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Categoria: "Scoperte"

Scoperte due stelle dalle misteriose e inspiegabili caratteristiche

Scoperte due stelle dalle misteriose e inspiegabili caratteristiche

I due nuovi oggetti recentemente individuati nello spazio stanno emettendo impulsi radio regolari: un fenomeno che gli astronomi non hanno mai osservato prima.

DI LIZ KRUESI

Gli scienziati si stanno interrogando su due stelle con caratteristiche misteriose recentemente scoperte. Questi oggetti assomigliano a stelle di neutroni (i nuclei stellari estremamente densi lasciati dall’esplosione di stelle massicce in supernove) ma hanno altre caratteristiche che gli astronomi non riescono a spiegarsi. Potrebbero addirittura rappresentare un nuovo tipo di oggetto stellare, qualcosa di mai osservato prima.

Le due stelle, una delle quali è stata annunciata questo mese sulla rivista Nature, emettono lunghi impulsi di onde radio ogni 20 minuti circa. Ciò significa che ruotano molto più lentamente di qualsiasi altra stella di neutroni nota e presentano anche altre strane particolarità.

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“Siamo ancora tutti molto stupiti, incuriositi e sconcertati”, afferma l’astronoma Natasha Hurley-Walker della Curtin University di Bentley, in Australia occidentale, che ha guidato la scoperta di entrambe le sorprendenti sorgenti stellari.

Il mistero è iniziato nel 2021, quando Hurley-Walker e i suoi colleghi hanno scoperto un impulso radio a lenta ripetizione tra i dati di archivio del 2018. Quell’impulso era rimasto attivo per tre mesi, ma quando è stato ritrovato, racconta Hurley-Walker, la sua attività si era esaurita ed era diventato invisibile.

In un articolo di gennaio 2022 che annunciava la scoperta, gli scienziati hanno ipotizzato che l’oggetto potesse essere una stella di neutroni ad elevata potenza magnetica, chiamata magnetar.


https://www.nationalgeographic.it/scoperte-due-stelle-dalle-misteriose-e-inspiegabili-caratteristiche

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Che cos' e' davvero il multiverso?

 

Che cos’è davvero il multiverso?

Gli scienziati riescono a guardare solo fino a un certo punto quali sono i confini dell’universo. Sapremo mai se c’è qualcosa oltre?

Che cos’è un multiverso?
Multiverso è il termine che gli scienziati usano per descrivere l’idea che, al di là dell’universo osservabile, possano esistere anche altri universi. I multiversi sono inclusi in varie teorie scientifiche che descrivono diversi scenari possibili: dalle regioni dello spazio in piani diversi rispetto al nostro universo, fino a distinti universi a bolla che emergono continuamente.

Tutte queste teorie hanno un’unica cosa in comune: suggeriscono che il tempo e lo spazio che possiamo osservare non sono l’unica realtà possibile.!!!!!!!!!!!!!!!

Perché gli scienziati pensano che possano esistere più universi?

“L’esistenza di un solo universo non basta a spiegare tutte le caratteristiche di quello in cui viviamo”, spiega il giornalista scientifico Tom Siegfried il cui libro, intitolato The Number of the Heavens, indaga su come si è evoluto nel corso dei millenni il concetto di multiverso.

“Perché le costanti fondamentali della natura sono quelle che sono?”, si chiede Siegfried. “Perché nel nostro universo c’è abbastanza tempo per creare stelle e pianeti? Perché le stelle splendono in quel modo, proprio con la giusta quantità di energia? Tutte queste sono domande a cui non sappiamo rispondere con le nostre teorie fisiche”.

Siegfried afferma che esistono due possibili spiegazioni: o servono teorie nuove e migliori per spiegare le caratteristiche del nostro universo, oppure è possibile che “siamo solo uno di molti universi differenti e viviamo in quello più piacevole e comodo”.

Quali sono le teorie più diffuse sul multiverso?
L’idea forse più accettata nell’ambiente scientifico è quella conosciuta con il nome di*inflazione cosmologica, ovvero l’idea che nei momenti immediatamente successivi al big bang l’universo si sia espanso rapidamente ed esponenzialmente. L’inflazione cosmica spiega molte delle proprietà osservate dell’universo, come la sua struttura e la distribuzione delle galassie.

