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Categoria: "Uomo Natura Società"

comunicazioni di coppia:difficolta' nella relazione

 

Difficoltà di comunicazione nelle relazioni di coppia 

Ci aspettiamo sempre che i rappresentanti del sesso opposto siano simili a noi. Pensiamo che “vogliano ciò che noi vogliamo” e che “sentano ciò che noi sentiamo”. Diamo per scontato che se ci amano reagiranno e si comporteranno in una certa maniera: la stessa che adotteremmo noi al loro posto. Questo atteggiamento è destinato a scontrarsi continuamente con la realtà e ci impedisce di comunicare le nostre differenze. In pratica gli uomini si aspettano che le donne pensino, comunichino e reagiscano come uomini, mentre le donne si aspettano che gli uomini pensino, comunichino e reagiscano come donne. Noi tutti tendiamo a dimenticarci che i due sessi percepiscono il mondo secondo schemi differenti con il risultato di scontri quotidiani. Se impariamo a riconoscere e a rispettare queste differenze ridurremo drasticamente la confusione ed i conflitti nei rapporti con l’altro sesso.

Valori maschili e valori femminili

La lamentela più comune che le donne esprimono nei confronti degli uomini è che essi “non le ascoltano”. Un uomo o ignora completamente una donna che gli parla oppure la ascolta per poco tempo; valuta i problemi da lei esposti, ed infine le offre quella che secondo lui è la migliore soluzione. Rimane basito quando lei non solo non apprezza il suo gesto d’amore ma continua a dirgli che lui non l’ascolta; non capisce le proteste di lei e persevera nel suo atteggiamento. Lei vorrebbe semplicemente comprensione mentre lui ritiene di dovergli dare delle soluzioni. La lamentela più comune degli uomini, al contrario, è che le donne cerchino continuamente di cambiarli. Quando una donna ama un uomo si sente investita dal dovere di aiutarlo a crescere e a migliorarsi; questo diventa il suo principale obiettivo.
Quello che l’uomo vorrebbe, invece, è sentirsi accettato per quello che è. Gli uomini danno molta importanza al potere, alla competenza, all’efficienza ed ai risultati. Essi si mettono continuamente alla prova tentando di sviluppare le loro abilità ed inoltre definiscono il proprio senso del sé in base alla propria capacità di raggiungere dei risultati. Gli uomini si realizzano soprattutto attraverso il successo, non amano la psicologia, i romanzi e le conversazioni. Essi sono più interessati agli oggetti che alle persone ed ai sentimenti; per sentirsi bene con sé stessi, devono riuscire a conseguire autonomamente gli obbiettivi che si sono prefissati.

Nessuno può farlo al posto loro. Capire questo meccanismo mentale ci chiarirà il perché gli uomini reagiscono malamente ad ogni tentativo femminile di correggerli o di dire loro cosa fare. Un consiglio non richiesto potrebbe equivalere ad un messaggio di incapacità: un grave smacco per il suo orgoglio! Amando risolvere i propri problemi da solo, è molto raro che un uomo ne parli, a meno che non ritenga di aver bisogno del consiglio di qualcuno più esperto di lui. Chiedere aiuto quando si potrebbe fare da sé equivale ad ammettere la propria debolezza. Ciò nonostante in caso di estremo bisogno, non esita a chiedere aiuto a qualcuno che ritiene sia degno di stima e di rispetto. Questo ci spiega perché gli uomini istintivamente sono portati ad offrire delle soluzioni quando le donne si confidano con loro.

Credono che saranno apprezzati se metteranno a frutto le proprie capacità per risolvere i problemi della propria donna, ignorando che per una donna parlare dei propri problemi non equivale a ricercare una soluzione ma spesso la necessità di sfogarsi per essere ascoltata. Da tutto ciò si intuisce come i due sessi abbiano valori differenti: per le donne generalmente è importante l’amore, la comunicazione, la bellezza ed i rapporti interpersonali. Esse definiscono il senso del proprio sé attraverso i sentimenti e la qualità dei rapporti interpersonali; si realizzano attraverso la partecipazione e la relazione, la comunicazione è di importanza primaria; privilegiano le relazioni agli obiettivi, amano la psicologia e sono ottime ascoltatrici; si interessano alla crescita personale e alla spiritualità. Per le donne è segno di grande amore offrire aiuto ed assistenza non richiesta ad un’altra donna e siccome dimostrare le proprie abilità non è così importante per loro, non c’è nulla di offensivo nell’offrire aiuto ed averne bisogno non è sinonimo di debolezza

Quando gli uomini si chiudono in se stessi, le donne si aprono

Una delle maggiori differenze comportamentali tra uomini e donne è il loro modo di affrontare lo stress. Gli uomini si chiudono in se stessi per concentrarsi sul problema e risolverlo, le donne invece, sentendosene sempre più sopraffatte e coinvolte, ne parlano. Quando un uomo è turbato non parla mai di ciò che lo preoccupa: non vorrebbe mai che un amico si facesse carico del suo problema, a meno che l’assistenza di quest’ultimo non fosse essenziale per risolverglielo. Diventa quindi molto silenzioso e riservato rinchiudendosi in se stesso per riflettere sul problema e trovarne la soluzione. Una volta trovata la soluzione esce dal silenzio e torna in scena. Se non dovesse riuscire a trovare subito una soluzione, allora tenterà di distrarsi leggendo un giornale o impegnandosi in un’attività ricreativa. Al contrario, quando una donna è turbata si rivolge a qualcuno di cui si fida aprendosi completamente. Le donne non si vergognano ad avere dei problemi e renderne partecipi gli altri; le fa sentire meglio. Solitamente le donne non riescono a capire il modo in cui gli uomini reagiscono allo stress: desidererebbero che questi si aprissero e parlassero delle loro difficoltà esattamente come loro. Se una donna riesce a tenere a mente questa serie di differenze fondamentali, potrà imparare ad interpretare correttamente le reazioni del compagno iniziando a collaborare con lui.

Gli uomini, dal canto loro, non si rendono minimamente conto del senso di estraneità che comunicano alle loro compagne quando si chiudono in se stessi. Se imparano a riconoscere gli effetti che la loro introversione suscita nelle donne, riusciranno a mostrarsi più comprensivi quando queste si sentiranno trascurate e poco considerate.

Cosa devono ricordare gli uomini e le donne per andare d’accordo

Gli uomini si devono ricordare che gli attacchi, le critiche ed i rimproveri delle donne nei loro confronti sono dei comportamenti contingenti: una volta sfogatesi le donne si sentono meglio e sviluppano atteggiamenti di apprezzamento ed accettazione. Una volta che si sente ascoltata una donna smette di rimuginare sui suoi problemi ed assume un atteggiamento più positivo. Ascoltare è un modo magnifico per dimenticare le proprie difficoltà e dare grandi soddisfazioni alla propria donna. Le donne devono ricordarsi che quando il proprio compagno si rinchiude in se stesso non lo fa perché non le ama più, non devono vivere questi comportamenti come un affronto personale né sentirsi rifiutate ma rivolgersi agli amici, uscire per divertirsi, andare a fare shopping, ecc.

Come motivare l’altro sesso

Gli uomini si sentono motivati quando sono necessari, le donne quando si sentono assistite con sollecitudine. Un uomo innamorato inizia a provare sentimenti non egoistici ed è motivato a dare il meglio di sé nell’intento di servire gli altri. La sua sicurezza è tale da renderlo capace di effettuare cambiamenti di grande portata. Se ha la possibilità di esprimersi liberamente tira fuori il meglio di sé. Davanti all’insuccesso però ricade facilmente al suo originario atteggiamento egoistico. Quando è molto giovane un uomo può trovare sufficiente motivazione in se stesso, col passare degli anni tuttavia, questo può non bastare più e sente di aver bisogno dell’amore per sentirsi realizzato. Se un rapporto affettivo fallisce, l’uomo cade in depressione e si rifugia in se stesso; smette immediatamente di occuparsi di qualunque tipo di relazione interpersonale e non capisce il motivo della propria tristezza. Si domanda cosa sia successo e prova una sensazione di inutilità. Non sa di aver smesso di provare interesse perché si sentiva superfluo ed ignora che l’unica via d’uscita è la vicinanza con qualcuno che dimostri di aver bisogno di lui. Una donna innamorata è felice quando i suoi bisogni sono soddisfatti: ha bisogno di sentire che non è sola, che è amata e considerata. La comprensione e la compassione del proprio partner aiutano la donna ad apprezzare chi le sta accanto e le dà appoggio. L’uomo, di solito, non comprende l’esigenza femminile di essere semplicemente ascoltata, e la lascerà sola per rispetto oppure, le propinerà una serie di soluzioni non richieste peggiorando definitivamente la situazione.

Sessi diversi, lingue diverse

Gli uomini e le donne parlano linguaggi diversi e quindi si fraintendono in continuazione: parlano o smettono di parlare per motivi completamente diversi. Una comunicazione poco chiara e priva di empatia costituisce uno dei maggiori problemi dei rapporti interpersonali. Se una donna vuole esprimere i propri sentimenti utilizza superlativi, metafore e generalizzazioni che regolarmente gli uomini interpretano alla lettera. Fraintendendone il significato gli uomini finiscono per reagire in maniera negativa. La traduzione “letterale” delle parole di una donna può facilmente sviare un uomo che è abituato a trattare le parole esclusivamente come un mezzo per comunicare fatti ed informazioni. Dato che molti uomini non capiscono che le donne hanno un modo diverso di esprimere i propri sentimenti tendono a giudicarli in modo inappropriato; da qui nascono i litigi e le incomprensioni fra i due sessi.

Quando gli uomini non parlano

La difficoltà maggiore per un uomo sta nell’interpretare correttamente una donna che sta parlando dei propri stati d’animo. Una delle imprese più ardue per una donna è interpretare correttamente il silenzio di un uomo. Per le donne il silenzio è spesso fonte di equivoci; il modo in cui i due sessi generalmente pensano ed elaborano le informazioni è profondamente diverso. Le donne pensano ad alta voce: lasciano scorrere liberamente i propri pensieri e li esprimono ad alta voce per approfondire le proprie intuizioni. Gli uomini invece, prima di parlare, ripercorrono mentalmente ciò che hanno sentito o provato arrivando ad una soluzione attraverso un processo interiore. Spesso le donne fraintendono il silenzio maschile immaginando il peggio, infatti, le sole occasioni in cui la donna sceglie la via del silenzio sono quelle in cui ciò che andrebbe detto è troppo doloroso o quando non vuole parlare con uomo di cui non si fida più. Per rendere le loro relazioni davvero gratificanti le donne devono imparare che quando un uomo è turbato o stressato smette automaticamente di parlare e si rinchiude in se stesso per riflettere sulla situazione. E’ qualcosa di molto difficile da accettare per una donna che non abbandonerebbe mai un’amica in difficoltà.

