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Categoria: "Cure Naturali"

Vitamina C : 10 sintomi che indicano una carenza di Vitamina C

10 sintomi che indicano una carenza di Vitamina C
Riccardo Lautizi 21 minuti fa Nessun Commento

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La carenza di vitamina C è molto diffusa, ecco come riconoscerla e prevenirla

Quasi tutti gli animali producono autonomamente la vitamina C all’interno dell’organismo mentre questo non accade negli esseri umani che invece devono inserirla dall’esterno. Questo fatto rende molto importante assumere vitamina C attraverso la dieta o integratori alimentari.

Chi è a Rischio di Carenza di Vitamina C
Alcune abitudini e condizioni bruciano le nostre riserve di vitamina C


Uso di alcol e droga
Stress
Fumo
Dieta povera di frutta e verdura
Problemi digestivi che rendono difficile l’assimilazione dei nutrienti (celiachia, intolleranze alimentari, colite)
Anziani che hanno una dieta poco varia
Gravidanza e allattamento
10 Segni che mostrano che sei carente di Vitamina C
Se hai anche solo uno di questi sintomi potresti essere carente di vitamina C

1. Lividi facili. E’ normale avere un livido dopo una contusione o una ferita, ma in molte persone i lividi durano mesi oppure si manifestano anche nelle situazioni dove non sono normali. Lividi eccessivi o colorazioni rossastro-viola inspiegabili sulla pelle indicano una carenza di vitamina C che causa l’indebolimento dei capillari. Un articolo dell’University of Michigan Health System afferma che anche piccole carenze di vitamina C possono portare ad un aumento dei lividi.


2. Lenta guarigione delle ferite. Se notate che tagli e graffi sono lenti a guarire, allora puoi essere carente di vitamina C. Infatti essa è essenziale per la formazione del collagene nella pelle e quindi del nuovo tessuto connettivo che permette la guarigione della ferita. Questo legame è riconosciuto nella letteratura medica già dal 1937, quando i chirurghi della Harvard Medical School hanno notato che la rottura spontanea delle ferite chirurgiche si è verificava nei pazienti con bassi livelli di vitamina C. Inoltre la vitamina C agisce come un potente antiossidante che richiama il sistema immunitario e che quindi favorisce una guarigione più veloce.

3. Gengive sanguinanti o infiammate. I problemi di salute orale, come gonfiore o sanguinamento delle gengive o ulcere della bocca ricorrenti, sono spesso legate a bassi livelli di vitamina C. Ancora una volta, il collagene è importante in quanto supporta le gengive. Si stima che le gengive rinnovano almeno il 20% del loro collagene ogni giorno, che mostra quindi come regolari assunzioni di vitamina C sono di vitale importanza per la salute di denti e gengive. Se non affrontata, la bassa assunzione di vitamina C può progredire e portare allo scorbuto, una malattia caratterizzata tra l’altro da sanguinamento delle gengive e perdita dei denti.

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4. Capelli e unghie secchi e fragili. Capelli lucidi e unghie forti spesso sono un buon indicatore di una buona assunzione di vitamina c quotidiana. Allo stesso modo, una criniera poco brillante, secca e con doppie punte possono evidenziare una carenza. Infatti poiché i capelli sono un tessuto non essenziale, i nutrienti come la vitamina C vengono inviati a più importanti organi e tessuti, prima di farsi strada ai capelli. Inoltre, la vitamina C è essenziale per l’assorbimento del ferro, che se è carente può causare perdita di capelli, ricrescita dei capelli lenta e unghie fragili e concave.

5. Pelle arrossata, secca e ruvida. Uno dei primi segni di carenza di vitamina C è la pelle ruvida e secca causata da una mancanza di collagene. Bassi livelli di vitamina C sono anche legati al problema comune ma innocuo pelle chiamato cheratosi pilare (o “pella da gallina”) – caratterizzata dalla presenza di piccoli rigonfiamenti duri sulla parte alta delle braccia, cosce, glutei e il viso. La buona notizia è che semplicemente aumentando l’assunzione di alimenti ricchi di vitamina C può notevolmente migliorare il tono della pelle e la consistenza. Gli studi dimostrano che le diete ad alto contenuto di vitamina C sono associata ad un migliore aspetto della pelle e meno rughe. Altre ricerchedimostrano che la vitamina C può compensare alcuni dei danni causati dai raggi UV del sole, grazie ad attività antiossidante; e può inibire la perdita di acqua dalla pelle, prevenendo la pelle secca.

6. Frequente sangue dal naso. Oltre il 90% delle cosiddette emorragie nasali provengono dalla rottura dei capillari nella parte anteriore del naso causata da una carenza di vitamina C. Basta sapere che un adeguato apporto di vitamina C rafforza le pareti dei piccoli vasi sanguigni risolvendo quindi il problema della fuoriuscita di sangue dal naso.

7. Ridotta funzione immunitaria. Il sistema immunitario, ovvero la protezione del nostro corpo contro le infezioni e le malattie, è fortemente influenzato dalla assunzione di sostanze nutritive, in particolare la vitamina C. Gli anticorpi del nostro sistema immunitario hanno bisogno di vitamina C per svolgere i loro compiti in modo naturale e una carenza porta li rende deboli contro gli agenti patogeni. Avere abbastanza vitamina C significa che il nostro sistema immunitario sarà in perfetta forma per ridurre il rischio, la gravità e la durata delle malattie infettive.

