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Test per rilevare tutti i virus : ViroCap

Si chiama ViroCap: a differenza dei test standard, è in grado di identificare allo stesso tempo i virus e tutte le loro varianti

 

(Immagine: Callista Images

Un test in grado di rilevare quasi ogni virus conosciuto. È quanto affermano di aver realizzato, in uno studio appena pubblicato sulla rivista Genome Research, gli scienziati della Washington University, coordinati da Gregory Storch.

Si chiama ViroCap e, per adesso, è ancora lontano dall’utilizzo clinico, perché bisogna ancora valutarne l’efficacia con trial più estensivi. Ma la tecnologia alla base del test è già stata resa pubblica, e sembra molto promettente: “Con questo test”, ha spiegato Storch. “non ci sarà più bisogno di sapere in anticipo quale virus cercare. È sensibile a una vastissima gamma di virus e può rilevarne la presenza anche a concentrazioni molto basse. Pensiamo che il test sarà particolarmente utili in situazioni in cui è difficile formulare una diagnosi o in cui non si conosce la causa di un particolare disturbo”.

ViroCap, spiegano ancora gli scienziati, è sensibile quanto la pcr (ovvero reazione a catena della polimerasi, la tecnica tradizionale di rilevazione del materiale genetico) ma è in grado di rilevare più virus contemporaneamente, comprese le variazioni genetiche dei virus più comuni.

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I ricercatori, in particolare, hanno confrontato i risultati della pcr standard con quelli del ViroCap su due insiemi di campioni (sangue, feci e secrezioni nasali): il metodo tradizionale ha rilevato la presenza di virus in 10 pazienti su 14, mentre il ViroCap ha funzionato anche sugli altri 4. Su un gruppo di bambini con febbre di cui non si era riuscita a diagnosticare l’origine, il nuovo test ha identificato 7 virus in più rispetto alla pcr, tra cui l’adenovirus B di tipo 3A, un virus respiratorio in genere innocuo, ma che a volte può causare gravi infezioni.

Tirando le somme, ViroCap ha fatto registrare un miglioramento del 52% rispetto alla pcr: “Il test è così sensibile”, spiega Todd Wylie, pediatra alla Washington University, “che riesce a rivelare variazioni genetiche molto simili ai virus noti, che invece spesso non sono riconosciute dai test attualmente in uso e complicano la diagnostica”. Un risultato che, renderebbe decisamente più precise e veloci le diagnosi mediche.

 

http://www.wired.it/scienza/medicina/2015/10/01/test-rilevare-tutti-virus/?utm_source=wired&utm_medium=NL&utm_campaign=daily

 

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Il calcio non migliora la salute delle ossa

Secondo un editoriale del British medical journal non c’è alcuna prova statistica che assumere più calcio, con il cibo o tramite integratori, riduca il rischio di fratture

Il calcio non migliora la salute delle ossa

 

(Foto: Getty Images)

Un articolo appena pubblicato sul British Medical Journal smonta la tesi, sostenuta da spot pubblicitari e avallata da molti medici, che aggiungere calcio alla propria dieta riduca la probabilità di andare incontro a fratture in età avanzata. Assumere cibi ricchi di calcio oppure integratori alimentari contenenti il minerale – sostengono i ricercatori neozelandesi che hanno condotto lo studio – “produce solo piccoli aumenti della densità di minerali (Bmd) all’interno delle ossa. È quindi improbabile che [una dieta particolarmente ricca di calcio, nda] possa portare a una riduzione del rischio di frattura clinicamente significativa”.

Per giungere a questa conclusione, gli scienziati hanno confrontato i risultati di oltre 40 studi già pubblicati e di due revisioni sistematiche, scoprendo che il legame di causa-effetto tra l’assunzione di supplementi di calcio e l’aumento della densità minerale ossea non era statisticamente confermato, e che questo nesso può essere escluso con una probabilità superiore al 98%.

Nel caso dei cibi ricchi di calcio, poi, l’effetto sulle ossa è risultato ancora meno rilevante.