“Questa teoria inizialmente sembrava fantascienza, anche se molto fantasiosa”, spiega Linde, uno degli ideatori della teoria dell’inflazione cosmica. “Ma spiegava così tante caratteristiche interessanti del nostro mondo che si è cominciato a considerarla seriamente”.

La teoria prevede tra l’altro che l’inflazione possa ripetersi nel tempo, magari anche all’infinito, creando una costellazione di universi a bolle. Non tutte quelle bolle hanno le stesse caratteristiche della nostra, potrebbero infatti esistere spazi in cui le leggi della fisica funzionano diversamente. Alcune potrebbero essere simili al nostro universo, ma tutte esistono al di là di ciò che possiamo osservare direttamente.

Ci sono altre teorie?
Un altro tipo interessante di multiverso è la cosiddetta interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica, una teoria che descrive il comportamento della materia dal punto di vista matematico. Proposta dal fisico Hugh Everett nel 1957, l’interpretazione a molti mondi prevede la presenza di linee temporali ramificate, o realtà alternative in cui le nostre decisioni si sviluppano in modo diverso, talvolta producendo risultati estremamente diversi.

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“Hugh Everett afferma che di fatto esistono infinite Terre parallele, e quando compi un esperimento e ottieni delle probabilità, quella è la dimostrazione che stai vivendo sulla Terra dove quello è il risultato dell’esperimento”, spiega il fisico James Kakalios dell’Università del Minnesota, che ha scritto a proposito della fisica (o meno) di supereroi, “ma sulle altre Terre il risultato è diverso”.

Secondo questa interpretazione, varie versioni di un individuo starebbero vivendo le molte vite possibili che quello stesso individuo avrebbe potuto vivere se avesse preso decisioni diverse. Tuttavia, l’unica realtà che può percepire è quella in cui vive.

Quindi, dove esistono tutte le altre “Terre”?
Sono tutte sovrapposte in dimensioni a cui non possiamo accedere. Max Tegmark del MIT (Massachusetts Institute of Technology) definisce questa teoria Multiverso di livello III, in cui molteplici scenari si realizzano in realtà ramificate.

“Nell’interpretazione a molti mondi la bomba atomica esiste, solo che non sai esattamente quando scoppierà”, spiega Linde. E forse, in alcune di quelle realtà, non scoppierà affatto.

Al contrario, i molteplici universi previsti da alcune delle teorie dell’inflazione cosmica sono quelli che Tegmark chiama Multiverso di livello II, dove la fisica di base può essere diversa tra i vari universi. In un multiverso inflazionario, prosegue Linde, “non si sa neppure se, in alcune parti dell’universo, la bomba atomica sia addirittura possibile in linea di principio”.

Quindi, volendo incontrare sé stessi, cosa dovremmo fare? È* possibile viaggiare tra i multiversi?
Sfortunatamente no. Gli scienziati pensano che non sia possibile viaggiare tra gli universi, almeno non ancora.
“A meno che gran parte delle leggi della fisica ormai ampiamente consolidate non si rivelino errate, , spiega Siegfried. “Ma chi può dirlo? ”.

Esistono prove dirette dell’esistenza di questi multiversi?
Anche se alcune caratteristiche dell’universo sembrano implicare l’esistenza di un multiverso, non è stato direttamente osservato niente .

Alcuni esperti sostengono che potrebbe essere un’eccezionale coincidenza cosmica che il big bang abbia originato un universo perfettamente equilibrato, ideale proprio per la nostra esistenza. Altri scienziati ritengono più probabile che esistano una serie di universi fisici, e che semplicemente noi abitiamo in quello che presenta le caratteristiche più adatte per la nostra sopravvivenza.

Quella di un numero infinito di piccoli universi alternativi – o universi bolla – alcuni dei quali hanno leggi fisiche diverse o costanti diverse,

Gli scienziati dibattono sulla possibilità che il multiverso sia addirittura una teoria empiricamente dimostrabile; secondo alcuni non lo è, considerato che, per definizione, un multiverso è indipendente dal nostro universo e non è possibile accedervi. Ma forse non abbiamo ancora scoperto il test giusto.

