Categoria: "Teorie"
Il tempo non esiste : fluiamo in un campo unificato !
Giu 28th
Traduco e sintetizzo nel seguito un lungo articolo apparso di recente su Wakingtimes.com, ad opera di Brandon West, creatore di Project Global Awakening: “un sito dedicato alla ricerca di varie discipline spirituali e scientifiche e alla loro applicazione per la tua conoscenza e per aiutarti a vivere una vita ispirata e cambiare il mondo” (c.b.)
E se tutto accadesse simultaneamente? E se il tempo non esistesse affatto? Ho visto di recente una descrizione dell’universo, come percepito in fisica. Per citare William Brown (da non confondersi con il William Brown che lavora per il Resonance Project):
“Ciò che la scienza ha scoperto esplorando i livelli profondi della realtà, è che il nostro universo è strutturato in strati di creazione. Strati di creazione, dal livello classico e diverso, in superficie, delle percezioni quotidiane, ai livelli più profondi: le molecole, gli atomi, i nuclei, le particelle subatomiche, i mondi nei mondi.”
In sintesi Brown descrive questi livelli in questo modo:
“Il livello di superficie della realtà sensoriale è tipicamente chiamato “mondo classico”. Al di sotto di questo mondo classico, c’è il mondo delle molecole, gli atomi, ovvero il regno dei meccanismi quantici. Poi c’è il nucleo atomico e le particelle subatomiche che è il mondo della teoria del campo quantico, la meccanica quantistica relativista. Ed infine ecco emergere la teoria del campo unificato …” (William Brown: The Light Body)
Dunque tutto ciò ci porta ad una domanda cruciale…
tempo
Cosa è il Tempo?
Un collega di Einstein, il fisico John Archibald Wheeler, sviluppò una delle prime equazioni di gravità quantica nei primi giorni della unificazione della Teoria Quantica e della Relatività. Sebbene funzioni, questa equazione non incorpora il tempo come parametro fisico e i fisici trovano che questo sia inquietante…
“Quando venne quantizzata per la prima volta la Relatività Generale (diventando una teoria della gravità quantica) negli anni ’60 ad opera di John Wheeler, il risultato prediceva uno stato statico dell’universo , ovvero – non c’è alternativa – l’assenza del tempo. Questa particolare soluzione alla quantizzazione della Relatività Generale è nota come l’equazione di Wheeler-DeWitt. Il risultato sembro’ essere paradossale: come puo’ l’universo essere statico ed immutabile, quando tutta la nostra esperienza è di cambiamento?” – William Brown da The Resonance Project Foundation
Questa è proprio la questione che andiamo qui ad analizzare in questo articolo, dandole forse una risposta. È interessante notare che le equazioni che sono generalmente accettate dall’establishment scientifico, suggeriscono sia che il tempo è una illusione, che l’universo sia di fatto statico. Ovviamente queste idee furono considerate fallaci perchè non sostenevano i fatti, ovvero ciò che è chiaramente osservabile nell’universo. Ogni giorno vediamo il cambiamento e possiamo misurare il tempo, quindi deve essere vero. E se potessimo cambiare la nostra percezione dell’universo e risolvere questo conflitto? E se il tempo non ci fosse proprio nell’universo ed esso sia solo il risultato di un cambio di prospettiva all’interno di un universo statico, che in qualche modo non mostra un moto né un universo in cambiamento? Per indagare meglio questa idea dobbiamo scoprire cosa sia veramente il moto.
Ma le cose si muovono veramente?
Nassim Haramein ha detto che ciò che percepiamo come moto è in realtà dovuto al fatto che la realtà a livello quantico lampeggia ad alta frequenza dentro e fuori l’esistenza e che la creazione, in effetti, appare e scompare oscillando tra la forma e la sua assenza, e questo innumerevoli volte ogni secondo, dando cosi la sembianza del moto. Quindi, tecnicamente, le cose non si muovono affatto in questo universo, ma appaiono e scompaiono in schemi leggermente diversi, che fanno apparire tutto ciò come moto. Non è il campo unificato a lampeggiare, ma solo quella che noi percepiamo come materia solida, ovvero le particelle, i nuclei, le particelle sub-atomiche ed il mondo materiale. In un certo modo, potrebbe essere tecnicamente più accurato chiamare ciò che facciamo ogni giorno…”micro teletrasporto”.
Quando entriamo in un negozio e guidiamo la macchina, in realtà stiamo “teleportando” in minime quantità, assurdamente piccole, ma ad una frequenza estremamente alta, per dare la sembianza del moto. Tuttavia questo moto accade solo “percettivamente” sui livelli energetici più bassi della creazione, ovvero il mondo materiale o il mondo classico in cui esistiamo per la maggioranza del tempo, e potenzialmente il livello atomico-molecolare della realtà. Quindi al livello teorico e quantico della realtà… non c’è moto, ma un lampeggio dentro e fuori dall’ esistenza di creazione; dal punto di vista del nostro livello, ciò appare come un moto fluido. Proprio come le persone nel video della tv che non stanno effettivamente muovendosi, ma sono i piccoli pixel che lampeggiano in reciproco coordinamento e la cosa fa sembrare che ci sia del moto.
Il fluire del Campo Unificato
Se percepite l’universo dal livello del campo unificato, immaginate che il campo unificato comprenda tutto, tutta la creazione, che tutto il passato e futuro siano codificati olograficamente dentro il campo unificato; tutto li esiste simultaneamente, inscritto nella struttura del vuoto. In altre parole, la creazione è sorta da questo campo unificato nella forma di particelle subatomiche, particelle, atomi ed elettroni, nuclei – che non sono che forme di energia condensata – energia senza forma condensata in una forma, mentre l’universo lampeggia dentro e fuori dall’esistenza. Ma NULLA È SOLIDO.
Per citare ancora Einstein:
“Quel che abbiamo chiamato materia è energia, Ia cui vibrazione è stata cosi abbassata da essere percepibile ai sensi. Non c’è materia.”
