Categoria: "Cure Naturali"
DIGIUNO : IL DIGIUNO PUO' SALVARTI LA VITA ( 2 parte ) - Il digiuno nelle malattie croniche
Mag 21st
la prima parte : https://www.spaziosacro.it/interagisci/blog/blog2.php/digiuno-il-digiuno-puo-salvarti
Il digiuno nelle malattie croniche
`E uno sbaglio pensare che il digiuno, per quanto lungo possa essere, sia sufficiente
a liberare il corpo da tutte le sostanze tossiche accumulate. Una vita passata
ad accumulare tossine non pu`o essere sanata nel giro di poche settimane. Nelle
malattie quali il morbo di Parkinson, l’artrite, un tumore diffuso, ed altre condizioni
che richiedono molto tempo per svilupparsi, sono spesso necessari tre o pi`u
digiuni per ottenere dei miglioramenti.
La sinusite `e l’infiammazione delle cavit`a nasali. I nostri genitori l’avrebbero
denominata una formazione di catarro, ma la tendezza attuale `e di abbandonare
l’uso di una terminologia generale come la parola catarro e di adottare termini pi`u
specifici.
La sinusite pu`o essere acuta o cronica. Molti individui presentano un’infiammazione
in una o pi`u parti delle membrane mucose dei corpo, come se avessero
uno o pi`u “catarri”.
La definizione “infiammazione catarrale” varia a secondo della parte interessata,
ma il disturbo `e lo stesso e cos`ı la causa generale. L’abitudine di classificare
ogni infiammazione locale con un nome diverso, confonde sia il paziente che il
medico. Questo serve ad alimentare l’idea che esistano molte “malattie”.
Rispondendo a chi affermava che il digiuno diminuisce la resistenza alla ma-lattia, il dott. Weger sostiene
: ≪Ho visto molti casi di infezioni di diversa natura
guarire completamente durante un digiuno. Ad esempio, un caso avanzato di sinusite
che dopo cinque o sei dolorose operazioni, frontale, etmoidale, dell’antro,
dopo un trattamento formato da inalazioni due o tre volte alla settimana, durava
per un periodo da due a cinque anni, senza nessun miglioramento dei sintomi.
In genere, dopo tanto soffrire tali pazienti appaiono magri e depressi fisicamente
e mentalmente. Quando durante un digiuno si ristabiliscono completamente,
come accade nella maggioranza dei casi, non `e questa una prova sufficiente per
affermare che il digiuno in un modo o nell’altro aumenta le capacit`a dell’organismo
di superare le infezioni? Il discorso fatto sulla sinusite vale anche per gli altri
tipi di infezioni, come quelle situate in parti dove sarebbe impossibile intervenire
chirurgicamente≫.
Il ristabilimento della sinusite precedentemente descritto accade ugualmente
negli altri casi di infiammazione delle vie respiratorie, del sistema digestivo, di
quello genitourinario e di quelle parti del corpo rivestite da membrane mucose.
Cos`ı le otiti, le congiuntiviti, le gastriti, le duodeniti, le coliti, ecc., guariscono
durante il corso di un digiuno prolungato. Solo in casi relativamente rari si `e
dovuto ricorrere a due digiuni. La febbre da fieno e l’asma, entrambe appartenenti
alla stessa classe di “malattie”, vengono debellate dai poteri dell’organismo che si
rafforzano durante il digiuno.
La vasta esperienza che ha visto centinaia e centinaia di persone digiunare
durante un periodo di oltre centotrenta anni e coinvolgendo il lavoro di uomini
preoccupati dei loro simili, ha dimostrato che quando il sistema digestivo viene
alleggerito del suo lavoro, tutte le energie dell’organismo vengono trasferite agli
organi escretori, permettendo la loro piena utilizzazione, per liberare il corpo dagli
accumuli di sostanze tossiche.
Quello che il corpo riesce a fare da solo ristabilendo le normali funzioni quando
gli accumuli tossici sono stati eliminati `e avvenimento da rispettare e tenere in
grande considerazione.
Parlando dei casi di anemia perniciosa, Tilden afferma: ≪Un digiuno di due
settimane, in cui non si consuma nient’altro all’infuori di acqua, migliorer`a lo
stato della malattia, aumentando durante quel periodo i globuli del sangue, fino
ad un numero di cinquemila≫. In questi casi avviene un avvelenamento del tratto
digestivo e sembra che tale contaminazione del sangue con conseguente infezione
sia la causa dell’impossibilit`a di ristabilire la funzionalit`a degli organi.
Una simile contaminazione infettiva sembra presentarsi anche nei casi di cancro,
provocando l’anemia. Bisogna, comunque ricordare che chiunque soffra di
anemia non dovrebbe mai intraprendere un digiuno, a meno che non lo faccia sotto
la guida di un esperto. Ed ugualmente, anche nei casi di diabete, bisogna ricorrere
alla supervisione di un esperto. La persona diabetica pu`o digiunare senza perico-
lo, particolarmente se presenta problemi di eccesso di peso. Se si `e fatto uso di
insulina per lunghi periodi di tempo, allora non `e consigliabile digiunare.
Anche chi soffre del morbo di Bright pu`o digiunare senza pericolo. In entrambe
queste situazioni ed in tutte le malattie simili, pi`u importante del digiunare
`e correggere totalmente il “modus vivendi”. `E essenziale che si insegni a questi
pazienti la maniera pi`u corretta di mangiare e che questi riconoscano e rispettino i
propri limiti. Potranno sviluppare buone condizioni di salute, solo interrompendo
ogni abitudine malsana ed imparando le leggi che sono alla base di una giusta
alimentazione.
–
Capitolo 19
Il caso del raffreddore comune
Milioni di dollari sono stati impiegati nel tempo per scoprire quale sia il germe
o l’insieme di germi che causano il raffreddore. Tutti gli sforzi compiuti fino ad
ora sono solo serviti a creare confusione sui rimedi e sui vaccini da utilizzare nel
tentativo di prevenirlo.
Harold Deihs, medico all’Universit`a di Minnesota, sperimento su molte migliaia
di studenti ogni possibile rimedio al raffreddore approfondendo poi i risultati
ottenuti. Nessun rimedio si dimostro adatto.
Alcuni esperti del campo sostengono che il raffreddore viene provocato da
una panoplia di microbi, una specie di “cock tail di semi”. Altri affermano che `e
un virus o una serie di virus a scatenarne gli effetti. Sono stati identificati circa
un centinaio di virus che potrebbero giocare un ruolo nel provocare il raffreddore.
Poich`e gli sforzi attuali sembrano tutti convergere nel tentativo di scoprire un
vaccino per immunizzare i soggetti contro tali virus, `e ovvio che molti di questi
vaccini dovranno essere perfezionati. Sarebbe meglio imparare a vivere in maniera
tale da evitare il manifestarsi del raffreddore. L’organismo normale sviluppa un
proprio sistema protettivo. Non ha bisogno di aiuti dall’esterno.
`E stato affermato che il raffreddore `e molto diffuso, non perche sia un fenomeno
semplice, ma proprio perche `e complesso. Questo potrebbe essere un esempio
di quella confusione che circonda l’eziologia del raffreddore.
Il dott. Tilden sostiene che il raffreddore `e il sintomo prossimale di un complesso, il cui sintomo
distale `e il cancro o la tubercolosi o una qualsiasi malattia degenerativa mortale.
Tra i primi raffreddori dell’infanzia e la morte per cancro in eta media, vi `e
un’intera gamma di sintomi e complessi intermedi: raffeddori, tossi, mal di gola,
costipazione, diarrea, mal di testa, affaticamento, irritabilita, apprensione, agitazione,
insonnia, alito cattivo, lingua patinosa, e molti altri sintomi e cosiddette
malattie acute, le quali sono tutte crisi tossiemiche. Il soggetto non tossiemico
non potra mai sviluppare i sintomi di un raffreddore.
Le ragioni fondamentali delle cause del raffreddore furono presentate in chia-
ve comica, tuttavia vera, in versi pubblicati nel 1928 nell’American Journal of
Clinica] Medicine:
Il raffreddore non `e tale per me
`E il modo in cui la Natura mi vuol dire
Che recentemente ho mangiato
Non saggiamente, ma troppo bene.
Il naso chiuso vuol dire
Che ho troppo abbondato in
Bistecche di maiale, condite
Ed accompagnate da succulenti contorni. . .
O forse una meravigliosa bistecca,
Condita con aglio e salse piccanti
Ha costretto il mio fegato a farmi diventare
Una minaccia per la gente.
O forse `e stato un pezzo di formaggio,
O una fetta di torta calda e dolce,
Ecco perch`e il raffreddore non `e tale per me
`E
solo l’indicazione che ho mangiato troppo.
Gli Igienisti sostengono fermamente i pensieri espressi in questi versi. Non
solo si possono evitare i raffreddori imparando ad alimentarsi secondo i propri
limiti e conservando, in ogni modo, le proprie energie, ma con il digiuno ci si
pu`o liberare dal raffreddore.
Riempire a sazieta il paziente raffreddato serve solo
a prolungarne il decorso ed a farlo “degenerare in polmonite” o in qualcosa
di simile. Poche sono le persone che comprendono l’importanza di sospendere
l’alimentazione fino a che i sintomi non siano scomparsi.
In un articolo sul raffreddore comune, pubblicato in un giornale americano nel
dicembre dei 1962, il dott. Walter C. Alvarez, dottore in medicina ed editore della
rivista American Medicine, nonch`e scrittore di articoli, dichiarava: ≪Nel laboratorio
inglese di ricerca sul raffreddore, si e scoperto che andare in giro bagnati
anche se fa freddo non serve per causare un raffreddore≫.
Tali esperimenti non sono che una ripetizione di quelli condotti dagli igienisti
in questo paese nell’ultimo secolo e, mentre confermano le conclusioni a
cui essi arrivarono, non aggiungono niente di nuovo alle conoscenze gia acquisite.
Alvarez stesso afferma di non aver paura di raffreddarsi durante le stagioni
fredde.
Egli sostiene che i raffreddori sono “contagiosi”. Quello di cui ha paura `e
di entrare in un taxi con un uomo raffreddato. Pensa di potersi “prendere un
raffreddore” o che questo possa prenderlo in ogni circostanza. Poich`e esperienze
di questo genere non mi fanno mai “prendere un raffreddore”, mi domado perch`e,
egli, invece, ne presenti subito i sintomi se “esposto” a tali condizioni. Egli d`a
per scontato l’idea che, essere in buone condizioni, permetta al soggetto di evitare
raffreddori, ma le sue argomentazioni in materia sono piuttosto deboli.
In gioventu era solito prendersi quattro raffreddori all’anno – al tempo in cui
era un atleta, correva, nuotava ed era istruttore di ginnastica – nonostante ogni
mattina si immergesse in acqua fredda ed ogni sera corresse per tre o quattro
miglia.
A discapito delle sue affermazioni bisogna dire che le sue attivit`a non provavano
necessariamente che fosse in buone condizioni fisiche. La frequenza dei raffreddori
degli atleti `e famosa. Alvarez ha adottato un modo erroneo di ragionare,
tra l’altro molto comune, riguardo a ci`o che significa essere in buone condizioni.
C’`e chi afferma che un individuo tossiemico e pletorico possa essere in buone
condizioni. Alvarez afferma: ≪Ci viene detto di mangiare bene e di dormire in
abbondanza≫. Egli non condivide n`e mette in discussione tale consiglio. Vorrei
sottolineare per un attimo che di solito, per “mangiare bene” si intende eccedere
nel consumo dei cibi. Questo `e il modo sicuro per prendersi il raffreddore, non
per evitarlo.
Non escludo tuttavia che l’esposizione al freddo intenso possa contribuire nella
produzione dei raffreddori, come d’altronde non respingo l’idea che surriscaldarsi
fino a livelli eccessivi possa ugualmente scatenarne i sintomi. La prolungata
esposizione al freddo debilita e questo arresta l’eliminazione.
Gli individui gi`a debilitati e tossiemici, quando esposti a temperature fredde,
presentano un’eliminazione diminuita ulteriormente ed in genere ci`o `e sufficiente
a scatenare una crisi, in questo caso un raffreddore. Dovrebbe essere chiaro che se
si `e gi`a debilitati e tossiemici ogni fattore debilitante in piu arrestera ulteriormente
l’eliminazione, provocando sicuramente una crisi.
Cosa bisognerebbe fare al primo manifestarsi dei sintomi di un raffreddore?
Sospendere immediatamente l’alimentazione. Bere acqua non in grande quantit`a,
come viene generalmente consigliato, ma solo secondo gli stimoli della sete. In
verit`a sembra che minore sia la quantit`a d’acqua, pi`u rapido sia il ristabilimento.
Il digiuno non dovrebbe durare meno di ventiquattr’ore, forse due o tre giorni
secondo la gravit`a dei sintomi.
Dopo il digiuno, per i primi giorni, l’alimentazione deve essere leggera: arance
e pompelmo, senza zucchero a colazione; un’insalata verde a pranzo; e frutta
fresca di stagione a cena; dopo i primi due o tre giorni l’alimentazione dovrebbe
continuare ad essere leggera fino a che tutti i sintomi non siano spariti.
Durante il digiuno, il luogo migliore per il paziente `e il letto. Dovrebbe stare
comodo e al caldo ed avere, nella stanza, una buona ventilazione sia durante il
giorno che durante la notte. Si pu`o fare un bagno tiepido, non troppo caldo, n`e
troppo freddo. Se non `e possibile interrompere l’attivit`a lavorativa per mettersi a
letto, bisogna riposarsi il pi`u possibile e coricarsi presto la sera.
Seguendo tali consigli il raffreddore non si trasformer`a mai in polmonite. Prolungare
un raffreddore continuando a mangiare ed annullando i sintomi con le medicine,
pu`o provocare la morte. Il digiuno non “cura” il raffreddore. Si pu`o guarire
anche mangiando abbondantemente, bevendo in grande quantit`a, lavorando senza
sosta ed esponendosi al freddo. Molta gente ci riesce e ci `e sempre riuscita. Quello
che il digiuno pu`o fare `e alleviare i disturbi del raffreddore, abbreviarne la sua
durata e lasciare il paziente in condizioni assai migliori.
Capitolo 20
La sclerosi multipla
La vasta campagna per combattere gli effetti dannosi di questa malattia, e per
compiere ricerche sulle sue cause e su eventuali sistemi di cura, ha diffuso la sclerosi
multipla tra il pubblico. Nonostante cio esistevano alcune cause fondamentali
gia conosciute in termini di diete e di attivita del soggetto, ed anche dei metodi di
recupero per mezzo del digiuno.
Mi ricordo del caso di un optometrista il quale, a causa delle sue condizioni,
dovette abbandonare l’attivita cedendola ad un altro. Per alcuni anni era stato in
cura presso i migliori neurologi del paese e, cos`ı come gli era stato predetto agli
inizi della malattia, era peggiorato. I medici gli avevano detto in tutta franchezza
che non esistevano “cure” per la sclerosi multipla.
Era la verita, tuttavia, dopo otto settimane trascorse in un’istituzione igienistica,
ricominci`o a camminare da solo, torn`o a casa e riprese a lavorare.
Naturalmente, non era un uomo normale alla fine di questo periodo. `E troppo,
aspettarsi un recupero completo in un periodo di tempo cos`ı breve. Ma i suoi
miglioramenti erano talmente grandi da permettergli di tornare a casa e di riprendere
a lavorare. Questa `e una posizione sbagliata, specialmente nei casi di sclerosi
multipla, ma frequente nelle persone malate.
Molti pazienti appaiono soddisfatti e non si sforzano di tornare piu in salute,
una volta liberati dai sintomi pi`u gravi. Non mostrano desiderio di voler riconquistare
appieno la salute e sono convinti di poter badare a se stessi. Dopo aver,
inizialmente, compiuto diversi miglioramenti pensano di poter continuare da soli
senza l’aiuto della persona competente. In pochi casi questo pu`o accadere ma
generalmente non `e cos`ı. Solo nei casi controllati e seguiti, il digiuno puo portare
a risultati. Sclerosi significa indurimento. Indurimento di una parte in seguito ad
infiammazione. Nel sistema nervoso il termine denota una crescita eccessiva del
tessuto connettivo (iperplasia del tessuto connettivo) nel tessuto nervoso.
La sclerosi multipla, anche chiamata sclerosi a placche disseminate ed a volte
conosciuta come la malattia di Charcot, `e caratterizzata dall’indurimento (sclero-
si) di piccoli focolai di demializzazione, distribuiti nella sostanza bianca dell’encefalo
e del midollo spinale. Questi focolai possono essere molto piccoli o poco
piu grandi e sono sparsi irregolarmente.
Con l’autopsia si pu`o vedere che la guaina
protettiva dei nervi risulta danneggiata e le cellule nervose e le fibre si sono
fuse insieme. Ho voluto sottolineare che questo `e quello che ho osservato durante
un’autopsia, per il motivo che la malattia non inizia come sclerosi (indurimento),
ma come infiammazione.
Un uomo muore dopo aver sofferto di sclerosi multipla per quindici o venti
anni e viene ordinata l’autopsia. Il cervello ed il sistema nervoso vengono studiati
attentamente e vi vengono riscontrati dei cambiamenti. Ma questo `e tutto quello
che si puo stabilire. Quali erano le condizioni dei nervi, cinque, dieci o quindici
anni fa? Viene naturale pensare che se le condizioni dei nervi cinque o dieci
anni prima della morte fossero state uguali a quelle scoperte durante l’autopsia, il
soggetto sarebbe morto cinque o dieci anni prima.
La malattia viene definita “incurabile”. Puo protrarsi per anni prima che il
paziente muoia. Il punto finale, che provoca la morte, `e certamente irreversibile,
ma siamo sicuri che sia tale anche agli stadi iniziali della malattia? Lo stesso corso
della malattia sembrerebbe negare tale asserzione.
Allo stadio infiammatorio la malattia appare curabile.
Infatti, i recuperi spontanei possono durare settimane o persino anni. Una
volta manifestato l’indurimento, non sembrano esserci possibilita di regressione.
Il materiale grasso isolante, chiamato guaina mielinica, che riveste i nervi,
viene a mancare e questo sembra scatenare l’insolito comportamento. Alcuni nervi
svolgono il loro lavoro freneticamente, altri debolmente ed altri ancora sono
impossibilitati a farlo.
Non esistono due casi simili o uguali in quanto in ogni caso sono diverse le
parti di cervello e di sistema nervoso colpite. Nel paziente, lo sviluppo dell’indurimento
non `e lo stesso in ogni caso e non avviene alla stessa velocita in tutte
le parti colpite. Poich`e non esistono due casi identici, `e impossibile descrivere la
malattia in maniera assoluta.
Tra i sintomi principali di questa malattia troviamo la debolezza, movimenti
notevolmente scoordinati, scoordinazione delle estremita, piu marcata nelle braccia
rispetto alle gambe, e amenomania, che `e una forma di malattia mentale che
provoca allucinazioni. Inoltre, stati mentali anormali, difficolta di parola e movimenti
rapidi ed involontari degli occhi chiamati nistagmi, sono del tutto comuni.
Il tremore `e spasmodico, aumentato involontariamente dallo sforzo di contenerlo,
ma `e assente completamente durante il riposo ed il sonno.
La natura dei sintomi in ogni caso dipende dalla locazione e dalla gravita` dei
cambiamenti avvenuti nei tessuti nervosi. La perdita improvvisa della vista in un
occhio o un periodo di sovrapposizione delle immagini potrebbero rappresentare
l’inizio dei sintomi. Questi ultimi, in genere, passano in breve tempo e possono
non ripresentarsi per anni. Il paziente puo manifestare sensazioni particolari, formicolIl
o intorpidimenti in varie parti del corpo. Successivamente si verifica una
debolezza negli arti inferiori con difficolta di movimento. Possono manifestarsi
tremori, spasmi nelle gambe, difficolta di linguaggio e le mani possono diventare
inutili e perdere il tatto. Il tremore alle mani pu`o manifestarsi quando il soggetto
tenta di prendere qualche oggetto. Inoltre possono anche presentarsi dei problemi
al retto ed ai canali urinari.
Questi sintomi possono rimanere in forma leggera per diversi anni e possono
anche sparire del tutto e non ritornare per lunghi periodi di tempo. `E questa remissione
dei sintomi ad indicare che nella fase iniziale della malattia gli sviluppi
non sono irreversibili. La meta di questi pazienti `e ancora in grado di camminare
anche dopo venticinque anni di malattia, fatto che dimostra la lentezza di sviluppo
di questa condizione. Certamente in tutto questo tempo si puo trovare il modo di
agire costruttivamente.
Alcuni casi appaiono talmente lievi ed i sintomi cos`ı leggeri da non essere
diagnosticati come sclerosi per anni. La tendenza dei sintomi a sparire per un
periodo di tempo viene definita una delle caratteristiche fondamentali di questa
malattia; un’altra `e rappresentata dal carattere sporadico degli sviluppi sintomatici
e dell’indurimento.
Ho precedentemente affermato che non esistono due casi simili nei sintomi o
negli sviluppi, ogni caso `e a se stante; ma questo vale sia per la sclerosi multipla
sia per ogni altro tipo di malattia.
Non `e stato trovato nessun germe o virus da considerare la causa dello svilupparsi
della malattia, quindi si ammette liberamente che “le cause sono sconosciute”.
Tuttavia, si pensa che sia “probabilmente di origine infettiva”.
Nessun trattamento si `e dimostrato soddisfacente. Siccome questo accade in
molte malattie esso `e diventato quasi una regola. Come possono esistere dei trattamenti
soddisfacenti per una malattia, se le cause che la provocano sono ancora
sconosciute? La definizione standard `e la seguente: “Le cause della malattia
sono totalmente sconosciute . . . non esistono trattamenti specifici o efficienti. . . il
decorso `e molto lungo. . . il recupero totale `e molto raro ed improbabile”.
Non possiamo aspettarci un recupero totale se ignoriamo le cause che hanno
provocato la malattia. L’impossibilita di riconoscere le dannose influenze generali
nella vita e nell’ambiente, in cui vive il paziente, come le vere cause dei danni
funzionali ed organici, ci impedisce di individuare tali cause.
