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Parole di incoraggiamento bellissime e inaspettate

La famiglia di Riley England, un bimbo di 8 anni di China Grove (North Carolina), si trovava a cena in un ristorante della città, quando una cameriera si è avvicinata ad Ashey, la mamma di Riley, e, piangendo a dirotto, le ha comunicato che uno sconosciuto aveva già pagato il conto per tutta la famiglia e che l’aveva pregata di dar loro un biglietto.

 

Sorpresa per le lacrime della cameriera, Ashley England ha aperto il bigliettino e incredula ha letto il seguente messaggio: “Dio affida i bambini speciali solo alle persone speciali”. Il piccolo Riley – il bel bambino che sorride nella foto a lato – soffre di epilessia, non riesce ad esprimersi attraverso le parole ed ha subito ben tre delicati interventi al cervello e, durante la cena, stava diventando piuttosto impaziente ed irrequieto.

 

“Le ultime settimane”, ha spiegato Ashley alla stampa, “sono state piuttosto difficili e spossanti per noi, specialmente fuori casa. Riley cominciava ad urlare e a battere i pugni sul tavolo e so che a qualcuno dà molto fastidio. Ma se uno non si trova nei nostri panni, non ha diritto di giudicare. Perché dà per scontato anche un semplice “ti voglio bene” da parte del proprio figlio”.

 

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Perciò, dopo che la cameriera si è avvicinata al tavolo dicendo “Cercherò di dirvelo senza piangere, ma un altro cliente vi ha già pagato la cena e vuole che vi dia questo biglietto”,Ashley è scoppiata a piangere, sopraffatta da tanta gentilezza ma, soprattutto, per leinaspettate parole di incoraggiamento.

 

“Vedere che qualcuno ha fatto questo per noi, ci dimostra che c’è chi capisce perfettamente ciò che proviamo e quanto sia difficile per noi, a volte, stare in mezzo alla gente. Mi ha fatto piangere, è stata una vera benedizione, più di quanto possa immaginare. Mi ha fatto dimenticare tutti i commenti negativi e cattivi. Li ha spazzati via completamente. Esistono ancora persone che hanno un cuore!”

 

Ashley, infine, ha voluto ringraziare pubblicamente la persona che ha pagato la cena, ma soprattutto per le bellissime parole di incoraggiamento nei loro confronti: “Non poteva sapere quali difficoltà abbiamo dovuto affrontare ultimamente e in quel momento avevamo davvero bisogno di una parola di conforto. Grazie!”

http://www.buonenotizie.it/in-evidenza/2013/09/13/parole-di-incoraggiamento-bellissime-e-inaspettate/

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LA RICCHEZZA DELLA FIDUCIA : LA FORMA PIU' ELEVATA DI AMORE

La parola FIDUCIA deriva dal latino FIDERE, aver fede in qualcuno o qualcosa. Una sensazione di sicurezza basata sulla speranza o sulla stima riposta in qualcuno o qualcosa.

Una sicurezza che molti definiscono possa avere un grado, tanto che si parla di fiducia limitata o illimitata, quella che chiamiamo fiducia cieca. Un particolare tipo di fiducia che solo i bambini possono riporre in un'altra persona. I bambini sono poveri di sfiducia, poiché non hanno da dare sfiducia a nessuno.

Gli adulti al contrario, per esperienza, ricchi di sfiducia, sanno che le persone non sono mai completamente affidabili, non lo sono su tutto, non lo sono sempre.

Ecco che allora la parola fiducia nel mondo degli adulti viene tradotta in credito. Dare credito a qualcuno, ma solo a poche persone, solo quelle degne.

La fiducia non è più una ricchezza incommensurabile da dare a tutti gli uomini che incontravi nel tuo cammino, come era originariamente all’epoca dei Buddha, dei Cristo e dei Grandi Maestri.

Si parla oggi del rapporto di fiducia, e non della Fiducia.

Si aggiunge alla fiducia un contratto, una relazione, con un fine determinato in vista di una compensazione e/o di un risarcimento.

La cosa più triste è che questo tipo di relazione di fiducia, ci è stato insegnato di applicarla anche a noi stessi. Il nostro giudice interiore ci chiede continuamente, dopo aver esaminato i nostri limiti e le nostre “zone d’ombra”: “merito la fiducia degli altri ?” …. “Come posso fidarmi di me stesso ?” … “io non mi comporto sempre in modo da meritare stima e fiducia,… spesso cerco di nascondere quello che faccio, cerco di mostrarmi meglio di quello che sono, … dunque gli altri faranno altrettanto… e allora come faccio a fidarmi degli altri ?”

La paura di essere limitati, di non accettare il buio che è in noi e negli altri, così come amiamo vederne la Luce, ci porta a credere che la fiducia debba essere ricercata fuori da noi stessi e dai nostri simili. In esseri migliori e più perfetti.

Ecco che allora la fiducia quella con la F maiuscola viene riposta all’esterno di noi. Nella Divinità ad esempio, perché crediamo che ci manchi qualcosa e/o non vogliamo sentirci responsabili delle nostre scelte.

Non crediamo sia possibile essere co-creatori del bene, come può ad esempio essere la costruzione di una vita sana e felice, oppure non abbiamo fiducia nelle nostre capacità personali o extra-sensoriali e allo stesso tempo, abbiamo paura, seguendo la nostra mente che mente, di co-creare il male, inteso anche come malattia del corpo, come paura di distruggere ciò che è stato creato o che noi stessi abbiamo creato.

