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Stress e affaticamento ? assumi le bacche di Acai

Le bacche di Acai sono considerate il frutto più nutriente di tutta l’Amazzonia: ricchissime di antiossidanti e vitamine sono il frutto ideale contro affaticamento e stress.

Le bacche di Acai nascono da una pianta che vive in Amazzonia e sono considerati dei superfrutti per le ricche proprietà nutritive: l’elevata presenza di antiossidanti consente di combattere i radicali liberi 100 volte di più rispetto ad una sola mela. Oltre agli antiossidanti, le bacche di Acai contengono molte vitamine, sali minerali, omega e soprattuttoproteine: 100 grammi di bacche hanno più proteine di un uovo. Inoltre, sono ricche di fibre: 45 grammi ogni 100 grammi di frutto.

La presenza di tutte queste proprietà conferisce alle bacche di Acai la qualifica di “superfrutto“: assumere questi frutti nel periodo invernale consente di avere un’ottima carica energetica per combattere stress e affaticamento. Le bacche di Acai sono reperibili in erboristeria attraverso succhi, integratori, capsule o in polvere.

Ma i benefici per l’organismo sono davvero molteplici. Vediamoli insieme.

Antiage
Le bacche di Acai combattono i radicali liberi, i veri responsabili dell’invecchiamento precoce grazie ad un’elevata presenza di antociani: antiossidanti che si trovano nei frutti di colore violaceo, come i mirtilli e nel vino rosso. Ma rispetto ai mirtilli, le bacche hanno un potere antiossidante tre volte superiore, mentre la quantità di antiossidanti supera di 30 volte quella del vino rosso.

Riducono il colesterolo
La presenza di omega 3, omega 6 e omega 9 favorisce la riduzione del colesterolo e la protezione dei vasi sanguigni con la conseguenza di prevenire le malattie cardiovascolari.

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Combattono lo stress
Le bacche di Acai sotto forma di integratori favoriscono il metabolismo e la trasformazione dei grassi in energia: assunti a colazione consentono di affrontare la giornata con più grinta, allontanando lo stress e l’affaticamento.

Fanno dimagrire
Questi frutti sono amici della linea: la ricca quantità di fibre consente di ritrovare la regolarità intestinale e ridurre la fame. Inoltre, favoriscono il drenaggio dei liquidi e l’eliminazione delle tossine.

Ci rendono belle
Dalle bacche si ricava un prezioso olio per la pelle spesso utilizzato nei cosmetici. Assunte per via orale, rendono la pelle splendente e tonica.

https://www.cosmobenessere.com/rimedi-naturali/bacche-di-acai-il-superfrutto-contro-lo-stress/

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Arterie : dall'olivo i germogli per ringiovanire le tue arterie

Olivo: i germogli per ringiovanire le tue arterie
Conosci l’olio d’oliva e i suoi benefici: qui scoprirai che i giovani germogli d’Olivo sono una vera e propria cura di giovinezza per le arterie.

L’Olivo (Olea europea, famiglia delle Oleacee) è un albero onnipresente nel bacino del Mediterraneo e nella nostra cultura: originario dell’Asia, si è poi diffuso in tutta l’Europa meridionale.
Si dice che sia un simbolo di pace, saggezza e prosperità.
Il vecchio Noè sulla sua arca, fiducioso nella missione divina che gli era stata affidata, vede il ritorno della colomba annunciatrice della terra ferma con, nel becco, un ramoscello d’ulivo, come a portare pace e porre fine alle traversie.
L’Olivo era oggetto di un vero e proprio culto nell’antica Grecia, dove era dedicato ad Apollo; mentre a Roma Augusto lo fece coltivare in tutti i giardini che circondavano i suoi palazzi.

La varietà “europea” ci offre le nostre olive e il nostro olio.
Cugino (botanicamente parlando) dei Lillà e dei Frassini, l’Olivo condivide con loro le sue proprietà cardiovascolari.
L’olio ottenuto dalla prima spremitura a freddo ha un colore scuro e un sapore fruttato incomparabile! Ricco di vitamine A ed E, è composto da grassi monoinsaturi, il che lo rende benefico per la salute e abbastanza stabile durante la cottura.

L’Olivo è del resto uno degli elementi essenziali della dieta della longevità cretese, che unisce poca carne, pesce, molta verdura e frutta fresca, un po’ di pane e il formaggio.

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DELL’OLIO NELLE ARTERIE
I giovani germogli dell’Olivo servono come base per preparati dall’azione profondamente rigenerante sui fattori di rischio della sfera cardiovascolare.

