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OLIO DI ELICRISO

Originario dell'Europa meridionale, tipico della macchia mediterranea alla quale conferisce il profumo caratteristico, l'elicriso è una pianta officinale molto utilizzata per la proprietà antistaminica e antinfiammatoria, che svolge sulla pelle reattiva con tendenza allergica

Di Alessandra Romeo

 

 

L'olio di elicriso è un oleolito, ottenuto dalla macerazione delle sommità fiorite di Helichrysum italicum in un olio vegetale e dotato di una potente azione antistaminica, decongestionante, lenitiva, utile in molti disturbi della pelle. Questo prezioso olio è indicato in presenza di psoriasi, herpes d'ogni genere, eczemi ed irritazioni della pelle sensibile, soggetta ad allergia, come le dermatiti da contatto e rash cutanei.

Il nome della pianta deriva dal greco helios che significa "sole" e chrysos "oro", e si riferisce appunto alla forma a raggiera, al giallo dorato molto luminoso dei suoi fiori e al fatto che la pianta vegeta in luoghi molto assolati e caldi.

L'elicriso, appartiene alla famiglia delle Asteraceae, conosciuta un tempo anche come Compositae, che annovera numerose specie, ed è conosciuto anche col nome di "semprevivo", probabilmente perché conserva il colore dei fiori molto a lungo assieme al suo profumo, che ricorda l'aroma della camomilla, menta e liquirizia insieme.

 

Come si prepara l'olio di Elicriso

Per preparare l'oleolito di elicriso si utilizzano i capolini secchi (100 gr), lasciati essiccare in luoghi ventilati e bui e successivamente messi a macerare in olio di mandorle dolci o olio extra vergine di oliva (500 ml), in modo tale da trasferire i principi attivi liposolubili dai fiori all'olio.

Si mettono i fiori secchi in un barattolo di vetro scuro, dotato di coperchio ermetico. Quindi si aggiunge l'olio, fino a coprirli completamente, avendo cura di girare il macerarato ogni giorno, per evitare la formazione di muffe. Dopo circa 40 giorni, si può filtrare l’olio, attraverso una tela leggera, o una garza. Spremere il residuo, e se si desidera un olio purissimo, si può operare un secondo filtraggio usando una garza di cotone, in modo che le fibre catturino le ultime impurità. Conservate poi l'oleolito così ottenuto, in una bottiglia di vetro scuro, in un posto fresco e possibilmente al chiuso.

 

Olio di elicriso: proprietà e benefici

L'olio di elicriso, grazie all'azione sinergica dei suoi principi attivi, è usato in fitocosmesi nel trattamento topico di eczemi, psoriasi, soprattutto se localizzati su mani o piedi, ginocchia o gomiti. Inoltre per la proprietà analgesica e antinfiammatoria, quest'oleolito è consigliato in caso di dolori reumatici e le varici, in quanto aiuta a riattivare la circolazione sanguigna, risultando davvero efficace in presenza di mani e piedi freddi e geloni.

Inoltre quest'olio è un rimedio davvero efficace per rinforzare e decongestionare la pelle sensibile, reattiva con tendenza allergica, in presenza di piaghe e ustioni, o per sfiammare l'eritema solare. Per questi motivi viene iimpiegato anche come ingrediente funzionale in creme, unguenti e detergenti per ridurre il dolore, il prurito e il bruciore.

 

Olio di elicriso: descrizione della pianta

Le varie specie di elicriso crescono in Europa meridionale, ma è nella zona mediterranea che l'Helichrysum italicum ha la sua maggiore diffusione: in queste condizioni climatiche particolarmente favorevoli, la pianta cresce concentrando i suoi principi attivi, in luoghi aridi e sabbiosi e assolati, fino agli 800 metri; in Italia è diffuso quasi ovunque. Pianta erbacea perenne alta 30-40 cm con corimbi formati da capolini gialli, ha base legnosa alta circa 40 cm, molto resistente, con portamento leggermente prostrato sul terreno, dove forma fitte macchie odorose dal profumo molto intenso e particolare, che ricorda quello di camomilla, menta e liquirizia insieme. Possiede rametti e foglioline coperti da una fitta peluria grigio argentea, dall'aspetto vellutato, che li protegge dalle condizioni avverse del clima (calore estivo e siccità).  È provvisto di una modesta radice a fuso e numerose radichette da cui partono vari fusticini ramosi. Le foglie di color grigio/cinerino sono oblunghe-lanceolate, piatte e pubescenti su entrambe le facce. I fiori, riuniti in corimbi, sono capolini gialli di forma rotonda con petali sottili. Il frutto è un achenio.