Sapremo mai se il nostro universo è solo uno dei tanti?
Forse no. Ma i multiversi sono alcune delle previsioni di varie teorie che possono essere testate in altri modi e se quelle teorie superano tutti i test, allora magari anche la teoria del multiverso reggerà. Oppure, forse, alcune nuove scoperte aiuteranno gli scienziati a scoprire se esiste davvero qualcosa al di là del nostro universo osservabile.

“L’universo non è limitato a ciò che alcune masse di protoplasma su un piccolo pianeta sono in grado di capire o di testare”, conclude Siegfried. “Possiamo dire che una teoria non è verificabile e quindi non può essere vera, ma ciò significa solo che non sappiamo come verificarla. E forse un giorno scopriremo come fareMa l’universo può fare tutto ciò che vuole”.

https://www.nationalgeographic.it/che-cos-e-davvero-il-multiverso

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La vita eterna degli alberi

La “vita eterna” degli alberi

Una nuova ricerca internazionale rivela i segreti della longevità nelle*specie arboree.
Una nuova ricerca internazionale, pubblicata su Nature Communications, dimostra per la prima volta il carattere universale della relazione inversa fra velocità di accrescimento e longevità negli alberi. Gli alberi a rapida crescita hanno minori aspettative di vita e i nuovi risultati dimostrano che questa legge è all’opera in specie evolutivamente distanti (dalle conifere alle piante a fiore) nei diversi climi del Pianeta (dalle fredde foreste della taiga fino a quelle tropicali).

Mappando un maestoso faggio alto 40 m nella Riserva Statale di Foresta Umbra nel Parco Nazionale del Gargano

Geografia della longevità delle specie arboree
Per raggiungere questo risultato è stato necessario costruire una banca dati unica caratterizzata da oltre 200mila serie di crescita ottenute da 110 specie arboree: il risultato di uno sforzo internazionale che ha unito gruppi di ricerca europei, nord e sud americani, coordinati da Roel Brienen della School of Geography dell’Università di Leeds (UK).
Allo studio hanno partecipato per l’Italia i ricercatori del Laboratorio di Dendroecologia dell’Università della Tuscia Alfredo Di Filippo, Michele Baliva e Gianluca Piovesan che hanno contribuito con i dati di molti anni di ricerche di campo dedicate alla scoperta di alcune fra le più integre foreste vetuste d’Europa e allo studio dei segreti della longevità degli alberi.

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“Questo studio spinge in avanti le conoscenze sulla fenomenologia della longevità nelle specie arboree, finora concentrate soprattutto sulle specie di foreste boreali o temperate – dichiara Alfredo Di Filippo - In un precedente lavoro sugli alberi temperati decidui dell’Emisfero Nord avevamo già descritto come i fattori che riducono la crescita promuovono la longevità negli alberi.

Dal Giappone agli Stati Uniti, le specie mesofile (come faggio o aceri) avevano mostrato una diminuzione di 30 anni dell’età massima per ogni aumento di 1°C della temperatura del sito. Come conferma lo studio, le riduzioni di longevità non sono il risultato diretto della temperatura, ma dell’effetto indiretto esercitato dal clima locale sulla produttività arborea”.

In realtà la legge che lega crescita e longevità è da lungo conosciuta in*dendrocronologia.
“Gli alberi, come tutti gli organismi viventi, tendono a massimizzare la fitness, ossia il patrimonio genetico trasmesso alle generazioni successive. Ogni specie lignificante, in base al programma scritto nel patrimonio genetico e in relazione a un determinato ambiente, investe i fotosintetati in modo diverso tra crescita (per vincere la competizione), riproduzione (per lasciare alle generazioni future il compito di perpetuare la specie) e processi metabolici per la sopravvivenza (accumulo di riserve, deposizione nel legno di composti antisettici, massa volumica) – continua Gianluca Piovesan - Ciò che rende però gli alberi di estremo interesse è l’assenza di un invecchiamento programmato nel cambio, quell’insieme di cellule meristematiche che rigenerano i tessuti di conduzione.

