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Il potere del respiro. Come migliorare la respirazione per aumentare l’energia, le prestazioni e la circolazione

Il segreto per perdere peso, ritrovare forma fisica e salute si trova nell’aspetto più semplice ma più trascurato della nostra vita: il modo in cui respiriamo. Uno dei più grandi ostacoli al nostro benessere è quasi sconosciuto: respiriamo troppo.

La quantità di aria che respirate può stravolgere tutto ciò che pensate di sapere sul vostro corpo, la vostra salute e le vostre prestazioni sportive. Vi domanderete in che senso io parli di <<quantità>>. Dopotutto, l’aria non è qualcosa di cui ci si possa abbuffare o di cui si possa bere un bicchiere di troppo. E se invece fosse così, in un certo senso? E se le buone abitudini respiratorie fossero altrettanto importanti di quelle alimentari per raggiungere la forma fisica ideale? E se fossero addirittura più essenziali dell’alimentazione?

Molti di noi immettono nel loro organismo quasi tre volte la quantità di aria utile, contribuendo così a causare o a peggiorare una serie di disturbi tra cui stanchezza cronica, insonnia, problemi di peso e di cuore, ansia, asma. Patrick McKeown ha messo a punto, testandolo su migliaia di persone, un metodo capace di migliorare la quantità di ossigeno che il sangue trasporta a muscoli, cervello e cuore mediante l’applicazione di semplici tecniche al modo in cui respiriamo. Partendo da un facile test per valutare l’efficienza con cui il nostro corpo utilizza l’ossigeno, nel suo libro Patrick McKeown spiega come incrementarla, quanto sia importante la respirazione a bocca chiusa, il valore dell’anidride carbonica, come evitare una dannosa produzione di radicali liberi. Dopo aver seguito questo programma solo per poco tempo, anche una persona fuori forma potrà salire le scale senza affanno, correre a prendere un autobus o disputare una partita di calcio, mentre uno sportivo vedrà incrementare in modo deciso le sue performance e il suo rendimento. Dal campione di triatlon al pantofolaio più irriducibile, il miglioramento di energia, salute, forma fisica è garantito. Facile come respirare.

L’iperventilazione cronica
Diamo per scontato che il corpo sappia istintivamente di quanta aria ha bisogno in ogni momento, ma purtroppo non è così. Nel corso dei secoli abbiamo alterato il nostro ambiente in maniera così profonda che molti hanno dimenticato il modo naturale di respirare, snaturato dallo stress cronico, dalla sedentarietà, dalle diete sbagliate, dalle case troppo riscaldate e dalla scarsa forma fisica. Tutti questi fattori contribuiscono alle cattive abitudini respiratorie, che a loro volta provocano spossatezza, aumento di peso, disturbi del sonno, malattie respiratorie e cardiache.

 
Per capire se respirate troppo, rispondete alle seguenti domande:

Mentre svolgete le attività quotidiane, a volte respirate con la bocca?
Respirate con la bocca durante il sonno profondo? (Se non lo sapete: vi svegliate con la bocca secca?)
Dormendo, russate o trattenete il respiro?
A riposo, il vostro respiro è visibile? Per scoprirlo, guardate i movimenti del petto e dell’addome mentre respirate. Più sono evidenti, maggiore è la forza con cui respirate.
Quando osservate il vostro respiro, vedete più movimento all’altezza dal petto che dell’addome?
Sospirate spesso durante il giorno? (Un sospiro di tanto in tanto non è un problema, ma i sospiri regolari bastano a mantenere l’iperventilazione cronica.)
Vi capita di udire il vostro respiro anche in stato di riposo?
Presentate sintomi imputabili all’iperventilazione abituale, come naso chiuso, contrazione delle vie respiratorie, affaticamento, capogiri o vertigini?
Se avete risposto si anche solo ad alcune domane è probabile che tendiate all’iperventilazione.

L’abitudine inconsapevole di respirare eccessivamente ha raggiunto proporzioni epidemiche in tutto il mondo industrializzato ed è molto dannosa per la salute.

 
Queste errate abitudini respiratorie possono fare la differenza tra una persona in perfetta salute e una malata e debole. L’iperventilazione provoca il restringimento delle vie aeree, limitando la capacità di ossigenazione del corpo e determinando la costrizione dei vasi sanguigni, che riduce l’apporto di sangue al cuore e agli altri organi e muscoli. Queste conseguenze di natura sistemica influenzano in profondità la salute, che siate un atleta professionista, sia che il vostro sforzo più intenso consista nel salire le scale di casa.

Forse ricorderete di avere studiato a scuola che inspiriamo ossigeno ed espiriamo anidride carbonica (CO2). Vi avranno insegnato che l’anidride carbonica è solo un gas di scarto che espelliamo dai polmoni, però non è così: la CO2 permette al corpo di metabolizzare l’ossigeno rilasciato dai globuli rossi. Questo si chiama effetto Bohr. Capire e sfruttare tale principio fisiologico vi permetterà di porre rimedio all’iperventilazione.

 
L’effetto Bohr e l’importanza dell’anidride carbonica
Scoperto oltre un secolo fa, l’effetto Bohr descrive il meccanismo con cui l’ossigeno presente nel sangue viene trasmesso ai muscoli e agli organi. Molte persone non lo sanno, ma la quantità di anidride carbonica nel sangue determina la quantità di ossigeno che possiamo consumare. Il punto cruciale è che il modo in cui respiriamo influenza la quantità di anidride carbonica presente nel sangue. Quando respiriamo correttamente abbiamo anidride carbonica a sufficienza e il nostro respiro è silenzioso, regolare e ritmico. Se invece iperventiliamo, il respiro sarà pesante, più intenso e irregolare, quindi espireremo troppa anidride carbonica, lasciando il corpo a boccheggiare (letteralmente) per la carenza d’ossigeno.

E’ semplice: se respiriamo meglio, aumentando la quantità di anidride carbonica nel nostro organismo, potremo fornire più ossigeno ai muscoli e agli organi, compresi il cuore e il cervello, incrementando così le capacità fisiche. Non si tratta d’altro che di aiutare il corpo a funzionare nel modo in cui è stato progettato.

Dilatazione e costrizione delle vie aeree e dei vasi sanguigni
Respirare troppo può anche ridurre il flusso sanguigno. Per la grande maggioranza delle persone, 2 minuti di respirazione profonda bastano a rallentare la circolazione sanguigna in tutto il corpo, compreso il cervello, dove la carenza di sangue può causare capogiri e vertigini. In generale l’afflusso di sangue al cervello cala di pari passo con la riduzione dell’anidride carbonica. Uno studio ha riscontrato che in alcuni individui il diametro dei vasi sanguigni diminuisce anche del 50 per cento.

Vi sarà capitato di percepire la contrazione del flusso sanguigno al cervello che risulta dall’iperventilazione: dopo aver fatto alcuni lunghi respiri la bocca si inizia a sentir girare la testa. Analogamente, molte persone che dormono con la bocca aperta faticano a ingranare la marcia al mattino: pur avendo dormito a sufficienza, continuano a sentirsi stanche e stordite per qualche ora dopo il risveglio. E’ ampiamente documentato che l’abitudine di respirare con la bocca, nelle ore di veglia come nel sonno, genera affaticamento, difficoltà di concentrazione, riduzione della produttività e cattivo umore.

La regolazione del pH del sangue 
Oltre a determinare quanto ossigeno viene rilasciato nei tessuti e nelle cellule, l’anidride carbonica svolge anche un ruolo essenziale nella regolazione del pH del flusso sanguigno, vale a dire l’acidità o alcalinità del sangue. Il pH normale del sangue è pari a 7,365 e deve rimanere entro un intervallo ben definito, altrimenti il corpo è costretto a compensare. Per esempio, quando il pH del sangue diventa più alcalino la respirazione si riduce per consentire un aumento del livello di anidride carbonica e ripristinare il pH corretto.

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All’opposto, se il pH del sangue è eccessivamente acido (come accade quando si mangiano troppi alimenti confezionati), la respirazione accelera per espellere l’anidride carbonica sotto forma di acido. Il mantenimento del pH normale del sangue è fondamentale per la nostra sopravvivenza: se è troppo acido e scende sotto i 6,8, o troppo alcalino e sale sopra i 7,8, si rischia la morte. Questo perché il livello del pH influenza direttamente la funzionalità degli organi interni e del metabolismo.