 

Wikimedia

a rischio la foresta Amazzonica : Dighe in Brasile pronte entro il 2021

Dighe in Brasile pronte entro il 2021, a rischio la foresta Amazzonica e interi villaggi

Le persone sono costrette a lasciare le loro case e i villaggi sommersi dall’acqua. Tuttavia, le dighe idroelettriche in costruzione forniranno solamente il 5% del fabbisogno energetico di cui il paese ha bisogno per i prossimi dieci anniScritto da Alessandro Proietti il 13 febbraio 2013 in Ambiente

 

Quando sarà completata nel 2015, la diga idroelettrica Jirau si estenderà per otto chilometri attraverso il fiume Madeira con le turbine più grandi del pianeta. Poi ci saranno le linee elettriche, lungo un percorso di 2.250 chilometri tra boschi e campi, che porteranno energia a uno dei centri nevralgici del Brasile, la città di San Paolo. Tuttavia, ciò non sarà sufficiente. La diga e il complesso urbano di Santo Antonio forniranno solo il 5% del fabbisogno energetico del paese, ciò di cui avrà bisogno il paese nei prossimi dieci anni. Gran parte delle opere architettoniche saranno completate anche nella foresta Amazzonica, la più grande e ricca biodiversità al mondo.

Il Brasile, tra il 2013 e il 2021, ha in programma di costruire 34 dighe nel tentativo di incrementare la capacità di produrre energia più del 50%. Il paese sudamericano, in questo senso, ha ricevuto meno attenzione rispetto alla Cina, che ha anche diversificato investimenti lontano dall’Asia. Il Brasile ha intrapreso uno dei più grandi progetti di opere pubbliche al mondo, che costerà complessivamente 150 miliardi di dollari, sfruttando anche la grande forza dei fiumi. L’obiettivo è far diventare il paese moderno, efficiente, con ampio rifornimento di energia per gli uffici, le catene di montaggio, le raffinerie e le opere pubbliche. “Il paese sta crescendo – ha spiegato Eduardo de Melo Pinto, presidente dell’azienda Santo Antonio Energia, al Guardian – e il potenziale di produzione di energia in Brasile si trova, per la gran parte, in Amazzonia. Ed è per questo che è importante sviluppare tale progetto”.

 

L’International Rivers, un gruppo ambientalista statunitense che ha monitorato le agenzie governative coinvolte nella costruzione delle dighe, ha detto che 168 dighe saranno completate entro il 2021. La gran parte delle quali saranno utilizzate per regolare l’acqua o per dare energia ai silos, agli impianti di estrazione minerari o ai complessi industriali. Le grandi dighe, secondo i piani del governo, inonderanno almeno 6.470 chilometri quadrati di boschi e campi. Le associazioni ambientaliste sostengono che costruire dighe rappresenti un ritorno al passato, non il tipo di progetti che un paese moderno e democratico dovrebbe avere. Il Brasile dovrebbe puntare sullo sviluppo di energia eolica e solare. Alcuni residenti dello stato di Rondonia sono stati costretti, previo basso indennizzo economico, ad abbondare i loro villaggi e paesi. Sono state sradicate intere comunità di agricoltori e pescatori.

 

Nessun leader brasiliano è focalizzato su questi progetti come la presidente Dilma Rousseff, ex guerrigliera e a capo del ministero dell’Energia nel precedente governo. Il Brasile è un paese che ha il “privilegio” di possedere numerosi fiumi ed è logico produrre tanta energia idroelettrica. Il mix energetico (eolico, solare, biomasse e tutte le energie rinnovabili), secondo gli esperti, è tra i più puliti e sostenibili al mondo. “La crescita economica – ha spiegato la Rousseff durante la cerimonia di inaugurazione di una diga nell’ottobre scorso – non è in contrasto con le migliori pratiche ambientali. Stiamo dimostrando che è possibile aumentare la produzione di energia elettrica e allo stesso tempo rispettare l’habitat”.