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Oltre a smontare l’idea che in età avanzata sia opportuno assumere almeno 1.000 milligrammi di calcio al giorno, l’editoriale uscito sul British Medical Journal a corredo dell’articolo aggiunge che nessuno degli studi pubblicati fino a oggi ha raccolto dati sufficienti per poter concludere che più calcio significa minor rischio di fratture. Secondo quanto sostenuto anche da una task force statunitense che si occupa di salute pubblica, un’assunzione eccessiva di calcio può anzi aumentare il rischio di fratture all’anca, uno degli effetti collaterali ben noti dell’eccesso di calcio.

Nonostante il risultato possa sembrare inaspettato, non si tratta di una tesi del tutto nuova: già due anni fa infatti lo stesso Bmj aveva pubblicato uno studio secondo cui assumere dosi eccessive calcio aumenta il rischio di malattie gastrointestinali e di disturbi cardiaci, provocando complessivamente un aumento del 40% nella mortalità. Il consiglio è dunque seguire una dieta sana, equilibrata e varia anche in età avanzata, poiché per mantenere le ossa più forti possibile sono sufficienti le quantità di calcio normalmente assunte con l’alimentazione. Secondo gli scienziati bastano insomma 700-800 milligrammi al giorno, e pare proprio che un latticino in più non possa fare granché per impedire il naturale assottigliamento delle ossa.

 

Gianluca Dotti

Giornalista scientifico

http://www.wired.it/author/gdotti

 

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LA NASA HA OCCULTATO I VERI COLORI DI MARTE ?

Il pianeta Marte è anche chiamato il pianeta rosso per via dell’abbondanza di ossido di ferro presente nelle sue rocce superficiali. E’ il colore che ci fanno vedere anche le immagini della Nasa. Fin troppo rosso, il cielo è invece descritto come essere giallognolo-marroncino.

 

Tra gli astrofili si stanno facendo strada dubbi circa l’autenticità cromatica delle immagini ufficiali. Innanzitutto, perchè il pianeta ripreso da telescopi amatoriali non sembra così rossiccio come nelle fotografie della Nasa?

 

Anzi, appare con venature di verde e azzurro?

 

La teoria dei colori artefatti, con cui verrebbe dipinto il pianeta, sarebbe in accordo con le immagini che mostrano macchie scure di vegetazione ( Foreste marziane ) e calotte di un qualche ghiaccio di colore azzurrognolo (Climatologia del Pianeta Rosso ).

 

Ecco alcuni esempi di foto comparate: Zone molto scure appaiono evidenti anche nelle foto delle sondo, inispecie nella zona equatoriale, senza che vi sia fornita spiegazione convincente. Se esistono su Marte esseri vegetali capaci di fotosintesi clorofilliana, cioè ossigeno nell’aria, il cielo non dovrebbe apparire giallastro come nelle foto che i vari robottini mandati sulla superficie ci inviano. Del resto, la presenza di tanto ossido nelle rocce superficiali potrebbe suggerire che una discreta quantità di ossigeno molecolare (azzurro) sia presente nell’aria marziana.

 

Oltre che per la ricombinazione della CO2 e altri composti dell’ossigeno che costituiscono per oltre il 95% l’atmosfera.

 

Anche immagini prese dal telescopio spaziale Huble contengono il colore blu (sopra) nell’atmosfera di Marte altrimenti assente nelle foto più conosciute (sotto).

 

Si può ipotizzare che se l’intento della astronomia canonica è nascondere la presenza di vita su Marte, l’ente spaziale americano possa avere alterato tramite filtri i veri colori del pianeta.

 

 

Gli astronomi dovrebbero spiegare l’origine del colore azzurro del cielo marziano. Perche' il terreno a sinistra è così pesantemente rossastro? Numerosi studi effettuati sulle fotografie inviate dai centri di acquisizione paiono essere state “alterate” come a nascondere i toni verdi-azzurri che metterebbero in crisi gli scienziati intenti a convincere la popolazione che Marte è un pianeta morto, semplicemente un freddo e rosso deserto roccioso.