Le ricerche scientifiche dimostrano chiaramente che l’anidride carbonica è un elemento essenziale non solo per la regolazione del respiro, l’ottimizzazione del flusso sanguigno e il rilascio dell’ossigeno ai muscoli, ma anche per mantenere un pH corretto. In breve, la relazione del nostro organismo con l’anidride carbonica determina lo stato di salute che possiamo raggiungere. Una respirazione migliore permette all’anidride carbonica di assicurare che tutte le parti interconnesse del corpo funzionino in armonia, consentendoci di sfruttare al meglio il nostro potenziale nelle prestazioni sportive e di massimizzare forza e resistenza.

Quanto siete in forma? Il test per misurare l’ossigenazione del corpo (BOLT, Body Oxygen Level Test)
Ecco un metodo molto semplice per sperimentare l’effetto dell’anidride carbonica sul nostro stimolo a respirare:

Espirate leggermente dal naso e poi tappatelo stringendolo con le dita. Mentre trattenete il respiro, l’anidride carbonica si accumula nel sangue e dopo alcuni secondi i recettori nel cervello e nel collo segnalano ai muscoli preposti alla respirazione di riattivarsi per espellere l’eccesso. Comincerete a percepire questi segnali sotto forma di contrazioni del muscoli nel collo e nell’addome accompagnate dal bisogno di inspirare.
Togliete le dita e riprendete a respirare dal naso quando sentite i primi messaggi del corpo che vi dice di farlo.
E’ importante ricordare che lo scopo della respirazione è espellere l’anidride carbonica in eccesso e non eliminarne il più possibile. Un’iperventilazione che si protrae per giorni e settimane di fila rimuove più anidride carbonica del necessario, aumentando la sensibilità dei recettori.

La sensibilità del recettori all’anidride carbonica e all’ossigeno determinerà la reazione dell’organismo all’esercizio fisico. Una maggiore tolleranza all’anidride carbonica non solo riduce la sensazione di fiato corto, ma permette anche un trasporto molto più efficiente dell’ossigeno ai muscoli attivi.

Il test del livello di ossigenazione del corpo
Già nel 1975 alcuni ricercatori notarono che l’arco di tempo in cui si riesce confortevolmente a trattenere il respiro poteva costituire un semplice test per determinare il volume respiratorio relativo a riposo e la dispnea durante l’esercizio fisico. Il BOLT è uno strumento molto utile e accurato per determinare il volume respiratorio relativo. Differisce da altri test di sospensione del respiro in quanto calcola il tempo necessario affinché si manifesti il primo chiaro desiderio di respirare. Trattenere il fiato finché proviamo l’esigenza naturale di respirare fornisce informazioni sul tempo necessario per indurre la sensazione di fame d’aria

Tre passi per aumentare il punteggio BOLT
Ecco una guida rapida ai tre interventi che permettono di aumentare il punteggio BOLT.

1) Contenere le perdite di anidride carbonica 
Respirate sempre con il naso, giorno e notte.
Smettete di sospirare: piuttosto deglutite o soffocate il respiro. Sospirare a intervalli di qualche minuto è sufficiente per mantenere un’iperventilazione cronica, quindi è necessario controbilanciare il respiro deglutendo o trattenendo il fiato. Se vi accorgete del sospiro solo dopo averlo fatto, trattenete il respiro per 10-15 secondi per compensare la perdita di anidride carbonica.
Evitate di trarre respiri profondi mentre sbadigliate o parlate.
Le persone con un BOLT basso si sentono spesso stanche e sbadigliano ripetutamente nel corso della giornata. Analogamente, chi per lavoro parla molto deve essere consapevole che mentre parla non dovrebbe sentirsi respirare. Se scoprite che riuscite a sentire il vostro respiro mentre parlate, allora è meglio parlare più lentamente, usare frasi più brevi e fare un respiro leggero con il naso tra una fase e l’altra.
Osservate la respirazione nell’arco della giornata. Una buona respirazione a riposo dovrebbe essere silenziosa e invisibile.

2) Aumentare la tolleranza all’anidride all’anidride carbonica 
E’ qui che eseguirete gli esercizi mirati a ridurre il volume respiratorio, riportandolo a valori normali. Questo vi farà sentire rilassati e indurrà il respiro a rallentare e a farsi più pacato. L’obiettivo è creare un esigenza di respirare, o fame d’aria, di intensità sopportabile. Una fame d’aria sostenuta per 10-10 minuti azzera i recettori del cervello per indurli a tollerare una maggiore concentrazione di anidride carbonica. Gli interventi 1 e 2 sono necessari per aumentare il punteggio BOLT da 10 a 20 secondi.

3) Simulare l’allenamento ad alta quota 
Respirare meno di quanto ci sembri necessario durante un allenamento è un metodo eccellente per abituare il corpo a tollerare una maggiore concentrazione di anidride carbonica, e al contempo espone l’organismo a un ridotto apporto di ossigeno.

Il vantaggio derivante dall’applicazione delle tecniche di respirazione Oxygen Advantage durante l’esercizio fisico è che si può indurre una maggiore carenza d’aria di quanta se ne creerebbe a riposo. Una forte sensazione di mancanza d’aria è necessaria per far passare il punteggio BOLT da 20 a 40 secondi.

I benefici dell’innalzamento BOLT
Alcune precisazioni importanti sull’innalzamento del BOLT.

Vi sentirete meglio ogni volta che il vostro punteggio aumenterà di 5 secondi.
La progressione generale del BOLT prevede un aumento di 3 o 4 secondi nelle prime 2-3 settimane. Quando si arriva a 20 secondi per 8-10 settimane. Per passare da 20 a 40 secondi è necessario svolgere esercizio fisico in parallelo alle tecniche descritte in questo libro. Siate determinati e non scoraggiatevi se il vostro BOLT non migliora o si riduce temporaneamente! Intanto potete raccogliere i frutti del lavoro svolto per arrivare a 20 secondi.
Una crescita stentata del punteggio può dipendere da fattori legati allo stile di vita, come lo stress o l’abitudine di parlare troppo , oppure da una malattia. La grinta e la durata di quest’ultima detteranno il ritmo del progresso del vostro BOLT. Ma qualunque sia il vostro stato di salute attuale, ci sono sempre esercizi che potete svolgere. Vale la pena perseverare, perché anche un lieve miglioramento del punteggio arreca grandi benefici alla salute.
Il BOLT è più accurato se misurato al risveglio. Questo perchè durante il sonno non potete influenzare il respiro, quindi al mattino il punteggio sarà basato sul volume respiratorio stabilito naturalmente dal vostro apparato respiratorio.
L’obiettivo è mantenere un punteggio di 40 secondi al risveglio per un periodo di sei mesi. Poiché la vita moderna può influenzare negativamente il punteggio BOLT, è necessario prestare attenzione alla respirazione nell’arco della giornata, assicurandosi che sia leggera e avvenga attraverso il naso, e introdurre gli esercizi Oxygen Advantage nel rapporto regime di attività fisica e nella quotidianità. Questo vi aiuterà a mantenere un punteggio elevato.
Bibliografia e approfondimento: “Oxygen – Il Potere del Respiro” di Patrick McKeown

https://www.dionidream.com/potere-del-respiro-come-respirare/

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DMT. La molecola prodotta dalla ghiandola pineale che apre le porte di altri mondi

La DMT o dimetiltriptammina è una molecola prodotta dalla ghiandola pineale, presente anche in piante allucinogene, ed ha effetti psichedelici. La storia della DMT è antichissima dato che le piante in cui è contenuta, come l’Ayahuasca, sono state utilizzate durante cerimonie, riti religiosi e di guarigione. Nel 1931 è stata riprodotta sinteticamente in laboratorio da Richard Manske e questo ne ha permesso lo studio ed anche la diffusione come droga.

Nel 1990 il Dr. Rick Strassman, medico americano specializzato in psichiatria, ha effettuato uno dei più grandi studi sugli effetti della DMT nell’essere umano. La sua ricerca è stata avviata sia per scopi terapeutici, ovvero capire se la DMT potesse avere un ruolo nei disturbi mentali, sia per scopi spirituali diciamo ovvero per capire come la DMT possa essere legata alle percezioni extrasensoriali e la trasformazione evolutiva personale.

La medicina moderna fino a poco tempo fa quasi ignorava il ruolo svolto dalla ghiandola pineale e ancora oggi ci sono molte cose che non comprendiamo. Tuttavia già nelle tradizioni orientali essa era associale alla visione interiore e all’illuminazione. Cartesio affermò che la ghiandola pineale fosse in qualche modo la “sede dell’anima”, l’intermediario tra il fisico e lo spirituale. Il corpo e lo spirito si incontravano qui, influenzandosi reciprocamente, e le ripercussioni si estendevano in entrambe le direzioni.