E queste manifestazioni di energia collaborano fra loro, guidate da una forza invisibile all’interno della creazione stessa, per formare cose più grandi che danno così l’idea di essere vere e totalmente solide, ma ora sappiamo che non è vero. Immaginate che tutto esista simultaneamente. Immaginate che tutte le versioni dell’albero li fuori dalla finestra, in questo momento presente, dal momento della sua nascita a quello del suo apparente futuro, fino alla morte dell’albero stesso, siano codificate nello spazio e tempo, olograficamente presenti nel campo unificato
Quindi nulla in realtà mai appare e scompare, si muove o persino cambia, è solo la nostra percezione della realtà a questo livello che dà la sembianza del cambiamento.
In altre parole, tutta la realtà, tutto il tempo, tutto il moto, sono un semplice risultato della coscienza in movimento.
Se le dinamiche del fluido della teoria del “Black Whole” (“il tutto nero”) di Nassim sono corrette e se tali dinamiche sono in effetti l’origine della coscienza, allora questo è il fondamento della creazione e quindi scopriamo che il fondamento della creazione è un collasso senza forma in sé stesso ed una corrispettiva creazione. Di fatto non c’è moto nel mondo fisico, la fisica quantistica ce lo ha dimostrato quando ha scoperto che la realtà è un lampeggiare fuori e dentro l’esistenza. Ci sono solo immagini olografiche che cambiano, quando la coscienza si espande e si contrae in se stessa. E se il flusso del campo unificato all’interno dell’universo fosse esso stesso il meccanismo che fa sì che la realtà lampeggi dentro e fuori l’esistenza e che determini altresì il flusso del tempo? Tutta la creazione e tutta l’attività della creazione, sono il risultato della coscienza che interagisce al suo interno con sé stessa, creando coscienza, ed è solo perché noi tutti condividiamo un comune consenso della realtà (nella maggior parte dei casi) che sorge il tempo sul pianeta.
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Informazione codificata olograficamente
Può darsi abbiate visto immagini olografiche di una galassia o qualche altra immagine stampata su un foglio di plastica o una cartolina. Questa sembra essere statica, ma se spostate la vostra prospettiva, per esempio ruotando o muovendo la cartolina, sembra che la galassia ruoti. Ma nulla è cambiato nell’immagine. Tutte le informazioni sono rimaste li, codificate nella cartolina sin dall’inizio. Solo perché avete cambiato prospettiva, l’immagine apparentemente sembrava muoversi. E se fosse cosi che funziona la realtà? E se il moto e il tempo apparente che sperimentiamo siano solo il risultato della nostra prospettiva sulla creazione, determinata dal nostro livello di coscienza? Il campo unificato è la struttura vuota che teoricamente si espande e collassa secondo le dinamiche del “black whole” (il “tutto nero”, ) di Nassim Haramein, ma tecnicamente non si sta muovendo. E null’altro in realtà si muove perchè tutto è fisso, cristallizzato e olograficamente codificato nella struttura vuota; il che significa che tutto è presente non-localmente ovunque e tutto accade simultaneamente.
Il Tempo è relativo
Il Tempo sarebbe percepito in modo diverso su Marte, rispetto alla Terra, perchè la lunghezza dei suoi giorni è diversa, a causa della rotazione del suo “black whole” (ovvero le dinamche del campo unificato che producono e sono prodotte dalla coscienza). Il tempo non è un fenomeno che sorge in sé e per sé nell’universo. Potenzialmente non esiste il tempo come tale. Quel che chiamiamo tempo è una divisione arbitraria dei cicli di cui facciamo esperienza, basandoci sul parametro ciclico del cambiamento, di cui facciamo esperienza in questo livello della realtà. In altre parole… il tempo è una pura percezione. Se fossimo in un vuoto non ci sarebbe il tempo, perché non solo non ci sarebbero i cicli per misurarlo, ma non ci sarebbero oggetti con cui determinare il moto, quindi saremmo in una immobilità perpetua e senza tempo.
Nella sua serie di lezioni dal titolo Living Beyond Miracle (Vivere oltre i Miracoli), Wayne Dyer racconta la storia di un gruppo di minatori che hanno visto collassare su di loro la miniera, in Germania, e sono per questo rimasti intrappolati per un certo periodo di tempo. Senza luce naturale, senza poter giudicare i cicli dell’universo e quindi senza un parametro di riferimento per la loro percezione. Erano in totale 7 uomini, intrappolati sottoterra, e solo uno di loro aveva l’orologio. Costui non volle che le cose scappassero di mano mentre si trovavano in quello stato, intrappolati sottoterra, e cercò di alleggerire la paura e la preoccupazione dei suoi amici: disse che era passata 1 ora, ogni volta che ne passavano in realtà 2. Dato che nessuno aveva un orologio per convalidare il tutto, gli altri non furono in grado di notare la differenza.
Alla fine dei 7 giorni furono salvati e tutti sopravvissero, ad eccezione dell’uomo con l’orologio. Si era assunto l’onere di dire che era passata 1 ora mentre in realtà ne erano passate 2: aveva rallentato il tempo per tutti gli altri ed aveva fatto sì che gli altri cambiassero il loro “accordo” sul tempo, così che potessero percepire di essere bloccati sotto terra per la metà del tempo effettivo in cui essi lo furono. “Fece in modo di cambiare l’accordo collettivo su ciò che costituiva il tempo e le persone sono “invecchiate” di conseguenza… ma lui non potè ingannarsi perché aveva un orologio.”
tao
Un universo statico
“Il Tao non agisce tuittavia è la radice di tutta l’azione.
Il Tao non si muove e tuttavia è la fonte di tutta la creazione.”
Lao Tzu
Abbiamo stabilito che la creazione non si muove e quindi sembra che anche questo campo unificato non si muova. Lo sappiamo perché abbiamo trovato che lo spazio che circonda la Terra, che un tempo si pensava emettesse un fruscio passandoci accanto, come fa l’aria quando passa vicino ad un oggetto in un tunnel ventoso, ora si dimostra essere completamente statico. Non ci lanciamo nello spazio, come pensavamo e lo spazio stesso si espande e si contrae e qui non si muove a priori, ma da solo la sembianza del moto. Poiché il campo unificato che è coscienza, si espande e si contrae e poichè siamo quella coscienza incarnata in un livello di realtà leggermente più denso, ovvero nel “mondo classico”, abbiamo posti in prima fila per il cambiamento apparente, il moto, il tempo e la realtà. Ma questo, come affermano tutte le tradizioni antiche, è solo perché siamo coscienza universale che si è condensata in questo livello di realtà per fare l’esperienza del mondo che cambia, del mondo delle cose. Della vita, della morte, della nascita, della rinascita e del tempo lineare.
