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E' Natale ! Forgiveness : un'occasione per perdonare !

Come e perché il perdono cambia la vita

Il perdono è l’essenza della libertà. E vi libererà dal vostro passato, e vi libererà soprattutto per il vostro futuro. Consente di liberare spazio al vostro interno e di creare la vita e l’amore che volete veramente.

La maggior parte di noi pensa che il perdono è nei confronti di qualcuno o dipende dall’altra persona. Quante volte avete pensato: “Adesso gli verranno i sensi di colpa per come mi hanno fatto del male, e poi verrà da me, costernato, e poi forse io perdonerò!”

Naturalmente, questo è quello che tutti pensiamo prima di conoscere meglio il concetto di perdono, perché ascoltiamo solo il nostro ego ferito. Ma bisogna capire che la dura realtà è diversa: tutto inizia e finisce con noi. Ha poco a che fare con l’altra persona. Quello che abbiamo dentro di noi, che tiene imprigionata la nostra realtà è il rancore: ci tiene in ostaggio, ci teniamo in ostaggio da soli. Solo noi possiamo liberare il prigioniero, ma noi stessi siamo il prigioniero.

Quando scegliamo di perdonare decidiamo che è più importante essere felici che avere ragione ad ogni costo. Quando scegliamo di perdonare allora decidiamo di essere pronti a lasciare andare tutto per renderci di nuovo liberi.

So che questa affermazione è provocatoria. Si potrebbe pensare: “Ma aspetta un momento, io ero molto, molto offeso!“ E avete ragione, probabilmente sono stati molto crudeli con voi. Perdonare non significa negare ciò che vi è stato fatto. Al contrario: il perdono è concedersi di sentire il male fino in fondo, provare dolore e rabbia per quello che è successo, e nonostante tutti questi sentimenti negativi,scegliete di essere di nuovo felici, di stare bene perdonando.

Il perdono è una decisione. Bene! Perché è il concetto di perdono come decisione autonoma, che si deve abbracciare per evolvere,  perché rancori irrisolti condizionano la nostra vita, il risentimento detta legge nella nostra esistenza solo se noi gli diamo questo potere.
Quando ci aggrappiamo al risentimento non possiamo sfuggirne – possiamo sfuggire le persone che ne sono all’origine, ma purtroppo i sentimenti che questo rancore porta con sé, faranno il loro ritorno nelle nostre nuove relazioni. E’ un processo esasperante!

Spesso pensiamo che la risposta sia al di fuori di noi – ad esempio trovando la persona “giusta” non si sentirebbe il dolore che abbiamo provato in altre relazioni. Ma la verità è che quello che abbiamo dentro di irrisolto, torna a galla (rancore compreso): questa è la cattiva notizia.

La buona notizia è che il perdono è un modo per lasciare andare via tutto. Il perdono ha il potere di trasformare tutti i rapporti: si può perdonare chiunque, e qualunque cosa sia stata deliberatamente inferta al nostro animo.

Ma come in tutte le cose dobbiamo cominciare a piccoli passi ed essere aperti a una trasformazione. Se funziona – se effettivamente lasciar andare i vostri sentimenti più duri vi libera allora tutto il vostro mondo può cambiare. Allora perché non dare un bel colpo di spugna?!

Ecco una mini-guida su cosa fare:

Fase 1: essere disposti a perdonare. Disponibilità significa che vi siete aperti alla possibilità di perdonare. Siete aperti ad essa. È una possibilità. Ciò non significa che tutto ad un tratto, si cancella il passato. Significa solo che consapevolmente create nella vostra mente (e soprattutto nel cuore), uno spazio per la possibilità di una nuova realtà, la realtà in cui non vi è più spazio per il rancore, una realtà in cui si è perdonato.

Fase 2: portare i vostri risentimenti/rancori in superficie. Chiedetevi: “Perché sono arrabbiato?” Individuate chiaramente le sensazioni che avete in mano. Se volete fate una lista, e chiedetevi se vi siete sentiti come offesi o avete sentito di essere stati delle vittime. Basta avere chiaro il sentimento che vi anima.