La lotta tra il bene ed il male, fiducia-amore e paura ha interessato moltissimi studiosi e teologi da migliaia di anni.

In questo percorso desidero rendervi partecipi di una considerazione già condivisa : il male non esiste ! E’ solo una mancanza di Luce! Il male nasce dalla dualità che ci permette di “vedere il buio” ove lo desideriamo.

Il male è semplicemente una momentanea assenza di Luce, ovvero di bene, di fiducia-amore.

Il bene, per sua natura, tende all’infinito, mentre il male ci riporta sempre su un piano finito. In questa accezione comprenderete come sia inconsistente parlare di eccesso di male o di eccesso di bene, eccesso di fiducia-amore o eccesso di paura.

Ti amo troppo, ti voglio troppo bene … ho troppa paura … sono tutte frasi di poca consistenza.

E’ come chiedere al Sole di aumentare o diminuire di 200 gradi la temperatura sulla terra. Entrambe le soluzioni non permetterebbero la vita umana su questo pianeta.

Ogni cosa ha un suo equilibrio, un suo KI, un suo NUM, una sua forza vitale.

Superare la dualità significa “ri-portare luce alla parte oscura” di ogni cosa affinché essa stessa riconosca la sua unità con il tutto e l’integrità di ogni elemento, per tornare a risplendere della luce di cui è propria (KI).

La chiave è nella quantità di emanazione di questa Luce, necessaria per il processo e non nella qualità, nella parte di materia che la compone, che è sempre la stessa.

Siamo tutti interconnessi e questo è dimostrabile senza cercare spiegazioni spirituali ma proprio perché siamo composti dagli stessi elementi della materia.

Se siamo interconnessi con gli altri esseri umani, allo stesso tempo ogni nostra cellula è interconnessa con la totalità del nostro corpo.

“Riportare luce alla parte oscura” significa come prima cosa rispetto e fiducia verso se stessi e verso gli altri. Solo il rispetto verso se stessi e tutto il creato, in un atto di  fiducia –amore mi permetterà di riconoscere la sacralità in ogni cosa.

Solo vivendo questa sacralità in maniera autentica potremo arrivare ad un altissimo livello di emanazione di Luce e da co-creatori divenire dei manifestatori.

L’atto di amore, come quello di perdonare o perdonarsi acquistano forza e risonanza e quindi possono significare cura o guarigione nella misura in cui la nostra intenzione di portare Luce a tutti gli ambiti della nostra vita e non solo a quelli che hanno generato il problema, coinvolge la coscienza di ogni cellula del nostro corpo e questo accade solo se il messaggio sia sentito veramente come autentico.

Curando me stesso curerò così anche la mia vita e la vita di ogni persona che ne fa parte.

Allo stesso modo avendo fiducia in me stesso donerò fiducia alla vita e ad ogni essere e la vita avrà fiducia in me, in un circolo senza fine paragonabile ad una danza di gratitudine.

L’interconnessione ci aprirà la porta della responsabilità, intesa non più come peso ma come opportunità di crescita e di evoluzione per “l’essere UNMANO” ovvero l’essere che, superata la dualità ha ora una sola mano, un solo pensiero, una sola azione. Ma questo atto d’amore e di fiducia è una vera rivoluzione che ci spaventa !

La mia mano è la tua mano, la mia vita è la tua vita.

Comprendiamo ora meglio del perché la fiducia viene risposta all’esterno di noi. Per creare una separazione ed evitare di sentire un coinvolgimento che richiede di perdere i propri confini.

La parola fiducia quindi più che esplicitare nasconde.

Nasconde essenzialmente la mancanza della fiducia stessa. Nasconde la consapevolezza che la fiducia è in sé un mistero. Per cui non la si può spiegare. E’ la forma più elevata di amore è l’essenza stessa dell’amore.

Il Maestro Osho dice che l’amore è simile ad una circonferenza e la fiducia è il suo centro, l’anima. L’amore sarà allora il tempio e la fiducia ne è il tabernacolo, là dove dimora Dio.

L’amore come la fiducia è possibile solo quando esiste una profonda accettazione di noi stessi e del mondo.

L’accettazione crea l’ambiente in cui la fiducia e l’amore crescono e fioriscono.

Vuoi avere fiducia in te stesso ?

Smettila di farti delle promesse. Accettati per quello che sei e poniti in cammino verso la Luce con integrità e la fiducia si trasformerà presto in ammirazione.

… e nel cammino sii un Folle, nel senso taoista o zen. Un folle continua a fidarsi in contrasto con tutte le sue esperienze. La sua fiducia è incredibile ; la sua fiducia è così pura che nessuno la può corrompere.

Vuoi avere fiducia negli altri ?

Abbi fiducia nel potenziale dell’individuo, nella sua piu’ intima purezza, e non nell’uomo che incontri e che potrà sempre ingannarti.

Se sta ingannandoti ricordati comunque è perchè e’ stato addestrato ad ingannare, la società o le situazioni di vita l’hanno costretto a farlo. E’ solo una vittima inconsapevole che toglie amore al mondo perché non ne ha avuto. E tu, come non potresti avere fiducia in una vittima ?

Ricordiamoci infine che la fiducia ha il più grande potere alchemico per l’uomo !

Se hai fiducia in te stesso puoi ritrovare il tuo essere Divino.  La fiducia è possibile solo se, innanzi tutto, confidi in te stesso. La cosa fondamentale deve prima accadere in te, e poi puoi avere fiducia nell'esistenza.