L’unico problema è che ci siamo attaccati a questo mondo e siamo intrappolati in un movimento energetico (una turbolenza emotiva) dato che le cose muoiono e cambiano in apparenza, e sono transitorie. Tornando ad Albert Einstein:
“Tutto è energia, che è tutto quel che c’è. Accordati alla frequenza della realtà che vuoi e non potrai che ottenere quella realtà. Non c’è un altro modo che questo. Questa non è filosofia, ma fisica.”
Fonte originale:http://www.wakingtimes.com/2014/04/21/unified-field-illusion-time-understanding-source-creation/
Traduzione e sintesi di Cristina Bassi
FONTE: www.thelivingspirits.net
Letto e condiviso da: www.altrogiornale.org
Tratto da:http://ununiverso.altervista.org/blog/e-se-il-tempo-non-esistesse-affatto/
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La luce e gli universi multidimensionali
Giu 16th
La luce è associata all'impalpabilità, all'evanescenza, a qualcosa che non si può toccare. Ma la fisica moderna ha dimostrato che la luce ha due nature differenti e coesistenti, una corpuscolare e una ondulatori. Essa è contemporaneamente frequenza e elemento tangibile
La luce è evanescente, magica, evocativa di uno stato spirituale.
La luce: questo termine può evocare in noi tante cose, alcune molto tangibili come l’illuminazione ed altre metaforiche, quali la luce interiore, i giorni luminosi, la bellezza della vita, la poesia. La luce dona benessere ed energia, innesca nelle piante la fotosintesi clorofilliana, permettendo loro di trasformare l’anidride carbonica in ossigeno. Sempre e comunque non priva di fascino, conoscerla anche sotto l’aspetto scientifico non contrasta in alcun modo con la poesia che essa può donare, anzi, forse è proprio questo che ci permette di apprezzarla maggiormente e di volare verso il suo indubbio fascino e la sua profonda armonia.
Luce e suono: universi complementari ma molto diversi
La prima cosa che possiamo pensare, quando parliamo di luce, è quella di associarla al suono: la vista e l’udito, vissuti spesso come qualcosa che non si può disgiungere, sono, infatti, i primi dei cinque sensi. Se ad esempio guardiamo un film, percepiamo simultaneamente immagini e suono e così pure se osserviamo la natura. Quando vediamo una persona questa ha per noi un volto ed una voce e ci viene spontaneo collegare l’elemento visivo – dato dalla luce – con quello uditivo, dato dal suono. Se però andiamo a vedere questo da un punto di vista scientifico, abbiamo subito un elemento di divergenza, non così banale.
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Per comprendere questa differenza, basta vedere un lampo durante un temporale: vediamo il lampo immediatamente, ma il suono giunge dopo e questo ci dice subito che la luce è più veloce e arriva prima. Il suono è più lento, si propaga meglio in un mezzo più denso e non viaggia nel vuoto (non a caso, il nostro orecchio interno contiene un liquido ed i pesci di profondità possono inviare suoni a chilometri di distanza, mentre la luce viaggia molto meglio nel vuoto. Se per il suono il mezzo e la sua densità sono un aiuto, per la luce tutto ciò rappresenta un ostacolo.
Date queste premesse, nasce spontanea una considerazione metafisica: la luce ha natura autonoma ed indipendente, mentre il suono deve legarsi ad un mezzo per potersi propagare e da solo non può nulla. Infatti, con un approccio più scientifico, il suono appartiene al tipo di onde meccaniche, mentre la luce ad un tipo elettromagnetico: le prime hanno, appunto, bisogno di un mezzo per propagarsi, le seconde non hanno bisogno di nulla.
L’altra caratteristica delle onde elettromagnetiche è la velocità che, nel caso della luce, ci porta quasi a credere la sua velocità di trasmissione infinita, quasi in tempo reale.
Velocità della luce: limite invalicabile?
In passato si credeva che la luce avesse velocità infinita, visto che i fenomeni luminosi avvenivano in maniera di fatto “immediata”: il lampo appariva subito e la luce sembrava propagarsi istantaneamente.
Oggi, questa velocità è ben definita. Il suo valore fu indicato per la prima volta dal fisico tedesco Paul Drude con la costante di 300.000 km/sec e, anche se ci appare come una velocità molto elevata (basti pensare che, in un secondo può compiere sette volte e mezzo il giro della terra) per le distanze che si ritrovano nell’Universo questo è ben poca cosa e del tutto insufficiente a compiere viaggi siderali.
La velocità della luce ha una caratteristica ben precisa: non è legata ad alcun mezzo di riferimento o, meglio, è la stessa qualsiasi sia il punto di osservazione. Facciamo un esempio per chiarire questo enunciato: se viaggiamo su un treno che si muove a 100 all’ora e camminiamo a 5 km/h nella direzione del moto lungo un corridoio del treno, un osservatore posto a terra ci vedrà spostarci a 105 km/h.
A questo punto ci aspetteremmo che per la luce valesse lo stesso principio, invece questo non accade: la sua velocità è sempre costante, anche procedendo con misurazioni molto accurate, ed appare non superabile.
La dimostrazione di ciò deriva dalla Teoria della Relatività, elaborata da Albert Einstein, che si esplica in equazioni che studiano i comportamenti di massa ed energia (ma anche di spazio e tempo) al variare della velocità.
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Einstein aveva dimostrato che anche elementi che definiamo come “di stato”, vale a dire indipendenti dal moto e costanti, come appunto la massa, sono invece funzioni della velocità. Secondo la relatività, quindi, se ci si avvicina alla velocità della luce la massa tende all’infinito e un corpo avrebbe massa infinita. Se superiamo questo limite, le equazioni date da Einstein perdono di significato, almeno secondo le condizioni che il fisico aveva posto.
