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200 MILA ADOLESCENTI AL PC 8 ORE AL GIORNO. PER 50 per cento SINDROME HIKIKOMORI

Sono almeno 200 mila gli adolescenti italiani, fra i 13 e i 17 anni, stregati da pc, chat e videogame, tanto da passare circa 8 ore al giorno online o alla consolle della playstation.

 

"Piccoli 'eremiti informatici', inconsapevoli del loro isolamento.

 

La metà supera le dieci ore ed entra nella sindrome di Hikikomori, una devastante dipendenza che aliena il soggetto fino a renderlo indivisibile dal mondo virtuale.

 

Tanto che in Giappone, dove per primo il fenomeno è stato descritto, ci sono casi di giovanissimi reclusi in casa, che si rifiutano persino da uscire da una determinata stanza per mesi o anni".

 

Lo spiega all'Adnkronos Salute il presidente dell'associazione Peter Pan, Mario Campanella, sulla base di di un'indagine condotta su un campione di 560 ragazzi. "Abbiamo attivato sin dal 2012 - dice Campanella - un sondaggio informatico, sia empirico che attraverso il metodo Cape, monitorando il tempo di permanenza al Pc e l'eventuale rischio di dipendenza.

 

Sono stati presi come riferimento i comportamenti abituali dei ragazzi di Roma, Napoli, Milano, Palermo, Catania e Torino, attraverso un questionario elaborato secondo le indicazioni di massima di Tamaki Saito, lo psichiatra nipponico che individuò questa patologia sociale in Giappone e dai cui studi è emersa una percentuale di giovani colpiti pressoché identica in tutto il mondo alfabetizzato", spiega Campanella.

 

"Le domande - prosegue l'esperto - erano tendenzialmente cinque: quante ore passi davanti al Pc? Quante ore davanti alla playstation? Quante ore esci durante la settimana? Qual è il tuo rendimento scolastico? Quali sensazioni provi se ti trovi lontano dal Pc? Il campione rappresentativo - spiega Campanella, autore insieme a Maria Rita Parsi di "Maladolescenza: quello che i figli non dicono" (Piemme Edizioni), in libreria da marzo - era diviso per sesso (50% maschi e 50% femmine), scolarizzazione (77% frequentanti scuole medie superiori, 16 % scuole medie inferiori e 7% ultraquattordicenni lavoratori)".

 

"I ragazzi lavoratori, che facevano un apprendistato, sono stati da subito esclusi - prosegue - mentre per il restante 93% abbiamo scoperto che a passare meno di 6 ore al giorno al Pc era solo il 46%: il 26% superava le 6 ore, l'11% le 8 ore e il 10% da 10 a 12 ore.

 

Per quanto concerne la playstation - prosegue Campanella - il 38% degli intervistati la usava ogni giorno per almeno due ore, mentre il 14% superava le 4 ore quotidiane".

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Maratone che, in genere, "iniziano al pomeriggio e continuano fino a tarda notte.

 

Il risultato è che molti ragazzi a scuola si trovano a galleggiare intorno al 6, assonnati e demotivati, e prendono vita solo quando sono al Pc". Un percorso che "inizia a 10 anni, con bambini che usano già per ore i videogame, e a 11 anni diventano maghi della play".

 

A sorpresa non mancano le adolescenti.

 

"Ci aspettavamo quasi tutti maschi, invece il rapporto è di 6 per ogni femmina", dice Campanella, che descrive un'inesorabile caduta in questa spirale di vita virtuale di ragazzini "tanto ossessionati dalle esperienze virtuali, tra sfide, gare con estranei, chat, messaggi sui social newtork, da isolarsi rispetto ad amici e compagni di scuola, e poi via via dai familiari".

 

Nel libro "raccontiamo la storia di un papà coraggioso, che è riuscito ad 'agganciare' il figlio portandolo 15 giorni in montagna, senza Web, e convincendolo a seguire una terapia cognitivo comportamentale.

 

A volte - conclude - questi 'Hikikomori' italiani escono da soli dal loro eremitaggio informatico, ma sono come 'congelati': non hanno vissuto interi anni di esperienze reali".

Roma, 6 mar. (Adnkronos Salute)

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Mal di testa : i 10 migliori cibi per chi ne soffre

Mal di testa, come affrontare il problema? Per prevenire e alleviare il mal di testa esistono numerosi rimedi naturali. E' bene sapere che l'alimentazione assume un ruolo da non sottovalutare, anche per quanto riguarda la prevenzione.

 

 

Alcuni cibi potranno esservi d'aiuto, soprattutto se soffrite spesso di mal di testa. Eccone alcuni che potreste provare ad aggiungere alla vostra lista della spesa, così da portarli in tavola più di frequente.

1) Patata

 

Secondo l'esperta di alimentazione Erin Palinski, il mal di testa in alcuni casi può essere causato da una carenza di potassio. Il consiglio consiste nel preparare un ottimo contorno a base di patate, da cucinare e consumare con la buccia, come nel caso delle patate al cartoccio, o baked potatoes. Una patata cotta al forno con la pelle può contenere fino a 721 mg di potassio

Leggi anche: Baked Potatoes: 10 ricette di patata al forno ripiena

baked potato

2) Anguria

 

A parere della nutrizionista Stella Metsovas, in molti casi tra le cause del mal di testa troviamo la disidratazione. Per questo motivo può essere utile consumare cibi ricchi d'acqua, come l'anguria. L'acqua naturalmente presente in frutta e verdura oltre ad idratare l'organismo contiene minerali esenziali per la prevenzione del mal di testa, come il magnesio.