Accettati e amati con fiducia. Sei una creazione di Dio. Porti la sua firma, sei uno e speciale. Celebra ciò che sei e in quella celebrazione comincerai a vedere l’unicità e la bellezza anche negli altri. Ma ricorda, se ami solamente te stesso, il tuo amore sarà estremamente povero.

Ecco che allora se hai fiducia in qualcuno, puoi trasformare quella persona e la sua vita per sempre. Puoi scegliere.

Tu fai la tua parte, avendo fiducia in lui e poi lascia che lui faccia la sua.

Accesa la Luce l'oscurità scompare e tutto il resto segue spontaneamente … così come si succedono le stagioni e la terra si nutre dei quattro elementi …

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Di seguito aggiungo alcune righe che ho trovato in sintonia con quanto ho scritto, contenuto tratto dal sito : http://ilquotidianoinclasse.ilsole24ore.com/2012/10/fiducia-significa-donare-parte-della-nostra-anima/

[…] Fiducia è acqua, fuoco, terra e aria. Acqua perché è casta, pura e immensa. Fuoco perché è pericolosa, nel momento in cui doniamo la fiducia perdiamo una parte di noi stessi. Terra perché è salda, forte, è un legame che non può essere spezzato. Aria perché distrugge, crea ed è onnipotente.

Talete dice che l’acqua è eterna. Eraclito dice che il fuoco è perenne ed affascinante trasformazione. Empedocle dice che la terra è la radice del nostro vivere. Anassimene dice che l’aria è continuo movimento fluttuante. Tutto può essere rapportato ai quattro elementi, perché tutto è eternità, trasformazione, vita e movimento.

Non tutti riescono a donare la propria fiducia ad un altro. Abbiamo paura di provare fiducia. Abbiamo paura di perdere una parte di noi stessi. Solamente una persona che non ha fiducia riesce a creare attorno al suo cuore uno scudo di ferro, in maniera tale da non avere vincoli, da rimanere in apparenza sempre al sicuro.

Fiducia e paura sono inversamente proporzionali, perché tutto è una proporzione matematica. All’aumentare della paura diminuisce la fiducia. E di paura oggi nel mondo ce n’è tanta, forse troppa. Paura non è piangere, urlare o tremare; paura è nascondersi dalle avversità, evitare gli altri e i pensieri caparbi.

Eppure noi ci convinciamo dicendo alla nostra mente : “Io non ho paura”.

Ma sei sicuro di non aver paura? Sei sicuro di quel che dici? Perché ti celi dietro uno sguardo? Un’incertezza? Un sentimento? E’ normale avere paura.

“Tutti hanno paura e nessuno dice di avere paura”… “Tutti dicono di avere fiducia e pochissimi hanno una vera fiducia”. Arriverà il momento in cui capirai quando avere fiducia.

Arriverà il momento in cui le tue candide iridi vedranno oltre il cielo, oltre le nuvole, oltre il sole. Arriverà il momento in cui capirai cosa fare senza pensarci, perché devi prima avere fiducia in te stesso.

“E il giorno si conclude lento. L’oscurità attanaglia la cittadina portuale, quasi traendola fra le sue grinfie. E si sbeffeggia degli abitanti ancora intenti in frivolezze e pensieri. Son tuttavia attimi quelli che separano i nostri giorni dal momento in cui riusciremo a proferire: io ho fiducia.”

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[…]

Da qui riprende il mio articolo :

DALLA FIDUCIA ALLA CONSAPEVOLEZZA, GRAZIE AL CORAGGIO

Sperimentando la Fiducia in noi stessi e negli altri siamo benedetti da una nuova consapevolezza : non possiamo essere fiduciosi se non siamo coraggiosi !

Non possiamo ricercare la Verità, la Consapevolezza, l’Illuminazione se non siamo coraggiosi.

Accettare che la vita sia incertezza è già un estremo atto di coraggio, un coraggio interiore di molto superiore agli atti eroici da cui siamo affascinati nella vita quotidiana.

E se non puoi sapere cosa ti accadrà vivrai in uno stato costante di meraviglia.

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La stessa meraviglia che puoi provare sapendo che la parola Coraggio viene dalla radice Latina “cor”, che significa cuore.

Quindi essere coraggiosi significa vivere con il cuore !

E se vivi con il cuore sperimenti un mondo senza confini. L'amore è un'apertura verso un mondo senza confini, verso un mondo infinito. L'amore inizia ma non finisce mai, ha un inizio ma non ha fine.

L’amore ti permette di entrare nel nulla e trovarvi il tutto : la consapevolezza.

… e nella consapevolezza di appartenere a questo mondo senza confini sperimenterai una nuova libertà.

Non più libertà da, ma libertà per.

Dalla libertà dalla paura … alla libertà per Dio! … per incontrare il Divino che abita in noi ed in tutti gli esseri umani che hanno attraversato le Ere.

Scopriremo in questo modo il nostro volto originale.

Essere semplicemente ciò che siamo e non curarsi affatto del mondo; in questo modo si potrà avvertire un profondo rilassamento e il nostro cuore sarà avvolto da una pace profonda.

Nello Zen questo è chiamato "il tuo volto originale", lo stato in cui sei rilassato, privo di tensioni, di pretese e di ipocrisia, libero da qualsiasi presunta disciplina che ti dica come dovresti comportarti.

