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Categoria: "Notizie scottanti"

DNA DEGLI ITALIANI : TRA I PIU' RICCHI DI VARIANTI GENETICHE AL MONDO

Un popolo di santi, poeti e navigatori, certo, ma anche uno dei più ricchi ed eterogenei dal punto di vista del patrimonio genetico, modellato dagli incontri con altre genti e dalle diverse condizioni ambientali esistenti lungo la penisola.

Una storia, quella dei geni degli italiani, che è tanto variegata quanto quella della terra che abitano, arricchita dalle migrazioni e segnata dalla geografia. A sancirlo è uno studio -da poco pubblicato su "Scientific Reports", rivista satellite di Nature- coordinato dal gruppo di Antropologia Molecolare e Adattamento Umano del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali (Bigea) dell’Università di Bologna.

Analizzando il Dna di circa 800 individui originari di venti province d’Italia e descrivendo i pattern di variabilità di più di 500.000 varianti genetiche distribuite lungo il loro genoma, i ricercatori sono riusciti a individuare le tracce della complessa storia demografica e di adattamento all'ambiente degli italiani. "Lo studio -spiega Marco Sazzini, ricercatore del Bigea- ha evidenziato l’elevata eterogeneità del patrimonio genetico delle popolazioni distribuite lungo la penisola.

Inoltre, sebbene i profili genetici osservati varino progressivamente seguendo un gradiente nord-sud, è stato possibile individuare gruppi omogenei di province riconducibili rispettivamente alla Sardegna, all'Italia settentrionale e a quella meridionale, al cui interno gli abitanti sono molto simili tra di loro dal punto di vista genetico ma si differenziano rispetto a quelli degli altri gruppi". Questa distribuzione geografica di variabilità genetica è legata, almeno in parte, alla complessa rete di migrazioni che sin dalla prima colonizzazione del continente ha visto l’Italia fra i punti nevralgici delle rotte migratorie dei popoli europei.

In particolare, i risultati della ricerca suggeriscono che le popolazioni dell’Italia settentrionale hanno scambiato i propri geni con gruppi arrivati dall’Europa centro-orientale fino alla fine dell’Età del Bronzo e all'inizio dell’espansione dell’Impero Romano.

Gli abitanti dell’Italia centrale e dell’Italia meridionale, invece, avrebbero ereditato anche componenti genetiche tipiche di Medio Oriente e Nord Africa.

Un considerevole flusso migratorio da queste regioni del Mediterraneo, infatti, si sarebbe mantenuto in Italia centrale fino alle espansioni e contrazioni dell’Impero Bizantino, mentre più recente sarebbe stato l’influsso nordafricano riconducibile all'occupazione araba della Sicilia.

La storia genetica degli italiani, però, non è stata influenzata solamente dalle migrazioni.

Il gruppo di ricerca dell’Alma Mater, infatti, ha anche indagato i meccanismi evolutivi e di adattamento all'ambiente delle popolazioni d’Italia, scoprendo che tali processi potrebbero aver contribuito a una loro diversa suscettibilità a determinate malattie. L’evoluzione delle popolazioni dell’Italia settentrionale, ad esempio, è stata plasmata da pressioni ambientali simili a quelle sperimentate dai gruppi dell’Europa centro-settentrionale: in particolare un clima caratterizzato da inverni freddi ha portato all'adozione di una dieta con un elevato contenuto calorico e di grassi.

La selezione naturale ha favorito così in queste popolazioni la diffusione di varianti genetiche in grado di modulare il metabolismo dei lipidi (soprattutto dei trigliceridi e del colesterolo) e la sensibilità delle cellule all'insulina, riducendo così il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete.

Al contrario, la mancanza di tali pressioni ambientali e il notevole contributo genetico ricevuto da altre popolazioni mediterranee hanno fatto sì che gli abitanti dell’Italia centro-meridionale mantenessero elevate frequenze delle varianti genetiche responsabili di una maggiore suscettibilità a queste malattie.

"Queste varianti -aggiunge Sazzini- sarebbero risultate deleterie solo di recente, presumibilmente a partire dalla metà del secolo scorso, quando la dieta e lo stile di vita di queste popolazioni hanno iniziato a cambiare notevolmente". Oltre al clima e alla dieta c’è poi un altro fattore che ha indirizzato gli adattamenti genetici degli italiani, soprattutto in Sardegna e nell'Italia centro-meridionale: le malattie infettive.