 

il capo della tribù "Kaya trovi" ha ricevuto la notizia peggiore della sua vita:

Dilma, il presidente del Brasile, ha approvato

per la costruzione di un grande impianto idroelettrico (la terza più grande al mondo).

della diga sommergerà le circa 400 000 ettari di foresta.

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E 'la pena di morte per tutti i popoli che vivono vicino al fiume,

 

Più di 40.000 indiani dovranno trovare nuovi luoghi da vivere.

La distruzione di habitat naturali, la deforestazione e l'estinzione di molte specie sono fatti!

 

Sappiamo >>>> una immagine vale più di mille parole

 

e mostrare il prezzo reale da pagare per "qualità della vita" dei nostri stili di vita dice "moderna"

 

C'è spazio >>>> più nel nostro mondo per coloro che vivono in modo diverso,

 

tutto deve essere livellato, che tutti in nome della globalizzazione,

 

deve perdere la sua identità, stile di vita.

 

I BAMBINI DI LIPA HANNO ANCORA BISOGNO DEL NOSTRO AIUTO

I BAMBINI DI LIPA HANNO ANCORA BISOGNO DEL NOSTRO AIUTO!

 

Il numero solidale, attivo fino al 19 febbraio 2013, ci ha permesso di raccogliere solo parte dei fondi necessari per aiutare oltre 600 bambini accolti e sostenuti dal Villaggio SOS di Lipa, nelle Filippine.
L’obiettivo è vicino, mancano 40.000 euro, e per raggiungerlo abbiamo bisogno ancora del vostro aiuto. Dobbiamo ristrutturare le case famiglia che compongono il Villaggio SOS di Lipa e acquistare mobili e giocattoli per le camerette e materiale e corredo scolastico. La campagna solidale continua! La Pina, nota conduttrice radiofonica e televisiva e nostra preziosa testimonial, continuerà a sostenerci in questa gara di solidarietà per i bambini del Villaggio SOS di Lipa. Unisciti anche tu! Fai una donazione su www.sositalia.it/lapinafilippina


MALI: RACCONTI DI FAMIGLIE SPEZZATE

L’OCHA parla di circa 4,3 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria e di 227.000 sfollati interni. Molti di loro sono bambini e ragazzi mandati dai loro genitori, verso le zone più sicure nel sud del Mali, e hanno viaggiato in autobus, in camion o a piedi, per settimane. Il Programma di Emergenza avviato da SOS Villaggi dei Bambini procede, anche a sostegno delle famiglie che, nonostante la loro povertà, ospitano migliaia di sfollati, con cui condividono quel poco che hanno.
Gnorguel Gambi racconta "Ho già dieci figli, ma quando la violenza è scoppiata nel nord, i figli di amici di famiglia hanno cominciato ad arrivare da Douenzta, che si trova 260 chilometri più a nord. Un ragazzo di 24 anni ha viaggiato a piedi per un mese, dormendo nel bosco per nascondersi da gruppi di ribelli. Oggi siamo in 19, di notte dormiamo su stuoie e materassi condivisi in una stanza o sotto le stelle nel cortile. Riescono a mangiare e hanno un posto sicuro dove dormire, ma il raccolto dello scorso anno è andato male e non ho molte risorse".
Binta Maiga ha 32 anni ed era insegnante in una scuola materna e oggi condivide una tenda con il marito, due figli e quattro nipoti. "Non avrei mai immaginato di dover crescere i miei figli in condizioni simili. A Gao avevamo una bella casa e vivevamo tranquilli. Sono molto preoccupata per l'impatto che la situazione avrà sui bambini e non so cosa aspettarmi quando finalmente potremo tornare a casa. Non so nemmeno se abbiamo ancora una casa!”.