Fase 3: distinguere l’Anima dall’Ego. Questo passaggio è fondamentale per capire che siamo tutti fondamentalmente buoni, che spesso facciamo degli errori e che spesso non intenzionalmente siamo capaci di ferire gli altri.
Abbiamo un vero sé, che è la nostra bontà intrinseca (Anima), e un sé ferito, che opera mosso dalla paura (Ego). E’ il vostro sé ferito, non è il vostro vero sé, che fa male ad altre persone. Questo è vero per tutti. Quando ci facciamo guidare dal nostro sé ferito (per paura e dolore), ci facciamo del male e lo facciamo anche ad altre persone. E tutti nella vita involontariamente abbiamo fatto male ad altre persone! Molti di noi hanno lo hanno fatto anche alle persone che amavano (e amano) veramente! Questo non accade perché siamo cattivi. Questo non accade perché siamo personeviziate, o senza scrupoli o senza morale!

Succede perché stiamo male! E lo stesso vale per chi vi ha ferito. Chi fa male agli altri, fa del male anche a se stesso. Questo rende l’offesa o il ferire una cosa giusta? Certo che no! Ma è quello che accade nella maggior parte dei casi, quindi è meglio riconoscere e conoscere questo aspetto della realtà, piuttosto che rimanere catturati nell’illusione che certe persone sono l’incarnazione del male. Guardare gli altri come “cattivi” invita a giustificare azioni di rabbia e risentimento; al contrario la visualizzazione degli altri come persone ferite che chiedono aiuto invita alla compassione ed al perdono.

Fase 4: individuare la vostra parte di responsabilità. E’ tempo di guardare la vostra parte di colpa e di prendere un po’ di responsabilità personale. Chiedetevi: “Come ho causato dolore a questa persona o in quale situazione di sofferenza l’ho portata? Come ho fatto una cosa simile che è stato fatta anche a me in passato?”Questo può essere difficile da fare, ma è molto importante.
Essere onesti sulla propria parte di responsabilità nella situazione creatasi è essenziale. La vostra “colpa” potrebbe essere che avete fatto qualcosa di simile a ciò che è stato fatto a voi in passato da altre persone (questo è spesso il caso, in particolare nelle nostre relazioni adulte). Oppure potrebbe essere che avete trattenuto la rabbia e l’odio contro una certa persona per un periodo troppo lungo fino ad esplodere in un risentimento, in un rancore ingiustificato, se comparato alla situazione.
Siate il più onesti possibile. Rileggete la vostra lista, guardate le cose specifiche che avete elencato, e chiedetevi “Ho fatto una cosa simile?” Potreste essere sorpresi delle risposte che troverete.

Fase 5: Arrendersi. Ora che avete fatto tutto il “lavoro sporco” è arrivato il momento di lasciare che i vostri sentimenti cambino nel tempo e soprattutto di lasciare andaretutti quelli negativi. Tutti i passaggi di cui sopra vi guideranno verso un cambiamento reale.

Non posso dire quanto tempo ci vorrà, ma vi posso dire che, se si decide consapevolemente di perdonare, questo accadrà. Si perdonerà. E quando lo farete tutto il resto cambierà! E sarete finalmente liberi!

http://www.promiseland.it/2012/11/15/forgiveness-ovvero-perdonare/

 

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SE VOLETE INVIARE UN BELLISSIMO TESTO PER CHIEDERE IL PERDONO AD UNA PERSONA UTILIZZATE QUESTO MODULO ONLINE :

https://www.spaziosacro.it/interagisci/il_potere_del_perdono/index.php

 

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L'ARTE DEL PERDONARE

e' la chiave del benessere interiore.

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Il perdono e' un atto che si compie per-dono!

o meglio e' un atto LIBERATORIO

-

Passiamo spesso dalla paura alla tolleranza, dal giudizio al perdono. Ma questo non basta, SAREBBE APPROPRIATO fare un altro passo ancora più importante. La tolleranza implica una stima di "diversità di valore". Si è tolleranti verso quelli che consideriamo inferiori. 
Il perdono implica l'ipotesi di un errore. Si perdona a chi crediamo abbia sbagliato, peccato.