In teoria, quindi, gli alberi sono immortali e si possono accrescere per anni e secoli praticamente all’infinito.
Allora perché un albero muore? Il perché di questa relazione inversa tra crescita e longevità, valida sia a livello interspecifico sia a quello intraspecifico, non è del tutto chiaro. Sembra infatti che una determinata specie di albero, raggiunta una dimensione limite (massima per le condizioni ecologiche locali) divenga più suscettibile ai disturbi abiotici (vento, siccità, fulmini) e/o biotici (attacco di insetti) che ne determinano la morte”.
DA CARLO ANDRIANI
www.nationalgeographic.it

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Fotosintesi clorofilliana e la fisica quantistica

Fotosintesi clorofilliana e la fisica quantistica

La fisica quantistica si occupa della descrizione del comportamento della materia, con
particolare riguardo alle scale subatomiche, e poiché la materia è pressoché ovunque
nell’Universo – ma soprattutto negli esseri viventi – c’era da aspettarsi che prima o poi
venissero alla luce gli aspetti derivanti dalle leggi quantistiche sulla biologia umana, animale e
vegetale. Le cellule sono costituite da atomi e, a un livello base, tutti gli atomi obbediscono alle
leggi della meccanica quantistica.
Da un certo punto di vista, il processo di fotosintesi appare piuttosto semplice: le piante, le
alghe verdi e alcuni tipi di batteri ricevono la luce solare e l’anidride carbonica e li
trasformano in energia. Ciò che però disorienta e lascia perplessi i biologi è la velocità
dell’intero processo. Un fotone (una particella di luce) dopo un viaggio di miliardi di
chilometri nello spazio, si scontra con un elettrone della foglia dell’albero; questo elettrone,
colpito dall’energia del fotone, inizia a rimbalzare come una pallina di flipper facendosi strada
attraverso una piccola parte delle cellule della foglia e rilascia la sua energia eccedente a una
molecola che può così agire come carburante chimico per alimentare la pianta. La fisica
classica suggerirebbe che l’elettrone eccitato impiegasse un certo tempo (finito) per
trasportare la sua energia al meccanismo fotosintetico della cellula, prima di emergere
dall’altro lato. In realtà, l’elettrone compie il suo percorso “troppo” velocemente.
Inoltre, l’elettrone perde pochissima energia in tutto il processo. La fisica classica
prevederebbe un certo spreco di energia durante la fase di multipli rimbalzi della particella
nel “flipper molecare”. Il processo, invece, è troppo rapido, lineare ed efficiente.
Gregory Scholes dell’Università di Toronto, nei suoi esperimenti sulle alghe attraverso laser
monocromatici (vedi qui la sua pubblicazione ) è riuscito a verificare il fenomeno di coerenza
quantistica e di sovrapposizione degli stati durante il processo di fotosintesi. Molecole vicine
partecipano a uno stato oscillatorio coerente, e quindi “entangled” dal punto di vista
quantistico. La particella non deve percorrere una traiettoria per volta, ma trovandosi in una
sovrapposizione di stati può percorrerle tutte simultaneamente. Ciò spiega la rapidità e
l’efficienza del processo in quanto l’eccitazione riguarda da subito due o più molecole, che dal
punto di vista quantistico rappresentano un sistema unico, anche se fisicamente separate.
Il fotone catturato da una molecola di clorofilla viene trasportato al centro reattivo dove poi
viene trasformato in energia chimica. Nel tragitto non segue una strada sola; segue più strade
nello stesso momento per arrivare al centro reattivo nel modo più efficiente, senza
disperdersi come calore. Coerenza quantistica all’interno di una cellula. Un’idea straordinaria,
provata dalla continua pubblicazione di nuovi studi che confermano la sua veridicità.
“Questi organismi hanno sviluppato strategie quantomeccaniche per ottenere un vantaggio
evolutivo?” ha dichiarato Scholes “In un certo senso è come se le alghe sapessero qualcosa di
meccanica quantistica due miliardi di anni prima dell’uomo”.