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UN MATRIMONIO PER IL VILLAGGIO SOS DI OSTUNI
A dicembre Vanda e Vito, una coppia di sposi vicini alla realtà di SOS Villaggi dei Bambini e in particolare al Villaggio SOS di Ostuni, ha deciso di suggerire ad amici e parenti di non fare regali per il loro matrimonio, bensì di fare una donazione al Villaggio SOS di Ostuni e aiutare così i bambini privi di cure familiari accolti nelle case famiglia. A Vanda e Vito e a tutti coloro che hanno fatto la donazione, va il nostro più caloroso e sentito GRAZIE per aver compiuto un gesto così generoso. Viva gli sposi! Ai quali facciamo i nostri migliori auguri per una vita piena di gioia!

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IL NUOVO SITO PER LE AZIENDE AMICHE SOS

 

 

È on-line sul sito di SOS Villaggi dei Bambini la nuova area dedicata alle aziende! Sei responsabile di una società o di un brand? Credi sia importante affiancare alla mission aziendale un percorso nella responsabilità sociale? Clicca su www.sositalia.it/aziende, leggi i progetti di SOS Villaggi dei Bambini, in Italia o nel mondo, ai quali puoi decidere di contribuire. Potrai comunicare il tuo impegno a favore di un progetto o contribuire alla lista dei desideri dei bambini accolti nei Villaggi SOS. Il sostegno della tua società può essere decisivo per i bambini in difficoltà!
Cosa aspetti? Diventa un’Azienda Amica SOS!

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SPONTEX AL FIANCO DI SOS VILLAGGI DEI BAMBINI

Spontex, società leader mondiale nella produzione di articoli per la casa in cellulosa e in lattice, ha deciso di sostenere, per tutto il 2013, i programmi di accoglienza che SOS Villaggi dei Bambini sviluppa in Italia. L’iniziativa sarà veicolata nei punti vendita attraverso una gamma di prodotti dedicati: Guanto soft, Spugnette mini spiranett’, Guanti natural latex, Panno flash e Panni spugna.
La partnership tra Spontex e SOS Villaggi dei Bambini nasce dalla condivisione di un valore fondamentale: la casa, intesa come luogo amorevole e affettivo in cui i bambini crescono e vivono la loro infanzia. Per maggiori info: http://www.spontex.it/controllers/news/?a=&o=62&p=1

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WIND PER IL RUANDA

Prosegue la collaborazione con Wind 10decimi, che rinnova anche nel 2013 il suo impegno nella raccolta fondi destinata a sostenere l’Asilo SOS di Kayonza in Ruanda. Nel 2012 grazie al supporto dei clienti Wind e dell’azienda, sono stati raccolti oltre 5.000 €, che hanno aiutato SOS Villaggi dei Bambini a garantire il cibo, le cure e l’istruzione ai 74 bambini che frequentano l’Asilo SOS. Anche quest’anno è possibile contribuire, sostenendo il progetto nell’area della scolarizzazione, sul sito www.10decimi.org.

 

 

È PASQUA: REGALI SOLIDALI AZIENDE

Augura buona Pasqua con SOS Villaggi dei Bambini e contribuisci al sostegno del progetto “7 Pulmini per 7 Villaggi SOS”. La tua azienda può decidere di inviare gli auguri di Pasqua, scegliendo i regali solidali, come il biglietto di auguri o le ecard, e testimoniare il proprio impegno http://regali.sosvillaggideibambini.org/regali-solidali-aziendali/

 

Approfondimenti

L'AMOXICILLINA PUO' CAUSARE PIU' DANNI CHE BENEFICI, A MENO CHE NON SI SOSPETTI UNA POLMONITE

ntibiotici comunemente prescritti non contribuiscono a curare la maggior parte delle tossi negli adulti, secondo quanto affermato da una nuova ricerca. Ai pazienti affetti da tosse o bronchite vengono spesso prescritti antibiotici e studi precedenti hanno fornito risultati contrastanti circa la loro efficacia. Per questo studio, i ricercatori hanno assegnato in modo casuale a più di 2.000 adulti che si lamentavano di una tosse, amoxicillina per una settimana o un placebo