8. Articolazioni gonfie e dolorose. Articolazioni gonfie e doloranti causate dall’artrite possono essere un altro segnale che è necessario integrare vitamina C. Uno studio del 2004, condotto in Gran Bretagna, ha scoperto che le persone che avevano bassi livelli di vitamina C avevano tre volte più probabilità di sviluppare l’artrite reumatoide rispetto a coloro le cui diete includevano alimenti ricchi di questa vitamina.

9. Stanchezza e/o depressione. Il senso di affaticamento e l’umore basso sono sintomi di tante malattie, e quindi è difficile dire quale nutriente sia carente. Ma se oltre a questo sintomo ti riconosci anche in altri allora può identificare una carenza di vitamina C. C’è un legame noto tra la carenza di vitamina C e stato psicologico, infatti alcuni studi di pazienti ospedalizzati (che spesso hanno livelli di vitamina C non ottimali) dimostrano un miglioramento dell’umore del 34% dopo la supplementazione di vitamina C.

10. Aumento di peso inspiegabile. Poca vitamina C nel sangue porta ad un aumento del grasso corporeo e aumento della circonferenza della vita. Nel 2006, una ricerca dell’Arizona State University ha scoperto che la quantità di vitamina C che assorbiamo influenza direttamente la capacità del nostro corpo di utilizzare il grasso come fonte di energia sia durante l’esercizio che a riposo. Durante lo studio di quattro settimane, che ha coinvolto 20 uomini e donne obese, coloro che ricevevano la vitamina C avevano l’11% in più di capacità di ossidare il grasso.

http://www.dionidream.com/vitamina-c/

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OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA : FONDAMENTALE PER LA SALUTE

Olio extravergine d'oliva: perché consumarlo regolarmente

L’olio extravergine d’oliva, è da sempre considerato un protagonista indiscusso della dieta mediterranea; esso è collocato nel quinto gruppo alimentare (cioè tra i grassi di condimento). Si ottiene per pressione e filtrazione e le sue caratteristiche chimico-fisiche derivano dalla tipologia di olive, dal tempo di maturazione di queste, dal tempo di raccolta e dal tempo di lavorazione.

Dal punto di vista nutrizionale, l’olio extra vergine d’oliva apporta molteplici benefici per la salute umana in quanto:

1) Ha il rapporto ottimale tra acidi grassi essenziali omega-6 e omega-3. Di conseguenza gli eicosanoidi derivati dalle due molecole iniziali sono bilanciati negli effetti proinfiammatori e antiinfiammatori se cosi non fosse, aumenterebbero i composti infiammatori (dando infiammazione) in quanto diminuirebbero gli enzimi disponibili per gli omega-3 per la genesi di sostanze anti infiammatorie.

2) Gli omega-6 sono gli acidi grassi più importanti nella regolazione del colesterolo-LDL. Se la sua concentrazione è inferiore al 5% dell’apporto energetico totale dominano gli effetti ipercolesterolizzanti dei grassi trans e dei saturi e il colesterolo “cattivo” aumenterebbe.

3) Gli omega-3 sono importanti per la salute dei vasi sanguigni e funzionano da regolatori delle pulsazioni cardiache (anti-aritmico) a livelli di 0.5-1% dell’apporto energetico totale.

LEGGI anche: OLIO EXTRAVERGINE: LA LISTA DELLE MARCHE BOCCIATE leggi in basso

Ma quali sono i micronutrienti presenti nell'olio extravergine d'oliva?
 
Squalene

E' un intermedio della biosintesi del colesterolo, stimola l’acil-coenzima A che governa l’esterificatione del colesterolo e che è in relazione al livello dei trigliceridi. Esso: regola il processo di assorbimento, di sintesi, di esterificazione e di eliminazione del colesterolo ed esibisce un’attività antiossidante simile a quella degli trans retinoli.

Carotenoidi

Sono una classe di pigmenti organici, hanno proprietà antiossidanti, svolgono azione protettiva nei confronti della malattie cronico degenerative come i tumori, proteggono la pelle, rallentano l’invecchiamento cutaneo, prevengono le patologie legate alla vista. Nell’olio sono contenuti i seguenti carotenoidi: Luteina, Violaxantina, Neoxantina, beta carotene, beta cripto xantina e Luteoxantina.

Tocoferoli

Sono potenti antiossidanti. L’alfa tocoferolo è noto come Vitamina E ed è il principale tocoferolo contenuto negli oli di oliva. Rallenta l’invecchiamento, potenzia il sistema immunitario ed è un alleato nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Fitosteroli

Hanno una struttura analoga al colesterolo, ma da esso differisce in quanto sono presenti gruppi etilici e metilici nella posizione 24 della catena laterale del Carbonio C24. Essi svolgono un’azione ipocolesterolemizzante e sono antagonisti nell’assorbimento del colesterolo. Il cicloartenolo e il 24 metil artenolo, aiutano a contrastare le malattie coronariche. I Fitosteroli devono essere introdotti attraverso la dieta, in quanto l’organismo umano non possiede il corredo enzimatico atto a sintetizzarli.