 

2 – Migrazione degli uccelli o “Robin_entanglement

Il pettirosso europeo migra dalla Scandinavia al Mediterraneo, ogni autunno, e come molti
altri insetti e animali marini si orienta rispetto al campo magnetico terrestre. Il campo
magnetico terrestre è molto, molto debole, cento volte più debole di una calamita da frigo,
eppure riesce a influenzare la chimica degli organismi viventi. Su questo non c’è dubbio: negli
anni Settanta due ornitologi tedeschi, Wolgang e Roswitha Wiltschko, confermarono che il
pettirosso si orienta perché il campo magnetico terrestre gli dà indicazioni sulla direzione,
come una bussola incorporata. Già nel 2009, uno studio dell’Università di Irvine, California ,
aveva scoperto che la bussola magnetica biologica degli uccelli si basava su una proteina con
una particolare sensibilità direzionale: il crittocromo, contenuto nella retina. Tuttavia solo nel
2011 l’Università di Oxford ha messo a punto uno studio dettagliato che ha rilevato fenomeni
quantistici di entanglement nelle molecole ottiche del pettirosso europeo.
Una descrizione semplificata del fenomeno è la seguente: il critocromo viene colpito da un
fotone di luce; quindi, gli elettroni della molecola si eccitano e vengono liberati, mantenendo
uno stato di entanglement, per poi riunirsi in una nuova molecola che li accetta. Nel tragitto,
gli spin degli elettroni sono influenzati dal magnetismo terrestre perciò quando si riaggregano
alla molecola, trasportano con sé l’informazione del campo, restituendo il fotone che li aveva
eccitati in precedenza e colpendo il nervo ottico. A questo punto il nervo ottico dispone di una
sorta di “visione” del campo magnetico terrestre, necessario per la navigazione e
l’orientamento.

 

3 – La migrazione delle Farfalle Monarca.
Lo stesso meccanismo appena descritto è stato rilevato anche nella migrazione delle Farfalle
Monarca che trascorrono l’estate nel Canada meridionale e migrano verso il Messico durante
l’inverno. Gli insetti sono privi di un cervello, ma per le Monarca il crittocromo è stato rilevato
nelle antenne e svolge esattamente la stessa funzione di rilevazione del campo magnetico già
vista per il pettirosso europeo.

RICCARDO SIMONI

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L'ISAC TEST

L’ISAC Test

ISAC TEST AUXOLOGICO: A COSA SERVE?

ISAC (acronimo di Immuno Solid-phase Allergen Chip) è un esame del sangue basato sulle nanotecnologie in grado di identificare fino a 112 allergeni a cui una persona può risultare allergica. Il test è facile, sicuro e affidabile e si effettua in un'unica volta. con un semplice prelievo del sangue

permette l'identificazione dei componenti individuali che scatenano l'allergia, evitando il contatto diretto fra le sostanze esaminate, come accade normalmente con un classico test cutaneo che attualmente viene effettuato con estratti solo parzialmente purificati, eliminando cosi i rischi per il paziente. che puo' avere con le altre tecniche come il Prick test o il patch test

Il referto offre un commento personalizzato in base agli esiti ottenuti permettendo una facile ed esaustiva interpretazione dei risultati.

QUALI SONO I VANTAGGI?
Consente un'analisi di 112 componenti allergeniche derivanti da 51 fonti allergeniche in un unico dosaggio;
sono sufficienti 30 μl di siero del paziente per testare tutte le 112 componenti allergeniche;
molto indicato in pediatria in quanto richiede un piccolissimo quantitativo di sangue (solo 30 μl di siero);
non è soggetto a stagionalità;
è effettuabile a ogni età;
non è influenzato da terapie farmacologiche in corso che quindi non devono essere sospese;

permette di confermare o escludere le principali allergie respiratorie o alimentari;
elevata affidabilità grazie alle analisi ripetute intrinseche e ai controlli di qualità;

è un prodotto Certificato secondo le Normative Europee (EU directive 98/79/EC).

Inoltre i risultati vengono presentati in un report riassuntivo e commentato di facile consultazione con una chiara e immediata visione del profilo delle sensibilizzazioni e cross reattività per una decisione diagnostica immediata.

https://www.auxologico.it/isac-test#:~:text=Il%20test%20%C3%A8%20disponibile%20privatamente,i%20Punti%20Prelievo%20di%20Auxologico.

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