 

 

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La Nasa spesso definisce in “falsi colori” certe fotografie rossastre di Marte mentre sui libri e giornali la falsità dei colori viene omessa. Comparazione tra colori dell'atmosfera terrestre e marziana ripresa da Hubble Così come non viene precisato il motivo per cui le fotocamere a bordo di numerose sonde operano solo in colori alterati da filtri o addirittura in bianco e nero (!) come nel caso della sonda Rosetta.

 

Ci sono fotografie scattate dal “lander” del primo Viking del ‘76 che mostrano chiaramente toni di blu, basta analizzare le immagine con un qualsiasi software grafico, se uno non si fida del proprio monitor. Ecco alcuni esempi di foto comparate:

 

 

 

 

 

 

 

Ogni tanto emergono fotografie che sembrano realistiche le quali portano a anche una tematica poco discussa: il fatto che la luce sulla superficie marziana deve essere simile se non superiore a quella che illumina la superficie della Terra. Infatti, il pianeta rosso si trova circa 80 milioni di km più lontano dal Sole del nostro (ma ci sono solo 50 milioni di km tra il suo perielio e il nostro afelio) quindi, essendo la sua atmosfera molto meno spessa, una maggiore percentuale di luce dovrebbe raggiungere il suolo. La fotografia sotto mostra probabilmente l’autentico paesaggio marziano.

 

I veri colori di Marte (Viking 1). Giornata luminasa, cielo biancazzurro e suolo di un colore simile alle omologhe recco nostrane. Se avete modo di osservare direttamente Marte con un telescopio fate voi la prova colore!

 

 

 

http://pianetax.wordpress.com/veri-colori-di-marte/ -

 

See more at: http://terrarealtime2.blogspot.it/2015/09/e-ufficiale-la-nasa-ha-occultato-i-veri.html#more

 

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La misteriosa origine dei 5 tibetani e del loro funzionamento

L’origine di questi esercizi è misteriosa. Ma il loro effetto sul corpo e la mente parla chiaro: il benessere e i cambiamenti positivi che vengono stimolati hanno attirato anche l’attenzione degli scienziati

che cercano di spiegare come movimenti all’apparenza semplici possano provocare anche incredibili guarigioni e ringiovanimenti.

 

LA MISTERIOSA ORIGINE DEI 5 RITI TIBETANI

Furono divulgati per la prima volta nel 1939 da Peter Kelder nel suo opuscolo “L’occhio della Rivelazione”, successivamente ristampato come “L’Antico Segreto della Fontana della Giovinezza”. In questo libro, pubblicato in italiano col titolo I Cinque Tibetani, l’autore racconta di essere venuto a conoscenza dei riti da un colonnello in pensione dell’esercito britannico, il quale avrebbe scoperto un misterioso e remoto monastero nella regione himalayana i cui monaci erano a conoscenza del segreto della fonte dell’eterna giovinezza. Il segreto consisterebbe nella pratica quotidiana di cinque esercizi (detti “riti”), i quali vengono descritti nel libro insieme ad alcuni altri brevi insegnamenti circa l’alimentazione e lo stile di vita.Il soggiorno nel misterioso monastero tibetano aveva letteralmente trasformato il colonnello da un signore anziano, curvo e quasi calvo, in un uomo sano e forte dall’aspetto di un quarantenne.

 

Nel monastero, non si vedeva da nessuna parte uomini o donne anziani. I lama, scherzando bonariamente, si riferivano al colonnello chiamandolo “l’Antico”, perché molto tempo era trascorso da quando avevano visto qualcuno che sembrasse vecchio come lui. Per loro, egli costituiva quasi una novità.