La ricerca delle cause specifiche `e quasi giunta al termine. `E arrivato il momento
in cui nelle abitudini di vita sbagliate bisogna riconoscere le cause dei danni
provocati all’organismo e dell’evoluzione delle malattie. Quando queste vengono
identificate ed eliminate, allora vi sara la possibilita di ristabilimento in migliaia
di soggetti che per il momento vengono considerati “incurabili”.
Non ho mai avuto l’opportunita di intervenire in un caso di sclerosi multipla
allo stadio iniziale, quindi posso solo immaginare che se a questi individui venisse
suggerito un programma igienistico al presentarsi dei sintomi, la percentuale dei
recuperi sarebbe senz’altro alta. Tutti i casi da me seguiti allo stadio avanzato,
pertanto non posso considerarli favorevoli.
Il fatto di essere riuscito a fare regredire la malattia in alcuni di questi casi,
considerati in condizioni disperate, da credito all’efficienza del programma
igienistico allo scopo di ristabilire normali condizioni funzionali e dei tessuti.
Rivediamo in generale l’azione del digiuno applicata ai casi di sclerosi multipla.
Il primo digiuno provoca un miglioramento globale nella salute dell’individuo
con conseguente miglioramento del controllo e dell’uso degli arti; spesso permette
ai pazienti confinati a letto, di alzarsi e camminare. Per prolungare tali effetti
nel tempo, dopo il digiuno, l’alimentazione deve essere appropriata ed il soggetto
deve svolgere una moderata attivita fisica ed esporsi ai raggi del sole.
Un secondo digiuno migliora ulteriormente il controllo e l’uso degli arti. In
casi simili ho impiegato un massimo di tre digiuni. Ognuno di questi ha migliorato
il controllo delle braccia e delle gambe facilitandone l’utilizzazione.
Dopo il digiuno `e necessario un periodo di riposo a letto, successivamente
consiglio un periodo o due di leggera attivita fisica del tipo che richiede un certo
impegno di qualit`a. Lo scopo di tali esercizi non `e tanto quello di aumentare le
dimensioni e la forza dei muscoli, quanto di migliorare le qualit`a individuali nel
compierli. Se si desidera, in un secondo momento, si potranno svolgere esercizi
pi`u pesanti ed impegnativi.
`E mia convinzione, che i bagni di sole giornalieri in questi casi sono di particolare
aiuto nel facilitare l’evoluzione della salute e del sistema nervoso. La dieta
deve essere a base di frutta e verdura fresche, con quantit`a moderate di grassi, zuccheri,
amidi e proteine. Io preferisco le proteine vegetali: noci e semi di girasole
sono ottimi in questi casi.
La cosa importante da ricordare `e che la sclerosi si sviluppa allo stadio iniziale
della malattia. In questi stadi iniziali probabilmente si puo ancora provocare un
ristabilimento, sempre ch`e le influenze dannose che caratterizzano la vita dell’individuo
vengano rimosse e che il sangue e i tessuti vengano liberati dagli accumuli
di sostanze tossiche.
`E nello stadio iniziale che il recupero pu`o o dovrebbe essere possibile, non
negli stadi avanzati quando sono gi`a avvenuti nelle strutture nervose dei cambiamenti
irreversibili. Il vecchio proverbio “un punto in tempo ne salva cento”, (nel
nostro caso: un’azione in tempo) pu` dimostrarsi valido.
Artrite: due o ventotto anni?
≪Due anni!≫ esclam`o un paziente quando gli fu detto che questo era il tempo
minimo necessario per guarire, per mezzo del digiuno ed altri metodi igienistici,
dall’artrite. ≪Sono malato da ventotto anni ormai. Non fa nessuna differenza per
me aspettare altri due anni≫.
Era un batteriologo che lavorava in un laboratorio e durante tutta la sua vita
si era preoccupato della sua salute solo superficialmente. Ogni giorno era in contatto
con i pi`u autorevoli esponenti in campo medico, cos`ı, all’apparire dei primi
sintomi dell’artrite, ottenne le cure migliori che la scienza medica potesse offrire.
Ma, come tutti sanno e come gli stessi medici ammettono, non esistono cure per
tale malattia. I palliativi, per alleviare i sintomi senza rimuovere le cause, rappresentano
la sola cosa che possono offrire, ma questi non prevengono il diffondersi
e l’intensificarsi della malattia.
Con il passare degli anni, la situazione peggior`o: articolazione dopo articolazione,
ogni parte del corpo fu colpita fino a che il paziente, curvo e deformato,
per poter camminare doveva appoggiarsi alle grucce o ad un bastone. Non poteva
girare la testa, era costantemente in preda a forti dolori. Queste erano le terribili
condizioni in cui si trovava quando si rivolse all’Igienista.
Gli fu detto che probabilmente alcune delle sue articolazioni erano anchilosate,
fuse, e che, se questa fosse stata la situazione reale, tali articolazioni sarebbero
rimaste cos`ı. Non esiste un sistema per slegare delle articolazioni anchilosate.
Queste rimangono ferme, inutilizzabili. Tuttavia, c’erano anche delle buone notizie
per lui: poteva essere liberato dal dolore. Poteva di nuovo tornare a godersi la
vita.
L’uomo si sottopose ad un digiuno di lunga durata, trentasei giorni. I miglioramenti
furono sorprendenti. Non aveva pi`u dolori, scomparvero i gonfiori da alcune
articolazioni, in altre si ridussero, lentamente riusc`ı a muovere delle articolazioni
che da tempo erano immobili.
Due anni non furono abbastanza. Quattro ne dovettero passare prima di poter
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migliorare completamente e nei limiti del possibile le condizioni di quest’uomo.
Durante tale periodo egli condusse un altro digiuno di molti giorni e diversi digiuni
pi`u brevi. La sua alimentazione, negli intervalli tra i digiuni, fu controllata
scrupolosamente; giornalmente si esponeva al sole e, dopo che diversi miglioramenti
erano gi`a stati compiuti, gli fu anche consigliato di svolgere dell’attivit`a
fisica.
Risultati: la spina spina dorsale `e tornata dritta, l’uso delle gambe e delle
braccia `e normale, pu`o girare la testa in ogni direzione, cammina in posizione
quasi eretta, non deve pi`u appoggiarsi a grucce o bastoni, non avverte dolori, `e
“l’immagine della salute” lavora ininterrottamente.
La sua salute `e rimasta in ottime condizioni senza riapparizioni di dolori o di
gonfiori; si sente talmente bene da aver allargato il suo campo di interessi, oltre
alla sua professione, anche alla politica, il che non `e certamente poco per un uomo.
Il suo caso era disperato, pertanto richiedeva un lungo periodo di recupero.
Consideriamo, a titolo di paragone, un caso meno grave, di durata inferiore,
dove le articolazioni apparivano meno infiammate ed anche i gonfiori erano ridotti:
Mrs. G. era la moglie di un preside di una scuola canadese, aveva quarant’anni.
La sua artrite si era sviluppata solo da pochi mesi ma era molto dolorosa ed impediva
i suoi movimenti. Il dottore che l’aveva in cura fu in grado di prescriverle
solo un sollievo temporaneo che consisteva in aspirine o cortisone da prendere per
il resto della vita. Le disse che probabilmente si sarebbe verificato un aumento del
dolore e che la malattia si sarebbe diffusa. La donna fece un viaggio in America
ed intraprese un digiuno. Il digiuno dur`o solo tre settimane, ma la liber`o dal dolore
e dall’infiammazione permettendole di muovere le articolazioni normalmente.
≪Le far`o una grossa pubblicit`a in Canada≫ disse all’Igienista che l’aveva seguita
durante il digiuno e dopo. Mantenne la promessa, ma la cosa importante
`e che, dopo tre anni, la donna non ripresent`o pi`u i sintomi dell’artrite. Dolori
e infiammazioni erano spariti per sempre. Il suo entusiasmo verso il digiuno in
particolare e verso le pratiche igienistiche in generale non conosce limiti.
Questi due casi possono essere considerati esempi di centinaia di altri casi
simili, di cui ho assistito al miglioramento e al recupero durante gli ultimi quarant’anni.
Non in tutti i casi si `e verificata la scomparsa permanente dei sintomi;
alcuni individui sono stati abbastanza stolti da ritornare alle loro sbagliate abitudini
di vita, ma sono stati anche in grado di annullare la ricomparsa dei sintomi
adottando di nuovo un buon comportamento fisico e capace di ristabilire le loro
buone condizioni di salute. Mantenersi in salute vuol dire fare molta attenzione ai
modi di vivere. Mangiare in maniera adeguata non richiede uno sforzo maggiore
rispetto al mangiare scriteriatamente. Bisogna respirare: respirare aria
pulita non richiede pi`u impegno e sforzo del respirare aria inquinata. Infatti, in
tutti i modi di vita, spesso si impiega meno tempo nel vivere correttamente che
non il contrario.
Perch`e prendere digestivi dopo ogni pasto quando si potrebbe mangiare in
maniera tale da sentirsi bene senza ricorrere ai medicinali? Perch`e prendere aspirine
per il mal di testa, quando si potrebbe vivere in maniera tale da evitarne il
disturbo? Perch`e prendere giornalmente lassativi, quando facilmente `e possibile
sviluppare un buon sistema digestivo? Un lettore intelligente non avr`a problemi
nel trovare le risposte a queste domande.
I disturbi dovrebbero significare qualcosa per gli individui ragionevoli. La
persona attenta dovrebbe vedere in ogni disturbo e dolore un segnale d’allarme
che, senza esitazione, dovrebbe fare eliminare ogni eccesso. Dovrebbe
prestare attenzione agli avvertimenti. La Natura `e la nostra maestra e se accettiamo
i suoi consigli ed osserviamo i suoi avvertimenti, ci garantiremo la salute e la
longevit`a.
A causa della sua natura dolorosa ed alla tendenza ad inabilitare completamente
chi ne soffre, l’artrite reumatoide `e una delle malattie pi`u serie e pi`u temute
dall’uomo. Sviluppandosi, come fa, nelle articolazioni, a meno che le sue cause
non vengano rimosse, in breve tempo rende il paziente invalido o semi-invalido.
Il dolore `e talmente forte e persistente da distruggere ogni tranquillit`a mentale,
impedendo il riposo ed il sonno. Nonostante si sviluppi pi`u frequentemente nei
climi freddi ed umidi, l’artrite si manifesta ovunque.
Si conoscono diversi tipi di artrite, ma elencarli non avrebbe senso. Se dovessimo
descrivere dettagliatamente ogni forma di questa malattia ci servirebbero
pagine e pagine per scrivere, sicuramente annoieremmo i lettori. Tutte queste manifestazioni
della malattia sono attribuibili alla stessa causa nascosta, e si possono
evitare eliminando tale causa.
Il dolore ed il gonfiore dei tessuti che circondano l’articolazione sono le caratteristiche
principali dello stadio iniziale dell’artrite. Appena si manifesta l’infiammazione,
si tende ad immobilizzare l’articolazione. I muscoli ed i legamenti
divengono tesi e contratti, lo stato di allerta che si sviluppa aumenta notevolmente
il dolore.
Coinvolgendo le articolazioni, e specialmente i tessuti circostanti, l’artrite nasconde
un problema pi`u complesso dei semplici dolori che potrebbero essere definiti
reumatismi, lombaggini o i cosiddetti reumatismi muscolari. Sviluppandosi,
come avviene frequentemente, nella cartilagine che riveste la parte finale dell’osso
coinvolto nell’articolazione, l’artrite pu`o causare la distruzione della cartilagine e
produrre delle deformit`a.
Se la causa non viene rimossa, le estremit`a nude dell’osso, in ultimo, si congiungeranno
(anchiloseranno) e l’articolazione apparr`a fissa ed inamovibile. Quando
avviene questa unione delle ossa, il dolore cessa, ma l’articolazione `e persa per
sempre.
L’artrite reumatoide non si sviluppa in un giorno. Una persona forte pu`o praticare
abitudini debilitanti per anni, prima che questa si manifesti. Tali persone,
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dopo il primo manifestarsi dei sintomi, possono anche trascurarli fino a che questi
non provochino effetti deformanti. `E necessario sapere che l’artrite rappresenta il
punto finale di un processo patologico sviluppatosi in molti anni.
Prima dell’apparire delle infiammazioni, nelle articolazioni si accusano dolori
e disturbi, periodi di malessere, periodi di insonnia, di poco appetito, di indigestioni,
e di altri sintomi indicanti che qualcosa, nel nostro organismo, ha cessato di
funzionare nella giustamaniera. Finch`e continueremo a chiudere gli occhi di fronte
all’esistenza di sintomi “minori” e ci rifiuteremo di riconoscerli come segnali di
una condizione di malattia pi`u complessa, sar`a impossibile per noi compiere quei
cambiamenti di abitudini essenziali per la prevenzione dell’artrite.
Spesso accade che le persone che accusano vaghi dolori muscolari, leggeri
indurimenti delle articolazioni, “attacchi di neurite”, “attacchi” di lombaggine o di
sciatica, confondano il significato di questi segnali d’allarme. Alleviano i sintomi
con medicine, massaggi, bagni caldi, e perseverano in quelle abitudini che hanno
causato la situazione di danno.
L’eliminazione dei sintomi non ne rimuove le cause e non pu`o impedire l’ulteriore
sviluppo dello stato cronico e quello eventuale di invalidit`a.
Fondamentalmente la causa dell’artrite `e da riscontrarsi nella tossiemia. Questa
`e il risultato di una serie di abusi dell’organismo per ci`o che riguarda il mangiare,
il bere, gli stati emotivi, l’attivit`a sessuale, ed altre forme di attivit`a. Cominciare
dall’infanzia a mangiare troppo, prepara il terreno alla tossiemia. Nessuno
sa quante tossine siano coinvolte nelle cause dell’artrite. Possiamo dire che forse
centinaia o migliaia possono provocare la sua produzione.
Trascorreranno anni, prima che sar`a possibile isolare tutti gli amminoacidi
composti in grado di unirsi tra loro e con altri sottoprodotti delle proteine e dei
carboidrati. Possiamo asserire con sicurezza che nessuna sostanza tossica da sola
`e indipendentemente responsabile per l’evoluzione di una patologia complessa.
Come sperare, nel nostro stato attuale di ignoranza, di isolare ed analizzare
una particolare sostanza tossica, causa del cancro, del morbo di Bright o delle
malattie mentali? Si pu`o credibilmente asserire che le tossine responsabili di una
o tutte le malattie degeneratrici siano in qualche modo diverse tra loro? Il carattere
della malattia risultante da saturazione tossica `e determinato da fattori individuali
piuttosto che dal carattere delle tossine.
Io descrivo la causa dell’artrite come l’alterazione nutritiva in un soggetto tossiemico.
Non sembrano esistere dubbi sul fatto che l’irritazione primaria, causa
degli anormali cambiamenti nelle articolazioni, sia dovuta alla presenza nel sangue
e nella linfa di materiali tossici instabili per mesi ed anni. Le persone che
accusano tali disturbi sono in genere dei grandi mangioni, tenendo specialmente
ad eccedere in dolci ed amidi: pane, patate, torte e caramelle.
Le loro articolazioni sono dure e, alzandosi dal letto la mattina, presentano
delle difficolt`a a muoversi e camminare. Il segno di durezza sparisce con l’uso
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degli arti, ma le articolazioni del ginocchio, della caviglia, dei gomiti e di altre
parti del corpo si indolenziscono maggiormente se usate. Non presentandosi altri
dolori o sintomi il paziente potrebbe pensare che la rigidit`a sia solamente locale.
Errate combinazioni alimentari, eccessi di amidi e di zuccheri, condimenti,
caff`e, te, liquori e tabacco rappresentano i fattori che preparano il terreno
per l’evoluzione dell’artrite. Se a questi si aggiunge ogni forma di attivita fisica
, il quadro `e completo. Con queste premesse l’artrite sembra svilupparsi solo
nelle diatesi o predisposizioni gottose, artritiche o reumatiche. Diatesi `e solo una
parola che rimane senza significato, a meno che, non si comprendano i fattori che
si nascondono dietro la predisposizione.
L’artrite reumatoide, distinta dall’artrite traumatica e tubercolare, rappresenta
uno stato nutritivo e deteriorato unito alla solita tossiemia. I depositi di calcio e la
formazione di calcoli che sono parte della malattia, indicano che l’alterazione
nutritiva `e simile, se non identica, a quella che provoca la formazione dei
calcoli biliari, renali, dell’indurimento delle arterie, dei depositi di calcio sulle
valvole del cuore, dei depositi nei piedi nei casi di gotta, e della formazione di
calcoli in altre parti del corpo.
Quando il deperimento e la tossiemia diminuiscono la resistenza del fisico,
una qualsiasi aggiunta di stress pu`o provocare una crisi artritica nel soggetto predisposto
allo sviluppo di tale malattia. Una malattia acuta, “un’infiammazione”,
un “focolaio di infezione”, un’indigestione, un pranzo abbondante, il freddo, il
bagnarsi, uno stato ansioso o uno stress emotivo, possono provocare una crisi.
Le cosiddette infezioni da ascessi ai denti o in qualche altra parte del corpo
dovrebbero essere identificate per quello che sono: “fonti secondarie di malattia”.
Aggiunte alla tossiemia ed alle putrefazioni intestinali, complicano le condizioni
del paziente. Ma non sono mai cause primarie.
A volte, accade che un paziente riesce a resistere alle altre cause di malattia
ma non a queste infezioni “secondarie”, cos`ı, quando la causa dell’infezione “secondaria”
viene rimossa, i sintomi scompaiono. Questo viene sbandierato dalla
scienza come un grande trionfo, ma il riapparire dei sintomi offusca tale vittoria.
Vi sono stati talmente tanti trattamenti per l’artrite che cercare di elencarli
tutti sarebbe una perdita di tempo. Dir`o soltanto che nessuno si `e dimostrato
efficiente. Massaggi, cure termali, fanghi, sali, saponi, bagni allo zolfo, bagni
bollenti, elettroterapia, impacchi, medicine, toccasani e sieri, hanno avuto tutti il
loro momento di gloria, ma sono svaniti nel nulla. Alcuni hanno fornito, in molti
casi, solo un sollievo temporaneo; nessuno di essi infatti, `e pi`u di un palliativo.
Per rimettersi in salute e rimanere tali, liberarsi dai reumatismi, dalla lombaggine,
dai reumatismi muscolari, dai reumatismi infiammatori, dalla gotta, dall’artrite
in qualsiasi forma questa possa presentarsi, il malato deve interrompere tutte
le abitudini nocive e riconoscere e rispettare i suoi limiti. Ogni abitudine di vita
normale mantiene sani, ogni abitudine anormale provoca malattie. Qui sta l’ori-
gine di ogni male. L’epilogo sar`a una malattia cronica e la morte prematura. Fino
a che non riconosceremo che i sintomi sono il risultato di una saturazione tossica
e non individueremo le cause dell’intossicazione, non potremo aiutare i malati se
non offrendo loro delle discutibili cure palliative. Chiunque offra al suo paziente
solo un anodino o un sedativo pu`o certamente fargli pi`u male che bene.
Per essere perfettamente efficiente, la cura dell’artrite dovrebbe essere indirizzata
alla rimozione delle cause della malattia. Somministrare medicine, che
siano aspirine o cortisone o altri tipi comunemente in uso per l’artrite, serve solo
a fornire al paziente brevi periodi di sollievo dal dolore, ma non serve a rimuovere
le cause. Nonostante la maggior parte delle medicine venga somministrata per
“allievare” il dolore, si sostiene che il cortisone attenui temporaneamente anche
alcuni degli altri sintomi, e che, senza superare la funzione palliativa, provoca una
condizione difficile da recuperare.
L’organismo possiede dei poteri di recupero straordinari e spesso riesce a ristabilire
un buono stato di salute a dispetto dei rimedi artificiali. Svolge una funzione
di recupero molto pi`u veloce ed assai migliore se le cause che hanno provocato la
malattia vengono eliminate. Bisogna fornire al corpo, per mezzo del digiuno,
l’opportunit`a di espellere gli accumuli di sostanze tossiche e successivamente
l’opportunit`a di modificare la chimica del sangue per mezzo di un cambiamento
pi `u o meno radicale nelle abitudini alimentari. Fatto questo, i risultati
saranno sorprendenti.
Rimuovendo gli effetti di una nutrizione pregiudicata non si ristabilisce l’equilibrio
nutritivo. Il concetto di intervenire sull’articolazione artritica e di asportare
i depositi di calcio, `e solo un altro palliativo. Anche se questo venisse fatto in maniera
eccellente, dopo poco tempo questi depositi di calcio prenderebbero il posto
di quelli asportati. Bisognerebbe di nuovo ripetere l’operazione.
Niente pi`u del digiuno pu`o alterare, con pi`u sicurezza e rapidit`a, lo stato di nutrizione
del corpo. Nessuna cosa di quello che abbiamo a nostra disposizione pu`o
azionare un pi`u rapido cambiamento nella chimica dell’organismo e, specialmente,
nelle sue secrezioni e nelle sostanze liquide. Il digiuno, ad esempio, attenua
i dolori dell’artrite pi`u efficientemente delle medicine e lo fa senza comportare
rischi.
Nei casi di artrite, la durata del digiuno deve dipendere dalle circostanze individuali,
ed anche in questo caso il consiglio di un esperto `e fondamentale.
`E
uso comune consigliare all’artritico di esercitare le articolazioni colpite per
evitare che si immobilizzino. Si sostiene che questo arresta lo sviluppo delle unioni
ossee e della anchilosi. Per quanta verit`a ci sia in questa affermazione, secondo
me l’attivit`a forzata tende ad aggravare l’infiammazione e ad intensificare il dolore.
`E
meglio tenere a riposo l’articolazione colpita, fino a che il digiuno non permetter`
a al corpo di eliminare i depositi, le infiltrazioni in essa presenti e sconfig-
gere infine l’infiammazione. In questo modo l’articolazione irrigidita migliorer`a
spontaneamente e potr`a venire usata senza dolore.