Quindi poiché la ghiandola pineale è legata al mondo spirituale, il Dr. Strassman volle scoprire se un picco improvviso di rilascio di DMT nel cervello prodotto dalla ghiandola pineale possa essere in qualche modo legato agli stati “psichedelici” che avvengono in modo naturale: la nascita, la morte, gli stati di pre-morte (NDE) le psicosi e le esperienze mistiche. Quello che ha sorpreso dai risultati del Dr. Strassman è stato che anche le esperienze di rapimenti alieni possono essere legate alla DMT.

 
Le scoperte e le testimonianze raccolte dal Dr. Strassman sono molto importanti per svelare cosa accade nel nostro cervello e quali sono le potenzialità dell’essere umano. Tutto questo può essere letto nel suo libro tradotto in italiano “D M T. La molecola dello spirito“. Di seguito inserisco alcuni estratti dal libro.

“Dmt – La molecola dello spirito, benché il titolo possa di primo acchito darlo a pensare, non è un libro “spirituale” nel senso più stretto del termine. Non contiene ricette per illuminazioni istantanee su ordinazione, ma è un serio testo scientifico dotato di un certo piglio divulgativo che però, volendo, può aiutarvi a chiudere un cerchio di domande importanti. Non potrà in alcun modo dirvi chi siete, tantomeno condurvi illesi a nuove presunte verità di origine spirituale, utili a riempire ulteriormente quello stracolmo calderone che è la proposta contemporanea. È piuttosto un testo che, nella semplice esposizione di ciò che è avvenuto durante i coraggiosi esperimenti condotti dal dr. Rick Strassman alla Scuola di Medicina dell’Università del New Mexico, sarà in grado di fornire a chiunque una base solida di elementi utili a delineare un nuovo orizzonte, senz’altro più cristallino nei confronti di ciò che definiamo Coscienza o Natura delle Realtà “altre”, dipanando così molte nebbie.

Ritengo Dmt – La molecola dello spirito in assoluto il testo più importante degli ultimi tredici anni. Mi ha permesso di uscire da quell’overdose di informazioni a cui mi ero sottoposto per l’amore che provavo nei confronti della conoscenza, aiutandomi così a delineare un aspetto più “armonico” di quanto conosciamo circa le meccaniche dell’Universo; sono certo fornirà anche a molti di voi la grande opportunità di unire tutti quei puntini rimasti per una ragione o per l’altra ancora scollegati tra di loro, in quel torbido terreno composto da tutte quelle straordinarie esperienze che, ogni notte, più o meno dalle 3 e 33 in poi, affrontiamo quando andiamo a coricarci: sogni lucidi, incontri con esseri di altre dimensioni (più o meno socievoli), entità mitologiche o psicopompe, viaggi astrali, viaggi nel tempo, incontri con i tulpa e chi più ne ha più ne metta. Tutte questioni ritenute solitamente di scarsa rilevanza, o più semplicemente considerate il frutto di problematiche inconsce rimaste irrisolte, le quali, durante la notte, per chissà quali misteriosi processi cognitivi non del tutto chiariti, sarebbero utili al cervello per dare un “senso” alle nostre banali esperienze quotidiane.

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E se non fosse esattamente così? E se quei mondi fossero in realtà più reali di quanto non lo riteniamo possibile, sebbene ognuno di essi sia legato indissolubilmente al nostro “Io” profondo? Potremmo definirli “mondi-specchio” nel quale riconoscere la nostra vera natura che giace indisturbata sotto la maschera che indossiamo? Ecco, gli esperimenti compiuti dal dr. Strassman sono senza ombra di dubbio quanto di più vicino possediamo, in termini di dati e informazioni reali, tangibili, per definire meglio cosa siamo (e non chi) rispetto a questi fenomeni e quali siano le meccaniche coinvolte in questi processi notturni che danno luogo a tali esperienze che così tanto stravolgono la nostra vita.” Andrea Doria, dalla prefazione.

L’autore Rick Strassman rivela:

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“L’ipotesi più generale è che la ghiandola pineale produca quantità psichedeliche di DMT in momenti eccezionali della nostra vita. La produzione di DMT da parte della pineale è la rappresentazione fisica di processi non-materiali ed energetici.”

“Anche la meditazione o la preghiera possono originare profondi stati alterati di coscienza. La produzione di DMT nella pineale potrebbe essere alla base di queste esperienze mistiche e spirituali.
Tutte le discipline spirituali fanno dei resoconti assolutamente psichedelici delle esperienze trasformative il cui conseguimento è l’obiettivo della loro pratica. Luce bianca accecante, incontri con entità demoniache e angeliche, emozioni estatiche, senso di eternità, suoni paradisiaci, sensazione di esser morti e poi rinati, contatto con una presenza amorevole e potente che sottostà a tutta la realtà: queste esperienze trascendono ogni definizione. Inoltre, sono tipiche di una completa esperienza psichedelica da DMT.”

In che modo la meditazione potrebbe provocare il rilascio di DMT nella ghiandola pineale? Secondo l’autore, le potenti onde cerebrali lente e sincronizzate che si creano nella meditazione profonda possono far vibrare la pineale a frequenze che indeboliscono le sue molteplici barriere contro la formazione di DMT. Il risultato finale è un’ondata psichedelica della molecola dello spirito prodotta dalla ghiandola pineale, che dà luogo a stati soggettivi di consapevolezza mistica.

Per scoprire come la nascita, la morte, le esperienze di pre-morte, i rapimenti alieni possano essere ricondotti alla DMT consiglio la lettura del libro.

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Dieta studiata per le malattie autoimmuni : il Protocollo Autoimmune Paleo

La dieta del protocollo autoimmune paleo (AIP) è un approccio terapeutico basato sull’alimentazione per eliminare l’infiammazione nel corpo.

Le malattie autoimmuni non possono essere curate per la medicina ufficiale, ma possono andare in remissione. La dieta del protocollo autoimmune lavora per ridurre alcuni dei sintomi di queste condizioni.

La malattia autoimmune è un’epidemia nella nostra società, gli esperti stanno sempre più riconoscendo che l’alimentazione è un fattore che contribuisce alla malattia autoimmune, ciò significa che questo tipo di malattia è direttamente legata alle nostre scelte alimentari ma significa anche che possiamo gestire e far regredire la malattia autoimmune semplicemente cambiando il modo in cui si mangia.

L’obiettivo del protocollo autoimmune paleo è quello di dare al corpo esclusivamente sostanze nutritive, evitando qualsiasi cibo che possa contribuire alla malattia o anche solo interferire con gli sforzi per guarire. “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo” diceva Ippocrate, il padre della medicina moderna 2500 anni fa.

 
Le principali malattie autoimmuni associate prevalentemente ad una alterata permeabilità intestinale(leaky gut) sono:

Artrite reumatoide
Celiachia
Diabete
Ipotiroidismo
Tiroidite di Hashimoto
Morbo di Crohn
Psoriasi
Vitiligine
Sclerosi multipla
La causa principale di tutte le malattie autoimmuni è la stessa: il nostro sistema immunitario, che dovrebbe proteggerci, invece si ritorce contro di noi attaccando le nostre proteine, le cellule e i tessuti. Nella tiroidite di Hashimoto, viene attaccata la tiroide, nell’artrite reumatoide, vengono attaccati i tessuti delle articolazioni. Nella psoriasi, vengono colpite le proteine all’interno degli strati di cellule che compongono la pelle. Tuttavia, la causa principale è sempre la stessa.

Il protocollo autoimmune paleo è una strategia potente che usa la dieta e lo stile di vita per regolare il sistema immunitario, mettere fine a questi “auto-attacchi” e dare al corpo l’opportunità di guarirsi.

 
Come funziona il Protocollo Autoimmune Paleo?
Sfruttando le intuizioni e le conoscenze raccolte da più di 1.200 studi scientifici, il protocollo autoimmune paleo elabora delle raccomandazioni specifiche dietetiche e di stile di vita che possono aiutare nel controllo e contrasto di malattie croniche ed autoimmuni.

Per comprendere al meglio il funzionamento del protocollo autoimmune paleo si deve capire che va ad agire su quattro aree chiave molto importanti che sono direttamente coinvolte in caso di malattia autoimmune.

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1. Il sistema immunitario (e in effetti ogni sistema del corpo) richiede una serie di vitamine, minerali, antiossidanti, acidi grassi essenziali e aminoacidi per funzionare normalmente. Le carenze e gli squilibri micronutrienti sono fattori chiave nello sviluppo e nella progressione della malattia autoimmune. Consumare solamente cibi molto nutrienti fornisce un surplus sinergico di micronutrienti per correggere sia le carenze che gli squilibri, sostenendo così la regolazione del sistema immunitario, dei sistemi ormonali, dei sistemi di disintossicazione e della produzione di neurotrasmettitori.

