen, ci buttiamo senza preconcetti in ciò che facciamo, allora saremo immersi nella realtà del momento.
Seduti in Zazen, ripetiamo mentalmente l’enunciato del koan, fino a quando non viene interiorizzato. Sono tanti i pensieri e le spiegazioni che la mente offre riguardo al koan, ma non bisogna mai accontentarsi di una risposta. Perché non c’è una risposta al koan, c’è solo il farlo proprio nella vita, trasformando ogni attimo di essa in un koan. Seduti in Zazen, immersi in un koan o semplicemente impegnati nella nostra quotidianità, se riusciamo a penetrare la realtà andando oltre le parole e le azioni, possiamo liberarci dalle illusioni e dai fantasmi della mente. Con la mente limpida come il cielo azzurro, possiamo vivere liberi dalla sofferenza derivante dai condizionamenti e dagli attaccamenti. Possiamo vedere la realtà così com’è e vivere il koan o, come dicono i maestri Zen, “essere il koan”.

Lo Zazen

Il Sutra del Cuore
Il Sutra del Cuore: Maka Hannya Haramitta Shin-Gyo

Il Sutra del Cuore viene recitato non solo nello Zen, ma in tutte le tradizioni buddhiste, e contiene l’essenza dell’insegnamento del Buddha. In esso, il Buddha parla a Sariputta, uno dei più saggi discepoli, e racconta come il Bodhisattva della Compassione, Avalokitervara, realizzò un profondo Samadhi, ossia lo splendore totale dell’intuizione interiore.
Avalokitervara è chiamato anche Avalokita, “colui che guarda giù” in modo compassionevole verso tutti gli esseri non ancora consapevoli della loro illuminazione. È un Bodhisattva perché è un essere illuminato al punto di diventare un Buddha ed entrare nel Nirvana, ma ha rinunciato all’estinzione di nascita e morte per aiutare tutte le persone che soffrono.
All’interno del Sutra del Cuore, Il Buddha rivela la natura illusoria di tutto ciò che crediamo reale e dotato di un’esistenza indipendente. Insegna il superamento del Samsara, la ruota di nascita sofferenza e morte, e del Nirvana.

…Poiché tutte le cose sono vuoto, non c'è forma, percezione, impulsi, coscienza; non esistono occhio, orecchio naso, lingua, corpo, intelletto; non esiste colore, voce, olfatto, gusto, tatto, legge; non c'è né il mondo che si vede né il mondo della coscienza, non ci sono tenebre né fine delle tenebre, né vecchiaia né morte, né inesistenza di vecchiaia e di morte…

Questo passo non significa che non esiste nulla e che tutto è vuoto, non è un inno al nichilismo. Il vuoto di cui si parla nello Zen è un pieno di tutto, significa che non esiste nulla che esista da solo come entità propria, ma che tutto è Uno. Quando prendiamo coscienza di questo attraverso lo Zazen e la pratica della costante consapevolezza, realizziamo la nostra unità con l’Universo.

...Esso dice: "Andato, andato, andato all'altra riva ed approdato all'altra riva”…

Il Sutra del Cuore termina con l’esortazione a praticare e a risvegliarci, perché per tutti quelli che praticano seriamente è possibile andare all’altra riva. Naturalmente l’altra riva è già dentro di noi. È il nostro risveglio, l’altra faccia della nostra coscienza.

I Quattro Voti del Bodhisattva
Koan-ZEN
Lo Zen possiede la pura arte di suggerire la cosa giusta e di indicare cio che non puo essere indicato. Ed in modo cosi semplice che puo sfuggirvi:
dovrete cercarlo, dovrete cercarlo a tentoni, perche di per se l’aneddoto e’ cosi semplice che vi puo sfuggire. Non e’ molto complesso, di fatto la mente non serve; piuttosto un’apertura del cuore, cosi lo potete capire.
Fate attenzione ... questo breve aneddoto contiene l’intero significato dello Zen:
Fu chiesto al Maestro Bokuju:
"Ogni giorno ci dobbiamo vestire e dobbiamo mangiare, come possiamo liberarci da tutto questo?".
Bokuju rispose: "Ci vestiamo, mangiamo"
Colui che chiedeva disse:
"Non capisco"
Bokuju rispose:
"Se non capisci, indossa i tuoi vestiti e mangia il tuo cibo".