La maggior parte dei pazienti artritici che ha richiesto il mio aiuto si trovava
in stadi avanzati di questa malattia. Tutti avevano subito per mesi o anni le comuni
forme di trattamento, inclusa la rimozione di diversi “focolai d’infezione”,
tuttavia erano ancora sofferenti. In verit`a, la loro storia indicava che, con simili
trattamenti, erano progressivamente peggiorati. Avevano sofferto. Apparivano deformi.
Erano disperati. Perch`e? Ribadisco: la causa primaria della loro sofferenza
era stata ignorata.
Il recupero dell’artrite cronica `e di lenta evoluzione e passa da uno stadio di
malattia ad uno di dipendenza biochimica. Coinvolge molti fattori: et`a, peso,
gravit`a della malattia, il decorso, grado di distruzione dell’articolazione, livello
dell’anchilosi, precedenti abitudini alimentari e di vita, riserva di energia nervosa,
il carattere delle complicazioni riscontrate (quali una malattia di cuore), l’occupazione,
la disposizione e l’ambiente che circonda il paziente. Tutti questi fattori
determinano il grado di recupero possibile e la rapidit`a con cui questo pu`o
avvenire.
Il principale requisito per il ristabilimento `e la propensione e la determinazione
di seguire attentamente i consigli. Quelli che imbrogliano e che non osservano
le restrizioni e le regole, probabilmente falliranno nell’intento di ristabilire una
buona salute. La dieta dovrebbe comprendere il minimo indispensabile di
zuccheri e amidi. L’auto-controllo, l’abnegazione, l’insieme delle restrizioni,
una ferma determinazione di ristabilirsi, anche se le restrizioni possono apparire
a volte dure e a lungo andare scoraggianti, facilitano il recupero.
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L’ ulcera peptica
† Caterina D. 1939-2007
Quando, il 28 luglio del 1939, William J. Mayo, medico, ultimo dei due fratelli
fondatori della famosa clinica Mayo, mor`ı, la stampa riport`o che la morte
era avvenuta a causa di un’acuta ulcera perforante, una malattia addominale che
egli era specializzato nel curare. Un giornale affermava: “Colpito subito dopo
essere tornato da una vacanza invernale al sud, il dott. Will si era sottoposto ad
un’operazione allo stomaco lo scorso aprile dalla quale non si era pi`u ripreso”.
Pochi anni dopo la morte del dott. Mayo, la sua clinica annuncio che per
l’ulcera l’operazione chirurgica non `e indicata. Le operazioni di ulcera vengono
ancora effettuate, ma non tanto spesso quanto prima.
Non `e cosa insolita per lo specialista morire della stessa malattia di cui
`e esperto. Il fatto che essi “facciano uso delle stesse medicine” dei pazienti
attesta la loro buona fede; ma il fatto che non riescano a proteggere se stessi
dalla morte significa che le loro conoscenze in merito non sono sufficienti. Per
quanto autorevole un chirurgo possa essere, pu`o non conoscere le cause dell’ulcera
peptica, dell’ispessimento del piloro, del tumore fibroide, dei calcoli biliari
o renali che asporta. Certamente `e una situazione non soddisfacente: senza la
conoscenza delle cause, lo specialista brancola nel buio.
I sintomi delle “malattie dello stomaco” sono molti e spesso non appaiono
chiari come un profano potrebbe immaginare.
`E
vero che esistono dei sintomi pi`u o meno “fissi” quando si parla di ulcera
allo stomaco: dolore, fragilit`a alla bocca dello stomaco, vomito ed emorragie,
ma questi potrebbero anche essere i sintomi di un tumore o di malattie meno
gravi. Perci`o diagnosticare l’ulcera dai sintomi `e molto difficile. Per confermare
i sospetti del medico si fanno radiografie ed esami fluoroscopici, ma solo in casi
eccezionali tali mezzi forniscono la diagnosi definitiva.
Il fatto `e che le radiografie spesso indicano la presenza di un’ulcera quando
questa non esiste e viceversa.
Chiamata erroneamente “la malattia del dirigente”, l’ulcera peptica uccide in
America 11.000 persone all’anno, a causa delle emorragie e delle complicazioni.
Sembra che 13 milioni di americani ne soffrano. Dubito che in quel paese vi siano
tanti dirigenti.
Abusi alimentari, di bevande, fumo, sesso, stress emotivo ed altre sono le
cause pi`u probabili.
Tilden sostiene: ≪La debilitazione a causa di abusi sessuali
provoca il rallentamento nella riproduzione dei tessuti. Le ulcere sono impossibilitate
a guarire; lentamente, ma inevitabilmente, le infezioni si propagano; le malattie
croniche sono incontrollabili≫. Chi eccede nell’attivita sessuale prepara
il terreno all’evoluzione di molte malattie.
Il concetto prevalente `e che l’ulcera peptica, cio`e l’ulcera della parte inferiore
dell’esofago, dello stomaco e della parte superiore del duodeno, sia dovuta all’azione
corrosiva che i succhi gastrici esercitano sulle pareti dello stomaco e del
tubo digestivo (per succhi gastrici si intendono l’acido idrocloridrico e la pepsina).
Man mano che il cibo viene trasportato sotto il duodeno, la bile e gli altri succhi
lo rendono alcalino, impedendo l’azione della pepsina e dell’acido idrocloridrico,
evitando cos`ı la formazione di ulcere peptiche sotto il duodeno.
Il concetto `e lungi dall’essere infallibile come molti credono. Chimicamente
la membrana dello stomaco non appare corrosiva. Da sempre i rivestimenti degli
organi sono stati in contatto con i succhi digestivi e questi hanno digerito le pi`u
pesanti sostanze proteiche che l’uomo abbia mai mangiato, senza per`o digerire
anche le delicate membrane dello stomaco, dell’esofago e del duodeno.
Affermare improvvisamente che gli acidi e la pepsina dello stomaco digeriscono
e corrodono le membrane di tali organi e non mettere in discussione questo
concetto, significa non voler comprendere le cause dell’ulcera peptica.
Si sostiene che nella chimica interna accade un qualcosa che provoca la sua
corrosione a causa dei succhi gastrici; alcuni attribuiscono tali cambiamenti agli
stress emotivi. Una volta che la membrana viene a mancare, come sostiene la
teoria, i succhi dello stomaco agiscono sui tessuti facendo s`ı che l’ulcera si estenda,
spesso corrodono le pareti dello stomaco o del duodeno (perforazione) con
risultati fatali.
`E
importante notare, a questo riguardo, che tale digestione considerata avvenimento
sicuro, `e un processo estremamente lento, che a volte impiega anni per
raggiungere il suo culmine. Tale autocorrosione non avviene in uno stomaco sano
per quanto grande possa essere la secrezione degli acidi. L’acido idrocloridrico
`e una secrezione normale delle ghiandole dello stomaco, necessario alla digestione
degli alimenti proteici. Non `e ragionevole pensare che possa contribuire allo
sviluppo di malattie. L’eccesso di secrezione di acido dovuto a cause sconosciute
potrebbe originare dei disturbi, ma non provocher`a mai la corrosione della mem-
– 113 –
brana che riveste lo stomaco. Potrebbe verificarsi un rigurgito dei contenuti dello
stomaco nell’esofago, ma questo non danneggia la membrana.
Le sofferenze prolungate nel tempo dai bruciori allo stomaco (frequenti tra
individui che eccedono in zuccheri e tra quelli che erroneamente associano
gli alimenti, e che bevono durante i pasti) possono causare, nella membrana
dell’esofago e dello stomaco, un’irritazione sufficiente a degenerare in infiammazione.
Comunque, fino a questo punto non si verificher`a la corrosione delle pareti
di tali organi. Gli acidi della decomposizione, derivanti da eccessi alimentari e da
alimentazione sbagliata, complicano l’ulcera gastrica e duodenale.
Quando in sede sperimentale si unisce alla parete gastrica un tessuto di un’altra
parte del corpo, esso non viene digerito e questo suggerisce il fatto che anche le
pareti del tubo digestivo non vengono corrose dai succhi gastrici. Ma un’ulteriore
ragione per dubitare sul ruolo dei succhi digestivi nella produzione dell’ulcera
peptica sta nel fatto che le ulcere si sviluppano in molte altre parti del corpo: naso,
cavit`a nasali, bocca, lingua, gola, colon, vescica, utero, cervice, vagina, cistifellea,
e sulla superficie del corpo, come l’ulcera varicosa, senza l’azione digestiva delle
secrezioni gastriche.
Nelle ulcere situate in queste parti si verifica una preliminare e persistente
infiammazione con indurimento e successiva rottura del tessuto. L’identificazione
dell’ulcera dell’esofago, dello stomaco e del duodeno, in seguito ad irritazione,
infiammazione cronica e ad indurimento, sembra essere certa quanto la sua
evoluzione dagli stati pre-ulcerosi in altre parti del corpo.
La casistica delle ulcere gastriche e duodenali rivela che molto presto nella vita
il paziente presenta l’irritazione e l’infiammazione gastro-intestinale. Il modo
di vivere e di alimentarsi che causa l’irritazione viene continuato ed intensificato,
ed i disturbi ricorrenti vengono alleviati dalle medicine fino a che il paziente passa
attraverso i gi`a menzionati stadi di evoluzione patologica: irritazione, infiammazione,
il graduale ispessimento dei tessuti mucosi e sotto-mucosi (indurimento)
ed infine, l’ulcerazione.
L’ispessimento ostruisce la circolazione arteriosa, riducendo l’ossigeno e le
sostanze nutritive, al punto che il tessuto cede fino alla formazione di un’apertura
o ulcera.
Il cancro pu`o rappresentare l’ultima fase di questa evoluzione. Pu`o essere
l’ultimo anello di una catena di sintomi iniziati con l’irritazione, passando poi,
all’infiammazione, all’ispessimento, al gonfiore (l’indurimento), all’ulcerazione
(formazione di ulcera) ed infine alla fungosit`a (cancro).
La stessa catena di cause ed effetti pu`o precedere entrambi i casi. Dovrebbe
essere chiaro che entrambe queste malattie, l’ulcera ed il cancro, rappresentano i
punti finali di un processo di evoluzione patologica iniziato in forma semplice e
divenuto pi`u complesso nel suo sviluppo. Ecco la ragione per cui la ricerca di una
causa specifica per il cancro si `e dimostrata deludente.
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Tutti gli agenti cancerogeni scoperti fino ad ora sono tali solo in una determinata
percentuale di casi, cio`e in quelli in cui il terreno era stato preparato per lo
sviluppo di tale malattia. L’ulcera, come il cancro, `e l’anello finale di una catena
di sintomi che inizia molto prima dell’evoluzione dell’ulcera stessa. Ripetute
crisi di stomaco (gastriti) degenerano in ulcera. Questa si sviluppa in seguito a
ripetute crisi gastriche avvenute nell’infanzia, nell’adolescenza, nella giovinezza
e nella maturit`a. L’ulcera viene classificata come una malattia organica, il che
significa che sono avvenuti dei cambiamenti patologici nella struttura delle pareti
dell’organo affetto.
I cambiamenti organici sopravvengono sotto forma di degenerazione ed indurimento
vascolare (arterie e vene). Gli indurimenti provocano cambiamenti
vascolari ed in particolare l’asfissia dei tessuti.
L’ulcerazione sembra essere la degenerazione attiva dell’apoplessia cellulare;
il cancro `e la degenerazione passiva dell’asfissia cellulare. L’inizio di entrambe
queste forme di malattia `e l’irritazione. Tutte le forme croniche di infiammazione
iniziano sotto forma di irritazione e vengono a svilupparsi in ulcerazioni, poi se la
locazione favorisce la stasi (arresto del flusso sanguigno), seguiranno indurimento
e cancro.
Gli anelli principali in questa catena di evoluzione patologica sono l’indebolimento,
l’intossicazione, l’irritazione, l’infiammazione, l’indurimento, l’ulcerazione
e la fungosit`a. Quest’ultima `e il cancro. Perch`e il cancro deve essere
l’unico elemento sconosciuto in questa composizione patologica?
In concomitanza all’ulcera gastrica vi `e uno stato cronico di eccessiva acidit`a
dello stomaco, una condizione conosciuta come iperacidit`a gastrica. Si pensa
che l’eccessiva acidit`a dello stomaco sia una condizione puramente locale.
Tale iperacidit`a non viene riconosciuta come sintomatica delle condizioni del
paziente. Ecco perch`e i trattamenti sono sempre locali; mentre, se si riconoscesse
che la condizione locale `e solo un programma curativo pi`u razionale e sicuro si
potrebbe stabilire una cura.
Se l’infiammazione o l’irritazione gastrica continuano, e lo faranno se non
si eliminano la tossiemia e le sue cause, l’infiammazione si estender`a al dotto
biliare ed alla cistifellea fino ad arrivare al fegato stesso oppure pu`o interessare
il dotto pancreatico fino al pancreas. Se non si correggono il modo di vivere del
paziente e le condizioni generali del suo organismo l’infiammazione e l’irritazione
aumenteranno e si intensificheranno, provocando la diffusione della malattia da
membrana a membrana ed il sorgere, cos`ı di nuove anomalie.
L’alimentazione di chi soffre di ulcera `e un problema difficile da affrontare.
Non soltanto vi `e una grossa difficolt`a di digestione, ma si verifica anche
l’irritazione della superficie ulcerosa provocata dai diversi cibi.
Che vita se si `e ridotti a soddisfare le richieste di uno stomaco capriccioso! Nei
casi di ulcera peptica, a causa di una eccessiva secrezione di acido, `e abitudine
comune alimentare i pazienti con pasti ridotti e fequenti, composti di cibi
leggeri. Questi dobvrebbero consumare le sostanze acide e ridurre, per quanto
possibile, l’irritazione dell’ulcera.
Ma alimentare il paziente ogni tre o quattro ore, a volte di pi`u, a volte anche
durante la notte, significa sovralimentarlo. Ma `e lo stesso programma alimentare a
causare il prolungarsi dell’eccessiva secrezione ed a facilitare il perpetuarsi della
stessa situazione che si sta tentando di eliminare. Usare il cibo come palliativo
non `e sicuramente un corretto procedimento dietetico.
Vi sono tante diete diverse per chi soffre di ulcera e differenti trattamenti.
Ognuno ha i suoi sostenitori, ma i risultati sono ben lungi dall’essere soddisfacenti,
per il fatto che trascurano le cause. Diete a base di latte, di panna, di cibi leggeri,
pasti ridotti e frequenti, e simili programmi alimentari dovrebbero alleviare i
sintomi.
Queste diete provocano una minore irritazione immediata della superficie ulcerosa,
ma non rimuovono le cause, e per questo la salute non viene recuperata.
Non `e un programma alimentare valido e fallisce nel suo scopo in quanto aggrava
la situazione ed i sintomi che sono la causa dell’ulcera.
Anche le medicine vengono usate per alleviare i sintomi: antidolorifici, tranquillanti,
medicine per “curare lo stomaco” e contro l’acidita. Altri farmaci
impiegati sono solo intesi a fornire brevi periodi di sollievo dal dolore. Non rimuovono
le cause, pertanto non ristabiliscono buone condizioni di salute. Persino
il pi`u recente metodo di congelare le ghiandole dello stomaco `e solo un palliativo.
Danneggia il sistema digestivo del paziente, ma non elimina le cause dell’ulcera
peptica.
Gli interventi chirurgici contro l’ulcera peptica continuano ad essere praticati.
E sono ancora deludenti. Generalmente la parete dello stomaco nei casi di
ulcera gastrica `e irritata ed infiammata. In tale stato di infiammazione l’ulcera
si sviluppa nella parte pi`u colpita. Cio`e nella parte in cui `e avvenuto il maggiore
cambiamento patologico. La rimozione dell’ulcera non elimina l’infiammazione.
Ogni punto della superficie infiammata pu`o cedere formando un’altra ulcera.
Questo significa semplicemente che, rimuovendo un’ulcera, si prepara il campo
all’evoluzione di un’altra ulcera ed in questi casi la ripetizione `e una regola. La
ripetizione `e dovuta al fatto che la causa dell’ulcera non viene eliminata dall’operazione.
Infatti, anche se si asportasse lo stomaco, ma non la causa, in un’altra
parte del corpo la stessa causa svilupperebbe nuove situazioni patologiche. La
chirurgia non pu`o ristabilire un buono stato di salute. `E solo un mezzo per alleviare
i sintomi. L’anemia `e una conseguenza frequente della rimozione di una larga
porzione di stomaco.
La gastroenterostomia (formazione di una comunicazione tra lo stomaco e
l’intestino tenue, oltrepassando il piloro) `e un’operazione difficile praticata spesso
quando si sospettano l’ulcera e l’ispessimento del piloro. Dovrebbe essere
gratificante sapere che questa operazione non `e necessaria, sapere che l’ispessimento
del piloro, cos`ı, come quello della membrana nasale pu`o essere ridotto col
digiuno.
La paura e l’ansiet`a insieme all’insistenza del chirurgo che sostiene l’urgenza
dell’operazione, spinge molti pazienti a farsi operare. Spesso il chirurgo li intimidisce
descrivendo i danni che un ritardo potrebbe causare. Gli stessi danni
potrebbero essere riferiti da chi ha subito l’operazione.
Cos`ı, in seguito ad insistenze, si pratica l’intervento chirurgico che ha come
primo scopo, quello di alleviare i sintomi, ma che si trasforma poi, in continui
drenaggi e rimozioni di organi che non apportano alcun vero beneficio al paziente,
il quale al riapparire dei sintomi prova una grandissima delusione. Spesso tale
sensazione distrugge nel paziente ogni fiducia verso la medicina, ma purtroppo
questo avviene troppo tardi.
La condizione costituzionale prima della comparsa dell’ulcera peptica `e senz’altro
il fattore pi`u importante nella sua evoluzione. L’anemia frequentemente
osservata nei pazienti che soffrono di ulcera probabilmente non `e dovuta tanto
alla leggera perdita di sangue che si verifica nell’ulcera, quanto all’impossibilit`a
di “fabbricare” sangue in conseguenza alla deteriorata condizione nutritiva del
paziente.
Poich`e il danno nutritivo precede di gran lunga la situazione dell’ulcera, la
causa principale del danno non `e da attribuirsi ad essa. Ogni fattore nelle condizioni
del paziente, sia le patologie che precedono l’ulcera sia quelle concomitanti
o successive ad essa, indica l’esistenza di un deterioramento costituzionale
che forma le basi dell’ulcerazione. Ecco perch`e il trattamento locale di essa si
dimostra totalmente insufficiente.
Ogni ferita (sia esterna che interna all’organismo: la membrana che riveste il
tratto digestivo) guarir`a pi`u rapidamente se non disturbata. Non deve essere continuamente
irritata con manipolazioni, strofinamenti, contrazioni ed espansioni.
L’irritazione derivante da tali manipolazioni compromette il tessuto e causa
la perdita di sangue. La ferita guarir`a pi`u in fretta se lasciata a riposo. Questa
`e la ragione per cui il primo passo verso la giuarigione dell’ulcera peptica si
compie assicurando il riposo completo all’organo ulcerato. Niente pi`u del
digiuno pu`o fornire il riposo locale degli organi digestivi.
Anche l’irritazione della superficie dell’ulcera a causa dell’acidit`a gastrica ne
impedisce la guarigione. In presenza di tali irritazioni non si possono formare
tessuti nuovi. Poich`e il digiuno causa l’interruzione della secrezione di succhi
gastrici, che altrimenti inonderebbero la superficie ulcerosa, esso elimina l’irritazione.
In molti casi sono necessari solo tre giorni di digiuno per sospendere
la secrezione dei succhi gastrici. In seguito la piccola quantit`a di succhi
prodotti sar`a leggermente acida.
In questo modo il digiuno elimina solo tre fonti di irritazione locale: l’ir-
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ritazione meccanica prodotta dalle particelle di cibo che vengono a trovarsi in
contatto con la superficie, l’irritazione derivante dalle contrazioni ed espansioni
delle pareti dello stomaco e dall’increspamento delle sue superfici nel ricevere
ed assimilare il cibo, e l’irritazione chimica provocata dai succhi gastrici acidi.
Con l’eliminazione di queste fonti di irritazione, la guarigione procede pi`u
velocemente.
Ma il digiuno presenta un altro effetto importante nel recupero della salute del
paziente che soffre di ulcera. ≪Poich`e `e facilmente dimostrabile – scriveva George
Weger, medico – che il modo pi`u rapido per distruggere l’acidit`a costituzionale e
ristabilire il livello normale di alcalinit`a `e rappresentato da un digiuno assoluto
condotto a letto, si pu`o affermare che il digiuno non serve solo ad uno scopo,
ma a tutti gli scopi≫. Egli consigliava di non interrompere il digiuno troppo
presto in quanto, cos`ı facendo, si potevano compromettere tutti i risultati. ≪Il
digiuno deve essere proseguito fino a che tutte le reazioni non indicheranno tutto
il completamento del rinnovamento relativo all’organismo≫.
`E
anche importante sapere che il digiuno produce un ispessimento del rivestimento
del piloro, naturalmente prima che si sia formata la ferita nel tessuto.
Il digiuno non permette la rimozione del tessuto ferito. Poich`e esistono stadi di
evoluzione patologica che non possono essere guariti, `e la parte di discernimento
a rimuovere le cause della malattia e riportare i tessuti ad una condizione di
normalit`a prima che si siano formati dei cambiamenti irreversibili.
L’infiammazione al piloro migliorer`a rapidamente ed il paziente torner`a in salute
se le sue abitudini, in particolare quelli alimentari, verranno cambiate. Anche
se ho sottolineato l’importanza di correggere le abitudini alimentari, `e sottinteso
che questo vale per tutte le abitudini dannose.
Il ristabilimento dell’ulcera coinvolge assai di pi`u della semplice guarigione
temporanea della superficie ulcerosa. Le ulcere guariscono e poi riappaiono,
spesso diverse volte nell’arco di una vita. Frequentemente vengono asportate chirurgicamente,
ma poi si ripresentano. Il fatto che in molti casi dopo quattro o
cinque operazioni di ulcera gastrica questa si sia ripresentata, dimostra che l’operazione
chirurgica non ristabilisce buone condizioni di salute. Non rimuove la
causa e pertanto non permette un recupero spontaneo.
