BLOG SOLIDALE
Il Blog delle Azioni Umanitarie
Il Blog delle Azioni Umanitarie
Nov 2nd
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Nov 2nd
Formazione specialistica in Arte-Educazione che risponde all'esigenza di chi desidera avvicinarsi al mondo del circo sociale e/o del clown sociale, sviluppando conoscenze a livello base e intermedio di arti circensi e apprendendo, allo stesso tempo, l'uso di strumenti applicabili in progettualità rivolte nello specifico a minori e giovani adulti in situazioni di disagio e di emarginazione sociale.
L'iter formativo è strutturato in moduli tematici in cui si sperimenteranno direttamente diverse arti circensi e discipline (Giocoleria, Equilibrismo, acrobatica a terra, acrobatica aerea, pedagogia del circo sociale, swinging-clave-kiwido, Hooping, contact juggling, manipolazione di cappelli, teatro-danza, clown terapia, creare uno spettacolo) e i relativi aspetti pedagogici, psicomotori e riabilitativi.
Destinatari
I corsi del piano E sono adatti a tutti. In particolare sono rivolti a chi desidera acquisire strumenti di pedagogia delle arti circensi.
Non sono richiesti prerequisiti fisici né tecnici specifici, ma buona salute e voglia di mettersi in gioco e sperimentarsi.
E' consigliabile sottoporsi ad una visita medica di controllo prima di frequentare le discipline del Piano E.
I partecipanti al termine del piano formativo dovranno aver acquisito abilità di base in arte-educazione e conoscenza della pedagogia delle arti circensi.
Per ogni corso viene rilasciato un attestato di partecipazione.
Attestato per piano formativo completo (180 ore): " Esperto in percorsi di Arte-educazione"
E' possibile frequentare anche un singolo corso.
§ E1 - Giocoleria-Equilibrismo
27 e 28 ottobre 2012
§ E2 - Il Circo Sociale
3 e 4 novembre 2012
§ E3 - Acrobatica a terra
17 e 18 novembre 2012
§ E4 - Swinging: clave, kiwido, bastoni
1 e 2 dicembre 2012
§ E5 - Acrobatica aerea
12 e 13 gennaio 2013
§ E6 - Mimo
2 e 3 febbraio 2013
§ E7 - Hooping
23 e 24 febbraio 2013
§ E8 - Contact Juggling e Manipolazione Cappelli
23 e 24 marzo 2013
§ E9 - Teatro danza
11 e 12 maggio 2013
§ E10 - Creare uno spettacolo
8 e 9 giugno 2013
Quote di partecipazione:
N.B. Le quote di partecipazione contribuiscono a finanziare i progetti della Fondazione "Uniti per crescere insieme" di (progetti di circo sociale educativo per minori e adolescenti ospedalizzati e/o a rischio di emarginazione sociale e culturale).
Detrazioni fiscali
Le quote di contribuzione sono detraibili fiscalmente secondo gli usi di legge.
Informazioni
Università del Sociale
Tel. 011.198.36.531 - Tel. 011.198.36.557
Nov 2nd
La prima in Italia, la seconda in Europa per importanza.
Firmate subito questa petizione:
MailScanner has detected a possible fraud attempt from "www.avaaz.org" claiming to be http://www.avaaz.org...DIBARI/?coMMndb
Le firme possono salvare 84.000 semi che stanno morendo come avevano salvato 2500 cagnolini beagle della Green Hill destinati alla vivisezione. MA DOBBIAMO ESSERE TANTI A FIRMARE. FATE GIRARE IN TUTTO IL MONDO QUESTO LINK:
MailScanner has detected a possible fraud attempt from "www.avaaz.org" claiming to be http://www.avaaz.org...DIBARI/?coMMndb
Sei milioni di firme hanno salvato i cagnolini di Green Hill. Dobbiamo far presto per salvare gli 84.000 semi della Banca del Germoplasma di Bari che rischia di chiudere per mancanza di fondi ministeriali. Dobbiamo contrastare la Rivoluzione Verde delle monoculture. Chiediamo ai giudici che affidino i semi ai privati, piuttosto di distruggerli, come hanno affidato i 2500 cagnolini della Green Hill ai privati, per evitare loro la vivisezione nei laboratori farmaceutici di mezzo mondo.
Questa è una battaglia per difendere il nostro Pianeta Gaia.
Dobbiamo vincerla.
