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Chemioterapia : Alimentazione Naturale durante la Chemioterapia

Oggi vi racconto un po’ come ci siamo preparati alla chemioterapia.

Dico ci siamo perché siamo una squadra, io la mia dolcissima mamma e il mio adorabile marito.

Loro, infatti, hanno contribuito e solidalmente partecipato a tutto o quasi lo schema alimentare che Marco ha individuato come più adatto alle mie esigenze.

Ci siamo documentati molto.

Così abbiamo introdotto il Miso, una crema tipo dado vegetale da usare come addensante o da sciogliere in acqua per fare la zuppa di miso, questo prepara e protegge le pareti dello stomaco dagli effetti della terapia; il kuzu, che serve in caso di gastrite a disinfiammare e proteggere le mucose gastrointestinali; la Crema di riso integrale, con analoga funzione grazie ai principi lenitivi contenuti nella buccia del chicco di riso integrale.

Chiaramente ho eliminato totalmente la carne e i salumi, non che ne mangiassi chissà quanti, in realtà da circa due anni con mio marito avevamo già semi-abolito queste proteine, sostituendole con quelle dei legumi e del pesce soprattutto pesce azzurro.

Le uova le magio una/ due volte la settimana ma solo di galline allevate libere in campagna che si nutrono solo di ciò che la natura offre e grano biologico…..il posto si chiama “Galline felici” e posso giurarvi che le galline lì sono davvero felici!!

Per ciò che riguarda i latticini, questi in larga misura, nel mio caso, vanno eliminati perché studi comprovati dimostrano la minor incidenza di recidive in donne operate al seno che hanno eliminato i latticini dalla propria dieta.

Essendo, inoltre, il mio un tumore di origine ormonale e bene evitare tutti quei cibi che stimolano o mimano il comportamento degli ormoni nel corpo, come il pomodoro(che oltretutto è irritante per lo stomaco, quindi da evitare o moderare durante la chemio), o cibi che stimolano l’insulina, la glicemia e il fattore di crescita( zuccheri raffinati, farine raffinate, arance, frutta, multivitaminici ecc.), è dimostrato che questi, alimentano proteggono e nutrono il tumore entrando in conflitto con il farmaco chemioterapico che tenta di distruggerlo, prediligendo altri cibi, come cereali integrali, che al contrario abbassano i livelli di queste sostanze.

Bisogna avere ben chiaro che una cosa è la prevenzione alimentare, un’altra è l’alimentazione durante la chemio e un’altra ancora è l’alimentazione dopo il cancro e dopo la chemio.
L’argomento così ovviamente è appena accennato, ma mi ripropongo di approfondirlo.

Un altro rimedio molto efficace, per purificare, rinforzare e proteggere l’organismo è l’Aloe Arborescens.

 

 

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Così dopo studi e ricerche (di Marco) in merito, abbiamo deciso di seguire la terapia della Aloe arborescens di Padre Zago, che prendo ogni giorno prima dei pasti, la cura dura circa 2 anni.

L’Aloe, antichissima pianta officinale, anche pura, aiuta a moderare gli effetti collaterali della chemioterapia.


Gli ingredienti per la ricetta originale sono:

350 g di foglie di Aloe Arborescens: la pianta deve avere almeno 4 anni di età;

500 g (mezzo chilo) di Miele biologico;

40-50 ml (circa una tazzina di caffé) di Grappa (va bene anche il Whisky, Tequila e il Cognac).

Procedimento:

Raccogliete le foglie di Aloe arborescens di notte o al tramonto, in modo che il sole non distrugga tutte le proprietà del gel contenuto nelle foglie.
Successivamente, pulitele con un canovaccio bagnato ed eliminate con un coltello le parti spinose(sempre al buio evitando cioè l’esposizione diretta ai raggi del sole o alla luce artificiale).
Poi mettete tutti gli ingredienti nel frullatore e avviatelo.
Preparate un contenitore di vetro avvolgendolo in un po’ di alluminio o stoffa per proteggere il frullato dalla luce e riponetelo in frigo.
Così durerà circa 2 settimane, le dosi sono un cucchiaio mezzora prima dei pasti.