Polifenoli, bio fenoli e fenoli

Sono potenti antiossidanti, con azione prevalentemente anti-infiammatoria. I principali sono gli Acidi fenolici e i loro derivati, gli Alcoli fenolici, i Secoiridoini, i Flavoni e l’Antocianidine. Le basilari proprietà dei fenoli: l’effetto anti cardiogenico (…consistente nella prevenzione degli scompensi cardiaci…), l’effetto anti aterogeno (consiste nella prevenzione della formazione della placche di ateroma, scongiurando il rischio di indurimento e chiusura delle arterie, riducendo il rischio di insorgenza delle malattie cardiovascolari, l’effetto anti-infiammatorio, l’effetto anti-batterico e l’effetto antiossidante.

Perché è utile consumare regolarmente olio extravergine d'oliva?
Ecco otto motivi per assumere olio extravergine d'oliva:

1. Aiuta a mantenere nel range ritenuto fisiologico i valori lipidici nel sangue.

2. È fonte di acidi grassi essenziali (chiamati cosi perché l’uomo non ha il corredo enzimatico per sintetizzarli e deve quindi introdurli attraverso la dieta).

3. Grazie ai polifenoli in essi presenti, aiuta a prevenire il picco glicemico post prandiale, agendo sull’alfa amilasi (rallentandola), di conseguenza l’insulina sarà secreta in maniera minore.

4. È un alleato nella prevenzione di malattie cronico degenerative come i tumori.

5. Fa bene alla pelle e ai capelli.

6. Combatte lo stress ossidativo e la formazione dei radicali liberi, grazie al contenuto di antiossidanti presente in esso.

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7. Essendo di natura lipidica, vitamine liposolubile presenti nel cibo, sono facilmente più assimilabili e biodisponibili.

8. Rende più appetibile il piatto, esaltandone le qualità organolettiche.


Dott.ssa Sonia Bolognesi
Biologa Nutrizionista
Collaboratrice Studio ABR - www.alimentiesicurezza.it

 

Un olio extravergine d'oliva che costi 4 euro o anche meno può essere davvero un prodotto di qualità? In passato vi avevamo già spiegato perché diffidare delle offerte low cost sull'olio extravergine.

Vi avevamo parlato di tracce di pesticidi e di un elevato grado di acidità come caratteristiche che rischiano di compromettere il vero olio extravergine d'oliva. Ora questo tema torna prepotentemente alla ribalta. Nel fare la spesa al supermercato vi sarà capitato di vedere olio extravergine d'oliva a prezzi davvero stracciati. Possiamo fidarci di questi prodotti?

La rivista Test ha messo sotto esame 20 bottiglie di olio extravergine comunemente in vendita al supermercato. Per quasi la metà dei prodotti si trattava però in realtà di olio vergine, in base ai test effettuati, poiché l'olio analizzato spesso presentava caratteristiche inadeguate ad essere denominato come extravergine, soprattutto per quanto riguarda l'esame organolettico e la composizione chimica. I test sono stati condotti dal laboratorio chimico di Roma dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Tra i prodotti sottoposti ai test:

sono stati promossi Monini Gran Fruttato (il migliore tra gli oli analizzati), Carapelli 100% Oro Verde Italiano, Coop, Colavita 100% Italiano e Monini Classico.

Sono stati invece declassati da olio extravergine a olio vergine, tra gli altri, Santa Sabina, Carrefour Classico, Ciro 100% Italiano, Bertolli  Gentile, Sasso Classico e Prima Donna Lidl.

Le analisi sull'olio extravergine sono state eseguite anche con il Panel Test (prova di assaggio imposta dalla legge), metodo che è stato messo subito in discussione dalle industrie del settore. Secondo Federolio, questo tipo di test è troppo soggettivo. La rivista che ha richiesto le analisi sottolinea però di essersi rivolta ad una commissione di assaggio qualificata e accreditata anche per le verifiche di revisione.

Secondo Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, il Panel Test è fondamentale per valutare l'olio. E' tra gli strumenti che abbiamo a disposizione per la tutela dei consumatori.

In sostanza, ben 9 bottiglie sulle 20 controllate dal mensile Test sono state declassate dal Comitato di assaggio a semplici "oli di oliva vergine", mentre venivano vendute al pubblico, nei comuni supermercati, come olio extravergine. L'industria dell'olio non vuole ammettere questo "scivolone".

Si tratta di una questione molto grave sia per la fama dell'olio extravergine di qualità come prodotto tipico italiano, sia per la tutela dei diritti dei consumatori e di conseguenza per la nostra salute. Per sicurezza, meglio orientarsi tra le marche di olio extravergine promosse e, ancora meglio, provare a scegliere olio extravergine da agricoltura biologica o prodotto a livello locale da piccole aziende di fiducia. Qui i nostri consigli per scegliere bene l'olio extravergine da portare in tavola.