Agiscono:

Sull’ipertensione sanguigna, che si abbassa lentamente ma inesorabilmente. Saranno magari associati con gemme di Biancospino (Crataegus L.) per la loro azione sul cuore e le vene e/o gemme di Tiglio (Tilia L.), per la loro azione su ansia e stress.
Sui disturbi del colesterolo e dei trigliceridi, di cui fanno regolarmente diminuire i valori senza gli inconvenienti delle statine (mentre salgono i valori della parte “buona” del colesterolo, l’HDL). Si potranno associare al Rosmarino (Rosmarinus JP), per la sua azione sul fegato. Se solo i trigliceridi sono alti, meglio associarvi l’Acero (Acer campestris gemme).
Sull’arteriosclerosi (cioè l’invecchiamento delle arterie) da non confondere con l’aterosclerosi (arterie bloccate), anche se entrambi i meccanismi sono spesso associati con l’età. Il germogli di Olivo agiscono su tutto ciò che interessa il campo cardiovascolare.
Sul tessuto arterioso, e hanno una buona azione sul cuore (soprattutto dopo un attacco) perché consentono una migliore guarigione delle aree danneggiate.
Sulle disfunzioni circolatorie cerebrali, che si traducono in un invecchiamento accelerato del cervello con perdita di memoria, difficoltà nel camminare, tristezza. In questo caso si associano all’Ontano di montagna(Alnus incana gemme).
Sul diabete dei cinquantenni, associati a boccioli di Noce (Juglans regia).

https://www.naturelab.it/blog/olivo-i-germogli-per-ringiovanire-le-tue-arterie/

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Cos'e' l’ortoressia ? quali problemi puo' dare questo disturbo alimentare ?

Cos’è infine l’ortoressia?

L’ortoressia è un nuovo disturbo alimentare che riguarda gli specialisti – alla ricerca di una soluzione a questo importante problema del nostro tempo! Soprattutto negli ultimi anni – e soprattutto a causa del costante aumento della consapevolezza mondiale di un’alimentazione sana – le persone si sono rivolte a una dieta nuova e completamente diversa. Così, fino a pochi anni fa, la “moda” alimentare impose standard e fast food, il mondo sembra volgersi (e anche consapevolmente) a una dieta più sana e più pensosa.

In che modo un’alimentazione sana può danneggiare la nostra salute?
Qual è il disturbo “ortoressia” e come è causato?
Cosa devo sapere per proteggere la mia salute?
In che modo gli eccessi – anche i più sani – danneggiano il nostro organismo inconsapevolmente?
L’ortoressia è un altro disturbo delle abitudini alimentari di una persona (come la bulimia o l’anoressia) ed è ora riconosciuta ufficialmente dagli esperti di nutrizione e salute e, naturalmente, dai manuali diagnostici. Questa è una condizione patologica che è direttamente correlata allo stato psicologico della persona ed è (in larga misura) influenzata da essa!

Questa condizione patologico-psicologica – secondo le indagini statistiche ufficiali – sta interessando sempre più persone in tutto il mondo (e in particolare in tutte le società avanzate del pianeta).

 

L’ortoressia è stata suggerita come un’ossessione patologica con il Dott. Bratman nel 1997. Questa ossessione patologica inizia con un semplice sforzo di mangiare sano e attento e alla fine si traduce in un bisogno psicopatologico della persona di seguire fedelmente un programma di alimentazione “pura”!

Fasi fino all’ortoressia …

Cambiare abitudini alimentari da una dieta scarsa e malsana a una dieta prudente ed equilibrata ricca di sostanze nutritive non implica necessariamente un problema di ortoressia. La transizione all’ortoressia non è automatica ma a lungo termine e la persona attraversa diverse fasi intermedie prima che si arrivi a un comportamento alimentare ortoressico.

Fase 1: Informazioni su salute e nutrizione.

Fase 2: Esclusione di cibi grassi, cibi ricchi di carboidrati, molte sostanze chimiche, cibi con molti conservanti, cibi standard e fast food, cibi malsani (ad es. Cibi fritti) e cibi ad alto valore calorico; valore nutritivo minimo (o zero).

Fase 3: Esclusione dei cibi classificati (da esperti o completamente arbitrariamente dai singoli) come nocivi.

Fase 4: Ossessione per il tipo di cibo, la sua origine e il modo in cui viene prodotto, con conseguente esclusione di quasi tutti gli alimenti come “non idonei” e “dannosi” per l’organismo.

Ortoressia: anima e corpo “sentono il dolore”

L’ortoressia non è una condizione patologica semplice, ma una condizione psicopatologica complessa che richiede attenzione e monitoraggio da parte di esperti per la causa alla base della sua insorgenza.

Una malattia mentale che danneggia il corpo o una condizione patologica che influisce sulla psicologia?
Come viene trattato correttamente il disturbo alimentare di una persona?
Quale medico è appropriato … un medico o uno psicologo?
L’ortoressia o l’ortoressia neurale, come è il termine scientifico, è un disturbo mentale. La persona è intrappolata in un’ossessione e conduce a uno sforzo senza fine per evitare il cibo malsano. Infatti, l’ortoressia è una nevrosi che ha a che fare con una dieta buona e sana.

 

Sebbene l’igiene sia tutto per un corpo forte, in questo caso vediamo che una dieta eccessivamente sana può avere un effetto assolutamente opposto sulla nostra salute. Uno sforzo eccessivo da parte di una persona per mangiare cibi “puri” può portare a un’identità nutrizionale disturbata e, naturalmente, a un insulto alla sua salute.

CONCLUSIONE: L’ortoressia è un disturbo mentale che colpisce direttamente il nostro corpo e la nostra salute. Nel caso di una persona di orthorecido, non è sufficiente visitare un nutrizionista o un dietologo, ma l’opinione di uno psicologo specialista è necessaria per “speculare” e “descrivere” le cause psicologiche di tale comportamento alimentare interrotto.