Se questo fosse vero a tutti gli effetti, sempre e comunque, avremmo definito che le stelle lontane non sono da noi raggiungibili per ora e per sempre e l’uomo, finché sarà su questo pianeta, dovrà accontentarsi di osservarle con il telescopio. Magari con telescopi sempre più potenti, ma senza nessuna possibilità di andare, materialmente, su questi mondi lontani.
Dicevo “se fosse così”, perché in realtà il modello di universo che abbiamo nella mente non è esattamente quello dell’Universo (Multiverso) che oggi si comincia supporre e, con un modello differente, la velocità potrebbe non essere più un ostacolo. Se, ad esempio, l’universo avesse più di tre dimensioni, non sarebbe un problema “tagliare” tra le dimensioni compiendo distanze più brevi di quelle tridimensionali e superare quindi il limite della velocità. Si potrebbe attraversare la galassia in cui viviamo anche alla velocità che possiamo raggiungere camminando a passo tranquillo. Il problema, quindi, non appare più nei termini di distanza, ma di concezione dell’universo e della sua struttura.
Le due nature della luce e la delocalizzazione della materia
La luce è associata all’impalpabilità, all’evanescenza, a qualcosa, insomma, che non si può toccare. Ma è davvero così? La fisica oggi ha dimostrato che la luce ha due nature differenti e coesistenti: quella corpuscolare e quella ondulatoria che, tradotto in parole comuni ci mostra come essa sia contemporaneamente onda e corpuscolo: quindi è frequenza e anche elemento tangibile.
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Il dualismo onda–corpuscolo della luce appare una contraddizione di termini. Il modello corpuscolare della luce fu definito da Newton, che ne aveva postulato l’essenza come costituita da corpuscoli emanati in tutte le direzioni. E già ne aveva parlato Alhazen, uno scienziato iracheno il cui libro fu tradotto nel 1270 dal monaco polacco Vitellone.
Ma lasciava tuttavia qualche punto oscuro nella definizione dei colori. Noi conosciamo i sette colori dell’iride.
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Netwon, inizialmente, ne indicò cinque: rosso, giallo, verde, blu e violetto; ed in seguito introdusse anche l’arancione e l’indaco. Questi sette colori, fondendosi assieme, danno il bianco mentre il nero è assenza di tutti i colori. Secondo il modello newtoniano, quindi, vi sono corpuscoli ben definiti per ogni colore; l’insieme di questi corpuscoli colorati fornisce il colore bianco. Non sempre, però, questo modello spiega come poi i corpuscoli si possano separare, come nel caso dell’arcobaleno.
Il modello ondulatorio, che invece vede la luce come insieme di onde deriva dagli studi di Christiaan Huygens e fu elaborato nel 1678; ancora non si aveva il concetto di onda elettromagnetica, quindi Huygens suppose che la luce – che al pari delle onde meccaniche doveva avere bisogno di un mezzo per propagarsi – si diffondesse in un mezzo detto etere.
Questa teoria spiegò meglio fenomeni come l’interferenza e la diffrazione (fenomeno che si verifica ogniqualvolta la luce incontra un ostacolo dove è posto un foro e da questo fuoriesce in onde sferiche, come se provenisse da una sorgente posta all’interno del foro stesso).
La presa di coscienza della natura elettromagnetica della luce è un percorso che ha richiesto molto tempo. Anche se i primi campi magnetici furono studiati addirittura da Talete di Mileto, nel 550 a.C., è solo dal secolo XVII che si cominciarono a studiare tali fenomeni.
Per quanto riguarda l’associazione della luce con le onde elettromagnetiche, questa è dovuta al fisico scozzese James Clerk Maxwell che, nel 1864, scrisse A Dynamical Theory of the Electromagnetic Field (1).
La fusione tra i modelli corpuscolari ed ondulatori è dovuta ad Einstein che dimostrò che la luce, oltre ad essere composta da onde, è composta anche da particelle di energia, dette fotoni o “quanti di luce” che sono, da un punto di vista fisico, particelle elementari della famiglia dei bosoni. Secondo Einstein e Planck, il fotone è una struttura indivisibile, che porta in sé le caratteristiche sia ondulatorie che particellari (2).
Colored Light on Black Background
Le implicazioni di tutto ciò sono davvero notevoli. Se la luce è onda e corpuscolo nello stesso tempo, è anche soggetta a quanto la fisica moderna afferma sulla localizzazione di una particella e non ha una traiettoria definita. Se matematicamente si cerca di esprimere questa traiettoria, si ottiene semplicemente una probabilità di trovare la particella in una certa regione dello spazio. Questa impossibilità di una particella di occupare una posizione definita fu espressa da Heisenberg nel 1927 nel suo famoso “principio di indeterminazione”.
Non abbiamo, quindi, un qualcosa di definito, ma soltanto una probabilità e quindi una particella, per andare da un punto all’altro, potrebbe anche attraversare l’intero universo.
Una cosa davvero sconvolgente. E la fisica moderna ha dimostrato che è proprio così. Estendendo questo al pensiero, fatto di onde elettromagnetiche, possiamo dedurne che anch’esso può essere ovunque e, proseguendo il discorso dalle particelle legato ai corpi fisici, possiamo postulare che noi siamo corpuscoli e onde nello stesso tempo, ed abbiamo la possibilità essere ovunque nell’universo. In tal senso, anche esperienze come l’ubiquità, la bilocazione e simili, potrebbero avere un chiaro fondamento scientifico (3).
Se un fenomeno di questo tipo è vero per una particella o per un insieme di particelle può essere esteso ad organismi più complessi che, in fondo, sono insiemi di particelle come, appunto, gli organismi viventi del nostro pianeta.
Sebbene Einstein non accettasse l’indeterminazione (nota la sua frase “Dio non gioca a dadi”, con cui la confutò), egli aveva comunque formulato la nota equivalenza tra materia ed energia.
Planck aveva, invece, formulato l’equivalenza tra energia e frequenza.
Unendo le due leggi, si ottiene l’equivalenza tra materia e frequenza, esprimendo, così, che la materia è frequenza ed è da questa caratterizzata.