Marta Albè

·         www.greenme.it

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Asma cronica nei bambini: ecco cosa manca

Comunicato stampa - Una ricerca dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Cnr rivela la mancanza di Lipossina A4 nella scarsa risposta alle cure a base di cortisonici nei casi di asma grave dell’età pediatrica e offre nuove prospettive terapeutiche.  Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology


Una ricerca dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Cnr rivela la mancanza di Lipossina A4 nella scarsa risposta alle cure a base di cortisonici nei casi di asma grave dell’età pediatrica e offre nuove prospettive terapeutiche.  Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology

- Nel trattamento dell’asma grave nei bambini, un ruolo importante nell’inefficacia della terapia a base di cortisone è svolto dal deficit di Lipossina A4 (LXA4). A evidenziarlo, uno studio condotto, presso l’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibim-Cnr) di Palermo, da un team di ricercatori biologi e medici italiani e francesi.
Le Lipossine sono eicosanoidi (agenti biologici che regolano numerose funzioni organiche) caratterizzati da proprietà anti-infiammatorie e anti-fibrotiche e sono coinvolti nei processi di risoluzione dell’infiammazione.
“Nello studio è stato osservato che i bambini con asma grave avevano livelli inferiori di LXA4 nelle vie aeree rispetto a bambini con asma intermittente”, spiega Rosalia Gagliardo dell’Ibim-Cnr. “Inoltre, a prescindere dalla gravità della malattia, tutti i bambini asmatici inclusi nello studio avevano livelli più elevati rispetto ai sani di Leucotriene B4 (LTB4), una molecola ad azione pro-infiammatoria, che funge da ‘controregolatore’ della LXA4”.
I bambini con asma grave esaminati nello studio presentavano inoltre, sia rispetto ai piccoli pazienti con asma intermittente sia rispetto a quelli sani, un’espressione ridotta nelle vie aeree del recettore della Lipossina - il FPR2/ALXR (formyl peptide receptors2-lipoxin receptor).


“Il complesso LXA4-FPR2/ALXR è coinvolto nell’attivazione del recettore dei corticosteroidi, a dimostrazione

del fatto che esiste un’interazione fra questi e la LXA4 nella regolazione del processo infiammatorio delle vie aeree dei pazienti con asma”, prosegue Gagliardo. “Questi dati dimostrano che l’alterata biosintesi di Lipossina A4 e un deficit del suo specifico recettore FPR2/ALXR, nelle vie aeree, associati a un incremento della molecola Leucotriene B4,puo’ essere alla base di una ridotta risposta alla terapia cortisonica a lungo termine, fenomeno che puo’ favorire la persistenza dell’infiammazione delle vie aeree, il mancato controllo della malattia e la ridotta qualità della vita del paziente”.


I risultati di questo studio suggeriscono il potenziale ricorso a nuove strategie terapeutiche basate sulla combinazione di Lipossine e corticosteroidi, allo scopo di potenziare gli effetti di questi ultimi e diminuirne il dosaggio. Tale terapia combinata potrebbe fornire nuovi approcci farmacologici per le malattie respiratorie croniche, specie di pazienti in età pediatrica.
Lo studio è stato pubblicato su Journal of Allergy and Clinical Immunology

 

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Ospedale Bambino Gesù

- Dislessia: la stimolazione cerebrale migliora la capacità di lettura dei bambini

Comunicato stampa: Studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù con la Fondazione Santa Lucia. Dopo 6 settimane di trattamento non invasivo, velocità e accuratezza di lettura aumentati del 60%

- Nuova frontiera per il trattamento della dislessia. Attraverso la stimolazione cerebrale non invasiva è possibile migliorare le capacità di lettura dei bambini in tempi molto ridotti. La tecnica è stata sperimentata dai ricercatori di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con il Laboratorio di Stimolazione Cerebrale della Fondazione Santa Lucia. E’ la prima volta che si tenta questa strada per i pazienti affetti da questo disturbo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Restorative, Neurology and Neuroscience.
   
LA DISLESSIA E LE TERAPIE TRADIZIONALI 
La dislessia è un disturbo di natura multifattoriale (genetica, biologica, ambientale) che porta a una difficoltà nella lettura. In Italia colpisce circa il 3% dei bambini in età scolare con ripercussioni sull’apprendimento, sulla sfera sociale e psicologica. Nei bambini dislessici è stata rilevata la presenza di aree del cervello ipoattive o dal livello di attivazione alterato. Gli studi più recenti hanno dimostrato che il miglioramento della lettura a seguito della terapia è collegato alla modificazione dell’attività cerebrale, ma sono ancora limitate le evidenze scientifiche su quale sia il metodo più efficace per migliorare le abilità di lettura.
   
COME FUNZIONA LA STIMOLAZIONE CEREBRALE NON INVASIVA
Per condurre lo studio è stata utilizzata la tecnica di Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS), procedura non invasiva con passaggio di corrente a basso voltaggio (pari - per esempio - a quello necessario ad alimentare il monitor di un pc) già impiegata per la terapia di alcuni disturbi come l’epilessia focale o la depressione.
   