Allo stesso modo un anonimo ha scritto “Sii saggio, Sii selvaggio, Vivi pericolosamente, Sii benedetto, cammina in pace e trova le tue stelle!”.

Il selvaggio è coraggioso ed i coraggiosi non praticano il surf solo nei mari: lo praticano anche nei loro mari interiori. I coraggiosi non scalano solo i monti delle Alpi o dell'Himalaya: cercano di raggiungere anche le loro vette interiori.

Vivere pericolosamente significa vivere!

Se non vivi pericolosamente, non vivi affatto. La vita fiorisce solo nel pericolo; la vita non fiorisce mai nella sicurezza, fiorisce solo nell'insicurezza.

Qualsiasi cosa tu faccia, la vita è un mistero.  La mente ha qualche difficoltà nell'accettare l'idea che esistono cose inspiegabili. La mente ha una profonda e folle pulsione che la riduce a credere che ogni cosa abbia una spiegazione... e se non ha spiegazioni, che abbia almeno una ragione! Ogni perplessità, ogni paradosso, sconvolgono la tua mente.

La vita è sempre selvaggia. L'ego ti circonda come una muraglia. Ti persuade che, circondandoti, ti proteggerà: questa è la seduzione dell'ego.

Il coraggio supremo ? Quello di non vedere alcun principio e alcuna fine … molto simile al concetto del filosofo-chimico-biologo Antoine Lavoisier che scrive “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Esistono molti tipi di paure ma, fondamentalmente, sono tutti rami dello stesso albero, sono tutti germogli della stessa, unica paura che si chiama morte.

Puoi non essere consapevole che la tua paura abbia qualcosa a che fare con la morte, ma ogni paura è indissolubilmente correlata con la morte, morte che è associata dalla nostra mente al vuoto, al nulla.

Sentendo il vuoto ed il nulla, nasce nell’essere umano una nuova emozione, senza fine né inizio, quella della “consapevolezza del pieno e del vuoto”, quella consapevolezza indicata dal 9° chakra,  Lalana chakra.

La consapevolezza di “attingere dal “PienoVuoto” scritti e sentiti come fossero una sola parola.

Ossia superare la paura di attingere dal tutto perché non ne conosco i confini ma allo stesso tempo superare la paura di attingere dal nulla perché non ne conosco la consistenza.

SUPERARE LA DUALITÀ SIGNIFICA MANIFESTARE LA VOLONTÀ DI ENTRARE NEL NULLA CON LA CERTEZZA DI TROVARVI IL TUTTO !

Se pensiamo all’universo, all’origine delle stelle, ai buchi neri ed al movimento delle galassie possiamo comprendere meglio queste metafore. Comprenderemo in questo modo che attingere dalla fonte Divina significa attingere da ogni cosa, sia essa visibile o invisibile, reale o irreale, piena o vuota.

Il giorno in cui saremo pronti a divenire vuoti in questa accezione, non ci sarà più alcun bisogno di un corpo, non vi sarà più bisogno di continuare il ciclo delle reincarnazioni.

Il giorno in cui Buddha si Illuminò disse : “Non ho più bisogno di una casa! Ora sono vuoto.“

Se osservi il vuoto, non c’è nulla che possa essere riflesso. Hai terminato di fare da specchio al tuo ego, e sei pronto ad abbracciare l’universo, permettendo nello stesso istante all’universo di abbracciare te !

Il Maestro Osho scrive a tal proposito della vita e dell’incertezza :

Una persona intelligente rimane sempre nell'incertezza. La disponibilità stessa a rimanere nell'incertezza è coraggio. La disponibilità stessa a rimanere nell'incertezza è fiducia. Una persona intelligente è quella che rimane vigile di fronte a qualsiasi situazione e risponde con tutto il suo cuore. Non sa che cosa le accadrà, non può dire: Se farò questo, mi accadrà quest'altro".

"La vita non è una scienza, non è una catena di causa/effetto. Se scaldi l'acqua a cento gradi, evaporerà: questa è una certezza; ma nella vita reale non ci sono certezze simili a questa! Ciascun individuo è una libertà, una libertà sconosciuta. E' impossibile fare previsioni, è impossibile aspettarsi qualcosa; si deve vivere con consapevolezza e acquisire la capacità di comprendere.

Venite da me alla ricerca del sapere; volete da me delle formule prestabilite per potervi aggrappare a queste. Io non vi do nessuna formula.

Di fatto, se ne avete qualcuna, io ve la toglierò! A poco a poco, distruggerò le vostre certezze; a poco a poco, vi renderò sempre più insicuri e pieni di esitazioni.

E' questo l'unico lavoro che si deve fare; è questo l'unico lavoro che ogni Maestro deve fare! Lasciarvi nella libertà totale.

Quando sarete totalmente liberi, con tutte le possibilità aperte, senza alcunché di prestabilito e dovrete diventare consapevoli: non potrete fare altrimenti! E' ciò che chiamo comprensione.

Se comprendete, vedrete che l'insicurezza è una parte intrinseca della vita - ed è bene che sia così: in questo modo la vostra vita diventerà libera e sarà un susseguirsi di sorprese. Non puoi sapere che cosa ti accadrà: vivrai in uno stato di costante meraviglia. Non chiamarla incertezza: chiamala meraviglia. Non chiamarla incertezza: chiamala libertà."