“Per le prime settimane dopo il mio arrivo”, disse il colonnello, “mi sentii come un pesce fuor d’acqua. Ogni cosa che vedevo era per me fonte di meraviglia, a volte potevo a stento credere ai miei occhi. Presto, la mia salute cominciò a migliorare. Riuscivo a dormire profondamente di notte, ed ogni mattina mi svegliavo sentendomi sempre più fresco ed energico. Di lì a poco, mi resi conto che il mio bastone da passeggio mi era necessario solo durante le escursioni sui monti”.

 

COME LAVORANO E PERCHE’ FUNZIONANO

 

Il colonnello spiega esattamente in che modo ha ottenuto questo notevole ringiovanimento. “La prima cosa importante che mi venne insegnata al mio ingresso nel monastero”, disse il colonnello, “fu questa: il corpo ha sette centri di energia che potremmo chiamare vortici. Gli Indù li chiamano chakra. Essi sono dei potenti campi elettrici, invisibili ai nostri occhi, e tuttavia assolutamente reali. Questi sette vortici controllano le sette ghiandole a secrezione interna nel sistema endocrino, e le ghiandole endocrine, a loro volta, regolano tutte le funzioni del corpo, compreso il processo di invecchiamento.

 

In un corpo sano, ognuno di questi sette vortici ruota a grande velocità, consentendo all’energia vitale, chiamata anche prana ovvero energia eterica, di fluire verso l’alto attraverso il sistema endocrino. Ma se uno o più di questi vortici inizia a rallentare, il flusso di energia vitale risulta inibito o bloccato, e, ecco, questo potrebbe essere un altro modo per definire l’invecchiamento ed un precario stato di salute.

 

Il modo più rapido per riacquistare la giovinezza, la salute e la vitalità consiste nel riavviare il normale movimento rotatorio di questi centri energetici. Ciò si può realizzare mediante cinque semplici esercizi. Ciascuno di essi è efficace di per sé, ma i migliori risultati si ottengono con la pratica di tutti e cinque.”

 

I sette chakra sono così localizzati : 1) le ghiandole della riproduzione 2) il pancreas 3) le ghiandole surrenali 4) il timo 5) la tiroide 6) la ghiandola pineale 7) la ghiandola pituitaria.

 

I 5 riti tibetani stimolano ed attivano i chakra e, di conseguenza, rivitalizzano le ghiandole. Dato che questi esercizi stimolano in modo tanto efficace i diversi sistemi energetici, i risultati saranno subito percepibili a chi li pratica. Gli esercizi sono abbastanza dolci da poter essere eseguiti da chiunque e a qualunque età.

 

TESTIMONIANZE DI GUARIGIONE E RINGIOVANIMENTO

 

Il riequilibrio mirato delle ghiandole agisce sul livello biochimico degli enzimi e degli ormoni, influenzando fortemente la nostra sensazione di benessere e la nostra sfera emozionale, perché le cellule possono replicarsi e prosperare come quando eravamo giovani. Le varie edizioni del libro riportano anche in appendice lettere di testimonianza da parte dei lettori che hanno messo in pratica i riti, i quali affermano di aver ottenuto da essi innumerevoli benefici, dalla ricrescita dei capelli al miglioramento di vista, memoria, potenza sessuale, elasticità, energia in generale.

 

Il Dr. Bowen, che pratica questi esercizi da 15 anni, afferma che questi esercizi stimolano il corpo in modo da ottenere davvero tutti questi benefici. Il Dr. David Selman spiega “Queste ghiandole aiutano a mantenere l’equilibrio omeostatico della struttura chimica corporea e le sue funzioni automatiche. La tiroide e l’ipofisi, che sono legate alla produzione dell’ormone della crescita associato all’invecchiamento, fanno parte del sistema endocrino. Esse sono situate nell’area della testa e del collo, ed i Riti funzionano ottimamente impegnando quella zona ed attivando quelle ghiandole. Negli studi scientifici, l’introduzione di piccole quantità di questo ormone della crescita ha dimostrato di rallentare il processo di invecchiamento.”