Per la prima volta è stata utilizzata dai ricercatori del Bambino

Gesù, sotto la supervisione della dott.ssa Deny Menghini, con bambini e adolescenti dislessici per documentarne l’efficacia sulle difficoltà di lettura in età evolutiva. I risultati hanno evidenziato che la tDCS è un trattamento sicuro che, variando l’attività neurale di circuiti cerebrali alterati nelle persone dislessiche, consente un miglioramento delle abilità di lettura. La stimolazione, completamente indolore, viene fornita da un dispositivo portatile, alimentato da pile, in grado di erogare una corrente continua ad intensità molto bassa, 1 milliampere. Il trattamento è completamente indolore
   
Alla ricerca hanno partecipato 19 bambini e adolescenti dislessici di età compresa tra i 10 e i 17 anni, attribuiti casualmente a due gruppi: uno destinato al trattamento attivo, l’altro al trattamento placebo (con il dispositivo spento). Durante la terapia di stimolazione i partecipanti di entrambi i gruppi hanno eseguito contemporaneamente attività volte a favorire la correttezza e la velocità di lettura, simili a quelle che svolgono durante il trattamento logopedico.
   
Ciascun partecipante è stato sottoposto ad incontri di 20 minuti, 3 volte alla settimana, per 6 settimane, per un totale di 18 incontri. La sperimentazione è stata condotta in “doppio cieco”: né i bambini né i ricercatori dedicati alla valutazione dei risultati erano a conoscenza di chi fosse stato sottoposto al trattamento attivo o placebo (la stimolazione attiva, infatti, non è percepibile per chi la riceve).
   
I RISULTATI DELLO STUDIO: «UNA NUOVA FRONTIERA PER LA CURA DELLA DISLESSIA»
   
In 6 settimane di trattamento, i bambini sottoposti alla procedura attiva hanno migliorato del 60% la velocità e l’accuratezza in alcune prove di lettura, passando da 0,5 a 0,8 sillabe lette al secondo. 0,3 sillabe di miglioramento al secondo è quanto un bambino dislessico ottiene spontaneamente (ovvero senza terapia) nell’arco di un intero anno. Le competenze acquisite si sono dimostrate stabili anche dopo un mese dall’ultima seduta e ulteriori valutazioni verranno effettuate a 6 mesi dalla fine trattamento per verificarne l’efficacia a lungo termine. Viceversa, i bambini e i ragazzi sottoposti al trattamento placebo non hanno mostrato un miglioramento significativo (incremento di circa 0,04 sillabe al secondo).
   
«Si tratta di uno studio preliminare i cui dati attendono di essere supportati da indagini su casistiche ancora più ampie, ma i risultati ottenuti in questa prima fase sono di grande importanza dal punto di vista clinico» sottolinea Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù. «La stimolazione cerebrale non invasiva è infatti una tecnica sicura che può portare a benefici documentati sull’efficacia e l’efficienza del trattamento in un arco di tempo molto più breve rispetto alla terapia tradizionale. Questa ricerca può quindi aprire la strada a nuove prospettive di riabilitazione della dislessia, con una sostanziale riduzione dei tempi, dei costi della terapia e del disagio per le famiglie nel dover sostenere lunghi percorsi di cura e di ridotta efficacia documentata. Va sottolineato che la tDCS non vuole sostituirsi, ma integrare la terapia logopedica tradizionale, tanto che i nostri risultati dimostrano la sua particolare efficacia in combinazione con la terapia tradizionale».
   
«I risultati ottenuti dalle sperimentazioni del gruppo del prof. Vicari confermano quanto evidenziato anche dalle nostre ricerche» aggiunge Giacomo Stella, fondatore dell’Associazione Italiana Dislessia (AID) e professore ordinario di Psicologia Clinica all’Università di Modena e Reggio. «Alcuni dislessici presentano in alcune aree della corteccia una bassa connettività neuronale, anche a riposo, come se fosse un motore mal carburato che gira male al minimo e che non risponde quindi con la dovuta prontezza alle sollecitazioni quando c’è bisogno di accelerare (in questo caso alla richiesta di attività posta dalla lettura). La tDCS interviene proprio su questo meccanismo inefficiente e quindi può essere molto utile al recupero. Naturalmente è importante ricordare che, come ogni terapia, non va applicata a tutti e che vanno ancora studiati bene gli effetti a distanza».
   
LA SICUREZZA DEI PARTECIPANTI
   
Lo studio, finanziato dal Ministero della Salute Italiano, è stato condotto secondo le norme della World Medical Association's Declaration of Helsinki e autorizzato dal Comitato Etico Indipendente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Sono stati arruolati solo bambini e adolescenti mai sottoposti ad altri trattamenti e che non avessero epilessia e/o familiarità per epilessia. La sicurezza è stata verificata attraverso la valutazione clinica e un questionario standard sulla presenza di effetti collaterali (mal di testa, rossore sulla pelle, prurito) rivolto ai partecipanti a ogni seduta. In tutti gli incontri (324 in totale) non sono mai stati riportati effetti indesiderati significativi e nessun partecipante ha chiesto di interrompere il trattamento. E’ attualmente allo studio una ulteriore sperimentazione per valutare una possibile riduzione del numero di sedute di stimolazione cerebrale.

 http://www.stampa.cnr.it/docUfficioStampa/comunicati/italiano/2016/Aprile/37_APR_2016.HTM

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Additivi alimentari da evitare

Elenco degli additivi alimentari

 
Ecco un pratico elenco degli additivi alimentari che fornisce indicazioni su quali sono le sostanze innocue, dubbie o da evitare.

