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IL CERVELLO UMANO E' NATURALMENTE PREDISPOSTO AL TRASCENDENTE

Neuroteologia: Una nuova scienza?

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Ai Credenti la preghiera puo' apparire come un misterioso "mix" di adorazione, gratitudine, sofferenza e speranza, ma la Scienza preferisce le cose tangibili e quindi soggette a misurazioni, analisi e spiegazioni.
Due Ricercatori dell'Università della Pennsylvania hanno messo sotto esame il culto ed hanno trovato, nei meandri del cervello umano, l'evidenza di un "macchinario della trascendenza" che permette ai credenti di gettare uno sguardo sul divino.
Utilizzando tecnologie avanzate per "mappare" l'attività cerebrale durante esperienze spirituali, Andrew B. Newberg ed Eugene D'Aquili, hanno indagato su particolari regioni del cervello ed hanno concluso che Dio potrebbe essere un
"componente dell'harware che si trova all'interno della scatola cranica ".

 


Nel loro libro "Why God Won't Go Away: Brain Science and The Biology of Belief", essi affermano:

"La nostra ricerca non ci ha dato altre scelte: i Mistici potrebbero aver ragione".

Gli Autori non voglion con ciò dimostrare l'esistenza di Dio ma, cosa rimarchevole per degli Scienziati, non lo vogliono nemmeno escludere del tutto, piuttosto essi vogliono incoraggiare la gente ad esplorare i propri sentimenti ed le loro opinioni circa Scienza e Religione, per capirle meglio.
Newberg é Professore di Radiologia e D'Aquili lavorò con lui, sempre presso l'Università della Pennsilvania in qualità di Psicologo, fino alla sua morte avvenuta nell'Agosto '98. Egli spese gli ultimi sei anni della propria vita, in ricerche tese alla pubblicazione del libro, usando traccianti radioattivi per "mappare" l'attività cerebrale di alcuni religiosi (suore Cattoliche e Monaci Buddisti) durante la meditazione grazie ad una sofisticata apparecchiatura (SPECT= single-photon emission computed tomography) normalmente utilizzata per diagnosticare tumori ed altre malattie degenerative cerebrali.
L'attività cellulare del cervello viene visualizzata su uno schermo ove é possibile dedurre, in base ad una scala di colori, quali aree (ovvero quali gruppi di neuroni) stiano funzionando nel momento in cui si compie una determinata azione o, addirittura, si stia pensando. La loro ricerca ha dimostrato che alcune zone, deputate a stabilire i confini fra il "sè" e l'esterno del nostro corpo, appaiono cambiare drammaticamente in coloro che pregano o meditano.

Le scansioni cerebrali, mostrano che i credenti perdono gradualmente il senso del "sè" e che sperimentano una sensazione di spazio infinito ed eternità, o di un vuoto senza spazio e senza tempo. Casualmente, ciò coincide esattamente con le sensazioni comunemente descritte da persone che raccontano le proprie emozioni quando la preghiera o la meditazione li porta più vicini a Dio o ad una realtà più elevata. Gli scienziati sono andati ancora più avanti e nel monitorare due piccole aree della corteccia cerebrale (l'area d'associazione dell'attenzione e quella dell'orientamento), hanno scoperto vari gradi di queste sensazioni di distacco, di mancanza di tempo e di spazio, stanti ad indicare un vasto spettro di sensazioni crescenti, man mano che costoro si immergono sempre più nell'esperienza spirituale.

All'apice di questa scala, essi dicono esservi "uno stato di pace totale, fatto di consapevolezza che va aldilà dell'oggettivo e del soggettivo" che essi chiamano "L'essere unico ed assoluto". Newberg e D'Aquili ipotizzano che tutte le religioni del mondo potrebbero trarre le loro origini dalle diverse interpretazioni culturali di questo stato mentale ed aggiungono: "Tutte le Religioni, percio', sono degne di rispetto. Nessuna di esse possiede esclusivamente la vera realtà, ma tutte -se praticate al meglio- conducono il cuore e la mente nella giusta direzione." 
Gli Autori continuano affermando che l'evidenza suggerisce che non é il cervello ad inventarsi questo supremo stato religioso, ma che invece lo si trova già bell'e fatto. Il pensiero scientifico comune, afferma che la religione emerge da "..un processo cognitivo basato su una logica errata e da deduzioni scorrette. In parole povere, proviamo paura ed abbiamo bisogno di conforto, sicche' ci inventiamo di sana pianta un potente protettore celeste.
Un approccio neurologico, suggerisce che Dio NON E' il prodotto di un processo cognitivo-deduttivo, ma che venne invece "scoperto" in un incontro mistico e spirituale, reso palese alla coscienza umana attraverso la "macchina trascendentale" della mente."