Luce al Cammino,

Emanuel Celano

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I testi di questo articolo non riproducibili neppure parzialmente, senza citarne la fonte, il nome dell’autore e pubblicarne il link come indicato qui sotto :

Articoli Scritti da Emanuel Celano :

 

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Personalmente non credo nella legge dell’attrazione intesa come possibilita' assoluta di poter determinare il proprio destino

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VIVISEZIONE, IL CRIMINE CHE FA VERGOGNARE DI APPARTENERE ALLA SPECIE UMANA

La denuncia a questa pratica orrenda ha inizio con il testo di Hans Ruesch “Imperatrice nuda” pubblicato nel 1977, nel quale l’autore riporta le agghiaccianti relazioni degli esperimenti fatti sugli animali e, successivamente con il testo “Vivisezione o scienza” del prof. Pietro Croce, vivisettore pentito. Alla pagina 6 di “Imperatrice nuda” si legge: “Si crocefigge un cane per studiare l’agonia di Cristo; si squarta una cagna gravida per studiare l’istinto materno sotto il dolore intenso; dsi costringono cani a b ere soltanto alcol puro per oltre un anno per ottenere la prova scientifica che l’alcol è nocivo; migliaia di topi, conigli e cani vengono costretti a fumare sigarette per mesi, per anni; vari cani bearle vengono tormentati da una coppia di scienziati, finché, impazziti dal dolore, cominciano ad aggredirsi a vicenda. I due scienziati volevano studiare la delinquenza minorile. Un noto fisiologo introduce soluzioni di pietra infernale nella mascella dei gatti per ottenere necrosi suppurative, li lascia in questo stato per mesi e mesi, dopodiché annuncia che essi non possono masticare se non tra atroci spasimi. Da uomini con tanto di laurea, giorno per giorno, milioni di animali indifesi, soprattutto cani, gatti, conigli, cavie, topi, scimmie, maiali, cavalli, asini, capre, uccelli e perfino pesci, immobilizzati e spesso con le corde vocali recise, vengono lentamente accecati con acidi, sottoposti a soffocazione intermittente, infettati con morbi mortali, sventrati, eviscerati, segati, bolliti, arrostiti vivi, congelati per poi essere riportati in vita  e ricongelati, lasciati morire di fame o di sete. In un solo cervello si conficcano fino a 150 elettrodi o se ne asportano parti. Le ossa vengono spezzate ad una ad una, i testicoli vengono schiacciati a martellate, si lega l’uretra, vengono recise le zampe, estirpati o trapiantati vari organi, si mettono a nudo i nervi, si procede allo smidoillamento della spina dorsale mediante sonde di metallo, vengono cuciti gli sbocchi naturali “per vedere che cosa succede”, poi vengono attentamente osservate le sofferenze, che possono durare settimane, mesi, anni, finchè non sopraggiunge la morte liberatrice, che per la stragrande maggioranza di queste creature sarà l’unica anestesia che avranno mai conosciuto. Spesso però non vengono lasciati in pace nemmeno allora: resuscitati vengono sottoposti anuovi cicli di martiri. Si sono visti cani impazziti dalle sofferenze che divoravano le proprie zampe; gatti le cui convulsioni li scagliavano contro le pareti delle gabbie, finché venivano colti da collasso; scimmie che si avventavano le une sulle altre mordendosi a vicenda a seguito di varie sostanze nel cervello”. Si  treatta di casi riferiti con tutta naturalezza dagli stessi “ricercatori” sulle riviste medico-scientiifiche tra cui l’inglese The Lancet, la più autorevole di tutte.

E ancora nello stesso testo i ricercatori danno indicazioni su come aprire il cranio, cucire l’ano, legare gli intestini, ostruire le arterie, bruciare la pelle, carbonizzare le zampe di un cane con la fiamma ossidrica, iniettare cellule cancerogene, immobilizzare al buio entro un tubo per verificare lo sviluppo della claustrofobia, somministrare scosse elettriche fino alla paralisi, aprire il torace senza anestesia, mutilare arti, cucire le palpebre di gattini appena nati per verificare lo sviluppo di sensi alternativi, iniettare veleno nel cervello di una scimmia per creare le condizioni dell’Alzheimer, ecc. E queste sono tra le cose meno cruenti del libro.

 

Immaginiamo noi stessi al posto di queste sventurate creature e forse ci renderemo conto di cosa sia la vivisezione. Può un uomo che usa sperimentare sugli animali essere una persona buona, giusta e sensibile verso gli esseri umani? Come può un medico che lascia animali sofferenti negli stabulari avvicinarsi con la necessaria premura al capezzale di un ammalato?

 

La cosa più assurda e demenziale è che si sperimenta sull’animale perché si ritiene comparabile all’essere umano, mentre l’uomo ritiene se stesso superiore e perciò diverso dall’animale: le differenze tra noi e loro sono: lunghezza della vita, alimentazione, digestione (il cane digerisce gli ossi non le patate), ciclo ormonale, sessuale, attività cerebrale, differenza di organi (scatola cranica, coda, piede…), cistifellea, talune ghiandole ecc.; la biologia ed il metabolismo dell’uomo sono diversissimi da quelli di qualunque altro animale, specialmente la funzione del fegato, la vista, il gusto, l’olfatto, l’udito, la sensibilità…

 

Se si sperimenta sull’animale perché lo si ritiene paragonabile all’uomo allora si commette un crimine perché equivale a torturare un essere umano. Se invece si sperimenta sull’animale perché ritenuto diverso dall’uomo allora è stupido, crudele, inutile e dannoso e quindi inaccettabile.