Per una donna abbandonare il suo compagno quando questi è turbato non è un atto d’amore: poiché lo ama il suo istinto sarebbe quello di stargli vicino ed offrirgli aiuto. In buona fede pensa di doverlo interrogare perché lui possa averne dei benefici. Ma in realtà questo tipo di atteggiamento femminile non fa altro che turbare ed irritare ulteriormente un uomo. E’ importante che gli uomini e le donne rinuncino a proporre al partner il tipo di aiuto da loro preferito e comincino ad apprendere invece le diverse modalità di sentire, reagire e pensare dei due sessi

Perché gli uomini si chiudono nel silenzio

Gli uomini si rinchiudono in se stessi quando:

  • Hanno bisogno di riflettere su un problema per trovarne la soluzione
  • Si sentono turbati o stressati e hanno bisogno di stare un po’ da soli per calmarsi e riacquistare il controllo
  • Hanno bisogno di ritrovare se stessi

 

Perché le donne parlano

Le donne parlano per svariati motivi:

  • Per trasmettere o raccogliere informazioni
  • Per sentirsi meglio quando sono turbate
  • Perché pensano ad alta voce
  • Per creare intimità

Sessi diversi bisogni emotivi diversi

Gli uomini e le donne concedono il tipo di amore di cui hanno bisogno e non quello necessario all’altro sesso. Gli uomini basano l’amore sulla fiducia, la stima e l’accettazione; le donne sull’affetto, la comprensione ed il rispetto.

 

Le donne hanno bisogno di ricevere

Gli uomini hanno bisogno di ricevere

 

 

Sollecitudine

Fiducia

Comprensione

Accettazione

Rispetto

Apprezzamento

Devozione

Ammirazione

Rassicurazione

Incoraggiamento

 

Ignorando ciò che è importante per l’altro sesso, uomini e donne rischiano di provocare dolore ai loro partner 

 

Errori femminili

 

Perchè lui non si sente amato

 

 

 

 

 

 

 

lei gli offre consigli non richiesti

 

lui pensa che lei non si fidi più di lui

 

 

lei cerca di cambiarlo per il “suo” bene

 

lui pensa che lei non lo accetti per quello che è

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lei si lamenta di quello che lui non ha fatto

 

lui pensa che lei non apprezzi le cose che fa

 

 

lei gli dice cosa deve fare o non fare

 

lui non si sente ammirato

 

 

lei gli corregge o gli critica ogni iniziativa

 

lui non si sente incoraggiato a farcela da solo

 

 

 

 

Errori maschili

 

Perché lei non si sente amata

 

 

 

 

 

 

 

lui non l’ascolta

 

lei pensa che a lui non le importi di lei

 

 

lui le offre consigli pratici

 

lei non si sente capita

 

 

lui l’ascolta ma poi la rimprovera per avergli rovinato l’umore

 

lei pensa che lui non abbia rispetto per i suoi sentimenti

 

 

lui minimizza le necessità di lei

 

lei pensa che lui non le sia devoto

 

 

lui l’ascolta in silenzio e poi se ne va

 

lei si sente insicura perché lui non la rassicura

 

 

Perché a volte l’amore finisce

Generalmente l’amore finisce perché la gente da’ istintivamente ciò che vuole ricevere. Poiché i bisogni primari d’amore della donna si incentrano sulla sollecitudine, sulla comprensione, sul rispetto, sulla devozione e sulla rassicurazione è di queste cose che lei fa generosamente dono al suo compagno. Dal canto suo l’uomo vive questo atteggiamento come mancanza di fiducia e reagisce in maniera negativa, a questo punto lei si chiede il perché le sue premure non siano state apprezzate. L’uomo invece, fa dono alla sua partner di ciò che lui ritiene primario e quindi: fiducia, accettazione, apprezzamento, ammirazione ed incoraggiamento e non quello di cui la sua compagna ha effettivamente bisogno. Quindi per soddisfare il nostro partner è necessario imparare a dare l’amore di cui lei o lui hanno veramente bisogno.

Ricapitolando per far funzionare un rapporto di coppia l’uomo deve imparare ad ascoltare senza arrabbiarsi mentre la donna deve imparare l’arte di incoraggiare il proprio uomo; l’arte di dargli fiducia, non consigli.

www.flaviacoffari.com/articoli_difficoltacoppia.htm -

 

 

 

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IL RITORNO DEL CRISTO: GLI AVATAR DI IERI E DI DOMANI

IL RITORNO DEL CRISTO : GLI AVATAR DI IERI E DI DOMANI

di ALICE A. BAILEY 

“Avatar” è un vocabolo sanscrito che letteralmente significa “che discende da molto

lontano”.

 Ava (come prefisso ai verbi e ai sostantivi verbali) esprime l’idea di “lontano, via,

giù”.

Avataram (comparativo) “più lontano”.

 La radice A V sembra sempre denotare l’idea di  PROtezione dall’alto ed è usata in parole composte che indicano protezione da parte di re o di

capi; oppure, in riferimento agli dei, significa che un sacrificio offerto è accolto favorevolmente.

Si può dire perciò che la parola “Avatar” significa: “Discende con l’approvazione della

sorgente superiore dalla quale proviene e con beneficio del luogo dove giunge”.

 (Dal dizionario sanscrito di Monier-Williams).

Il Cristo aspetta di discendere sulla Terra. Quest’immersione nel nostro mondo infelice non è per

Lui attraente. Dovrà lasciare il quieto ritiro montano dove ha atteso guidando l’umanità, istruendo

i discepoli, gli iniziati ed il Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, per assumere il

proprio posto alla ribalta del mondo, per rappresentare la propria parte nel grande dramma che

vi si svolge. Questa volta lo farà apertamente, dinanzi a tutti e non nell’oscurità. Le piccole

dimensioni del pianeta, la diffusione e rapidità delle comunicazioni, consentiranno a chiunque

di assistere alle Sue attività. Tale prospettiva non può suscitare in Lui che un certo orrore,

presentando prove, adattamenti, esperienze inevitabilmente penosi. Egli non viene come onnipotente

Iddio quale può concepirlo la mente umana, ma come il Cristo, fondatore del regno

di Dio sulla Terra, a completare l’opera iniziata e dare nuova testimonianza della divinità in

circostanze ben più difficili.

Riunirà attorno a Sé, in incarnazione fisica, collaboratori e consiglieri scelti, non gli stessi che gli furono

accanto quando i tempi erano più semplici, ma quei membri della famiglia umana che oggi

lo riconoscono e che si preparano a lavorare con Lui, secondo le proprie possibilità. Egli si

accinge a tornare in un mondo molto diverso, lui stesso e’ diverso.

Ciò costituisce maggiori difficoltà poiché, per attuare la volontà

di Dio intelligentemente, Egli dovrà rivolgersi all’intelletto degli uomini e non solo,

come allora, al loro cuore. Suo compito principale è certamente stabilire giusti rapporti umani

in ogni settore della vita. Cercate di raffigurarvi ciò che implica il compito che lo attende e le

che dovrà inevitabilmente affrontare, in particolare le errate valutazioni mentali delle

moltitudini.

Un Avatar od un Cristo si manifesta e discende sulla terra per due ragioni: per una imperscrutabile ed

inconoscibile Causa che ve lo induce, e per la richiesta o invocazione dell’umanità stessa. 

Per conseguenza, un Avatar è un evento spirituale che si presenta fra noi per produrre grandi mutamenti

o importanti restaurazioni, per iniziare una nuova civiltà e condurre l’uomo più vicino

a Dio. Questi grandi Esseri sono stati definiti “uomini d’eccezione che appaiono di tempo in

tempo per cambiare la faccia del mondo e per dare inizio ad una nuova era nei destini

dell’umanità”. Vengono in periodi di crisi, spesso le producono essi stessi, allo scopo di eliminare

ciò che è vecchio e non più rispondente ai tempi, e di preparare la via a forme nuove e

più idonee per la evolventesi vita di Dio immanente nella natura. Vengono quando il male dilaga;

per tale ragione, se non per altre, possiamo oggi attendere un Avatar. Le condizioni per

la riapparizione del Cristo esistono.

.

Il grido d’invocazione dell’umanità (il secondo motivo di un avvento divino)

ha un effetto potente, poiché le anime umane, specie se concordi, hanno in sé qualche cosa

d’affine alla natura divina dell’Avatar. Siamo tutti divini, figli dell’unico Padre, come ha detto

l’ultimo Avatar, il Cristo. Il centro divino vivente in ogni cuore, umano, se risvegliato ed

attivo, può evocare risposta dall’Alto Luogo dove Colui che viene attende di manifestarsi.

Soltanto l’invocazione dell’umanità compatta, il suo “intento congiunto” può determinare la

discesa di un Avatar.

.

Sempre, e ad ogni grave crisi umana e nell’ora della necessità, quando deve essere

instaurata una nuova razza o risvegliata a nuova e più ampia visione un’umanità pronta, il

Cuore di Dio mosso dalla Legge di Compassione invia un Istruttore, un Salvatore, un Essere

che illumina, un Avatar, un Trasmettitore, un Intermediario, un Cristo.

 

Questi trasmetterà un messaggio che risanerà, additerà agli uomini il prossimo passo, illuminerà un oscuro problema

mondiale e manifesterà qualche aspetto della divinità fino allora ignorato. Sul fatto della

continuità di rivelazione e sul succedersi della progressiva manifestazione della Natura divina

è basata la dottrina degli Avatar, dei Messaggeri e delle Apparizioni divine e dei Salvatori. Di

tutti la storia dà indubbia testimonianza. L’aspettativa mondiale della riapparizione del Cristo

si fonda sulla realtà di questa testimonianza, di questo succedersi di Messaggeri e di Avatar, e

sulla tremenda necessità attuale degli uomini. L’innato riconoscimento di questi fatti induce

gli uomini d’ogni paese ad invocare in modo sempre più intenso il soccorso o l’intervento divino;

il riconoscimento di tali fatti provoca pure l’emanazione dal “centro ove il volere di Dio

è conosciuto” dell’ordine che un Avatar si manifesti. Entrambe queste richieste hanno indotto

il Cristo a permettere ai Suoi discepoli di tutto il mondo di sapere che riapparirà quando avranno

compiuto la preparazione necessaria.

.

La ragione per cui Egli non è più tornato sta nel fatto che i Suoi seguaci non hanno

compiuto quanto necessario. La Sua venuta dipende ampiamente, come vedremo avanti,

dall’instaurazione di retti rapporti umani. La chiesa, anziché favorirla, l’ha ostacolata nello

zelo fanatico di fare molti “cristiani” anziché dei veri seguaci del Cristo.

Ha accentuato le

dottrine teologiche e non l’amore e la comprensione amorevole di cui fu esempio. La chiesa

ha esaltato il focoso Saul di Tarso e non il mite falegname di Galilea. Perciò Egli ha atteso.

Ma la Sua ora è giunta, per la necessità degli uomini di tutta la terra, per il grido di invocazione

delle moltitudini e per concorde giudizio dei Suoi discepoli di tutte le fedi del mondo.

.