Il recupero della salute pu`o avvenire in un momento qualsiasi dell’evoluzione
patologica da me descritta, dall’irritazione iniziale all’ulcerazione inclusa,
ma quando si `e sviluppata la cachessia (sintomo indicante un cancro) la
condizione `e irreversibile.
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L’ emicrania
≪So che i miei mal di testa sono dovuti a stitichezza – mi disse un giorno una
paziente che soffriva di emicranie – sono sicura che se potessi liberarmi dalla
stitichezza non soffrirei piu di mai di testa≫. Erano anni che soffriva ed in questo
periodo aveva provato ogni tipo di trattamento. Nonostante questo non aveva mai
ottenuto niente piu di brevi periodi di sollievo temporaneo.
Le dissi che la situazione era esattamente al contrario. Se si fosse liberata
del mal di testa, non avrebbe piu neanche presentato stitichezza.
A questa mia affermazione rispose: ≪Lei `e pazzo≫. Risposi io: ≪Lo so, ma anche lei lo `e≫.
Di nuovo chiese: ≪Cosa vuol dire?≫. Allora le spiegai che il mal di testa `e un
sintomo e che anche la stitichezza lo `e, e che i sintomi non si provocano a
vicenda, ma se lei avesse eliminato la causa che li scatenava, sarebbe riuscita
a liberarsi di entrambi nello stesso momento. Accetto questa mia spiegazione
logica del problema. Nessuno le aveva mai suggerito che per poter far cessare le
sofferenze avrebbe dovuto eliminare le cause.
Tutti avevano cercato di far fare ai
trattamenti quello che solo la rimozione delle cause poteva fare.
Condusse un digiuno relativamente breve per permettere al suo organismo
ostruito di espellere le sostanze tossiche e poi adotto un modo di vivere piu sano.
I mal di testa e la stitichezza passarono contemporaneamente.
Chiamata comunemente “mal di testa bilioso” o “mal di testa malato” l’emicrania
si definisce come “una cefalea periodica (dolore al capo) caratterizzata
dall’assenza di ogni lesione locale che potrebbe causare il dolore, particolari al
riguardo sono i sintomi visivi e psichici che possono accompagnarla”.
Le ricerche
mediche sostengono che l’emicrania sia di natura allergica e addirittura che “in
alcuni casi si pu`o dimostrare il suo carattere ereditario”.
Questa sindrome `e caratterizzata da mal di testa periodici, spesso da un solo
lato, accompagnati da nausee, e vari disturbi sensori, ed in particolare
disturbi agli occhi e agli orecchi. Pu`o verificarsi un’intolleranza alla luce e al
rumore, una grossa prostrazione e l’incapacit`a di concentrarsi mentalmente.
Poche, forse nessuna, delle altre malattie cosiddette funzionali sono accompagnate
da tanta sofferenza. Infatti, non `e raro che tali pazienti divengano farmacodipendenti
nella ricerca di alleviare i sintomi.
Walter C. Alvarez, medico, afferma che `e abitudine ricoverare questi pazienti
in ospedale e sottoporli ad ogni test scientifico che inevitabilmente da come
risultato: ≪Non `e stato trovato niente che possa essere considerato la causa dell’emicrania≫.
Questo accade perch`e a tutt’oggi le cause che provocano l’emicrania
sono ancora sconosciute.
Il dott. Weger, in relazione a tale malattia, osserva: ≪La teoria della tossiemia
puo essere applicata piu efficacemente all’emicrania che ad ogni altra malattia con
minore periodicita. Il pz e’ molto intossicato.
L’intossicazione comincia dal tratto digestivo, ed aggiunta al
precedente indebolimento ed alla tossiemia, provoca l’emicrania in quei soggetti
predisposti alla sua evoluzione.
Mi ricordo di una volta in cui dissi ad una donna che soffriva di emicrania che
avrebbe potuto sentirsi bene, non che avrebbe potuto essere “curata”, nel giro di
quattro o sei settimane. ≪Non posso credere alle sue parole – affermo – perche il
digiuno dovrebbe riuscire dove tanti altri sistemi hanno fallito?≫.
Molte volte in questi casi ho sentito le stesse parole. Naturalmente, quando i
mal di testa passarono, non ebbe piu ragione per non credere. Nella maggioranza
dei casi, a causa delle delusioni accumulate per anni, `e difficile poter far sperare a
questi pazienti di poter guarire dalle loro sofferenze. Sicuramente. i palliativi in
commercio non possono essere considerati dei validi aiuti.
L’ergotamina e gli altri “antidolorifici”, come l’eccesso di caffe, sono dannosi
e non rimuovono le cause.
Accade raramente che un paziente sofferente di emicrania, presenti mal di
testa ricorrenti dopo aver iniziato un programma igienistico. Infatti, si liberera
dalle sofferenze durante il digiuno e queste non si ripresenteranno neppure quando
sara il momento di riprendere l’alimentazione.
Vi sono casi di lunghe sofferenze in cui il sistema nervoso appare gravemente
danneggiato dai medicinali. In queste situazioni `e necessario un esteso
periodo di autodisciplina ed una forte determinazione nel seguire il programma
igienistico che, se osservato scupolosamente, riportera alla salute.
All’infuori di questi casi piuttosto infrequenti, ci si puo’ liberarei dalle emicranie
conducendo un digiuno di durata relativamente breve. Un
digiuno che va da dieci giorni a due settimane, sotto controllo di un esperto, sara
sufficiente nella maggioranza dei casi.
Anche la fase successiva, dopo avere interrotto il digiuno ed aver adottato delle
sane abitudini, dovrebbe essere seguita attentamente.
Capitolo 25
La pollinosi (febbre da fieno)
La donna era invalida. Doveva essere trasportata dal letto alla poltrona e viceversa.
Era troppo debole per compiere pi`u di due passi alla volta. Si lamentava di tutto,
compresa una febbre da fieno della quale soffriva ogni stagione da moltissimi anni.
Era il 1918 e tutto il mondo lottava per la democrazia. Ogni domenica il marito
la conduceva ad una lezione di catechismo. Doveva portare con s`e una sedia
ribaltabile da usare durante la lezione. Proprio ad una di queste lezioni incontr`o
un Igienista che la indusse a provare I’igienistica per tornare in salute. Per quanto
debole potesse essere, non condusse un solo digiuno, ma diversi.
Oggi, mentre scrivo la sua storia, questa donna ha raggiunto la cosiddetta terza
et`a: 73 anni. `E in buona salute. `E stata in grado di lavorare. Per oltre quarant’anni
non ha pi`u manifestato febbre da fieno. Per tutto questo tempo ha vissuto al sud
dove l’aria `e piena di pollini quasi in tutte le stagioni dell’anno.
Non ha pi`u allergie e mangia tutto quello che desidera. Tuttavia, questo `e
solo un caso tra mille di quelli che hanno sconfitto la pollinosi liberandosi dagli
accumuli di sostanze tossiche e correggendo le abitudini di vita.
Nella pollinosi, la membrana Schneideriana (una membrana mucosa) del naso
diviene notevolmente sensibile in conseguenza ad uno stato di irritazione cronica
(infiammazione) protratto nel tempo. Particelle di polvere, pulviscolo e polline,
aumentano l’irritazione, causano la secrezione, e congestionano la membrana. Lo
stato di irritazione ed infiammazione della membrana mucosa degli occhi, del naso
e della gola osservato nelle febbri da fieno `e solo l’espressione di quello che
precedentemente veniva chiamato catarro. Per dirla in parole povere: la condizione
di sensibilit`a di quelle membrane `e dovuta al fatto che sono malate: cio`e
infiammate.
Oggi, la febbre da fieno viene considerata un’allergia o comunque, una conseguenza
dell’allergia. La descrizione precisa di allergia non ha limiti molto
ben definiti. In generale essa viene descritta come “una condizione di sensibi-
– 122 –
lit`a esagerata ad una sostanza innocua nella maggioranza dei membri della stessa
specie”.
Tuttavia, mi sembra che definire l’allergia come una condizione di sensibilit`a
insolita voglia dire aggirare l’ostacolo, senza spiegare molto.
L’esperto si trincera dietro la brillante oscurit`a delle sue definizioni. Attualmente
si sostiene che l’allergia `e dovuta al fallimento di uno dei normali meccanismi
di difesa dell’organismo. Anche se questo fosse vero, non deve per`o trarci
in inganno sul fatto che i sintomi definiti come reazioni allergiche rappresentano
il segnale d’allarme per l’azionamento di un altro meccanismo di difesa. Se un
mezzo di difesa fallisce o si dimostra inadeguato, ve ne sono altri a disposizione
dell’organismo. Questo non pu`o trovarsi nei guai solo perch`e un meccanismo
difensivo non ha funzionato.
Qualsiasi possa essere la nostra opinione sull’allergia, bisogna ricordare che
non `e una condizione auto-provocata. Perch`e un uomo `e allergico e un altro no?
O, seguendo la teoria del fallimento del meccanismo di difesa, perch`e tale meccanismo
in un uomo si aziona e in un altro no? Per rispondere a queste domande
bisogna rifarsi alla causa fondamentale della malattia: la tossiemia.
Qual’`e la causa della pollinosi? `E un’infiammazione cronica delle cavit`a nasali
derivante da una pronunciata condizione tossiemica sviluppatasi per anni. La
tossiemia `e la causa fondamentale di tutte le infiammazioni delle membrane
che rivestono gli organi cavi del corpo. Finch`e si manterr`a uno stato tossiemico,
non si abbandoneranno le abitudini malsane e si continuer`a a sovralimentarsi, non
ci sar`a la possibilit`a di ristabilirsi dalla pollinosi. Ognuno pu`o verificare questa
affermazione su s`e stesso. Astenetevi dal cibo per un certo periodo di tempo ed
osserverete la liberazione delle cavit`a nasali e la scomparsa di altri sintomi caratteristici
della febbre da fieno. Non c’`e bisogno di passare la vita con le sofferenze
provocate dalla pollinosi. Bisogna tenere a mente che i pollini, il pelo degli animali,
e le altre sostanze cosiddette allergiche, sono normali elementi dell’ambiente in
cui vive l’uomo e che; quindi, la sua sensibilit`a a tali sostanze dev’essere dovuta
a qualcos’altro. Tali elementi sono fonti di disturbi allergici solo per chi `e malato.
Le persone in salute non sono allergiche.
Chi soffre di febbre da fieno si liberer`a dai suoi guai appena torna in salute.
Se manterr`a un alto livello di salute quei sintomi non si ripresenteranno. Esistono
numerosi modi per alleviare i sintomi della febbre da fieno, ma nessuno rimuove
la causa o ristabilisce la salute del paziente.
Ad ogni stagione egli deve farne uso, o `e costretto a nascondersi in qualche
luogo per non entrare in contatto con le sostanze che lo irritano. Questo `e uno
spreco di tempo e denaro.
Chi soffre di pollinosi dovrebbe intraprendere una vacanza: mettersi a letto ed
astenersi dal cibo. Questo sar`a meno dispendioso e pi`u efficiente. Una volta che
il paziente avr`a eliminato gli accumuli di sostanze tossiche i sintomi della febbre
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da fieno scompariranno una volta per tutte. Il ritorno alle abitudini malsane e agli
eccessi alimentari causer`a il ripresentarsi dei sintomi.
La durata dei digiuno, nei casi di pollinosi `e in genere maggiore di quella
necessaria nei disturbi pi`u semplici. Oscilla da un minimo di dieci giorni a
quattro o anche cinque settimane. Le persone obese avranno bisogno di un
periodo di digiuno maggiore rispetto a quelle magre.
L’allergia, nella febbre da fieno, come il mal di testa nell’emicrania, non `e una
causa ma un sintomo.
La risposta ad entrambi i casi `e da riscontrarsi nelle disintossicazioni per
mezzo del digiuno, della purificazione e di sane abitudini di vita.
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Capitolo 26
La pressione alta
Si sostiene che la pressione alta `e seconda all’indurimento delle arterie come causa
delle malattie cardiache nel nostro paese. La pressione alta a cui ci riferiamo
in questo caso `e quella forma di pressione sanguigna in aumento chiamata
ipertensione.
A causa di un rimpicciolimento delle arterie, la pressione aumenta appesantendo
il lavoro del cuore.
Per capire il concetto di pressione sanguigna immaginiamo un tubo di gomma
in cui scorre acqua. L’acqua passa attraverso il tubo ad una certa pressione. Se nel
tubo viene posto un ugello, in modo tale da ostruire il flusso dell’acqua, si provoca
un aumento della pressione. Se l’apertura dell’ugello viene ridotta, la pressione
aumenta ancora di pi`u. Pi`u piccola diventa l’apertura e maggiore `e la pressione.
La stessa cosa avviene nelle arterie, nel fenomeno chiamato ipertensione essenziale.
L’aorta, l’arteria pi`u grossa del corpo, pu`o essere paragonata al tronco
di un albero. Le arterie principali si diramano da essa e da questa si diramano le
altre, come i rami di un albero. La diramazione continua fino a che alcuni rami
appaiono talmente piccoli da poter essere paragonati ai virgulti degli alberi.
`E
proprio il restringimento di queste piccole arterie a provocare l’aumento
della pressione sanguigna. Lungi dall’essere una malattia della vecchiaia, l’ipertensione
viene spesso riscontrata in soggetti giovani, a volte addirittura nei
bambini.
Le statistiche riportano che attualmente in America vi sono cinque milioni di
persone affette da tale malattia. Poich`e gli standard riferiti alla pressione sanguigna
non possono essere considerati validi, `e probabile che gli Americani affetti da
ipertensione siano in numero maggiore a quello riportato dalle statistiche. Forse,
nella grande maggioranza dei casi, la pressione non raggiunge livelli abbastanza
alti da essere considerati pericolosi, ma la tendenza `e quella di aumentare con il
passare del tempo. Comunque, non dovrebbe mai essere trascurata. `E essenziale
riconoscere il fatto che la pressione alta `e l’anello finale di una catena di cause
– 125 –
ed effetti che iniziano presto nella vita di un paziente; le tensioni del mondo del
lavoro e gli affari personali affaticano il sistema nervoso.
L’eccessiva attivit`a sessuale `e una delle cause principali.
Eccessi di alimentazione, caff`e, t´e, tabacco, alcol e mancanza di tranquillit`a
sono tra le cause pi`u comuni. Anche il consumo di sale contribuisce alla sua
produzione, ma attribuire solo ad esso la pressione alta significa ignorare tutte le
altre influenze nella vita del paziente.
Si afferma che l’ipertensione sia la causa delle malattie cardiache, e che venga
provocata dai nervi.
Il fatto che anche le sostanze prodotte dai reni, dalle ghiandole surrenali, forse
dalle ghiandole pituitarie e tiroidee, possono provocare la pressione alta, indica
che la condizione `e pi`u seria di una semplice irritazione nervosa e che `e un sintomo
di uno stato generale relativo all’organismo. Se questo `e vero, il rimedio non
consister`a in un temporaneo e forzato abbassamento della pressione, ma in una
scrupolosa rimozione delle cause del danno provocato all’organismo.
Generalmente, il trattamento deprime il sistema nervoso. Le operazioni chirurgiche
di rimozione della ghiandola tiroidea e di porzioni del sistema nervoso
del simpatico, sono entrambe basate sulla convinzione che siano gli organi
del corpo la causa della malattia. Il fatto che negli animali non si manifesta mai
spontaneamente il fenomeno della pressione alta, ci fa capire che nell’ipertensione
dell’uomo `e coinvolto il sistema nervoso.
Medicine intese a deprimere il sistema nervoso, a rilassare il sistema arterioso
e a deprimere il cuore sono i mezzi pi`u comuni usati per ridurre la pressione
sanguigna nei casi di ipertensione. Non `e necessario sottolineare il fatto che tali
trattamenti non rimuovono le cause e, permettono l’abbassamento della pressione
solo fino a che le medicine verranno ingerite. In verit`a in molti casi, nonostante gli
effetti deprimenti delle medicine, la pressione tende a salire. I farmaci presentano
sempre degli effetti collaterali pericolosi, e si `e costantemente alla ricerca di tipi
meno dannosi. I trattamenti attualmente in uso non risultano soddisfacenti n`e per
il paziente, n`e per il medico.
Le cause molteplici rendono il trattamento specifico una tragedia. Un trattamento
deve avere tante sfaccettature quante ne ha la causa. Non avr`a senso, ad
esempio, interrompere l’abitudine del paziente di consumare sale e permettergli
di fumare. Per raggiungere risultati durevoli e sicuri, ogni elemento di cause deve
essere eliminato. Dobbiamo anche ricordarci che nei casi di pressione alta siamo
di fronte al sintomo di uno stato sistematico generale formatosi col passare degli
anni e frutto di molti antecedenti collegati tra loro.
Se vogliamo raggiungere la riduzione permanente della pressione dobbiamo
correggere totalmente l’anormalit`a relativa all’organismo. Un trattamento indirizzato
solo al sintomo non pu`o che fornire unicamente un breve sollievo.
La rapidit`a con cui il digiuno provoca la notevole riduzione della pressione
– 126 –
sanguigna indica l’importanza del riposo nel diminuire la tensione e l’eccitazione
relativa all’organismo. La riduzione pu`o essere talmente grande in poco tempo da
strabiliare il paziente. Man mano che le sostanze tossiche vengono eliminate il
sistema nervoso appare meno irritato, le funzioni dei reni, delle ghiandole surrenali,
pituitarie e tiroidee vengono ristabilite e la pressione ritorna a livelli normali,
addirittura inferiori, e tende a rimanere cos`ı anche dopo la ripresa dell’alimentazione.
Infatti, rimarr`a normale o quasi, fino a che il paziente vivr`a in maniera da
evitare un ulteriore sviluppo di tossiemia.
Tutto questo vuole dire che la riduzione della pressione ottenuta per mezzo del
digiuno, `e una riduzione naturale e non una condizione forzata. L’organismo non
viene danneggiato in questo modo come, invece, accade con la rimozione di una
ghiandola o di una parte del sistema nervoso. Se invece di eliminare gli organi
eliminassimo le cause, potremmo garantirci degli effetti pi`u durevoli e sicuri.
Come in tutte le altre situazioni, se le cause che hanno prodotto le condizioni
iniziali non vengono rimosse, i sintomi si ripresenteranno. Il digiuno `e un mezzo
per raggiungere e mantenere un modo di vita corretto.
– 127 –
Il digiuno e il cuore
In passato, i medici affermavano che se una persona dovesse trovarsi per sei giorni
senza cibo, il cuore subirebbe un collasso e la morte sopravverrebbe. In alcuni
circoli scientifici, nonostante molti esempi dimostrassero il contrario, si sosteneva
che il digiuno causava il collasso cardiaco; questo dur`o fino al famoso sciopero
della fame di Cork, nel 1920.
Protestando contro il loro arresto, avvenuto in seguito alla ribellione dei patrioti
irlandesi, Terence Mac Swiney, sindaco in Irlanda, ed i suoi compagni si
astennero da cibo per periodi di tempo che oscillarono tra i settanta ed i novantaquattro
giorni. Con i loro lunghi digiuni dimostrarono l’inesattezza della teoria
del “collasso cardiaco” per mancanza di cibo. Oggi, ci troviamo costretti a
riconoscere il fatto che il digiuno, invece, di indebolire il cuore, lo rinforza.
Altri digiunatori hanno dimostrato che l’uomo pu`o astenersi dal cibo per lunghi
periodi di tempo senza pericoli per la salute. I digiuni condotti dai primi
igienisti, dimostrarono l’ingannevolezza del concetto del collasso da digiuno
molti anni prima che questo venisse abbandonato dal mondo scientifico.
A tale riguardo, Hereward Carrington, medico, autore di Vitality, Fasting and
Nutrition, dichiara : ≪Che il cuore venga notevolmente rinforzato e rinvigorito dal
digiuno `e fuori da ogni dubbio. Secondo me il digiuno `e il mezzo migliore per
rafforzare un cuore debole, essendo l’unico mezzo adatto ad esso≫. Egli attribuiva
questi i miglioramenti a tre fattori fondamentali:
1. Al riposo, componente del digiuno.
2. Al miglioramento della circolazione sanguigna.
3. All’eliminazione degli “stimolanti” che i pazienti in generale, ed i sofferenti
di cuore in particolare, sono soliti consumare.
Se consideriamo l’angina pectoris una malattia del cuore che si sviluppa dalla
stimolazione costante di tabacco, caff`e, t`e, combinazioni alimentari sbagliate
ed eccessi di carboidrati, e osserviamo gli effetti del digiuno in questi pazienti,
saremo sorpresi nel constatare la rapidit`a con cui il cuore supera le sue difficolt`a.
Gli individui che tendono a sovralimentarsi e ad eccedere in tutto, sono soggetti
ad l’angina pectoris. Il loro modo di vivere affatica costantemente il cuore.
Il riposo rappresenta la necessit`a pi`u immediata.
Durante gli ultimi venticinque anni, pi`u di cinquanta medicine e trattamenti
chirurgici sono stati proposti come rimedi all’angina pectoris. L’angina fu
considerata una malattia “auto-limitata”.
Come possiamo stabilire che il digiuno rappresenta un rimedio valido nei casi
di angina? Noi non sosteniamo che il digiuno sia una “cura”. Sosteniamo solo
che alleggerisce di molto il lavoro del cuore in maniera da permettere ad esso di
tornare ad una condizione normale pi`u rapidamente.
≪Il cuore `e certamente migliorato e ha rallentato i suoi battiti; non riesco pi`u
neanche a sentirlo≫. Era quello che un canadese non vedente mi stava raccontando.
Aveva condotto un digiuno di pochi giorni e da poco aveva ripreso ad
alimentarsi. Prima di iniziare il digiuno, mi aveva detto che da diverso tempo il
battito cardiaco era talmente forte da disturbarlo, specialmente durante la notte.