In Sardegna, ad esempio, la malaria sembra aver rappresentato una delle principali pressioni ambientali, mentre nell'Italia del Sud la selezione naturale ha potenziato le risposte infiammatorie contro i batteri responsabili di tubercolosi e lebbra.

Questa aumentata protezione nei confronti di tali infezioni potrebbe però rappresentare una delle cause evolutive alla base di una maggiore suscettibilità a patologie infiammatorie dell’intestino quali ad esempio il morbo di Crohn. Utilizzando un approccio di medicina evolutiva, lo studio è così riuscito a descrivere, per la prima volta, processi di “maladattamento” che espongono maggiormente alcune popolazioni italiane ai rischi connessi alle nuove sfide imposte al loro metabolismo e al loro sistema immunitario da recenti cambiamenti negli stili di vita e nella dieta.

La ricerca, condotta presso il Laboratorio di Antropologia Molecolare e il Centro di Biologia Genomica dell’Università di Bologna, ha visto impegnati numerosi ricercatori del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali fra cui Marco Sazzini, Guido Alberto Gnecchi Ruscone, Cristina Giuliani, Davide Pettener e Donata Luiselli, in collaborazione con Paolo Garagnani e Claudio Franceschi del Dipartimento di Medicina Specialistica Diagnostica e Sperimentale e Carlo Salvarani dell'Irccs Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Ricerca: lo studio, Dna italiani tra i più ricchi di varianti genetiche del mondo.

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MEDICINA: OCCHIO A TATTOO E TRATTAMENTI ESTETICI, EPATITE C INSIDIA FERTILITA

Occhio a filler, laser, piercing e tattoo.

Tatuaggi e trattamenti estetici eseguiti in ambienti non adeguatamente sterilizzati sono la causa principale di contagio da virus dell'Hcv nelle giovani donne.

E proprio l'epatite C raddoppia il rischio di aborto, dimezza la fertilità e accelera la menopausa.

E' quanto emerge da uno studio condotto all'Università di Modena e Reggio-Emilia, che mette in luce un dato nuovo e preoccupante, perché fino a qualche anno fa la maggior parte dei casi di epatite si verificava dopo i 50 anni, mentre ora mette a rischio la fertilità femminile.

Se ne parla oggi nel corso dell’evento formativo 'Special Populations', organizzato al Policlinico di Modena con il supporto incondizionato di AbbVie. "In una piccola percentuale di casi, c'è una trasmissione sessuale, ma nella stragrande maggioranza il contagio è dovuto alla mancanza di sterilizzazione e pratiche igieniche nei trattamenti estetici come il tatuaggio, il piercing, la manicure ma anche il laser o i filler - dichiara Erica Villa, direttore della Struttura Complessa di Gastroenterologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena nonché presidente dell'associazione Women in Hepatology - Il risultato è che le donne in età fertile che hanno contratto l’epatite C rappresentano oggi circa il 15-20% della popolazione con questa malattia". Solo in Emilia-Romagna si stima che le persone con epatite C siano tra le 100.000 e le 130.000 e che di queste solo 30.000-40.000 sappiano di esserlo.

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"In presenza di epatite C, lo studio condotto all'Università di Modena e Reggio-Emilia ha evidenziato che il rischio di perdere il bambino durante la gravidanza quasi raddoppia, passando dal 20-25% al 42%, mentre si dimezza la fertilità e aumenta il rischio di menopausa precoce - prosegue Villa - L'insorgenza della menopausa determina poi un'accelerazione della progressione della fibrosi epatica, che nel giro di pochi anni può portare alla cirrosi, insieme a una veloce e irreversibile resistenza alla terapia". "Negli ultimi anni sono stati fatti progressi eccezionali in tema di epatite C e le prospettive di cura sono sempre migliori, anche per le popolazioni di pazienti considerate 'difficili' - conclude Erica Villa - Ad esempio le terapie antivirali, nelle donne in età fertile, non solo guarirebbero il fegato, ma garantirebbero alla donna maggiori chance di avere un figlio ed eviterebbero anche un peggioramento brusco della malattia con l’arrivo della menopausa.