L’ortoressia nervosa si distingue per l’atteggiamento estremo e rigido della persona nei confronti di tutto ciò che è “malsano”! Anche i cibi cosiddetti “nocivi” come dolci o cibi ad alto contenuto di grassi o fast food e pizza non possono essere consumati su base giornaliera o molto regolarmente ma NATURALMENTEpermessi se consumati correttamente e con moderazione !! !

Una persona ortodontica rifiuta con forza e indignazione qualsiasi cosa dannosa per la salute e insiste su una ricerca approfondita di cibi sani. A questo punto diremmo che una persona ortoressica non differisce molto da una persona anoressica …

Ortoressia o è … “anoressia con argomenti”?

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Nello stato psicopatologico dell’ortoressia, così come nello stato psicopatologico dell’anoressia, la persona mostra l’evitamento del cibo e in un modo che è intenso e quasi ossessivo direi.

Nella condizione dell’ortorecido la persona non rifiuta il cibo per il suo valore calorico e per paura del suo peso corporeo, ma per la sua qualità. In poche parole, questa persona sembra lottare con un’ossessione per ogni suo pasto, finendo per consumare tempo sproporzionato e pensare al suo pasto e al suo vero significato.

 

Le caratteristiche di una persona ortopessica sono le intense sensazioni che provano su ciascuno dei loro pasti … specialmente quando considerano (che è il più comune) che non soddisfano gli standard di salute richiesti. Infatti, a volte questi criteri sono veri e fondati, mentre altre volte possono semplicemente essere gli effetti della propria adesione ad una “dieta corretta e sana”!

CONCLUSIONE: Quindi una differenza fondamentale che scopriamo tra una persona ortoressica e anoressica è la ragione per cui si rifiutano di mangiare! La persona ortoressica rifiuta di consumare il suo pasto suggerendo “sorprese” per la sua qualità, mentre la persona anoressica rifiuta di temere per la sua condizione fisica e la sua immagine! Il segno comune di entrambi questi disturbi nutrizionali è che derivano da instabilità psicologica e hanno bisogno di aiuto specialistico!

Ortoressia e peso corporeo

Come abbiamo già detto, il peso corporeo (il peso corporeo effettivo o la percezione errata che un individuo ha su questa materia e per il suo aspetto) gioca un ruolo primario nel disturbo alimentare dell’anoressia. Tutti noi abbiamo occasionalmente conversato o sentito parlare di persone con anoressia. Queste persone potrebbero anche non avere chili in più, e talvolta sono anche debilitanti … eppure affrontano uno stress estremamente intenso sulla loro immagine e sui loro chili. Evitano di mangiare e sono sempre ossessionati da una forte sensazione di colpa dopo ogni pasto.

Al contrario, nel caso del disturbo alimentare dell’ortoressia, il peso corporeo gioca un ruolo secondario, poiché non è ciò che motiva il disturbo. Ma cosa intendiamo con questo?

La persona ortoressica può, in alcuni casi, essere preoccupata allo stesso tempo – oltre alla qualità del cibo e alla sua salute – e al peso del corpo e all’immagine che porta agli occhi, mentre in altri casi la persona ortoressica non lo è affatto interessato a questo.

NOTA: Secondo gli esperti, l’ortoressia non deve coincidere con l’ansia e lo stress legati al peso corporeo. Essenzialmente la motivazione e la “chiave” di questa nevrosi nutrizionale sono la qualità e la “perfezione” che dovremmo dire del cibo consumato dall’individuo, così come il rimorso, la colpa e la vergogna nel caso di mangiare cibi “sporchi” insalubri !

La persona ortoressica – Come la persona anoressica – sta vivendo un profondo colpo alla sua autostima ogni volta che trascura le sue regole personali e consuma cibi “vietati”!

Internet, Instagram … e una nevrosi

Molte volte il “buono” può trasformarsi in “cattivo” e “pericoloso” per il corpo e la salute quando non c’è misura. Lo stesso rischio è anche minato dal veganismo e dal consumo di “mangiare puro”.

Sfortunatamente, ai nostri giorni, l’eccessiva informazione può trasformarsi in un “nemico”. Lo zelo eccessivo quando supera i limiti, porta a ossessioni e disturbi psicopatologici estremamente pericolosi per la salute. Non ci sono nemmeno alcune persone che hanno persino portato a morte coinvolti nelle “reti” di un tale disturbo.

Instagram può quindi essere una fonte di ispirazione e motivazione per una vita migliore, una routine quotidiana più bella e più varietà e soluzioni nella loro routine dietetica, mentre per altri può giocare il ruolo di leva all’inizio di un “scivola” in una “scogliera” di nevrosi.. Lo stesso vale per i programmi dietetici che escludono il cibo … come il veganismo.

CONCLUSIONE: Dove si perde il buon senso dell’azione moderata, tutti i benefici sono persi … anche nelle cose più sane e nelle abitudini più sane!

 

Veganismo può offrire molti benefici per la salute, ma quando viene coinvolta con l’ortoressia (con la persistenza di una dieta corretta e sana) può causare gravi danni all’organismo! Molto spesso una persona con una tendenza alla neurologia nutrizionale dell’ortorectismo può inizialmente ricorrere alla congenialità sempre alla ricerca di una dieta migliore e di una vita migliore e più sana.