L’ aloe è in grado di rafforzare il sistema immunitario compromesso dalla malattie e da cure pesantissime. Grazie alle sue proprietà disintossicanti questa pianta è considerata un valido coadiuvante nei pazienti che vengono sottoposti a chemio. Riduce gli effetti collaterali delle cure, combatte la stanchezza e la spossatezza, la stitichezza, è in grado di alleviare il formicolio tipico delle persone che sono sottoposte a questo tipo di terapia anti-tumorale.

E’ importante prendere coscienza del fatto che questo rimedio naturale và considerato complementare (coadiuvante) nella cura del tumore: significa che l’aloe non sostituisce la chemio ma semplicemente può affiancarla, per aiutare i pazienti ad affrontare meglio un periodo che, inevitabilmente, indebolisce l’organismo.

 


Il gel di Arborescens, insomma è un rimedio naturale che può essere utile a tutti: è un buon integratore di amminoacidi come prolina, tirosina, fenilalanina, istidina, arginina, triptofano e serina;è una fonte di vitamine, contiene in buona concentrazione la vitamina A, B1, B2, B12, C, E, acido folico ;apporta mucopolisaccaridi naturali, tra i quali appunto l’acemannano, che migliorano e regolano l’attività intestinale semplicemente stimolando la naturale peristalsi; è un remineralizzante, infatti apporta minerali importanti per l’organismo come calcio, sodio, ferro, potassio cromo, magnesio, rame e zinco supporta l’attività del sistema immunitario favorendo l’attività enzimatica grazie al buon apporto di sali minerali, come zinco, manganese e ferro.

http://bluedragonvoice.blogspot.it/2016/09/prevenzione-alimentare-alimentazione.html?m=1

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TESSUTI DA RIGENERARE? ALIMENTI CHE POSSONO RIGENERARE TESSUTI

PER I MEDICI E' UN A SORPRESA! MA CI SONO ALIMENTI CHE POSSONO RIGENERARE TESSUTI !!!

Per chi ha una formazione medica convenzionale, questo potrà suscitare un’enorme sorpresa, ma di base il nostro corpo è in uno stato di incessante rigenerazione. Senza il continuo ricambio cellulare all’interno dell’organismo, non esisterebbe quel miracolo che chiamiamo corpo umano. In tempi di malattia, tuttavia, i processi rigenerativi sono superati da quelli degenerativi. Questa è l’area dove la medicina può svolgere il suo ruolo più nobile, riportando il corpo al suo equilibrio originale con cibi, vitamine, erbe, terapie energetiche e altro ancora. Oggi, tuttavia, la medicina usa sempre più prodotti chimici che ostacolano il processo di rigenerazione e interferiscono con l’attività naturale del corpo agendo come semplici soppressori dei sintomi. Inoltre, considera eretiche tutte le teorie che sostengono che la malattia andrebbe gestita risalendo alla sua causa, al fine di stimolare la rigenerazione dei tessuti. Eppure sono molti gli studi clinici che lo confermano.

RIGENERAZIONE DEI NERVI

Ci sono numerose prove che confermano che i nervi possono rigenerarsi. Uno studio del 2010 pubblicato sulla rivista Rejuvenation Research ha rivelato che una combinazione di mirtilli, tè verde e carnosina hanno effetti rigenerativi in un modello animale affetto da malattia neurodegenerativa. Altre sostanze che offrono queste proprietà sono:

– curcumina;
– apigenina (composto presente in verdure come il sedano);
– mirtillo;
– ginseng;
– uperzina (principio attivo estratto dalla pianta cinese Huperzia serrata);
– resveratrolo;
– pappa reale;
– teanina;
– ashwaganda (withania somnifera).

Esistono altre sostanze capaci di rigenerare i nervi: dei composti che stimolano la riparazione della guaina protettiva dell’assone dei neuroni attraverso la mielina. Va detto che anche la musica e l’innamoramento sono stati confermati come utili nella neurogenesi, nella riparazione e rigenerazione dei neuroni; questo indica che la medicina rigenerativa non implica necessariamente l’assunzione orale di qualche sostanza. Anzi, una vasta gamma di azioni terapeutiche possono essere impiegate per migliorare la salute e il benessere.