Nel complesso, l’antibiotico non è risultato più efficace nell’alleviare i sintomi o la loro durata rispetto al placebo. I risultati si sono dimostrati validi anche tra le persone che avevano più di 60 anni. ”Il messaggio principale è che gli antibiotici non sono di solito necessari per le infezioni delle vie respiratorie, a meno che non si sospetti polmonite”, ha detto il Dott. Philipp Schuetz del Kantonsspital Aarau in Svizzera.“Solo pochi pazienti beneficiano dall’assunzione di antibiotici e questi possono essere identificati con nuovi esami del sangue per le infezioni batteriche”, ha detto Schuetz, che ha scritto un editoriale che accompagna lo studio. “I medici ed i pazienti dovrebbero astenersi dall’uso di antibiotici, ma, se si sentono sicuri, l’esame del sangue aiuta a ridurre ulteriormente i rischi.”

 

I partecipanti allo studio avevano tutti più di 18 anni e avevano richiesto un trattamento per una tosse acuta – nel senso che avevano avuto la tosse per meno di un mese – che è una delle malattie più comuni riscontrate dai medici di assistenza primaria. Non c’era motivo di sospettare che nessuno di loro fosse affetto da una polmonite, che viene trattata con antibiotici.

 

I partecipanti hanno preso l’antibiotico tre volte al giorno per sette giorni. Se da un lato la loro capacità di recupero non era migliore di quella dei pazienti che assumevano le pillole fittizie, dall’altro erano più propensi a segnalare gli effetti collaterali come nausea, rash e diarrea, secondo lo studio, pubblicato online il 19 dicembre su The Lancet Infectious Diseases.

 

Detto questo, sempre più persone nel gruppo placebo ha fatto esperienza di sintomi nuovi o in peggioramento, ma questa evenienza non si è verificata con una frequenza tale da giustificare il trattamento di tutti con gli antibiotici. Trenta persone dovrebbero essere trattate con antibiotici per evitare che una persona sviluppi sintomi nuovi o peggiorati, hanno rilevato gli autori dello studio.

 

Lo studio è il più grande fino ad oggi ad aver dimostrato che gli antibiotici non contribuiscono a trattare in infezioni respiratorie minori , dicono i ricercatori.

 

L’uso indiscriminato di antibiotici può anche presentare rischi, secondo Schuetz: “Il rischio principale legato all’uso degli antibiotici è quello degli effetti collaterali diretti come la diarrea grave”, ha detto. “L’altro rischio si riferisce alla comparsa di batteri multiresistenti, che a livello di popolazione sono una minaccia per la società, dal momento che gli antibiotici potrebbero non funzionare correttamente.”

 

Tradotto a cura di: quellichelafarmacia

http://www.laleva.org/it/2013/02/lamoxicillina_puo_causare_piu_danni_che_benefici.html

Fonte: The Lancet

LO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTA'

 