2. Una delle cause principali scatenante varie malattie autoimmuni è una alterata permeabilità intestinale. La salute dell’intestino è un fattore chiave. Gli alimenti raccomandati nel protocollo autoimmune paleo favoriscono lo sviluppo e la crescita di una sana varietà di microrganismi intestinali. Gli alimenti che irritano o danneggiano l’intestino sono banditi, mentre gli alimenti che aiutano a ripristinare la funzionalità della barriera intestinale sono approvati.

3. Vari fattori dietetici, ad esempio mangiare troppo zucchero o mangiare fuori pasto, influiscono sugli ormoni ed il sistema immunitario è direttamente coinvolto e stimolato. La dieta del protocollo autoimmune paleo è progettata per promuovere la regolazione ormonale, regolando così di conseguenza il sistema immunitario. Oltre all’alimentazione ci sono vari fattori che influiscono direttamente sui nostri ormoni, la quantità e la qualità del riposo, lo stress a cui siamo sottoposti e la nostra risposta ad esso, quindi lo stile di vita in generale.

4. La regolazione del sistema immunitario è ottenuta ripristinando un microbiota sano grazie alla cura della barriera dell’intestino dato che il nostro intestino contiene circa il 70% del sistema immunitario. Diventa quindi chiaro che è fondamentale agire sulla nostra pancia per curare le malattie autoimmuni. Questo protocollo fornisce sufficienti quantità di micronutrienti necessari per il normale funzionamento del sistema immunitario e regolando gli ormoni chiave che a loro volta regolano la funzione immunitaria.

La dieta autoimmune agisce per ridurre l’infiammazione
L’infiammazione è presente in tutte le malattie croniche e questa è un’area in cui i cibi che mangiamo possono fare una grande differenza.

Un sistema immunitario che non si sta regolando correttamente può causare la malattia, in altri casi l’infiammazione può essere la causa stessa della malattia, l’infiammazione è comunque sempre un sintomo della malattia – in tutti i casi l’infiammazione è un grande problema!

Ciò significa che ridurre i processi infiammatori in atto e dare al sistema immunitario le risorse necessarie, nonché l’opportunità di regolare sé stesso, può aiutare in ogni singola malattia.

Questo è molto importante perché l’infiammazione è fortemente influenzata da ciò che mangiamo, da quanto e come dormiamo e dai livelli di stress ai quali siamo sottoposti.

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Ecco perché la malattia cronica può rispondere in modo molto positivo ai cambiamenti nella dieta e nello stile di vita.

L’alimentazione del Protocollo Autoimmune Paleo
L’alimentazione scelta si basa sull’eliminazione di tutti i cibi che possono favorire infiammazione e sull’introduzione di quelli che riducono l’infiammazione e favoriscono la rigenerazione dell’organismo.

CIBI DA EVITARE. Si può vedere il protocollo autoimmune paleo come un sottoinsieme della dieta paleo, solamente con qualche restrizione in più. La dieta AIP è molto precisa e limitata, c’è una lunga lista di alimenti non concessi.

Questi includono alcuni degli stessi alimenti da evitare anche nella dieta paleo.

Cereali
Legumi (fagioli, soia, piselli ecc.)
Prodotti lattiero-caseari (compresi i prodotti grezzi)
Tutti gli alimenti trasformati
Zuccheri raffinati
Oli di sementi industriali (come oli vegetali)
La dieta AIP inoltre limita anche i seguenti alimenti, che non sono sempre banditi nella dieta paleo:

Uova
Noci e semi, inclusi caffè, cioccolato e alcune spezie (per esempio coriandolo e cumino)
Solanacee (pomodori, peperoni, melanzane, patate)
Dolcificanti alternativi
Emulsionanti e addensanti alimentari
Alcolici
Alghe (incluse clorella e spirulina)
È inoltre necessario evitare farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS)
Miele biologico, sciroppo d’acero, zucchero di cocco (tutti occasionalmente e in moderate quantità)
Tapioca
Va seguita per almeno 6-8 settimane. Dopo un certo periodo di tempo in dieta AIP, alcuni dei cibi esclusi possono essere reintrodotti, ma solamente quelli che hanno un valore nutrizionale pur contenendo alcuni composti potenzialmente dannosi.

CIBI CONSENTITI. il protocollo autoimmune paleo accetta esclusivamente questi cibi:

Carne preferibilmente allevata al pascolo (grass fed)
Pesce preferibilmente pescato e non allevato
Frattaglie
Verdura di stagione preferibilmente biologica
Frutta di stagione preferibilmente biologica (in moderate quantità, con preferenza per i frutti di bosco e bacche poiché meno zuccherini e ricchi di antiossidanti)
Brodo di ossa (è un punto fisso nella dieta paleo)
Amidi sicuri: Patate dolci americane, Patate dolci a pasta arancione (batate), platani, Arrowroot, Farina di Chufa
Avocado
Cibi fermentati
Olive e olio extravergine di oliva
Cocco e prodotti derivati (olio di cocco, farina di cocco, acqua di cocco, latte di cocco)
Condimenti: Sale rosa dell’Himalaya e Sale Integrale, Limone, Aceto di mele non pastorizzato
Tè verde e tisane a base di erbe (non semi)
Caffè di Cicoria e Karkadè
Considerazioni finali sul trattamento delle malattie autoimmuni
Il cibo ha enormi potenzialità terapeutiche per svariate malattie ma non può essere l’unica terapia, i cambiamenti dietetici potrebbero portare enormi benefici fino alla totale remissione in molti casi, oppure possono rallentare il progresso della malattia o semplicemente migliorare la qualità della vita.

Infatti è importante farsi seguire da un esperto perché ci sono integratori naturali che possono essere molto utili in combinazione con questo tipo di alimentazione, per migliorare ed accelerare i risultati. Soprattutto per coloro che hanno problemi con la glicemia e SIBO.

Quando si decide di adottare il Protocollo Autoimmune Paleo, le scelte alimentari si concentreranno sul consumo di sostanze nutritive e assunzione di integratori alimentari per promuovere la guarigione e fornire al corpo gli strumenti e le risorse necessarie per smettere di attaccarsi ed aiutarlo a riparare i tessuti danneggiati e quindi tornare in salute.

Una volta passate 6-8 settimane e si notano gli effetti benefici si possono reintrodurre i cibi consentiti nella dieta Paleo e vietati invece nella AIP. Bisogna reintrodurre massimo un cibo al giorno per permettere al corpo di riadattarsi. Se noti delle reazioni di intolleranza introducendo un cibo, quindi può essere utile tenere un diario di quello che si è mangiato ad ogni pasto così da ricollegare i sintomi al cibo.

Una buona alimentazione, basata sui principi AIP non può essere in tutti i casi l’unica cura o il miracolo in cui stai sperando, ma può essere così potente da sorprenderti. E’ importante praticare il digiuno intermittente e delle depurazioni periodiche ogni sei mesi.

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Riferimenti
1. Miller, F., Alfredsson, L., Costenbader, K., et al., “Epidemiology of Environmental Exposures and Human Autoimmune Diseases: Findings from a National Institute of Environmental Health Sciences Expert Panel Workshop,” Journal of Autoimmunity 39 (2012): 259-271. 
2. Fasano, A., “Zonulin, regulation of tight junctions, and autoimmune diseases,” Annals of the New York Academy of Sciences 1258 (2012): 25-33. 
3. Fasano, A., “Zonulin and its regulation of intestinal barrier function: the biological door to inflammation, autoimmunity, and cancer,” Physiological Reviews 91 (2011): 151-75.
4. Banan, A., Fields, J., Decker, H., et al., “Nitric oxide and its metabolites mediate ethanol-induced microtubule disruption and intestinal barrier dysfunction,” Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics 294 (2000): 997-1008.
5. Groschwitz, K., and Hogan, S, “Intestinal barrier function: molecular regulation and disease pathogenesis,” Journal of Allergy and Clinical Immunology 124 (2009): 3-20.
6. Dulantha, U., “Regulation of Tight Junction Permeability by Intestinal Bacteria and Dietary Components,” The Journal of Nutrition 141 (2011): 769-76.
7. Vieira SM1, Pagovich OE, Kriegel MA. Diet, microbiota and autoimmune diseases. Lupus. 2014 May;23(6):518-26. doi: 10.1177/0961203313501401.