Purtroppo le donne in età fertile senza fibrosi grave al momento non hanno accesso gratuito ai nuovi farmaci, nonostante che una quota importante del costo per paziente potrebbe essere bilanciata con la riduzione dei costi diretti e indiretti causati da una maggiore efficacia delle cure".

Ora i ricercatori dell'Università di Modena e Reggio-Emilia stanno verificando se con il trattamento antivirale è possibile diminuire il rischio di abortività e rallentare la menopausa precoce.

http://www.lasaluteinpillole.it/salute.asp?id=32571

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Sclerosi multipla e Alzheimer una svolta da due ricerche del dott. zamboni

Cade un tabù della Medicina, sulla presenza di una rete linfatica nel cervello. Una novità che potrebbe modificare l’approccio ad alcune patologie, come la sclerosi multipla e il morbo di Alzheimer. A scriverlo sulla rivista Veins and Lymphatics, analizzando due studi di recentissima pubblicazione - uno dell'Università della Virginia, Usa, pubblicato su Nature e l'altro dell’Università di Helsinki e del Research Institute Wihuri, pubblicato su 'The Journal of Experimental Medicine' è il prof. Paolo Zamboni, responsabile del Centro di Malattie Vascolari di Unife.

L'esperimento descritto sull’ultimo numero di Nature è stato eseguito da Antoine Louveau, Jonathan Knips e un team dell'Università della Virginia, e rappresenta «uno studio di svolta per chi è interessato ai vasi linfatici» scrive Zamboni, il quale sottolinea come pochi giorni dopo un gruppo di studiosi di Helsinki abbia «confermato con altri esperimenti l'esistenza di una rete linfatica cerebrale connessa con i linfonodi profondi del collo».

Dopo aver ricordato che l'articolo di Nature non rappresenta in realtà una scoperta rivoluzionaria, ma piuttosto «una descrizione sistematica e aggiornata delle connessioni e delle funzioni del sistema linfatico cerebrale», Zamboni afferma che «tuttavia, questo articolo permette di superare definitivamente il concetto secondo cui vi è una mancanza di drenaggio linfatico del cervello». Il gruppo dell'Università della Virginia ha trovato il sistema linfatico nella parete delle vene durali (sono le principali vene intracraniche all'interno delle meningi che poi convogliano il sangue nella vena giugulare) «e questo testimonia il dialogo funzionale e anatomico tra i due sistemi - prosegue Zamboni - Inoltre è stato dimostrato con immagini eccellenti che l'interconnessione dei collettori linfatici non esiste solo con le vene, ma anche con il liquido cerebrospinale, con i linfonodi profondi del collo e pure con le vene giugulari interne». Le potenziali implicazioni della scoperta? «La principale conseguenza - afferma Zamboni - è che il dogma del privilegio immunitario del cervello (cioè l’isolamento immunitario del cervello rispetto al resto del corpo, ndr) come ammesso dagli stessi autori, crolla. Abbiamo tutti studiato che il cervello è segregato dal punto di vista immunitario. La dimostrazione di vasi linfatici del sistema nervoso centrale richiede una rivalutazione urgente dell'assunto di base nella neuroimmunologia». Il nuovo concetto, secondo Nature, apre la strada a riconsiderare - scrive Zamboni - l'eziologia autoimmune di un certo numero di malattie neuroinfiammatorie e neurodegenerative, comprese la sclerosi multipla e la malattia di Alzheimer».

http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2015/07/01/news/su-sclerosi-e-alzheimer-una-svolta-da-due-ricerche-1.11706247

 

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Paolo Zamboni, chirurgo vascolare di Ferrara, ha scoperto che la Sclerosi Multipla è dovuta anche ad un accumulo di ferro nel cervello indotto dal restringimento anomalo delle vene.
Attraverso un operazione chirurgica le vene sono riaperte e in alcuni casi scompare completamente la malattia

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La cosa sorprendente è che è stato ostracizzato dai suoi colleghi e non ha ricevuto alcun finanziamento o supporto. Come mai? Perché il trattamento farmacologico della Sclerosi Multipla richiede i farmaci tra i più costosi al mondo e non c’è alcun interesse a soppiantare l’attuale terapia.