Perdono è sinonimo di "colpa". Ogni cosa che succede deve per noi essere colpa di qualcuno. O sono sempre colpevoli gli altri o lo siamo noi. Ci è estremamente difficile osservare ciò che è e riconoscere in questo ciò che abbiamo creato con i nostri preconcetti e pregiudizi.
Ora sappiamo che nessuno ha mai sbagliato, nessuno è "meno" di noi. Tutto è una questione di "punto di osservazione" e della credenza che esista il tempo.

Ciononostante tutto succede "ora" e ciò che vediamo intorno a noi è solo un RIFLESSO di ciò che siamo, cioè un'infinità di LIVELLI di coscienza.


Vediamo negli altri ciò che siamo nei nostri piani meno sviluppati o più ampi; vediamo, e così possiamo "ricordare", la nostra limitatezza e la nostra grandezza.


Liberare gli altri dai nostri giudizi e dalle nostre valutazioni significa quindi liberare noi stessi e gli altri da di ciò che siamo stati ieri e dare a noi e agli altri la FIDUCIA E L'AMORE incondizionato del quale avevamo bisogno per cominciare a crescere

*****

LA GUARIGIONE HAWAIANA

HO-OPONOPONO

il processo di riconciliazione

Vi cambia la vita

Indicata per tutti, proprio per tutti, ma utilissima per i terapeuti, reikisti, cristalloterapeuti, psicologi etc....medici....

Ho-oponopono significa "correggere un errore" o "fare la cosa corretta" nella lingua originale hawaiana.

Benché fino ad ora non molto conosciuto in Italia, l' Ho-oponopono fa parte dei metodi di guarigione dell'antica filosofia Huna.

Nel sistema Huna La tecnica di guarigione HAWAIANA Ho'oponopono è multipersonale, richiede la partecipazione di tutti al processo di riconciliazione, di soluzione di problemi.

La metodologia HAWAIANA DELL' HO-OPONOOPONO in sintesi consiste nell'operare nella propria vita e nel gestire le proprie relazioni in accordo coi seguenti punti:

1. L'universo fisico è una realizzazione dei miei pensieri.

2. Se i miei pensieri sono negativi, essi creano una realtà fisica negativa.

3. Se i miei pensieri sono appropriati, essi creano una realtà fisica di perfetto Amore.

4. Io sono al 100% responsabile nel creare il mio universo fisico come è.

5. Io sono al 100% responsabile di correggere i pensieri negativi che creano una realtà indesiderata. Tutto esiste qui dentro me come pensiero nella mia mente.

Invocazione Ho-oponopono:

"Divino Creatore, padre, madre, figlio, tutti in uno...

Se io, la mia famiglia, i miei parenti o antenati abbiamo offeso la tua famiglia, i tuoi parenti o antenati in pensieri, parole, fatti o azioni dall'inizio della nostra creazione fino ad ora, io chiedo il tuo perdono...

Lascia che questo perdono ripulisca, purifichi, liberi, tutte le memorie, i blocchi, le energie e le vibrazioni negative e tramuti queste energie indesiderate in pura luce...E così è."

...

Continua a leggere su : https://www.spaziosacro.it/interagisci/il_potere_del_perdono/index.php

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Attenzione ai capi d'abbigliamento : in commercio si trovano capi in grado di provocare disturbi ormonali e di favorire addirittura l'insorgenza del cancro

 

Greenpeace rivela la pericolosità dei capi d'abbigliamento di molte aziende

 

Sostanze pericolose si annidano anche nei capi di abbigliamento che indossiamo ogni giorno. Un'indagine di Greenpeace ha portato alla luce un potenziale pericolo per i consumatori derivante dall'utilizzo in fase di produzione dei tessuti di sostanze in grado di provocare disturbi ormonali e di favorire addirittura l'insorgenza del cancro.