 

3) Mandorle

 

Le mandorle sono una delle più importanti fonti alimentari di magnesio. A parere degli esperti, il magnesio può essere utile per il rilassamento della tensione che può interessare i vasi sanguigni e provocare il mal di testa. Per aumentare l'apporto di magnesio attraverso l'alimentazione, gli esperti consigliano di arricchire la dieta con albicocche secche, mandorle, avocado, riso integrale e legumi.

mandorle

4) Semi di sesamo

 

Non dimenticate di arricchire zuppe, insalate e muesli con i semi di sesamo, soprattutto se soffrite di mal di testa. I semi di sesamo sono ricchi di vitamina E e possono aiutare le donne a stabilizzare i livelli degli estrogeni durante il ciclo. Inoltre, la vitamina E migliora la circolazione e ciò può essere utile, secondo gli esperti di alimentazione, per prevenire il mal di testa.

sesamo

5) Spinaci

 

Gli spinaci aiutano ad abbassare la pressione sanguigna e ad alleviare il mal di testa. Per prevenire l'arrivo del dolore, potreste provare ad utilizzare le foglie fresche degli spinaci, anziché la lattuga, per preparare le vostre insalate, come suggerisce l'esperta Erin Palinski. Alla vostra insalata di spinaci potrete aggiungere noci e mandorle.

 

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6) Banane

 

Tra le risorse utilli a prevenire e combattere il mal di testa troviamo la vitamina B6, che è presente in alimenti come le banane e che aiuta ad accrescere i livelli di serotonina a livello del cervello, portando ad un'azione anti-depressiva. Ciò contribuirebbe a ridurre la sensazione di dolore. La vitamina B6 sarebbe inoltre utile per contrastare la stanchezza mentale.

banana

7) Semi di lino

 

I semi di lino sono associati a numerosi benefici per la salute per via del loro contenuto di acidi grassi omega 3. Queste sostanze aiutano a combattere le emicranie e presentano proprietà antinfiammatorie. Il consiglio è di aggiungere i semi di lino ai cereali della colazione o alle insalate dopo averli tritati, in modo che l'organismo li possa assimilare.

semi di lino

LEGGI anche: Semi di lino: 10 utilizzi come rimedi naturali

8) Zenzero

 

Molti di voi conosceranno già lo zenzero come alimento e rimedio naturale adatto in caso di nausea o mal di gola. Lo zenzero è un antinfiammatorio e antidolorifico naturale che può risultare utile per alleviare il mal di testa, grazie al suo contenuto di sostanze che aiutano l'organismo a percepire meno intensamente il dolore. Potreste dunque provare a bere una buona tisana allo zenzero quando sentite che il mal di testa è in arrivo o quando è già presente. Lo zenzero, come alimento per alleviare il mal di testa, è indicato in tutte le sue forme, anche crudo o sotto forma di caramella.

 

LEGGI anche: Zenzero: 10 ricette per utilizzarlo al meglio

9) Peperoncino

 

Chi ama il gusto piccante potrebbe essere felice di sapere che il peperoncino è considerato un alimento utile per contrastare il mal di testa e per alleviare il dolore. Gli effetti positivi del peperoncino sono dovuti al suo contenuto di capsaicina, che lo rende un antinfiammatorio ed un antidolorifico naturale, utile non soltanto in caso di mal di testa, ma anche per il mal di schiena o per il mal di denti.

 

10) Mais

 

Il mais può essere utile per prevenire il mal di testaper via del suo contenuto di vitamina B3. Questa sostanza, infatti, supporta la funzionalità dei vasi sanguigni e calma i nervi. Se l'alimentazione non risulta sufficientemente ricca di vitamina B3, potranno presentarsi dei mal di testa legati allo stress. Ecco perché si consiglia di arricchire la propria dieta di alimenti che la contengano, come mais, fagioli, patate e pomodori.

mais

 

Marta Albè

http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/12698-mal-di-testa-migliori-cibi

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Antirughe fai-da-te : 10 creme e rimedi autoprodotti

I rimedi antirughe da preparare in casa per prenderci cura del nostro viso e per prevenire l'invecchiamento sono davvero numerosi. La loro applicazione costante permette di ottenere una pelle più distesa e luminosa.

Non dimenticate di abbinare ai trattamenti antirughe naturali un'alimentazione adatta alla prevenzione dell'invecchiamento.

Ecco tante idee e rimedi naturali contro le rughe che potrete facilmente preparare in casa.

1) Contorno occhi antirughe

 

Il blog Cosmesi Tascabile suggerisce una ricetta molto semplice per preparare un contorno occhi fai-da-te contro rughe, borse e occhiaie. Vi serviranno 14 grammi di gel d'aloe, 0,9 grammi di estratto di rusco e 0,1 grammi di caffeina. Potrete acquistare gli ingredienti indicati online o in erboristeria. Seguite qui tutte le istruzioni per preparare questo speciale contorno occhi in gel contro le rughe.

Leggi anche: Contorno occhi fai da te contro borse, occhiaie e rughe

antirughe

2) Oleolito di calendula

 

Il blog Crescita Sostenibile suggerisce di preparare in casa un oleolito di calendula. Si tratta di un rimedio naturale che potrete utilizzare come un olio antirughe, massaggiandolo sulla pelle del viso. L'oleolito di calendula ha inoltre proprietà cicatrizzanti, lenitive, antisettiche e antinfiammatorie. Per prepararlo vi serviranno soltanto fiori di calendula e olio extravergine. Qui la ricetta completa.