Niente pi`u del digiuno riesce a calmare un cuore che batte rapidamente ed un
sistema eccitato. Il riposo che esso provoca alleggerisce il lavoro del cuore e tale
organo si riposa. Con meno lavoro da svolgere il cuore pu`o ristabilirsi da solo.
Il digiuno, come gi`a affermato in precedenza, `e un periodo di riposo fisiologico.
Non esplica alcuna funzione, ma d`a l’opportunit`a al corpo di fare da solo
quello che in condizioni di super-attivit`a non pu`o fare.
In stato di astinenza esso pu`o svolgere i compiti che in condizione di saziet`a gli
sono vietati. Il miglioramento del cuore durante un digiuno `e talmente regolare
ed uniforme da dimostrare pienamente le affermazioni di Carrington. Esistono
naturalmente delle condizioni cardiache troppo avanzate senza nessuna possibilit`a
di miglioramento ed in questi casi il digiuno pu`o fare ben poco.
In centinaia di casi di malattie cardiache da me osservati durante digiuni di
diversa lunghezza, solo pochi non hanno sviluppato cuori rinforzati e rinvigoriti.
Molti, anche quelli considerati “incurabili”, sono tornati normali. Cuori accelerati
hanno rallentato la velocit`a, cuori stranamente lenti hanno acquistato velocit`a,
cuori deboli hanno aumentato la loro forza, cuori irregolari sono diventati normali
in tempo e frequenza, cuori che saltavano le pulsazioni (una su quattro) sono tornati
normali, ed altri sono stati i miglioramenti osservati nelle funzioni cardiache
(`e inutile dire che il digiuno non permette al cuore di rigenerare una valvola nuova
al posto di una distrutta).
Poich`e il digiuno alleggerisce il cuore da un grave peso, i miglioramenti non
dovrebbero sorprendere. Il cuore viene nutrito pi`u adeguatamente dalle riserve
nutritive del corpo, piuttosto che dai materiali provenienti giornalmente dal tratto
digestivo.
Il riposo fornito al cuore per mezzo del digiuno viene classificato in due modi
principali:
1. Una notevole diminuzione nel numero delle pulsazioni del cuore. Un cuore
che pulsa ottanta battiti al minuto scender`a a sessanta o anche meno battiti.
Se il cuore pulsa ad una velocit`a pi`u rapida di ottanta battute, il calo sar`a
ancora pi`u evidente.
Prendendo il primo caso delle ottanta pulsazioni al minuto con diminuzione
a sessanta, osserveremo un risparmio di venti pulsazioni al minuto con
diminuzione nella quantit`a di lavoro che il cuore deve svolgere.
Naturalmente poi, esistono le solite fluttuazioni della velocit`a cardiaca dovuti
agli sforzi e alle emozioni.
2. Un altro fattore del riposo `e la diminuzione della pressione sanguigna. Se
la pressione `e di 160 mm, rapidamente scender`a a 140, 130 fino a 115, e
rimarr`a a questi valori per tutta la durata del digiuno. Mi ricordo del caso
di una donna che aveva una pressione sistolica di 295 mm, in meno di due
settimane diminu`ı a 115 mm. Questo significa che il cuore svolgendo il suo
lavoro incontra una resistenza minore. Batte con minor forza. Pulsazioni
pi`u leggere e di numero inferiore forniscono riposo al cuore stanco e danneggiato.
In tali condizioni esso pu`o ristabilirsi ed in molti casi dichiarati
“incurabili”, questo `e avvenuto.
Le suddette fonti di riposo per il cuore, le considero primarie. Ve ne sono
altre che io chiamo secondarie. Tra queste al primo posto si trova il calare di
peso. Esso vale per gli individui grassi la cui costituzione `e tale da costringere il
cuore a lavorare con pi`u forza per permettere al sangue di circolare in una cos`ı
grande massa. Anche se la pressione diminuisce pi`u in fretta rispetto al calo di
peso, questo fattore allevia il cuore da un grosso fardello. Ogni grammo perso
alleggerisce il cuore dalle fatiche che era costretto a fare.
Un altro fattore da considerare `e che negli scompensi l’abbassamento nella
velocit`a di pulsazione non `e immediato e rapido come nei casi di digiuno
ordinario.
Lo scompenso `e l’incapacit`a del cuore di mantenere una circolazione adeguata.
Viene caratterizzata da difficolt`a respiratorie (dispnea), da pallore livido delle
labbra e delle dita (cianosi), da contrazioni cardiache rapide ma deboli, da minore
escrezione urinaria che, nei casi gravi, accumula liquidi nei tessuti: edema,
idropisia, anasarca.
Il cuore gi`a indebolito, con l’aumento di lavoro provocato dall’accumulo di
liquidi, si trova in difficolt`a. La massa di lavoro comincia a divenire intollerabile
e lentamente esso si indebolisce sotto tale fardello. Man mano che il cuore
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si indebolisce l’idropisia aumenta e conseguentemente anche il lavoro del cuore
aumenta. Si stabilisce un circolo vizioso dal quale `e difficile evadere.
Un’altra fonte di edema risiede nel sale comune da cucina (cloruro di sodio).
Questo tipo di sale `e inutilizzabile e velenoso. Viene eliminato con difficolt`
a, pertanto tende ad accumularsi nei tessuti della superficie, appena sotto
la pelle; nelle cavit`a in cui si deposita, insieme all’acqua che lo diluisce, forma
acqua salmastra. Tale edema provocato dal sale, e a volte talmente evidente
da venire individuato immediatamente (a volte per`o rimane nascosto), affatica il
cuore ed i reni.
L’organismo del paziente a digiuno `e in grado di riportare in circolazione il
sale e l’acqua che successivamente verranno espulsi. Generalmente in tali casi
avviene una notevole escrezione urinaria di cloruro di sodio, a volte fino a 78
grammi di sale al giorno. Delle attente osservazioni biochimiche hanno dimostrato
che il digiuno provoca un notevole aumento nell’escrezione di cloruro di sodio,
anche nei casi in cui l’escrezione urinaria appare ridotta.
Poich`e durante il digiuno la quantit`a di cloruro di sodio nel sangue rimane
inalterata, si deduce che il sale espulso proviene dall’edema.
Il primo passo nell’escrezione degli accumuli di acqua salata consiste nel permettere
il ritorno in circolazione di acqua e sale. Il digiuno facilita l’assorbimento
dei liquidi dai tessuti e la loro successiva escrezione. Quando con il digiuno si
interrompe l’assunzione giornaliera di sale, si permette all’organismo di ritirare
l’acqua e il cloruro di sodio dai tessuti edematosi. L’edema nascosto e l’idropisia
scompaiono rapidamente.
Il principio di alleggerire il lavoro del sistema circolatorio ed in particolare del
cuore con la diminuzione della quantit`a di cibo consumata e l’eliminazione del
sale dalla dieta, tocca il suo apice quando il malato di cuore si sottopone a digiuno.
Spesso `e necessario persino ridurre la quantit`a di acqua ingerita giornalmente. `E
necessaria la riduzione di acqua specialmente nei casi di edema molto evidenziati
per facilitare l’escrezione del liquido dai tessuti.
Negli scompensi cardiaci, spesso si verifica la stasi renale, arresto del flusso
sanguigno che danneggia la funzione dei reni. Il digiuno sembra provocare un
miglioramento immediato in questa funzione, al punto di aumentare istantaneamente
l’eliminazione. Sulla questione del consumo di acqua in queste condizioni
vi sono punti di vista discordi: alcuni sostenitori del digiuno affermano che si
pu`o consumare tutta l’acqua che si vuole, basandosi sul concetto che i reni funzionano
meglio in presenza di molta acqua; altri sostengono che l’assunzione di
grandi quantit`a d’acqua rallenta l’escrezione degli accumuli edematosi. Secondo
me bisogna limitare il consumo di acqua.
Il cuore, per mezzo dell’aumentata escrezione dei reni appare molto alleggerito
di acqua e cloruro di sodio, perch`e l’edema risulta ridotto o eliminato.
Qualcuno sostiene inoltre che il digiuno pu`o influenzare beneficamente alcuni
centri vaso-motori (i centri nervosi che controllano la circolazione) causando un
miglioramento nella condizione del cuore e delle arterie.
Naturalmente sarebbe sbagliato affermare che l’escrezione di acqua e cloruro
di sodio, negli stati di idropisia, possa considerarsi la causa unica della sparizione
dei sintomi. Il concomitante miglioramento generale della condizione cardiaca
e circolatoria deve essere tenuto in considerazione, ma c’`e ragione di pensare
che l’aumento di escrezione urinaria e l’assorbimento dai tessuti di acqua e sale
siano dovuti, in grande misura, al miglioramento dell’azione circolatoria generale;
miglioramento che tende a rimanere tale anche dopo il ritorno all’alimentazione.
Un medico italiano, Giorgio Dagnini, studi`o i risultati provocati dal digiuno
in sedici casi di scompensi cardiaci e present`o il rapporto dettagliato delle sue
osservazioni all’Istituto Generale di Medicina Terapeutica dell’Universit`a di Modena.
Devo ringraziare un medico americano, anche lui interessato alla materia,
per essersi occupato della traduzione in lingua inglese dello scritto.
Di questi sedici casi, alcuni dei quali erano stati precedentemente indicati come
“refrattari alla terapia a base di medicinali per il cuore”, Dagnini constat`o il
grave stato di scompenso cardiaco. Oltre al digiuno, i pazienti furono fatti riposare
a letto e fu loro permesso di bere acqua a volont`a, ma non furono somministrati
farmaci. Dodici tra loro soffrivano di edema delle cavit`a seriose; i rimanenti
quattro non presentavano edema.
Nei dodici pazienti edematosi le diagnosi cliniche furono sclerosi miocardica
(indurimento del muscolo cardiaco) in sei casi; stenosi mitrale in due casi (rimpicciolimento
o restringimento della valvola mitrale cardiaca); stenosi mitrale ed
aortica (stenosi della valvola mitrale ed aortica) in un caso; insufficienza mitralica
(incapacit`a a chiudersi della valvola mitralica) in un caso; ipertensione maligna e
asma cardiaca in un caso; ipertensione e malattia cardiovascolare, fibrillazione e
sclerosi miocardica in un caso.
Entrambi i sessi erano coinvolti e le et`a oscillavano tra i 24 ed i 75 anni. Il
digiuno dur`o da cinque giorni (i pi`u brevi) a sette (i pi`u lunghi). Del gruppo
non-edematoso, tre avevano la stenosi mitrale ed uno l’ipertensione con sclerosi
miocardica.
Solo un uomo ne faceva parte. Il pi`u giovane del gruppo aveva 38 anni, il pi`u
vecchio 64; questi pazienti digiunarono per sette giorni.
Tutti i digiuni in questi casi dimalattie cardiache furono brevi, tuttaviaDagnini
afferm`o: ≪`E stato osservato che i pazienti cardiaci trattati con il digiuno mostrano
un’aumentata escrezione urinaria ed un rapido riassorbimento del fluido
edematico e delle seriose peritoneale e pleurale≫. Nel gruppo non-edematoso,
l’escrezione di cloruro di sodio apparve “normale”. Questo pu`o indicare che l’edema
negli altri casi poteva essere il risultato tanto di un consumo di sale quanto
di una debolezza cardiaca. Tra i dodici pazienti edematosi, vorrei citare solo un
– 132 –
caso per descrivere gli sviluppi che si presentano quando un paziente cardiaco
viene sottoposto a digiuno.
Il soggetto era un ragazzo di 24 anni a cui era stata diagnosticata una stenosi
mitrale. Era in condizioni gravi, con un danno serio alla regione destra del
cuore. Il cuore appariva ingrossato fino all’osso iliaco. Aveva siero nella pleura,
un edema nelle estremit`a inferiori e difficolt`a di respirazione. Prima di essere accettato
all’istituto, questo paziente era stato sottoposto ai soliti trattamenti con i
medicinali per il cuore.
All’istituto, invece, fu sottoposto ad un digiuno di sette giorni. Gi`a dal terzo
giorno apparvero i miglioramenti. Il fegato si restrinse alla sorprendente
velocit`a di due centimetri al giorno. Il liquido edemico venne riassorbito rapidamente.
Alla fine del settimo giorno il fegato era di tre centimetri sotto le costole
e l’edema generalizzato era scomparso.
Si manifest`o un notevole miglioramento della sierosa pleurale. L’escrezione
urinaria fu significante in questo caso. A 250 cc all’inizio, aument`o rapidamente
ed al quinto giorno raggiunse la quota di 3700 cc, la media, da quel momento
in poi, fu di 2000 cc. In questo caso la diuresi facilit`o la rimozione dell’edema.
L’osservazione di Dagnini che il digiuno `e benefico in molti casi di scompensi
cardiaci merita, quindi, ogni considerazione.
Egli sostiene che: ≪Tutti i diversi effetti si sommano potenziandosi e danno
come risultato il ristabilimento di una funzione cardiovascolare normale o quasi≫.
Purtroppo i suoi digiuni furono di durata troppo breve per poter completare i risultati,
ed egli non fu in grado di descrivere le fasi successive: in cosa consistesse
l’alimentazione dei pazienti in seguito all’interruzione del digiuno, quali attivit`a
fisiche svolgessero, quali sviluppi si verificarono successivamente. Ma le sue osservazioni,
per quanto limitate, sono sufficienti a stabilire gli effetti benefici del
digiuno in una grande gamma di anormalit`a cardiache.
Un individuo intelligente praticher`a il digiuno molto prima che le sue condizioni
cardiache raggiungano gli stadi descritti da Dagnini. Nonostante i benefici
ottenuti, non vi `e dubbio che questi fossero casi finali le cui condizioni non
avrebbero certo fatto sperare un ristabilimento.
Il digiuno dovrebbe essere attuato quando ancora esiste la possibilit`a di un
recupero spontaneo.
Non credo sia necessario ripetere che `e molto importante che questa pratica
venga seguita da un esperto. Nessun malato di cuore dovrebbe tentare il digiuno
da solo.
Le coliti
La colite `e l’infiammazione del colon.
Per comprendere la funzione del colon, esaminiamo una breve descrizione fisiologica.
Anatomicamente il colon dell’uomo `e diviso in tre sezioni: ascendente,
trasversa e discendente. Inizia con un sacchetto chiuso, il cieco, dove termina
l’intestino crasso. L’appendice vermiforme `e attaccata al cieco. Immediatamente
sopra all’appendice, il cieco riceve l’intestino crasso, quasi ad angolo retto.
La parte superiore del cieco si incorpora nella parte iniziale della porzione
ascendente di colon. Questa passa sulla destra in un punto vicino al fegato, dove
forma un angolo (flessura destra) e dove inizia la seconda porzione, il colon
trasverso.
Quest’ultimo passa con una leggera curva lungo il fianco sinistro dell’addome
dove forma un altro angolo (flessura sinistra). Sotto la milza il colon diventa
discendente, si immette nella flessura sigmoide e gira irregolarmente verso il basso
formando una specie di “S”. Tra la parte finale dell’intestino crasso (ileo) ed il
cieco, vi `e una valvola formata da unmuscolo sfintere e conosciuta come la valvola
ileo-ciecale. Il retto viene chiuso da un’altra valvola (lo sfintere rettale).
La funzione del colon `e di trasportare i residui digestivi in alto verso il cieco,
attraverso il colon trasverso, ed in basso attraverso il sigmoide al retto, e quindi,
al mondo esterno. La digestione viene completata nell’intestino crasso ed `e l`ı che
le porzioni digerite di cibo vengono assorbite. Piccole quantit`a d’acqua possono
venire assorbite dal colon, ma `e l’intestino crasso quello adatto all’assorbimento
degli alimenti. Sembra che non avvenga nessun assorbimento di tossine nel
colon.
Esso, come tutto il resto del tratto alimentare, `e ricoperto da una membrana
chiamata rivestimento mucoso. L’irritazione o l’infiammazione del colon viene
definita colite o colonite. Indicata da molti esperti come la malattia pi`u comune
degli uomini civili, la colite `e molto rara tra le popolazioni incivilizzate.
La stitichezza`e probabilmente il sintomo piu fastidioso della colite, anche se spesso
si alterna a diarrea. Se la colite `e acuta (diarrea) potrebbe esserci muco nella sostanza
escreta. Tutte le forme di coliti trattate in questo capitolo sono classificate
come “coliti mucose”.
Nei casi di colite `e frequente una condizione di spasmo nel colon, specialmente
se il caso `e abbastanza serio. Spesso si verifica anche un avvelenamento
del colon trasverso, l’enteroptosi. Il colon pu`o avvallarsi anche in assenza di colite
e la colite pu`o presentarsi senza il manifestarsi dell’avvallamento, ma quasi
certamente la colite spastica include entrambe le situazioni. `E tuttavia, sbagliato
attribuire alla stitichezza spastica la causa della colite mucosa. Sostenere tale
punto di vista sarebbe tanto illogico quanto attribuire alla colite le cause della
stitichezza spastica.
Nelle coliti croniche l’infiammazione pi`u evidenziata potrebbe essere situata
in diverse parti del colon e da questo derivano le varie denominazioni come
sigmoidite, proctite, ecc.
La condizione pu`o rimanere oscura per lunghi periodi di tempo, ed il soggetto
pu`o essere conscio solo dei disturbi addominali che attribuisce semplicemente alla
stitichezza o a formazioni di gas nello stomaco. Quando nelle feci appare il muco,
la condizione `e gi`a avanzata. Man mano che la colite si intensifica, il muco nelle
feci pu`o apparire di consistenza gelatinosa, oppure le feci possono essere ricoperte
di muco con striature di sangue. A questo punto si `e senza dubbio in presenza di
una colite.
Non intendo in questa sede trattare tutte le variazioni originatesi dall’immagine
comune della colite. Queste possono anche manifestarsi, ma a scopi pratici
appaiono di poca importanza. Poich`e il colon `e diviso in sezioni, `e possibile riscontrare
forme particolari di colite come la proctite, sigmoidite ed altre, ma la
cosiddetta malattia `e la stessa in ciascun caso.
Consideriamo le due suddette “malattie”. Non esiste una reale divisione tra
il sigmoide e il retto. Se si riesce ad immaginare come un capello potrebbe dividere
queste due sezioni continue del colon, non dovrebbe essere difficile considerare
folle il denominare l’infiammazione sviluppatasi da un lato sigmoide, e
se si estende solo in un centimetro oltre la membrana di rivestimento del retto,
chiamarla proctite. Sarebbe come chiamare i foruncoli della guancia destra in un
modo e quelli della guancia sinistra in un altro.
Creiamo lo stesso stato confusionale nel classificare le infiammazioni secondo
la parte in cui si sviluppano. L’infiammazione della membrana di rivestimento
del naso `e una rinite, l’infiammazione della membrana di rivestimento delle cavit`a
nasali `e una sinusite, l’infiammazione del dotto bronchiale `e una bronchite; ora
questi non sono altro che nomi differenti attribuiti ad una stessa condizione che si
manifesta in parti diverse. La gastrite `e la stessa infiammazione che si sviluppa
nella membrana dello stomaco. Classificare queste infiammazioni locali con nomi
diversi serve solo a creare confusione.
Spesso `e molto difficile diagnosticare correttamente la forma di colite che ha
colpito un paziente e scoprire la posizione dell’infiammazione.
La capacit`a di diagnosticare non indica una familiarita con la causa.
In questa sede siamo pi`u interessati a scoprire la causa dei disturbi del paziente
che individuare quale sezione del colon sia irritata o spastica. I sintomi delle coliti
sono uguali nel genere, ma differiscono nella posizione e nella intensit`a. Un fatto
importante da sottolineare `e che ogni caso che presenta il marchio della cronicit`a
ha un complesso “del colon”; cio`e una psicosi negativa o depressiva.
Le persone malate o sofferenti, raramente appaiono felici ed allegre. Ansiet`a,
apprensione e conseguente depressione rappresentano la regola nelle malattie. `E
quasi impossibile rimanere mentalmente o emotivamente indifferenti al dolore
fisico. Un certo grado di autocommiserazione trova alloggio anche nelle menti
dei pi`u stoici. Se consideriamo la natura della colite ci accorgeremo che non `e
sorprendente il fatto che il malato diventi depresso o ansioso. Molti neurotici o
psicotici sono tali solo in conseguenza a coliti di lunga durata. Nel 95% dei casi
di colite cronica, la stitichezza `e una caratteristica dominante. In genere continua
per anni, durante i quali il malato prova ogni lassativo, purgante, t´e, olio, clistere,
irrigazione, ed altri mezzi di sicuro “sollievo”, senza mai rendersi conto che la
stitichezza `e solo un sintomo. Nonostante tali mezzi possano forse fornire un
sollievo temporaneo nel tempo non fanno altro che aggravare la situazione.
Tutti i malati di colite soffrono di indigestione gastrica ed intestinale, nonch`
e di gas nell’intestino, con pi `u o meno dolore. Accusano sempre un senso di
saziet`a o di malessere. Spesso in questi casi si manifestano mal di testa acuti ed
intermittenti. Molti pazienti accusano una sensazione di rigidezza e tensione, adddirittura
dolore, nei muscoli del collo, con dolore appena sotto l’articolazione tra
il collo e la testa.
Frequentemente descrivono i loro sintomi come “una sensazione di rigidit`a”.
La maggioranza di questi casi `e anemica e dissemica. Sono magri e denutriti
anche se la colite non `e assolutamente limitata a tali soggetti. La lingua `e spesso
bianca, il sapore cattivo e cos`ı l’alito.
Pu`o manifestarsi una sensazione di strematezza, con mancanza di entusiasmi
ed ambizioni. Immediatamente dopo l’espulsione dal colon di un grande accumulo
di muco pu`o manifestarsi la nausea. A questo segue invariabilmente una
sensazione di sollievo.
Nei casi di colite, l’aspetto `e misero, l’espressione facciale ansiosa, apatica.
Il paziente pu`o apparire molto nervoso, irritabile, eccitabile, pu`o anche
cadere in stati di isterismo o di melanconia.