Ad essere messe sotto accusa sono in pratica tutte le grandi aziende di abbigliamento del mondo, da Zara a Diesel, da Armani a Calvin Klein. Gli ambientalisti di Greenpeace hanno analizzato i capi di 20 marchi in vendita in 29 paesi del mondo, rivelando la presenza in due terzi dei 141 campioni oggetto dell'esame di nonilfenoli etossilati, prodotti chimici utilizzati come detergenti che, tuttavia, in fase di decomposizione legata ai cicli di lavaggio divengono pericolosi in quanto interferiscono con il sistema endocrino umano. In alcuni vestiti sono vestiti sono stati ritrovati anche ftalati e alcuni coloranti che contenevano ammine cancerogene.

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Una nota emessa dall'associazione ambientalista precisa: “alcune sostanze pericolose usate per la produzione di abiti e tessuti, come i nonilfenoli etossilati (Npe), vengono rilasciate nell'ambiente dopo il lavaggio degli abiti in casa. Queste sostanze si disperdono nei fiumi, nei laghi e in mare dove si trasformano in un composto più pericoloso, il nonilfenolo (Np). Il nonilfenolo è persistente perché non si degrada facilmente, bioaccumulante perché si accumula lungo la catena alimentare e può alterare il sistema ormonale dell'uomo anche a livelli molto bassi. Questo avviene ovunque gli articoli di abbigliamento sono sottoposti a lavaggio in casa. In un certo senso, le aziende che usano queste sostanze chimiche nella loro filiera produttiva rendono i consumatori complici dell'inquinamento delle risorse idriche senza che questi ne siano consapevoli”.

“I risultati dimostrano – continua la nota - che un singolo lavaggio, realizzato in condizioni che simulano quelle di lavaggio domestico, può estrarre anche oltre l'80 per cento di nonilfenoli etossilati presenti in origine, come accaduto per la metà dei campioni testati in questa indagine (6 sui 12 campioni in tessuto). Per arrivare a questo dato si è partiti dall'ipotesi che le porzioni lavate e quelle non lavate estratte dallo stesso campione contengano inizialmente la stessa quantità di Npe. Questo studio suggerisce che i nonilfenoli etossilati impiegati per la produzione dei prodotti tessili e presenti nei prodotti finiti saranno rilasciati durante il lavaggio, e nella maggior parte dei casi questo accadrà nei primi cicli di lavaggio. Una volta entrate negli scarichi, queste sostanze non sono trattenute dagli impianti di trattamento delle acque, da dove fuoriescono con le acque trattate sotto la nuova veste di nonilfenolo, un composto più tossico di quelli di partenza. Anche se gli scarichi tossici delle fabbriche tessili si riversano direttamente nei fiumi dei paesi di produzione come Cina, Vietnam, Filippine, Thailandia, Sri Lanka e Turchia, la loro filiera produttiva ha un grave impatto anche sulle risorse idriche dei paesi occidentali attraverso il lavaggio dei capi, anche laddove esistono restrizioni sull'uso industriale dei nonilfenoli etossilati”.

Tutto ciò spinge Greenpeace a chiedere ai grandi marchi di farsi promotori di una grande opera di pulizia che risani l'intero processo produttivo, eliminando quindi ogni fonte di inquinamento e ogni sostanza tossica dalla filiera, per consentire ai consumatori di vestirsi senza preoccuparsi di possibili interazioni chimiche e senza sentirsi complici dell'inquinamento delle falde acquifere mondiali.

http://www.italiasalute.it/11533/pag2/Panni-sporchi-e-pericolosi.html

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La meditazione agisce davvero sul cervello

Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come le tecniche meditative provocano effetti positivi sul cervello, contribuendo a risolvere stati di ansia e depressione, oltre a potenziare la guarigione da varie patologie.


Meditare significa produrre effetti duraturi sul proprio cervello. Lo dice una ricerca del Massachusetts General Hospital e della Boston University pubblicata su Frontiers in Human Neuroscience
Stando ai test effettuati su due diverse tipologie di meditazione, l'effetto prodotto andrebbe oltre la pratica stessa e si proietterebbe anche a distanza di tempo. 