RIGENERAZIONE DEL FEGATO

La glicirrizina, un composto presente nella liquirizia, descritto recentemente come potente anti-virus, è risultata utile per stimolare la rigenerazione della massa epatica nel modello animale. Altre sostanze rigenerative del fegato includono:


– carvacrolo (un composto presente nell’origano);
– curcumina;
– ginseng coreano;
– tè Rooibos;
– vitamina E.

RIGENERAZIONE DELLE CELLULE BETA

Purtroppo la comunità medica deve ancora sfruttare le potenzialità di alcuni composti naturali utili all’inversione del diabete. I seguenti composti hanno mostrato di essere efficienti nella rigenerazione delle cellule che producono l’insulina:

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– gymnema sylvestre;
– nigella sativa (cumino nero);
– vitamina D;
– curcumina;
– arginina;
– avocado;
– berberina
– melone amaro;
– bietola;
– stevia;
– sulforafano (presente nei germogli di broccoli).

RIGENERAZIONE ORMONALE

Ci sono delle sostanze che aumentando la capacità delle ghiandole endocrine di secernere più ormoni, riescono a rigenerare quelli degradati. Una di queste è la vitamina C, un potente donatore di elettroni, capace di contribuire alla rigenerazione di estradiolo, progesterone, testosterone e altri ormoni. Insieme agli alimenti in grado di sostenere la funzione delle ghiandole, la vitamina C rappresenta un eccellente complemento alla terapia ormonale sostitutiva.

RIGENERAZIONE DELLE CELLULE CARDIACHE

Non molto tempo fa si riteneva che il tessuto cardiaco non potesse rigenerarsi. Gli studi più recenti hanno mostrato che questo è falso e che esistono delle sostanze in grado di stimolare la formazione di cellule progenitrici cardiache:

– resveratrolo;
– ginseng siberiano (eleuterococco);
– estratto di semi d’uva rossa;
– N-acetilcisteina.

RIGENERAZIONE DI CARTILAGINE E MIDOLLO SPINALE

Curcumina e Resveratrolo, ad esempio, hanno mostrato di migliorare il recupero delle lesioni del midollo spinale. Più di una dozzina di altri composti naturali sono molto promettenti in questo settore. Il problema è che la medicina rigenerativa rischia di minare l’infrastruttura economica su cui si basa il sistema moderno, farmaco-centrico e complice della degenerazione. La soppressione dei sintomi è redditizia, poiché garantisce il perpetuarsi della malattia originaria sottostante e la generazione di una continua espansione di ulteriori problematiche indotte dal trattamento dei sintomi.
Questo modello è destinato a fallire e occorre velocemente prendere coscienza di come coltivare uno stile di vita, un atteggiamento e un’alimentazione adeguata possano favorire la rigenerazione del corpo e interrompere questo circolo patologico, permettendoci di raggiungere la libertà del corpo che presuppone poi la liberazione di anima e spirito.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20586644

http://www.generazionebio.com/notizie/471-i-tessuti-che-nel-corpo-possono-rigenerarsi.html

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STANCHEZZA CRONICA E TIROIDE: QUALE POSSIBILE LEGAME?

STANCHEZZA CRONICA E TIROIDE: QUALE POSSIBILE LEGAME?
La sindrome da stanchezza cronica rende difficile la vita "normale". Le cause potrebbero essere molteplici: forse qualche problema alla tiroide? Forse sì


C’è una bella differenza tra l’avere sonno perché si èdormito male (le neomamme capiscono…), tra lastanchezza a seguito di malattia o lavori pesanti, e lasindrome della stanchezza cronica.

La sindrome della stanchezza cronica è subdola, ci perseguita in ogni momento della giornata e non migliora nemmeno dopo una notte di sonno.

Svariate sono le cause possibili, la scienza al momento non ne ha individuata una unica.

Anche le patologie della tiroide possono avere un legame con la sindrome da stanchezza cronica? Si, ecco perché. Con qualche aiuto che ci viene dall’omeopatia.

 

Sindrome della stanchezza cronica negli adulti: la tiroide tra le cause?
Non sono ancora note alla scienza le cause della sindrome da stanchezza cronica, che riguarda soprattutto gli adulti.