Il Prof. Paolo Zamboni cominciò ad interessarsi alla Sclerosi Multipla dopo che sua moglie negli anni ’90 ne fu colpita e da quel momento iniziò una grande ricerca che lo portò a riconoscere che le cose non stavano proprio come la medicina ufficiale insegnava. Scoprì infatti che solo i malati di sclerosi multipla hanno un accumulo di ferro nei vasi sanguigni cerebrali che causa necrosi, infiammazione, disturbi immunitari e cominciò ad indagarne la causa. Analizzando il circolo venoso dei pazienti vide che tutti avevano un restringimento importante (60-80%) delle vene del collo (insufficienza venosa cronica cerebrospinale chiamata CCSVI) che crea un ristagno venoso nel cervello. Attraverso un’angioplastica simile a quella che si fa per riaprire le coronarie ostruite risolve le condizioni dei pazienti eliminando gli ostacoli al deflusso del sangue “sporco” dal cervello.

«Mi colpì il fatto che tutti, pur non conoscendo le cause della sclerosi multipla, la studiassero su un modello animale basato sull’ipotesi arbitraria che fosse di origine autoimmune (l’encefalopatia autoimmune sperimentale, ndr): non mi pareva un buon metodo per comprendere davvero la malattia.Studiai ciò che era stato rilevato dell’anatomia del cervello dei malati: in molti casi, fin dai tempi di Jean-Martin Charcot, il neurologo che per primo descrisse la sclerosi multipla, si segnalava che le placche si trovassero sempre al centro di vene cerebrali. Alla fine degli anni Ottanta alcuni ricercatori avevano individuato chiari segni di patologie croniche delle vene cerebrali dei malati di sclerosi multipla; io stesso, osservando vetrini di autopsie, ne trovavo.
Il 29 settembre del 2002 lei eseguì per la prima volta un ecodoppler (ecografia del circolo sanguigno, ndr) delle vene extracraniche in un malato con sclerosi multipla…
Vidi che il circolo era difficoltoso e il sangue non scorreva bene. Dalla letteratura scientifica mi resi conto che si conosceva pochissimo della circolazione venosa nelle persone sane, quasi nulla di quella nei malati.

Nella primavera del 2009, viene pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry il primo lavoro sulla correlazione fra CCSVI e sclerosi multipla in 65 pazienti; a fine 2009, i primi dati dopo aver “liberato” le vene di quei malati con l’angioplastica percutanea transluminale (o PTA).
Come ho segnalato fin dal primo studio, anche dopo la PTA esiste circa il 50 per cento di probabilità di recidive, in alcuni casi non è l’intervento appropriato, e pochi pazienti, circa uno su quattro secondo le osservazioni pubblicate da Fabrizio Salvi, continuano a stare bene a lungo»

Prof. Paolo Zamboni, estratto da un’intervista al Corriere
Sul sito della Fondazione Veronesi in un articolo del 2013 leggiamo che lo scetticismo della classe medica è dovuto al fatto che si stanno aspettando i risultati di uno studio iniziato nel 2012 i cui risultati non sono ancora stati resi noti. E’ incredibile come una terapia che potrebbe essere risolutiva per milioni di persone possa essere fatta attendere tutto questo tempo.
Sebbene i media e il mondo scientifico vogliano far apparire questa terapia come non attendibile, sono tantissimi i casi di guarigione avvenuti grazie almetodo Zamboni chiamato anche Brave Dreams (tradotto “Sogni Coraggiosi” in un società dove devi essere davvero coraggioso per andare contro il sistema).
A sei mesi dall’operazione mi ritengo guarita dalla sclerosi multipla
Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, al settimanaleGente
Nicoletta Mantovani, che oggi ha 47 anni, aveva mostrato i primi sintomi della malattia a 18 anni, malattia che è progredita per 25 anni rendendo la sua vita un inferno. Poi la conoscenza del professor Zamboni e la fiducia cieca, a quanto pare ripagata, nella terapia. Eppure, nonostante quella di Nicoletta Mantovani non sia l’unico casi di “redenzione” dalla sclerosi multipla, il metodo Zamboni deve lottare ancora contro diversi detrattori. Nicoletta è presidente onorario dell’Associazione Ccsvi nella sclerosi multipla onlus per raccogliere fondi per finanziare il metodo Zamboni.
Il metodo Zamboni ha avuto così tanto eco in tutto il mondo che il professore ferrarese riceve chiamate e pazienti in continuazione provenienti da Russia, America, Libano, Croazia, ecc. In Canada, dove il problema della sclerosi multipla è molto sentito, hanno fatto anche un servizio televisivo (sottotitolato in italiano) dove hanno mostrato anche il caso di una persona completamente guarita.