Leggi anche: Come fare in casa l'oleolito di calendula

 

 

3) Crema antirughe all'olio di cocco

 

Potrete utilizzare l'olio di cocco per sostituire la vostra crema da notte. L'olio di cocco è un ingrediente molto ricco che aiuta a rendere la pelle più morbida ed elastica e a prevenire le rughe. Potrete acquistare l'olio di cocco puro online o in erboristeria. Tenete presente che l'olio di cocco in inverno, per via delle basse temperature, si presenta allo stato semi-solido, quasi come un burro. Sarà dunque molto più semplice utilizzarlo come crema per il viso.

Leggi anche: 12 trattamenti di bellezza fai-da-te all'olio di cocco

 

4) Maschera antirughe alla rosa mosqueta

 

Dal nostro Forum ecco un suggerimento interessante per preparare una maschera antirughe alla rosa mosqueta. Dovrete mescolare 4 cucchiai di farina integrale, 2 cucchiai di miele e 2 cucchiai di olio di rosa mosqueta. Quando avrete ottenuto un composto omogeneo, applicate la maschera antirughe sul viso per 20 minuti e risciacquate con acqua tiepida. Potete sostituire l'olio di rosa mosqueta con olio di germe di grano.

rosa mosqueta

5) Maschera antirughe alle carote

 

Dal nostro Forum ecco una seconda ricetta per preparare una maschera antirughe fai-da-te in pochi minuti. Dovrete mescolare 1 cucchiaio di succo di carota, 2 cucchiai di miele e 1 cucchiaino di bicarbonato. Mescolate bene tutti gli ingredienti in un bicchierino di vetro. Applicate la maschera sul viso con una spatola. Lasciatela agire per 30 minuti e rimuovetela con un batuffolo di cotone o con una spugnetta immersa in acqua e bicarbonato. Se non avete a disposizione una centrifuga, sostituite il succo frullando un pezzetto di carota lessata con un po' d'acqua.

carote

6) Gel d'aloe vera

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Il gel d'aloe vera ha uno straordinario effetto tensore sulla pelle. Aiuta a mantenere la pelle morbida ed elastica e a prevenire i segni del tempo. E' adatto per ravvivare la pelle sia alla mattina che alla sera e un suo utilizzo costante è utile per prevenire le rughe. Questo ingrediente è adatto soprattutto a chi preferisce rimedi rapidi e semplici da applicare. Potrete acquistare il gel d'aloe vera online o in erboristeria. Per aumentare la sua azione, potrete unirlo al momento dell'applicazione ad una goccia di olio di rosa mosqueta. Potrete applicare il gel d'aloe vera sia sul viso che sul contorno occhi.

Leggi anche: 20 fantastici utilizzi del gel d'aloe vera

aloe vera

7) Trattamento antietà alla farina di ceci

 

Questo trattamento antietà alla farina di ceci e curcuma richiama la tradizione indiana per la cura e la bellezza femminile. Mescolate 2 cucchiai di farina di ceci con un po' d'acqua, fino ad ottenere un composto cremoso. Quindi aggiungete un pizzico di curcuma. Applicate la maschera sulla pelle e lasciate agire per 5-10 minuti. Infine risciacquate abbondantemente. Con un uso costante si ottiene una pelle luminosa e ringiovanita.

Leggi anche: Farina di ceci: 10 trattamenti di bellezza homemade

farina ceci

8) Oleolito alla curcuma

 

Potrete utilizzare la curcuma, oltre che per la preparazione di maschere per il viso, anche per ottenere un ottimo olio da applicare sulla pelle. La curcuma è considerata una spezia adatta a proteggere l'organismo dall'invecchiamento. Preparate questo oleolito con 500 ml di olio extravergine e 3 cucchiai di curcuma in polvere. Applicatelo sulla pelle come trattamento speciale antirughe. Qui la ricetta completa.

Leggi anche: Olio alla curcuma, per uso alimentare e cosmetico: proprietà e come realizzarlo

oleolito curcuma

9) Burro di karitè

 

Il burro di karitè ha proprietà antiossidanti che sono in grado di proteggere la pelle dall'azione dei radicali liberi. E' un valido rimedio naturale antietà adatto per prevenire le rughe. Lo potrete applicare in sostituzione della crema viso, soprattutto se avete la pelle secca. E' adatto anche come trattamento per le labbra poiché aiuta a mantenerle giovani e morbide.

Leggi anche: Burro di karite': benefici, usi e dove trovarlo

karite

10) Crema antirughe al legno di rosa

 

Tra gli oli essenziali adatti per prevenire e contrastare le rughe troviamo l'olio essenziale di legno di rosa. L'esperta Danièle Festy, nel volume "La mia bibbia degli oli essenziali", suggerisce di aggiungere alla vostra normale dose di crema per il viso da notte 2 gocce di olio essenziale di legno di rosa, oppure di arricchire un barattolino di crema da 60 ml con 1 ml dello stesso olio essenziale.

 

Marta Albè

http://www.greenme.it/consumare/cosmesi/12687-antirughe-fai-da-te

 

 

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Sos antibiotici. I batteri stanno diventando invincibili

Siamo entrati nell’era post-antibiotica e senza nuovi alleati si prospetta un futuro apocalittico.