Spesso la prima comparsa della stanchezza cronica avviene dopo un’infezione (un raffreddore, o, più frequentemente, la mononucleosi ovvero infezione da virus di Epstein-Barr) oppure dopo un periodo di forte stress psicofisico, oppure un intervento chirurgico. Insomma dopo un evento che ha messo a dura prova le nostre difese immunitarie.

Possiamo però ipotizzare anche uno stretto legame tra la sindrome da stanchezza cronica e ilfunzionamento della tiroide, poiché la tiroide “comanda” la produzione di ormoni di tutto il corpo, e quindi influenza tutte le funzioni dell’organismo stesso; ne consegue che in caso di scarso funzionamento della tiroide (ipotiroidismo) e quindi bassi livelli degli ormoni tiroidei, ci possa essere un generale rallentamento o riduzione delle funzioni corporee.

Ecco alcuni esempi di cosa accade quando la tiroide “funziona meno”:

Il corpo produce meno calore, si sente di più il freddo;
Il cervello può funzionare meno velocemente: ci possono essere problemi di memoria e un abbassamento del tono dell’umore;
Il cuore può rallentare leggermente la propria frequenza, la circolazione può di conseguenza rallentare e diminuire l’ossigenazione (l’energia) delle cellule tutte. Aumenta quindi la sensazione di stanchezza
I sintomi maggiori di ipotiroidismo (stanchezza costante, sonnolenza, scarsa energia, calo del tono dell’umore) sono quasi gli stessi rispetto a quelli della sindrome da stanchezza cronica: ecco svelato il legame tra tiroide e stanchezza cronica.

 

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Quando il corpo ci invia segnali di stanchezza
 

Sntomi della Sindrome della stanchezza cronica negli adulti
I sintomi della sindrome da stanchezza cronica compaiono all’improvviso o lentamente: ci si sentesubito molto più stanchi oppure la stanchezza peggiora gradualmente ma costantemente nell’arco di settimane o mesi (almeno sei mesi perché si possa procedere ad una corretta diagnosi).

I sintomi possono essere permanenti oppure intermittenti, e tra i principali emergono:

Stanchezza e spossatezza grave, costante
Sonnolenza frequente che non migliora nemmeno dopo il sonno
Difficoltà di concentrazione
Dolori muscolari e articolari
Febbre lieve ma costante
Disturbi dell’umore
Disturbi lievi della vista
Intorpidimento e vertigini
La sonnolenza può essere legata anche alla cattiva qualità del sonno, disturbato dai dolori o dalla febbricola.

La depressione invece può comparire tra i sintomi iniziali della sindrome da stanchezza cronica, oppure si può sviluppare in seguito, dato il prolungarsi della malattia e le limitazioni che impone alla vita quotidiana, sociale, lavorativa.

 

Sindrome della stanchezza cronica negli adulti: i rimedi omeopatici
In caso di sindrome da stanchezza cronica, è bene fare sempre riferimento al proprio medico per una diagnosi certa, per escludere altre patologie e per individuare la migliore strategia di cure.

L’omeopatia può venire in soccorso, con rimedi che favoriscono la “ripresa” dell’organismo. Tra i principali ricordiamo:

Arnica, come supporto per la ripresa dopo sforzi eccessivi, dolori articolari e alla testa.
Hypericum, coadiuvante nei casi di scarsa memoria, mal di testa, dolori e disturbi che peggiorano in seguito a sforzi fisic
Nux Vomica: in caso di affaticamento che peggiora dopo sforzo o stress, con sintomi quali dolori articolari, tensione muscolare, mal di testa cronico e disturbi del sonno
Acidum Phosphoricum: indicato a sostegno dei sintomi della stanchezza (astenia) vera e propria, svogliatezza anche emotiva, oltre a dolori articolari e mal di testa
Ammonium Carbonicum: in presenza di cali di memoria, stanchezza, debolezza, mal di testa, mal di gola e ghiandole ingrossate

Di Monia Farina

http://www.cure-naturali.it/salute-naturale/2811/stanchezza-cronica-e-tiroide-quale-legame/7616/a?utm_source=cure_operatori&utm_campaign=67129cc061-Newsletter_Cure_279_161013_operatori10_12_2016&utm_medium=email&utm_term=0_ecafbb38ae-67129cc061-200690125

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APERTURA DEL TERZO OCCHIO - ECCO QUALI SONO I SINTOMI

L’apertura del terzo occhio è un processo lento e graduale, che è possibile riconoscere grazie ad alcuni segni o “sintomi”.