 

CONSIGLI SULLA PRATICA

Per ricavarne un’effettiva utilità è preferibile esercitarsi con costanza e possibilmente ogni giorno e preferibilmente appena alzati. I riti si possono comunque eseguire anche di sera; in questo caso, vi regaleranno tranquillità e una migliore qualità del sonno.

Si comincia con il praticare ogni posizione per 3 volte aumentando di 3 ogni settimana; cioè 3 nella prima settimana, 6 nella seconda, e così via fino ad arrivare ad un massimo di 21; i testi consigliano di non superare le 21 ripetizioni per ogni posizione.

Rispetta la successione degli esercizi perché sono concepiti in modo da completarsi e integrarsi l’un l’altro.

Osserva la corretta respirazione evitando assolutamente di trattenere il respiro tra l’inspirazione e l’espirazione. L’inizio della respirazione (inspirazione) coincide con l’inizio del movimento e con l’assunzione della posizione; durante l’abbandono della posizione si espira.

Regola la velocità di ogni rito con la capacità di respirazione.

Non praticare mai a stomaco pieno. Durante la pratica, o subito dopo, bere un bicchiere d’acqua con qualche goccia di limone.

Evitate di forzare il vostro corpo soprattutto all’inizio.

Sii presente e consapevole dei movimenti del corpo. Fai in modo che ogni rito sia come una meditazione del corpo tenendo possibilmente gli occhi chiusi nel corso degli esercizi.

 

Raccomandazione molto importante, trascurata nella maggior parte dei testi e che rende i movimenti veramente efficaci, è quella di eseguire la contrazione anale durante ogni inspirazione, rilassando la contrazione durante l’espirazione: la stimolazione anale manda il flusso di energia lungo tutti i chakra mentre il rilassamento spinge l’energia in tutto il corpo. L’inspirazione deve essere eseguita dal naso; si può anche espirare dalla bocca per effettuare un’opera di purificazione del corpo.

 

LA PRATICA DEI 5 RITI TIBETANI

http://www.dionidream.com/5-tibetani-origine-misteriosa/

Nel video seguente è mostrata la successione dei 5 tibetani. Per chi vuole approfondire consiglio di il libro oppure il DVD.

 

Avevo gia’ parlato di questi esercizi…

Cinque Tibetani: come e perche' praticare i Cinque Riti Tibetani ogni mattina

 

I Cinque Tibetani o Cinque Riti Tibetani sono una serie di semplici esercizi noti anche come rituali dell'eterna giovinezza. Aiutano a mantenere il corpo agile e flessibile, con un effetto benefico anche sulla mente.

Aiutano ad attivare l'energia vitale e vengono praticati solitamente al mattino proprio per iniziare la giornata con una carica maggiore. Vi avevamo infatti segnalato i Cinque Riti Tibetani tra le pratiche quotidiane per un buon risveglio, magari da abbinare a Surya Namaskar, meglio noto come il Saluto al Sole. Si parla dei Cinque Riti Tibetani come del segreto della giovinezza permanente e del ringiovanimento.

I Lama praticano i Cinque Tibetani sui loro tradizionali tappeti da preghiera. Noi possiamo utilizzare il classico tappetino da Yoga antiscivolo. I Cinque Tibetani vengono considerati un elisir di lunga vita e di ringiovanimento. Gli adulti possono praticarli ad ogni età. salvo particolari impedimenti fisici.

La tradizione tibetana richiede di ripetere ogni rito per 21 volte ma si può cominciare con più calma, ad esempio con 3 o 4 ripetizioni per ogni rito, facendo molta attenzione ad assumere le posizioni richieste in modo corretto e a compiere movimenti fluidi.

La pratica dei Cinque Tibetani non può promettere, ragionevolmente, effetti miracolosi di ringiovanimento, ma può aiutarvi ad incrementare il tempo dedicato all'attività fisica nella vita quotidiana con esercizi ed effetti benefici per il corpo e per la mente.