I farmaci che ci hanno permesso di sopravvivere a malattie infettive in passato devastanti, come la tubercolosi o la setticemia, non funzionano più. Gli antibiotici che hanno salvato la vita di milioni di persone sono così diffusi che i batteri hanno trovato un modo per resistere al loro attacco. Sono ormai dappertutto: vengono spruzzati sui raccolti, scaricati nei fiumi e persino, come è emerso al meeting dei ministri della scienza del G8 lo scorso anno, inseriti nelle vernici delle barche per tenere lontani i crostacei. Per non parlare dell’assunzione inappropriata di questi farmaci senza prescrizione medica.

 

Si stima, in particolare, che nel mondo la maggioranza delle 100-200mila tonnellate di antibiotici prodotte vengano usate in modo disinvolto sia in agricoltura sia nel settore veterinario per mantenere sani gli animali negli allevamenti industriali. «La situazione sta peggiorando», ha ammonito sul «Daily Telegraph» Zac Goldsmith, tesoriere del gruppo bipartisan nato in Gran Bretagna sul tema. «Quando si concentra un gran numero di animali, soprattutto maiali, in situazioni di stress si crea ogni genere di problema. La storia - continua - ci insegna che non si possono tenere gli animali in questo modo senza usare quotidianamente gli antibiotici, ma si tratta di un modello che non può più funzionare». Il risultato, infatti, è la creazione di un esercito di batteri resistenti che ogni anno reclama la vita di 25mila persone in Europa, più o meno quante sono le vittime della strada.

 

Abbiamo usato, o stiamo usando, tutti i farmaci «di ultima speranza» e, oltre a non esserci più nulla nell’arsenale medico, non ci sono molti nuovi prodotti in via di sviluppo. E intanto il 70% dei batteri ha sviluppato resistenze specifiche, comprese contro i farmaci considerati più potenti. Così il pericolo si allarga: da locale sta raggiungendo proporzioni globali. I «superbatteri», per esempio quelli che nascono in un ospedale cinese o in un fiume inquinato in Pakistan, possono attraversare i continenti più velocemente di quanto si riesca a scoprirli. Uno studio condotto su 100 svedesi che hanno viaggiato in Paesi al di fuori dell’Europa del Nord ha rivelato che uno su quattro aveva qualche batterio resistente presente nello stomaco. D’altra parte, solo nel 2011, ci sono stati almeno 35mila casi di infezioni da batteri resistenti in tutta Europa: è un aumento di sei volte in pochi anni.

 

I dati sottolineano l’aumento della resistenza in due specie di batteri: Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. Queste due specie - responsabili di infezioni urinarie, sepsi ed altre infezioni nosocomiali - mostrano un significativo aumento nelle percentuali di resistenza ad antibiotici come le cefalosporine di terza generazione, i fluorochinoloni e gli aminoglicosidi. Resistenze, queste, che sono spesso combinate tra loro, generando di conseguenza batteri multi-resistenti, causa di infezioni sempre più difficilmente trattabili. Negli ultimi anni, poi, tra le resistenze si è aggiunta quella ai carbapenemi, antibiotici considerati di «ultima risorsa», rendendo le infezioni praticamente intrattabili.

 

La situazione è ancora più grave in Italia, uno dei Paesi europei con i più alti livelli di allarme. «A fronte di una sorveglianza al fenomeno che descrive puntualmente, ogni anno, una situazione problematica - spiega l’Istituto Superiore di Sanità - gli interventi che sono stati messi in atto sono scarsi e parcellizzati».

 

La crisi che incombe è facilmente descritta da altri due dati: se tra il 1935 e il 1968 sono state scoperte 14 nuove classi di antibiotici, da allora ne sono emerse soltanto cinque. Il problema - spiegano gli esperti - è che le aziende farmaceutiche si sono ritirate da questo tipo di ricerca, preferendo concentrarsi sulle malattie croniche, per le quali è necessario assumere farmaci per tempi molto lunghi, piuttosto che sulle infezioni che, invece, guariscono in pochi giorni. La conferma che l’industria sta abbandonando questo settore-chiave arriva anche da uno studio italiano, condotto all’Ospedale Santa Maria Misericordia di Udine e pubblicato lo scorso agosto sugli «Annals of Clinical Microbiology and Antimicrobials». Si dimostra come, mentre all’inizio degli Anni 90 c’erano 18 aziende impegnate nello sviluppo di nuovi antibiotici, nel 2011 ne erano rimaste quattro e come da 10 nuovi antibiotici approvati nello stesso arco di tempo si sia passati a due soltanto.

 

Allo stesso tempo sono pochi i governi che stanno prendendo parte attiva alla ricerca, come gli Usa, che hanno investito 200 milioni di dollari in una unità della GlaxoSmithKline (una delle quattro aziende rimaste a fare ricerca in questo campo) per lo studio di nuovi antibiotici da usare in caso di un attacco bioterroristico.

http://www.lastampa.it/2014/02/20/scienza/tuttoscienze/sos-antibiotici-i-batteri-stanno-diventando-invincibili-Bo2MkfoVmgVEsp1vAACrZM/pagina.html

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Una nuova visione e teoria del rapporto Mente-Corpo. Intervista a Gioacchino Pagliaro, direttore dell'UOC. di Psicologia Clinica Ospedaliera dell'AUSL di Bologna

Le frontiere della medicina quantistica

Il professor Gioacchino Pagliaro ci spiega come le conoscenze della nuova fisica stanno scardinando, in medicina, la concezione causale-meccanicistica del corpo, per dare spazio a una nuova visione e teoria del rapporto Mente-Corpo.

Che cos’è la medicina quantistica? E la PNEI? Cosa sappiamo dell’influenza della mente e della spiritualità nei progressi di cura e guarigione?