Si racconta che, sulla via del ritorno, Bodhidharma incontro’ due viandanti.
Questi, saputo chi era quell'uomo, gli posero due domande.
Il primo gli chiese: "Che cos'e un illuminato?"
E Bodhidharma rispose: "Tre libbre di lino".
Il secondo gli domando: "Che cos'e lo Zen?".
E Bodhidharma rispose: "La vita di tutti i giorni".

Un'altra volta ho visto un bambino venire verso di me tenendo una torcia
accesa in mano.
"Da dove porti la luce? " gli ho chiesto. Lui la spense immediatamente e mi disse,
"O Hasan, dimmi dove e’ andata e io ti diro dove l'ho presa".
Hasan Basri

-In una sutra, il re Hashinoky chiese alla regina: "C'e qualcuno sulla terra che tu ami piu di te stessa?".
"Vorrei tanto rispondere che ti amo piu di me stessa, ma in realta e’ me stessa che amo di piu di ogni cosa" rispose la donna.
Il re riprese: "Anch'io amo me stesso piu di ogni altro".
Decisero allora di far visita a Buddha Sakyamuni, per sottoporgli quel problema.
"Le vostre rispettive risposte non sono erronee" rispose il Buddha. "In definitiva, ognuno ama se stesso. Cosi facendo non arreca danno agli altri.
E tuttavia, nell'amar se stesso, l'uomo reca danno agli altri".
E', questo, un grande koan.
Maestro Taisen Dashimaru

Prima che una persona studi lo Zen, le montagne sono montagne e le acque sono acque;
dopo una prima impressione nella verita dello Zen,
le montagne non sono piu montagne e le acque non sono piu acque;
dopo l'illuminazione,
le montagne sono di nuovo montagne e le acque di nuovo acque.
Alfred Korzbysk

Un monaco disse a Joshu: "Sono nuovo del monastero. Ti prego di insegnarmi ".
Joshu domando: "Hai mangiato la tua zuppa di riso?".
Il monaco rispose: "L'ho mangiata".
Joshu disse: "Allora faresti bene a lavare la tua ciotola".
In quel momento il monaco fu illuminato.
Lo Zen non ha niente da raccogliere.
Quando la gente che studia lo Zen non vede questo,
e’ perche si avvicina troppo ardentemente.
Ying-An

"Come posso proseguire il mio cammino su questa strada senza smarrirmi?" chiese un monaco.
"Tu credi che questa sia una strada?" fece Joshu.
"Certo: e’ la strada che percorro da tanto tempo."
"E se ti fossi gia smarrito, da tanto tempo?"
"Come puoi supporre questo?" disse il monaco "E' semplicemente assurdo."
"Appunto. Tu mi hai domandato se puoi percorrere ancora questa strada senza smarrirti."

Se trovi sulla strada un uomo che sa,
non dire una parola,
non stare in silenzio.
Anche una buona cosa non e buona come il nulla.

Amabili fiocchi di neve che non cadono in nessun posto.
Come lo prendero?
Non prenderlo.
Quello che rimane quando non c'e piu avidita e’ il Se.
Panchadasi

Ti Ts'ang chiese a Fa-Yen: "Dove vai?"
Fa-Yen disse: "In giro in pellegrinaggio".
Ti Ts'ang disse: "Qual e lo scopo del pellegrinaggio?"
Fa-Yen disse: "Non lo so."
Ti Ts'ang disse: "Non sapere e piu vicino".