 

Disclaimer: Questo articolo ha solo fine illustrativo e non sostituisce il parere del medico. Non è destinato a fornire consigli medici, diagnosi o trattamento

https://www.dionidream.com/protocollo-autoimmune-paleo-dieta/

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Rene bionico in arrivo : fine della emodialisi

La funzione primaria dei nostri reni è quella di provvedere alla depurazione ed eliminazione delle sostanze tossiche che si formano nel sangue giorno dopo giorno durante i processi metabolici. Nel caso in cui la giusta funzionalità di questi organi sia compromessa, per cause patologiche o per malattie genetiche, è vitale ricorrere all’emodialisi. Tuttavia d’ora in poi non potrebbe più essere indispensabile. Gli scienziati hanno, infatti, sviluppato il rene bionico.

 

In cosa consiste l’emodialisi?
L’emodialisi non è altro che un lavaggio artificiale del sangue, tramite un macchinario che aiuta il paziente a ripulirlo dalle scorie e dai liquidi in eccesso, che non vengono più ad eliminati in modo naturale attraverso l’urina.

 

Il sangue viene fatto passare in una macchina e attraverso un filtro speciale che rimuove le sostanze dannose ed i sali in eccesso, in particolare il potassio e sodio il cui accumulo inciderebbe in modo rilevante sul livello della pressione arteriosa.
Il trattamento di emodialisi è purtroppo irreversibile, il soggetto deve sottoporsi ricorrenti sedute almeno tre volte a settimana per un periodo di quattro ore, l’unica alternativa per i pazienti nefropatici cronici è il trapianto di rene.

Sicuramente la vita di questi pazienti non è semplice, tutta la loro esistenza dipende da una macchina, per fortuna la moderna biotecnologia fa progressi da giganti nel campo della ricerca.

Grazie al rene bionico tantissimi malati potranno finalmente dire addio all’emodialisi
Gli scienziati americani hanno messo a punto un rene bionico ossia un rene artificiale, dotato di filtri in silicio, che una volta impiantato nel paziente, non solo provvederà alle esigenze del corpo, ma gli ridarà una migliore qualità della vita e la libertà di vivere un po’ più serenamente la malattia.

La vera anima di questo dispositivo è un micro chip di silicio, dalle dimensioni ridotte, ma in grado da fungere da filtro allo stesso modo delle cellule renali, sarà in grado di eliminare le scorie presenti e di riassorbire i costituenti necessari secernendo la giusta quota di eritropoietina, allo stesso modo dei reni sani.

Un normale intervento chirurgico permette d’impiantare nel corpo del paziente questo piccolo rene artificiale, non sarà necessario rimuovere quelli esistenti, perché verrà posizionato vicino a questi, verrà collegato alla vescica ed ad una fornitura di sangue.

Funziona principalmente in base alla pressione sanguigna, non sarà più necessario quindi l’ausilio di una pompa o di energia elettrica, e sicuramente darà nuova speranza e fiducia a tutti i malati cronici in fase finale che attendono il trapianto renale.

https://www.dididonna.it/2017/08/18/rene-bionico/

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Gurdjieff. I segreti della legge del sette o dell’ottava

E’ necessario comprendere alcune cose sulla legge del sette o legge dell’ottava e sulla legge del tre.

La legge dell’ottava è la seconda legge cosmica fondamentale. Essa genera, regola, interconnette e determina il posto di tutti i processi in qualsiasi scala, tuttavia, prima di avere dei processi è necessario ottenere dei fenomeni.

La legge cosmica del tre
Tutti i fenomeni hanno luogo per mezzo della legge del tre, che è quindi considerata come prima legge cosmica fondamentale. La legge del tre dimostra che qualsiasi fenomeno può essere prodotto soltanto se avviene l’incontro di tre forze: una attiva, una passiva e una di conciliazione. La scienza attuale ignora l’esistenza di questa terza forza. La chimica ignora che un catalizzatore costituisce la terza forza. La meccanica non sa nulla che nel principio della leva, il fulcro costituisce la terza forza, e che senza la terza forza non si può avere alcuna leva. L’esistenza stessa di una materia, di un atomo o di una molecola è dovuta all’incontro di tre forze. (vedasi “okidanokh”). Per questa ragione, ogni materia contiene già dentro se stessa tutte e tre le forze, tuttavia, viene manifestata una soltanto in base agli eventi che accadono. Se una materia di una data densità incontra una materia di densità minore, la prima sarà conduttrice della forza passiva o, in altri termini, si manifesterà come forza passiva, la seconda meno densa come forza attiva, e se quest’ultima incontra una materia con una densità ancor più minore, da attiva si manifesterà come passiva.

 
La terza forza, di cui sempre s’ignora l’esistenza, può essere trovata nel risultato, nell’ambiente o nel punto di applicazione. Quando il cibo arriva nel nostro stomaco incontra i succhi gastrici, l’incontro produce una trasformazione del cibo, in questo caso la terza forza è trovata in questo risultato derivante. Un esempio che mostra la terza forza trovata nell’ambiente è costituito dall’utero (ambiente), nel momento in cui un ovulo (forza passiva) è fecondato da uno spermatozoo (forza attiva). Se non ci fosse l’utero come ambiente (terza forza), le sole due forze prese in considerazione non riuscirebbero a produrre alcun fenomeno. Svariati esempi, invece, per scorgere la terza forza nel punto di applicazione, li troviamo in meccanica. E’ bene, dunque, tenere presente che una forza da sola non può esistere e che due sole forze non possono mai produrre alcun fenomeno.

Leggi cosmiche fondamentali
Queste due leggi sono dette cosmiche e fondamentali. Cosmico e fondamentale sono due proprietà inseparabili; se qualcosa è cosmica, è allo stesso tempo fondamentale, e viceversa. Cosmica significa che il suo dominio e le sue manifestazioni si estendono dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, dai mondi delle galassie ai mondi subatomici. Una legge con una tale estensione, al punto da comprendere tutto, ci indica che essa proviene dal mondo delle cause, dal mondo da cui ogni cosa ha avuto origine, ossia dall’assoluto, per questo è detta anche Fondamentale. Ciò significa che è una legge di prim’ordine, la causa prima dalla quale sorgono tutti gli altri effetti, cioè tutte le altre leggi di secondo ordine, di terzo ordine, di quarto ordine, e così via.

La legge di gravitazione universale, l’interazione elettromagnetica, l’ipotetica interazione nucleare forte e l’interazione nucleare debole, tutte le quattro interazioni che la scienza attuale o scienza soggettiva considera erroneamente come fondamentali, sono leggi di secondo, terzo, quarto e quinto ordine. Su grande scala, nei mondi delle galassie, delle stelle, dei pianeti, domina la forza di gravità, dopodiché, arrivati al mondo degli atomi, la sua forza diviene irrilevante e deve cedere il posto all’interazione elettromagnetica, che a sua volta deve cedere il posto all’interazione nucleare forte nel momento in cui ci addentriamo nella scala molto più ridotta dei nuclei atomici. Questo dimostra che abbiamo a che fare con leggi secondarie, terziarie, e così via, ossia leggi che sono effetti le cui cause risiedono nelle leggi fondamentali. Non si può comprendere l’universo studiando gli effetti a prescindere dalle cause reali. Equivarrebbe a studiare un elefante conoscendo solo la sua proboscide. Confondere gli effetti con le cause è uno degli errori più frequenti della scienza attuale.

 
La legge cosmica dell’ottava
La legge del sette, o legge dell’ottava, ha molti aspetti che vanno compresi. L’universo è un organismo vivente, esattamente come il nostro corpo. Nell’universo abbiamo innumerevoli materie che vibrano. Dove c’è materia, troviamo che essa è sempre in vibrazione, in essa è presente un’energia, e viceversa, dove c’è energia, c’è in ogni caso della materia. L’implicazione è che persino i pensieri e le emozioni sono materia, e per questo possono essere pesati e misurati. Il fatto che la scienza non possa compiere tali misurazioni dipende dal fatto che essa ignora gran parte della materia esistente nell’universo. La cosiddetta “massa mancante” dei fisici, da cui ha origine l’ipotesi della materia oscura. Le rocce, l’acqua, l’aria, i pensieri e le emozioni sono tutti composti da atomi in vibrazione. Affermare che nell’universo tutto è materia, oppure dire che tutto è energia, equivale a dire la stessa identica cosa; in effetti sarebbe più preciso dichiarare che nell’universo tutto è materia in vibrazione. In altre parole, materia ed energia sono inseparabili, sono due aspetti di uno stesso ed inseparabile fenomeno.