1comunicato stampaLO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTÀL’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli rifiuta l’esistenza dello Zoo, luogo abominevole che offende la dignità animale ed umanaPiù di un anno fa abbiamo assistito al fallimento della società Parks and Leisure della famiglia Falchero che ha gestito l’Edenlandia e lo Zoo di Napoli per un lungo periodo. La sciagurata e deplorevole conduzione dello Zoo, purtroppo, ha condizionato seriamente la vita stessa dei poveri animali, costretti a vivere, per tantissimo tempo, in modo precario, molto spesso al limite della sopravvivenza. Ma, era risaputo che le drammatiche e tristi vicende dello Zoo si protraevano già da anni: rischio di chiusura, licenziamento dei dipendenti e tragico destino per gli animali.Il periodo successivo al fallimento della Parks and Leisure fu assurdo e terribile: per lunghi periodi tutte le problematiche dello Zoo comparivano sui giornali o nei videogiornali, per lunghissimi periodi, invece, sparivano completamente, come se i poveri animali uscendo dalle loro gabbie o dai loro recinti, fossero andati in vacanza. Mai, nessun problema degli animali dello Zoo di Napoli è andato in vacanza, in tutto lo Zoo regnava uno stato di abbandono, e gli animali, per incuria e disinteresse, continuavano a vivere tra rifiuti e strutture fatiscenti. Sulle pagine on-line di ‘la Repubblica’ la giornalista Cristina Zagaria scriveva: “Gabbie, ferro, reti, ruggine, incuria, abbandono, spazzatura, bottiglie di candeggina vuote, fili elettrici a vistaL’elefante fa fatica a muoversi in uno spazio ristretto. Cartacce e rifiuti riempiono la gabbia dei leoni. Le capre, protette solo da un riparo di fortuna, sguazzano nel fango, dopo le piogge della scorsa settimana. Gatti randagi sonnecchiano nella voliera degli avvoltoi. Muffe, crepe, strutture fatiscenti e una carcassa di coniglio nella vasca delle oche. Ecco lo zoo”.Nei tanti incontri con politici locali ed altre associazioni ambientaliste ed animaliste, ho sottolineato, a nome della mia associazione, l’assoluto rifiuto verso lo Zoo, proponendo che le aree occupate dello Zoo di Napoli potessero essere utilizzate da percorsi faunistici virtuali che riproponevano con filmati, foto, disegni e composizioni la reale vita degli animali, quella vissuta nei loro ambienti naturali senza le limitazioni imposte da sbarre, muri, fili spinati e fossati che ricordano tristemente i lager nazisti.Dopo slogan e mirabolanti promesse politiche mai mantenute dagli amministratori cittadini, la Clear Leisure (già Brainspark) di Alfredo Villa, gestirà tra qualche settimana l’area dello Zoo e dell’Edenlandia grazie alla conclusione di una trattativa privata col Comune di Napoli. Perché l’area occupata dallo Zoo, per grandissima parte di proprietà del Comune di Napoli, è gestita da un privato? E’ una scelta iniqua e immorale poiché in città sono davvero poche le zone verdi disponibili per i cittadini e l’area occupata dallo Zoo poteva rappresentare un vastissimo spazio che, oltre a favorire un contatto diretto con la natura, avrebbe incoraggiato molti a socializzare per rimuovere la fredda solitudine metropolitana. Inoltre, non sarebbe stato meglio utilizzare l’area dello Zoo per costruire un grande canile municipale per accogliere cani abbandonati o nati nelle strade? L’abbandono dei cani non costituisce soltanto un problema etico, che dovrebbe turbare le nostre coscienze, ma è anche un problema sanitario e sociale poiché incrementa il triste fenomeno del randagismo che2negli ultimi decenni ha assunto dimensioni preoccupanti, un fenomeno in crescita che non accenna a regredire, facilmente riscontrabile nei piccoli e nei grandi centri. Nelle periferie di Napoli il problema del randagismo è diffuso e i canili che esistono in città, pur gestiti da persone che mostrano amore per gli animali, sono spesso precari per la mancanza di fondi. Gli amministratori comunali avrebbero potuto affrontare il problema del randagismo in maniera razionale e seria, grazie ad una struttura spaziosa che avrebbe anche consentito la costruzione di un ambulatorio veterinario per le cure più urgenti.La scelta degli amministratori napoletani purtroppo non è cambiata: lo Zoo continuerà ad esistere, nella nostra città sarà ancora attiva una struttura che produce profitto grazie alla sofferenza ed alla spettacolarizzazione degli animali, ai quali sono negati i più elementari principi della cultura animalista ed ambientalista, principi ridotti a semplici slogan da campagna elettorale utilizzati da alcuni gruppi politici e da qualche sedicente politico soltanto per conquistare le simpatie ed i voti di quei cittadini che negano qualsiasi barbarie nei confronti degli animali. Anche se il numero delle associazioni e dei cittadini nettamente contrari all’esistenza dello Zoo sono in continua crescita, gli amministratori comunali di Napoli non hanno prestato ascolto alle loro richieste, seguendo, invece, strade lontanissime dalla tutela ambientale e faunistica, che conducono alla segregazione forzata degli animali.La Clear Leisure ha nei suoi programmi l’ampliamento di alcuni recinti e gabbie per “segregare” altri animali. Noi dell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli ci opponiamo fermamente alla “deportazione animale” ed a “nuove e vecchie segregazioni” poiché, secondo le nostre già note posizioni, gli Zoo rappresentano lo sfruttamento animale, la prevaricazione dei loro diritti e l’esposizione forzata all’interno di luoghi angusti ed opprimenti. Agli animali, come agli uomini, non può essere negato il più elementare dei valori, quello della libertà. La nostra associazione, quindi, grida con forza e rabbia che la società civile deve assolutamente schierarsi contro l’esistenza di strutture che imprigionano altri esseri viventi negandogli la libertà e la dignità. Abbiamo sempre sostenuto che con la definitiva chiusura dello Zoo gli animali giovani, quelli in buona salute e quelli gestibili dovranno ritornare nei loro habitat naturali, mentre quelli anziani o ammalati, dovranno rimanere nella struttura, assistiti e curati da personale specializzato, a spese della comunità, sino alla fine della loro vita.Gli Zoo non rappresentano neanche aree scientifiche e pedagogiche, come spesso molti vorrebbero far credere. In queste tristi realtà, gli animali sono mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. E’ assurdo conoscere un animale quando è segregato in un ambiente che gli è estraneo, vederlo “alienato” girare in tondo per ammirarne soltanto le fattezze. Per acquisire una seria e reale conoscenza faunistica, invece, è importante che l’animale ed il suo ambiente naturale non siano assolutamente separati.Michele Di GerioReferente tutela diritti degli animali non umanidell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli

comunicato stampa

 

LO ZOO DI NAPOLI, UN LAGER IN CITTÀ

 

L’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli rifiuta l’esistenza dello Zoo, luogo abominevole che offende la dignità animale ed umanaPiù di un anno fa abbiamo assistito al fallimento della società Parks and Leisure della famiglia Falchero che ha gestito l’Edenlandia e lo Zoo di Napoli per un lungo periodo. La sciagurata e deplorevole conduzione dello Zoo, purtroppo, ha condizionato seriamente la vita stessa dei poveri animali, costretti a vivere, per tantissimo tempo, in modo precario, molto spesso al limite della sopravvivenza. Ma, era risaputo che le drammatiche e tristi vicende dello Zoo si protraevano già da anni: rischio di chiusura, licenziamento dei dipendenti e tragico destino per gli animali.Il periodo successivo al fallimento della Parks and Leisure fu assurdo e terribile: per lunghi periodi tutte le problematiche dello Zoo comparivano sui giornali o nei videogiornali, per lunghissimi periodi, invece, sparivano completamente, come se i poveri animali uscendo dalle loro gabbie o dai loro recinti, fossero andati in vacanza. Mai, nessun problema degli animali dello Zoo di Napoli è andato in vacanza, in tutto lo Zoo regnava uno stato di abbandono, e gli animali, per incuria e disinteresse, continuavano a vivere tra rifiuti e strutture fatiscenti. Sulle pagine on-line di ‘la Repubblica’ la giornalista Cristina Zagaria scriveva: “Gabbie, ferro, reti, ruggine, incuria, abbandono, spazzatura, bottiglie di candeggina vuote, fili elettrici a vistaL’elefante fa fatica a muoversi in uno spazio ristretto. Cartacce e rifiuti riempiono la gabbia dei leoni. Le capre, protette solo da un riparo di fortuna, sguazzano nel fango, dopo le piogge della scorsa settimana. Gatti randagi sonnecchiano nella voliera degli avvoltoi. Muffe, crepe, strutture fatiscenti e una carcassa di coniglio nella vasca delle oche. Ecco lo zoo”.Nei tanti incontri con politici locali ed altre associazioni ambientaliste ed animaliste, ho sottolineato, a nome della mia associazione, l’assoluto rifiuto verso lo Zoo, proponendo che le aree occupate dello Zoo di Napoli potessero essere utilizzate da percorsi faunistici virtuali che riproponevano con filmati, foto, disegni e composizioni la reale vita degli animali, quella vissuta nei loro ambienti naturali senza le limitazioni imposte da sbarre, muri, fili spinati e fossati che ricordano tristemente i lager nazisti.Dopo slogan e mirabolanti promesse politiche mai mantenute dagli amministratori cittadini, la Clear Leisure (già Brainspark) di Alfredo Villa, gestirà tra qualche settimana l’area dello Zoo e dell’Edenlandia grazie alla conclusione di una trattativa privata col Comune di Napoli. Perché l’area occupata dallo Zoo, per grandissima parte di proprietà del Comune di Napoli, è gestita da un privato? E’ una scelta iniqua e immorale poiché in città sono davvero poche le zone verdi disponibili per i cittadini e l’area occupata dallo Zoo poteva rappresentare un vastissimo spazio che, oltre a favorire un contatto diretto con la natura, avrebbe incoraggiato molti a socializzare per rimuovere la fredda solitudine metropolitana. Inoltre, non sarebbe stato meglio utilizzare l’area dello Zoo per costruire un grande canile municipale per accogliere cani abbandonati o nati nelle strade? L’abbandono dei cani non costituisce soltanto un problema etico, che dovrebbe turbare le