ATTENZIONE: Nulla è più vantaggioso per il corpo di un organismo felice e un’anima felice! Qualsiasi forma di esagerazione paga anche il nostro corpo e la nostra anima e ci rende infelici! Se noti una differenza nelle tue abitudini alimentari o nelle tue abitudini alimentari, contatta uno specialista!

http://dimagrireitalia.com/ortoressia/

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CANCRO - Scienziati affermano che eliminare zuccheri e carboidrati raffinati puo' giovare moltissimo

Diversi studi scientifici, insieme alla comprensione del meccanismo di funzionamento dello sviluppo delle cellule tumorali, mostrano come cibi ad alto indice glicemico siano il nutrimento migliore per il cancro

 

I medici ormai non hanno più scuse: devo informarsi ed aggiornarsi agli studi scientifici degli ultimi anni che mostrano una connessione chiara e netta tra alimentazione e cancro. Come afferma lo stesso Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto per lo Studio e la Cura dei Tumori, “ai nostri pazienti negli ospedali diamo il peggio del peggio”. Su Dionidream ormai sono centinaia gli articoli che mostrano l’impatto enorme del cibo sulla salute, e ancora di più sono i commenti e le testimonianze degli utenti che cambiando piccole e grandi abitudini di vita hanno risolto problemi che si portavano dietro da anni che le cure farmacologiche non erano riuscite a curare.
Abbassare la glicemia nei pasti “fa morire di fame” il cancro

Le cellule tumorali metabolizzano il glucosio a ritmi elevati ed hanno una maggiore sensibilità alla riduzione del glucosio. Tuttavia, i meccanismi molecolari precisi che portano a diverse risposte a glucosio restrizione tra cellule normali e tumorali cominciano ad essere pienamente compresi solo da poco tempo.


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In realtà già nel 1931, il premio Nobel per la medicina, il tedesco Otto Warburg, Ph.D.,ha scoperto che le cellule tumorali hanno un metabolismo energetico fondamentalmente diverso rispetto alle cellule sane. Il punto cruciale della sua scoperta era che i tumori maligni spesso mostrano un aumento della glicolisi anaerobica – un processo in cui viene utilizzato il glucosio come combustibile dalle cellule tumorali con l’acido lattico come sottoprodotto anaerobico – rispetto ai tessuti normali. Le cellule sane hanno un assoluto bisogno di ossigeno mentre le cellule tumorali possono vivere perfettamente senza grazie al solo glucosio. La grande quantità di acido lattico prodotto da questa fermentazione del glucosio da cellule tumorali viene quindi trasportato al fegato. Questa conversione del glucosio a lattato genera un, pH più basso, più acido nei tessuti cancerosi così da causare affaticamento fisico generale da acido lattico. Proprio per questo in campo medico si parla sempre di più di alcalinizzazione dei tessuti e dieta alcalina.

Nel 2010 i ricercatori del Center for Aging e del Comprehensive Cancer Center dell’Università dell’Alabama hanno pubblicato uno studio scientifico su FASEB Journal in cui hanno analizzato la risposta al glucosio di cellule polmonari umane normali e precancerose (ovvero in uno stadio che precede di poco la trasformazione tumorale vera e propria). Entrambi i tipi cellulari sono stati fatti crescere in vari terreni di coltura, ricevendo quantità di glucosio normali o ridotte nel corso di alcune settimane per vedere come e quanto si moltiplicavano e per registrarne la sopravvivenza. I risultati parlano chiaro: se lo zucchero a disposizione scarseggiava, le cellule normali vivevano più a lungo, quelle pre-tumorali morivano. Inoltre valutando l’espressione e l’attività di alcuni geni i ricercatori hanno visto che la dieta a basso contenuto di glucosio stimolava un aumento dei livelli di telomerasi, l’enzima che «mantiene giovani» e ostacolava un gene che ne riduce l’attività. Infatti i telomeri sono le strutture terminali dei cromosomi che si accorciano man mano che si invecchia).


Nel 2012 gli scienziati dell’Università Rey Juan Carlos di Madrid hanno scoperto un altro meccanismo chiave che collega il cancro agli alti livelli di zucchero. Lo studio pubblicato sulla rivista Cell dimostra che elevate quantità di glucosio nel sangue, come quando consumiamo un pasto ricco di zuccheri e farine, stimolano una proteina chiamata β-catenina che era già nota essere un fattore importante nello sviluppo di molti tumori specialmente nei primi stadi della progressione del cancro. Lo studio ha quindi dimostrato che un alto livello di zucchero induce un accumulo nucleare di β-catenina che porta alla proliferazione del cancro.
Lo zucchero crea le cellule tumorali

Ma non finisce qui. Nel 2014 i ricercatori della University of California hanno pubblicato uno studio straordinario sul Journal of Clinical Investigation. Gli autori affermano: “Vi è una notevole rinascita di interesse per il ruolo della glicolisi nel cancro. Tuttavia, l’aumento della glicolisi è visto spesso come conseguenza di eventi oncogenici che guidano la crescita delle cellule maligne e la loro sopravvivenza. Qui forniamo la prova che l’aumento di attivazione della sola glicolisi può essere un evento oncogenico in un modello di coltura 3D fisiologicamente rilevanti.” Essi dimostrano infatti che l’aumento del glucosio nel corpo porta alle prime fasi di creazione delle cellule tumorali, mentre la cessazione di assunzione del glucosio inverte le cellule cancerogene in cellule normali.