Ma quando il Cristo, Avatar d’Amore, riapparirà: “I Figli degli uomini, che sono ora Figli

di Dio, si volgeranno dalla luce splendente per irradiarla sui figli degli uomini che ancora non

sanno di essere Figli di Dio. Allora Colui che viene si manifesterà, e i Suoi passi nella valle

delle ombre saranno affrettati da Colui che possiede immenso potere e sta sulla vetta del

monte emanando amore eterno, luce suprema e pacificante, Volontà silente.

 

“Allora i figli degli uomini risponderanno. Una nuova luce risplenderà nella tenebrosa ed

esausta valle terrena. Allora nuova vita scorrerà nelle vene degli uomini e la loro visione abbraccerà

tutte le possibili vie del futuro.  Così la pace tornerà in terra, una pace mai prima conosciuta.

Allora la volontà di bene sboccerà in comprensione, e questa fiorirà in buona volontà

negli uomini”.

.

Una delle difficoltà ad accettare l’insegnamento riguardo al ritorno del Cristo è costituita

dal fatto che, sebbene lo si insegni da secoli, nulla è ancora avvenuto. È un fatto, e in ciò risiede

gran parte della perplessità. L’attesa della Sua venuta non è nuova, nulla vi è

d’eccezionale, ma coloro che tuttora credono al Suo ritorno sono, secondo i casi, tollerati,

canzonati o commiserati. Tuttavia, considerando i tempi attuali, i loro significati, l’intenzione

e il volere di Dio, e dopo attento esame della situazione mondiale, possiamo ritenere che il

momento presente sia unico nel suo genere sotto diversi aspetti, e che al Cristo si presenti una

opportunità eccezionale, dovuta a condizioni planetarie esse stesse eccezionali. Oggi esistono

certe condizioni, e nel secolo scorso si sono verificati degli avvenimenti che non si erano mai

prodotti. Può essere utile considerarli per ottenere una prospettiva migliore. Il mondo nel quale

Egli verrà e’ nuovo, seppure non ancora migliore; gli uomini sono pervasi da idee nuove e

hanno nuovi problemi.

.

Il Cristo verrà in un mondo essenzialmente

unificato; la Sua riapparizione e la Sua conseguente attività non possono limitarsi ad

una località ristretta che resti ignota alla grande maggioranza degli uomini, come accadde in

Palestina duemila anni fa. La radio, la stampa e la diffusione delle notizie renderanno la Sua

venuta diversa da quella di qualsiasi Messaggero precedente; i rapidi mezzi di trasporto renderanno

il Cristo accessibile ad innumerevoli milioni di uomini, i quali per mare, per terra,

per via aerea, potranno recarsi presso di Lui; mediante la televisione il Suo volto sarà familiare

a tutti e invero “ogni occhio Lo vedrà”. Anche se il Suo livello spirituale e il Suo messaggio

non ricevessero un riconoscimento generale, sarà necessariamente generale l’interesse-

.

Egli può riapparire in modo del tutto inatteso; chi può dire se si presenterà come

uomo politico, economista, condottiero, scienziato o artista?

 

È errore credere, come alcuni fanno, che l’opera del Cristo si svolgerà in prevalenza tramite

le chiese o le religioni. Agirà necessariamente per loro mezzo quando le condizioni lo

consentiranno e quando in esse esisterà un nucleo vivente di vera spiritualità e la loro invocazione

sarà abbastanza potente da giungere fino a Lui. Egli si servirà di tutti i canali possibili

per ampliare la coscienza umana e ottenere un giusto orientamento. Tuttavia, è più esatto dire

che opererà essenzialmente quale Istruttore del Mondo e che le chiese saranno soltanto uno

dei Suoi canali d’insegnamento.

 

Tutto ciò che illumina le menti, tutto ciò che tende a diffondere giusti rapporti umani, ogni

mezzo di vera conoscenza, ogni metodo per tramutare la conoscenza in saggezza e comprensione,

tutto ciò che serve ad ampliare la coscienza dell’umanità e gli stati di consapevolezza e

sensibilità subumani, tutto ciò che disperde miraggio e illusione, spezza le cristallizzazioni e

smuove le condizioni statiche, sarà oggetto delle concrete attività della Gerarchia spirituale

che dirige.

Egli sarà limitato dalla qualità e intensità dell’invocazione degli uomini, a loro volta

condizionati dal grado evolutivo raggiunto.

.

Egli, rappresentante dell’amore di Dio, è chiamato ad operare di nuovo in quel mondo

dove il Suo messaggio per duemila anni è stato respinto, dimenticato o male interpretato, e

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dove gli uomini sono stati ovunque animati da odio e separatività. Perciò si troverà immerso

in un’atmosfera estranea e in una situazione mondiale tale da richiedere tutte le Sue divine risorse,

e sarà sottoposto a durissima prova. L’idea comunemente accettata che debba tornare

come onnipotente guerriero, trionfante ed irresistibile, non ha fondamento. Un fatto, invece,

che poggia su basi sicure, è che alla fine condurrà il Suo popolo (l’umanità intera) a Gerusalemme,

ma non alla città ebraica, bensì al “Luogo di Pace” (questo è appunto il significato del

nome “Gerusalemme”)

.

. ….nessuno sa in quale nazione verrà. Egli potrebbe presentarsi come inglese,

russo, negro, latino, turco, indiano o con qualsiasi altra nazionalità. Chi può dirlo? Potrà essere

cristiano, indù o buddista, oppure non appartenere ad alcuna fede; non verrà a rinstaurare

antiche religioni, incluso il cristianesimo, bensì la fede dell’uomo nell’amore del Padre, nel

fatto che il Cristo è vivente, nello stretto, indistruttibile rapporto soggettivo fra tutti gli uomini.

Avrà a disposizione facili mezzi di contatto e comunicazione in tutto il mondo, opportunità

del tutto nuove a cui deve prepararsi. 

 

N O T A

La pubblicazione di questo libro è finanziata dal Fondo Libri del Tibetano, che è un

fondo che si rinnova allo scopo di perpetuare gli insegnamenti del “Tibetano” e di Alice A.

Bailey.

Tutto il denaro erogato dal Fondo per pubblicare questo libro vi ritorna con la sua vendita

in modo da assicurarne una successiva edizione.

 

LA GRANDE INVOCAZIONE

 

Dal punto di Luce entro la Mente di Dio

Affluisca luce nelle menti degli uomini.

Scenda Luce sulla Terra.

 

Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio

Affluisca amore nei cuori degli uomini.

Possa il Cristo tornare sulla Terra.

 

Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto

Il proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;

Il proposito che i Maestri conoscono e servono.

 

Dal centro che vien detto il genere umano

Si svolga il Piano di Amore e di Luce.

E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.

 

Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra.

 

Questa Invocazione o Preghiera non appartiene ad alcuno né ad alcun gruppo, ma a tutta

l’Umanità. La bellezza e la forza di essa stanno nella sua semplicità, e nel suo esprimere certe

verità centrali che tutti gli uomini accettano, in modo innato e normale la verità che esiste

un’Intelligenza fondamentale cui, vagamente, diamo il nome di Dio; la verità che, dietro ogni

apparenza esterna, il potere motivante dell’Universo è Amore; la verità che una grande Individualità,

dai Cristiani chiamata il Cristo, venne sulla Terra, e incorporò quell’amore perché

potessimo comprendere; la verità che sia amore che intelligenza sono effetti di quel che vien

detto il Volere di Dio; e infine l’evidente verità che solo per mezzo dell’umanità stessa il Piano

divino troverà attuazione.

ALICE A. BAILEY

 

 

NOTA FONDAMENTALE

“Ogni volta che il Dharma decade ed in ogni dove si afferma l’adharma, (materialismo,

anarchia, disordine, ingiustizia, N.d.T.) allora Io Mi manifesto.

Per la salvezza dei giusti e la distruzione di coloro che fanno il male, per ristabilire fermamente

il Dharma, Io rinasco di età in età.”

BHAGAVAD GITA Libro IV°, Sutra 7, 8.

 

CAPITOLO I

LA DOTTRINA DI COLUI CHE VIENE

Insegnamento occidentale

 

LA DOTTRINA DEGLI AVATARA

Insegnamento orientale

 

Nel corso dei secoli, in diversi cicli mondiali e in molti paesi (oggi in tutti) si sono prodotti

grandi periodi o punti di tensione, caratterizzati da un senso d’attesa piena di speranza. Si attende

qualcuno e la Sua venuta è presentita. Nel passato tale aspettativa è sempre stata proclamata

e alimentata dai religiosi, e quei periodi sono sempre stati difficili e caotici; hanno

sempre segnato il punto culminante alla fine di una civiltà o di una cultura, quando le vecchie

religioni si sono dimostrate inadeguate per far fronte alle difficoltà e ai problemi degli uomini.

 

L’avvento di un Avatar, di Colui che viene e, in termini attuali, la riapparizione del Cristo,

sono la nota dominante dell’attesa generale. Quando i tempi saranno maturi, l’invocazione

delle moltitudini sarà intensa e la fede di coloro che sanno sarà molto viva, in tal caso Egli

verrà, come è sempre venuto, poiché anche allora non vi sarà eccezione a quest’antica regola

o a questa legge universale. Per decenni il ritorno del Cristo, l’Avatar, è stato presentito dagli

uomini di fede in entrambi gli emisferi, non solo dai credenti cristiani, ma anche da coloro

che attendono il Maitreya, o il Bodhisattva, o l’Iman Mahdi.

 

Quando gli uomini sentono di avere esaurite tutte le proprie risorse e possibilità, sentono

che i problemi e le condizioni cui devono far fronte oltrepassano la loro capacità di risolverli

e superarli, si volgono ad un divino Intermediario, un Mediatore, che possa perorare la loro

causa presso Dio e venire in loro soccorso. Gli uomini invocano un Salvatore. Simile ad un

filo d’oro, attraverso tutte le fedi e le Scritture del mondo, scorre questa dottrina dei Mediatori,

dei Messia, degli Avatar. Essi si ritrovano ovunque, collegando così tutte le Scritture sacre

ad una sorgente centrale.

 

Un Avatar è Colui il quale (oltre ad un compito prescelto e un destino preordinato) ha la

particolare capacità di trasmettere energia o potere divini. Questo è un profondo mistero, dimostrato

in modo peculiare, e in rapporto all’energia cosmica, dal Cristo il quale (per la prima

volta nella storia della Terra, per quanto ne sappiamo) trasmise la divina energia dell’amore

direttamente al nostro pianeta e, in senso ben determinato, all’umanità.

 

Gli Avatar, o Messaggeri divini, vengono sempre considerati anche in rapporto con

qualche Ordine o Gerarchia di Vite spirituali, consacrate a promuovere il bene dell’umanità.

 

Tutto ciò che realmente sappiamo è che lungo le età grandi e divini rappresentanti di Dio ne

incarnano il Proposito influenzando tutto il mondo in modo tale che i Loro nomi restano noti

e la loro influenza percepita migliaia di anni dopo la loro scomparsa.