In Canada oggi l’intervento in angioplastica, praticato da Zamboni, per disostruire le vene del collo è ormai all’ordine del giorno.
Sulla rivista Scienza e Conoscenza è stato dedicato un articolo a questa cura e viene riportata la storia di Teresa, malata da quando aveva 19 anni, è guarita in mezz’ora di ambulatorio grazie al dott. Tommaso Lupattelli al Gvm di Ostia, dove esegue il metodo-Zamboni.
L’IMPORTANZA DELL’ALIMENTAZIONE PER EVITARE RECIDIVE

Come abbiamo visto c’è anche il rischio importante di recidive. Infatti come sempre affermiamo qui su Dionidream, l’alimentazione e lo stile di vita sono fondamentali per l’insorgere di ogni malattia e quindi se vogliamo mantenere la salute dobbiamo introdurre salute nella nostra bocca. Abbiamo visto di recente come una dieta che mima gli effetti del digiuno crea degli enormi benefici nei pazienti affetti da sclerosi multipla e anche come l’integrazione vitamina D possa essere risolutiva in alcuni casi. Ho riportato pure la storia di una dottoressa guarita grazie ad una dieta sana.
Con la recente scoperta che il sistema linfatico e il sistema immunitario arrivano fino al cervello tutti i libri di neurologia sono da riscrivere e diventa enorme il ruolo dell’alimentazione per le patologie del sistema nervoso. Infatti se la nostra alimentazione è errata (quasi tutti pensano di avere una dieta sana ma in realtà ingurgitano zucchero, pane, pasta, cracker, latticini, cibi pieni di bassa qualità e poveri di minerali e vitamine) si producono molte scariche acide, l’intestino si infiamma con la conseguente permeabilità intestinale e queste tossine entrano nel sistema linfatico e sanguigno arrivando fino al cervello e creando enormi danni.
Per contattare il prof. Zamboni puoi trovare il recapito telefonico a questo link dell’ospedale Sant’Anna di Ferrara. Esistono anche dei medici in tutta Italia formati direttamente dal prof. Zamboni che praticano la sua terapia.

http://terrarealtime.blogspot.it/2016/09/medico-italiano-ha-scoperto-la-cura-per.html?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed:+TerraRealTime+(TERRA+REAL+TIME)

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Come assorbire l'energia eterica del cibo

Come assorbire l’energia eterica del cibo – Omraam Mikhaël Aïvanhov

Il maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov, esoterista bulgaro ed esperto di conoscenze iniziatiche spiega l’importanza della masticazione, della respirazione e del nostro intento mentre mangiamo

Il mondo intero pone il problema del cibo al primo posto; tutti cercano come prima cosa di regolare tale questione, lavorano e addirittura si battono per questo. Tuttavia, l’atteggiamento nei confronti del cibo ancora non è che un impulso, una tendenza istintiva che non è entrata nel campo della coscienza illuminata. Solo la Scienza iniziatica ci insegna che il cibo, il quale viene preparato nei laboratori divini con una saggezza inesprimibile, contiene elementi magici capaci di conservare o ristabilire la salute, non solo fisica ma anche psichica. Per questo è necessario sapere in quali condizioni e con quali mezzi tali elementi possano essere captati, e sapere inoltre che il mezzo più efficace per farlo è il pensiero. Sì, perché il pensiero dell’uomo è in grado di estrarre dal cibo particelle sottili, luminose, che entrano nella costruzione del suo intero essere, ed è così che a poco a poco l’uomo si trasforma.

Quando la comprenderete, la nutrizione diverrà per voi fonte di benefìci e di prodigi, perché al di là del semplice fatto di alimentarsi per mantenersi in vita, ad essa si aggiungeranno altri significati, altre conoscenze, altri lavori da eseguire, altri scopi da raggiungere. In apparenza mangerete come tutti e tutti mangeranno come voi, ma in realtà ci sarà un’enorme differenza, enorme quanto quella esistente fra la terra e il Cielo.