La densità di ciascuna materia è inversamente proporzionale alla frequenza di vibrazioni. Il numero di vibrazioni (frequenza) degli atomi di acqua è maggiore se essa è allo stato gassoso, diminuiscono se la portiamo allo stato liquido e continuano a diminuire se l’acqua è portata allo stato solido. In ragione dell’aumentare della densità dell’acqua diminuisce il numero di vibrazioni o frequenza. La vibrazione presente nella materia è una conseguenza delle vibrazioni che in essa vengono prodotte da materie più sottili che la compenetrano. Nel momento in cui la materia acquista maggiore densità, abbiamo un incremento della forza di resistenza che si oppone alla forza attiva delle vibrazioni prodotte da una materia più sottile. La densità di una materia è inversamente proporzionale alla sua estensione nell’universo. Meno densa è una materia più essa è diffusa nell’universo. La materia più sottile dell’universo deve avere necessariamente la maggior estensione.

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Più una materia è densa più è confinata entro un determinato spazio. Non a caso, l’idrogeno che è considerato come l’elemento meno denso è anche l’elemento più diffuso nell’universo. Tuttavia, esistono materie innumerevoli volte meno dense dell’idrogeno che hanno di conseguenza una diffusione molto più elevata. La materia acquista più densità in ragione del suo allontanamento dalla fonte originaria di queste vibrazioni. Nel constatare che la materia è in vibrazione, ci rendiamo conto che questo è un effetto, e poiché dietro ad ogni effetto c’è sempre una causa, è facile capire che dev’esserci un punto di origine dal quale queste vibrazioni sono state prodotte. Questo punto di origine, essendo la causa degli effetti che osserviamo, dev’essere necessariamente caratterizzato da un forza d’impulso maggiore, da un maggior numero di vibrazioni che diminuiscono in ragione dell’allontanamento da esso. Se lanciamo una pietra, la forza d’impulso si esaurisce man mano che si allontana dall’origine. Questo significa che una materia più densa possiede un numero minore di vibrazioni, e dunque è più lontana dalla fonte originaria che produce tale forza d’impulso. La materia di una roccia è più densa della materia che costituisce la miscela di aria in cui siamo immersi, quindi la materia rocciosa ha una frequenza di vibrazioni minore rispetto a quella dell’aria.

Nell’universo ogni cosa è viva e provvista d’intelligenza, persino le rocce. Più una materia è densa e più il suo grado d’intelligenza è basso, e viceversa. Questo significa che nell’universo abbiamo diversi gradi d’intelligenza e che l’origine da cui tutti i movimenti prendono forma dev’essere più intelligente di ogni altra cosa esistente. Detto ciò, è facile comprendere come il Sole del nostro sistema solare sia l’essere provvisto di maggior intelligenza, e che una galassia ha un grado d’intelligenza ancor più superiore, fino ad arrivare al centro dove tutte le galassie ruotano intorno, e che sarà il più alto grado d’intelligenza dell’intero universo. Possiamo chiamarlo Dio, purché lo concepiamo come un reale corpo astronomico a noi invisibile e attorno al quale ruotano tutte le galassie dell’universo. Questo corpo astronomico è, allo stesso tempo, il cervello fisico e la mente di Dio.

Nell’intero universo, tutte queste materie in vibrazione e di diverse densità evolvono ed involvono continuamente. Immaginate due “scale mobili” che si muovono in direzioni opposte; la prima va in discesa, ed è quella in cui le materie provenienti dall’alto subiscono l’involuzione acquistando più densità; la seconda “scala mobile”, quella evolutiva, procede nel verso opposto e conduce le materie verso l’alto che perdendo densità, acquistano un maggior numero di vibrazioni. Queste materie in vibrazione non possono involvere o evolvere senza l’aiuto di “macchine trasformatrici di sostanze”. Ogni concentrazione esistente nell’universo, una galassia, una stella, un pianeta, una pianta, un animale, un essere umano, una molecola, un atomo, un microbo, ecc., è una macchina che ha la funzione di trasformare un certo numero di sostanze, sia in senso evolutivo che in quello involutivo. A loro volta, tutte queste concentrazioni o fabbriche per la trasformazione delle sostanze subiscono loro stesse un processo d’involuzione o di evoluzione. Immaginate l’universo come un’immensa fabbrica dove tutte le galassie, i soli, i pianeti e gli esseri umani sono macchine specializzate nella trasformazione di determinate sostanze. Una stella può trasformare un certo tipo di sostanze, mentre per altre sostanze è necessario avere una macchina come l’essere umano, o come il microbo.

Nel mondo delle piante, ad esempio, esistono tre categorie di piante, che corrispondono a tre diverse macchine per la trasformazione di specifiche sostanze. Queste tre categorie sono generate dalla legge del tre e sono una sua manifestazione. La prima categoria di queste piante è formata da macchine specializzate nel trasformare solo il complesso di sostanze prodotte dal pianeta Terra. La seconda categoria di piante serve per trasformare sia l’insieme di sostanze che hanno origine sul pianeta Terra che quelle provenienti dagli altri pianeti del sistema solare e dal Sole stesso. La terza ed ultima categoria di piante, è costituita da macchine che riescono a trasformare anche le sostanze più sottili provenienti dai mondi delle galassie. Alla terza categoria di macchine appartengono tutte quelle piante contenenti alcaloidi e materie molto sottili che producono effetti molto marcati sull’essere umano, come il caffè, il tabacco, l’oppio, la canapa, ecc.

Noi stessi siamo macchine che trasformano svariate sostanze. Il cibo che introduciamo subisce trasformazioni notevoli, così come l’aria che respiriamo. Le materie che entrano in queste macchine subiscono vari processi di trasformazione sia in senso evolutivo che in quello involutivo. Si hanno così, tre tipi di utilizzo di queste sostanze trasformate. Il primo tipo di sostanze trasformate restano nella macchina e sono indispensabili per il funzionamento ulteriore della macchina stessa. Il secondo ed il terzo tipo di sostanze, sia involutive (gli scarti), sia evolutive, vengono espulse dalla macchina che non è specializzata per ulteriori trasformazioni e trasferite ad altre macchine che provvederanno a loro volta a continuare il processo di trasformazione. In questo modo, avviene il nutrimento ed il sostentamento reciproco di tutto ciò che esiste.

Tutti questi processi involutivi ed evolutivi di trasformazione delle materie sono determinati, regolati ed interconnessi dalla legge del sette. La legge del sette viene espressa matematicamente secondo i seguenti rapporti: 1/1 – 9/8 – 5/4 – 4/3 – 3/2 – 5/3 – 18/5 – 2/1 Sono gli stessi rapporti matematici fondamentali che la teoria musicale utilizza per ottenere l’intonazione naturale dei suoni armonici che vanno a costituire la scala naturale. I lettori che non hanno familiarità con questi principi della scienza oggettiva, penseranno che stiamo cercando di spiegare i processi che avvengono fra tutti i fenomeni nell’universo utilizzando in un modo bizzarro la musica. Per questa ragione, è fondamentale comprendere fin da subito che è precisamente il contrario. E’ la legge dell’ottava, una legge che regola tutti i processi esistenti nell’intero universo, ad essere utilizzata per creare i rapporti armonici nell’ambito della musica, ossia nel mondo delle vibrazioni acustiche. Questo perché, come abbiamo già spiegato, la legge del sette è una legge matematica cosmica fondamentale che regola tutti i processi vibratori della materia presente nell’universo, ed è sempre per mezzo di questa legge che, una volta applicata alla musica, ossia ad un altro tipo di processi vibratori, quelli acustici, possiamo ottenere quei suoni armonici che caratterizzano la musica. La cosa bizzarra, piuttosto, è che tutti i musicisti cosiddetti “esperti”, così come tutti gli ascoltatori di musica, ignorano che le fondamenta della musica sono interamente basate su precisi rapporti matematici, che non sono altro che la formula di una legge che governa tutti i processi esistenti nell’universo.

Pitagora di certo non ignorava tutto ciò quando parlava di armonia delle sfere, ossia della “musica” dei corpi celesti. Per non crearvi confusione, tralasceremo per adesso la questione riguardante l’ignoranza di quei teorici musicali che per facilitare i cambi di tonalità hanno elaborato il sistema di accordatura chiamato temperamento equabile.