In sintesi: I cibi ad alto indice glicemico sono cancerogeni e alimentano le cellule tumorali già esistenti.
Come impedire eccessive quantità di glucosio nel sangue

Il glucosio è un nutrimento per tutte le cellule sane, tuttavia come ogni cosa, quando è in eccesso crea danni. Questa problematica è molto grave negli ultimi anni a causa del cambiamento repentino di alimentazione che in sole due generazione è avvenuto negli esseri umani. La raffinazione di farine e cereali insieme alla commercializzazione su larga scala di zucchero, miele e dolcificanti vari, ha portato al consumo di cibi ad alto indice glicemico.

L’indice glicemico è una misura di quanto un determinato alimento influisce sulla glicemia. Cibi ad alto indice glicemico innalzano molto e velocemente la glicemia e questi cibi sono: tutti gli zuccheri (raffinato, grezzo, canna), miele, dolcificanti, farine bianche, riso bianco, pasta, pane, pizza.

I cibi ad alto indice glicemico entrano nel flusso sanguigno molto rapidamente ed è il modo più efficace per alimentare le cellule tumorali esattamente ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere. Così, ogni volta che una persona con il cancro o con cellule pre-cancerose mangia questi cibi in qualsiasi forma (zucchero da tavola bianco, dolci, biscotti, caramelle, o di alimenti trasformati con aggiunta di zucchero), è come se sta gettando benzina sul fuoco!.

Quindi le terapie per il cancro dovrebbero comprendere la regolazione dei livelli di glucosio nel sangue attraverso la dieta. E’ importante accompagnare ogni pasto con una abbondante porzione di verdure crude e/o cotte che permettono di abbassare l’indice glicemico del pasto. Le verdure amidacee invece, come le patate, devono essere consumate in piccole quantità, così come la frutta dolce (banane, cachi, ecc..) che ha un elevato contenuto di fruttosio. Consumare pesce, carne bianca, uova biologiche e grassi sani che non hanno alcun impatto negativo sulla glicemia e anzi svolgono la funzione di stimolare una dieta chetogenica ad alto valore terapeutico (se consumati senza carboidrati).

Consiglio. Proprio qualche giorno fa abbiamo spiegato come l’aceto di mele permetta di abbassare la glicemia, oltre a migliorare la digestione, il metabolismo e il sonno. Come fare: bevi un bicchiere d’acqua a cui aggiungi un cucchiaio di aceto di mele 10 minuti prima dei pasti principali.

https://www.dionidream.com/glicemia-cancro/

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Camminare lentamente, assaporando il gusto del ritmo cadenzato dei passi sulla terra, viaggiando con lo sguardo fino all’orizzonte, dove il cielo si mischia con il mare e la terra.

Un viaggio a piedi porta con se emozioni difficilmente descrivibili, un patrimonio di sensazioni e percezioni difficili da comprendere da divano di casa. Le vedute e i panorami che si aprono al ritmo cadenzato dei passi, gli incontri furtivi con gli abitanti del bosco, i profumi della montagna sono elementi che difficilmente trovano la loro collocazione fuori dal momento in cui li sentiamo.

Via Francigena – Ph. www.viefrancigene.org
Ogni camminatore è sempre alla ricerca di una dimensione interiore che si manifesta in una situazione, in un incontro con una particolare natura che non è solamente una visione, un monte – una valle, ma un qualcosa di più che finisce per coinvolgere anche il dominio dello spirito.

L’Emilia Romagna è da sempre terra di passaggio. Posizionata in modo orizzontale rispetto allo stivale è stata tappa obbligata per viandanti, merci e pellegrini diretti nelle più disparate regioni d’Europe e del Mediterraneo. Ma l’Emilia Romagna è anche una terra ricca di antiche testimonianze di fede racchiuse nella sua cultura, nei luoghi di preghiera e nelle vie che un tempo correvano tra abbazie e conventi, tra cattedrali e antichi luoghi di culto. Per i pellegrini tutti questi itineari erano fonte di sicurezza in quanto attraversavano luoghi puri, di spirito e rappresentavano il segno stesso della cultura dell’accoglienza attraverso le tante stazioni di sosta presenti lungo le valli dell’Appennino.

Oggi tutti questi percorsi sono sentieri su una mappa che conduce all’anima slow del territorio, mete di turismo naturalistico e religioso attorno alle quali ruotano mondi riconducibili all’arte, all’esperienza sostenibile e alla tradizione di una parte dell’Emilia-Romagna ancora da scoprire.