Se volete saperne di più, andate qui:
: http://www.stampalibera.com/?p=34003
Primo firmatario: Mario Cherubini, giornalista e scrittore bresciano, coordinatore della piattaforma mondiale di “TalentCity-La Città dei Talenti”:www.youdream.info
COS’E’ LA BANCA DEL GERMOPLASMA?
La Banca del Germoplasma del CNR di Bari, fondata nel 1970, si trova in una condizione di altissimo rischio. È l’unica in Italia, la seconda in Europa e tra le prime dieci nel mondo su un totale di 1470. Conserva 84.000 accessioni (campioni) di germoplasma, appartenenti a più di 60 generi e più di 600 specie di piante coltivate e specie selvatiche affini (parenti strette di quelle coltivate), minacciate da erosione genetica e/o estinzione.
MINACCE DALLA RIVOLUZIONE VERDE
La Rivoluzione Verde, responsabile dello sviluppo di sistemi agricoli industriali ad alto impatto ambientale e basati sulle monocolture (coltivazione di un’unica specie ed un’unica varietà di piante su grandi estensioni) e l’uso di varietà molto omogenee, rappresenta una minaccia continua alla biodiversità, sia di quella conservata ex situ (nelle banche di germoplasma) sia di quella conservata in situ (aree di origine). È per questo che quasi tutte le banche di germoplasma sono state fondate negli anni Sessanta e Settanta, cioè subito dopo che organismi internazionali, come la FAO, e studiosi di tutto il mondo, incominciarono a notare e denunciare l’alta erosione genetica determinata dalla Rivoluzione Verde.
Se, durante la Rivoluzione Verde, questa diversità genetica non fosse stata raccolta e preservata (conservata ex situ) nelle banche di germoplasma, si sarebbe persa per sempre ed oggi non potrebbe essere più reperita, perché non più presente nelle aree di origine. La Rivoluzione Verde avrebbe vanificato completamente il lavoro di millenni degli agricoltori.
UNA STORIA ASSURDA, MA VERA
E’ una storia che è iniziata nel 1999, con la ristrutturazione del CNR, e realizzata nel 2002, con la fusione dell’Istituto del Germoplasma (Banca del Germoplasma) del CNR di Bari con altri quattro piccoli centri del CNR, di Portici (NA), Palermo, Firenze e Perugia, non interessati alla conservazione del germoplasma, ma all’ingegneria genetica e produzione di piante transgeniche.
Questa fusione, come già detto, scatenò ovviamente una serie di problemi alla Banca del Germoplasma. È nata così una storia che a fasi alterne e discontinue ha visto anche l’interessamento di politici, studiosi italiani e stranieri, inclusi alcuni organismi internazionali (FAO) e alcune associazioni di categoria. Purtroppo il loro interessamento è servito a nulla. Infatti, le battaglie non sono riuscite ad evitare la fusione e il risultato è stato che il 30.11.2009 la Banca del Germoplasma, dopo 5 anni di sequestro (dedicati alla riparazione e manutenzione straordinaria degli impianti del freddo delle camere di conservazione e accertamento del danno subito dalle collezioni di semi), con l’esecuzione del decreto di dissequestro dell’ex P.M. dott. Marco DINAPOLI, del 26.10.2009, è stata restituita al CNR, cioè a chi l’aveva messa a rischio. Non è una storia assurda?
(i suddetti contenuti sono estratti dal sito: http://www.stampalibera.com/?p=34003
COSA CHIEDIAMO?
NOI FIRMATARI CHIEDIAMO PERTANTO AI MAGISTRATI RESPONSABILI, AL CNR, ALLE AUTORITA’ POLITICHE NAZIONALI, REGIONALI, PROVINCIALI E CITTADINE DI “SALVARE AD OGNI COSTO LA BANCA DEI SEMI DI BARI”. A COSTO DI CONSEGNARE A NOI FIRMATARI I SEMI DELLA BANCA, PER FARLI RIVIVERE. UN PO’ COME E’ STATO FATTO PER I CAGNOLINI BEAGLE DELLA GREEN HILL DI MONTICHIARI: 2500 BEAGLE CONSEGNATI A PRIVATI PER SALVARLI DALLA VIVISEZIONE.