Non sono solo un fastidio per s`e stessi, ma lo sono anche per gli altri. Nei casi
a lungo decorso l’intera attenzione del paziente si concentra sul suo stato fisico.
Molti malati di colite si abituano all’uso continuo di medicinali. Provano di tutto
nella speranza di trovare il rimedio alle loro sofferenze. Esauriscono la lista di
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lassativi, tonici e digestivi. Passano da un medico ad un altro, e questi studiano
i loro sintomi e confondono le loro idee. Clisteri, irrigazioni, diete, e psichiatri,
vengono tentati invano. Alcuni si mettono a studiare l’anatomia, la fisiologia e gli
alimenti arricchendo il proprio vocabolario di parole spesso prive di significato.
`E
stato pi`u volte sostenuto che i tipi pi`u leggeri di malattie mentali si originano
dalle infiammazioni al colon. O per lo meno che i casi mentali tenuti nascosti sviluppano
spesso coliti. Tali casi rendono chiaro il fatto che le reazioni mentali alla
colite sono realt`a e non fantasie. Un esperto in materia, asserisce che l’irritazione
cronica al colon forma le basi di disturbi mentali e fisici pi`u di ogni altra anormalit`
a funzionale. La cosa pi`u importante nel trattare i malati di colite `e di ignorare
i sintomi e le manifestazioni pi`u acute, concentrando l’attenzione sulla rimozione
delle cause della sofferenza. Siamo convinti che lo sviluppo della colite `e concomitante
alla ritenzione di sostanze tossiche ed al loro accumularsi nel sangue e
nella linfa. Il mezzo che riuscir`a a liberare il corpo da tali sostanze rappresenter`a
la cura adeguata per chi soffre di colite. La mente del paziente e di chi si occupa
della sua guarigione deve essere liberata dal fantasma dei sintomi locali. I disturbi
possono essere notevolmente ridotti in quanto il muco, il gas, la spasticit`a, la stitichezza
e l’irritabilit`a nervosa, n`e singolarmente, n`e collettivamente rappresentano
la causa della malattia.
Non ci si pu`o attendere un ristabilimento senza un periodo prolungato di riposo
assoluto, lontano da amici e parenti e dai debilitanti fattori ambientali. Il riposo
fisico significa stare a letto. Significa cessare ogni attivit`a e rilassarsi. Il riposo
mentale richiede tranquillit`a. Esso vuol dire eliminare le preoccupazioni, le paure,
l’ansiet`a e le emozioni deprimenti. Il riposo sensorio richiede quiete e liberazione
dalle eccitazioni sensorie. Il riposo fisiologico pu`o essere ottenuto solo con l’astinenza
dal cibo. Il digiuno provoca il rilassamento dell’intestino e dello stomaco
spastico.
Il digiuno `e di gran lunga pi`u indicato delle diete. Il digiuno aumenta quella
parte di metabolismo che elimina le sostanze di rifiuto e ringiovanisce i nervi
affaticati e le stutture cellulari. Permette al corpo di stabilire, a suo modo, una
normale chimica sanguigna. Un uomo non pu`o sapere quali siano i processi con
cui ristabilire la giusta chimica nel sangue. Nessuno pu`o riprodurre o imitare i
modi con cui l’organismo riesce ad eliminare e ristabilire l’equilibrio nel sangue.
L’irritazione provocata nell’intestino dalla continua assunzione di medicinali
aumenta le sofferenze del paziente, e peggiora la condizione. I clisteri
indicativi sono altamente irritanti. I clisteri contengono saponate, melasse ed altre
sostanze nocive.
`E
importante sapere che la colite `e solo una parte dell’irritazione e dell’infiammazione
generale delle superfici mucose dell’organismo (pochi anni fa sarebbe
stata definita come catarro) e ci`o che liberer`a il paziente dalla colite, nello stesso
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tempo, lo liberer`a anche dalle irritazioni in altre parti del corpo: naso e gola, utero
e vescica, ed altre.
La frequente condizione definita diarrea `e semplicemente una colite di breve
durata. Nella maggioranza dei casi non `e grave e dura uno o due giorni (a volte
pi`u); `e abitudine comune ignorare le condizioni del colon e ricorrere a metodi
artificiali per sopprimere la diarrea. Spesso, la condizione non `e niente di pi`u
di una irritazione temporanea degli intestini causata dalla fermentazione dei
cibi. Vale specialmente se sono i bambini a presentarla. Crisi ripetute di questo
genere tendono ad evolversi in coliti croniche.
Gi`a nel 1918, Richard G. Cabot, medico alla Scuola di Medicina dell’Universit`
a di Harvard ed all’Ospedale Generale del Massachussets, scriveva nel suo
libro A Layman’s Handbook of Medicine: ≪Come regola, la semplice diarrea o la
colite acuta, negli adulti, guarisce in una settimana o dieci giorni. Le cure sono
il riposo, il calore e il digiuno≫. Tutto ci`o `e indicato sia per gli adulti che per i
bambini, anche se secondo lui una purga al presentarsi della diarrea aiuterebbe.
La cosa importante da osservare `e il riconoscimento del valore del digiuno nei casi
di diarrea.
Sento il dovere di chiarire che una settimana o dieci giorni costituiscono un
tempo maggiore a quello necessario per la cessazione di tale sintomo quando si
intraprende il digiuno al primo apparire della diarrea. In genere, due o tre giorni
sono sufficienti.
La psoriasi e gli eczemi
Uno studente di circa vent’anni, con tutte le ambizioni e le speranze tipiche di
quegli anni, si trovo costretto ad affrontare una situazione apparentemente disperata.
Tutto il suo corpo, compresi gli arti ed il viso, era coperto da una massa di
eruzioni squamose. Il nome scientifico di questo problema della pelle `e psoriasi.
Ne soffriva da molti anni; anche le palpebre e le labbra apparivano nello stesso
stato. Aveva provato ogni possibile “cura” senza trarne alcun beneficio. Radiografie,
pomate e cortisone, avevano procurato tutte nelle migliori delle ipotesi, solo
un sollievo temporaneo. I medici dichiararono: ≪Stiamo facendo il possibile. Il
problema `e che non esiste una cura specifica≫.
Anno dopo anno questo paziente si affido alle cure degli specialisti della pelle,
chiamati anche dermatologi, ma i loro trattamenti non fecero altro che aggravare
l’irritazione.
Allora il soggetto rivolse una domanda che esulava dal campo medico:
≪Pensate che il digiuno possa aiutarmi?≫. La risposta fu: ≪Forse≫. Entro in
un istituto che trattava i pazienti con il metodo del digiuno ed altri sistemi nutrizionali.
Lo sottoposero a digiuno ed a bagni solari giornalieri. In tali condizioni
`e facile osservare il progressivo scomparire della malattia ed il ristabilirsi della
pelle. In poche settimane la pelle del ragazzo appariva pulita. Poteva di nuovo
guardarsi allo specchio; poteva affrontare la vita con allegria.
La pelle umana, il piu grosso organo del corpo `e da paragonare al fegato ed
al cervello per la quantit`a e la versatilit`a delle sue funzioni. Organo altamente
complesso contenente nervi, vasi sanguigni, ghiandole, cellule pigmentali e grasso,
questa struttura impermeabile e resistente ai gas ricopre il corpo come fosse
una busta e si viene a trovare tra i delicati organi interni e l’ambiente esterno. `E il
radiatore ed il condizionatore d’aria del corpo che regola, per mezzo del sudore,
la temperatura ed il normale equilibrio dell’acqua.
In leggera misura, serve ad alimentare le sostanze di rifiuto. La sua pigmentazione
protegge contro gli eccessi dei raggi solari. Utilizzando il sole, produce
vitamina D. Immagazzina sangue e grasso ed `e il pi`u grande organo di senso del
corpo; le estremit`a nervose in essa presenti, ci permettono di avvertire il calore, il
freddo, la pressione e tutte le sensazioni percepibili per mezzo dei polpastrelli.
La pelle, sfruttata comunemente in modi diversi, rappresenta essenzialmente
un organo vitale. `E soggetta a molte “malattie” di cui la maggioranza sono
infiammazioni dette “dermatiti”.
La pelle viene alimentata dal sangue, non da forme esterne di alimentazione.
All’infuori del sangue non esistono altri nutrimenti per la pelle. Essendo l’involucro
protettivo del corpo, viene in contatto con molte sostanze esterne, spesso
nocive, e danneggiata in moltissimi modi. Fortunatamente i suoi poteri di autoguarigione
sono notevoli, cos`ı sono pochi i danneggiamenti che lasciano tracce
permanenti. La maggior parte delle malattie della pelle sono dovute a cause
relative all’organismo. E di queste dovremmo preoccuparci.
Le dermatiti possono apparire in miriadi di forme, diagnosticate come eczemi,
psoriasi, dermatosi e moltissime altre. Le diagnosi e le secrezioni rappresentano
spesso le variazioni di una stessa condizione. I dermatologi che utilizzano solo
pomate o “rimedi” interni non curano le infiammazioni.
Molti casi sono il risultato di uno stato di tossiemia generale; molti altri
sono il risultato dell’assunzione prolungata di farmaci quali arsenico, mercurio,
iodio, potassio, ecc. Alcune irritazioni vengono provocate dai vaccini, dai
sieri e da altri farmaci. In tutti questi casi il recupero dipende dalla rimozione
della causa; nessuna pomata pu`o farlo.
Spesso i dermatologi sconsigliano, nelle eruzioni cutanee, l’uso di acqua e sapone,
in quanto sostengono che possano aggravare la condizione. In effetti il sapone
puo aggravarla, ma l’acqua sicuramente no. In verita, la pulizia `e indispensabile
in queste condizioni e non lavarsi puo intensificare il problema.
In tutte le eruzioni cutanee, anche nelle peggiori forme di eczema, io consiglio
lavaggi frequenti con acqua tiepida. Pu`o sembrare strano, ma in molti casi la
pulizia `e l’unico mezzo per permettere al paziente di guarire. Pochi bagni e la
malattia della pelle scompare. Bisogna ricordarsi delle sette immersioni nel fiume
Giordano di cui si parla nella Bibbia.
In tutte le eruzioni cutanee la dieta merita la pi`u alta considerazione. Quasi
certamente i soggetti che presentano tale malattia eccedono nell’alimentazione.
Generalmente le loro diete abbondano di amidi e zuccheri. In molti casi le
combinazioni alimentari sono tali da provocare indigestioni. Vi `e l’abitudine
di consumare insieme proteine e amidi.
Spesso questo `e sufficiente per causare indigestione e per provocare l’infiammazione
della pelle. Anche nei casi di assunzione prolungata di farmaci bisogna
stare attenti: molti causano eruzioni cutanee. L’acne da bromuro `e un esempio
comune. Il bromuro viene somministrato in molte condizioni ed `e presente in vari
tipi di medicine consumate regolarmente.
La psoriasi `e caratterizzata da piccole bolle, elevate di poco rispetto alla su-
perficie e coperte di una sostanza scagliosa che si spella, specialmente alle alte
temperature, lasciando la superficie arrossata ed irritata, e la pelle inspessita.
Le bolle possono essere di grandezza simile ad una moneta da dieci lire o
ad una pesca. Si sviluppano sul volto e le rasature le peggiorano. Sono spesso
molto umilianti per quelli in cui la malattia si sviluppa in parti visibili del corpo.
Mi ricordo di una ragazza la cui psoriasi era nascosta sotto i vestiti, ma appariva
evidentissima quando la giovane indossava un costume da bagno. Poich`e era una
buona nuotatrice, fu costretta ad abbandonare tale sport a causa dell’umiliazione
che la sua condizione le provocava.
La malattia pu`o diffondersi in molte parti del corpo. Nelle estremit`a inferiori
le gambe possono apparire coperte completamente. In alcuni casi le scaglie secche
si staccano al solo sfiorare della parte. La psoriasi `e una malattia persistente ed i
pazienti ne soffrono per anni. Pu`o svilupparsi nella parte superiore delle braccia,
vicino ai gomiti, o pu`o anche ricoprire il corpo intero. Tende a migliorare in estate
e a peggiorare durante i mesi invernali.
Tende anche a riapparire dopo che la pelle sembra guarita. Infatti, sembra che
per guarire completamente da questa malattia occorra un lungo periodo di tempo.
Lievi eccessi alimentari o alcolici possono causare il ripresentarsi della malattia.
Pertanto `e indispensabile che il malato di psoriasi viva in maniera sana per evitare
questa ricorrenza. Poich`e un’alimentazione sbagliata sembra peggiorare la
situazione, `e particolarmente importante controllare le proprie abitudini alimentari.
Spesso, se l’eruzione tende a ripresentarsi, pu`o apparire necessario un breve
digiuno.
L’eczema pu`o svilupparsi su ogni superficie del corpo, ma sembra pi `u frequente
sui gomiti, tra le dita e sui polsi, dietro e sugli orecchi, sull’ano e sui
genitali. Spesso si sviluppa sul viso e sull’addome. La pelle tende ad ingrossarsi
ed a spaccarsi; a causa del notevole prurito che l’accompagna, il paziente si
gratta peggiorando ancor di pi`u la situazione. Specialmente le parti dei gomiti,
delle ginocchia e delle caviglie pruderanno e bruceranno pi`u di tutto il resto del
corpo. L’alimentazione sbagliata gioca un ruolo dominante nella produzione e
nel mantenimento di questa infiammazione della pelle. `E essenziale in questi casi
che un digiuno preliminare sia seguito da una dieta adeguata. Il digiuno accelera
la guarigione dell’eczema. Tale malattia viene spesso osservata nei bambini nei
quali appare pi`u persistente che negli adulti. Il digiuno del bambino deve essere
condotto sotto il pi`u attento controllo di un esperto.
Spesso non sono necessari digiuni lunghi, a meno che le condizioni non siano
particolarmente gravi. In alcuni casi, una serie di digiuni brevi, intervallati da
un’alimentazione adeguata, si dimostrer`a appropriata.
Il paziente deve a tutti i costi non grattarsi, ed evitare di coprire la superficie
colpita, in quanto entrambi questi fattori tendono ad aggravare la condizione.
La pulizia `e il modo migliore per prevenire il prurito. Lavaggi frequenti
con acqua tiepida sono essenziali. Molte volte, la pulizia `e l’unico mezzo per
raggiungere un recupero completo.
L’allargamento della prostata
La prostata `e una ghiandola ausiliaria degli organi riproduttivi maschili. `E situata
nella cavit`a pelvica, subito al di sotto della vescica ed immediatamente al di sopra
del diaframma uro-genitale. La ghiandola prostatica secerne un liquido che
viene emesso insieme allo sperma dopo che raggiunge l’uretra. A causa della sua
posizione vicino all’uretra; l’allargamento di tale ghiandola provoca pi`u o meno
l’arresto del flusso di urina.
L’ingrossamento della prostata `e molto comune tra gli uomini al di sopra dei
trentacinque anni di et`a. Per ogni donna che soffre di malattie dell’utero, vi `e
un uomo che presenta l’ingrossamento della prostata, l’irritazione, l’infiammazione
e l’ulcerazione dell’ uretra e del collo della vescica. In molti uomini sopra
i cinquant’anni si presenta l’ulcerazione della porzione uretrale della ghiandola
prostatica.
Queste condizioni possono essere fonti di molti disturbi e sofferenze nell’uomo.
`E
una causa comune di ritenzione dell’urina e di ostruzione della vescica e
spesso, provoca disturbi alla schiena, al bacino e alle gambe, altre volte provoca
anche lombaggine e sciatica. L’irritazione derivante dalla ritenzione dell’urina
porta alla cistite (infiammazione della vescica) e persino all’ulcerazione della
vescica o del collo di questa.
Infatti, non `e esagerato affermare che la malattia della prostata, e la sua influenza
sugli organi circostanti, causa pi`u della met`a dei disturbi degli uomini
oltre i cinquant’anni. Molte malattie degli uomini pi`u anziani, trattate sempre
senza ottenere risultati, non sono che riflessi di malattie genitourinarie, tra cui la
prostatite,o infiammazione della prostata, rappresenta la malattia primaria.
L’ingrossamento della prostata pu`o iniziare presto, a trentacinque anni, o tardi,
dopo i settanta. Gli uomini grassi che conducono vita sedentaria sono pi`u soggetti
a tale malattia, in quanto sia il grasso, sia la vita sedentaria influiscono sulla
circolazione pelvica, e la stasi sanguigna cos`ı provocata `e forse la causa principa-
le dell’ingrossamento della prostata. Tuttavia, gli uomini magri o che svolgono
attivit`a fisica non ne sono immuni.
L’ingrossamento della prostata d`a come risultato la ritenzione di una parte di
ogni minzione: l’urina residua. La pressione esercitata dall’ingrossamento sull’uretra
e sulla bocca della vescica, impedisce il completo svuotamento di quest’ultima.
Il lieve allargamento della prostata causa una leggera ritenzione. Se
l’ingrossamento aumenta, anche la quantit`a di urina ritenuta appare aumentata.
Uno dei disturbi degli uomini oltre i cinquant’anni `e la minzione lenta, accompagnata
dalla crescente ostruzione del flusso di urina. A cinquantacinque o a
sessant’anni si manifesta una piccola ritenzione di urina, il che vuol dire che dopo
l’escrezione, ne rimarr`a sempre una piccola quantit`a nella vescica. L’incapacit`a
della vescica di svuotarsi aumenta lentamente. Nello stesso tempo aumenta anche
la quantit`a di urina ritenuta. L’urina ritenuta avvelena la vescica e, con il tempo,
l’intero sistema, causando molti disturbi o sofferenze, a volte persino la morte.
Man mano che la prostata si ingrossa, il suo peso spinge in gi`u la vescica rendendo
pi`u difficile il suo svuotamento. Con l’aumento della ritenzione, la vescica
diviene pi`u sensibile e si accrescono le difficolt`a di minzione. La cistite, l’infiammazione
della membrana che riveste la vescica (infiammazione provocata dall’urina
residua, forzatamente ritenuta a causa dell’ingrossamento della prostata) `e abbastanza
comune tra gli uomini anziani. Anche l’uretrite, ovvero l’infiammazione
della membrana che riveste l’uretra, `e un risultato dell’irritazione.
Le membrane, queste pellicole sottili che rivestono la vescica e l’uretra, sono
mucose e ricordano le membrane del naso, della bocca e della gola. Ecco perch`e,
quando risultano infiammate, si ha un’eccessiva secrezione di muco o di quella
sostanza che comunemente viene denominata “catarro”.
L’infiammazione continua del collo della vescica provoca una ulcerazione
con leggera emorragia; ecco spiegata la presenza di sangue che osservata,
comunque, non `e troppo frequente.
Raramente il cancro si manifesta in questa condizione. Quando il tessuto irritato
si indurisce ha compiuto il primo passo verso il cancro. Il cancro alla prostata
non `e raro, ma non `e comune se paragonato ai numerosi casi di prostata ingrossata.
I medici affermano che la causa della prostatite `e sconosciuta. `E un’altra conseguenza
di un modo di vita sbagliato. Gli eccessi alimentari, alcolici e sessuali
sembrano essere la causa pi`u comune. Poich`e queste fasi della vita vengono quasi
sempre ignorate, la condizione del paziente tende a peggiorare.
Ricordo una conversazione avuta con un malato di prostata circa tre anni fa.
Dopo avermi descritto i suoi sintomi ed i trattamenti a cui era stato sottoposto,
egli aggiunse: ≪Mangio come un lupo≫. Il suo medico non gli aveva parlato
dell’alimentazione, si era limitato ad alleviare i suoi disturbi con medicine e
radiografie.
Nessun palliativo soddisfacente `e stato ancora scoperto per le malattie prosta-
– 147 –
tiche. Le operazioni che rimuovono la ghiandola o la parte di essa, le iniezioni
per tentare di rimpicciolirla e gli altri trattamenti si sono tutti rivelati insufficienti.
Perch`e? Perch`e non esistono trattamenti che agiscano da antidoti contro un modo
di vita sbagliato. Un modo di vita che provoca l’ingrossamento, anche detto
ipertrofia, della prostata, non pu`o essere curato dai medicinali e dalla chirurgia. `E
necessario correggere tale modo.
Quando si presentano l’ingrossamento della prostata e la stranguria (perdita
dell’urina a gocce), con dolori ed altri disturbi, un buon chirurgo pu`o porre fine
alle miserie del paziente, per sempre. Migliaia di pazienti sono morti in seguito
ad operazioni alla prostata. Affinch`e un’operazione alla prostata possa
considerarsi di esito positivo, `e necessario un perfetto drenaggio e questo non `e
possibile.
Ecco perch`e quando un chirurgo asserisce: ≪L’operazione `e semplice,
sar`a fuori in pochi giorni≫ sarebbe buona norma chiedergli: ≪Fuori, dove?≫.
Spesso fuori significa al cimitero.
Al giorno d’oggi i chirurghi migliori preferiscono non rimuovere la prostata
. A tale riguardo Walter C. Alvarez afferma: ≪Mi farei fare solo un tipo di operazione,
quella uretrale, che viene praticata per mezzo di un tubo legato, passato
attraverso l’uretra. L’unica difficolt`a di questa operazione `e che richiede una grossa
capacit`a e, quando l’urologo ha rimosso una grossa parte di tessuto prostatico,
egli deve essere in grado di operare con rapidit`a≫.
Per quanta capacit`a possano avere e per quanto veloci possano essere `e sempre
un palliativo. Non rimuove la causa, non ristabilisce la salute. Quando la causa
viene lasciata inalterata, continua a provocare danni.
Tempo fa le operazioni alla prostata erano pi`u frequenti. Questo `e dovuto
all’alta percentuale di decessi che sembra oscillare intorno al 25% ed alle
conseguenze della malattia.
Chi subisce un’operazione alla prostata e riesce a superarla non ha fatto i conti
con la natura. Infatti, la chirurgia `e quasi una garanzia che questo individuo
non torner`a in condizioni normali.
Una prostata danneggiata `e il risultato di abitudini continuate che solo un uomo
che non rispetta se stesso seguir`a a praticare. Alle conseguenze di queste
cattive abitudini relative all’organismo e non puramente locali, la chirurgia non
pu`o che fornire un sollievo temporaneo.