Di una cosa con la bocca chiusa! KOAN ZEN

"Sto per fare una domanda" disse il Re Melinda al venerabile Nagasuma. "Mi puoi rispondere?"
Nagasuma disse: "Per favore fai la tua domanda". Il Re disse: "Ho gia chiesto".
Nagasuma disse: "Ho gia risposto". Il Re disse: "Cosa hai risposto?"
Nagasuma disse: "Cosa hai chiesto?"
Il Re disse: "Non ho chiesto niente".
Nagasuma disse: "Non ho risposto niente".
(Ah! ... questo "Mondo Zen" ! ! !) Gandalf

Sciamano - Dove porta questo sentiero?
Jonathan - Da dove siamo a dove dovremmo essere.
J. - Nessuno conosce il suo destino fino a quando non vede la via.
S. - E qual e la via, piccolo orso?
J. – La via? Non c’e nessuna via … e’ il nostro cammino a crearla

La Perfezione
"Quando si e’ vuoti di ogni illusione si e’ perfetti. Non e cosi?" chiese un
giovane monaco.
"Non si e perfetti" rispose Joshu.
"In che cosa consiste allora la perfezione?".
"Nel dimenticare anche la possibilita dell'illusione" disse Joshu.
Siediti su una sedia ancora calda e finirai con il litigare con quello che
c'era seduto prima.

Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto
tempo non riusci a raggiungere i frutti della meditazione.
Finalmente, in una notte di luna, stava portando dell'acqua in un vecchio
secchio tenuto insieme con una cordicella di bambu.
Il bambu si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chiyono
fu liberata!
Per commemorare l'evento, scrisse una poesia:In questo modo e in quello
cercai di salvare il vecchio secchio,
Poiche la corda di bambu era logora e stava per rompersi.
E poi tutt'a un tratto il fondo si stacco e cadde.
Niente piu acqua nel secchio!
Niente piu luna nell'acqua!

A un uomo che gli confesso:
"Sono angosciato dal nascere e dal morire e dal tempo che non si ferma
mai" Hui-neng rispose:
"Perche non cogli cio che e’ senza nascita, senza morte, senza tempo?"
Ogni cosa lo stesso, ogni cosa distinta.
proverbio Zen
Il tao che puo essere detto, non e l'eterno tao.
Il nome che puo essere nominato, non e l'eterno nome.
Tao Te Ching
Un giorno un uomo avvicino Ikkyu e chiese:
≪Maestro, scriveresti per me qualche massima della piu alta saggezza?≫
Ikkyu prese il suo pennello e scrisse: ≪Attenzione.≫
≪Tutto qui?≫ chiese l'uomo.
Ikkyu allora scrisse: ≪Attenzione. Attenzione.≫
≪Bene≫ disse l'uomo ≪Non vedo una grande profondita’ in quello che avete
scritto.≫
Poi Ikkyu scrisse la stessa parola tre volte: ≪Attenzione. Attenzione.
Attenzione.≫
Un po' irritato l'uomo chiese: ≪Cosa significa quella parola “Attenzione”?≫
Ikkyu gentilmente rispose, ≪Attenzione significa attenzione.≫
Prendi il cavallo vigoroso della mente.

Non si puo entrare due volte nello stesso fiume.
Eraclito

Qual meraviglia soprannaturale e qual miracolo e questo!
Tiro l'acqua dal pozzo, e porto la legna!
P'ang-yun

Un monaco domando a Nansen: ≪C'e un insegnamento che sinora nessun
maestro abbia mai predicato?≫
Nansen disse: ≪Si, c'e≫.
≪Che cos'e?≫ domando il monaco.
Nansen rispose: ≪Non e mente, non e’ Buddha, non e’ cose≫.

Un vento molto forte non dura tutto il mattino;
uno scroscio di pioggia non dura tutto il giorno.
Tale e il corso della natura.
E se la natura stessa non puo sostenere a lungo i suoi sforzi,
quanto meno lo potra l'uomo!
Tao Te Ching

≪E la nube ad inseguire il vento o il vento a inseguire la nube? Se
s'inseguono tra loro, com'e possibile che giungano ad incontrarsi?≫ chiese
un monaco.
≪S'incontrano≫ disse Joshu ≪nell'ultima profondita della notte, dove la
nube non e’ piu nube e il vento non e’ piu vento.