“L’uomo, sapete, ha soltanto due occhi che vedono e registrano tutto, una vista che è come una straordinaria macchina fotografica che riprende immagini minute, molto nitide, minuscole; e con quell’immagine l’uomo dice a se stesso: Questa volta conosco la realtà delle cose, e per un momento è tranquillo.

Poi, sovrapponendosi gradualmente all’immagine, “compare un altro occhio”, che riprende un’immagine del tutto diversa.

A questo punto il nostro uomo non vede più chiaramente; ha inizio una lotta tra i primi due occhi occhio e il terzo, una lotta feroce, e alla fine il terzo occhio ha la meglio, assume il controllo e così la lotta finisce.

Ora che ha in mano la situazione, il terzo occhio può continuare il suo lavoro da solo ed elaborare la propria immagine, secondo le leggi della visione interiore. Questo occhio speciale si trova qui – disse Matisse – indicando il cervello”.

Per prima cosa, per riconoscere “un’eventuale apertura dell’occhio interiore” (CHE NON SI CHIEDE COME HA CHIESTO UN’ALLIEVA CON IL MAGNESIO) , puoi notare se ti riconosci in qualcuno di questi sintomi:

 

– Stai trascorrendo un periodo in cui le cose che vedi non sono più come prima, non hanno più quelle sembianze, quel senso, quel significato/interpretazione, quel valore che gli attribuivi in precedenza;

 

– Il mondo ti si rivela, ora, con particolari tratti che prima non riuscivi a cogliere;

 

– Inizi a vedere e a volerti liberare da certe catene e continui a chiederti come mai gli altri non intravedano i lacci che li tengono legati e li costringono a sottomettersi a certi carcerieri;

 

– La nuova visione è così sbalorditiva da gettarti quotidianamente nello stupore;

 

– Ogni giorno, in misura progressiva, percepisci un non so ché di incorporeo che sollecita i tuoi sensi e, per quanto banale o insensato, stimola la tua meraviglia;

 

– Hai il presentimento di possedere una vista che non sia solamente legata all’organo fisico, agli occhi, ma a un’area più sottile ed estesa del tuo Essere (in relazione col mondo e con l’universo);

 

– Stai sperimentando dei bagliori intuitivi che ti mostrano tutte le cose da altre angolazioni o che illuminano come una torcia alcune zone buie ed incomprensibili;

 

– Interagisci con agenti istruttori particolarmente evoluti di questo o altri piani (dimensioni), o sai che, in qualche modo, qualcuno o qualche forza primordiale, avvolge la tua vita e ti lascia ogni tanto degli indizi.

 

Se avverti uno o più di questi sintomi, significa che sei sulla buona strada e che probabilmente i tuoi occhi (interiori), che prima erano sigillati, coperti, ora si stanno parzialmente aprendo, stanno lasciando passare gradatamente piccoli raggi di luce, per consentirti di mettere a fuoco ed evitare di abbagliarti bruscamente.

 

Come qualunque altra cosa, è necessario che la pupilla (interiore-esteriore) non venga attraversata da una quantità eccessiva di luce.

 

Siate parsimoniosi nel dosaggio.

 

La cupidigia potrebbe portarvi a voler accumulare più di quanto vi serva o vi meritate, causandovi, con tale brama, più svantaggi che vantaggi, e un ritorno della cecità al posto della vostra luminosa facoltà. Sarebbe come fissare il Sole ed esporsi eccessivamente ai suoi raggi: l’abbaglio è inevitabile.

 

È un processo molto lungo ma gratificante per chi sa pazientare… e quando alla fine giungerà il momento e tutto l’alone svanirà, allora tu, con i tuoi nuovi occhi, abbraccerai con un sol sguardo il Cosmo in tutto il suo splendore, ed esso a sua volta ti avvolgerà in un senso di pace e serenità maestosa.

 

Articolo originale: animalibera.net / Rivisto da: fisicaquantistica.it

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Parkinson : Cure naturali per il morbo di Parkinson

Ci sono cure naturali per il morbo di Parkinson che offrono un aiuto per rallentare la malattia, controllare meglio i sintomi, ridurre la disabilità e rinforzare gli effetti dei farmaci.

