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MEMORIA : La musica che aumenta la memoria a basso volume diffusa durante le fasi di sonno profondo

Non certo i ritmi scatenati del coreano Psy, ma una dolce musica a basso volume, diffusa durante le fasi di sonno profondo, è in grado di migliorare la memoria. Un’équipe tedesca dell’Università di Tubingen ha mostrato che un’esposizione sonora di debole potenza, e sincronizzata al ritmo delle oscillazione cerebrali, aumenta le capacità del cervello e accresce la memoria. I ricercatori hanno tratto le loro osservazioni dai test ai quali sono stati sottoposti undici soggetti per parecchie notti. Durante la notte, ad alcuni di essi veniva dispensata la musica, ad altri invece venivano dati diversi tipi di stimoli.

LE ONDE LENTE - Quando i volontari erano esposti alle stimolazioni sonore sincronizzate con le oscillazioni lente del cervello (rilevabili con la strumentazione) essi poi, al mattino dopo, rivelavano una maggiore capacità di ricordare le associazioni di parole che avevano imparato la sera, prima di dormire. Invece si sono rivelati nulli gli stimoli sonori somministrati al di fuori delle fasi di sonno profondo. Il dottor Jan Born, che ha guidato l’équipe di ricercatori, ha sottolineato l’importanza di rendere sincroni gli stimoli sonori con le onde cerebrali lente che caratterizzano il sonno profondo: «Appena si presentava un’oscillazione lenta, noi inviavamo lo stimolo sonoro, e abbiamo visto che la musica rinforzava e prolungava l’oscillazione, sia in ampiezza che in durata.»

UNO STUDIO ITALIANO - Le osservazioni dei ricercatori dell’Università di Tubingen vanno concettualmente a collegarsi con un importante  studio dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (pubblicato su Nature Neuroscience) che ha consentito di identificare i neuroni che sottendono alla regolazione delle onde lente, onde che sono da ritenere fondamentali sia per il buon funzionamento dei neuroni sia per il consolidamento della memoria. Il ruolo di «assist» svolto dalla musica nel potenziare le onde lente merita ulteriori approfondimenti, e secondo Jan Born « potrebbe essere utilizzata per amplificare anche altri ritmi cerebrali dotati di un significato funzionale riconosciuto, come quelli che controllano l’attenzione da svegli.»

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Antonella Cremonese

https://www.fondazioneveronesi.it/articoli/neuroscienze/la-musica-che-aumenta-la-memoria

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