La chirurgia della prostata `e una scusa per permettere all’uomo ignorante di
trascurare, con le sue abitudini fisiche e mentali, le leggi biologiche. L’abbandono
di tali abitudini permetter`a al paziente di ristabilirsi, purch`e questo sia fatto in
tempo. La prostatite avanzata `e una condizione che pu`o essere guarita solo in una
piccola percentuale di casi, ma i soggetti colpiti possono imparare a vivere in maniera
da prolungare la durata della vita. Una volta che la prostata si `e ingrossata,
sembra esserci una forte tendenza, in seguito persino alla pi`u lieve sollecitazione,
al suo ulteriore ingrossamento. Anche quando `e tornata a dimensioni normali, se
il paziente non adotta un modo di vivere pi`u sano, pu`o riallargarsi.
Ho visto prostate della grandezza di una palla da baseball e pi`u o meno della
stessa durezza; casi in cui si `e dovuto ricorrere all’uso di un catetere (uno strumento
usato per permettere l’emissione di urina) perch`e il passaggio dell’urina
risultava molto doloroso. L’ingrossamento torn`o a dimensioni quasi normali in
una settimana, l’indurimento si dissolse, e la minzione torn`o normale. Di solito,
comunque, `e necessario pi`u tempo per ridurre la prostata.
In alcuni casi sembra impossibile ridurre l’intero ingrossamento, ma esso pu`o
essere ridotto abbastanza da permettere all’urina di fluire liberamente; i disturbi
alla schiena, al bacino e alle gambe ( a volte anche la lombaggine e la sciatica,
che comunque non sono sempre presenti) scompaiono. Questo viene raggiunto
quando si abbandonano le abitudini debilitanti, quando il paziente viene messo a
letto e l’alimentazione viene sospesa.
Gli uomini che presentano l’ingrossamento della prostata devono spesso alzarsi
di notte per emettere l’urina. La vescica irritata non ritiene l’urina normalmente.
Le passeggiate notturne disturbano il sonno ed aumentano lo stato di debilitazione.
Ho visto pazienti costretti ad alzarsi quindici o venti volte ogni notte, poi,
dopo alcuni giorni di digiuno, li ho visti dormire per tredici ore di seguito
senza sentire il bisogno di alzarsi. Uomini con grosse difficolt`a urinarie hanno
riacquistato le loro normali funzioni fisiologiche, come quando erano ragazzi.
Solo in una piccola percentuale di casi il miglioramento `e permanente. Ho
visto molte circostanze in cui l’ingrossamento si ripresentava dopo due o tre settimane.
La sovralimentazione provoca un rapido riallargamento della prostata.
L’eccitazione nervosa, il super lavoro, l’eccessiva attivit`a sessuale, e molti altri
abusi nocivi fanno lo stesso. T`e, caff`e, tabacco, alcol ed altri stimolanti causano
la ricomparsa dell’ingrossamento.
In questi casi, se il modo di vivere non viene cambiato, il digiuno apporta solo
un sollievo temporaneo. L’ingrossamento della prostata pu`o essere ridotto con
un digiuno, ma questo non significa aver recuperato la salute. Un digiuno breve
la ridurr`a solo di poco. Faciliter`a la minzione ed alliever`a alcuni disturbi, ma in
poco tempo il problema si ripresenter`a pi`u grave di prima se non si effettueranno
cambiamenti radicali nel modo di vivere.
Il digiuno pu`o essere utilizzato come mezzo per controllare l’ingrossamento in
quei casi in cui non pu`o essere eliminato completamente. Se gli abusi alimentari
o di qualsiasi altro genere hanno provocato l’ingrossamento della prostata, in genere
un digiuno di pochi giorni sar`a sufficiente a ristabilire un flusso normale
di urina e ad eliminare i disturbi e le difficolt`a.
In caso di bisogno il digiuno pu`o essere ripetuto. Tuttavia, nessun digiuno sar`a
mai sufficiente a compensare i danni di una vita passata in maniera sregolata. Se
il modo di vivere non viene cambiato, esso sar`a solo un leggero palliativo.
Il morbo di Parkinson
Una donna di circa quarant’anni arriv`o ad un istituto igienistico dopo aver sofferto
del morbo di Parkinson per sei anni. Abitava in Costa Rica, suo marito era un
austriaco che si occupava di importazioni. All’apparire dei primi sintomi consult`o
un medico. Dopo che i medici locali avevano tentato di riportarla in salute, il
marito la condusse a Vienna, dove fu sottoposta alle cure migliori che l’Europa
potesse offrirle.
Due annni pi`u tardi fu portata a New York e di nuovo curata dai migliori
specialisti. Dopo sei anni di cure, con nessun risultato se non quello di peggiorare
le sue condizioni, fu condotta in un istituto igienistico.
Qui fu messa a letto e sottoposta a digiuno. Man mano che questo segu`ı, riacquist`
o il controllo degli arti. Dopo un digiuno di trenta giorni le fu permesso di
tornare a mangiare. Immediatamente il tremore ritorn`o, ma non ai livelli precedenti
al digiuno. I risultati furono gli stessi con la differenza che il tremore, in
seguito al secondo digiuno, era inferiore a quello riscontrato dopo il primo.
Dopo un altro periodo di alimentazione, fu sottoposta al terzo digiuno. Il
tremore scomparve. Da quel momento in poi, per dieci anni, il tremore non si
present`o pi`u; l’Igienista continuava a seguirla. Il periodo di tempo totale in cui
ricevette effettive cure igienistiche, fu di nove mesi.
Gli sviluppi in questi casi sono tipici, il recupero non `e sempre una regola.
Non tutti i casi si ristabiliscono completamente; infatti questo accade di rado. La
regola `e che la maggioranza dei casi compie progressi sufficienti per tornare a
livelli di quasi normalit`a, ma una parte di tremore rimane.
Pochi, agli stadi finali della malattia, non migliorano. `E corretto affermare
che sia i casi che si ristabiliscono completamente, sia quelli che non compiono
miglioramenti sono ugualmente rari. In entrambi i casi la ragione `e la stessa: le
cure igienistiche vengono intraprese troppo tardi. `E raro che unmalato dimorbo di
Parkinson si sottoponga a cure igienistiche al comparire dei primi sintomi. Infatti,
non ne ho mai incontrato uno che lo abbia fatto.
La paralisi agitans, conosciuta anche come morbo di Parkinson, prende il nome
dal dott. James Parkinson, inglese, che descrisse la malattia per la prima volta
nel 1817. In genere si sviluppa in et`a avanzata, dopo i cinquant’anni. `E leggermente
pi`u comune negli uomini che nelle donne, ed `e caratterizzata da una rigidit`a
dei muscoli, che causa l’azione ritardata dei muscoli volontari, e da un tremore pi`u
evidente quando il paziente `e seduto; questo `e quasi inesistente se il paziente `e attivo.
La descrizione di un caso avanzato di questa malattia `e la seguente: ‘Tremore
degli arti, rigidit`a dei muscoli, lentezza anormale di movimenti, occhi fissi senza
battito di ciglia, espressione facciale costante, salivazione dalla bocca”.
I tremori sono il risultato della contrazione e del rilassamento alternato dei muscoli
opposti. Non sono limitati solo alla paralisi agitans, ma si presentano anche
nelle malattie veneree, nell’alcolismo cronico, nel delirio tremens, nei pazienti
drogati e in altre forme di avvelenamento. Possono essere osservati anche nei casi
di astenia nervosa, di debiltazione, senilit`a, arteriosclerosi, isterismo, paresi, ecc.
Colpendo di solito le mani ed i piedi, il tremore della senilit`a `e estremamente
lieve. Nella paralisi agitans `e ritmico e regolare e persiste anche durante la notte.
La paralisi agitans inizia leggermente da un’estremit`a, in genere da una mano
e da un braccio, e progredisce gradualmente con tremore e debolezza. All’inizio
il tremore pu`o essere controllato con la volont`a, ma la malattia gradualmente si
estende fino a colpire un lato intero sfuggendo al controllo.
Negli stati avanzati, si manifesta l’ottusit`a della mente, la salivazione, la tendenza
a buttarsi in avanti (la camminata propulsiva), l’impossibilit`a di arrestare il
movimento delle dita. Nei muscoli affetti si verifica la progressiva perdita di forza,
una rigidit`a moderata, un’alternarsi dell’andatura, ed a volte scompensi mentali.
Nei casi avanzati la lingua e il mento possono apparire tremuli. Raramente si verifica
la perdita della parola. Alcuni pazienti peggiorano notevolmente in stati di
eccitazione ed il tremore diviene tale da farli letteralmente saltare.
Spesso, il tremore `e il sintomo meno importante per la riuscita della diagnosi.
Un paziente pu`o recarsi dal medico per l’ipertensione, problemi digestivi, artrite,
con rigidit`a degli arti, in cui il tremore si `e presentato solo dopo la sparizione
della condizione artritica. L’artrite aveva mascherato la paralisi agitans. Il morbo
di Wilson assomiglia talmente al morbo di Parkinson che `e molto difficile poterli
distinguere. Nel morbo di Wilson vi `e anche l’ingrossamento e la sclerosi del
fegato. In generale, il morbo di Wilson appare meno favorevole della paralisi
agitans. `E molto pi`u raro.
Una donna che ho seguito personalmente per tre mesi ha compiuto in tale
periodo dei notevoli progressi. Per sette anni era stata impossibilitata a scrivere,
tanto era il tremore delle mani e delle braccia.
Dopo due settimane di digiuno poteva scrivere e poteva stringere le mani. Con
l’interruzione del digiuno si ripresent`o il tremore, ma non era cos`ı forte da poterle
impedire di scrivere. Non si intraprese nessun altro digiuno e il caso si concluse
cos`ı.
La paralisi agitans `e definita come “una malattia nervosa di origine sconosciuta”.
La sua causa `e “completamente sconosciuta”. Gli studi sui cambiamenti
avvenuti nel cervello e nei nervi, sono stati sempre condotti dopo il decesso del
paziente, pertanto le scoperte rappresentano solo la condizione finale, invece che
descrivere lo stato di queste strutture alla prima apparizione dei sintomi.
Dopo il primo manifestarsi dei sintomi, i pazienti spesso vivono per venti o pi`u
anni, e questo dimostra il lento progredire della malattia. Sicuramente i cambiamenti
nel tessuto del cervello e dei nervi alla fine di questo periodo non possono
indicare la condizione dei tessuti come era vent’anni prima.
Non `e sufficiente affermare che a volte il sistema nervoso si consuma prematuramente;
`e essenziale scoprire le cause del prematuro consumo del cervello e
dei nervi. Qual’`e la causa? Nelle et`a pi`u avanzate la paralisi agitans sembra essere
il risultato dell’indurimento delle arterie che alimentano le cellule nervose alla
base del cervello e che svolgono un ruolo importante nel controllare i muscoli dei
movimenti volontari.
Pu`o svilupparsi anche presto nella vita, come conseguenza della degenerazione
delle cellule nervose stesse. In pochi casi si presenta come conseguenza di
danneggiamenti alla testa.
Il tremore viene spesso osservato in uomini profondamente debilitati, specialmente
se oltre i sessanta anni; uomini in cui l’indurimento delle arterie `e
avanzato.
Sembra che le cause delle forti debilitazioni e dell’indurimento dei tessuti siano
le ragioni che spiegano la paralisi agitans. Tra questi, gli abusi sessuali sono
di notevole importanza. L’indebolimento viene causato dagli abusi di lavoro e
di piacere. L’ambizione e la necessit`a possono spingere un uomo ad eccedere
nel suo lavoro. Il desiderio di arricchirsi, di avere denaro da spendere, `e la forza
motrice nella vita di molte persone. Sovralimentazione, eccessi sessuali, stress
emotivi,mancanza di sonno e di riposo, questi ed altri fattori debilitanti provocano
nell’uomo una condizione di affaticamento nervoso. L’intossicazione da manganese
provoca tremori e sembra che l’irritazione spinale, osservata nelle curvature
spinali, faccia parte di questi casi. Si sostiene che in passato il tremore era una
conseguenza dell’encefalite letargica, una malattia molto rara al giorno d’oggi, o
della vaccinazione contro il vaiolo. Le autorit`a mediche affermano che non esistono
cure per la paralisi agitans. In linea generale, sono d’accordo con questa
affermazione. Ma ho assistito a dei recuperi senza l’aiuto di medicine, farmaci
o interventi chirurgici, e ho visto molti casi migliorare notevolmente in poche
settimane o pochi mesi, pertanto sono convinto che la maggioranza dei casi potrebbe
ristabilirsi se al primo apparire dei sintomi si intraprendessero delle cure
appropriate.
Non ho mai seguito un caso dall’inizio, i miei casi erano sempre avanzati ed
avevano gi`a subito trattamenti a base di farmaci per anni. I farmaci utilizzati per
controllare i tremori danneggiano ulteriormente il cervello ed i nervi.
I casi provocati da danni alla testa (casi traumatici) e da encefalite letargica
sono meno favorevoli, ma nei casi non traumatici si possono ottenere risultati
eccellenti in breve tempo. Il recupero completo, dove possibile, `e una questione
di mesi o addirittura anni.
Non `e raro osservare la cessazione dei tremori durante il primo digiuno e vederli
poi riapparire con la ripresa dell’alimentazione. Il tremore `e pi`u leggero
quando riappare dopo un digiuno. Un secondo digiuno produce gli stessi risultati,
il tremore `e minore. Un terzo digiuno a volte `e sufficiente per raggiungere il recupero
completo. A volte `e necessario condurre un quarto o addirittura un quinto
digiuno.
`E
impossibile, specialmente nei soggetti pi`u giovani, stabilire la percentuale
dei casi che pu`o effettuare un recupero completo; in genere, negli individui sopra
i settanta anni `e difficile osservare miglioramenti sorprendenti, in quanto tali persone
hanno probabilmente manifestato la malattia molto tempo prima. L’alimentazione
tra i digiuni, in questi casi, dovrebbe essere limitata. La dieta dovrebbe
essere composta maggiormente di frutta e verdura (preferibilmente cruda) fresca,
con noci o latte intero come fonti proteiche. Pane, cibi animali, sale, condimenti,
caff`e, t`e, cacao, e bevande simili dovrebbero essere eliminati completamente.
Anche alcol e tabacco dovrebbero essere eliminati. Il sonno e il riposo sono
particolarmente importanti. I bagni di sole sono benefici, ma non prolungati al
punto da debilitare. `E mia abitudine consigliare a questi pazienti di fare una leggera
attivit`a fisica, movimenti di capacit`a piuttosto che di forza, quando sospendono
il digiuno.
– 156 –
La nefrite
≪Sua figlia ha ancora sei settimane di vita. Non c’`e niente altro che noi possiamo
fare≫. Furono le parole di unmedico che, con altrimedici, aveva appena terminato
un consulto. Il fatto accadeva in un moderno ospedale.
La bambina di nove anni di cui si parlava, soffriva di nefrite. Era in ospedale
da due settimane ed era gonfia d’acqua dalla testa ai piedi (idropisia), uno sviluppo
caratteristico degli stadi avanzati di questa malattia. Secondo quello che i medici
avevano detto, la bambina non aveva speranze.
I genitori, tuttavia, non volevano abbandonare le speranze. La gente spesso
non accetta le sentenze di morte. La madre sugger`ı di togliere la bambina dall’ospedale
e di portarla da qualche altra parte. ≪Siete liberi di portare la bambina
dove volete. Noi non possiamo fare altro≫.
La ragazza usc`ı dall’ospedale, ma fu. impossibile trovare un altro medico che
si occupasse del caso.
Decisero allora di rivolgersi ad un’istituzione igienistica. Arrivati l`ı, il padre
present`o il caso disperato di sua figlia, al direttore.
≪Non posso prometterle niente – disse l’igienista – ma faremo del nostro meglio≫.
Dopo essersi fatto raccontare nei dettagli il decorso ed i sintomi della
malattia, egli afferm`o: ≪Le daremo la possibilit`a di ristabilirsi. Credo che possa
farcela≫.
La bambina fu messa a letto e l’alimentazione fu sospesa. Le fu permesso
di bere acqua, anche se in piccole quantit`a. La stessa notte l’edema cominci`o a
diminuire. Fu eliminato attraverso l’urina e le feci piuttosto liquide, e dopo alcuni
giorni parte della sostanza solida contenuta fu espulsa attraverso delle eruzioni
cutanee. In breve tempo i polsi e le caviglie, che avevano raggiunte dimensioni
spaventose, tornarono normali. La bambina che prima appariva gonfia come un
pallone era tornata ad essere “pelle ed ossa”.
Dopo due settimane di digiuno fu ripresa l’alimentazione. All’inizio la piccola
fu alimentata con frutta e verdure fresche; amidi, zuccheri e proteine furono
– 157 –
aggiunti in un secondo tempo. Da questo momento in poi i suoi progressi, anche
se lenti, furono soddisfacenti. Dopo nove mesi fu dimessa.
Trascorsi diversi anni la bambina, ormai donna e sposata, torn`o per una visita
nell’istituto igienistico: era in ottima salute. I suoi reni non avevano pi`u presentato
problemi; in verit`a, non era stata pi`u affetta da nessun genere di disturbo.
Si pu`o affermare che un recupero cos`ı rappresenta la regola? No. La maggioranza
dei casi di nefrite o morbo di Bright, avviene in uomini e donne in
et`a avanzata dove il livello di deterioramento dei reni `e maggiore di quello presentato
dalla bambina; i recuperi, quando avvengono, sono molto lenti. Tuttavia,
questo caso rivela il fatto che la morte non sempre `e inevitabile. Rivela i magnifici
progressi che l’organismo pu`o compiere da solo quando gli viene data la possibilit`
a. La bambina non sub`ı un “trattamento” per tornare in salute; ella comp`ı un
recupero spontaneo senza l’aiuto di risorse terapeutiche.
Richard Bright, medico inglese divenuto famoso nella prima met`a del diciannovesimo
secolo, not`o che l’ultimo tipo di malattia comune a molti uomini consisteva
nella presenza di albumina nelle urine o nell’intossicazione uremica. Studi`o
le condizioni dei reni in questi casi e scopr`ı che il loro stato di degenerazione era
la causa dei sintomi. Nonostante tale condizione venga tecnicamente chiamata
nefrite (infiammazione dei reni), per lungo tempo fu denominata morbo di Bright,
dall’uomo che la scopr`ı.
Da un punto di vista pratico, non ci interessano molto i cambiamenti degenerativi
che sono avvenuti nei reni quando nella urina appaiono quantit`a di albumina
o di sangue, o quando si verifica la soppressione dell’urina. Se ci troviamo
di fronte ad un avvelenamento uremico, invece di preoccuparci dei cambiamenti
nei reni, il nostro pensiero va alle abitudini di vita del paziente. Un modo di vita
sbagliato pu`o avere provocato la degenerazione dei reni e di tanti altri organi.
Poche sono le malattie che spaventano il paziente tanto quanto il morbo di
Bright cronico. Non esistono, tuttavia,malattie croniche che migliorino altrettanto
rapidamente in conseguenza di un digiuno unito ad appropriate cure igienistiche.
I cambiamenti nelle abitudini di vita devono essere compiuti prima che i reni
abbiano raggiunto una condizione irreversibile.
La ragione della paura che circonda la nefrite `e che la causa della malattia non
pu`o essere rimossa.
La nefrite, o morbo di Bright, non si presenta in forma acuta n`e cronica in
quegli individui che vivono in maniera sana. `E la malattia di chi soffre di fegato.
Molti farmaci producono un’infiammazione nei reni e quelli che ne fanno largo
uso pagheranno per la loro stoltezza sviluppando una serie di cambiamenti renali
degenerativi che accorcer`a la durata delle loro vite.
`E
ben risaputo che avere dei reni in perfette condizioni `e cosa molto rara negli
adulti. Molte persone che muoiono di altre malattie sono state portate in queste
condizioni dallo stato danneggiato dei reni.
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Il digiuno in queste condizioni, non deve necessariamente essere di lunga durata.
Dieci giorni, due settimane o al massimo tre, sono in genere sufficienti.
Con il digiuno la condizione dei reni migliora rapidamente. L’albumina sparisce
dall’urina e cos`ı le tracce di sangue. I sintomi dell’intossicazione uremica (mal
di testa, vertigini, minzione frequente e copiosa, emissione di urina a letto, urina
soppressa o insufficiente) cessano in breve tempo. L’urina torna ad essere normale
nel colore e nell’odore ed anche l’emissione ritorna normale. La rigenerazione dei
reni dopo l’interruzione del digiuno sar`a pi`u completa e pi`u rapida se si adotter`a
una dieta leggera composta di frutta e verdura fresca e di piccole quantit`a di cibi
poco pi`u pesanti.
Aglio, cipolle, cipolline, senape, ravanelli ed altri alimenti simili contenenti
olio di senape, che irrita i reni, dovrebbero essere esclusi dalla dieta. Carne,
estratti di carne, bevande alcoliche, t`e, caff`e e cioccolato non sono indicati per chi
possiede reni danneggiati. Bere acqua in quantit`a eccessive non serve a niente.
Date ai reni la possibilit`a di guarire da soli e non sarete delusi.
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Capitolo 34
I calcoli biliari
La colelitiasi `e il termine applicato alla formazione di calcoli nella bile, nella
vescica e nel dotto biliare. Questi derivano parzialmente o interamente dagli elementi
che costituiscono la bile, tra cui il principale `e il colesterolo che precipita
in forma cristallina e si unisce al muco condensato.
Nonostante i calcoli siano fonte di molti disturbi e nel loro passaggio causino
molti dolori, spesso la loro presenza viene ignorata e l’uomo pu`o vivere, o morire
di un’altra malattia, senza neanche sapere di averli. A volte vengono scoperti
durante le autopsie.
Alcuni uomini presentano la cosiddetta diatesi lietica, cio`e la tendenza a formare
accumuli nella forma di calcoli ai reni, alla vescica o alla bile. I calcoli
possono formarsi in ogni parte del corpo: nel pancreas, nei muscoli, nelle palpebre
degli occhi, nelle valvole del cuore, intorno al cuore, nelle arterie. I calcoli
biliari sembrano formarsi pi`u facilmente nei soggetti obesi rispetto a quelli magri,
forse perch`e i soggetti obesi eccedono maggiormente nell’alimentazione.