≪Maestro, insegnami a parlare con i miei sogni. Voglio che rispondano alle
mie domande≫ chiese qualcuno.
≪I sogni sono soltanto domande≫ rispose Joshu.
≪E dov'e la risposta?≫ chiese quello.
≪Se tu sapessi dov'e la risposta, non la cercheresti nei sogni≫ disse
Joshu.

≪Perche rido quando dovrei essere serio?≫ chiese un giovane monaco.
≪Perche sei un bambino≫ disse Joshu.
≪E quando saro uomo?≫
≪Allorche ti accorgerai di essere serio anche quando ridi.≫
≪Ma sara un bene questo?≫
≪Di quale bene parli?≫ disse Joshu.

Sulla strada per il monte Tai c'era un bambino seduto col capo curvo sulle
ginocchia. Joshu gli si avvicino e gli chiese: ≪Ti sei smarrito?≫
≪No, non mi sono smarrito, ti aspettavo≫ rispose il bambino.
≪Aspettavi me ?≫ esclamo Joshu
≪E perche mai?≫
≪Accompagnami a casa≫ prego il bambino.
≪Ma tu hai una casa?≫
≪No≫.
≪Se e cosi≫ disse Joshu ≪posso provare ad accompagnarti≫.
≪A casa?≫ disse il bambino
≪Si a casa≫ rispose Joshu.

Un monaco chiese: ≪Gli uomini si agitano e non comprendono cosa li agiti. E
a causa del flusso della mente, vero?≫
Joshu disse: ≪E cosi≫.
≪Ma come uscire se si e’ nel flusso?≫
Joshu disse: ≪Affondando≫.

Rabbi Pinhas citava spesso la massima:
≪L'anima dell'uomo gli insegnera≫ e la ribadiva dicendo:
≪Non vi e’ uomo a cui l'anima non insegni continuamente≫.
Una volta i discepoli gli chiesero:
≪Se e cosi perche l'uomo non l'ascolta?≫
≪Continuamente l'anima insegna≫ rispose loro Rabbi Pinhas ≪ma non ripete
mai.≫

Suona la campana che puo ancora suonare
Dimentica la tua proposta perfetta.
C'e una crepa in ogni cosa
Che e’ come la luce che entra dentro.

Per essere un uomo di conoscenza
bisogna essere illuminati e fluidi.
Mistico Yaqui

≪Perche l'amore per una fanciulla mi ha fatto soffrire?・chiese un
giovane. ≪Dovresti dire invece: "Perche la gioia di amare questa fanciulla mi ha
fatto tanto soffrire?" Ma va bene anche il contrario≫ disse Joshu.
Dolce amore, medita sul sapere e sul non sapere, sull'esistere e sul non
esistere.
Poi respingili entrambi perche tu possa essere.

Una trasmissione speciale al di fuori delle scritture;
indipendenza da parole e da lettere;
puntare direttamente allo spirito dell'uomo;
contemplare la propria natura.
Bodhidharma

Cessa di fare il male;
impara a fare il bene;
purifica il tuo cuore:
questa e la via dei Buddha.
La mente ha il proprio luogo,
e da sola puo fare un cielo dell'inferno,
un inferno del cielo.
Sotto la spada alta levata, c'e l'inferno che ti fa tremare;
ma va innanzi, e trovi la terra della beatitudine.
Miyamoto Musashi

Per cinquantaquattro anni ho appeso stelle in cielo.
Ora mi slancio: tutto si frantuma!
Dogen

≪Siccome qualcosa di divino entra nella fabbricazione di una spada, il suo
proprietario e utente dovrebbe rispondere a quell’ispirazione.
Deve essere un uomo spirituale, non un agente della brutalita. Il suo
spirito deve essere unito con lo spirito che anima il freddo acciaio. I
grandi guerrieri hanno instancabilmente istillato questo sentimento nella
mente dei loro studenti. Quando i giapponesi dicono che la spada e’ l’anima del samurai, dobbiamo ricordare tutto quello che e implicito: lealta, sacrificio di se, rispetto, benevolenza e il culto di altri sentimenti superiori.
Ecco il vero samurai.≫
D. T. Suzuki