Mappa dei Cammini in Emilia Romagna

 

SCOPRI LE MAPPE INTERATTIVE DEI CAMMINI DELL'EMILIA ROMAGNA
 


L’Emilia-Romagna offre oggi la possibilità di percorrere 14 di queste antiche vie di pellegrinaggio su  tracciati pedonali e ciclabili, caratterizzati da una forte valenza spirituale, storica e naturalistica e che rientrano all’interno delle mete del turismo religioso-culturale. Questi Cammini tutti mappati e in gran parte segnalati con indicazioni specifiche e sono: la Via Francigena, riconosciuta oggi dal Concilio Europeo come itinerario culturale; la Via Romea Germanica, la Via Romea Nonantolana e Romea Longobarda, antichi itinerari europei di pellegrinaggio verso Roma; la Via degli Abati, che ripercorre i percorsi seguiti dagli Abati per attraversare gli Appennini; il Cammino di Sant’Antonio, il Cammino di Assisi, il Cammino di San Vicinio, il Cammino di San Francesco, legati ai luoghi caratterizzati dalla vita di San Francesco e Sant’Antonio; la Via degli Dei, che collega Bologna a Firenze; il Sentiero di Matilde di Canossa che unisce l’appennino reggiano alla Toscana; la Piccola Cassia, uno dei tanti sentieri che portava a Roma congiungendosi con la Via Francigena; la Via di Linari, in territorio parmense; il Cammino di Dante, che collega Ravenna a Firenze.


VIA DEGLI ABATI
Tappe in Emilia-Romagna: 6
Lunghezza in Emilia-Romagna: 127 Km

Aperta dai monaci di Bobbio che la percorrevano come via sicura nei collegamenti tra le città di Pavia e Roma; la via era strettamente collegata con i monasteri di Gravago, Corte Torresana e San Giovanni in Pontremoli – Bobbio – e consentiva un controllo completo sia dei viandanti che delle carovane da e per Roma attraverso l’Appennino settentrionale. Il percorso era utilizzato anche dai pellegrini irlandesi che nel cammino verso Roma includevano una sosta a Bobbio per pregare sul sepolcro di San Colombano, abate irlandese fondatore della locale Abbazia.


VIA FRANCIGENA
Tappe in Emilia-Romagna: 6
Lunghezza in Emilia-Romagna: 143 Km

La Via Francigena è un lungo itinerario a carattere Europeo che partendo da Canterbury arriva alla tomba di San Pietro a Roma, attraversando 4 paesi e tredici regioni europee.
Nasce come minuzioso resoconto di viaggio del X secolo d.c. redatto dal Vescovo Sigerico e, come tutte le grandi arterie di comunicazione, ha visto nei secoli un flusso constante di pellegrini, fatto che l’ha resa sia un luogo privilegiato di comunicazione delle diverse culture europee, sia la fucina culturale, artistica ed economica dell’Europa Moderna.
Nel tratto emiliano romagnolo la Via Francigena attraversa alcuni borghi storici di grande valore storico e spirituale come Berceto.


VIA DI LINARI
Tappe in Emilia-Romagna: 7
Lunghezza in Emilia-Romagna: 110 Km

La Via di Linari nasce anticamente come deviazione sicura dal tragitto della Via Francigena attraverso il Passo del Lagastrello, e prendeva il nome dall’omonima Abbazia posta sul crinale di Confine tra la Toscana e l’Emilia Romagna.


VIA MATILDICA DEL VOLTO SANTO
Tappe in Emilia-Romagna: 9
Lunghezza in Emilia-Romagna: 140 Km

La Via Matildica del Volto Santo è un tracciato che oggi permette di ripercorrere l’antica rete di itinerari che attraversavano in senso longitudinale il nord Italia all’interno dei territori della  Contessa Matilde di Canossa. In queste terre ancora oggi si leggono i segni lasciati da Matilde e dai suoi avi, di Sant’Anselmo da Lucca, vescovo itinerante con Matilde che da Lucca si  è spostato a Reggio Emilia e poi a Mantova (di cui è ancora Santo Patrono), e di San Pellegrino il principe scozzese che sulle orme di San Colombano ha ripercorso lo stesso cammino dal Nord Europa.
Il tracciato della Via faceva parte della più ampia rete stradale europea che connetteva il Soglio Pontificio romano ai Regni germanici e del Nord del continente.

La Via Matildica oggi unisce Mantova, città UNESCO e forse luogo di nascita della stessa Contessa, a Lucca, dove è ospitato il Volto Santo attraversando i borghi di Guastalla e Gualtieri, antica capitale della famiglia Bentivoglio oggi inserita nella lista dei Borghi più Belli d’Italia, per arrivare alla città di Reggio Emiliae continuare verso il Castello di Canossa,  San Pellegrino in Alpe e gli eremi spirituali del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, oggi riserva Mab Unesco.
Il sentiero ridiscende poi verso le colline toscane della Garfagnana, per raggiungere infine la città toscana di Lucca.


VIA ROMEA NONANTOLANA
Tappe in Emilia-Romagna: 6
Lunghezza in Emilia-Romagna: 207 Km

Di origine Longobarda, la Via Romea Nonantolana deve il suo nome all’Abbazia di Nonantola, punto di partenza del Cammino, e fa oggi parte del progetto Cammini d’Europa: una rete europea di storia, cultura e turismo.
Particolarità del Cammino Nonantolano è quello di dividersi in due percorsi distinti: il percorso occidentale, che si sviluppa lungo la sponda sinistra del fiume Panaro, e il percorso orientale, che ne percorre, invece, la sponda destra.
Entrambi i tracciati partono da Nonantola e si ricongiungono a Fanano per poi proseguire verso il crinale appenninico e valicarlo al passo di Croce Arcana.
Il tracciato della Via Romea Nonantolana si innesta (limitatamente al tratto emiliano romagnolo), sulla via Romea Strata, che dal nord est dell’Italia va verso Roma, congiungendosi inoltre, presso la località di Fucecchio in toscana, con l’itinerario della Via Francigena, in direzione Roma.