Alcuni rimedi naturali costituiscono un valido supporto nel contrastare la malattia di Parkinson, una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale che provoca il danneggiamento irreversibile dei neuroni deputati alla produzione di dopamina, neurotrasmettitore implicato nel controllo dei movimenti.

A oggi non esiste una cura in grado di guarire il Parkinson. I farmaci utilizzati (il principale è la levodopa o L-Dopa, che nel corpo si trasforma in dopamina) governano i sintomi: tremori, rigidità, rallentamento dei movimenti, perdita dell'equilibrio, alterazioni nella mimica facciale, difficoltà cognitive e altri disturbi potenzialmente invalidanti. Con il tempo però l'efficacia dei medicinali tende a diminuire.

Specifici rimedi naturali ad azione neuroprotettiva possono contribuire a rallentare la progressione del morbo di Parkinson e a migliorare il trattamento della patologia, rinforzando gli effetti delle terapie tradizionali.

Tra le cure naturali più efficaci per combattere la malattia di Parkinson ci sono integratori alimentari, fitoterapici e tecniche corporee.

Gli integratori alimentari utili contro il morbo di Parkinson
LA VITAMINA D

Indispensabile per prevenire l'osteoporosi e per mantenere in piena efficienza il sistema immunitario, la vitamina D è un micronutriente fondamentale anche per il cervello. Diversi studi, tra cui una ricerca risalente al novembre 2013, hanno provato non solo che bassi livelli di vitamina D sono legati a un aumento del rischio di incorrere in malattie neurodegenerative, ma anche che l'assunzione di integratori di vitamina D aiuta contenere il morbo di Parkinson, oltre che a prevenirlo. Il dosaggio di vitamina D suggerito in questi casi è di 1.000-1.200 UI al giorno.
Compresse verdi di integratori alimentari per il Parkinson
Specifici integratori alimentari
combattono il morbo di Parkinson.
IL COENZIMA Q10

E' dimostrato che nel morbo di Parkinson sono spesso coinvolte alterazioni nella funzionalità dei mitocondri, organelli da cui dipende la produzione di energia per le cellule. Il coenzima Q10 (CoQ10) è una sostanza naturalmente presente nel corpo in grado di migliorare l'utilizzo dell'ossigeno a livello cellulare e di difendere i mitocondri dallo stress ossidativo. Un piccolo studio pubblicato su The Archives of Neurology ha documentato che un'integrazione a dosaggi significativi di coenzima Q10 riduce la progressione del Parkinson, mitiga le manifestazioni di disabilità e migliora la qualità della vita dei soggetti affetti da questa patologia. Il dosaggio di coenzima Q10 suggerito in caso di Parkinson va da 300 a 1.200 milligrammi al giorno. Entro questi valori il coenzima Q10 si è rivelato sicuro e ben tollerato.
LE VITAMINE DEL GRUPPO B

Le vitamine B partecipano al buon funzionamento del sistema nervoso e possono incidere positivamente sul decorso delle malattie neurodegenerative. Per mitigare i sintomi del morbo di Parkinson sono in particolare da considerare le vitamine B9 e B12, in quantitativi almeno paragonabili a quelli citati nell'articolo sulle dosi efficaci degli integratori vitaminici.
IL NADH (NICOTINAMMIDE ADENINA DINUCLEOTIDE)

Contribuisce a contrastare le manifestazioni del Parkinson anche il nicotinammide adenina dinucleotide (NADH), un coenzima coinvolto nel ciclo di produzione dell'energia e in grado di stimolare la sintesi della dopamina. Il dosaggio di NADH è normalmente di 5 milligrammi al giorno.
LA VITAMINA C E LA VITAMINA E

Anche la la vitamina C e la vitamina E aiutano a contenere l'evoluzione del morbo di Parkinson e a ritardare l'impiego dei farmaci. Effetti significativi si ottengono con dosaggi piuttosto alti (1.000 milligrammi di acido ascorbico e 800 UI di vitamina E più volte al giorno). Per contrastare Parkinson e parkinsonismi un'integrazione di vitamina C e di vitamina E può comunque essere considerata anche a dosaggi inferiori: l'utilizzo di questi micronutrienti, a maggior ragione se inseriti in un protocollo naturale più ampio, concorre infatti a proteggere le cellule nervose dallo stress ossidativo.