È vero che se concentriamo la nostra atten- zione su una persona sofferente, attraverso la meditazione e la preghiera intese in senso lato, possiamo favorirne la guarigione?

È vero che su questo si stanno compiendo studi scientifici?

Il professor Gioacchino Pagliaro, direttore dell’UOC. di Psicologia Clinica Ospedaliera dell’AUSL di Bologna risponde e traccia, in questa articolata intervista, l’innovativo scenario delle possi- bilità di intervento offerte dalla medicina energetica o quantistica.

 

Le sensazionali scoperte della fisica quantistica stan- no lentamente facendosi spazio nella cultura umana occidentale e nei suoi vari ambiti e applicazioni. Anche la medicina è stata interessata da questo feno- meno?

I primi decenni del secolo scorso sono stati caratterizzati da incredibili cambiamenti in ambito scientifico, prodotti dalle teorie di alcuni fisici che hanno creato le premesse per un vero e proprio cambio di paradigma. La portata di questi cambiamenti equivale a quella di una vera e propria rivoluzione che ha messo in crisi, ridimensionato, modi- ficato e sostituito i precedenti fondamenti della fisica. La teoria della relatività e gli sviluppi della fisica quanti- stica hanno cambiato la concezione della realtà e dell’u- niverso, aprendo una grande contraddizione tra le loro

52 immediate applicazioni in ambito tecnologico e la loro

mancata applicazione nell’ambito delle scienze umane. La contraddizione consiste nel fatto che mentre tali teo- rie hanno contribuito a creare un grande sviluppo nella tecnologia, basti pensare all’evoluzione dei computer, della telefonia, della tecnologia sanitaria (TAC, RM, PET), prevalentemente dovuto all’applicazione della fisica quantistica, nelle scienze umane si deve arrivare agli ultimi due decenni del secolo scorso per ritrovare alcune pionieristiche utilizzazioni delle teorie quantisti- che in biologia, in medicina e in psicologia.

Questa contraddizione può esser spiegata con il pesante condizionamento che il modello causalistico e determi- nistico della fisica ha svolto in 400 anni di storia, con- solidando un pensiero acritico nei confronti dei concetti di oggettività, di certezza, di evidenza scientifica, riferiti alla visione della vita, della malattia, della cura e della salute. È come se le scienze umane avessero considerato la teoria della relatività e la fisica quantistica come teorie a loro estranee.

Come dicevo solo intorno agli anni Settanta, la medici- na, la biologia e la psicologia hanno iniziato cautamen- te, e tra molte resistenze, a confrontarsi con alcuni dei nuovi princìpi teorici. Infatti, ancora oggi si può dire che le scienze umane siano state appena lambite da questa rivoluzione e, nonostante si inizi a parlare di medicina quantistica, le discipline delle scienze umane continua- no a restare in gran parte arroccate alle posizioni mec- canomorfiche. Anzi, più precisamente a un modello meccanomorfico evoluto, il modello bio-psico-sociale, che oggi incontra un grande consenso e viene da taluni erroneamente confuso con il modello olistico.

Il modello bio-psico-sociale in realtà include alcuni ele- menti teorici innovativi (vedi dimensione psicologica, sociale, sistemica dell’individuo), ma non destruttu- ranti la tradizionale concezione della malattia e della cura che, in tal modo, pur arricchendo l’interpretazione dell’uomo, mantengono la sopravvivenza del paradigma materialista. Il fatto che la materia sia costituita da ener-

gia sottile, che sembra configurarsi sotto forma di informazione, pare che, ancora oggi, abbia influenzato solo in minima parte la concezione biologistica dell’essere umano. Indicativo è anche il fatto che le teorie filosofi- che, sociologiche, psicologiche, nelle loro formulazioni più vicine a queste nuove posizioni teoriche, non hanno avuto grande fortuna. Sarà solo la coraggiosa ricerca che si svilupperà intorno agli anni Ottanta in alcune delle più prestigiose facoltà di medicina e psicologia delle Uni- versità degli USA, che consentirà alle scienze umane alcuni concreti collegamenti con la fisica quantistica, introducendo nuove concezioni teoriche come: medici- na energetica e quantistica, valenza mentale e spirituale della cura.

Attualmente si parla molto di Psiconeuroendocri- noimmunologia (PNEI) di che cosa si tratta e come si inscrive in questo cambiamento in atto nel paradig- ma medico-scientifico?

Un contributo molto importante a questa svolta verso una visione olistica in ambito sanitario, che sta accele- rando l’incontro fra le scienze umane e la fisica quan- tistica, è stato dato dalla Psiconeuroendocrinoimmuno- logia (PNEI). La Pnei, che molti confondono per una disciplina medica, è in realtà un ambito di ricerca e di applicazione clinica che nasce dagli studi in chiave bio- logica dello stress, condotti dallo psicologo H. Selye e dalle grandi intuizioni e teorie mediche della medicina di W. Cannon.

La PNEI nasce e si consolida all’interno di una nuova, quanto coraggiosa, teoria biologica, la quale consentirà lo sviluppo di una nuova concezione del Sistema Immu- nitario, del Sistema Nervoso, del Sistema Endocrino. L’uomo per la PNEI non è più paragonabile a una mac- china, a un insieme di organi, sistemi ed apparati auto- nomi, ma a un sistema interagente, in cui nulla all’in- terno dell’organismo è più separabile ed è in costante interazione con l’ambiente esterno.