Il cibo deve essere masticato il più a lungo possibile, fino a che sparisce dalla bocca senza bisogno di ingoiarlo. È nella bocca che avvengono i processi più sottili, poiché essa assorbe gli elementi eterici, mentre gli elementi più grossolani scendono nello stomaco, (…) ciò dimostra che la bocca ha assorbito gli elementi eterici, i quali nutrono il sistema nervoso. La masticazione però riguarda il corpo fisico.

Per il corpo eterico, bisogna aggiungere la respirazione. Mentre si mangia, ci si deve interrompere ogni tanto e respirare profondamente, per permettere al corpo eterico di ricavare dal cibo le particelle più sottili.


Ma se si sta parlando o discutendo, mentre si ingoia il cibo rapidamente e meccanicamente, il ritmo del respiro è disturbato e le reazioni fisico-chimiche non avvengono normalmente. Per nutrire il corpo eterico, si deve quindi mangiare in silenzio.

(…) Il corpo astrale si nutre di sentimenti ed emozioni, che sono costituiti da una materia ancor più sottile e più elevata delle particelle eteriche. Esso può essere nutrito con sentimenti d’amore verso il cibo, pensando che questo è una ricchezza, una benedizione e che è stato preparato nei laboratori del Signore. Quando il corpo astrale non è stato nutrito, poiché si è mangiato brontolando, criticando gli altri ed arrabbiandosi, ci si comporterà in seguito con durezza, nervosismo e parzialità e, se si hanno dei problemi difficili da risolvere, la bilancia penderà sempre verso il lato negativo ed ingiusto.


Il modo in cui si mangia è il miglior mezzo per ottenere la più perfetta trasformazione di se stessi.

Per nutrire il corpo mentale ci si concentra su quegli esseri che si occupano di ogni vegetale, di ogni pianta, di ogni frutto e sul fatto che, se questi crescono e maturano ad un dato momento, ciò corrisponde a determinate influenze planetarie. In questo modo anche il corpo mentale si nutre ed estrae dal cibo elementi superiori a quelli del piano astrale. Tutto questo procura contentezza, chiarezza ed una penetrazione profonda della vita e del mondo.

Ma l’uomo possiede altri corpi ancora più sottili: il corpo causale, il corpo buddhico, il corpo atmico. Questi corpi vengono nutriti se ci si lascia invadere da un sentimento di riconoscenza verso il Creatore.

Riassumendo ecco le fasi di questa nutrizione:

– respirare (per il corpo eterico)

– mangiare il cibo con amore (per il corpo astrale)

– meditare su di esso (per il corpo mentale)

– ringraziare, per gli altri corpi ancora più sottili

Inoltre… mai mangiare a sazietà. Non vi è nulla di peggio che alzarsi da tavola completamente sazi, perché questo ci appesantisce e ci materializza. Quello che certamente non sapete è che la fame prolunga la vita, la rinforza, la migliora.
Se vi alzate da tavola con un leggero appetito, date un impulso al corpo eterico, il quale, non avendo trovato nel cibo abbastanza elementi eterici, cerca di attirare e di assorbire dall’atmosfera questi elementi che gli mancano. Se volete potete chiamare questi elementi vitamine eteriche, ormoni eterici… Il corpo eterico trova tali elementi e li assorbe, tanto che, qualche minuto dopo, non solo non avete più fame, ma vi sentite più leggeri, più vitali, più disposti a lavorare.

Se il cibo dà vita all’uomo, è perché possiede già in sé una vita che gli è stata infusa dal Creatore, ma occorre esaltarla, svegliarla, riscaldarla con le nostre benedizioni e la nostra riconoscenza.
Si mangia per ricevere la vita che Dio, o se preferite la Natura, ha posto nel nutrimento.

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Lo zucchero danneggia il cuore e aumenta il colesterolo. Gli studi nascosti per 50 anni

Ricercatori della University of California hanno scoperto gli studi nascosti per oltre 50 anni che dimostrano che è lo zucchero il vero responsabile dei problemi cardiaci (colesterolo e danni al cuore). I risultati vennero pilotati dalla Sugar Research Foundation per far accusare i grassi ed aumentare il consumo di zucchero.