VIA ROMEA STRATA LONGOBARDA
Tappe in Emilia-Romagna: 12
Lunghezza in Emilia-Romagna: 186 Km

Il nome Via Romea Strata indicava un tempo una serie di antichi itinerari che dall’Europa Centro Orientale arrivavano ai confini della penisola italiana.
Essendo il tragitto composto da più tracciati, veniva solitamente diviso in sette piccoli differenti percorsi  che, una volta attraversato il fiume Po, confluivano in Emilia Romagna all’altezza di Badia Polesine.
Nel tratto che attraversa l’Emilia-Romagna oggi la Via Romea Strata è definita Romea Longobarda -Nonantolana, in quanto si innesta per un lungo tratto sulla Via Romea Nonantolana, attraversando alcuni centri storicamente nevralgici di pellegrinaggio come il Duomo di Modena, l’Abbazia di Nonantola e l’Ostello dei pellegrini di Fanano.
Attraversato il crinale appenninico la Via Romea Longobarda ridiscende nuovamente verso Pistoia e San Miniato, dove prosegue verso sud ricongiungendosi con il tragitto della Via Francigena.


 
Cammino di San Vicinio – Verghereto,
Ph. Associazione Cammino San Vicinio
 
Portico di Romagna – Ponte della Maestà, Ph. Giordano Picchi
 
Cammino di Dante – La Foresta di Brisighella, Ph. Associazione Cammino Dante
 
Codigoro – Abbazia di S. Maria di Pomposa, Ph. Massimo Baraldi
 
Via Francigena – Passo Cisa, Ph. AEVF
 
Tra San Martino in Pedriolo e Borgo Tossignano – Ph. Associazione Cammino Sant’Antonio
 
Via degli Dei – Ciotolato della Strada Romana, Ph. ArchivioAppenninoSlow
 
Val di Gorgo – Lungo il crinale da sinistra a destra si riconoscono il passo della Calanca il monte Cupolino il lago Scaffaiolo e il passo dell’Ancisa o Calanchetta – Ph. Matteo Gualmini
 
Via degli Abati – Bobbio Panorama, Ph. AlessandroVecchi
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PICCOLA CASSIA
Tappe in Emilia-Romagna: 9
Lunghezza in Emilia-Romagna: 113 Km

La Piccola Cassia è un’antica strada di origine romana che continuava verso Nord, l’itinerario della più famosa Via Cassia attraversando il territorio montano tra Modena e Bologna.
Il suo utilizzo nel tempo fu molto ampio, le sue origini risalgono infatti ai tempi della conquista ed espansione romana in Pianura Padana con la conseguente fondazione di nuove colonie e riorganizzazione del sistema viario preesistente.
L’itinerario della Piccola Cassia, rimasto invariato, nasce dalla porta Sud della città di Modena e prosegue lungo il crinale tra la valle del Panaro e quella del Samoggia in direzione dei borghi di Zocca e Castel d’Aiano, dove si immette nella Valle del fiume Reno.
Attraversati gli Appennini il percorso del Cammino ridiscende in territorio toscano e, attraverso la Valle dell’Ombrone, giunge finalmente a Pistoia, dove si ricongiunge con la Via Cassia in direzione di Roma.


VIA DEGLI DEI
Tappe in Emilia-Romagna: 3
Lunghezza in Emilia-Romagna: 67 Km

Tracciata originariamente intorno al VII-IV secolo A.C., la Via degli Dei deve la sua sistemazione definitiva si deve all’opera dell’ingegneria Romana.
Con la caduta dell’Impero Romano la strada perse parte della pavimentazione originaria riducendosi ad un piccolo sentiero. Con l’avvento delle moderne vie carrabili perse definitivamente la sua funzione e la sua riscoperta fu opera di un gruppo di appassionati escursionisti che negli anni ’80 del 1900 recuperò l’antico tracciato che deve il suo nome ai suggestivi toponimi montani che attraversati : Monte Adone, Monte Venere, Monte Giunone.
Oggi la Via degli Dei è uno straordinario percorso attrezzato che si snoda tra i paesaggi più suggestivi dell’Appennino Tosco-Emiliano; una esperienza accessibile anche ai non esperti e con una ripartizione a tappe di media difficoltà.


CAMMINO DI S.ANTONIO
Tappe in Emilia-Romagna: 15
Lunghezza in Emilia-Romagna: 258 Km

Il Cammino di Sant’Antonio si sviluppa tra Veneto, Emilia Romagna e Toscana lungo un percorso che ripercorre i luoghi che agli inizi del XII secolo videro la presenza di uno dei più amati e venerati santi di tutta la cristianità.
Partendo da Camposampiero/Padova, l’itinerario del Cammino si snoda in direzione Sud per più di 400 km, entrando in Emilia-Romagna attraverso il guado sul Po di Ferrara e raggiungendo il Santuario di San Luca a Bologna.
Il Cammino attraversa poi alcuni piccoli borghi come Dozza, la città dipinta sede dell’Enoteca Regionale, prima di entrare nel Parco delle Foreste Casentinesiriserva Mab Unesco.
Il tracciato conduce quindi all’Eremo di Montepaolo, importante santuario antoniano in Emilia Romagna e prima residenza italiana – 1221 e 1222 – del Santo, che qui visse dopo aver incontrato ad Assisi San Francesco.