Note:
(1) Il testo è scaricabile in formato Pdf ed in lingua inglese da:http://users.df.uba.ar/mininni/teo1_2do2010/459.full.pdf
Esiste inoltre una dispensa che, in maniera semplice e chiara, tratta l’argomento della scoperta dell’elettromagnetismo, dalle origini sino alle scoperte più avanzate:http://www.fondazionetonolini.org/files/leOndeElettromagnetiche.pdf
(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Fotone
Sul dualismo onda–particella vi è anche un breve video, dalla trasmissione Superquark, che potete trovare all’indirizzo:
(3) “principio di sovrapposizione degli stati”:http://www.uniurb.it/Filosofia/isonomia/3rappresentative.htm
Più da un punto di vista delle possibilità per l’uomo, appare da segnalare l’articolo apparso su Focus, che si trova all’indirizzo:http://www.focus.it/Allegati/2011/3/174_178-grandi-temi-2_41690.pdf
Sergio Ragaini
fonte: http://www.karmanews.it/2743/la-luce-e-gli-universi-multidimensionali/
http://realtofantasia.blogspot.it/2014/06/la-luce-e-gli-universi-multidimensionali.html
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Il Capodanno e' il momento magico delle 13 Notti : un buon proposito da fare insieme
Dic 30th
IL CAPODANNO: un buon proposito da fare insieme "La Scienza dello Spirito insegna che le 13 Notti Sante del Natale sono momenti particolarmente pregni di energia spirituale, dove le Gerarchie Celesti sono più vicine a noi. In modo particolare questo avviene la notte del 31 dicembre, nel minuto tra le 00.00 e le 00.01 del nuovo anno. In quel minuto i nostri desideri vengono accolti dalle Gerarchie Spirituali e ci vengono resi durante il corso dell’anno. Valorizziamo, quindi, questo momento con un piccolo rituale, o un raccoglimento in silenzio o preghiera. Se stiamo festeggiando l’arrivo del nuovo Anno in compagnia di amici e parenti, possiamo prenderci tutti per mano in questo minuto sacro di mezzanotte, chiudiamo gli occhi e concentriamoci intensamente sui nostri desideri e aspirazioni, immaginando che vengano portati dai nostri Angeli verso il Cielo. Dopo questa breve ed intensa esperienza, anche gli auguri che ci scambieremo saranno più ricchi di Amore e Gioia". (R. Steiner)
Il Capodanno è il momento magico delle 13 Notti.
La scienza spirituale ci dice che ogni cosa è da pensare come un Essere vivente, un entità spirituale. Quindi come l’aria, l’acqua, le stelle, anche il “tempo” è un “Angelo”: entità costituite di “tempo”. Che creano in noi la rappresentazione dello scorrere del tempo.
Esse vengono chiamate “Archai” o Principati, o “spiriti del tempo.
Quindi un “anno”, come questo che sta passando, è in realtà un Archai che se ne va, per lasciare il passo ad un’altra Archai che la sostituisce.
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Nel momento fra la mezzanotte e un minuto le due Archai si incontrano, si guardano e si scambiano messaggi. Che possono arrivare a loro tramite gli Angeli custodi dei singoli uomini. Ecco che in quel “minuto magico” ci può essere data la grazia di avere un intuizione su ciò che sarà il destino che nell’anno nuovo ci è riservato. Possiamo pronunciare un desiderio, che venga dal profondo e verificare se coincide con ciò che ci attende. Se i nostri desideri o ideali sono degni, ecco che l’Archai del nuovo anno ce li consegnerà, come dono.
Rielaborazioni antroposofiche di Tiziano Bellucci
http://unicornos.forumattivo.com
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Ecco perche' l'uomo e' naturalmente buono
Dic 7th
Il topolino vede di fronte a sé della bella cioccolata e vede anche un suo simile dolorosamente prigioniero dentro un tubo trasparente: guarda di qua e di là, che fare? Più di un topolino – non tutti, è vero – corre prima a liberare il suo simile, poi insieme vanno a mangiare la cioccolata. L’esperimento di Jean Decety all’Università di Chicago suggerisce che il topo conosca l’altruismo e l’empatia, che è il sapersi mettere nei panni degli altri. Sentimenti innati? O qualcuno glieli ha insegnati?
Il test di Chicago si inscrive in una serie di linee di ricerca tutte volte a scoprire se sia vero per gli uomini un antico interrogativo: che l’etica è innata, una legge inscritta nella nostra biologia e dettata dall’”interesse” dell’evoluzione. E’ nell’indagine su questa lunga strada che ha senso la prova con i topi, alla ricerca di un riscontro primordiale, “animale”. Che sostanzi l’ipotesi che potessero nutrire questi sentimenti anche gli ominidi delle caverne che fummo.
LE EMOZIONI “SOCIALI” - «Sì, furono loro a imparare che in gruppo si sopravvive meglio. Per esempio, condividendo il cibo in tempi di carestia, cosa che se tu fossi egoista ed egocentrico, chiuso, non generoso, non faresti mai. Dunque le emozioni che chiamiamo di tipo sociale furono via via selezionate come utili alla sopravvivenza della specie in quanto rafforzavano la coesione del gruppo». Donatella Marazziti, docente del Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia dell’Università di Pisa, ha condotto con altri una review passando in rassegna i dati della letteratura su: ”Esiste una neurobiologia del comportamento morale?” E gli indizi raccolti (il processo è ancora indiziario) convergono verso un sì.
Considerando i modelli animali, specie nei mammiferi (fondamentali gli apporti dell’etologo Konrad Lorenz), si sono individuati come emozioni “sociali” del tipo utili alla sopravvivenza la gratitudine, la pietà, il senso di colpa, la compassione, il disprezzo. «Sono sentimenti con una forte ricaduta sociale e insieme formano un codice universale che tutti seguono a prescindere dalla società in cui vivono», osserva Marazziti. «Dietro a tutti sta un principio basilare: non nuocere agli altri. Come è pure innato il disgusto nel vedere far male a un altro. Ora, se queste emozioni sono sempre esistite, ne consegue che devono avere un substrato biologico, dei sistemi neurali che le reggono e le regolano»
IL VOLTO DELINQUENTE - La via per trovare “scritti” nel corpo le emozioni sociali parte da Cesare Lombroso e il suo “L’uomo delinquente” (1876) in cui descrisse forme e misure dei volti come segni certi di criminalità innata, passa per altri studiosi fino a Henry Maudsley che ipotizzò l’esistenza di un centro cerebrale specifico per i sentimenti morali, e a Emile Kraepelin che crea nel 1896 il termine “psicopatia” e descrive il disturbo di persone incapaci per la loro natura di essere morali.