≪Come possiamo dare un nome a un sogno?≫ domando un monaco.
≪Ma anche il nome e un sogno≫ rispose Jo-shu.
≪Qual e la sostanza della verita?≫ chiese un monaco.
E Joshu: ≪Ha una sostanza il vento? Ha una sostanza la sete? Ha una
sostanza la morte?≫
≪Non comprendo≫ rispose il monaco.
Joshu disse: ≪Non parliamo ne della sostanza ne della verita. Parliamo
della sete e della morte≫.
≪Sai piangere tu?≫ chiese un monaco.
≪Credo di saper piangere≫ disse Joshu.
≪Ma allora sei ancora lontano dall'essere saggio, perche i saggi non
piangono≫.
≪Chi ti ha detto che i saggi non piangono?≫ chiese Joshu.
≪I saggi≫ rispose quello.
≪Allora io non sono saggio≫ concluse Joshu.

≪Cosa intende dire il poeta Kanzan nei suoi versi: “Legge i Sutra ma non
comprende il significato”?≫ chiese qualcuno. ≪Prova a leggere i Sutra≫ disse Joshu.
≪Voglio praticare la saggezza. Dammi il giusto insegnamento per questo≫
chiese un monaco.
≪Non praticare la saggezza≫ rispose Joshu.
≪Che cosa significa saggezza senza saggezza?≫ chiese qualcuno.
≪Il boccio che cade non torna al ramo≫ disse Joshu.
≪Perche non torna al ramo?≫ insistette quello.
≪Perche e’ una farfalla ≫ disse Joshu.

≪Satori e sapere?≫ chiese un monaco.
≪Il vuoto e il pieno?≫ disse Joshu.
≪Sei tu che devi rispondere≫ riprese il monaco.

≪Il Bodhidharma ha detto: Io non so≫.
≪E tu che dici?≫
Tra i trenta e quaranta ci assillano i cinque appetiti,
Tra i sessanta e gli ottanta siam preda di cento malanni;
Ma tra i cinquanta e i sessanta siam liberi da ogni male,
Calmo e quieto il cuore gode di ogni riposo.
Bai Ajuyi


Alzati e fai qualcosa di utile,
il lavoro fa parte del koan!
Hakuin
L’attaccamento e il piu grande fabbricatore di illusioni,
la realta puo essere raggiunta solo da chi e distaccato.
Weil
Una monaca chiese a Joshu:
≪Perche quando sto per addormentarmi mi vengono strani pensieri?≫
≪Che cosa vuoi da me?≫ rispose Joshu.
La monaca ripete la domanda: ≪Perche questi strani pensieri?≫
E Joshu: ≪Perche questa strana domanda?≫.


Siedi. Riposa. Lavora.
Solo con te stesso, mai stanco,
Al margine della foresta, gioioso senza desideri.
Buddha

Un monaco chiese a Yun-men:
≪Quali sono gli insegnamenti di una intera vita?≫
Yun-men gli rispose:
≪Una dichiarazione appropriata≫.
Vai senza sapere dove.
Porta, senza sapere cosa.
Il sentiero e’ lungo, la via sconosciuta.
Koan Zen

Un uomo aveva piantato dei piccoli salici nel suo giardino e temendo che
qualcuno andasse a rubare le piantine incarico un ragazzetto di stare li a
fare la guardia.
Dopo una decina di giorni non era stato rubato nessun salice.
≪Bravo!≫ disse il padrone al ragazzo.
≪Devi aver fatto proprio buona guardia!≫
Il ragazzetto tutto contento per l'elogio decise di rivelare il suo sistema
e racconto:
≪Avevo paura che qualcuno di notte potesse venire a rubare le piantine
cosi ogni sera le tiro fuori dalla terra e le metto tutte in casa, al mattino
dopo le pianto di nuovo. Come vedete e un sistema che funziona!≫
Xiao Fu, Feng Meng Long