I ricercatori hanno verificato l'efficacia della meditazione compassionevole e della meditazione da attenzione consapevole. Gli effetti sono stati registrati attraverso risonanza magnetica cerebrale. 
Stando ai risultati, la prima ha aumentato la reazione dell'amigdala nei confronti degli stimoli negativi, aumentando in tal modo la capacità di provare compassione per gli altri. Nel secondo caso, la pratica ha mostrato una riduzione dell'amigdala destra in risposta a stimoli negativi e positivi, suggerendo l'idea che la meditazione possa aumentare l'equilibrio emotivoe allontanare lo stress. 

Meditare quindi rappresenta un vero toccasana per la salute psicofisica. Lo dimostra anche una ricerca dell'Università di Sidney pubblicata sulla rivistaEvidence-Based Complementary and Alternative Medicine. I ricercatori, guidati da Ramesh Manoch, hanno utilizzato i dati provenienti dal programma federale National Health and Wellbeing Survey e li hanno comparati con i risultati ottenuti dalla valutazione di circa 350 australiani che erano dediti alla meditazione da almeno due anni, scoprendo che “lo stato di salute e di benessere delle persone che hanno meditato per almeno due anni era significativamente più alto nella maggior parte delle categorie salute e benessere rispetto alla popolazione australiana”. 

Nell’ambito della salute mentale, è emerso che i soggetti che utilizzavano la meditazione da un tempo più lungo presentavano una condizione psicofisica migliore del 10 per cento rispetto alla popolazione generale. I meditatori vivevano l'esperienza del silenzio mentale più volte in una giornata e per più di qualche minuto alla volta. Secondo gli studiosi, esisteva una correlazione forte tra frequenza della meditazione e la condizione di salute mentale. 

Sono ormai numerosi gli studi pubblicati, recentemente riassunti da un editoriale di JAMA, la rivista dei medici americani, che documentanol’efficacia delle tecniche antistress e meditative per combattere l’ipertensione, l’ischemia del miocardio, il dolore cronico, la malattia infiammatoria intestinale, le infezioni, le dipendenze da droga e da cibo. In queste e in altre condizioni gli studi attestano il valore aggiunto della meditazione: infatti quando essa viene affiancata alla terapia standard, i pazienti hanno un miglioramento superiore alla norma

Per esempio, una recente ricerca sistematica del gruppo di E. Ernst ha dimostrato che in persone con depressione ricorrente e ansia cronica, l’affiancamento della meditazione alla normale psicoterapia e psicofarmacologia favorisce il recupero nei due terzi dei pazienti, percentuale non raggiungibile con il solo trattamento standard. 

Anche in Italia cominciamo ad avere esperienze al riguardo. Uno studio, presentato al recente Congresso della Società italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia (SIPNEI) da Francesco Bottaccioli, presidente onorario della società scientifica, da Antonia Carosella, insegnante di tecniche meditative, dalle psicoterapeute Raffaella Cardone e Monica Mambelli, dalla psicologa esperta in statistica Marisa Cemin, ha preso in esame oltre 70 partecipanti ai corsi di “Meditazione a indirizzo Pnei” condotti da Carosella e Bottaccioli. 

I partecipanti ai corsi sono stati studiati con il Symptom Rating Test, uno strumento scientifico che consente la valutazione del cambiamento sintomatologico. All’inizio del corso il punteggio totale della sintomatologia era di 18,9. Il test alla fine del corso (retest) ha registrato 5,8, con una riduzione dei sintomi di più di tre volte rispetto all’inizio del corso. Il Symptom Rating Test è un questionario sintomatologico validato fin dal 1974 che contiene quattro scale per misurare ansia, depressione, somatizzazione e inadeguatezza. 

In generale anche la comune esperienza insegna che le persone che sono abituate a pregare, a prendersi spazi di silenzio e di riflessione, a ritagliarsi del tempo di rilassamento da dedicare a sé, sono più calme, serene e tranquille e, spesso, hanno una predisposizione migliore nei confronti della vita e degli eventi che in essa possono accadere. 

Andrea Sperelli per www.italiasalute.it

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DIFFERENZE TRA PIACERE, FELICITA', GIOIA E BEATITUDINE …

Il piacere è fisico, fisiologico.

Nella vita il piacere è l'aspetto più superficiale; è titillazione, semplice solleticamento.