1) Primo Rito Tibetano

Nel primo rito Tibetano ci si deve porre in piedi con le gambe leggermente divaricate in base all'ampiezza del bacino. Si sollevano le braccia all'altezza delle spalle portandole parallele al pavimento, con i palmi delle mani rivolti verso il basso. A questo punto bisogna ruotare in senso orario mantenendo le braccia sollevate e parallele al pavimento. Non ci si deve spostare dal punto di partenza. Immaginate i vostri piedi come se fossero un perno. Non si deve eseguire un numero eccessivo di rotazione per evitare capogiri. E' bene iniziare da poche rotazioni. Si possono raggiungere i 21 giri complessivi. Secondo la tradizione, ruotare in senso orario aiuta il fluire dell'energia attraverso i chakra.

 

 

2) Secondo Rito Tibetano

Per praticare il secondo rito tibetano ci si distende sulla schiena con le braccia lungo i fianchi. I palmi delle mani sono appoggiati al pavimento con le dita unite. Dapprima si deve sollevare il capo da terra portando il mento verso il petto. Poi si sollevano le gambe in verticale portandole ad angolo retto rispetto al pavimento e al resto del corpo che si trova sdraiato. I piedi sono a martello con le dita parallele al pavimento. Le ginocchia non dovrebbero piegarsi e le gambe dovrebbero risultare tese. Viene indicato lo svolgimento di 21 ripetizioni, ma all'inizio meglio non esagerare e limitarsi a poche ripetizioni.

 

 

3) Terzo Rito Tibetano

Nel Terzo Rito Tibetano si assume la posizione che nello Yoga viene chiamata Ustrasana o posizione del cammello. Per assumere questa posizione dovrete mettervi in ginocchio sul tappetino con le dita dei piedi puntate a terra e le braccia distese lungo i fianchi. Appoggiate le mani sui fianchi e piegate la testa prima leggermente in avanti. Poi la dovrete piegare all'indietro inarcando dolcemente la schiena e mantenendo le mani appoggiate sui fianchi. Ustrasana potenzia i muscoli della schiena, migliora la flessibilità della colonna vertebrale e la postura, oltre a garantire un massaggio benefico per gli organi addominali.

 

 

4) Quarto Rito Tibetano

Il Quarto Rito Tibetano richiede di posizionarsi inizialmente seduti con le gambe distese e leggermente divaricate e con la schiena il più possibile eretta. Le mani devono essere appoggiate al pavimento o al tappetino con i palmi verso il basso e le dita rivolte verso i piedi. A questo punto si inclina il capo prima leggermente in avanti verso il mento e poi leggermente all'indietro. Infine si mantengono le braccia tese e si solleva il corpo fino a creare un angolo retto tra le gambe e le cosce. Si deve formare una sorta di ponte. Questa posizione aiuta a rafforzare gambe e braccia.

 

 

5) Quinto Rito Tibetano

Nel Quinto Rito Tibetano si parte da una posizione di quadrupedia. Quindi si puntano le dita dei piedi sul tappetino, si abbassa il bacino e ci si sostiene con le braccia erette mentre le gambe sono distese. Si porta il mento verso l'alto. A questo punto si solleva il bacino, i talloni vanno ad appoggiarsi al pavimento e tra la schiena e le gambe si forma una V rovesciata. Si tratta della posizione che nello Yoga viene chiamata Adho Mukha Svanasana, nota anche come posizione del cane a testa in giù. Questa asana rafforza braccia e gambe, allevia lo stress e dona una sferzata di energia a tutto il corpo.

 

Marta Albè

Fonte foto: sheknows.com

http://terrarealtime.blogspot.it/2015/09/la-misteriosa-origine-dei-5-tibetani-e.html

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La postura perduta: perché gli indigeni non conoscono il mal di schiena

La postura perduta: perché gli indigeni non conoscono il mal di schiena

Il mal di schiena è una brutta bestia. In America la maggior parte delle persone soffrirà di problemi alla schiena. Sfortunatamente per un terzo di loro i trattamenti non gioveranno e il problema diventerà cronico. In Italia si perdono ogni anno 30 milioni di ore di lavoro a causa del mal di schiena (fonte: inail). Stephen Bevan, direttore del Centre for Workforce Effectiveness all’Università di Lancaster, in un recente documento sull’impatto economico e sociale del mal di schiena, ha dichiarato che i costi causati da questo disagio supererebbero in Europa i 12 miliardi di euro all’anno.