Un uomo audace, nobile e coraggioso, rese visita a quattro grandi maestri
di tiro con l'arco, che vivevano insieme in un luogo appartato.
≪Voi siete quattro≫ disse loro. ≪Ciascuno di voi si incammini in una delle
quattro direzioni, poi, volgendosi verso di me, scocchi la propria freccia.
Le fermero tutte prima che mi raggiungano≫.
≪Non e possibile≫ commento uno dei maestri.
≪Quanto dev'essere veloce!≫ commentarono gli altri.
≪Certo e dotato di un magico potere≫.
Allora il Buddha Sakyamuni, che era presente, commento:
≪C'e ancora qualcosa di piu veloce di quest'uomo audace e coraggioso: la
corsa del sole e della luna e del lampo.
E c'e qualcosa di ancor piu veloce del sole, della luna e del lampo...≫.
Maestro Taisen Dashimaru

Quella sera, all'ora giusta, il piccolo Toyo si presento alla porta della
stanza Sanzen di Mokurai.
Batte il gong per annunciarsi, fece tre rispettosi inchini prima di entrare,
poi ando a sedersi in riguardoso silenzio davanti al maestro. ≪Tu puoi
sentire il suono di due mani quando battono l'una contro l'altra≫ disse
Mokurai.
≪Ora mostrami il suono di una sola mano≫.
Toyo fece un inchino e se ne ando nella sua stanza per riflettere su
questo problema. Dalla sua finestra poteva sentire la musica delle geishe.
≪Ah, ho capito!≫ proruppe.
La sera dopo, quando il suo insegnante gli chiese di illustrargli il suono di
una mano sola, Toyo comincio a suonare la musica delle geishe. ≪No, no≫
disse Mokurai. ≪Questo non serve. Questo non e’ il suono di una sola mano.
Non hai capito niente≫.
Invano Toyo meditava per sentire il suono di una sola mano. Senti il respiro del vento. Ma quel suono venne respinto.
Senti il grido di un gufo. Anche questo venne rifiutato.
Piu di dieci volte Toyo ando dal Mokurai con suoni diversi.
Erano tutti sbagliati. Per quasi un anno si domando quale poteva essere il
suono di una sola mano.
Finalmente il piccolo Toyo entro nella vera meditazione e supero tutti i
suoni. ≪Non potevo mettere insieme nient'altro≫, spiego piu tardi ≪cosi ho
raggiunto il suono senza suono≫.
Toyo aveva realizzato il suono di una sola mano.

Dopo la morte di Bankei, un cieco che viveva accanto al tempio del
maestro disse a un amico: ≪Da quando sono cieco, non posso osservare la
faccia delle persone, e allora devo giudicare il loro carattere dal suono
della voce.
Il piu delle volte, quando sento qualcuno che si congratula per la sua
felicita o il suo successo, afferro anche una segreta sfumatura di invidia.
Quando uno esprime il suo rammarico per la disgrazia di un altro, sento il
piacere e la soddisfazione, come se quello che si rammarica fosse in
realta contento che nel suo proprio mondo ci sia ancora qualcosa da
guadagnare.
La voce di Bankei, pero, sin dalla prima volta che l'ho sentita, e stata
sempre sincera. Quando lui esprimeva la felicita non ho mai sentito
null'altro che la felicita, e quando esprimeva il dolore, il dolore era l'unico
sentimento che io sentissi≫.

Un giorno, un discepolo si reco agitato da Bodhidharma e gli disse: ≪La mia
anima e tormentata: vi prego, maestro, datele pace!≫ ≪Portami qui la tua anima e io le daro pace ≫.
≪Come faccio? L'ho cercata, ma non l'ho trovata≫.
≪Allora e gia’ in pace≫.

Un giorno, Hui-neng si reco al tempio vicino dove trovo due monaci che
discutevano di filosofia riferendosi a una bandiera che sventolava al
vento.
≪E' la bandiera che si muove≫ sosteneva il primo.
≪No≫ ribatteva il secondo ≪e il vento che la fa muovere≫.
Hui-neng taglio corto:
≪Non e ne la bandiera ne il vento, ma e la mente che si muove!≫.