Lo stress assume con la PNEI una grande importanza e diviene una complessa e promettente chiave interpreta- tiva per la malattia. Infatti consentirà di mettere in luce

la reazione di adattamento che si instaura tra l’organismo e l’ambiente esterno, tra i processi cognitivi colle- gati a queste relazioni e quelli biochi- mici e ormonali. Da qui l’importanza di tutti i processi psicologici nell’in- fluenzare l’omeostasi dell’organi- smo, in modo negativo, indebolen- dolo e favorendo l’insorgenza della malattia, o in modo positivo, raffor- zandolo e aiutandolo nel recupero o nel mantenimento della salute.

L’organismo umano viene concepito

come una totalità interagente con l’ambiente, e in quan-

to tale si sostituisce l’analogia dell’organismo-macchina con quella dell’organismo-sistema percorso da informa- zione. Questo passaggio rappresenta un fondamentale cambiamento nel mondo biologico, medico e psicolo- gico.

Cambia la concezione dell’uomo che non è più conside- rato come un’entità separata e passiva, ma interagente con gli altri individui e con l’ambiente sociale.

Cambia la concezione della malattia non più intesa solo come alterazione o lesione, come incidente biochimico o traumatico, ma come processo intimamente connesso alle interazioni individuo-ambiente e ai processi psico- logici, emozionali conseguenti.

Cambia la concezione della cura dove la modificazio- ne degli stati e degli atteggiamenti mentali, unitamente a specifiche pratiche di consapevolezza, svolgono nei confronti della sofferenza un’importante azione di cura e, in ambito medico, contribuiscono a rendere l’inter- vento farmacologico più efficace. La PNEI contribuisce allo sviluppo di una Medicina Integrata che vede l’in- tegrazione delle migliori cure farmacologiche/mediche con le metodiche derivanti dalle Medicine Non Conven- zionali. Il modello più innovativo di PNEI a cui stanno lavorando da oltre vent’anni numerosi ricercatori e cli- nici è quello che si potrebbe definire PNEI Quantistica. La PNEI Quantistica prevede, oltre all’integrazione del modello biomedico con le medicine non convenziona- li, anche l’integrazione con i processi quantistici della mente e della realtà di cui siamo parte. In tal senso si occupa a livello quantistico dei processi energetici che caratterizzano la relazione terapeutica tra il curante e il paziente.

La PNEI Quantistica rappresenta anche il superamento della visione psicosomatica e, coerentemente con l’as- sunto che ritiene la materia una forma di energia, supera la dicotomia tra la mente e il corpo, e il loro reciproco influenzamento tra entità separate. Nella PNEI Quanti- stica, la Mente e il Corpo sono la stessa entità che si esprime in due dimensioni diverse e che, secondo la teoria di Bohm, appartengono rispettivamente all’ordine implicato e all’ordine esplicato della realtà. Allo scopo di diffondere questa concezione innovativa della PNEI, abbiamo costituito quattro anni fa l’Associazione Inter- nazionale di Ricerca sull’Entanglement in Medicina e in Psicologia (AIREMP), e operiamo professionalmente per diffondere l’Entanglement nei processi di cura e nel mantenimento della salute.

Bene, ma che cos’è l’Entanglement in Medicina?

54 Il termine Entanglement, come è noto, significa “intreccio

inseparabile” e sta a indicare un preciso fenomeno sco- perto a livello sub-atomico, che successivamente è stato riscontrato anche come esistente nella realtà macroscopi- ca. L’Entanglement è utilizzato anche per indicare quella particolare posizione teorica della fisica quantistica che considera la realtà come caratterizzata da:

a) interconnessione e interdipendenza tra tutti i processi che la compongono;

b) fenomeni non locali di comunicazione e interazione, quindi non legati alla classica concezione spazio- temporale, pertanto non spiegabili con le leggi del casualismo lineare;

c) una dimensione energetico-informazionale che è la natura di ogni manifestazione materiale;

d) una forma di intelligenza sottile che la sottende (Campo Energeti- co Universale, Campo Akashico, Coscienza Cosmica, Mente….).

In tal senso l’Entanglement è la struttura teorico scientifica della nuova visione della realtà e dell’uo- mo, che trova riscontri nelle recenti teorie biologiche sui campi morfici di Rupert Sheldrake, nei concetti di risonanza, di informazione, di fre- quenze e di riconversione dell’infor- mazione a livello cellulare.

La teoria dell’Entanglement rico- nosce un ruolo di particolare rile- vanza alla Mente e alle sue capacità di influenzare la realtà circostante attraverso l’energia/informazione degli atteggiamenti mentali, delle intenzioni e dei sistemi di credenze. Nella PNEI Quantistica l’uomo viene considerato come un’unità processuale, dove la mente biogra- fica (la mente di cui siamo coscienti che si esprime nella nostra vita quo- tidiana), e il corpo sono un tutt’uno e quindi l’espressione, sul piano espli- cato (percepibile) della realtà, della Mente; intendendo con tale termine quell’Intelligenza che sottende ogni

forma, entità e processo della realtà che esiste intorno a noi. L’uomo è pervaso da questa energia/informazione della Mente ed è caratterizzato dall’interconnessione e dall’interdipendenza in una condizione di inseparabilità con il Tutto. È Entangled con le dimensioni energetiche e spirituali della Mente.