Decine di scienziati, negli anni 60, furono pagati dall’industria americana dello zucchero per nascondere il collegamento tra consumo di zucchero e problemi cardiaci e spostare così l’attenzione sui grassi saturi. A rivelarlo sono una serie di nuovi documenti scoperti recentemente da un ricercatore dellaUniversity of California di San Francisco e pubblicati sul magazineJama Internal Medicine. [1]

La verità che emerge è sconvolgente: la lobby dello zucchero avrebbe pilotato per più di cinquant’anni studi sul ruolo dell’alimentazione sui problemi cardiaci. “Sono stati in grado di sviare il dibattito sullo zucchero per decenni”, ha detto al New York Times, Stanton Glantz, professore di medicina e autore del paper uscito suJama.


Nel 1954 il Presidente della Sugar Research Foundation, Henry Hass, spiegava l’opportunità strategica per l’industria dello zucchero di aumentare la quota di mercato dello zucchero stimolando i cittadini ad avere una dieta a basso contenuto di grassi. Quello che è sconcertante è che i ricercatori sono stati pagati per coprire i danni dello zucchero sulle malattie cardiache ed incolpare i grassi saturi il cui consumo è legato al livello di colesterolo. [2]

In realtà studi recenti dimostrano che i livelli di glicemia nel sangue sono un maggiore indicatore del rischio di malattie cardiache rispetto al livello di colesterolo. [3] Come abbiamo visto in articoli precedenti, il colesterolo è fondamentale per la formazione degli ormoni e viene usato per riparare i danni alle arterie prodotti dall’infiammazione indotta dallo zucchero, farine raffinati e oli di semi. [4]


Solo coloro che per motivi genetici hanno livelli di colesterolo alle stelle (un fenomeno molto raro) dovrebbero usare i farmaci, altrimenti basta lavorare sulla dieta. Le statine oggi comunemente usate per abbassare i livelli di colesterolo in realtà aumentano il rischio di malattie cardiache e danneggiano il cervello. [5] Tutti effetti collaterali che potrebbero essere evitati dirigendosi verso una dieta davvero vicina alla natura che evita questi cibi inventati.

I documenti trovati dimostrano che nel 1967 diversi ricercatori ricevettero circa 50.000 dollari ed oggi non sono più vivi. Uno dei tre esperti è D.Mark Hegsted, che nella sua lunga carriera diventò capo della divisione che si occupa di nutrizione al Dipartimento dell’Agricoltura statunitense. Il suo gruppo pubblicò le linee guida sull’alimentazione nel 1977.


Ma anche se i documenti fanno riferimento a avvenimenti accaduti quasi 50 anni fa, sono fondamentali perché il dibattito tra zuccheri e grasso è al centro delle speculazioni della comunità scientifica anche oggi. Per decenni i ricercatori hanno spinto gli americani a consumare prodotti con basso contenuto di grassi, ma ricchi di zuccheri, che hanno aumentato il numero di obesi e hanno fatto schizzare alle stelle i problemi di colesterolo e morti per disturbi cardiaci.

Basta poco zucchero ogni giorno per avere tutti questi danni che si accumulano e peggiorano nel tempo. Lo zucchero è un cibo inventato che non è mai esistito nella storia. Il nostro corpo scompone i carboidrati delle verdure e cereali per produrre il glucosio necessario per le sue funzioni. Quando introduciamo lo zucchero tagliamo tutta una serie di processi chimici che hanno come risultato un aumento enorme della glicemia, insulina e coinvolge anche le ghiandole surrenali, il microbiota e i processi infiammatori e danni cerebrali.

Leggi anche

Alzheimer: Lo zucchero può causare degenerazione cerebrale e demenza

Lo zucchero non solo alimenta il tumore, ma può crearlo

Studio: Consumare Zucchero causa Schizofrenia e Depressione

Riferimenti
[1] Stanton A. Glantz, PhD et al. Sugar Industry and Coronary Heart Disease Research. A Historical Analysis of Internal Industry Documents. JAMA Intern Med. September 12, 2016
[2] Hass  HB. What’s new in sugar research. Proceedings of the American Society of Sugar Beet Technologists. 1954. Accessed October 10, 2015.
[3] Ostrander  LD  Jr, Francis  T  Jr, Hayner  NS, Kjelsberg  MO, Epstein  FH.  The relationship of cardiovascular disease to hyperglycemia. Ann Intern Med. 1965;62(6):1188-1198.
[4] Colesterolo alto? La causa è nel tuo intestino
[5] Statine: I farmaci per il colesterolo causano malattie cardiache e neurodegenerative

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