IL CASO PHINEAS GAGE - Un cervello malato alla base della sociopatia, dunque ipotizzano in tanti. Ma malato dove, in quale parte del cervello? L’indicazione è venuta da un caso clamoroso di metà Ottocento il cui protagonista è il più famoso malato di tutta la psichiatria. Dunque, Phineas Gage era un addetto alla costruzione di ferrovie nel New England, Usa, che si occupava di porre gli esplosivi. Giovane molto stimato perché capace e affidabile sul lavoro, persona retta e solida nella vita quotidiana. Succede che un’esplosione mal fatta gli scaraventa contro la testa una barra metallica che gli trapassa la fronte ed esce dalla sommità della testa. Benché si fosse nel 1848, le cure salvano Gage (perde solo un occhio), ma da quel giorno è irriconoscibile: strafottente, offensivo, insofferente di regole e limiti, il linguaggio diventato osceno, in particolare è aggressivo con le donne. Tanto che, ripresentatosi al lavoro, il “nuovo” Phineas Gage non viene riassunto.
LA ZONA ETICA - «Fu per la prima volta evidente che nel cervello umano vi sono sistemi che regolano la personalità e il modo di essere e di sentire individuali e che, come le ferite di Gage dimostravano, la loro posizione è nella zona frontale», riprende la professoressa Donatella Marazziti. «Da allora si sono accumulati studi, di recente molti condotti attraverso la Risonanza nucleare magnetica funzionale. Si è arrivati a individuare come aree coinvolte nella moralità la corteccia prefrontale ventro-mediale e l’adiacente area orbito-frontale, l’amigdala. A parte le implicazioni etiche delle ricerche, va tenuto presente che al posto della sbarra metallica di Gage possono ledere queste zone un ictus, un tumore, un’infezione o la rottura di un aneurisma modificando così il senso morale del malato».
Test su questi temi ha condotto in particolare Antonio Damasio, il neuroscienziato americano di origine portoghese che scrivendo sulla Repubblica il mese scorso proprio delle emozioni sociali sottolineava più volte che «non sono state inventate dalla ragione», che «il ragionamento consapevole» è arrivato dopo che la lotta per la sopravvivenza le aveva già selezionate e inscritte nel cervello come utili. A due giorni di distanza, stavolta sul Corriere della Sera, era il cognitivista Massimo Piattelli Palmarini a interrogarsi sull’etica innata sotto il paradossale titolo “Siamo pronti alla pillola della moralità?”, chiamando in causa il perdurare o meno del libero arbitrio.
LA LEZIONE DI ANTIGONE - Per distinguere le norme innate (morale normativa) e le norme scritte in leggi e costituzioni (morale descrittiva), la professoressa Marazziti nella sua review richiama il personaggio di Antigone dall’omonima tragedia di Sofocle. Il tiranno di Tebe Creonte non vuole che il fratello di Antigone sia sepolto per indegnità, ma lei ritiene un dovere morale dargli sepoltura, e lo farà, a rischio della vita, in obbedienza non alle leggi della città, ma a “leggi non scritte, inalterabili, eterne: quelle che nessuno sa quando comparvero”.
Quelle che Immanuel Kant chiamava la “legge morale dentro di me”, sublime ed esistente a prescindere come il “cielo stellato sopra di me”.
Serena Zoli
https://www.fondazioneveronesi.it/articoli/neuroscienze/perche-luomo-e-naturalmente-buono
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MESTRUAZIONI : come spiegare le mestruazioni alle proprie figlie
Nov 29th
Non è facile parlare con i figli di sessualità e lo è ancor meno affrontare l'argomento del primo ciclo mestruale. Bisogna farlo con parole semplici, rassicuranti ma esaustive. Non sarà facile spiegare in cosa consiste quella tortura fisica e psicologica che scandisce ogni mese della vita di tutte le donne: il ciclo mestruale. La cosa complicata è affrontare questo argomento così delicato in una fase esistenziale di equilibrio psicologico ed emotivo precario come l'adolescenza.
Ogni ragazzina, in questa fase della sua vita oscilla tra la voglia di usare ancora la sua immagine di bambina e il bisogno di essere trattata come un'adulta. La dottoressa Federica Zanetto, pediatra dell'ACP, Associazione Culturale Pediatri spiega che quando si decide di parlare di questa trasformazione verso il mondo adulto e in particolare di mestruazioni e sessualità, bisogna rivolgersi a lei come a una persona che sta crescendo. Bisogna inoltre accettare il fatto che sia lei a decidere quando e di quali aspetti si sente di parlare.
menarca
L'argomento non dovrebbe essere affrontato con lunghi discorsi o come delle raccomandazioni, ma a piccole tappe, con semplicità e chiarezza, e come un aspetto importante dello sviluppo, di cui poi parlare regolarmente. Le regole per affrontare questo discorso spinoso sono: delicatezza, gradualità, rispetto per i tempi e i modi della bimba.
Un altro interrogativo è su quale sia l'età giusta per affrontare il discorso. Secondo la dottoressa Emanuela Iacchia, Psicologa e Psicoterapeuta dell'età evolutiva l'età indicata è 8-9 anni, nel momento della pre-adolescenza, della curiosità e della scoperta. La cosa fondamentale e necessaria è che il genitore abbia già in qualche maniera affrontato l'argomento della sessualità, accennando alla fisiologia del corpo femminile e maschile e al modo in cui vengono concepiti e nascono i bambini.
A questi discorsi può far seguito, dopo non molto, un secondo approccio in cui si prepara la bambina alla prima mestruazione. Non bisogna aspettare troppo però: oggi le ragazzine si sviluppano molto presto e per un avvento del genere serve una preparazione d'anticipo.
Ci si domanda anche chi è la persona che deve affrontare con la bambina questo discorso: naturalmente la mamma che ha la sensibilità femminile e la conoscenza del corpo della figlia necessarie per affrontare un argomento così intimo.Parlare di questo con la mamma inoltre può spianare la strada per un rapporto di confidenza e intimità che permetterà di trattare senza pudore altri argomenti scottanti (i rapporti sessuali o la contraccezione).