Ott 23rd
C'è un Forum Nazionale dei Movimenti per la terra e il paesaggio che lo sta facendo. La campagna si chiama "Salviamo il Paesaggio" e trovi tutte le info a questo indirizzo: www.salviamoilpaesaggio.it
Maurizio
Vi inoltro un articolo che ho trovato su comune-info.net
Chiedendo a voi tutti se non sia il caso di fare una massiccia raccolta di
firme da inviare a chi ci governa ma anche a chi ci amministra nei comuni e
nelle province, affinché la finiamo (noi italiani anche per omissione)di
devastare l'Italia dei paesaggi e dei luoghi di arte e di storia.
Lancio un S.O.S. a voi che forse avete i contatti giusti e sapete come
muovervi per questa che è l'ennesima ma pur ottima causa.
Grazie. Irene Boninsegna
"Le cittaÌ italiane consumano meno acqua ma continuano ad avere problemi di
consumo del
suolo e troppi sono i siti sensibili dal punto di vista dell’inquinamento.
Queste sono alcune delle informazioni (basate su dati relativi al 2010-2011)
che emergono dall’VIII edizione del Rapporto sulla qualitaÌ dell’ambiente
urbano presentato oggi a Roma dall’Ispra, che censisce 51 comuni capoluogo e
che eÌ stato realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione
dell’Ambiente (…).
In Italia il valore medio dell’acqua consumata per uso domestico eÌ
diminuito negli ultimi 10
anni di circa il 20%, con un consumo medio pro-capite di 66,7 metri cubi in
116 capoluoghi di
provincia. Tuttavia, la diminuzione non eÌ imputabile unicamente a misure
virtuose di risparmio, ma anche a limitatezza della risorsa, come
evidenziano i casi, che nel 2010 hanno riguardato 7 cittaÌ, di
razionalizzazione nell’erogazione dell’acqua. (…)
In Italia, infatti, si consumano giornalmente piuÌ di cento ettari al
giorno. Il rapporto valuta il consumo di suolo in 43 aree urbane, dovuto
all’impermeabilizzazione e ad altri usi artificiali quali cave, discariche e
cantieri, negli anni compresi fra il 1949 e il 2011. Il consumo eÌ risultato
elevato in quasi tutti i comuni studiati, con un continuo incremento delle
superfici impermeabilizzate. In 4 cittaÌ su 43 il consumo del suolo eÌ
esteso ormai a piuÌ della metaÌ del territorio comunale, in 10 cittaÌ eÌ
compreso tra il 30 e il 50%. (…)
Gli sprofondamenti nei centri urbani (sia della sede stradale che al di
sotto di edifici), altro
indicatore della fragilitaÌ delle nostre cittaÌ, sono un fenomeno in
aumento: ad esempio, a Roma
nel 2012 sono finora stati registrati 59 sprofondamenti, a fronte dei 36
segnalati durante tutto il
2011. Tali fenomeni in generale sono determinati dalle caratteristiche
naturali del sottosuolo (es.
cavitaÌ carsiche), ma anche da fattori antropici come le insufficienze della
rete fognaria e di
drenaggio, cui sono riconducibili molti dei casi, spesso innescati da eventi
meteorici intensi. Il
maggior numero di casi di sprofondamento complessivamente censiti (periodo
1884-2012) si
sono avuti a Roma (1892 fino a settembre 2012), seguita da Napoli (234) e
Cagliari (67).
Nel Rapporto eÌ presente una sezione dedicata alla mobilitaÌ urbana
sostenibile. Il tasso di
motorizzazione dei veicoli privati nel paese eÌ passato da circa 501
autovetture ogni 1000 abitanti
nel 1991 a circa 606 nel 2010: l’Italia rimane uno dei paesi con piuÌ alto
numero di autovetture
procapite. (…) Per le piste ciclabili si osservano nel lungo periodo
(2000-2010) incrementi (…) Il valore piuÌ elevato si registra a Reggio
Emilia con 1026 metri di piste ciclabili per 1.000 abitanti mentre, tra le
grandi cittaÌ, Roma e Milano registrano bassi valori dell’indicatore (circa
45 e 57 metri di piste ciclabili per 1000 abitanti nel 2010).
La mobilitaÌ eÌ un importante fattore di pressione per la qualitaÌ
dell’aria, che vede note dolenti
specie nel Nord Italia e per il PM10, con le cittaÌ del bacino padano che
hanno registrato frequenti
superamenti del valore limite giornaliero."