nostre coscienze, ma è anche un problema sanitario e sociale poiché incrementa il triste fenomeno del randagismo che2negli ultimi decenni ha assunto dimensioni preoccupanti, un fenomeno in crescita che non accenna a regredire, facilmente riscontrabile nei piccoli e nei grandi centri. Nelle periferie di Napoli il problema del randagismo è diffuso e i canili che esistono in città, pur gestiti da persone che mostrano amore per gli animali, sono spesso precari per la mancanza di fondi. Gli amministratori comunali avrebbero potuto affrontare il problema del randagismo in maniera razionale e seria, grazie ad una struttura spaziosa che avrebbe anche consentito la costruzione di un ambulatorio veterinario per le cure più urgenti.La scelta degli amministratori napoletani purtroppo non è cambiata: lo Zoo continuerà ad esistere, nella nostra città sarà ancora attiva una struttura che produce profitto grazie alla sofferenza ed alla spettacolarizzazione degli animali, ai quali sono negati i più elementari principi della cultura animalista ed ambientalista, principi ridotti a semplici slogan da campagna elettorale utilizzati da alcuni gruppi politici e da qualche sedicente politico soltanto per conquistare le simpatie ed i voti di quei cittadini che negano qualsiasi barbarie nei confronti degli animali. Anche se il numero delle associazioni e dei cittadini nettamente contrari all’esistenza dello Zoo sono in continua crescita, gli amministratori comunali di Napoli non hanno prestato ascolto alle loro richieste, seguendo, invece, strade lontanissime dalla tutela ambientale e faunistica, che conducono alla segregazione forzata degli animali.La Clear Leisure ha nei suoi programmi l’ampliamento di alcuni recinti e gabbie per “segregare” altri animali. Noi dell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli ci opponiamo fermamente alla “deportazione animale” ed a “nuove e vecchie segregazioni” poiché, secondo le nostre già note posizioni, gli Zoo rappresentano lo sfruttamento animale, la prevaricazione dei loro diritti e l’esposizione forzata all’interno di luoghi angusti ed opprimenti. Agli animali, come agli uomini, non può essere negato il più elementare dei valori, quello della libertà. La nostra associazione, quindi, grida con forza e rabbia che la società civile deve assolutamente schierarsi contro l’esistenza di strutture che imprigionano altri esseri viventi negandogli la libertà e la dignità. Abbiamo sempre sostenuto che con la definitiva chiusura dello Zoo gli animali giovani, quelli in buona salute e quelli gestibili dovranno ritornare nei loro habitat naturali, mentre quelli anziani o ammalati, dovranno rimanere nella struttura, assistiti e curati da personale specializzato, a spese della comunità, sino alla fine della loro vita.Gli Zoo non rappresentano neanche aree scientifiche e pedagogiche, come spesso molti vorrebbero far credere. In queste tristi realtà, gli animali sono mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie. E’ assurdo conoscere un animale quando è segregato in un ambiente che gli è estraneo, vederlo “alienato” girare in tondo per ammirarne soltanto le fattezze. Per acquisire una seria e reale conoscenza faunistica, invece, è importante che l’animale ed il suo ambiente naturale non siano assolutamente separati.Michele Di GerioReferente tutela diritti degli animali non umanidell’associazione “Verdi, Ambiente e Società” di Napoli