Può essere sessuale, può appartenere ad altri sensi, può diventare un'ossessione per il cibo, ma è radicato nel corpo.

Il corpo è la tua periferia, la tua circonferenza, non è il tuo centro.

Vivere nella circonferenza significa vivere in balia di tutte le situazioni che si sviluppano attorno a te.

L'uomo che cerca il piacere rimane in balia del casuale.

Come le onde nell'oceano, che sono in balia dei venti.

 

Ci sono quando arriva un forte vento, quando il vento scompare anche loro spariscono. Non hanno un'esistenza indipendente, sono dipendenti, e qualunque cosa dipenda da un'altra crea una schiavitù.

 

Una spada a doppio taglio Il piacere, dipende dall'altro.

Se ami una donna, se questo è il tuo piacere, quella donna diventa la tua padrona.

 

Se ami un uomo, se quello è il tuo piacere e senza di lui sei scontenta, disperata, triste, allora hai creato un legame.

Hai creato una prigione, non sei più libera.

 

Se stai cercando denaro e potere, allora dipenderai dal denaro e dal potere.

L'essere umano che continua ad accumulare denaro, se il suo piacere è di avere più denaro, diventerà sempre più miserabile.

 

Più ne ha e più vorrà, e più ne ha e più avrà paura di perderlo - una spada a doppio taglio.

Volerne sempre di più, il primo taglio della lama; e perciò diventerà via via più miserabile.

 

Più chiedi, desideri, più senti che ti manca qualcosa, e più ti consideri vuoto, bisognoso.

 

Dall'altra parte - l'altro taglio della lama - c'è il fatto che più hai e più hai paura che ti possa venire tolto.

 

Può esserti rubato… la banca può fallire, la situazione politica nel paese può cambiare, il paese può diventare comunista. Ci sono mille cose dalle quali dipende il tuo denaro. Il tuo denaro non ti rende padrone, fa di te uno schiavo.

 

Il piacere è periferico e quindi è costretto a dipendere dalle circostanze esterne.

 

È pura titillazione. Se il piacere sta nel cibo… che cosa esattamente lo sta provocando? - semplicemente il sapore! Per un attimo, mentre il cibo passa sulle papille gustative nella tua lingua, avverti una sensazione che interpreti come piacere. È una tua interpretazione. Oggi ti sembrerà piacere, domani potrà non sembrarti più piacere. Se ogni giorno mangi lo stesso cibo, le papille gustative della tua lingua diverranno insensibili al suo sapore. Presto ti verrà a noia - è così che la gente si stanca delle cose. Un giorno lo passi a rincorrere un uomo o una donna, e il giorno dopo trovi qualunque pretesto per sbarazzartene. È la stessa persona, non è cambiato nulla! Cosa è successo nel frattempo? Ti sei annoiato dell'altro, perché tutto il piacere consisteva nella novità. Ora l'altra persona non è più una novità; il suo 'territorio' ti è familiare. Conosci bene il corpo di quest'altra persona… le curve del suo corpo, la sensazione del suo corpo. E ora la mente vuole trovare qualcosa di nuovo. La mente è sempre alla ricerca affannosa di qualcosa di nuovo. Questo è il suo modo di tenerti sempre legato al futuro, da qualche parte nel futuro. Continua a farti sperare, ma non ti dà mai dei frutti - non può farlo. Può solo creare nuove speranze, nuovi desideri.

 

Proprio come le foglie crescono sull'albero, nella mente crescono desideri e speranze. Volevi la casa nuova e ora la possiedi - e dove è andato il piacere?

È esistito solo per un momento, quando hai realizzato il tuo sogno. Una volta raggiunta la meta, la tua mente ha perso interesse; ha iniziato a tessere una nuova trama di desideri.

 

Ha già iniziato a pensare ad altre case, più grandi. Succede così per tutte le cose. Il piacere ti relega in uno stato nevrotico - irrequieto, sempre in agitazione: così tanti desideri e ogni desiderio insaziabile, che fa di tutto per attirare l'attenzione.

 

Rimani vittima di questa folla di desideri insani - insani perché non sono realizzabili - e continuano a trascinarti in direzioni opposte.