 

Ripetutamente sono venuti,e hanno lasciato un mondo mutato e una nuova grande religione; sappiamo inoltre che le

profezie e le fedi hanno sempre promesso che sarebbero tornati nell’ora della necessità. Queste

sono affermazioni di fatto storicamente provate. Oltre a ciò, poco si sa. 

“Avatar” è un vocabolo sanscrito che letteralmente significa “che discende da molto

lontano”. Ava (come prefisso ai verbi e ai sostantivi verbali) esprime l’idea di “lontano, via,

giù”. Avataram (comparativo) “più lontano”. La radice A V sembra sempre denotare l’idea di

protezione dall’alto ed è usata in parole composte che indicano protezione da parte di re o di

capi; oppure, in riferimento agli dei, significa che un sacrificio offerto è accolto favorevolmente.

Si può dire perciò che la parola “Avatar” significa: “Discende con l’approvazione della

sorgente superiore dalla quale proviene e con beneficio del luogo dove giunge”. (Dal dizionario

sanscrito di Monier-Williams). 

In tutti gli Avatar o Salvatori sono manifesti due moventi fondamentali: la necessità di

Dio di prendere contatto con l’umanità e la necessità degli uomini di aver rapporto con il divino

e di riceverne aiuto e comprensione. Animati da tali moventi, tutti i veri Avatar sono

perciò Intermediari divini. 

Essi possono esserlo perché si sono liberati da ogni limitazione, da ogni senso d’egoismo e

separatività, e non sono più il drammatico centro della propria vita, come avviene alla maggior

parte di noi. Raggiunto questo stadio di decentramento spirituale, possono divenire eventi

nella vita del pianeta; ad Essi ogni occhio può volgersi e da Essi tutti possono venire influenzati.

 

Un Avatar od un Cristo si manifesta perciò per due ragioni: per una imperscrutabile ed

inconoscibile Causa che ve lo induce, e per la richiesta o invocazione dell’umanità stessa.

 

Per conseguenza, un Avatar è un evento spirituale che si presenta fra noi per produrre grandi mutamenti

o importanti restaurazioni, per iniziare una nuova civiltà e condurre l’uomo più vicino

a Dio. Questi grandi Esseri sono stati definiti “uomini d’eccezione che appaiono di tempo in

tempo per cambiare la faccia del mondo e per dare inizio ad una nuova era nei destini

dell’umanità”. Vengono in periodi di crisi, spesso le producono essi stessi, allo scopo di eliminare

ciò che è vecchio e non più rispondente ai tempi, e di preparare la via a forme nuove e

più idonee per la evolventesi vita di Dio immanente nella natura. Vengono quando il male dilaga;

per tale ragione, se non per altre, possiamo oggi attendere un Avatar. Le condizioni per

la riapparizione del Cristo esistono.

 

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Amare e Ritrovare la Perduta Biodiversita'

Amare e Ritrovare la Perduta Biodiversità

di Antonio D’Acunto

Oggi la Foresta Amazzonica  sta sparendo al ritmo di un ettaro ogni 18 secondi, 5000 ha al giorno,  un milione e 700 mila ha l'anno; continuando di questo passo,  molto prima che si concluda il XXI  Secolo, la Foresta Amazzonica, il principale Polmone di Verde del Pianeta, generatore del vitale, anche per il tecnologico uomo, Ossigeno,  i Suoi incommensurabili  habitat,  le  Sue infinite specie viventi, animali e vegetali,  le autoctone popolazioni  che da  tempo remotissimo si conservano e si riproducono, scomparirà del tutto.

Questo mio contributo – Amare e  Ritrovare   la Perduta  Biodiversità - è dedicato alla mia dolcissima, da me infinitamente amata, Ileana,  la Sposa Compagna della mia vita che ora non c’è più; è Lei che mi ha educato ad amare la Biodiversità,  le infinite Sue espressioni,  la immensa Sua bellezza, il Respiro Universale che l’Anima e dà Vita al Tutto. Qui,  dove  mi portava con la Sua voce, il Suo cammino, la Sua mano, La ritroverò.

Dovunque si guarda nel Mondo, la Biodiversità e la Natura che Le dà  vita  sono  violentemente aggredite: i violentatori sono i  grandi capitali e le  banche internazionali, le multinazionali del  turismo, le grandi compagnie delle fonti fossili, le nuove forme del colonialismo, i paesi ricchi,  vecchi e nuovi;  i governi purtroppo sono reazionari  come progressisti, conservatori come laburisti.

Obama ha autorizzato  le perforazioni per la ricerca di petrolio e gas nel “National Petroleum Reserve in Alaska (NPRA)”, per più di 48 mila chilometri quadratiIl “National Petroleum Reserve”, è in realtà una immensa area tuttora incontaminata,  patria di orsi, lupi,   falchi e  tantissime altre specie animali e vegetali  oltre che di un ambiente ancora preservato da fenomeni di antropizzazione.  Wikipedia descrive in maniera eccezionale il valore incommensurabile dell’area : Il nefasto  esecutore  della  progettata catastrofe  è la multinazionale del petrolio, la Shell. Domenica 19 settembre scorso  ha avviato la perforazione per il primo pozzo nel Chukchi Sea nel cuore dell’Artico.

La perforazione per ora è durata solo un giorno per motivi “naturali”, (la natura si è difesa attivando impreviste  isole  di ghiaccio)  e soprattutto per incapacità tecniche dell’Artic Challenger, la nave da contenimento costruita una decina di anni fa che dovrebbe raccogliere i rifiuti petroliferi in caso di incidente! E’ una immane lotta contro il tempo e contro interessi oltre  ogni immaginabile  limite quella della Campagna partita dagli USA Keep Shell out of the Arctic! e  la  recente petizione internazionale  di Green Peace su  www.savetheartic.org.

lI 23 agosto scorso dopo che nello scorso mese di giugno l'aveva  bloccato, Il governo federale australiano ha approvato  il progetto della  gigantesca miniera di carbone Alpha Coal, situata nello Stato del Queensland, con la conseguente costruzione di  uno dei porti carboniferi più grandi del mondo proprio al di sopra dell'ecosistema della Grande Barriera Corallina (Great Barrier Reef,) dando così avvio a un traffico di più di 8 miliardi di tonnellate di carbone, dai gravissimi  effetti tossici sul pianeta, e mettendo in questo modo a rischio la sopravvivenza dell'intero sito, l’ottava meraviglia del mondo,  dichiarato dalla Unesco  Patrimonio dell'umanità. La Grande Barriera Corallina è la più grande riserva marina al mondo, il più grande organismo vivente del Pianeta, racchiude un numero incredibile di forme di vita, tra cui 500 varietà di coralli dai fantastici colori, 1500 varietà di pesci e 4000 tipi di molluschi.

“Dal cielo appare come l’insieme di tanti anelli di sabbia fluttuanti nell’azzurro dell’Oceano. Al suo interno, la barriera corallina ospita placide e limpidissime lagune dove vivono farfalle variopinte e fiori profumati e dove si possono ammirare paesaggi  da favola fatti di spiagge deserte, sabbia bianchissima ed un mare dai colori abbacinanti”- Come si  può solo pensare a mettere a rischio di distruzione o di  profonda alterazione in pochi anni   tale “Meraviglia della Natura” formatasi in miliardi di anni! Eppure non si tratta più di lontana ipotesi, ma di immane sciagura in atto!,  ancora una volta realizzata e fatta da una multinazionale delle energie fossili, la Indiana GKV ed il potente sistema bancario mondiale, con la statunitense    Export-Import Bank; il governo dello Stato del Queensland  è conservatore, quello Federale è Laburista, lo scempio è fatto con il consenso di entrambi.

In Tanzania sono estremamente a rischio la Identità, la Cultura, la Esistenza stessa dei Masai, e l’incommensurabile Patrimonio  della Biodiversità, per flora e fauna, del  Parco dei Serengeti - dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco - della Riserva del Masai Mara, del Ngorongoro, del Maswa, dell’Ikorongo e Grumeti, della lalianda; sono a grave rischio per l’aggressione delle multinazionali dei safari della caccia “sportiva”; la cacciata dei Masai dalle terre  in cui hanno vissuto sin dalla Preistoria e di cui hanno preservato per innumerevoli migliaia di anni l’eccezionale habitat  è nelle trattative o meglio nella conclusione di  affari colossali  tra il presidente Kikwete e le predette  multinazionali, alcune direttamente legate ai ricchissimi  petrolsceicchi del Medio Oriente: gli interessi legati alla operazione? Variano i costi a seconda della Riseva Rungwa Game, Reserven& Masailand, Wembere South Forest Reserve, Selous  Game Reserve,  Ukwika/Lume, Umesule  Game Reserve…  e  l’eventuale regalo sul tipo ed il numero di animali da abbattere gratuitamente.

Mediamente, possiamo però affermare  che un safari da 21 giorni costa 70000 -  80.000 Euro (sì ottanta mila) a persona, da  28 giorni 1000000- 110000 Euro, esclusi volo, hotel, fucile, pallottole, spedizione preda, cameramen,veicoli per baiting, telefono, cambi di area,  …., cacciatore accompagnatore che costa  20000 – 25000 Euro  e le tasse sugli animali massacrati: un primo bufalo 2500 Euro, un secondo 2800, un terzo 3200, un coccodrillo 3000, una gazzella 2000, un leopardo 10000,  un leone 15 mila, un elefante 25000!! Il solo deposito prima dell’inizio del safari per la tassa di abbattimento è di 12000 Euro per 10 giorni, 40000 Euro per 21 giorni, 50000 Euro  per 28 giorni. Ma le specie che si  possono massacrare che stanno -  con i prezzi a fianco, e le fotografie insieme ai loro massacratori, immonde immagini - nei depliant di tante vergognose  pubblicità di tali safari sono infinite perché infinite sono le specie che la Natura aveva donato a tali terre.

Un massacro continuo , con giri di affari di miliardi di euro,  che non conosce crisi perché chi fa il massacro fa parte dei generatori e dei  gestori della crisi, degli spread,  dei mercati, della Economia e dello sfruttamento. I Masai sono l’ostacolo a tali affari e devono perciò  scomparire.

Ma  la Biodiversità del Serengeti, oltre alla violenza della caccia sportiva è a gravissimo rischio  anche per l’autostrada in fase di progetto esecutivo da Arusha a Musoma, sul Lago Vittoria: L'autostrada spezza  in due il Parco Naturale, rende  inaccessibile agli animali le acque del fiume Mara e blocca  le loro migrazioni da e per la riserva del Masai Mara in Kenia.

Un disastro immane che sconvolge equilibri naturali di centinaia di migliaia, o forse anche di milioni di anni. Secondo le simulazioni degli scienziati, se il progetto attuale è  realizzato, la sola popolazione degli gnu scende rapidamente dagli attuali 1,3 milioni a 300.000 unità. Il capitale investito  è stavolta cinese!