VIA ROMEA GERMANICA
Tappe in Emilia-Romagna: 18
Lunghezza in Emilia-Romagna: 260 Km

La Via Romea Germanica nasce nel XIII secolo come trascrizione dell’itinerario che il Monaco Alberto di Stade percorse nel 1236 per raggiugnere la città di Roma e rappresentava una delle “Peregrinationes Majiores” con cui pellegrini, Re e Imperatori del Nord Europa attraversavano il continente per raggiungere la città Santa.
Il percorso attraversa tutt’ora alcune località simbolo della cristianità. Da Ausburg, dove fu definito lo scisma del 1517 passando per Trento, città della Controriforma, e Padova; entra in Emilia Romagna all’altezza del territorio Ferrarese, dove è possibile percorrere alcune varianti, e arriva alla Ravenna Bizantina.
Una volta arrivata ai rilievi appenninici, il percorso Romeo sale verso Bagno di Romagna e il passo Serra, da cui ridiscende poi verso la Toscana, per finire a Roma, sede del Soglio Pontificio.


CAMMINO DI DANTE
Tappe in Emilia-Romagna: 13
Lunghezza in Emilia-Romagna: 194 Km

Il Cammino di Dante è un itinerario ad anello tra la Romagna e il Casentino che ripercorre l’ideale percorso che Dante Alighieri compì agli inizi del XII secolo tra le città di Ravenna e Firenze e il cui tracciato si sviluppa lontano dalla strada asfaltata e lungo antichi sentieri “in cresta” di origine etrusco-romana.
Il Cammino ha come estremi del percorso la Tomba di Dante a Ravenna, punto d’inizio del percorso, e il Museo Casa di Dante a Firenze e attraversa in gran parte i luoghi dell’esilio dantesco e che il poeta ha raccontato in molti dei passi della Divina Commedia.


CAMMINO DI ASSISI
Tappe in Emilia-Romagna: 4
Lunghezza in Emilia-Romagna: 72 Km

Il Cammino di Assisi è il risultato dell’unione di molti piccoli itinerari di pellegrinaggio vecchi di secoli, uniti ora in un unico grande percorso che pone al centro le figure di Sant’Antonio e di San Francesco. Un unico grande tragitto che da Dovadola si snoda sino ad Assisi e che rappresenta un’autentica immersione nella dimensione storico naturalistica dell’Appennino Romagnolo.
L’intero Cammino è stato concepito su dei punti inderogabili, legati all’essenza del pellegrinaggio stesso e alla presenza dei due Santi protagonisti del Cammino: si attraversano quindi luoghi noti come Assisi, La Verna (il sacro monte delle stigmate), Gubbio, Montecasale insieme ad altri centri francescani d’indubbio rilievo religioso come l’eremo della Casella, e l’eremo millenario di Camaldoli, fondato da S. Romualdo di Ravenna.
Lungo il percorso il Cammino permette di accedere al Parco delle Foreste Casentinesi, oggi patrimonio Unesco dell’Umanità


CAMMINO DI SAN VICINIO
Tappe in Emilia-Romagna: 12
Lunghezza in Emilia-Romagna: 210 Km

Il Cammino di San Vicinio è uno dei più antichi cammini storici italiani e si sviluppa su un itinerario circolare che si estende per quasi 350 chilometri tra le provincie di Forlì Cesena, Arezzo e Rimini e che si sovrappone all’antico sistema stradale romano.
Il tracciato prende il nome da San Vicinio,  primo vescovo di Sarsina, che fu figura importante del processo di evangelizzazione della provincia ravennate e si snoda lungo i luoghi della vita del Santo.
Il percorso si ispira all’antica asse Roma-Arezzo-Ravenna e ripercorre ambienti naturali tra i più importanti del Centro Nord Italia come il Parco delle Foreste Casentinesi, permettendo inoltre di visitare alcuni dei grandi centri della spiritualità cristiana come: la Madonna del Monte a Cesena, la Basilica di San Vicinio in Sarsina, il Santurario de La Verna, il “Volto Santo” in Borgo San Sepolcro in Toscana e il polo culturale e spirituale dell’Eremo di Camaldoli.


CAMMINO DI S.FRANCESCO DA RIMINI A LA VERNA
Tappe in Emilia-Romagna: 5
Lunghezza in Emilia-Romagna: 98 Km

Inaugurato nel 2013 il Cammino di San Francesco da Rimini a La Verna ripercorre alcuni luoghi visitati dal Santo nel suo viaggio in Valmarecchia del 1213.
 Caratterizzato da numerosi conventi e insediamenti sacri, tra cui quello delle Clarisse e dei Frati Minori a Sant’Agata Feltria e il convento di Sant’Igne, sorto nel 1244 nel bosco ai piedi della rupe di San Leo, il percorso recupera antichi sistemi viari e si ricongiunge a La Verna con gli articolati cammini del Centro Italia dedicati alla figura del Santo per arrivare sino a Roma.
In Emilia-Romagna il Cammno attraversa la valle del fiume Marecchia nei territori di 10 comuni nelle provincie di Rimini e  Forlì-Cesena.

https://www.travelemiliaromagna.it/cammini-emilia-romagna/

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