 

Ma anche se per assurdo la vivisezione tornasse in qualche modo utile all’uomo, nessun vantaggio può mai giustificare un’azione crudele verso esseri innocenti. La tutela dei valori morali, di giustizia, di rispetto della sacralità della vita, della sensibilità e della compassione sono superiori a qualunque presunto vantaggio.

 

Ai vivisettori vorrei dire: guardatevi nello specchio e chiedetevi se la creazione non sarebbe migliore senza di voi, se gli animali che sacrificate non maledicono il momento in cui siete venuti al mondo. Ma questo non ci indurrà all’odio verso di voi che già avete la sventura di essere senza cuore. Ci penserà l’inferno a rendere giustizia.

 

Prima del 1992 la legge che regolava la sperimentazione in Italia risaliva al 1941 la quale consentiva tale pratica solo alle lauree di Chirurgia, Veterinaria, Biologia e Scienze Naturali. Poi il decreto legislativo 116/92, in deroga agli articoli 3 e 4, afferma che a scopo didattico sono ammessi, in via eccezionale, per inderogabile necessità e impossibilità di ricorrere ad altri metodi. Poi finalmente arriva la proposta di legge 2157 del 2007 presentata dalla Lav e sostenuta dall’onorevole Della Vedova di Forza Italia e promossa anche da Farmindustria e dal Mario Negri che causa malcontento nel movimento animalista sia per l’interesse di tali settori e sia perché ritenuta solo apparentemente migliorativa. Poi la direttiva europea 63/2010 fissa standard minimi di applicazione, ma purtroppo tale legge è solo apparentemente migliorativa. Infatti alla riduzione del numero di animali dovuta al divieto di utilizzarli per la didattica scolastica e universitaria e la cosmesi vanno aggiunti gli animali (molti di più) che verranno usati per l’ulteriore incremento dato alla formazione ed a nuovi campi applicativi quali le tesi di laurea, i dottorati di ricerca, gli usi “tecnologici”, i saggi biologici per le piante, ecc...

 

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I punti non condivisibili di tale Direttiva 63/2010 sono:

possibilità di utilizzare specie in via di estinzione; scarsa protezione per specie per cani, gatti e primati; possibilità di utilizzare animali randagi; utilizzo di metodi di uccisione dolorosi; possibilità di non utilizzare l’anestesia;  autorizzazione di esperimenti anche molto dolorosi; ufficializza la creazione di animali transgenici, estende i campi applicativi, delega la valutazione degli esperimenti ai Comitati interni agli istituti di ricerca, non introduce alcun incentivo per i nuovi metodi sostitutivi e, nella sostanza; ritarda il rinnovamento scientifico. Ma soprattutto, il danno che ne deriva è che prosciuga ingenti risorse economiche ed umane su indirizzi inutili e dannosi sotto tutti i punti di vista e riduce le possibilità di indirizzare le risorse sulla vera medicina con danni inimmaginabili anche per l’intero genere umano.

 

Un composto chimico agisce in modo differente non solo su soggetti di specie diversa ma in soggetti della stessa specie. Il 60% delle risposte fornite dai topi è contraddetto dalle risposte fornite dai ratti. Non solo, ogni specie animale è diversa dalle altre dal punto di vista fisiologico, biochimico, anatomico, genetico, perciò non si possono trasferire i risultati degli esperimenti da una specie all'altra, ma si può ottenere la risposta che si vuole di un esperimento scegliendo la specie che reagisce in modo negativo a quella sostanza. Per esempio, cicuta, stricnina, amanita phalloides, e tante altre sostanze, velenosissime per l’uomo sono ottimo cibo per svariati animali da laboratorio. Il prezzemolo è veleno per i pappagalli, il limone deleterio per i gatti, mentre di arsenico la capra ne può fare scorpacciate ecc.; la penicillina, risulta tossica per la cavia e innocua per il topo: infatti il 92% dei farmaci ha hanno superato i test sugli animali falliscono sull’uomo; quindi è chiaro che quei farmaci devono ugualmente essere provati sull’uomo prima di essere immessi sul mercato.

 

Dal 1976 qualunque prodotto chimico o farmaceutico prima di essere immesso sul mercato deve per legge essere stato sperimentato sugli animali. Quindi due sono gli ostacoli da superare: quello legislativo, superabile solo attraverso una forte presa di coscienza da parte del popolo (e quindi dipende da noi), e quello di chi per avidità e carriera rifiuta la possibilità di aderire alla legge 414/93 che consente l’obiezione di coscienza. Quest’ultimo però verrebbe superato se la legge vietasse a tutto il mondo scientifico di ricorrere a metodi così primitivi, disumani e fuorvianti.

 

Quali benefici sono venuti dalla vivisezione dopo mezzo secolo di esperimenti con miliardi di animali sacrificati? A quale prezzo?

 

Ora il progetto europeo Stop Vivisection (che ha lo scopo di eliminare la sperimentazione animale nell’Unione Europea), e che prevede la raccolta di un milione di firme entro ottobre 2013, sta per chiudersi e l’obiettivo di questa straordinaria occasione rischia di fallire se non si raggiunge il numero necessario. Vi invito caldamente ad attivarvi in questa nostra battaglia di civiltà, di giustizia e di progresso morale e scientifico. Firmate e fate firmare la petizione online; andate al sito www.stopvivisection; inviate questa mail a più persone possibili; scaricate i moduli e raccogliete le firme cartacee. Gli animali implorano il nostro aiuto. Confido nella vostra collaborazione.