Che ci crediate o no nel mondo esistono delle culture in cui il mal di schiena quasi non esiste. Una tribù indigena dell’India centrale non ha riportato nessun caso. E i dischi della loro schiena hanno mostrato pochissimi segni di degenerazione con l’nvecchiamento.

 

 

Molte statue antiche, come questa greca, mostra una spina dorsale a forma di J. La schiena della statua è piatta fino al sedere, dove curva così che i glutei si trovano dietro la spina dorsale.

Un’agopuntrice di Palo Alto, California, crede di aver capito il perché noi occidentali soffriamo tanto di mal di schiena.

Ha viaggiato per anni tutto il mondo, studianto le culture con i tassi più bassi di mal di schiena – come camminano, si siedono e stanno in piedi.

Circa due decadi fa, Esther Gokhale ha cominciato ad avere problemi con la schiena dopo la prima gravidanza. “Avevo dolori lancinanti, non riuscivo neanche a dormire la notte” spiega “Facevo il giro del palazzo ogni due ore, ero praticamente un’invalida”.

Gokhale aveva un’ernia del disco. Alla fine ha deciso di fare un’operazione per risolvere il problema ma, un anno dopo, l’ernia si è ripresentata. “Volevano farmi un’altra operazione. Ma io non volevo che diventasse un’abitudine”

 

Questa volta Gokhale decide di trovare una soluzione per sistemare la sua schiena una volta per tutte. E non era convinta che la medicina occidentale potesse risolvere il suo problema. Così comincia a pensare in maniera differente, a cercare soluzioni alternative e un bel giorno ebbe un’idea: “Dovevo andare a visitare le popolazioni che non avevano questi enormi problemi e osservare come vivevano”

 

Nei 10 anni seguenti Gokhale visita varie culture in giro per il mondo lontane dalla vita moderna. Ha visitato le montagne dell’Ecuador, piccole città che vivono di pesca in Portogallo e villaggi sperduti dell’Africa occidentale.

I 5 consigli di Esther Gokhale per una migliore postura e per diminuire il mal di schiena

Prova questi esercizi mentre lavori alla scrivania, seduto al tavolo da pranzo o mentre fai una passeggiata.

1. Fai una rotazione con le spalle: gli occidentali tendono a tenere le spalle in avanti, così le nostre braccia si trovano di fronte al corpo. Questo non è il modo in cui le culture indigene tengono le braccia, spiega Gokhale. Per risolvere la questione, tira le braccia leggermente verso l’alto, spingile indietro e poi lasciale cadere – come se fosse una rotazione. “Ora le braccia dovrebbero pendere al vostro lato, con i pollici che puntano verso l’esterno. Questa è la naturale architettura per la nostra specie”

 

2. Allunga la spina: Dare maggiore lunghezza alla spina dorsale è facile. Bisogna stare attenti però a non inarcare la schiena, prendete un bel respiro e allungatevi verso l’alto. Poi mantieni questa altezza espirando. Ripetere questo esercizio più volte. “È un esercizio che richiede un po’ di sforzo, ma rafforza molto i muscoli addominali”.

 

3. Strizza, strizza forte i glutei quando cammini: in molte culture indigene le persone strizzano i glutei ogni volta che fanno un passo. Questa è una delle ragioni del perché hanno dei sederi così ben formati e che supportano la parte bassa della schiena. Gokhale spiega che si può cominciare a sviluppare lo stesso tipo di “derrière” tenendo stretti i glutei ad ogni passo.