Ad un monaco che gli chiese di insegnargli la dottrina, rispose: ≪Metti da
parte ogni idea di bene e di male, e guarda qui ed ora il tuo volto originale,
quello che avevi prima di nascere≫.
A un altro che gli domando come fare a diventare un Buddha, disse:
≪L'unica differenza tra un uomo comune e un Buddha e’ che il primo non sa
di essere un Buddha≫.
Abbandona il passato, abbandona il futuro, abbandona il presente, supera
il divenire, con mente libera da ogni tempo, non ritornare ancora alla
nascita e alla vecchiaia.
In un giorno di sole sedere quietamente senza far nulla; arriva la
primavera e l'erba cresce da se.
Zenrin Kushu

Colui che ha superato i desideri e le avversioni, che e calmo, che non
brama rinascere, che domina virilmente i mondi, questo io lo definisco un
illuminato.

Inayat Khan racconta una storia indu di un pesce che ando’ da un pesce
regina e gli domando: ≪Sento sempre parlare del mare, ma che cos'e
questo mare? Dov'e?≫.
Il pesce regina spiego: ≪Tu vivi, ti sposi, e hai la tua esistenza nel mare. Il
mare e’ dentro di te e fuori di te, e tu sei fatto di mare, e finirai nel mare.
Il mare ti circonda come il tuo proprio essere≫.

Settantasei: ho chiuso con questa vita.
Non ho cercato il cielo, non temo l'inferno.
Lascero queste ossa al di la del Triplice Mondo, non asservito,
imperturbato.
Fuyo-Dokai
Per quanto innumerevoli siano gli esseri viventi
giuro di salvarli; per quanto indomabili siano le passioni
giuro di domarle; per quanto immensi siano i Dharma
giuro di studiarli; per quanto incomprensibile sia la verita di Buddha
giuro di conseguirla.
i "Quattro Grandi Voti"
Provaci se vuoi. Ma lo Zen viene da solo.
Il vero Zen si manifesta nella vita quotidiana, COSCIENZA in atto. Piu di
ogni consapevolezza limitata, esso apre ogni porta interiore verso la
nostra natura infinita.
La mente si libera istantaneamente. Come si libera!
Il falso Zen rovina i cervelli come una panzana inventata dai preti e dai
mercanti per smerciare i loro prodotti. Guardalo in questo modo,
dall'esterno e dall'interno: COSCIENZA dovunque, inclusiva, in tutto te
stesso.
Allora non puoi fare a meno di vivere umilmente, con stupore.
Lo Zen e la Desimbolizzazione del mondo.
R.H. Blyth

≪Quella donna che ho molto amato, tutte le volte che la incontro per la
strada non mostra in alcun modo di riconoscermi.
Com'e possibile? Anche lei certamente mi ha amato≫ chiese un giovane.
≪Come puo riconoscerti?≫ disse Joshu ≪le stelle muoiono sull'orlo dei
prati≫.
Zazen: grasse zanzare dappertutto.
Taigi
L’erbaccia cresce in fretta lungo il fiume.
Chiun
Le civette dicono ≪Vieni, vieni≫ alle lucciole.
Solo perche esisto sono qui, tra la neve che cade.
Un mondo buono, gocce di rugiada cadono a una, a due.
Ascolta, ogni cosa rabbrividisce la campana della caducita.
Non piangete, insetti; gli amanti, persino le stelle devono separarsi.
Il cuculo canta per me, per la montagna, a turno.
Dal ramo che galleggia sul fiume, il canto di un insetto.
Io faccio un pisolino,
facendo delle montagne d’acqua battendo il riso.
Senza sbagliare, senza ignorare:
un paio di anatre mandarine
si posano, dondolando, dappertutto.
Nan-o-Myo
Ti avverto, chiunque tu sia, oh che tu desideri sondare gli arcani della
natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso cio che cerchi, non
potrai trovarlo nemmeno fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre
meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei: oh uomo, conosci te
stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.
L'esortazione iscritta sul tempio dell'Oracolo di Delfi e un motto greco (Γνῶθι σεαυτόν, gnothi
seauton),

http://poesie-eco-illogiche.webnode.it/notizie/koan-famosi/



PER ALTRI:
“I koan – espedienti che favoriscono la meditazione – sono problemi oscuri ed assurdi, inventati e costruiti con cura, appositamente per indurre il discepolo Zen, a rendersi conto, nel modo più drammatico, dei limiti della logica e del ragionamento”. Vediamo alcuni esempi, di Koan famosi:

– “Puoi produrre, il suono di due mani, che battono una contro l’altra. Ma qual è, il suono di una mano sola?” (Hakuin)
– “Tutte le cose ritornano all’Uno, ma quest’Uno, dove ritorna ?” (D. T. Suzuki)
– “Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò “Vengo da te, perché cerco la liberazione”. ”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro. “Nessuno” rispose il giovane.” Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.
– “Se qualcuno ti mostra la luna, è questa che devi guardare, e non il dito che la indica”.
– Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli disse:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. Ed incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?”
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture, perché le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.
“Un sacerdote, incontrò un giorno, un maestro zen, e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò ”Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos’è la realtà?”. Il maestro gli diede un pugno in faccia.”
Esiste un famoso racconto zen, intitolato “La porta senza porta”.
Nella ricerca della verità, la nostra mente, si ostina incessantemente, a cercare una porta da attraversare, ma, non si rende conto, che, in realtà, la porta non esiste affatto.
L’unica barriera esistente, è la nostra mente, che si frappone fra noi, e la verità. Fino a quando, non rimuoveremo la mente, da questa ricerca, non arriveremo mai, all’illuminazione.
http://it.wikipedia.org/wiki/Koan

KOAN ZEN:

-Un giorno Chao-chou sprofondò nella neve e si mise a invocare: “Aiutatemi a uscire! Aiutatemi a uscire!” Venne un monaco e gli si sdraiò accanto. Chao-chou si alzò e se ne andò.

-Siccome il tetto perdeva, un Maestro Zen disse a due monaci di portare qualcosa per raccogliere l’acqua. Uno dei due portò una tinozza, l’altro una cesta. Il primo fu severamente redarguito, il secondo altamente lodato.


-Un monaco chiese al maestro Haryo: “Cos’è la via?” Rispose Haryo: “Un uomo che cade nel pozzo a occhi aperti.”

KOAN “DI CASA NOSTRA”.

¬ La Terra è un ambiente ostile, non se ne esce vivi (Alberto Salza)
Dove nasce il pericolo maggiore, cresce anche ciò che può salvarci (Fiedrich Hölderlin)
Vivere è una malattia incurabile, sempre letale (Alfredo Ronchetta)
La tua morte è un fatto che non ti riguarda (Simone De Beauvoir)
I giovani muoiono di continuo (Mick Jagger)
I primi ottant’anni sono molto difficili. Poi muori, e tutto si sistema (proverbio greco)
Una vita in salute e sicurezza è solamente il modo più lento per morire (anonimo)
Gli uomini vivono per vivere, per non morire. Chi teme la morte è già morto (Carlo Michelstaedter)
Non c’è nulla di personale nella morte (Marco Aurelio)
Si passa sempre inconsapevoli l’anniversario della nostra morte (D.H. Lawrence)
Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta (E. Maolucci)
Prendiamo l’ultima affermazione, di Maolucci, e analizziamola brevemente: «Ogni giorno è sempre il primo della vita che ti resta».
Non appena l’avete letta, probabilmente avrete cominciato a pensare al suo significato e, di conseguenza, vi sono venuti alla mente diversi altri significati “secondari”. Per fare un esempio, qualcuno potrebbe pensare all’ineluttabilità della morte, oppure al fatto che i giorni passati non possono più ritornare ed essere cambiati, o ancora che lo scopo dell’esistenza perde di significato davanti al tempo che inesorabilmente vi sta “rubando” giorni da vivere.
I Kōan non sono altro che questo: punti di partenza per riflettere sulla propria condizione. In pratica, una filosofia nella filosofia, che ci fa capire perché è tanto amata dalla religione buddista.

Fonti esterne
Surviving – Istruzioni di sopravvivenza individuale e di gruppo, di Enzo Maolucci e Alberto Salza

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