COLORO CHE HANNO CHIESTO LA RELAZIONE DELLA DOTTORESSA CATERINA DE PISI DELLA CONFERENZA DEL 26.9.2013 IN SEDE AVA

SONO PREGATI DI CONTATTARLA DIRETTAMENTE: depcat@libero.it.

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Il 12 per cento della popolazione ha fame E noi sprechiamo 18 miliardi di cibo

I dati della Fao sulla fame: diminuisce ma in Africa una persona su cinque è denutrita. I dati dello spreco alimentare in occidente crescono, 18 miliardi all’anno.

842 milioni di persone. Sono quelle che non hanno accesso al cibo, che devono combattere per una minestra o solo un piatto di cereali. In Africa ha fame una persona su cinque, nel mondo la stima è una su otto. Sempre troppe per un occidente che dilapida le risorse sprecando – stime 2011 – 18 miliardi e mezzo di cibo. E parliamo di confezioni da supermercato ancora intatte, quelle che dai nostri frigoriferi pieni vanno direttamente nella spazzatura.

Una persona su otto nel mondo soffre di «fame cronica», scrive l’agenzia delle Nazioni Unite, che evidenzia grandi differenze da una regione all’altra.

L’Africa sub-sahariana resta il continente più colpito e registra il livello di denutrizione più alto del mondo, con il 21% della popolazione colpita.

 

Invece la maggior parte dei Paesi asiatici ha registrato una riduzione significativa delle persone sottoalimentate: in venti anni la percentuale è infatti scesa dal 31 al 10,7%. Complessivamente quasi il 60% delle persone denutrite si trova tra il Sud-Est asiatico (295 milioni) e l’Africa sub-sahariana (223 milioni), ma anche in quest’ultima regione la percentuale di popolazione denutrita è fortemente diminuita negli ultimi due decenni, dal 32,7% al 24,8% della popolazione totale.

 

L’Asia nel suo insieme «non è lontana dal raggiungere» l’obiettivo di dimezzare il numero di malnutriti entro il 2015, rileva la Fao. L’organizzazione ritiene che tale obiettivo «può ancora essere raggiunto» da parte di tutti i Paesi in via di sviluppo, a condizione che siano messi in campo sforzi supplementari per ridurre la fame, anche con maggiori investimenti in agricoltura.

 

“E in questa situazione noi buttiamo via 18 miliardi di cibo”. Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market, l’esperto in sprechi avverte gli italiani sugli sprechi domestici, quelli nelle case, pari allo 0,96% del pil. Già, perché è lo spreco domestico che soprattutto incide sulla quota annuale del cibo sprecato secondo rilevazioni di Waste Watcher, il primo Osservatorio permanente sullo spreco attivato da Last Minute Market e dall’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari – Dipartimento di Statistica) in collaborazione con Swg. Secondo l’ultima elaborazione di Waste Watcher, gli italiani sembrano pronti a scendere finalmente in campo contro lo spreco alimentare: il 78% degli intervistati si dichiara preoccupato del fenomeno e il 95% chiede da subito maggiori informazioni e indicazioni utili a ridurre lo spreco domestico.

 

«I dati – aggiunge Segrè - per il nostro Paese sono choccanti, e lo testimoniano rilevazioni aggiornate del nostro Osservatorio Waste Watcher: lo spreco alimentare rappresenta addirittura l’1,19% del pil (circa 18,5 miliardi riferiti al 2011). Una stima della quale «soltanto» lo 0,23% si colloca nella filiera di produzione (agricoltura), trasformazione (industria alimentare), distribuzione (grande e piccola) e ristorazione (collettiva), mentre il resto è tutto a livello domestico e rappresenta lo 0,96% del Pil. Dobbiamo ridurre l’eccesso, il surplus, il ’troppo’, e far crescere l’ “eco”, la “casa grande” - ecologia, natura - e quella “piccola” - uomo, economia - per ritrovare una società fatta di uomini che, nella riduzione al minimo assoluto dello spreco, dell’eccedenza, dell’inutile, vive per durare nel tempo, rinnovandosi continuamente».

http://www.lastampa.it/2013/10/01/scienza/ambiente/focus/il-della-popolazione-ha-fame-e-noi-sprechiamo-miliardi-di-cibo-CbwitQLiFMSJn4cxn6jRaK/pagina.html

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Lo sfogo di un chirurgo italiano: La medicina ufficiale non cura… lenisce i sintomi generando nuove malattie

«La medicina "ufficiale" è falsa ed è solo uno strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Essa è incapace di curare le malattie, al massimo lenisce i sintomi apparenti spostandoli su altri organi e generando nuove malattie, che portano il paziente a un circolo vizioso di dipendenza dal sistema sanitario.»

La denuncia arriva nientemeno che da un chirurgo ortopedico con vent'anni d'esperienza, di cui quindici in ospedale. Lui è il dottor Giuseppe De Pace e la sua voce è uno sfogo nato da situazioni vissute in prima persona, durante l'esercizio della sua professione, e che lo hanno portato a riflettere sulla metodologia della medicina così come oggi noi la viviamo (e la subiamo).