La comprensione della legge dell’ottava attraverso la musica
Adesso cerchiamo di entrare nei dettagli di questa legge cosmica fondamentale che è stata applicata successivamente alla musica. Per farlo, potremo utilizzare la musica stessa. Utilizzerò un linguaggio più semplice possibile, poiché quest’articolo è indirizzato soprattutto a coloro che in genere trovano difficoltosa la comprensione di questa legge. I rapporti matematici che esprimono questa legge, ossia: 1/1 – 9/8 – 5/4 – 4/3 – 3/2 – 5/3 – 18/5 – 2/1 corrispondono, in ambito musicale, alle note Do – Re – Mi – Fa – Sol – La – Si – Do

Ma cosa esprimono effettivamente questi rapporti? In musica, esprimono quante volte vibra una corda di un qualsiasi strumento al passare di un secondo, e quante volte vibra il mezzo elastico, cioè l’aria, in cui questo movimento vibratorio viene trasferito.

Il primo rapporto 1/1 (Do) è uguale a 1 (uno diviso uno fa uno), in altre parole, la corda vibra una volta sola ogni secondo, e così anche le vibrazioni prodotte nell’aria avranno lo stesso numero di vibrazioni.

9/8 (Re) sarà uguale a 1,125 vibrazioni al secondo (Nove diviso otto fa 1,125); 5/4 (Mi) a 1,25 vibrazioni al secondo; 4/3 (Fa) a 1,33… vibrazioni al secondo; 3/2 (Sol) a 1,5 vibrazioni al secondo; 5/3 (La) a 1,66… vibrazioni al secondo; 15/8 (Si) a 1,875 vibrazioni al secondo; e infine 2/1 (Do) che corrisponde a 2, ossia al doppio della frequenza del primo rapporto 1/1 (Do). Come avrete osservato, abbiamo ottenuto un aumento della frequenza. Quindi, procedendo dal primo Do (1/1) al secondo Do (2/1) otteniamo un graduale incremento della frequenza, ossia del numero di vibrazioni. Dimezzando la lunghezza di una corda e mantenendo la stessa tensione, otteniamo un raddoppiamento della frequenza. Questo fenomeno è pressoché analogo al discorso che abbiamo fatto al principio quando dicevano che diminuendo la densità di una qualsiasi materia nell’universo si verifica un aumento del numero di vibrazioni. Un altro modo per aumentare la frequenza di una corda, è aumentare la sua tensione, che allo stesso modo equivale approssimativamente a diminuirne la densità e quindi ad aumentarne il numero di vibrazioni.

I principi che potete osservare per mezzo della musica avvengono nello stesso modo in tutto l’intero universo. Ciò che abbiamo detto fin’ora è solo una premessa per farvi familiarizzare con questo argomento, adesso parleremo della legge dell’ottava o legge del sette. L’intera ottava, ovvero la successione di note Do – Re – Mi – Fa – Sol – La – Si – Do, in relazione alle trasformazioni che subiscono le materie presenti nell’universo, ci mostra chiaramente in che modo queste trasformazioni procedono. Adesso dovrete considerare ciascuna nota musicale come un punto che vi indica la situazione esatta di un qualsiasi processo in corso. Prendiamo nuovamente come esempio il processo di trasformazione che subiscono tutte le sostanze presenti nell’universo. Esaminando tutti i punti dell’ottava, cioè tutte le note, osserveremo in che modo evolve il processo che stiamo considerando. Do Re Mi Fa Sol La Si Do 1/1 – 9/8 – 5/4 – 4/3 – 3/2 – 5/3 – 18/5 – 2/1 (Rapporti) 1 – 1,125 – 1,25 – 1,33 – 1,5 – 1,66 – 1,875 – 2 (Frequenza al secondo) La prima cosa che salta subito agli occhi è che il processo non avviene uniformemente, non avviene con la stessa velocità. tra Re e Do otteniamo 9/8 diviso 1/1 = 9/8 = 1,125 tra Mi e Re otteniamo 5/4 diviso 9/8 = 10/9 = 1,111 tra Fa e Mi otteniamo 4/3 diviso 5/4 = 16/15 = 1,066 tra Sol e Fa otteniamo 3/2 diviso 4/3 = 9/8 = 1,125 tra La e Sol otteniamo 5/3 diviso 3/2 = 10/9 = 1,111 tra Si e La otteniamo 15/8 diviso 5/3 = 9/8 = 1,125 tra Do e Si otteniamo 2/1 diviso 15/8 = 16/15 = 1,066

E’ sufficiente aver imparato a contare fino a dieci per comprendere che 1,125 è maggiore del numero 1,111 e che quest’ultimo è maggiore del numero 1,066. Abbiamo constatato che i rallentamenti maggiori nello sviluppo di qualsiasi processo in qualsiasi scala, sono collocati in due punti precisi. Il primo tra Mi e Fa ed il secondo tra Si e Do. Come potete constatare voi stessi, questi due intervalli davano come risultato il numero 1,066. In effetti, questi due intervalli corrispondono sulla tastiera del pianoforte ai punti dove manca il tasto nero, il cosiddetto semitono. In questi intervalli i processi subiscono un rallentamento notevole e non possono proseguire senza un aiuto dall’esterno. Tutti gli altri punti del processo possono proseguire grazie all’aiuto dei semitoni (tasti neri), mentre nei due punti dove la progressione dei processi subisce il rallentamento più notevole (1,066) e mancano i semitoni (tasti neri), il processo non può proseguire senza un aiuto esterno, senza l’intervento di un’ottava laterale che intersecando quei punti aiuta il Mi a passare a Fa, e il Si a passare a Do.

Tutti i processi nell’universo necessitano di un aiuto esterno
Che significano questi punti di rallentamento nei processi? La formula rivelata da questa legge mostra che tutti i processi che avvengono nell’universo necessitano di un aiuto esterno per potersi sviluppare completamente, altrimenti nei punti tra Mi e Fa, e tra Si e Do, avvengono delle deviazioni nella linea originaria, in questo modo il processo deviando continuamente, si ritrova a procedere nella direzione opposta a quella iniziale.

In altre parole, un processo inizia dal Do, prosegue al Re grazie al semitono nero, dal Re passa al Mi grazie al secondo semitono nero, ma arrivato al Mi, se non interviene un aiuto esterno (il famoso shock addizionale), allora il processo cammina a ritroso fino a ritornare al Do di partenza. Il processo non può avanzare dopo il Mi e quindi non può realizzarsi in maniera completa.

Se in una camera isolata acusticamente accordiamo un pianoforte secondo l’intonazione naturale e suoniamo la nota Mi o la nota Si, le vibrazioni di queste note cesseranno molto presto rispetto alle altre, proprio per il principio che abbiamo appena spiegato; il Mi, dunque, ritornerà al Do, mentre il Si scenderà e arrivato al Fa, cesserà di vibrare.

Tutti i processi esistenti sono sottoposti all’azione della legge dell’ottava
Ribadiamo, che tutti i processi esistenti sono sottoposti all’azione della legge dell’ottava: dai processi di trasformazione di tutte le sostanze chimiche, ai processi di trasformazione che subiscono le macchine stesse (stelle, pianeti, piante, esseri umani, ecc.), nascendo, crescendo, invecchiando e infine morendo, ai processi che avvengono nella nostra sfera fisica e psico-emotiva, ossia il processo di associazioni automatiche dei pensieri e delle emozioni, come tutti i processi metabolici del corpo, il processo di nascita, di progresso e di declino delle civiltà, fino ad arrivare ai processi di evoluzione oppure di involuzione interiore. Tutto è in movimento, se una cosa non evolve, necessariamente involverà, sarà costretta a degenerare. Tutti i processi, nessuno escluso, sono determinati dalla legge dell’ottava.

Adesso potete ben comprendere che è proprio grazie a questi punti d’interruzione che i vari processi nell’universo vengono connessi fra loro. Altrimenti, come dimostrato, non potrebbero svolgersi. Viceversa, questi stessi punti d’interruzione o di rallentamento delle vibrazioni, se non vengono colmati, determinano la non riuscita di un processo qualsiasi, come accade sovente nella nostra vita, e noi, invece di comprendere che tutto ciò che accade è il risultato di queste leggi cosmiche, ci lamentiamo invano; è l’equivalente di un uomo che, per assurdo, non conoscendo la forza di gravità, aprendo la sua mano e lasciando cadere un oggetto, si lamentasse dell’avvenuta caduta.