Il libro "Perché Dio non andrà mai via" é stato scritto in collaborazione con lo scrittore Vince Rause ed é stato ripubblicato lo scorso Aprile con un nuovo epilogo, a cura dei "Ballantine Books". La prima edizione era dell'anno precedente.
Fin'ora la Scienza aveva visto il Misticismo come il prodotto di menti illuse o distorte, attribuendo le visioni dei grandi Santi o dei Profeti a malattie mentali, o a crisi apoplettiche. Le ricerche di Newberg e D'Aquili invece, mostrano che la mente umana, piuttosto che funzionar male,
E' MISTICA PER PREDISPOSIZIONE NATURALE!

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"Riteniamo che questo senso di concretezza suggerisca fortemente che i racconti dei mistici non siano indicativi di malattie mentali, ma che siano invece l'esatto e prevedibile effetto neurologico, dovuto ad una mente coerente ed equilibrata, che si proietta verso un piano di esistenza spirituale."


La fisiologia cerebrale può anche dirci molto su come si siano formati i miti e ci fa capire come essi siano così simili in culture diverse. Gli Autori sottolineano come le Vergini/Madri, le espulsioni dai paradisi, gli eroi che muoiono e risorgono, si originano dall'uso degli stessi strumenti cerebrali che normalmente gli esseri umani utilizzano per capire il mondo fisico. Principalmente si tratta di un meccanismo di sopravvivenza, dato che, come spesso avviene con i problemi terreni, il cervello reagisce alle paure, trasformandole in un sistema di opposti: uomo contro leopardo, vita/morte, inferno/paradiso, buono/cattivo, ecc. Le spiegazioni che riconciliano simili opposti danno sollievo, ed al limite, l'estasi.


"Queste rapide acquisizioni -continuano gli Autori- sono successivamente rinforzate da positive risposte emotive, che partono dalla regione limbica (area molto primitiva del cervello), che controlla le emozioni. Noi crediamo che tutti i miti eterni traggano la loro forza da lampi d'intelligenza, per così dire, <neurologicamente autorizzati>. Anche la similarità dei riti in varie culture, trarrebbe origine dal cervello: suoni ritmici, frasi ripetute, mantra o preghiere, movimenti coreografici e persino certi odori sembrano in grado di produrre reazioni in zone cerebrali che generano emozioni di tipo spirituale. Quando il rito religioso é efficace -ma non sempre é così- esso predispone il cervello a sintonizzare le sue percezioni emotive e cognitive del "sè" in un modo che le persone religiose interpretano come un accorciamento delle distanze fra sè stessi e Dio."
In un modo molto peculiare, questo libro cerca di gettare un ponte fra le sponde della Fede e della Scienza. Esso é parte di una più estesa tendenza degli studi interdisciplinari che si sono notevolmente sviluppati durante gli ultimi decennii del 20° secolo, in campi che vanno dalla Cosmologia alla Meccanica Quantistica, alla Biologia, alla Matematica ed alla Medicina.


Naturalmente non sono mancate le critiche; se qualcuno ha detto che questo libro é un vero e proprio terremoto, altri hanno accusato gli autori d' aver prodotto un'opera che non é nè un saggio di filosofia, né un trattato scientifico in assoluto. Qualcuno lo ha definito un"ibrido con qualcosa in sè che offende chiunque". Alcuni ateisti hanno accolto con gioia il libro perché relegherebbe a mera biologia l'esperienza religiosa, anche se cio' e vero solo parzialmente, dato che é chiaro che gli Autori hanno spezzato una lancia in favore delle religioni. La comunità scientifica, poi, non é completamente d'accordo sulle affermazioni relative alle zone cerebrali indicate nello studio, [quali fonti dell'esperienza mistico-religiosa -ndr-].


Il Prof. Pietro Pietrini, Psichiatra e Chimico-Biologo dell'università di Pisa ha dichiarato:
"Questo é un campo di ricerca affascinante che necessita di essere indagato con estrema cautela e rigoroso approccio scientifico. Qualsiasi cosa facciamo o proviamo a livello emotivo, dal muovere un dito alle più profonde passioni quali l'amore o la rabbia, ha una sua specifica matrice nell'attività cerebrale "


Nel nuovo epilogo, Newberg e D'Aquili accettano la controversia e dichiarano:
"Uno dei risultati della nostra ricerca, ed il messaggio che abbiamo voluto comunicare, é che Scienza e Religione non devono essere incompatibili. "

BY TONY SEMERAD -Tradotto
Link originale:
*THE SALT LAKE TRIBUNE

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