Naturalmente tutt’altra cosa sarebbe l’attuazione delle Conclusioni dellaI Conferenza Panafricana sulla Gestione del Turismo Sostenibile nei Parchi nazionali dell'Africa", come brillantemente riportato da Silvana Magali Rocco - Responsabile nazionale VAS Ecoturismo, nel recente Suo articolo del 24 Ottobre sul sito nazionale VAS.

In Honduras il disastro ecologico ed umanitario che si  sta abbattendo sulla Baia de Tela,  la Laguna de Los Micos, il Parco Nazionale Marino di Punta Sal,  il Giardino Botanico di Lancetilla ed il  Parco Nazionale di Pico Bonito, vede direttamente coinvolta “la Cooperazione Italiana”.

La Baia de Tela è un paradiso terrestre segnato da lagune, chilometri di bianche spiagge e barriere coralline; Il centro di Lancetilla si estende su un'area di 1.860 ettari dove nidificano 365 specie diverse di uccelli; il Parco Nazionale Marino di Punta Sal - oggi denominato Parco Jeanette Kawas assassinata per essersi opposta al suo saccheggio- è caratterizzato dalla integrazione di due diversi elementi forestali, il manglare e la foresta tropicale; la grande Laguna de Los Micos, oltre a numerosissime specie di uccelli migratori è  intensamente popolato da diverse varietà di scimmie. La laguna è riconosciuta “area protetta” con il numero 722 dalla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Zone Umide (RAMSAR).

La  colossale valanga di cemento che si scaricherà nello splendido scenario naturale si chiamerà“Los Micos Beach & Golf Resort; tra i protagonisti il Banco Interamericano de Desarrollo (BID), la Banca Centroamericana di Integrazione Economica - BCIE e la Cooperazione Italiana per progetti e l’affidamento di parti dei lavori ad imprese  italiane; le popolazioni locali afrodiscendenti, che  vivono  principalmente di pesca e coltivazioni tropicali.  saranno cancellate in una maniera o in un’altra perché si oppongono “allo sviluppo”-

Più all’interno sempre con la partecipazione della “Cooperazione” e di imprese italiane  la realizzazione della centrale idroelettrica da 50 MW sul Río Cangrejal altera radicalmente gli equilibri e la biodiversità del Parco nazionale di Pico Bonito; a forte rischio sono le diverse tipologie forestali, le  incontaminate fonti d’acqua (cascate, torrenti e i fiumi Bonito e Quebrada) la ricchissima fauna costituita tra gli altri da giaguari, armadilli, scimmie urlatrici, tucani e le popolazioni locali ed indigene.

La “Cooperazione Italiana”  massacra ancora la  Biodiversità Naturale, Etnica  e Culturale in Columbia, nel cuore delle Ande e dell’Amazzonia Colombiana; lo fa ancora con la multinazionale ENEL che insieme alla multinazionale spagnola Endesa sta deviando, per realizzare un impianto idroelettrico da 400 MW,   il Rio Grande de la Magdalena: 7500 ettari della Reserva Forestal de la Amazonía  vengono totalmente cancellati. “Salva la Selva”, l’Associazione Ecologista che sta lottando contro tale disastro denuncia che «Tutto il territorio ha una grande ricchezza archeologica, culturale, sociale e storica” e che. per difendere il progetto Enel-Endesa dai “nemici” ovvero la pacifica opposizione delle comunità locali è  stato inviato nell'area il Batallón Energético n.12 "Jose Maria Tello", formato da 1.200 soldati,  dal governo colombiano e dalla stessa Emgesa.

Ancora Salva la Selva denuncia e sta lottando – appello su https://www.salvalaselva.org/mailalert/872/bancos-europeos-financian-destruccion-de-selva-y-rios-en-panama” -  contro la  distruzione -  con la realizazione di un enorme bacino artificiale -  della eccezionale  ricchezza culturale ed ecologica costituita dalla Selva degli indigeni Ngäbe nella catena montuosa dei Tabasarà nella provincia di Chitiqui a Panama, “ un paradiso per anfibi e rettili, molti dei quali esistono unicamente in questo luogo e sono in via d'estinzione; tra essi la rana azzurra del Tabasará, che vive esclusivamente sulle sponde del fiume - il Chiriquí Viejo- che verranno inondate dal bacino artificiale. Morti, feriti, arresti ed altri abusi ancora sono i consueti tristissimi saldi  delle manifestazioni contro i progetti idroelettrici ed estrattivi nel territorio Ngäbe-Buglé.

Due colossi bancari europei  “di sviluppo”  la  Deutsche Investitions und Entwicklungsgesellschaft GmbH (DEG) e la Netherlands Development Finance Company (FMO)  affiancano  la Banca Centroamericana d'Integrazione (BCIE) nel finanziamento di  questa catastrofica distruzione di cultura e biodiversità.

Ma ormai è  a rischio sempre più crescente l’intera Amazzonia: non è nota  nella sua estrema  drammaticità la ricerca dell'Istituto Brasiliano dell'Ambiente e dell'Uomo dell'Amazzonia (Imazon) condotta per via satellitare: “della  foresta nativa vera e propria ne rimane solo il 46,5 %,  a cui va aggiunto circa un 5% di vegetazione originale non forestale. Il resto, circa un 47 % è già stato occupato dall' uomo ed è prossimo alla irreversibilità”. Se facciamo partire il saccheggio e l’aggressione dagli anni 60  del secolo scorso, possiamo affermare che tale immane catastrofe è avvenuta in appena  mezzo secolo.

Oggi la Foresta Amazzonica  sta sparendo al ritmo di un ettaro ogni 18 secondi, 5000 ha al giorno,  un milione e 700 mila ha l'anno; continuando di questo passo,  molto prima che si concluda il XXI  Secolo, la Foresta Amazzonica, il principale Polmone di Verde del Pianeta, generatore del vitale, anche per il tecnologico uomo, Ossigeno,  i Suoi incommensurabili  habitat,  le  Sue infinite specie viventi, animali e vegetali,  le autoctone popolazioni  che da  tempo remotissimo si conservano e si riproducono,  scomparirà del tutto.

“Le strade sono i semi della distruzione delle foreste tropicali” afferma  Thomas Lovejoy, biologo americano. Enea Salati, uno dei più rispettati scienziati brasiliani, in un’intervista a New Scientist aggiunge “. la miglior cosa che si potrebbe fare per salvare l’Amazzonia è quella di bombardare le strade”. “Il Brasile di recente ha completato la BR-163, penetrata nel cuore dell’Amazzonia per circa 1.800 chilometri, dal Mato Grosso fino a Santarém in Pará. Un’altra, la BR-319, inizierà presto a tagliare la foresta per 900 chilometri. Tre altre piste sono in programma per attraversare le Ande, dall’Amazzonia all’Oceano Pacifico. Sono solo le ultime nate, o quelle che stanno nascendo, di un intreccio di piste per lo più non autorizzate, penetrate nella foresta amazzonica per circa 170 mila chilometri, realizzate per lo più da tagliatori di alberi illegali per l’esportazione di mogano e altri legni pregiati.”, ma anche per gli scavi minerari e l’occupazione intensiva attorno ai centri principali: laddove dominavano il kapok con i suoi 50 metri di altezza, infinite orchidee,  l’anaconda, il giaguaro, le scimmie, coccodrilli ed anaconde,  tucani, pappagalli, tanti rapaci, le tribù dei Murunahua, dei  Matsigenka, dei Kayapò oggi vi sono i  fazendeiros con i loro  affari e le loro monoculture, industrie minerarie, prime fra tutte quelle dell’oro,   con il pesantissimo fardello tossico, orrende espansioni urbane con il loro carico di sfruttamento, povertà e miseria.

Lesula, la “scimmia dal volto umano” -  quanta tristezza ed interrogativi trasparano dalle immagini dei suoi occhi -  che vive tra i fra i due fiumi  Lomami e  Congo, che si nutre di frutti, germogli e fiori,  appena scoperta da un gruppo di scienziati americani e di alcuni istituti per la conservazione della fauna selvatica nella Repubblica Democratica del Congo, in Africa è già a rischio di estinzione; lei, piccola - come gli ominidi, i nostri antichissimi progenitori che abitarono negli suoi stessi luoghi -  lo  è come lo sono i  più Grandi della  stessa sua specie (tanto simile alla nostra ):  il  gorilla, lo scimpanzé,  il bonobo e come lo sono gli elefanti,  il bongo e l’okapi e  le altre mille volte mille specie di animali, di  fiori e di piante, e le Popolazioni e le Culture indigene  che vivono ed animano la immensa foresta, la seconda  più grande al mondo dopo quella dell’Amazzonia, grande  1.725.000 chilometri quadrati, appartenente a ben 7 paesi del Centro dell’Africa: la Repubblica Democratica del Congo, il Congo, il Gabon, il Camerun, la Repubblica  Centrafricana, la Guinea Equatoriale e il piccolissimo enclave di Cabinda in Angola-

Non toccare la mia foresta, ce l’ho nella pelle” è oggi la nuova canzone delle popolazioni indigene, la voce della foresta, contro la violenta sua scomparsa, della quale ancora una volta l’Italia è fortemente responsabile per il nefasto ruolo che ha nel mercato internazionale del legname e dei suoi prodotti: l’Italia è il  primo paese importatore di prodotti legnosi dal bacino del Congo, il primo mercato europeo per il legno camerunense ed  uno dei principali mercati per il ramino. Anche questa catastrofica distruzione della Biodiversità fa parte dell’indicatore del benessere del nostro e degli altri “Paesi Civili”: Il PIL, il Prodotto Interno Lordo.

Tutto quanto finora denunciato diviene  sempre più una unica, unitaria micidiale  strategia mondiale dei potenti e degli sfruttatori: è la strategia del  “land grab”, cioe del  “ furto di terra”. Multinazionali, grandi affaristi, operatori “del libero mercato” interessati a “creare ricchezza negli investimenti e circolazione di moneta” ,  Paesi  ricchi o meglio con grandi potenzialità finanziarie, “comprano o  fittano (per 99 anni!)   terreni disponibili in altri Paesi, per attivare in proprio enormi produzioni, principalmente  per i biocombustibili, materie prime, monoculture alimentari.

I  terreni disponibili da sfruttare e svendere da parte  di regimi e governanti corrotti  sono soprattutto immensi  spazi incontaminati, foreste, praterie, sacrari della Cultura e della Vita di autoctone popolazioni e di infinità  biodiversità, che così vengono cancellate in nome della “globalizzazione”, della “uscita dalla crisi”,  dello “sviluppo”, dell “aiuto ai Paesi poveri”,  della “sicurezza alimentare”, della necessità di sostituire per il mantenimento del sistema e del potere in paesi lontani dalla stessa produzione all’oro nero (il petrolio) in esaurimento il nuovo oro dello sfruttamento violento della terra.