 

In Italia lei è stato il primo a proporre la meditazio- ne nel Servizio Sanitario Nazionale proponendo un percorso molto innovativo all’ospedale in cui lavo

ra. Infatti ha introdotto, all’ospedale Bellaria di Bologna un progetto, per pazienti oncologici, basato sull’integrazione dell’informazione medica con la pratica meditativa; dopo il Protocollo di C. Simon- ton, molti lo ritengono come uno degli interventi più innovativi ed efficaci nell’aiutare psicologicamente il paziente oncologico. Ce ne vuol parlare? E vuol dirci che risultati ottiene?

Nel 1992 nell’ASL di Chiavenna (Sondrio) presso il Centro di Psicologia Clinica e Psicoterapia ho iniziato a utilizzare la meditazione in forma sperimentale in ambi- to psicologico. Collegandomi alla letteratura scientifica esistente, la meditazione è stata utilizzata su un piccolo gruppo di pazienti con disturbi d’ansia e di depressione, offertisi come volontari, ed è stato interessante vedere come la pratica meditativa si dimostrava particolarmen- te efficace nel trattamento di quei disturbi.

L’esperienza vera e propria si è sviluppata nel 2003 introducendo la meditazione nell’AUSL di Bologna, utilizzandola inizialmente in sessioni di gruppo per la gestione dello stress e per la prevenzione del burn-out e successivamente presso l’Ospedale Bellaria nel trat- tamento dei disturbi psicopatologici reattivi alla patolo

gia tumorale. Attualmente, sulla scorta delle importanti evidenze scientifiche di efficacia che sono emerse dagli studi svolti negli ultimi quarant’anni, la meditazio- ne viene utilizzata nella Unità Operativa di Psicologia Ospedaliera per la gestione dello stress dei pazienti e dei famigliari, per trattare le problematiche psicopato- logiche reattive alla patologia organica e con i pazienti cardiopatici per le benefiche ricadute a livello cardio- vascolare.

Da due anni sono state attivate alcune interessanti espe- rienze in ambito neurologico con pazienti in fase iniziale di sclerosi e di atassia. Le principali evidenze scientifi- che sull’efficacia della meditazione, oltre al trattamento dei disturbi psicologici e psicopatologici sopra citati, riguardano anche le importanti azioni di contenimento della nausea, della fatica, del vomito in quanto effetti collaterali di chemioterapia e radioterapia. Inoltre la

meditazione, essendosi dimostrata efficace nell’allevia- re il dolore, la usiamo spesso come importante integra- zione del trattamento farmacologico.

È evidente che la meditazione nei disturbi psicologici si configura in molti casi come una vera e propria pratica di cura a sé stante. Cosa che invece non si può sostene- re nell’ambito delle patologie organiche, che richiedo- no prima di tutto il trattamento medico più appropriato e solo secondariamente la meditazione, che si viene a configurare come una pratica integrativa che ha l’obiet- tivo di trattare la problematica psicologica connessa alla patologia, di riattivare il riequilibrio energetico della persona, di rendere il paziente più aderente alle cure mediche per potenziarne l’effetto.

La meditazione in ambito ospedaliero può diventare il punto centrale dell’integrazione tra le attività psicolo- giche e mediche. Il progetto ArmoniosaMente, realiz- zato nella nostra AUSL è l’esempio concreto di questa integrazione. Partendo dal dato che da anni numerose ricerche hanno messo in luce che un paziente informato sul percorso di cura ottiene migliori effetti, ho creato in collaborazione con gli specialisti medici dell’AUSL il progetto denominato ArmoniosaMente.

ArmoniosaMente si basa su questi

 

Attualmente la meditazione inizia

a essere utilizzata, anche se non in maniera sistematica, in diverse realtà sanitarie, che vanno dai Consultori ai Servizi

di Salute Mentale

 

due importanti aspetti: la corretta informazione sanitaria sul percorso di cura e sugli stili di vita e le prati- che meditative.

Il particolare disorientamento esistenziale della persona che si ammala di tumore, con il conse- guente corredo di disturbi psicopa- tologici, fa emergere l’importanza di una corretta informazione sugli iter di cura e della meditazione, allo scopo di creare una forte adesione del paziente alle cure mediche

ArmoniosaMente è organizzato con gruppi omogenei di pazienti, fino a un massimo di 15 e, a seconda del settore, oncologico, cardiologico o neurologico, l’infor- mazione sanitaria vedrà coinvolti gli specialisti del per- corso di cura della specifica patologia.

Ad esempio nel caso di ArmoniosaMente rivolto a donne con tumore alla mammella sono coinvolti tutti i medici del Percorso di cura di questa patologia. Ogni gruppo seguirà 11 incontri a cadenza settimanale della durata di due ore ciascuno. I primi sei incontri riguar- dano la parte informativa sull’iter di cura e sul corretto stile di vita. In questo caso il primo incontro è tenuto dal senologo che si confronta con le pazienti nel pre- sentare il suo ambito di competenza, il secondo è tenuto dal chirurgo che presenta alle donne le varie tipologie

di intervento chirurgico, il terzo dall’oncologo che illu- 55

stra i tipi di trattamento, il quarto dalla radioterapista che

presenta l’importanza di questi trattamenti, il quinto dal dietologo e dalle dietiste che parlano del ruolo dell’a- limentazione nel paziente oncologico, il sesto e ultimo incontro è condotto dal medico specialista dello sport che spiega l’importanza di una equilibrata attività moto- ria nel mantenimento della salute. In ognuno di questi incontri le pazienti hanno la possibilità di confrontarsi con lo specialista, acquisendo maggiore consapevolezza e capacità di controllo su quello che stanno e dovranno affrontare. Nei restanti 5 incontri, le pazienti avranno modo di apprendere in gruppo una pratica meditativa della tradizione tibetana, che prevede delle specifiche visualizzazioni finalizzate non solo al trattamento dei disturbi psicologici, ma anche dello stress per aiutare il Sistema Immunitario. I benefici di ArmoniosaMente, emergono dall’esperienza di oltre 1500 pazienti trattati nel corso di questi anni.