I fitoterapici più efficaci per il morbo di Parkinson

Mucuna pruriens
LA MUCUNA

La mucuna (Mucuna pruriens) è una fonte naturale di levodopa, il farmaco più utilizzato per il morbo di Parkinson. Le evidenze scientifiche su questa pianta ayurvedica sono ancora circoscritte, ma sembrano attribuire alla polvere ricavata dai semi della mucuna effetti più rapidi e una più lunga durata d'azione rispetto alla levodopa di sintesi, con l'ulteriore vantaggio di non provocare quei movimenti involontari (discinesia) che sono un tipico effetto collaterale del medicinale. Il dosaggio di Mucuna pruriens è strettamente da personalizzare e parte in genere da una capsula da 200 milligrammi titolata in L-Dopa assunta almeno una volta al giorno. Per quanto riguarda gli effetti collaterali e le interazioni farmacologiche della mucuna, questo rimedio può causare nausea e altri fastidi gastrointestinali, mentre sono possibili interferenze con antidepressivi, antipertensivi e ipoglicemizzanti.
Foglie di Ginkgo biloba
Anche il ginkgo aiuta
a contrastare il Parkinson.
IL GINKGO

Gli effetti di Ginkgo biloba sulla circolazione sanguigna cerebrale e sulle funzioni cognitive sono noti. Per quanto riguarda il Parkinson, si è visto che il ginkgo esercita un'azione protettiva dei neuroni che producono dopamina. Dosaggi, controindicazioni e interazioni farmacologiche di questo rimedio naturale sono descritti nell'articolo che abbiamo espressamente dedicato al ginkgo.
LA BACOPA

La bacopa o brahmi (Bacopa monnieri), che come la mucuna proviene dalla medicina tradizionale indiana, è un tonico cerebrale impiegato soprattutto per migliorare memoria e concentrazione e in generale per sostenere le funzioni cognitive. Studi su modello animale hanno testimoniato che gli estratti di Bacopa monnieri aiutano a prevenire la degenerazione dei neuroni dopaminergici e possono rappresentare un supporto nel trattamento del morbo di Parkinson. Perché la bacopa sia efficace è necessario l'apporto di 300-400 milligrammi al giorno di bacosidi (i principi attivi più importanti di questa pianta), dosaggio che si raggiunge di norma con 3-4 tavolette quotidiane di estratto secco di Bacopa monnieri titolato e standardizzato in bacosidi al 50%. Alla posologia consigliata la bacopa è una pianta sicura, che non presenta controindicazioni né interazioni farmacologiche.

Le tecniche corporee che giovano ai malati di Parkinson
L'ESERCIZIO FISICO

Mantenersi attivi aiuta a ridurre le manifestazioni del morbo di Parkinson. Da uno studio sui benefici del movimento aerobico nelle persone malate di Parkinson apparso sulla rivista scientifica ufficiale dell'American Academy of Neurology emerge che la semplice camminata, praticata per 45 minuti almeno 3 volte alla settimana, migliora la funzionalità motoria, riduce la stanchezza e risolleva l'umore.
Malati di Parkinson che praticano il tai chi chuan
Il tai chi chuan migliora
i sintomi del Parkinson.
LO YOGA E IL TAI CHI CHUAN

Discipline orientali come yoga e tai chi hanno dimostrate ricadute positive sul morbo di Parkinson. L'integrazione di movimenti lenti e calibrati con esercizi di respirazione e di meditazione migliora sia i sintomi neuromuscolari, come il tremore e le difficoltà nel mantenere l'equilibrio, sia le alterazioni della sfera psicoemotiva, quali ansia e depressione, spesso presenti nella malattia.
PER APPROFONDIRE L'ARGOMENTO
Hericium erinaceus per difendersi dalle malattie neurodegenerative
Camminare per prevenire e curare Parkinson e Alzheimer


Leggi tutto l'articolo: Cure naturali per il morbo di Parkinson | Luca Avoledo - Salute, alimentazione e rimedi naturali http://www.lucaavoledo.it/2015/01/parkinson-cure-naturali.html#ixzz4Ml9RmWKD

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