L'apertra da parte della mamma è fondamentale, in caso contrario il pericolo è che l'adolescente confusa e debole cada vittima dell'informazione approssimativa dei mass media o delle amiche più grandi. Le parole da usare sono molto importanti e il messaggio-chiave che la mamma deve trasmettere è: normalità. Il corpo femminile è così perfetto che ogni mese si prepara come un nido ad accogliere una nuova creatura.
Ogni mese questo nido si rompe, e solo quando la bambina sarà donna e pronta per diventare mamma, il nido si riempirà. La gravidanza è un evento che avverrà da adulta, all'interno di un progetto d'amore, ma già oggi è in preparazione. Se a queste rivelazioni segue un vero e proprio blocco psicologico, sappiate che è normale e frequentissimo: è il timore di crescere.
Sta alla sensibilità della mamma far capire che crescere non deve far paura. Si deve far capire alla bambina che la mamma capisce il suo disagio, ma spiegarle che questa è la vita e bisogna accettarla. Accogliendo la paura come esperienza inevitabile e che si può condividere e superare. In questa delicata fase di passaggio è importante che le madri parlino alle proprie figlie dello sviluppo femminile prima all'evento del menarca, così che la bambina non sarà presa alla sprovvista conoscendo già il funzionamento del suo corpo.
E' importante preparare la bambina in modo da rendere l'evento emotivamente importante ma non sconvolgente. Parlare del primo ciclo mestruale con le bambine molto tempo prima della sua comparsa serve a dare una risposta a quei dubbi o timori che potrebbero presentarsi. Sottolinearne la normalità del ciclo mestruale eviterà l' angoscia e l' insicurezza che potrebbe creare una situazione del tutto sconosciuta sino a quel momento.
Anche se le ragazze parlano di questi cambiamenti con le loro coetanee è importante che le madri spieghino in maniera semplice cos' è il ciclo mestruale, a cosa serve e le regole d' igiene da seguire. Il menarca, ma più in generale la crescita della propria figlia deve essere vissuta in famiglia come un evento naturale, dandogli la giusta importanza. Vietato non parlarne dell'argomento, ma allo stesso tempo non bisogna caricare questo momento di eccessive ansie e timori facendolo diventare un problema.
http://www.mammedomani.it/donna/articoli/4344-come-spiegare-le-mestruazioni-alle-proprie-figlie.html
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LA PRIMA MESTRUAZIONE: INIZIA UNA NUOVA FASE DELLA VITA
Il termine medico è “ Glossary Link menarca” e fa un pò impressione perché sembra quasi una malattia. Invece, altro non è che il momento in cui compare la prima mestruazione. Insomma, quella data che da sempre segna l’uscita definitiva dall’infanzia.
Gli studi hanno evidenziato che nei Paesi occidentali si sta verificando un continuo anticipo del menarca. Basti pensare che era attorno ai 17 anni agli inizi del Novecento e che negli ultimi cento anni l’età si è abbassata fino agli attuali 11-12 anni. Inoltre c’è un aumento della frequenza dei casi precoci prima dei 10 anni. Sul motivo di questo anticipo non ci sono ancora certezze scientifiche, ma si sa per certo che hanno un ruolo scatenante alcuni fattori.
Perché la prima mestruazione arriva sempre prima….
Un ruolo più che certo è dato dai chili di troppo, perché il tessuto adiposo produce un ormone, la leptina, che è uno dei fattori importanti nel dare il via alla maturazione sessuale. C'è poi una predisposizione familiare, cioè è più facile che la pubertà anticipi se ci sono dei precedenti casi in famiglia.
Infine pare che contribuisca ad anticipare i tempi della prima mestruazione la presenza nell'ambiente e nell'alimentazione di xenoestrogeni. Sono tutte quelle sostanze esterne ed estranee all'organismo che hanno la capacità di comportarsi come gli ormoni Glossary Link estrogeni e che di conseguenza hanno un influsso nel determinare la maturità sessuale. Le sostanze incriminate sono alcuni coloranti, conservanti e additivi.
E perché arrivano “dopo”
Altre volte invece il menarca compare tardi, tra i 16 e i 18 anni. E’una situazione abbastanza frequente che non deve allarmare perchégeneralmente non è legata a una malattia. Nella maggioranza dei casiinfatti dipende da una predisposizione familiare e cioè la mamma o lanonna a loro volta hanno avuto una pubertà tardiva.
Inoltre può capitare più spesso nelle bambine che fanno un’attivitàfisica intensa, di tipo agonistico, o che seguono regimi alimentarisquilibrati. Ambedue queste situazioni hanno un influsso sugli ormoni.
I segnali da non trascurare
Che sia regolare, precoce, oppure ritardato, il menarca viene sempreanticipato da alcuni segnali. Iniziano più o meno nei due anni cheprecedono la comparsa della prima mestruazione e segnalano l’iniziodella pubertà. Non vanno sottovalutati, anche perché sono l’occasioneper preparare la propria piccola ed evitare che le prime mestruazioniabbiano un impatto negativo a livello psicologico. Sono:
- crescita della peluria al pube e alle ascelle
- modificazione dell'aspetto dei capezzoli e comparsa del seno
- cambiamento dell'odore del sudore che diventa acre
- aumento di peso e della statura
Che cosa fare
L’ideale è evitare di concentrare troppo l’attenzione sul momento,oppure al contrario di ignorarlo completamente. Quello che deve essereben chiaro, infatti, è che le mestruazioni sono una fase del tuttonaturale. La ragazzina non deve pensare di essere un’invalida in “quei”giorni. Può andare in palestra, uscire, insomma, comportarsi comesempre.
Che cosa fare allora in pratica?
Spiegare nella maniera più semplice possibile che cosa succedenell’organismo tra una mestruazione e l’altra. Serve anche per farcapire alla bimba che a partire da questo momento, benché all’inizionon sempre le mestruazioni siano regolari, è possibile una gravidanza.