 

L’esperienza che lei sta portando avanti presso l’o- spedale Bellaria di Bologna, viene condivisa e diffu- sa ad altre realtà ospedaliere italiane? C’è interesse

da parte di altre ASL verso gli importanti risultati da voi ottenuti e le pratiche di integrazione di tera- pie non convenzionali in oncologia così come in altri ambiti?

Attualmente la meditazione inizia a essere utilizzata, anche se non in maniera sistematica, in diverse realtà sanitarie, che vanno dai Consultori ai Servizi di Salute Mentale. Significative sono le esperienze sperimenta- li che vengono condotte in alcune Aziende Ospedaliere del Piemonte, della Lombardia e della Toscana. Il dato interessante è la crescita della domanda di formazione prevalentemente richiesta da psicoterapeuti, oncologi e cardiologi. La UOC di Psicologia Ospedaliera del Dipar- timento Oncologico dell’Ospedale Bellaria dell’AUSL di Bologna organizza da 6 anni, con crediti ECM, un appo- sito Corso di Formazione, di 140 ore, finalizzato all’in- segnamento del Protocollo ArmoniosaMente in ambito oncologico, cardiologico e neurologico.

 

Le sue parole e la descrizione di ciò che state spe- rimentando mi ha fatto fare un’immediata associa

zione mentale con la preghiera. Pregare per persone ammalate, sofferenti o in difficoltà è pratica abituale per molte persone...

La meditazione nella sua matrice, è, e resta prima di tutto, una pratica spirituale a cui sia il laico che il creden- te di qualunque religione si puo’ avvicinare, in quanto non richiede alcun cambiamento di religione, ideologia o convinzione. La meditazione tibetana che utilizziamo a Bologna, pur restando coerente nella struttura a quella originale, non presenta ovviamente alcun legame o rife- rimento a pratiche religiose. Pertanto la meditazione che si usa in ambito sanitario non è una forma di preghiera e non ha alcun collegamento con essa. La meditazione nella medicina tibetana è prima di tutto una pratica di cura e di evoluzione personale e in quanto tale è stata studiata scientificamente da un punto di vista medico e psicologico. L’associazione che alcuni fanno tra la meditazione e la preghiera, non è del tutto impropria, perché alcune ricerche hanno dimostrato che in svaria- ti casi la preghiera può svolgere un’azione terapeutica. L’aspetto a mio avviso più interessante di questi studi consiste nella cosiddetta azione a distanza della preghie- ra nei confronti di pazienti.

Per comprendere meglio questo aspetto non locale di un effetto a distanza, la UOC di Psicologia Ospedaliera dell’AUSL di Bologna, in collaborazione con il Dipar- timento Oncologico e in particolare con l’ Unità Opera- tiva di Oncologia, ha svolto una ricerca approvata dal Comitato Etico, per verificare l’efficacia di un’azione a distanza, su un gruppo di pazienti oncologici attraverso una pratica meditativa molto nota nella tradizione Tibe- tana, denominata Tong-Len. Questa pratica consiste nel meditare sulla sofferenza propria o di altre persone, in questo caso per dei pazienti, utilizzando la compassio- ne, per aiutarli a liberarsi dalla sofferenza. Il Tong-Len in Occidente non è molto noto, nonostante sia utilizzato da alcuni anni diversi ospedali degli USA e del Nord Europa e va anche detto che l’unico studio scientifico attualmente esistente è stato condotto lo scorso anno dalla Scuola di Medicina della Stanford University.

La ricerca che abbiamo appena concluso a Bologna sul

Tong-Len non segue la modalità uti- lizzata alla Stanford University, che ha osservato con indagini di neuro- imaging cosa accade nei meditatori che utilizzano questa pratica, ma ha creato un gruppo di meditatori con il compito di meditare a distanza per dei pazienti seguiti oncologica- mente all’Ospedale Bellaria, seppur totalmente sconosciuti al gruppo di meditatori.

Questa modalità rende la ricerca

dell’AUSL di Bologna come la prima ricerca al mondo

sul Tong-Len praticato con queste caratteristiche.

Gli obiettivi della ricerca consistono nell’andare a veri- ficare l’efficacia di questa pratica, per un suo eventuale utilizzo sperimentale e per fare questo sono stati monito- rati i linfociti, i neutrofili, i valori pressori e da un punto di vista psicologico l’ansia, lo stress e la depressione.

A distanza di 3 o 5 anni dalla conclusione della ricerca si andrà a vedere nel registro dei tumori che cosa sarà successo nella vita di questi pazienti. La ricerca preve- deva un campione di 80 pazienti, di questi 80 in manie- ra randomizzata ne sono stati scelti 40 e gli altri hanno formato il gruppo di controllo. Attualmente l’UOC di Epidemiologia e Prevenzione sta elaborando tutti i dati. Gli esiti della ricerca saranno presentati in un congresso che prevediamo di organizzare come AUSL di Bologna tra marzo e aprile del corrente anno Grazie professor Pagliaro, da parte di tutta la reda- zione per questo innovativo approccio alla malattia e per la grande umanità che dimostrate verso i pazienti.

A cura di Romina Alessandri

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