 

Diventi una contraddizione. Un desiderio ti porta a sinistra, l'altro a destra, e tu continui a nutrirli entrambi simultaneamente. E così ti senti diviso… ti sentirai lacerato, ti sentirai cadere a pezzi. Nessuno è responsabile. È la totale stupidità di desiderare il piacere che crea questa situazione.

 

È un fenomeno complesso. Non sei l'unico che cerca il piacere: milioni di persone, proprio come te, stanno cercando lo stesso tipo di piacere. Ecco perché c'è una grande lotta: competizione, violenza, guerra. Tutti sono diventati nemici: l'uno contro l'altro perché cercano tutti la stessa cosa, e non la possono avere; la lotta perciò dev'essere totale. Devi rischiare tutto, per niente: perché quando vinci, non guadagni nulla, e in questa lotta sprechi tutta la tua vita. Una vita che avrebbe potuto essere una celebrazione diventa una lunga, estenuante e inutile sofferenza. Quando sei così preso dal piacere, non puoi amare, la persona che cerca il piacere usa l'altro come mezzo per arrivare al piacere. Usare l'altro come un mezzo è uno degli atti più immorali possibili, perché ogni essere è un fine in se stesso, non puoi utilizzare l'altro come un mezzo. Ma se sei alla ricerca del piacere dovrai usare l'altro come mezzo. Diventerai astuto, perché è davvero una lotta: se non sei furbo sarai ingannato e, prima che gli altri ti imbroglino, dovrai tu imbrogliare loro. Machiavelli ha suggerito, a chi cerca il piacere, che la migliore difesa è l'attacco. Non aspettare mai che sia l'altro ad attaccarti: potrebbe essere troppo tardi. Prima che l'altro ti attacchi, attaccalo tu! Questo è il miglior metodo di difesa, ed è molto usato - che tu conosca Machiavelli o meno.

 

La seconda parola da capire è felicità.

La felicità è psicologica, il piacere è fisiologico.

La felicità è un pochino meglio, un po' più raffinata, leggermente superiore, ma non così diversa dal piacere.

 

Si può dire che il piacere sia una specie minore di felicità e che la felicità sia una forma superiore di piacere - le due facce della stessa medaglia.

 

Il piacere è un po' primitivo, animale; la felicità è un po' più acculturata, un po' più umana - ma è lo stesso gioco, ripetuto nel mondo della mente.

 

Non sei più così interessato a sensazioni fisiologiche, sei molto più interessato a sensazioni psicologiche.

Ma in fondo non sono cose molto diverse, ecco perché Buddha ha usato solo due di quelle quattro parole.

 

La terza parola è gioia; la gioia è spirituale.

È diversa, totalmente diversa dal piacere o dalla felicità.

Non ha nulla a che fare con 'l'altro', è qualcosa di interiore.

Non dipende dalle circostanze, è tua.

 

Non è una titillazione prodotta da qualcosa: è uno stato di pace, di silenzio, uno stato meditativo.

È spirituale.

 

Beatitudine: il trascendente

Ma Buddha non ha parlato neppure della gioia, perché c'è ancora un'altra cosa che va al di là della gioia. Lui la chiama beatitudine.

 

La beatitudine è totale. Non è né fisiologica né psicologica né spirituale.

Non conosce divisione, è indivisibile.

È totale, in un senso, e trascendentale nell'altro.

 

Buddha parla soltanto di due parole. La prima è il piacere, che include la felicità. La seconda è beatitudine, che include la gioia.

 

Beatitudine significa che hai raggiunto il punto più profondo del tuo essere.

 

Appartiene alla profondità del tuo essere, dove neppure l'ego esiste più, dove prevale solo il silenzio: tu sei scomparso.

 

Nella gioia tu esisti ancora un po', ma nella beatitudine tu non ci sei più - l'ego si è dissolto, è uno stato di non essere.

 

Il piacere è momentaneo, esiste nel tempo - dura per un tempo limitato;  la beatitudine è non temporale, è fuori dal tempo.

 

Il piacere inizia e termina, la beatitudine continua per sempre.