Se adesso ritorniamo a considerare i processi di trasformazione che avvengono nell’intero universo e prendiamo come esempio l’essere umano quale macchina trasformatrice di sostanze, vedremo quanto segue. Nella macchina umana entrano le materie che costituiscono il cibo. Queste materie, una volta entrate nella nostra macchina, iniziano a subire un processo di trasformazione evolutivo ed involutivo; prenderemo in considerazione quello evolutivo, seguendo i punti Do, Re, Mi. Una volta arrivate al Mi, a questo punto di evoluzione, non potrebbero essere trasformate ulteriormente senza l’aiuto di un altro processo distinto, ossia un’ottava esterna (uno shock supplementare), che in questo caso è costituito dall’aria che respiriamo. L’aria entrando nell’organismo, si unisce al Mi e lo aiuta a proseguire. In questo modo, la trasformazione procede, Fa, Sol, La, Si. (Poiché questa progressione di note, come ormai sapete bene, o almeno si spera, implica un aumento della frequenza, allo stesso tempo, significa che le materie in questione stanno diventando più sottili, stanno diventando meno dense, dunque più vive e più intelligenti). Avete potuto notare che questo primo aiuto esterno è avvenuto in maniera automatica (meccanica). L’entrata dell’ottava dell’aria nel punto tra Mi e Fa dell’ottava del cibo, avviene senza che voi facciate nulla, avviene automaticamente. Anche se state dormendo nel letto a sonno pieno, l’aria entra e va a colmare il rallentamento in quel punto del processo di evoluzione del cibo.

Nel punto di rallentamento successivo, invece, quello tra Si e Do, è necessario che l’aiuto sia volontario, cioè un atto cosciente da parte nostra, altrimenti le sostanze non potranno subire un’ulteriore trasformazione in materie ancora più sottili, che sono poi le materie che andranno a formare il nostro secondo corpo, o corpo astrale. Quest’atto cosciente consiste nell’essere presenti quando riceviamo le impressioni dal mondo esterno. Le impressioni costituiscono un’altra serie di materie (o di nutrimento) che entrano attraverso l’apparato sensoriale.

Nel momento in cui consideriamo l’ottava nel verso opposto, ossia Do – Si – La – Sol – Fa – Mi – Re – Do, ci stiamo riferendo ad un processo involutivo. Ricordate l’esempio delle scale mobili? Il processo involutivo rappresenta l’aumento di densità delle sostanze che situate inizialmente in un punto alto della scala vengono rese grossolane man mano che passano attraverso le macchine. Il processo involutivo equivale al processo di creazione dell’universo. Per farci un’idea semplice di come avviene la creazione, prenderemo l’esempio di un “raggio” di luce bianca che passando attraverso un prisma viene suddiviso in 7 “raggi colorati”. Il “raggio” di luce bianca sarà il verbo di Dio, il logos, la sua emanazione, e consideriamo Dio come un corpo astronomico (sole assoluto) intorno al quale ruotano tutte le galassie. Dio emana il suo raggio creativo, questo raggio viene rifratto e si scompone in sette “raggi” colorati. Questi sette “raggi colorati” corrispondono alle 7 scale cosmiche contenute l’una dentro l’altra come in una matrioska e costituite dall’assoluto (Do), tutte le galassie (Si), la nostra galassia (La), il nostro Sole (Sol), e così via. In questo caso, è bene osservare un altro aspetto della legge del sette.

La legge del sette, attraverso il principio di scala, determina anche il posto che occupa ogni cosa nell’universo. Vengono così prodotte sette scale l’una dentro l’altra. L’esempio del raggio di luce bianca, che rifratto nel prisma si scompone in sette colori, conferma ciò che dicevamo sopra, ovvero che la legge del sette è una legge cosmica fondamentale che domina qualsiasi processo. Come potete vedere, lo spettro visibile elettromagnetico è anch’esso determinato dalla legge del sette. Abbiamo visto, dunque, l’azione di questa legge cosmica nell’ambito della musica, adesso, la ritroviamo nell’ambito di vibrazioni molto più elevate rispetto alle vibrazioni acustiche. La legge dell’ottava è anche la struttura interna di ogni cosa esistente. Così, anche in questo tipo di vibrazioni, ritroviamo la stessa legge che governa la musica. Rosso (Do), Arancione (Re), Giallo (Mi), Verde (Fa), Ciano (Sol), Blu (La), Violetto (Si). Le frequenze sono innumerevoli volte più elevate rispetto a quelle acustiche, siamo nell’ordine dei Tera Hertz.

La legge del sette governa anche gli elementi chimici della tavola periodica che sono pressoché in rapporto d’ottava, come aveva ben intuito il chimico John Newlands che fu tuttavia deriso dalla comunità scientifica, e l’imprecisione dei pesi atomici è dovuta ad un errore della chimica moderna. Un altro modo per raffigurarsi la creazione è l’immagine di un albero capovolto, le cui radici poste in alto, rappresentano la fonte originaria, Dio, l’assoluto. Il tronco rappresenta l’ottava fondamentale cosmica. I rami sono le ottave secondarie, terziare, le ottave parallele che vengono create dall’ottava fondamentale, fino alle foglie, e nelle stesse foglie osserviamo le venature che sono altrettante ottave supplementari. Gli anelli concentrici del tronco, rappresenteranno svariati tipi di materie di densità diversa che si compenetrano a vicenda. Qualsiasi materia grossolana è penetrata da una materia più sottile, la quale a sua volta è penetrata da altre materie ancor più sottili, e così via, fino ad un certo grado. Gli anelli concentrici del tronco saranno le ottave interiori. Molti associano erroneamente le ottave interiori agli armonici naturali, ma in realtà, c’è una differenza notevole. Gli armonici naturali sono frequenze multiple di un suono fondamentale che si propagano solo nell’aria fin quando non si esaurisce la forza iniziale che le ha prodotte. Le ottave interiori, invece, sono vibrazioni che si producono nell’aria e contemporaneamente anche nelle materie più sottili che compenetrano l’aria, per questa ragione il derviscio bukhariano Hadij-Asvatz-Truv le chiama “vibrazioni creatrici“, mentre riserva alle vibrazioni ordinarie e ai loro armonici naturali l’espressione di “vibrazioni inerziali“.

Queste due denominazioni, se avete seguito attentamente il discorso che abbiamo fatto precedentemente, spiegano già ogni cosa in modo chiarissimo. Una singola nota su un piano di materie di una certa densità, è un’intera ottava su un piano superiore costituito da un insieme di materie più sottili rispetto al piano precedente. Un altro aspetto ancora della legge dell’ottava è che ogni nota può rappresentare una concentrazione cosmica, di qualsiasi tipo ed in qualsiasi scala. Un sole, ad esempio, può essere rappresentato come Do. E’ bene notare adesso che se consideriamo il raggio bianco come Do, ci rendiamo conto che ogni nota contiene dentro di se un’ottava completa (i 7 raggi colorati). E’ indispensabile, a questo punto, realizzare che per mezzo della legge del sette è possibile comprendere l’unità di ogni cosa, l’unità nella molteplicità. Gli intervalli dove sono presenti i rallentamenti che necessitano dell’aiuto di un altro processo esterno e distinto che entrando in connessione con il primo permettono il suo ulteriore sviluppo, sono ciò che determinano l’interdipendenza precisa tra ogni cosa distinta nell’universo.

Attraverso questa legge è possibile comprendere in che modo ogni cosa è connessa con un’altra e quale posto occupa ciascuna nell’ordine cosmico. Potremo comprendere l’unità di ogni cosa. Questa è la differenza capitale tra la scienza oggettiva e la scienza attuale o scienza soggettiva. La scienza oggettiva possiede la conoscenza e la profonda comprensione dei principi che hanno creato la molteplicità, e gli stessi principi che hanno creato la molteplicità ci permettono di comprendere l’unità di tutto ciò che esiste.

Questo capitolo è stato un tentativo di adattamento alla comprensione di coloro che avvicinandosi per la prima volta a queste idee, trovano difficoltà nell’afferrare i principi di questa scienza oggettiva. Ad ogni modo, i lettori alle prime armi e coloro che già da tempo hanno tentato di capire queste leggi senza riuscirci, devono comprendere che, per quanto si possano fare dei tentativi per semplificare queste leggi, senza dei notevoli sforzi da parte loro, non sarà possibile penetrare l’essenza di questi principi. Il primo passo è comprendere bene queste leggi a livello teorico. Dopodiché, sarà necessario sforzarsi di osservare la loro azione nel mondo esterno e, in maggior misura, nel nostro mondo interiore, poiché riuscendo ad osservarle dentro di noi, sarà più semplice osservarle nel mondo esterno. E’ indispensabile, infine, tenere presente che una persona che non conosce o che pur conoscendo queste leggi non le ha comprese a fondo, non potrà mai comprendere l’essenza di alcun fenomeno che osserva, sia nel mondo esterno, che nel suo mondo interiore. Un uomo simile potrà solo avere l’illusione di comprendere.

Estratto da “Gurdjieff e i segreti di Belzebù” di Egidio Maria Bruno Presta

di Egidio Maria Bruno Presta

https://www.dionidream.com/legge-ottava/

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