Dalla interessantissima “Tesi di Laurea”  - land grabbing di Rossi Chiara (prof. Alessandro Volpi Università di Pisa) emerge  che  “la caccia al tesoro diplomatica alla ricerca di terre agricole fertili” da parte della Cina, dell’India, del Giappone, della Malesia e della Corea del Sud in Asia, della Giordania, del Kuwait, del Qatar, dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti nel Medio Oriente ha attivato un percorso già ad altissimo livello di drammaticità in paesi come l’Uganda, il Brasile, la Cambogia, il Sudan, il Pakistan e molti altri soprattutto in Africa, ma anche in America latina, nell’Europa dell’Est e nell’Estremo oriente asiatico”.

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La stella alpina, la genziana, il ranuncolo, il miosotis, il rododendro  e tutto il resto della incomparabile flora alpina, i minuscoli praticelli nelle minuscole conchette, come i solitari ciuffi   naturalmente  protetti in anguste nicchie, e le variopinte distese del caldo luglio, sono a forte rischio  non solo per i cambiamenti climatici ma, ancor  di più nell’immediato,  dalla distruttiva azione di  ruspe apripiste, impianti di risalita, cannonate di innevamento fuori stagione;

i fenicotteri  dalle belle piume rosa dello stagno di  Mistras a Cabras in Sardegna, lasciati senza tutela, sono massacrati dalla violenza della caccia;

il ferro di cavallo di Blasius, piccolo pipistrello, rischia l’estinzione per l’uso indiscriminato di sostanze tossiche contro gli insetti, di cui si nutre;

la lucertola azzurra dei Faraglioni di Capri, come già recentemente avvenuto per la lucertola di Pianosa e “la campestre” di Santo Stefano, rischia l’estinzione perché preda ambitissima dei collezionisti di rettili,  tedeschi e olandesi al primo posto;

del ceppo originario dell’orso bruno alpino ne rimangono tre o quattro vecchi esemplari, tutti sul gruppo dolomitico del Brenta, e  da anni ormai non si riproducono più;

anche  il maestoso  orso bruno marsicano,  presente nel piccolo lembo d'Italia centrale del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise sta scomparendo per bracconaggio, avvelenamento, incidenti stradali e invasione dei suoi spazi vitali da mandrie di animali domestici, come denuncia l'Associazione ambientalista "I Lupi dell'Appennino";

“In Italia vivono” ormai, non più “di  800-1.000 lupi  sulle Alpi Orientali e in quelle Centrali, e lungo gli Appennini. Di essi ogni anno almeno 100 vengono uccisi da bocconi avvelenati o vengono impallinati dai bracconieri, o finiscono in trappole o lacci, altri vengono feriti da automobilisti incoscienti”, ci ricorda il progetto lupo del WWF;

Ormai all’estinzione sono la foca monaca, specie della quale nei nostri mari ne saranno rimaste soltanto quattro o cinque, il pelobate fosco, un rospetto che si riproduce solo nelle pozzanghere della Valpadana e la lontra ormai residuale  nel bellissimo, ancora integro percorso,  per  significativa parte del fiume Sele in Campania;

Il grifone, il capovaccaio, l’aquila di Bonelli, il gipeto, il forapaglie comune e la bigia padovana sono le specie della lista rossa di rischio di imminente estinzione stilata dalla LIPU-Birdlife Italia in collaborazione con il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin dell’Università La Sapienza di Roma; Ancora più drammaticamente, dai dati dalla Lipu  è emerso  “che ben un terzo degli uccelli nidificanti in Italia rischia l’estinzione, tra questi l’avifauna agricola, è tra le più minacciate. Perdita di habitat, cambiamenti climatici, inquinamento luminoso, acustico, ambientale, architettonico, caccia di frodo: tanti sono i fattori che interferiscono con le popolazioni di uccelli da portare sul banco degli imputati”

Il Ribes sardoum Martelli, la Polygala sinisica Arrigoni, la Lamyropsis microcephala (Moris) Dittrich et Greuter, la Anchusa littorea Moris, il Centranthus amazonum Fridl. et A. Raynal, l’Aquilegia nuragica Arrigoni et Nardi, il Dianthus morisianus Vals, l’Aquilegia barbaricina Arrigoni et Nardi, l’Astragalus maritimus Moris, l’Astragalus verrucosus Moris,  sono le dieci piante endemiche esclusive della Sardegna a maggior rischio di estinzione.

Per la infinità dei colori che le fanno vita, per l’armonia delle forme e dei movimenti, per la moltitudine delle specie che le popolano, le farfalle sono il trionfo della Natura;  “a causa della distruzione e della trasformazione degli habitat, a causa dell’agricoltura intensiva, dell’inquinamento atmosferico e dei pesticidi, oltre che dei cambiamenti climatici e del mercato del collezionismo”, anche tale meraviglia tra le meraviglie della Natura “continua a diminuire: negli ultimi 10 anni, il 31% delle farfalle europee ha subito un sensibile declino mentre il 10% è seriamente minacciato. In Italia sono oltre 270 le specie presenti e 21 sono a rischio di estinzione”  “meno farfalle nei nostri prati, meno farfalle nelle nostre città” Sono i dati drammatici forniti dal WWf questa estate nella campagna a difesa delle farfalle.

Il ministro dello “Sviluppo” Passera intende con il Piano Energetico Nazionale perforare ogni angolo d’Italia e del suo mare per succhiare  le poche gocce di petrolio o gas presenti nel sottosuolo aggredendo aree e mari ancora fortemente  incontaminati e protetti dal Parco Nazionale del Cilento-Vallo di Diano alla Val d’Agri, dalle Tremiti alle Egadi e Pantelleria, da Carpignano Sesia a Rivara; una operazione semplicemente catastrofica per la biodiversità e per  le popolazioni locali, che va nell’esclusivo interesse delle multinazionali degli idrocarburi.

la Regione Valle d’Aosta  prevede  di ampliare del 40%, alberghi, bar e ristoranti, compresi quelli che sorgono in zone tutelate, e di  trasformare la ricettività turistica in seconde case;

la Regione Campania intende approvare quella che abbiamo definito la “legge regionale sulle norme di Cancellazione della tutela del Paesaggio in Campania” creando le premesse per una ulteriore aggressione per le aree  di maggior pregio paesaggistico ed ambientale, come la costiera sorrentino - amalfitana - protetta già con difficoltà dal PUT - , le Isole, l’Area Flegrea,  Aree archeologiche come Velia, sia ad alto rischio per le popolazioni residenti, come la zona rossa del Vesuvio, sia per il Suolo Agricolo;

la Giunta Comunale di Napoli con la vendita dei preziosissimi suoli della bonifica vicini al mare del meraviglioso golfo di Pozzuoli   cancella il sogno  (elettorale) del Giardino del Mediterraneo  e della Sua Biodiversità a Bagnoli e della Green Belt, la Cintura Verde attorno alla Città;

il “ripristino sentieristica” luogo il Fiume Argentino” nel Parco Nazionale del Pollino prevede la realizzazione di ben 11 ponti e di una strada lungo il fiume con  conseguenze devastanti per l’habitat fluviale, situato in area SIC e ZPS, Riserva naturale dello Stato gestita dal CFS, e facente parte di Rete protetta Natura 2000”, come ci ricorda la sezione di Crotone di Italia Nostra.

A rischio  di selvaggia cementificazione sono gli habitat ed il paesaggio  del Col Cavalier, di Vallina e della Piana Castrodardo in provincia di Belluno;

bandiere nere della Carovana delle Alpi di Legambiente vanno al comune di Castione della Presolana (Bg) che ha adottato un PGT con 300.000 mc di aree edificabili,  a Foppolo che “investe” in seconde case al comune di Acceglio (Cn) per il danno ambientale ed idraulico arrecato al torrente e alla borgata storica di Chiappera e a Casalborgone (To) per aver dato la possibilità di organizzare attività con veicoli fuoristrada in un Sito di interesse comunitario (Bosco del Vaj e Bosc Grand), al Friuli Venezia Giulia  per il progetto alla società Edipower di potenziamento della centrale idroelettrica di Somplago che devasterebbe il lago naturale di Cavazzo, alla stessa  Regione per l’ipotesi di realizzare un’arena da 5mila posti per lo sci di fondo sul Monte Zoncolan, già ampiamente sfruttato. al comune di Sant’anna D’Alfaedo (VR).

Si possono fare innumerevoli ricerche come le precedenti, ma tutte portano purtroppo alla stessa tristissima conclusione: in Italia, come nella gran del Mondo,  con l’aggravante della sempre più residuale  disponibilità nel nostro Paese, dal Piemonte alla Puglia, dal Veneto alla Sicilia, compreso il Cuore Verde della Toscana e dell’Umbria, la direzione in cui ci si muove è una ed una sola: la  Natura con la sua Biodiversità e l’agricoltura che scompaiono per far posto al “cemento”, ai “piani di valorizzazione e di sviluppo”, alla “crescita” e come dice  il Presidente Nazionale dei VAS Guido Pollice, “li ci si trovano  sempre la “ragione” e poi gli “interessi”, e poi i “soggetti, istituzionali e non”,  ed infine le strade concrete, comprese le forze dell’ordine, per attuare gli scempi, il saccheggio, la devastazione.

Per la gran parte della Terra siamo dunque in una fase avanzata di un  processo di cancellazione - per opera di una parte dominante, non solo economicamente ma anche culturalmente  della specie umana - del Pensiero Universale e delle Finalità proprie della Natura con la totale scomparsa dei suoi habitat e delle sue infinite manifestazioni e forme di vita, dalla immensa bellezza e ricchezza di suoni, voci, forme, espressioni, luci, colori, valori,  realizzate in un tempo infinito dalla Sua Arte, dalla  Sua Architettura, dalla Sua Ingegneria, dalla Sua Tecnica, dalla Sua Economia.

Eppure non ne abbiamo Coscienza o almeno non nella misura necessaria; perché se così non fosse,  non potremmo, almeno per quella parte cosciente,  non agire per arrestare ed invertire tale processo. Perché non ne abbiamo Coscienza? Non siamo indotti ad avere tale  coscienza dal Pensare il Nostro Essere, quale Essere estraneo al Mondo della Natura e della Biodiversità:  una Identità anzi con loro in conflitto permanente, in una guerra di conquista, di rapina, di spoliazione: più Natura e Biodiversità si dissolvono, paradossalmente più cresce la estraneità e la guerra di conquista alle ultime “risorse comuni” di tutte le forme e specie viventi del Pianeta.

Lo stesso, naturalmente importantissimo, crescente allarme del rischio di catastrofe per l’intero Pianeta per l’effetto serra ed i mutamenti climatici, nascono dalla preoccupazione della  Vita e del mantenimento della “Economia” di tale parte dominante della Umanità; se la guerra contro la Natura e la Biodiversità non avesse la contraddizione della possibile ricaduta mortale sulla Umanità e la sua parte dominante, tutto potrebbe continuare fino a fare della Terra il Pianeta ad una sola Dimensione, quella dell’Uomo e della Sua Economia dominante e contestualmente della sua infinita Solitudine e Tristezza. Il Sole allora donerà inutilmente i suoi raggi al nostro Pianeta perché non vengono più da Essa raccolti per trasformarli in Vita con la meraviglia della sintesi clorofilliana: il verde non c’è più.