Tags:acqua, altra mobilità, ambiente, consumo di suolo
Ott 22nd
Recentemente uscito nelle sale cinematografiche italiane, C’è chi dice no è una delle pellicole che ha dato adito ai più accesi dibattiti. La ragione di tutto questo? Il film, tratto da una storia vera, è di grande attualità perché affronta il roventissimo tema delle raccomandazioni e del precariato/disoccupazione in Italia. Soggetto di Fabio Bonifacci e regia di Gianbattista Avellino, il film può vantare un cast d’eccezione fra cui, soprattutto, spuntano i nomi di Luca Argentero, Giorgio Albertazzi, Paolo Ruffini, Paola Cortellesi e Myriam Catania.
Irma Camuzzo (Paola Cortellesi) è un medico bravo ed appassionato cui, in occasione di un concorso, viene preferita – spinta da una raccomandazione - la compagna del primario. Max Rizzi (Luca Argentero) è un brillante giornalista che si vede soffiare la promozione dalla “segnalatissima” figlia di un collega di fama internazionale. Samuele Bazzoni (Paolo Ruffini) è un brillante giurista che si vede rubare il posto dal genero dell’insigne professor De Rolandis (Giorgio Albertazzi). I tre – accomunati dallo stesso destino - si ritrovano, dopo anni, a una cena di classe cui partecipano tutti raccomandati, prevalentemente figli du papà. Schifati dall’opportunismo e dalla falsità dei commensali, decidono di abbandonare la serata rivolgendo un sonante “vaffa” agli ex compagni di scuola. Confrontando le loro vite (perennemente in salita) con quelle dei loro vecchi amici (totalmente in discesa), scatta in loro una molla, un senso di ribellione e revanscismo che – fino ad allora- erano rimasti sedati. Da questo nuovo spirito, nascono una serie di iniziative indirizzate alle persone che ingiustamente occupavano i loro posti di lavoro. In breve, nascono i “Pirati del Merito”, un’organizzazione volta a rivendicare i torti subiti negli scatti di carriera, atta a denunciare il baronato e la raccomandazione sul posto di lavoro. Sulle tracce dell’improvvisata organizzazione, due agenti anch’essi in preda a un sistema di potere in cui, alla ragion di stato manzoniana, prevale la logica del più forte. Ironia della sorte, saranno proprio gli uomini in divisa a mettere in difficoltà i tre protagonisti … Sullo sfondo della storia, la bellissima Firenze ed i pittoreschi paesaggi toscani in genere.
La vicenda del film, ispirata a dei fatti veri, sarà resa nota grazie al libro-testimonianza scritto da Enza (Myriam Catania). L’immagine di Enza, nell’economia della narrazione, è la linea di confine fra potere e sottomissione incondizionata. Enza è una ragazza idealista, ingenua e ribelle, è una pura che non si rende conto di appartenere alla classe dei forti. Un po’ come Ermengarda nell’Adelchi, è la cerniera fra oppressi e oppressori: nella schiera degli oppressori perché appartiene alla classe alto borghese e viene raccomandata dal padre, oppressa perché ne è inconsapevole, non condivide gli ideali della classe cui appartiene e sceglie di scrivere un libro – contro i suoi interessi – per denunciare le raccomandazioni e le sopraffazioni dei più forti nell’aggiudicarsi i ruoli di potere.
La pellicola, prima ancora che un film documentario, è una denuncia – neanche troppo velata – della difficile situazione in cui versano i giovani italiani. Una situazione sempre più drammatica. La fuga di cervelli è, purtroppo, una delle conseguenze più gravi e lampanti sotto gli occhi di tutti. Dai lavori più duri a quelli per il quale è richiesto un alto grado di studio la parola chiave,di questi ultimi anni, è una e una soltanto: immobilismo. Max, che nel film è un acuto giornalista, non riesce a far carriera, perché nel suo settore non c’è spazio se non per chi già appartiene a quell’ambiente. Max è figlio di un ferroviere che ha fatto i sacrifici per farlo studiare. Le situazioni di Irma e Samuele, benché in ambiti estremamente differenti, sono analoghe a quelle dell’amico. Queste storie, nell’Italia del terzo millennio, sono purtroppo alla regola del giorno. L’istruzione, che un tempo era considerata un mezzo di riscatto sociale, oggi è una flebile speranza e – il più delle volte – non serve a modificare lo status quo, personale e di una società e di un sistema che si sono arroccati nella propria autodifesa. Il film di Gianbattista Avellino è, in conclusione, una fedele diapositiva del Bel Paese di oggi, l’ennesimo assist per riflettere più a fondo e cercare di essere migliori.
FONTE : http://www.flaneri.com/index.php/variaet/leggi/ce_chi_dice_no/