De Pace ha visto morire un bambino di undici anni, affetto da linfoma non-Hogkin, in seguito a una terapia che prevedeva la chemio. «La letteratura internazionale parla di sopravvivenza dell'80% con i nuovi protocolli chemioterapici. Notizia molto confortante anche per me che vivevo per la prima volta da vicino questa esperienza», racconta il dottore. Che poi aggiunge: «L'equivoco nasce dal fatto che se il paziente muore dopo un mese per insufficienza renale o epatica, superinfezioni, etc provocai chiaramente dalla chemio, per la statistica non è morto di linfoma!»

 

Lui è il dottor Giuseppe De Pace e il suo è uno sfogo, pubblicato in una lettera aperta sul web, nato da situazioni vissute in prima persona.

 

Questo perché la visione della malattia "ufficiale" (che poi è più giovane di quella "alternativa", come l'agopuntura, ad esempio, che ha oltre 5000 anni di storia) tratta il corpo come sistema biochimico, dove a ogni causa segue una conseguenza (il sintomo). Il farmaco serve quindi ad eliminare il sintomo, senza tuttavia risalire alla causa. Come dice il dottor De Pace: «Il concetto di salute non è la non-malattia, come ritiene la medicina ufficiale, ma è un perfetto equilibrio tra mente e corpo.»

In sostanza, il corpo rimane malato, ma la malattia si sposta altrove.

Prendiamo il caso della chemio, ad esempio. La chemioterapia distrugge il DNA di tutte le cellule che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si dividono rapidamente. Ma anche le cellule del sistema immunitario si dividono rapidamente! La chemio, in sostanza, distrugge anche l'unica cosa che può salvarci la vita!

Altro dato interessante: la chemio non distruggerà mai il 100% delle cellule cancerogene. Al massimo potrà eliminare dal 60% all'80% (nel più ottimistico dei casi!) delle cellule cancerogene. Il "resto" del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario.

Il bambino affetto da linfoma non-Hogkin morì. Egli è una delle tante vittime della medicina "ufficiale". Infatti, secondo il Journal of the American Medical Association, le malattie iatrogene (le malattie dovute a terapie mediche) sono al terzo posto tra le cause di morte negli Stati Uniti. Più di 120.000 persone muoiono ogni anno a causa dei famosi "effetti collaterali" dei medicinali.

Lo scienziato e ricercatore Bruce Lipton spiega ancora meglio cosa siano questi effetti "collaterali". «Ogni sostanza che immettiamo nel nostro corpo interagisce con determinate proteine "funzionali", le quali possono determinare le funzioni di organi o distretti completamente diversi tra loro. Se prendiamo ad esempio una pastiglia per il cuore, i suoi principi attivi possono interagire anche con il sistema nervoso centrale.» Se quindi la nostra pastiglia potrà alleviare i "sintomi" cardiaci, allo stesso tempo rischierà di inficiare determinate funzioni nervose.

Questo accade proprio perché la medicina "ufficiale" agisce a livello biochimico e non a livello biofisico. Grazie alla fisica quantistica (ma i cinesi ce lo avevano insegnato già 5000 anni fa!) oggi sappiamo che tutto è energia (negli articoli di questo blog lo abbiamo spiegato più volte) e - di conseguenza - la nostra salute dipende da un corretto equilibrio energetico.

Questa è la visione olistica (e non allopatica), che vede l'uomo e ogni essere vivente nella sua totalità.

Il Metodo RQI (Riequilibrio quantico integrato) nasce proprio per offrire alle persone un approccio olistico al proprio stato di benessere. Così come l'acqua può presentarsi allo stato liquido o gassoso (vapore) o solido (ghiaccio), a secondo della quantità di "energia" presente nelle sue molecole, allo stesso l'uomo è visto come un soggetto costituito di materia, energia e spirito. La medicina "ufficiale" tratta l'uomo solo come qualcosa di materiale, di chimico, tra l'altro con un'attenzione sempre troppo miope: se hai un problema agli occhi, vai dall'oculista; se hai un problema al ginocchio, vai dall'ortopedico.

È la stessa conclusione a cui è giunto il dottore Giuseppe De Pace, che abbandonando la medicina "ufficiale" e testando su se stesso un approccio olistico, è guarito da alcune patologie croniche semplicemente riequilibrando il proprio sistema energetico:

«Sono stato operato un anno fa di lobectomia tiroidea per ipertiroidismo (!) e condannato, come d'altronde è la regola, a prendere l'Eutirox a vita. Nonostante seguissi scrupolosamente le indicazioni datemi, continuavo a soffrire di dolori muscolari agli arti e di astenia. Ho deciso di cambiare completamente la mia alimentazione (eliminando la carne e gran parte delle proteine animali, immettendo sostanze essenziali e non raffinate, combinando bene gli alimenti), ho eliminato completamente l'Eutirox e gli altri medicinali, rivolgendomi alle sostanze naturali. Il risultato è stato la scomparsa dei dolori muscolari e la normalizzazione dei valori ematici non solo tiroidei.»

Una cosa ci piace sottolinearla sempre: il corpo è una macchina perfetta, e dentro di sé è già programmato per auto-guarirsi. A noi è sufficiente solo metterlo nelle condizioni di farlo. Intossinarlo con farmaci chimici che rischiano di disequilibrarlo ulteriormente non è l'unica soluzione e nemmeno la più economica o efficace.

Fonti:

http://metodorqi.blogspot.it

http://campagnadisobbedienzaciviledimassa.blogspot.it/2013/09/lo-sfogo-di-un-chirurgo-italiano-la.html

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