Manca, è vero, una Coscienza Globale della Biodiversità Perduta e di quella a rischio, ma nel Mondo  infiniti sono sensibilità ed amore verso di Essa e verso la Natura, fondamenti del  passaggio a tale Coscienza. Riflettere e contribuire sul come attuare questo passaggio assume decisiva valenza: la ricerca e la diffusione del quadro globale delle infinite aggressioni che la Biodiversità e la Natura ad essa connessa hanno subito e stanno subendo nel Mondo rendono la immagine diretta e la dimensione della violenza globale fatta alla Terra e, rapportata al passato ed al futuro,  l’accelerazione fortemente in atto di tale violenza: sicuramente la mancata conoscenza della violenza globale che la Terra subisce è tra le ragioni dell’assenza di una Coscienza Globale della catastrofe in atto per la Biodiversità e la Natura; quanto da me ricercato e riportato in questo contributo è infinitesima parte della violenza in atto e l’impatto con tante immagini incontrate nella piccola ricerca è semplicemente sconvolgente.

La realizzazione di  quanti più possibili  Luoghi della Civiltà del Sole e della Biodiversità, con le  Mappe della violenza che La Biodiversità e la Natura subiscono o sono a rischio di subire localmente e in ogni parte del Mondo è sicuramente un passaggio fondamentale per una Coscienza Globale che agisca per arrestare la catastrofe in atto; il Sole irradia la Biodiversità, la Biodiversità vive dell’ infinito dono che il Sole Le dà; l’Uomo nella Civiltà del Sole e della Biodiversità vive anche Egli  di questo infinito dono.

Esprimono ciò  in maniera spesso sublime già tante infinite Realtà,  dalle Identità Etniche ed Associative  della America Latina, del Cuore dell’Africa, del SudEst dell’Asia, della lontana Australia, alle grandi Associazioni internazionali, nazionali e territoriali; un immenso Mondo, che spesso però appare piccolo, marginale e diviene  perdente perché non riesce a coniugare e sinergizzare l’insieme della Sua Forza Globale: la realizzazione di una Rete Internazionale di    tutto quanto è presente  ed agisce nel Mondo  in  difesa della Biodiversità e della Natura dovrebbe costituire per tutti la più urgente tra le infinite  necessità: lo Spirito Universale della Vita del nostro Pianeta è l’Anima di tale Rete.

di Antonio D’Acunto

www.savetheartic.org.

Napoli, 5 novembre 2012

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I flussi migratori a Bologna

I flussi migratori a Bologna

 

Ho il piacere di trasmettere in allegato una nota redatta dal Settore Statistica - Dipartimento Programmazione nella quale vengono analizzati i flussi migratori che interessano la nostra città, con particolare attenzione alle dinamiche dello scorso quinquennio. Bologna da sempre è al centro di intensi flussi demografici sia in entrata che in uscita: tra il

1861 e il 1973 la sua popolazione è passata da circa 101.500 a 493.933 abitanti; successivamente la nostra città ha attraversato una fase di riduzione della popolazione e negli ultimi anni mostra una nuova leggera ripresa.

 

Bolognesi d'adozione

 

Non tutti sanno che solo un terzo dei bolognesi è residente in città dalla nascita, mentre 2 abitanti su 3 sono immigrati da altri comuni italiani o dall’estero. Il fenomeno non è nuovo: anche 26 anni fa le persone immigrate erano il 62% della popolazione allora residente; circa un quarto dei bolognesi d’adozione è infatti residente di lungo corso, abitando in città da più di quarant’anni, ma altrettanti si sono stabiliti in città dopo il 2006.

Fino alla prima metà degli anni ‘80 hanno messo radici a Bologna quasi esclusivamente italiani, mentre gli stranieri sono il 30,5% tra chi si è trasferito dopo il 1985.

Gli italiani non nativi provengono principalmente dall’Emilia-Romagna (il 44,2% dalla provincia e il 14,7% dal resto della regione) e dal Mezzogiorno (numerosi da Puglia, Campania  e Sicilia); inoltre più di un quarto dei residenti stranieri non proviene dall'estero, ma da altri comuni italiani (27,2%).

I bolognesi d'adozione sono prevalentemente italiani maturi (età media 55,4

anni) e giovani stranieri (in media 35,6 anni d'età).

 

Arrivi e partenze

 

Nell'ultimo quarto di secolo il numero degli immigrati è più che raddoppiato; nel 1986 erano soprattutto connazionali (94,2%) e nei cinque anni appena trascorsi sono ancora la maggioranza (56%), ma i cittadini stranieri si approssimano sempre più alla metà dei migranti (44%). Il nostro capoluogo attira persone il cui progetto migratorio sembra volto a una stabilizzazione sul territorio comunale: tra gli immigrati dopo il 2006

8 su 10 abitano tuttora a Bologna.

Anche l'emigrazione dal 1986 è aumentata (21%), ma negli ultimi cinque anni il flusso in uscita dal nostro comune si è gradualmente ridotto.

Nello stesso periodo Bologna ha continuato a cedere abitanti ai comuni della provincia (molti a San Lazzaro di Savena, Castel Maggiore e Casalecchio di Reno) e alle province circostanti, mentre il saldo risulta attivo con la maggior parte delle altre province italiane, in particolare quelle del Mezzogiorno tra cui spiccano le province di Foggia e Napoli.

Il saldo migratorio è tornato positivo dal 1996 e, a partire dal 2008, si è registrato un lieve aumento della popolazione residente (pari mediamente al

+0,7% all'anno).

La fitta rete di scambi economici, sociali e culturali con le zone contigue al capoluogo si traduce in una grande fluidità della popolazione tra la città e il restante territorio provinciale.

Dal 2007 anche il saldo migratorio con l'estero è ampiamente positivo; i saldi più rilevanti sono con la Romania, la Moldova, il Bangladesh, l’Ucraina, il Pakistan.

Nella corona del centro storico che circonda la Cerchia del Mille c'è un intenso ricambio di abitanti: l'emigrazione, per far posto a numerosi nuovi residenti, è rilevante.  L'area di Via Ferrarese (dove sono state costruite

263 nuove abitazioni nell'ultimo quinquennio) pur essendo fortemente attrattiva registra anche considerevoli flussi in uscita. Ambiti urbani in cui appare una corrispondenza tra l’elevata immigrazione e la realizzazione di nuovi spazi abitativi sono l’area Via Emilia Ponente, l’area Croce Coperta, l’area di Via del Lavoro, l’area Canale del Reno.

 

Il profilo degli immigrati negli ultimi 5 anni

 

Gli immigrati italiani

Dal 2007 sono immigrati a Bologna quasi 43.700 italiani, di cui  quasi

17.800 dall'Emilia-Romagna (13.400 dalla sola provincia, in particolare da Casalecchio, San Lazzaro, Pianoro, Castel Maggiore e Zola Predosa), ma è sostenuto il flusso in entrata dall’Italia meridionale, che ha assicurato a Bologna  oltre 13.000 nuovi abitanti.

Seconda solo alla provincia di Bologna è quella di Napoli con 1.926 immigrati;  inoltre sono intensi i flussi dalla  Puglia (dove spiccano le province di Foggia, Lecce, Bari e Taranto) e dalla Calabria, (soprattutto dalla provincia di Cosenza); numerosi i migranti anche da metropoli come Roma (con 1.007 persone trasferite dal 2007) e Milano  (788).

Tra gli italiani arrivati in città 7 su 10 sono giovani tra i 15 e 44 anni; tra questi più di un terzo proviene dalla nostra regione, mentre l'11,9% è originario della Puglia e emergono flussi regionali  a forte connotazione giovanile dalle regioni meridionali del versante orientale.

Un immigrato italiano su tre è laureato; se si esclude l’Emilia-Romagna, da cui proviene il 28,1% dei migranti laureati, il maggior numero di "dottori"

è arrivato da Puglia, Calabria e Campania. Se consideriamo invece l'incidenza percentuale dei laureati sul totale degli immigrati per ciascuna provenienza,  ben il 58,5%  degli immigrati marchigiani è in possesso di un titolo universitario. I più bassi livelli di istruzione (fino alla licenza elementare) si rilevano tra gli italiani rientrati dall’estero (15,1%) e tra i migranti provenienti da  territori montani (Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta).

I migranti italiani sono per il 41% "colletti bianchi" e per il 10% imprenditori e liberi professionisti, mentre gli operai  rappresentano il 13%; da notare che un immigrato italiano su tre non lavora e tra questi le casalinghe rappresentano il 3,6% e gli studenti il 14%.

Esaminando la condizione professionale degli immigrati per provenienza si osservano flussi di imprenditori in particolare dal nord e dal centro, impiegati e dirigenti da sud-est, operai dal sud, dalle isole e dalla nostra regione.

 

Gli immigrati stranieri

Bologna spesso non è la prima tappa del percorso migratorio nella penisola:

infatti oltre un quarto dei 34.322 stranieri immigrati in città negli ultimi cinque anni proviene da altri comuni italiani (26,9%), mentre oltre

25.000 sono arrivati in città direttamente dal paese d’origine (73,1%).

L’afflusso di cittadini stranieri coincide naturalmente con le nazionalità più rappresentate o in forte crescita tra i residenti: Romania, Moldova, Bangladesh, Ucraina e Pakistan.

Si tratta di un contingente piuttosto giovane: il 71,8% ha un'età compresa fra i 15 e i 44 anni e oltre la metà sono giovani tra i 25 e i 44 anni (53,2%). Tra le nazionalità più rappresentate questa percentuale sale oltre il 60% per i migranti provenienti dal Bangladesh, dal Perù e dallo Sri Lanka.

Più di un terzo degli immigrati stranieri è diplomato (36,1%) e  il 18,7% è laureato; l'incidenza dei laureati è più elevata tra i cittadini provenienti dal Brasile, Egitto e Ucraina. I migranti stranieri con basso livello di scolarizzazione o privi di istruzione sono 1 su 8; la quota supera il 21% tra i migranti da Cina, Marocco e Pakistan.

Oltre la metà degli immigrati stranieri (54%) svolge lavori esecutivi nei comparti industriale, artigianale o edile, oppure nei servizi domestici o in quelli di assistenza e cura alle persone. Questi lavoratori rappresentano più del 64% dei migranti da Ucraina, Egitto, Moldova, Polonia, Romania e Filippine.

 

Il profilo degli emigrati negli ultimi 5 anni

 

Gli emigrati italiani

Delle quasi 56.700 persone che hanno lasciato Bologna dal 2007, l’83,4% erano connazionali.  Oltre la metà si è trasferita in provincia (spesso verso comuni contigui come San Lazzaro di Savena, Casalecchio di Reno, Castel Maggiore, Pianoro, Zola Predosa, Granarolo dell'Emilia e Castenaso) e complessivamente il 68,2% è rimasto all’interno dei confini dell'Emilia-Romagna. Le  principali mete extra-regionali sono le grandi città di Milano (1.023 emigrati), Roma (915) e Napoli (602).