 

Il piacere va e viene, la beatitudine non viene e non va - è già lì, nel punto più profondo del tuo essere. Il piacere deve essere carpito all'altro: tu diventi o un mendicante o un ladro.

La beatitudine ti rende padrone. La beatitudine non è qualcosa che inventi, ma che scopri. La beatitudine è la tua natura più profonda.

È lì dall'inizio: tu non l'hai mai notata, l'hai data per scontata - tu non ti guardi mai dentro. Questa è l'unica miseria dell'essere umano: continua a guardare all'esterno - cercando e indagando.

Non la puoi trovarla all'esterno perché non è lì. La beatitudine è il punto più profondo del tuo essere. Il piacere lo devi mendicare dagli altri, e naturalmente diventi dipendente. La beatitudine ti rende il padrone.

La beatitudine non è qualcosa che accade, è già presente.

 

Denaro, potere, prestigio - ti rendono astuto. Cerca il piacere e perderai la tua innocenza, e perdere la tua innocenza è perdere tutto. Gesù dice: “Sii come un bambino piccolo, soltanto allora potrai entrare nel regno di dio”. Ha ragione, ma chi è alla ricerca del piacere non può essere innocente come un bambino. Deve essere molto furbo, molto astuto, molto 'politico', solo così può aver successo in questa competizione da tagliagole che esiste dappertutto. Ognuno è pronto a colpire chiunque altro… non vivi tra amici. Il mondo non può essere amichevole fino a quando non lasciamo cadere questa idea di competitività.

 

Se sei felice a spese della felicità di qualcun altro, sei imprigionato per sempre. Naturalmente… se sei felice alle spese della felicità altrui, e questo è l'unico modo che hai per essere felice, non c'è un altro modo. Se trovi una donna bellissima e in qualche modo riesci ad averla, l'hai sottratta dalle braccia di qualcun altro. Noi facciamo il possibile per far sembrare più bella tutta questa faccenda, ma è solo apparenza. Ora l'altro, che in questa partita è stato sconfitto, è arrabbiato, pieno d'ira. Attenderà l'occasione adatta per vendicarsi, e prima o poi troverà l'opportunità. Qualsiasi cosa voi possediate al mondo lo possedete a spese di qualcun altro, a spese del piacere di qualcun altro. Non c'è altro modo. Se tu veramente vuoi non essere nemico di nessuno al mondo, devi lasciare cadere l'intera idea della possessività. Usa tutto ciò che è disponibile nel momento, ma non essere possessivo. Non provare a rivendicarlo come tuo.

 

Veniamo con le mani vuote e ce ne andremo a mani vuote, perciò che senso ha, nel frattempo, continuare a voler possedere tutte queste cose?

 

La felicità, il piacere, dipendono dallo sfruttamento: sono sempre a spese di qualcun altro. Ti sei laureato al primo posto nel tuo corso universitario - e tutte quelle migliaia di altri studenti che stavano lottando per arrivare primi? È a loro spese che sei arrivato primo. La mente può continuare a lungo in questo gioco, se tu non raggiungi una profonda comprensione, se non sei davvero intelligente. Una cosa da ricordare è: non tentare mai di essere felice a spese della felicità di qualcun altro. È orribile, inumano. Questa è violenza nel vero senso della parola. Se diventi un santo semplicemente condannando gli altri come peccatori, la tua santità sarà solo un gioco dell'ego. Se dipendi da qualcuno per la tua felicità diventerai uno schiavo. Stai diventando dipendente, stai creando una prigionia. Tu dipendi da così tante persone… che diventano, in maniera quasi impercettibile, i tuoi padroni e, a loro volta, ti sfruttano. Ricorda che è un mutuo accordo: lo sfruttamento non è mai a senso unico. Il marito crede di essere il padrone, e la moglie sorride, perché lei sa come stanno le cose. Ognuno a modo suo prova a essere il padrone dell'altro. È proprio una situazione strana: tutti quanti in un certo senso sono divenuti padroni degli altri, e contemporaneamente schiavi degli altri. È una situazione che ti lega mani e piedi. Siamo tutti interdipendenti; siamo sia carcerieri che prigionieri."

OSHO

 

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