Abbiamo preso in considerazione le categorie che rivestono un particolare interesse dal punto di vista salutistico ovvero coloranti, conservanti, antiossidanti, correttori di acidità, addensanti, emulsionanti, gelificanti, stabilizzanti, sali e agenti lievitanti, esaltatori di sapidità e dolcificanti.

 


COLORANTI INNOCUI

E100 Curcumina
E101 Riboflavina (vitamina B2)
E120 Cocciniglia (acido carminico)
E140 Clorofilla
E141 Clorofilla
E150 Caramello E150a-b-c-d
E160 Betacarotene (provitamina A) e derivati
E161 Luteina (E161b) Cantaxantina (E161g)
E162 Rosso barbabietola, betaina
E163 Antociani
E160d Licopene


COLORANTI DA EVITARE

E102 Tatrazina
E123 Color amaranto
E127 Eritrosina
E104 Colore giallo
E128 Rosso 2G
E131 Blu patentato V


COLORANTI DUBBI

Tutti quelli non classificati

 

CONSERVANTI INNOCUI

E200 Acido sorbico
E202 Sorbato di potassio
E203 Sorbato di calcio
E260 Acido acetico
E261 Acetato di potassio
E262 Acetati di sodio
E263 Acetato di calcio
E270 Acido lattico
E290 Anidride carbonica


CONSERVANTI DA EVITARE


E210 Acido benzoico
E211 Benzoato di sodio
E212 Benzoato di potassio
E213 Benzoato di calcio
E214 p-idrossibenzuato d’etile
E215 Etil-p-idrossibenzoato di sodio
E216 p-idrossibenzoato di propile
E217 Propil-p-idrossibenzoato di sodio
E218 p-idrossibenzoato di metile
E219 Metil-p-idrossibenzoato di sodio
E220 Anidride solforosa
E221 Solfito di sodio
E222 Sodio bisolfito
E223 Metabisolfito di sodio
E224 Metabisolfito di potassio
E225 Metabisolfito di calcio
E226 Solfito di calcio
E227 Calcio bisolfito
E228 Potassio solfito acido
E230 Bifenile, difenile
E231 Ortofenilfenolo
E232 Ortofenilfenolo sodico
E233 Tiabendazolo
E235 Natamicina
E239 Esametilentetramina
E242 Dimetildicarbonato
E249 Nitrito di potassio
E250 Nitrito di sodio
E251 Nitrato di sodio
E252 Nitrato di potassio


CONSERVANTI DUBBI
Tutti quelli non classificati

 

ANTIOSSIDANTI INNOCUI

E300 Acido ascorbico
E301 Ascorbato di sodio
E302 Ascorbato di calcio
E304 Palmitato di ascorbile
E306 Estratto ricco in tocoferolo
E307 Alfatocoferolo
E308 Gammatocoferolo
E309 Deltatocoferolo
E322 Lecitina di soja


ANTIOSSIDANTI DA EVITARE

E310 Gallato di propile
E311 Gallato di d’ottile
E312 Gallato di dodecile
E315 Acido eritorbico
E316 Eritorbato di sodio
E320 Butilidrossianisolo e butilidrossitoluolo
E321 (nei chewing-gum superando 1 pacchetto al giorno)

 

CORRETTORI DI ACIDITÁ INNOCUI

E325 Lattato di sodio
E326 Lattato di potassio
E327 Lattato di calcio
E330 Acido citrico
E331 Citrati di sodio
E332 Citrati di potassio
E333 Citrati di calcio
E334 Acido tartarico
E335 Tartrato di sodio
E336 Tartrato di potassio
E337 Tartrati di sodio e potassio
E375 Niacina


CORRETTORI DI ACIDITÁ DA EVITARE

E338 Acido fosforico (penalizza l’assimilazione di calcio)
E339 Fosfato di sodio
E340 Fosfato di potassio
E341 Fosfato di calcio
E350 Malati di sodio
E351 Malati di potassio
E352 Malati di calcio
E353 Acido metatartarico
E354 Tartrato di calcio
E355 Acido adipico
E356 Adipato di sodio
E357 Adipato di potassio
E363 Acido succinico
E380 Citrato triammonico
E385 EDTA

 