 

4. Non tenere il mento in alto: invece, allunga il collo sostenendo un oggetto leggero, come un pouf o un asciugamano, e tienilo in equilibrio sulla testa. Cerca di spingere la testa contro l’oggetto. “Questo esercizio allungherà la schiena e il collo e permetterà al mento di fare angolo in basso – non in un modo esagerato, ma rilassato”.

 

5. Non sederti dritto! Questo provoca un inarcamento della schiena e porterà a un sacco di fastidi. Invece prova a ruotare indietro le spalle e apri il petto, fai un respiro profondo per stirare e allungare la schiena.

 

“Sono stata in dei villaggi in cui i bambini sotto i 4 anni piangevano perché erano impauriti nel vedere qualcuno con la pelle bianca – non ne avevano mai visti in vita loro”. Gokhale ha scattato delle foto di persone che camminavano con dei secchi d’acqua sulla testa, raccoglievano la legna e sedevano a terra a tessere, per ore.

 

“Ho una foto nel mio libro di queste due donne che passavano dalle sette alle nove ore al giorno, ricurve, a raccogliere castagne d’acqua. Sono piuttosto vecchie ma incredibilmente non soffrivano di mal di schiena”.

 

Gokhale ha cercato di capire cosa avessero tutte queste persone in comune. La prima cosa che le è saltata all’occhio era la forma delle loro spine dorsali. “Hanno una postura davvero regale, molto efficiente”.

 

LA SCHIENA A FORMA DI “S” E QUELLA A FORMA DI “J”

 

La forma della loro schiena è piuttosto differente da quella di noi occidentali. Guardando la spina dorsale di un americano di lato si può notare che ha una forma a “S”. Fa una curva all’inizio e poi di nuovo alla fine della schiena.

Questa non è la forma che ha notato nelle tribù da lei visitate “La spina dorsale con la doppia curvatura non è naturale”.Effettivamente, guardando i disegni di Leonardo da Vinci – o il libro “Gray’s Anatomy” del 1901 – la spina dorsale non forma una “S”. Essa assomiglia piuttosto alla lettera “J”. La schiena a forma di J è quella che si può notare nelle statue greche o nei bambini.

 

Così Gokhale ha lavorato per riportare la sua spina dorsale a forma di J e, gradualmente, il suo mal di schiena è scomparso.

Gli studiosi non sanno ancora se Gokhale è nel giusto. Davvero noi occidentali abbiamo in qualche modo dimenticato come stare in piedi nella maniera più giusta? Nessuno ha fatto mai uno studio sulle culture tradizionali per comprendere perchè questi individui non soffrano di mal di schiena. Nessuno ha mai documentato e studiato la forma delle loro schiene.

Il Dr. Praveen Mummaneni, neurochirurgo all’Università della California dice: “Vorrei andare e fare dei raggi X alle popolazioni indigene e compararli con quelli della nostra civilità. Potrebbe essere d’aiuto”.

 

PERCHÉ ABBIAMO IL MAL DI SCHIENA?

 

C’è un gran numero di ragioni perché la postura degli americani e occidentali in genere – e quindi la forma delle loro schiene e delle spine dorsali – potrebbe essere differente da quella delle popolazioni indigene.

Per iniziare, gli Americani pesano molto di più. Inoltre sono anche molto più sedentari rispetto agli individui delle culture tradizionali, con conseguente mancanza di tono muscolare e di stabilità posturale.

 

È risaputo che muscoli addominali deboli possono causare il mal di schiena. Infatti, spiega il Dr. Mummaneni, muscoli più forti potrebbero essere il segreto del successo di Gokhale.

 

Quindi le persone indigene nella varie culture non hanno la soluzione magica per eliminare il mal di schinea. Hanno semplicemente degli addominali molto forti e il loro stile di vita li aiuta a mantenerli in forma, anche quando invecchiano.

 

http://www.dionidream.com/la-postura-perduta-perche-gli-indigeni-non-conoscono-il-mal-di-schiena/

 

 

 

 

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