Deve sapere che il flusso non è sempre uguale e che inoltre quellodella propria amica sarà sicuramente differente. Le va quindi spiegatoche può durare da tre a otto giorni, può essere più o meno abbondante epiù o meno doloroso. Per quanto riguarda in particolare i dolori, èbene che sappia che, se sono difficili da sopportare, ne deve parlarecol medico. A volte infatti si risolvono con un antidolorifico, altrevolte invece nascondono una malattia come l’endometriosi.
Insegnarle la “gestione” pratica delle mestruazioni. Gli assorbentiideali sono quelli in cotone anallergici per ridurre il rischio diirritazioni e allergie. Vanno cambiati ogni due, tre ore circa. Civuole anche più cura per quanto riguarda l’igiene intima. Mattina esera è bene utilizzare un detergente delicato. E se la ragazzina ha iltimore di sentirsi “sporca” durante il giorno, lasciarle portare con séun detergente intimo in schiuma che può utilizzare senz’acqua.
Infine, abituarla a segnare sul calendario della sua agenda la data del primo giorno di flusso.
Quando ci vuole il medico
Quando l'anticipo dell'età della pubertà è lieve non c'è dapreoccuparsi, anche se è sempre meglio parlarne al proprio pediatra. Difronte invece ai primi segni di una pubertà precoce, è consigliabileper i genitori portare la propria figlia dal pediatra per una visita dicontrollo. E’ importante anche per valutare insieme il tipo dialimentazione che sta seguendo la bambina e se è il caso di integrarlacon dei supplementi. Il colloquio con il pediatra è poi fondamentalesempre per cogliere quei segnali anche lievi di disagio psicologico chepossono manifestarsi proprio con il menarca. Questo perché per moltebambine le prime mestruazioni vengono vissute in modo amplificato comel’ingresso nella vita dei “grandi”.
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Le prime mestruazioni: sintomi e consigli
Sintomi prime mestruazioni
Sintomi prime mestruazioni
Se siete capitate su questa pagina probabilmente avete tra i 10 e i 16 anni, oppure siete mamme di una figlia di quell’età.
Le prime mestruazioni o “menarca” compaiono durante la pubertà, tra gli ultimi anni delle elementari, le medie e i primi anni delle scuole superiori.
Per quanto l’argomento non sia più tabù come un tempo, può provocare preoccupazioni e imbarazzo, perchè contrassegna il passaggio fondamentale nello sviluppo fisico di una donna, con tutte le conseguenze psicologiche che questo implica. “E’ diventata una signorina”, “non è ancora una signorina”: quanto imbarazzano possono provocare affermazioni di questo genere? Ci si sente diverse: diverse dalle compagne di classe che si scambiano consigli sugli assorbenti e occhiate di intesa “sulle loro cose” (loro e non tue!, pensi tu); diverse dalle amiche che di mestruazioni magari non hanno ancora sentito parlare, mentre voi dovete fare i conti con mal di pancia e paura di sporcarvi i vestiti. Diverse da come si era prima, perchè il nostro corpo sta rapidamente cambiando.
Niente paura! Siamo tutte uguali, almeno in questo senso, quello che cambia è l’età in cui avvengono certi cambiamenti, che invece può variare da persona a persona. Inoltre la comparsa delle mestruazioni è segno che il nostro corpo funziona correttamente e che è entrato nel periodo fertile, cioè che è pronto per la riproduzione, anche se questo non significa affatto che sia il momento per rimanere incinta.
Cosa accade esattamente al nostro corpo quando compaiono mestruazioni? Nel corpo di una donna in età fertile, la mucosa che ricopre la cavità uterina, l’endometrio, subisce delle modificazioni periodiche allo scopo di preparare la mucosa stessa all’impianto dell’ovulo fecondato. Quando la fecondazione non avviene l’endometrio si sfalda provocando il sanguinamento mestruale.
Come si annuanciano le prime mestruazioni? Anche in questo caso non esiste una regola: a partire da alcuni mesi prima possono comparire delle perdite biancastre e alcuni giorni prima si può sentire dolore alla pancia o tensione al seno, ma alcune ragazze non hanno nessun tipo di “sintomo” e si ritrovano semplicemente le mutande sporche di macchioline rosse o scure. Se temete di sporcarvi, magari proprio mentre siete a scuola, sappiate che di solito le prime mestruazioni sono di entità lieve e in ogni caso vi sentirete più tranquille se porterete nella borsa un assorbente.
Dopo le prime mestruazioni è possibile che passino dei mesi prima che ricompaiano e normalmente occorrono 1-2 anni prima che si regolarizzino, cioè che compaiano regolarmente ogni 28 giorni circa. Il dialogo tra genitori è figli è importante in questo periodo: ricordate che anche le vostre mamme hanno attraversato questa fase e che quindi possono darvi preziosi consigli sull’igiene intima e su come affrontare eventuali disagi.
A proposito di mamme. Avete osservato in vostra figlia i segni della pubertà (comparsa del seno e dei peli pubici) in aticipo rispetto a quento vi aspettavate? Innanzitutto considerate che alcuni studi hanno rilevato un abbassamento dell’età del menarca negli ultimi decenni, perciò oggi se una bambina ha le prime mestruazioni a 10/11 anni è del tutto normale. Se i segni di sviluppo sessuale si manifestano quando la bambina è prima degli otto anni si può parlare di pubertà anticipata, che probabilemente condurrà a un menarca anticipato: questo fenomeno può essere determinato da numerosi fattori, tra cui per esempio il sovrappeso: il tessuto adiposo infatti produce un ormone, la leptina, che è un dei fattori che concorrono all’avvio della maturazione sessuale. Secondo alcune ricerche anche l’assunzione di certe sostante come coloranti, conservanti e additivi possono anticipare la comparsa delle mestruazioni. Viceversa in ragazze sottopeso o che svolgono un’intensa attività fisica le prime mestruazioni possono comparire in ritardo rispetto all’età media. In entrambi i casi si consiglia di rivolgersi al pediatra (nel caso in cui la bambina sia piccola) o al dietologo, senza la pretesa di posticipare o anticipare un evento che deve obbedire necessariamente ai ritmi naturali del corpo, ma con lo scopo di apprendere comportamenti alimentari corretti anche nell’ottica di un armonico sviluppo sessuale.
http://mestruazioni.info/prime-mestruazioni/sintomi-consigli-prime-mestruazioni/
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