ADDENSANTI, EMULSIONANTI, GELIFICANTI, STABILIZZANTI INNOCUI

E400 Acido alginico
E401 Alginato di sodio
E402 Alginato di potassio
E403 Alginato d’ammonio
E404 Alginato di calcio
E405 Alginato di 1.2 propandiolo
E406 Agar-agar
E407 Carragenina
E410 Farina di semi di carrube
E412 Gomma di guar
E413 Gomma adragante
E414 Gomma d’acacia (gomma arabica)
E415 Gomma di xanthan
E416 Gomma di karaya
E417 Gomma di tara
E418 Gomma di gellano
E420 Sorbitolo
E421 Mannitolo
E422 Glicerolo
E431 Stearato di poliossietilene
E432 Monolaurato di poliossietilensorbitano
E433 Monooleato di poliossietilensorbitano
E434 Monopalmitato di poliossietilensorbitano
E435 Monostearato di poliossietilensorbitano
E436 Tristearato di poliossietilensorbitano
E440 Pectine
E442 Fosfati di d’ammonio
E444 Saccarosio di isobutirrato acetato
E445 Esteri della glicerina della resina del legno
E460 Cellulosa
E461 Metilcellulosa
E463 Idrossi-propil-cellulosa
E464 Idrossi-propil-meticellulosa
E465 Etilmetilcellulosa
E466 Carbossimetilcellulosa
E470a Sali di sodio, di potassio e di calcio degli acidi grassi
E470b Sali di magnesio degli acidi grassi
E471 Mono-e digliceridi degli acidi grassi
E472a Esteri acetici di mono-e digliceridi degli acidi grassi
E472b Esteri lattici di mono-e digliceridi degli acidi grassi
E472c Esteri citrici di mono-e digliceridi degli acidi grassi
E472d Esteri tartarici di mono-e digliceridi degli acidi grassi
E472e Esteri mono-e diacetitartarici di mono-e diglicerididegli acidi grassi
E472f Esteri misti acetici-tartarici di mono-e digliceridi degli acidi grassi
E473 Esteri di saccarosio degli acidi grassi
E474 Sucrogliceridi
E475 Esteri poliglicerici degli acidi grassi
E476 Poliricinoleato di poliglicerolo
E477 Esteri dell’1.2 propandiolo degli acidi grassi
E479b Prodotto di reazione dell’olio di soia ossidato termicamente con mono-e digliceridi degli acidi grassi
E481 Stearoil-2 lattilato di sodio
E482 Stearoil-2 lattilato di calcio
E483 Tartrato di stearile
E491 Monostearato di sorbitano
E492 Triestearato di sorbitano
E493 Monolaurato di sorbitano
E494 Monooleato di sorbitano
E495 Monopalmitato di sorbitano


ADDENSANTI, EMULSIONANTI, GELIFICANTI, STABILIZZANTI DA EVITARE
E450 Difosfato disodico (ammessi solo come agenti lievitanti)
E451 Trifosfati (ammessi solo come agenti lievitanti)
E452 Polifosfati

 

SALI E AGENTI LIEVITANTI CLASSIFICATI COME INNOCUI

E500 Carbonato di potassio
E503 Carbonati d’ammonio
E504 Carbonati di magnesio
E508 Cloruro di potassio
E509 Cloruro di calcio
E511 Cloruro di magnesio
E570 Acido stearico e derivati
E571
E572
E450 Difosfato disodico (ammessi solo come agenti lievitanti)
E451 Trifosfati (ammessi solo come agenti lievitanti)


SALI E AGENTI LIEVITANTI DA EVITARE

E512 Cloruro stannoso
E513 Acido solforico
E514 Solfati di sodio
E515 Solfati di potassio
E516 Solfato di calcio
E520 Solfato d’alluminio
E521 Solfato di alluminio e sodio
E522 Solfato di alluminio e potassio
E523 Solfato di alluminio e ammonio
E524 Idrossido di sodio
E525 Idrossido di potassio
E526 Idrossido di calcio
E527 Idrossido d’ammonio
E528 Idrossido di magnesio
E529 Ossido di calcio
E530 Ossido di magnesio
E535 Ferrocianuro di sodio
E536 Ferrocianuro di potassio
E538 Ferrocianuro di calcio
E541 Fosfato acido di sodio e alluminio
E551 Biossido di silicio
E552 Silicato di calcio
E553a Silicato di magnesio
E553b Talco
E554 Silicato di sodio e alluminio
E555 Silicato di potassio e alluminio
E556 Silicato di calcio e alluminio
E559 Silicato di alluminio (caolino)

 

ESALTATORI DI SAPIDITÁ DA EVITARE

E620 Acido glutammico
E621 Glutammato monosodico
E622 Glutammato monopostassico
E623 Diglutammato di calcio
E624 Glutammato monoammonico
E625 Diglutammato di magnesio
E626 Acido guanilico
E627 Guanilato disodico
E628 Guanilato dipotassico
E629 Guanilato di calcio
E630 Acido inosinico
E631 Inosinato disodico
E632 Inosinato dipotassico
E633 Inosinato di calcio
E634 5′-ribonucleotidi di calcio
E635 5′-ribonucleotidi di sodio
E640 Glicina e suo sale di sodio


DOLCIFICANTI NOCIVI

E952 Ciclamato e i suoi derivati

 

Fonte :

http://www.albanesi.it/alimentazione/additivi_tabella.htm

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LEUCEMIA : Una terapia cellulare efficace contro la leucemia cronica

La proteina che si accumula nel cervello di pazienti con Alzheimer potrebbe essere smaltita in modo più rapido intervenendo su due proteine chiave per il funzionamento della barriera ematoencefalica. Lo dimostra uno studio che apre interessanti prospettive terapeutiche per questa malattia neurodegenerativa

Due proteine fondamentali per la tenuta della barriera ematoencefalica potrebbero diventare  bersagli terapeutici per l'espulsione della proteina beta amiloide dal cervello. È questa la conclusione di un articolo pubblicato su "Science Advances" da Matthew Campbell del Trinity College di Dublino e colleghi di una collaborazione internazionale.

La beta amiloide è una proteina naturalmente presente nel sistema nervoso, ma un difetto nei meccanismi del suo smaltimento può portare alla formazione di grandi aggregati, la cosiddette placche amiloidi, caratteristiche della malattia di Alzheimer.