Tra gli italiani in uscita dalla città i giovani tra i 30 e i 44 anni sfiorano il 40%.

Cambia nel corso del tempo il profilo dei migranti italiani: nel 1986 spesso avevano un basso grado di istruzione (oltre due terzi aveva conseguito al più la licenza media), mentre nel 2011 i diplomati sono il 35,8% e i laureati sono oltre un quarto. L'11% dei laureati si trasferisce all'estero , ma il 40%  dei "cervelli in fuga" si ferma in provincia e complessivamente il 53% resta in Emilia-Romagna.

Dei lavoratori italiani che se ne vanno il 32% sono colletti bianchi e il 14% operai, ma il 30,3% è in condizione non professionale.

 

Gli emigrati stranieri

Una volta arrivati a Bologna, i cittadini stranieri raramente decidono in seguito di andare a vivere altrove: questi ultimi rappresentano infatti soltanto il 16,6% degli emigrati.

Il numero di stranieri che emigra all’estero risulta alquanto ridotto; infatti 9 cittadini stranieri su 10 si trasferiscono in altri comuni italiani. A tale proposito basti pensare che hanno fatto ritorno in Romania, la principale destinazione estera, appena 72 persone negli ultimi cinque anni.

6 emigrati stranieri su 10 sono giovani in età tra i 25 e i 44 anni; i giovani in questa fascia d’età superano il 67% tra gli emigrati tunisini, bangladesi e pakistani.

I cittadini stranieri che lasciano Bologna hanno spesso un buon livello di

istruzione: il 38,1% è in possesso di un diploma di scuola media superiore e il 15% è laureato. Il  31% ha conseguito un titolo corrispondente alla licenza media inferiore, mentre è piuttosto bassa la percentuale di coloro che non sono in possesso di alcun titolo di studio (1,8%) o che hanno esclusivamente la licenza elementare (5,6%).

Oltre la metà dei cittadini stranieri che sono emigrati da Bologna negli ultimi cinque anni svolge lavori esecutivi delle attività artigianali, industriali o delle costruzioni, oppure dei servizi domestici e alla persona (57%). Da notare inoltre che il 18,4% degli emigrati stranieri è in condizione non professionale; su questa percentuale possono pesare gli eventuali cambiamenti della condizione occupazionale e anche la condizione delle donne straniere, nella stragrande maggioranza casalinghe.

 

 

(See attached file: FlussiMigratori_2011.pdf)

 

 

 

Con  l'occasione  si informa che  il Dipartimento Programmazione del Comune di  Bologna  ha  effettuato  l’aggiornamento  di un approfondito  lavoro di analisi  degli  andamenti  della  popolazione  in età e degli iscritti alle scuole  dell’infanzia,  primarie  e  secondarie di primo grado. I dati sono stati  elaborati  sia  con  riferimento  all’intero  comune  di Bologna sia relativamente  a  ciascuna delle 18 zone e delle 90 aree statistiche, nelle quali  si articolano gli attuali 9 quartieri cittadini. Per quanto riguarda in  particolare l’utenza potenziale, oltre ai dati pregressi, vengono anche elaborate previsioni al 31/12/2016.

 

Per maggiori dettagli si veda all'indirizzo

 

http://www.iperbole.bologna.it/iperbole/piancont/evoluzione_scuole/2001_2011/index.htm

 

 

 

 

 

Infine sul nostro sito è on line il report dell’Osservatorio Prezzi Bologna relativo  al mese di settembre, che trasmettiamo in allegato, contenente la

graduatoria   del   carrello  della  spesa  alimentare  e  anche  le  nuove

elaborazioni   dell’indice   dei  prezzi  al  consumo,  che  permettono  di

analizzare  le  variazioni  tendenziali dei beni e dei servizi disaggregate per le diverse tipologie e secondo la frequenza di acquisto.

 

 

(See attached file: OSSERVATORIO_settembre 2012.pdf)

 

 

 

 

Cogliamo  l'occasione  per  chiedervi gentilmente, se lo ritenete utile, di

inoltrare   ai   vostri   associati   la   nostra  newsletter.  Coloro  che

desiderassero essere personalmente inseriti nel nostro indirizzario possono farlo cliccando il seguente link

 

http://www.iperbole.bologna.it/iperbole/piancont/newsletter/newsletter.html

 

compilando il modulo di registrazione alla newsletter.

 

 

Cordiali saluti.

 

Il Capo Dipartimento

Dott. Gianluigi Bovini

 

 

 

Segnaliamo  che,  nel  caso  le  nostre comunicazioni non fossero di Vostro interesse, sarà possibile richiedere la cancellazione dell'indirizzo e-mail dalla  lista  di  distribuzione,  inoltrando al mittente la e-mail ricevuta specificando nell'oggetto "cancellazione"  oppure scrivendo a :

Comune di Bologna

Dipartimento Programmazione

piazza Liber Paradisus n.10 - Torre B

40129 Bologna

o via fax a:

Comune di Bologna

Dipartimento Programmazione

0512195700

Indice

Bolognesi di nascita e d’adozione.................................................................................................................................3

Bologna: crocevia di correnti migratorie................................................................................................................................................................5

Non solo bolognesi: in città 2 residenti su 3 sono immigrati da altri comuni italiani o dall’estero....................................................................................6

I residenti italiani immigrati a Bologna provengono principalmente dall’Emilia-Romagna e dal Mezzogiorno .....................................................................7

Uno straniero su 4 è immigrato in città da altri comuni italiani..................................................................................................................................8

Residenti non nativi: oltre un quarto si è stabilito in città dopo il 2006........................................................................................................................9

Bolognesi d’adozione:italiani maturi e giovani stranieri..........................................................................................................................................10

Da immigrazione di connazionali a quasi un terzo di migranti dall’estero ..................................................................................................................11

Emigrazione: è diretta quasi esclusivamente verso altri comuni italiani.....................................................................................................................12

Il saldo migratorio torna positivo dal 1996...........................................................................................................................................................13

Le correnti migratorie a Bologna nell'ultimo quinquennio...........................................................................................15

Quasi 78.000 nuovi residenti tra il 2007 e il 2011.................................................................................................................................................17

56.700 abitanti hanno lasciato Bologna negli ultimi cinque anni..............................................................................................................................18

Saldo migratorio ampiamente positivo con il sud e le isole.....................................................................................................................................19

Bilanci “in rosso” soprattutto con i comuni della provincia .....................................................................................................................................20

Saldo migratorio estero ampiamente positivo negli ultimi 5 anni.............................................................................................................................21

Forte ricambio nella corona interna al centro storico e nell'area di via Ferrarese dove gli emigrati sono stati sostituiti da nuovi residenti.............................22

Il profilo degli immigrati negli ultimi cinque anni........................................................................................................23

Intensi flussi in entrata dalla nostra provincia, dalle province limitrofe e dal Sud........................................................................................................25

Immigrazione a corto raggio: Bologna attrae popolazione dai territori circostanti........................................................................................................26

Rilevante flusso di stranieri sia dall’Italia che dall’estero........................................................................................................................................27

In cinque anni circa 31.750 giovani italiani arrivati in città ....................................................................................................................................28

Un immigrato italiano su tre è laureato ..............................................................................................................................................................29

Il 59% degli immigrati dalle Marche è laureato, ma il 15% degli italiani rientrati dall’estero ha un basso livello di istruzione.............................................30

Gli immigrati sono per il 41% “colletti bianchi” e per il 10% imprenditori e liberi professionisti....................................................................................31

Flussi di imprenditori da nord e centro, impiegati e dirigenti da sud-est, operai da sud, isole e dalla nostra regione ........................................................32

Oltre la metà degli immigrati stranieri in età tra 25 e 44 anni.................................................................................................................................33

Immigrati stranieri: più di un terzo è diplomato....................................................................................................................................................34

Oltre la metà degli immigrati stranieri esercita professioni scarsamente qualificate.....................................................................................................35

Il profilo degli emigrati..............................................................................................................................................37

Bolognesi “attratti” dalla provincia e dalla regione.................................................................................................................................................39

Emigrazione a corto raggio polarizzata attorno al capoluogo ..................................................................................................................................40

Emigrazione straniera: 9 cittadini su 10 rimangono in Italia....................................................................................................................................41

Giovani italiani in uscita dalla città .....................................................................................................................................................................42

Da migranti a bassa scolarità a migranti con elevato livello di istruzione....................................................................................................................43

Cervelli in fuga: l'11% si trasferisce all'estero, ma il 40% si ferma in provincia .........................................................................................................44

Italiani che se ne vanno: 32% “colletti bianchi” e 14% operai ...............................................................................................................................45

Restano in regione due terzi degli operai e oltre la metà degli altri migranti in condizione professionale ........................................................................46

Emigrati stranieri 6 su 10 hanno tra i 25 e i 44 anni..............................................................................................................................................47

4 emigrati stranieri su 10 sono diplomati.............................................................................................................................................................48

Il 57% degli emigrati stranieri svolge lavori a bassa qualificazione .........................................................................................................................49

50

 

https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:vits0EkR88AJ:www.comune.bologna.it/iperbole/piancont/noterapide/popolazione/Flussi%2520migratori/FlussiMigratori_2011.pdf+&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESiO5q1HpnSNs0CDoS69229S93KY3OaIJasFakzqRTDiyF25RB1v4Kv5Cnvzw5AohQdDr3LSyoPdQ-hLdRuGSxx3MjuzhvJhLoU0Mu7CAVPwoqxpCxucLbt0cRHSOgGpEej2VV8w&sig=AHIEtbTpngm0ZGDAr_7EcDNiyDOfc08KCA

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Aurora Boreale forte sopra il 50 parallelo. FOTO SPETTACOLO

Mancava ormai dallo scorso Luglio, il bellissimo spettacolo offerto dall'Aurora. Puntualmente con l'arrivo della tempesta solare della scorsa notte è apparsa in diverse regioni oltre il 50^ parallelo.

Alcune testimonianze parlano di avvistamenti nei cieli della Scozia, Stati Uniti centrali, seppur in maniera molto debole. L'evento è stato molto intenso su Canada, Quebec, Islanda e paesi scandinavi, tant'è che è stata visibile anche di giorno. La tempesta solare rea del fenomeno, ha raggiunto la Terra intorno alle 22:00 di ieri raggiungendo livello G3 su scala geomagnetica (Kp index 7).

Inutile dilungarci, con le parole vi lascio a questo splendido spettacolo naturale con le foto scattate da Frank Olsen, Pierre Bureau, Visti Kjar, Joseph Bradley, Gail Foster

http://www.infosismeteo.com/index.php/aurore-boreali/223-aurora-boreale-forte-sopra-il-50-parallelo-foto-spettacolo.html

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