Scansione cerebrale sovrapposta a una piastra di Petri: le placche amiloidi sono un segno caratteristico della malattia di Alzheimer (© Rafe Swan/Corbis)

 

Questo problema di smaltimento è legato al funzionamento della barriera ematoencefalica, un efficiente sistema fisiologico che impedisce a sostanze tossiche e ad agenti patogeni di entrare nel cervello attraverso il flusso sanguigno. La funzione di filtro è svolta in particolare dall'endotelio dei vasi sanguigni, in cui le cellule endoteliali sono strettamente legate tra di loro dalle cosiddette giunzioni cellulari occludenti, che formano una trama che non può essere attraversata dalle molecole più grandi, tra cui la beta amiloide.

Campbell e colleghi hanno scoperto che questa barriera non è un limite assoluto per la beta amiloide: in particolare due proteine, note come claudina-5 e occludina, che partecipano alla struttura delle giunzioni occludenti, possono essere modificate per aprire gli spazi tra le cellule e permettere alla proteina beta amiloide un più agevole passaggio verso l'esterno del tessuto cerbrale.

I risultati dello studio dimostrano inoltre che la stessa beta amiloide ha una capacità indipendente di regolare la funzionalità di claudina-5 e occludina, e che questa capacità è alterata nei pazienti affetti da Alzheimer. In effetti,

le analisi post mortem dei tessuti di questi pazienti hanno rilevato un livello delle due proteine più basso del normale.

Il risultato apre interessanti prospettive terapeutiche per la malattia di Alzheimer, che potrebbero puntare a intervenire proprio sulle due proteine per ripristinare un corretto smaltimento della beta amiloide.

 

Una terapia cellulare efficace contro la leucemia cronica

Linfociti T ingegnerizzati per dare la caccia ai linfociti B colpiti dalla leucemia linfatica cronica possono portare alla remissione completa o parziale di questo tumore del sangue. E' quanto emerge da un nuovo studio su 14 pazienti che dimostra le potenzialità della terapia cellulare personalizzata

medicina terapie immunologia

La sigla CT019 non dice nulla alla maggior parte delle persone: è una delle tante che si usano per denominare gli studi clinici. Eppure tra qualche tempo potrebbe essere ricordata perché associata a una pietra miliare dell'oncologia: il successo della prima terapia cellulare personalizzata per la leucemia linfatica cronica, ottenuto su otto dei 14 pazienti coinvolti.

Lo studio, descritto sulla rivista “Science Translational Medicine” da un gruppo di ricercatori medici dell'Università della Pennsylvania guidati da Carl H. June, è iniziato nell'estate del 2010 arruolando 14 soggetti che non avevano risposto alle terapie attualmente approvate negli Stati Uniti per quella malattia e che non erano candidabili al trapianto di midollo.

Microfotografia in falsi colori di un campione di sangue: si distinguono i globuli rossi (in rosso), i linfociti T (in giallo) e le piastrine (in verde) © Dennis Kunkel Microscopy, Inc./Visuals Unlimited/CorbisLa terapia cellulare del protocollo CTL019 è iniziata, grazie a una procedura simile alla dialisi, con la raccolta di linfociti T, che fanno parte del sistema immunitario. Queste cellule sono state successivamente riprogrammate in laboratorio perché fossero in grado di “dare la caccia” alle cellule tumorali in circolo nell'organismo dei pazienti: una capacità così specifica viene conferita ai linfociti T da uno speciale recettore, denominato recettore chimerico per l'antigene, progettato per avere come bersaglio la proteina CD19, posta sulla superficie dei linfociti B, le cellule colpite da leucemia linfatica cronica.

Dopo aver fortemente ridotto, grazie alla somministrazione di un farmaco chemioterapico, il numero dei linfociti T naturali rimasti nell'organismo, i linfociti T riprogrammati sono stati reinfusi nei pazienti.

Al termine del periodo di osservazione, quattro dei 14 pazienti, pari al 29 per cento, hanno ottenuto la completa remissione della malattia: uno è deceduto 21 mesi dopo la terapia

per un'infezione, mentre gli altri sono sopravvissuti senza segni di leucemia a 28, 52 e 53 mesi dall'infusione. Altri quattro pazienti hanno ottenuto una remissione parziale, con una risposta positiva per sette mesi in media: due sono deceduti per il progredire della leucemia e uno per un'embolia polmonare, mentre un ultimo paziente è rimasto vivo per 36 mesi dopo la terapia. Sei pazienti, infine, pari al 43 per cento del campione, non hanno risposto alla terapia, che è progredita entro un intervallo di tempo variabile tra uno e nove mesi: due di questi pazienti sono deceduti e gli altri quattro sono passati ad altri tipi di trattamento.

“Un dato estremamente importante emerso dallo studio è che nell'organismo dei pazienti che hanno raggiunto una remissione completa le cellule modificate sono rimaste per anni dopo l'infusione, senza alcun segno di cellule B normali o cancerose”, ha sottolineato June. “Ciò dimostra che almeno alcune delle cellule CTL019 mantengono la loro capacità di dare la caccia alle cellule cancerose per un lungo periodo di tempo”.

http://www.lescienze.it/news/2015/09/04/news/leucemia_linfatica_cronica_terapia_cellulare-2751637/

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