La colica epatica `e costituita da forti dolori nell’addome, nella regione del
fegato o della cistifellea occasionati dal passaggio di un calcolo. I calcoli possono
essere piccoli abbastanza da riuscire a passare attraverso il dotto biliare, nel
qual caso vengono espulsi senza che il paziente se ne accorga, o possono essere
grandi al punto da non riuscire a passare nel dotto biliare. I calcoli di dimensioni
intermedie passano con difficolt`a e causano forti dolori che si manifestano
immediatamente, non appena il calcolo inizia a passare dalla cistifellea al dotto
cistico. Questi dolori di carattere agonizzante, vengono trasmessi in varie parti
dell’addome e del petto, e spesso vengono avvertiti anche nella spalla destra.
L’ostruzione di un dotto da parte di un calcolo pu`o anche causare sintomi
minori. La stessa malattia della cistifellea pu`o essere causata dalla presenza di
calcoli. Se il dotto viene ostruito da un calcolo appare itterizia, parossismi di
dolore, con febbre e brividi periodici. Tale condizione pu`o durare per mesi o
anni. Antidolorifici ed operazioni chirurgiche sono i modi pi`u comuni per trattare
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questa condizione, ma non rimuovono le cause. Rimuovere un calcolo alla bile ed
affermare che il paziente `e guarito significa affermare che il calcolo `e una causa.
Il fatto di non rimuovere le cause porta alla formazione di altri calcoli. Purtroppo
si sostiene di non conoscere la causa dei calcoli biliari, cos`ı l’operazione
lascia il paziente ancora malato.
Qual’`e il problema delle persone che manifestano le calcolosi biliari? Esse
presentano uno stato generale di infiammazione ed irritazione del tratto digestivo,
comprese la cistifellea e il fegato, che danneggia la digestione. Sono
debilitate e tossiemiche. La bile non appare di costituzione normale e questo
permette la precipitazione dei suoi contenuti minerali. Si sviluppa un danno funzionale
nel fegato. Questo persiste fino a che si manifesta un’alterazione della
secrezione normale (bile) sufficiente a non far trattenere gli elementi minerali, ma
a farli precipitare con conseguente formazione di calcoli. I calcoli biliari e renali
sono fondamentalmente uguali. I sintomi variano secondo l’organo colpito. Gli
organi conferiscono individualit`a ai sintomi. L’alimentazione sbagliata, l’eccesso
di carboidrati, la mancanza di esercizio sono le cause principali che portano all’irritazione
gastrointestinale e biliare oltre che alla formazione di calcoli. Questi
non si presentano negli individui sani, ma in quelli con una salute danneggiata da
anni di abitudini malsane. Nessuno presenterebbe calcoli biliari se le abitudini di
vita fossero sempre sane.
C’`e solo un modo per tornare in salute, quello di rimuovere tutte le cause della
malattia e di riportare il fegato in buona salute; fatto questo la bile distrugger`a i
calcoli. La cura pi`u adatta `e quella di mettersi a letto e riposare, tenendo i piedi al
caldo e astenendosi dal mangiare fino al naturale ripresentarsi degli stimoli della
fame.
Quando si riprende ad alimentarsi, la dieta dovrebbe essere a base di frutta e
verdura fresche per una o due settimane. Ricominciando ad alimentarsi normalmente,
le combinazioni tra i cibi dovrebbero essere appropriate. Mangiare
amidi e proteine insieme provoca irritazione gastro-intestinale.
Non credo sia necessario operare la calcolosi biliare. Non si ristabilisce una
nutrizione normale solo rimuovendo un effetto del danno nutritivo. L’esercito di
soggetti ancora malati in seguito ad operazioni `e la testimonianza del fatto che la
chirurgia non pu`o fare ritrovare la salute. Si rimuovono troppi organi quando
questi potrebbero essere salvati depurandoli per mezzo del digiuno.
Invece di purificare chirurgicamente la cistifellea, il digiuno pu`o farlo lasciandola
intatta.
Il paziente non ritrova la salute quando i suoi calcoli biliari sono stati rimossi.
L’individuo intelligente sa di essere ancora malato e che molti dei vecchi sintomi,
aggiunti a qualcun’altro nuovo, si ripresenteranno presto. Lo scopo di curare
appropriatamente chi soffre di calcoli alla bile `e quello di ristabilire la funzione
– 161 –
del fegato per permettere alla chimica della bile di tornare normale e di cessare la
precipitazione dei minerali, evitando la formazione di calcoli.
In poche settimane una bile normale distrugger`a i calcoli gi`a esistenti;
mentre i residui passeranno nell’intestino e verranno espulsi. Poich`e il fegato
non pu`o raggiungere una condizione ottimale a meno che l’intero organismo torni
normale, un trattamento inteso solo alla sua guarigione, non porter`a risultati. `E
necessario una purificazione generale relativa all’organismo.
Il modo migliore per concludere questo capitolo `e di riportare le parole di
Geo. S. Weger, medico, esperto di calcolosi biliari sia come medico che come
Igienista: ≪Con assistenza adeguata la chimica del corpo pu`o disintegrare i calcoli
senza troppo dolore. Abbiamo trattato molti casi e raramente siamo dovuti
ricorrere agli interventi chirurgici. Con il digiuno questa disintegrazione avviene
molto rapidamente. I pazienti che hanno subito trattamenti precedenti,
dall’ottavo al decimo giorno di digiuno spesso presentano delle coliche epatiche.
In tali pazienti non si `e mai sospettata la presenza di calcoli alla bile. Questo
vale anche per i calcoli ai reni. Nessun trattamento, negli attacchi frequenti,
`e migliore di una dieta a base di frutta fresca, insalate verdi e verdure cotte
non contenenti amidi. I pazienti che seguiranno diete simili e che praticheranno
dell’esercizio fisico non presenteranno sintomi. In molti casi, se il calcolo biliare
ha le dimensioni di un’oliva, esso si ammorbidir`a e verr`a eliminato senza il bisogno
di un intervento chirurgico. Le eccezioni sono costituite da quelle persone
che appaiono talmente debilitate da non possedere le energie per permettere alla
natura di ristabilire il suo equilibrio≫.
≪Il medico deve essere molto attento nel determinare il decorso appropriato
di un caso. Il processo di recupero pu`o apparire lento ma `e stupendamente rapido
se paragonato al tempo necessario per la formazione dei calcoli. Anche se molti
casi possono migliorare e guarire con il digiuno e le diete adeguate, bisogna ricordare
che l’atrofia e la malattia della cistifellea sono il risultato di processi di
lunga durata. Senza dover ricorrere a rimedi artificiali la percentuale dei nostri
miglioramenti appare molto elevata. Bisogna ricordare che l’intervento chirurgico
non rimuove le cause dei calcoli e non previene il loro riformarsi. Pertanto una
giusta dieta ed altre misure igienistiche sono necessarie tanto dopo un’operazione
quanto prima≫.
– 162 –
Il tumore alla mammella
Una bellissima donna, dalla figura perfetta, appena sposata, da circa quattro mesi
si preoccupava di un ingrossamento alla mammella sinistra: una protuberanza
grossa quasi quanto una palla da biliardo. Per paura non aveva consultato un
medico.
Era il 1927, l’anno in cui negli Stati Uniti, per la prima volta, si dedic`o una settimana
ai problemi del cancro. Sui giornali di New York ogni giorno apparivano
articoli sul cancro, i medici consigliavano alla gente di farsi controllare. Protuberanze,
grumi, noduli, perdite di sangue e calo di peso erano i sintomi indicativi
della presenza di un cancro. La propaganda si proponeva di spaventare l’opinione
pubblica.
La donna, che abitava a White Plans, New York, era terrorizzata. Consult`o
un medico e questi le disse che aveva un cancro e che il seno doveva essere rimosso
immediatamente. La donna non voleva apparire sfigurata, quindi, consult`o
un altro medico, ma ebbe la stessa diagnosi con l’identica urgenza dell’intervento
chirurgico. Un terzo medico conferm`o le diagnosi precedenti. Anche per il
quarto medico consultato, la risposta fu la stessa: Il seno deve essere rimosso
immediatamente.
Ma esisteva un giornale a New York che non terrorizzava le persone, era
il New York Evening Graphic, spesso contestato per molte ragioni. Io scivevo
degli articoli per questo giornale che si rifiutava di alimentare il clima di terrore.
Dedicai una colonna alla propaganda sul cancro sottolineando il fatto che molte
persone che non presentavano questamalattia venivano lo stesso consigliate a farsi
operare. Il programma della paura era per me un crimine contro il benessere e
la salute del pubblico.
La donna lesse il mio articolo e prese un appuntamento con me. Alle otto di
un venerd`ı pomeriggio era nel mio studio. Le esaminai il seno, scoprendo che
non si trattava di cancro ma dell’ingrossamento di una ghiandola. Le consigliai
di digiunare ed ella segu`ı il mio consiglio. Le dissi di ritornare da me il luned`ı
– 163 –
successivo. Quando torn`o era felice, sorrideva, la invitai a sedersi e a raccontarmi
che cosa era successo nel frattempo.
La storia era semplice, ne ho sentite altre simili durante gli anni della mia
professione: ≪Quando mi sono svegliata questa mattina, non ho avvertito il dolore
alla mammella. Per tutto il giorno il dolore `e stato assente. Nel pomeriggio,
verso le cinque, prima di farmi un bagno ho detto a mia sorella: vorrei palpare
la mammella per sentire se c’`e ancora il nodulo, ma ho paura. . . Mia sorella mi
ha detto di non fare la bambina e di affrontare la realt`a. Con la palpazione ho
scoperto che il nodulo era scomparso≫.
Ascoltai la storia molto attentamente, poi le esaminai il seno e non trovai traccia
della protuberanza. La donna continu`o le mie cure per ancora due settimane.
Occasionalmente, nei tredici anni successivi a questo episodio, ho avuto contatti
con questa donna: i noduli non si sono mai pi`u manifestati. Molti sono stati
i casi simili da me curati. Il caso che ho appena esposto riguardava uno di quei
“tumori” che possono scomparire in tre giorni.
Ho assistito a molti recuperi in una settimana o due. A volte il tempo `e pi`u
lungo: tre o sei settimane. Sono sicuro che molti sono i casi di cancro che vengono
operati per la rimozione del nodulo o per la rimozione della mammella. Ho visto
persone riconoscere la differenza tra cancro e diagnosi di cancro .
Non ho mai visto per`o, un caso di cancro sicuro tornare in salute, a prescindere
dalla cura impiegata. `E mia convinzione che il cancro sia una patologia
irreversibile e che l’unico rimedio sia la prevenzione. Sono sicuro che pu`o essere
prevenuto e questo avviene con sane abitudini di vita.
Voglio sottolineare che le quattro diagnosi fatte alla donna del caso precedente,
furono tutte senza biopsia, cio`e senza l’esame istologico del tessuto. I medici
suggerirono l’operazione solo in base ad un sospetto.
La biopsia `e lungi dall’essere infallibile, spesso indica il cancro dove questo
non esiste, ma `e senz’altro pi`u accurata della semplice palpazione. La diagnosi
di quei medici si basava solo su un sospetto, o forse non volevano andare contro la
propaganda. Comunque, furono tutti d’accordo nell’affermare che la donna aveva
il tumore alla mammella e che l’intervento chirurgico appariva necessario.
Fortunatamente per le donne, non tutti i noduli al seno sono tumori. La
maggioranza di questi scompare correggendo le abitudini di vita. Nello stesso
modo in cui il digiuno favorisce l’utilizzazione degli eccessi di grasso, esso permette
l’eliminazione, per mezzo dell’autolisi, dei tumori (neoplasmi) ed impiega
gli elementi nutritivi in essi contenuti per nutrire i tessuti principali.
Nello stesso modo vengono assorbiti i rigonfiamenti edematici, i depositi e
le infiltrazioni; le porzioni inutili vengono eliminate. Per poter comprendere ci`o,
il lettore deve sapere che i tumori sono composti dello stesso tipo di tessuto che
forma le altre parti del corpo. I tumori vengono classificati secondo la loro composizione:
un tumore grasso `e un lipoma, uno muscolare `e un mioma, uno nervoso
`e un neuroma, uno osseo `e un osteoma, l’epitelioma `e composto di tessuto epiteliale,
il fibroma `e composto di tessuto fibroso, ecc. Per questo motivo, quando
i tumori vengono eliminati, i tessuti che li compongono forniscono un materiale
nutritivo.
Ad una donna fu diagnosticato un tumore fibroide nell’utero della grandezza
di un limone. L’operazione era indispensabile. Significava la rimozione dell’utero
e forse anche delle ovaie.
Questo non ristabilisce la salute, la donna rimarrebbe malata poich´e la chirurgia
non rimuove le cause e non esclude una successiva ricomparsa del tumore;
inoltre le si arrecherebbero enormi danni psicologici, perch`e asportare le ovaie `e
come asportare il cervello.
La paziente rifiut`o di farsi operare e ricorse al digiuno: in breve tempo il
tumore fu riassorbito.
Un caso che mi stava particolarmente a cuore era quello di una donna che presentava
un fibroma uterino della grandezza di un pompelmo. In ventotto ore provocammo
il riassorbimento completo del tumore. Fu un tempo di assorbimento
incredibilmente veloce; mai pi`u ne ho rivisto uno uguale.
Con il digiuno ho osservato tumori alla mammella, all’utero, all’addome,
riassorbirsi, rapidamente o lentamente. Un uomo a cui era stato diagnosticato,
con l’esame istologico, un gigantesco sarcoma cellulare nella parte inferiore destra
dell’addome, in sette giorni di digiuno lo elimin`o completamente. Non aveva un
cancro, ma una diagnosi.
Per ragioni sconosciute, alcuni tumori non vengono influenzati dal digiuno
mentre altri s`ı. Sono riuscito a salvare centinaia di donne dalle operazioni al seno
e all’utero.
La persona che riesce a comprendere come con il digiuno sia possibile calare
di peso, non dovrebbe avere difficolt`a nel comprendere come il corpo possa
liberarsi da solo, degli accumuli di materiale strutturale durante un’astinenza da
cibo.
Nello stesso modo in cui il grasso pu`o essere eliminato per autolisi, ed utilizzato
per nutrire i tessuti principali in assenza di alimentazione, anche altri tessuti
possono essere impiegati allo stesso scopo. Tessuti muscolari, ghiandolari o di
altro genere possono fornire il nutrimento a quelli pi`u importanti, cio`e a quelli che
devono svolgere le funzioni pi`u essenziali.
Nella stessa maniera, i tessuti che formano un tumore (neoplasma) vengono
digeriti ed assorbiti, le parti utilizzabili vengono impiegate per nutrire i tessuti
essenziali, e le parti inutili vengono eliminate dall’organismo.
– 165 –
Conclusione
Quello che ho voluto affermare in questo libro `e che l’organismo possiede la capacit`
a di auto-guarire, se gli viene offerta la possibilit`a di farlo. Il digiuno `e un
modo per purificare il fisico e per riposare gli organi, spesso sovraffollati dalle
nostre abitudini di vita, in particolare quelle alimentari.
Ho affermato che `e saggio digiunare, riposare, vivere in tranquillit`a, stabilire
abitudini di vita sane; che `e saggio riconoscere gli effetti tossici provocati da
eccessi alimentari, stress emotivi, abusi alcolici; che `e saggio, quindi, evitare i veleni
che troppi di noi abitualmente immettono nel proprio organismo, nella propria
mente.
Questo libro non contiene principi medici e neanche sostiene che il digiuno
sia una cura. Il digiuno `e solo un modo di riposare il corpo, questo complesso e
tremendo organismo, e di dare ad esso l’opportunit`a di compiere da solo il ritorno
alla salute, senza stress o interruzioni, nella calma e nella pace pi`u assoluta.
– 171 –
Come dovremmo vivere?
Herbert M. Shelton pose questa domanda nella sua grandiosa opera “La vita
umana: sue filosofie e leggi” (1928). Quanto segue `e tratto dalla sua risposta.
1. Coltiva equilibrio e coraggio.
Non sforzarti di vedere il mondo attraverso una lente rosa. . . impara, invece
a prendere gioia e dolore, fortuna e sfortuna con la stessa identica calma ed
equilibrio.
2. Esercitati quotidianamente.
Esercitati giornalmente all’aria aperta ed al sole e quanto piu spesso `e possibile
sottoforma di gioco.
3. Assicurati molto riposo e sonno ogni giorno. Impara ad andare a letto presto
la sera.
4. Mantieniti pulito.
Ci`o vale sia per il corpo che per la mente.
5. Respira aria pura.
Tieni aperte le tue finestre e vai fuori piu spesso che puoi.
6. Assicurati quanto piu sole ti `e possibile.
Il tuo corpo nudo o tanto quanto te lo permettono le circostanze, dovrebbe
essere esposto ai diretti raggi dei sole nel mattino o nel tardo pomeriggio
quando non fa eccessivamente caldo.
7. Mangia moderatamente cibi sani.
8. Sii moderato nel vestirti.
Meno vestiti uno indossa, piu sano sara.
9. Creati un interesse nella vita.
Un vita senza interessi porta ad una morte prematura.
10. Creati una casa.
11. Evita tutte le cattive abitudini.
12. Evita tutti gli eccessi sessuali.
13. Evita ogni genere di eccesso.
Costruisci la tua vita sulla preservazione dell’energia, non sulla sua dissipazione.
Non sprecare le tue forze in cose inutili e senza scopo.
14. Non diventare unilaterale nel tuo modo di vivere.
≪Non puoi assolutamente diventare forte o rimanere tale solo attraverso l’esercizio,
la dieta, il riposo o il sonno. L’aria pura ed il sole di per s`e non sono sufficienti.
Non pensare che solo attraverso una respirazione corretta puoi raggiungere
il massimo. Tutte queste cose sono buone, ma la vita lo `e piu dell’esercizio, del
cibo o del bere; pi`u del pensiero, del riposo o del sonno. Essa `e tutto questo e
anche piu. La vita deve essere vissuta nella sua integrita≫.
≪Non pensare che tu sia un’eccezione alle leggi della vita. Non esistono
eccezioni!≫
– Herbert M. Shelton –
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DIGIUNO : IL DIGIUNO PUO' SALVARTI LA VITA ( 1 parte )
Mag 21st
1° parte sul digiuno -dott. Shelton- ( traduttore google)
Il digiuno deve essere riconosciuto come un processo fondamentale e radicale ed `e il modo di assistenza piu` remoto perche’ impiegato sul piano dell’istinto e usato sin da quando la vita apparve sulla terra.
Il digiuno `e il metodo attraverso il quale la natura si libera dei “tessuti malati”, degli eccessi nutritivi, degli accumuli dei prodotti di scarto e delle tossine. Nessun’altra cosa riesce ad eliminare tutto questo tanto bene quanto fa il digiuno.
Esso permette il processo di rinnovamento ed allontana i processi degenerativi dando come risultato uno standard di salute veramente alto.
Ci sono poche condizioni patologiche che un digiuno prolungato non possa aiutare; in molte condizioni disperate esso rappresenta l’unica speranza. Qualsiasi condizione reversibile, e anche molte altre
ritenute irreversibili, puo’ essere vinta. Il digiuno `e un processo naturale, non difficile o misterioso e non
provoca veri problemi o pericoli. Quando viene paragonato all’uso di medicinali potenti e procedure chirurgiche, che sono entrambi trattamenti di vita e sempre pericolosi, il digiuno `e veramente una procedura moderata. `E importante che i digiuni prolungati vengano condotti correttamente sotto un’assistenza appropriata. Anche digiuni
molto brevi provocano risultati migliori se condotti sotto condizioni ideali, incluso l’interruzione ed il seguito.
Il dott. Shelton, che ha assistito circa 100.000 digiuni di persone di tutte le eta, gruppi e condizioni rappresenta senz’altro un’autorita’ in questo campo ed `e certamente l’uomo piu adatto a poter scrivere
un volume di questo genere. √
ℑ
Notizie sull’autore
Nessuno `e pi`u qualificato di Herbert M. Shelton per scrivere un libro sul digiuno.
Ha condotto pi`u digiuni di ogni altro uomo sulla terra, `e stato l’autorit`a principale
nel campo. Per oltre cinquanta anni ha diretto una propria istituzione, dove gente
di ogni parte del mondo e in ogni condizione di salute, si `e recata per digiunare e
per imparare a mantenersi in salute.
Nato nel 1895, Herbert M. Shelton ha studiato l’Igienistica Naturale fin dagli
anni del liceo. Nonostante abbia conseguito una laurea nelle discipline igienistiche,
pu`o essere considerato un autodidatta. Scopr`ı molto presto gli errori e
l’inconsistenza dei sistemi terapeutici e cominci`o a studiare per conto proprio le
ramificazioni dell’idea che la salute pu`o essere mantenuta solo con un modo di
vivere sano.
Fu uno scrittore instancabile, autore di numerosi articoli e di oltre tre dozzine
di libri. Fu curatore e articolista dell’Hygienic Review, fondata nel 1939 con lo
scopo di eliminare quella paura e quell’ignoranza verso le malattie che hanno
profonde radici nella mentalit`a della gente e di insegnare loro la via della salute.
– 3 –
Capitolo 1
Voi e il digiuno
Digiunare significa molto di pi`u del semplice non mangiare: `e una scienza e un’arte.
Influenza il benessere generale del corpo e gli aspetti psicologici ed emotivi
della vita.
Digiunare, nel senso inteso da noi, significa astinenza totale, per un periodo
di tempo definito, dal cibo. Il termine deriva dalla parola “faesten” che, nell’inglese
arcaico, significava saldo o fissato. In altre parole, il digiuno `e un qualcosa
da portare avanti su basi salde e sotto condizioni controllate e ben fissate.
In termine religioso pu`o significare l’astinenza da alcuni tipi di cibi in concomitanza
a specifiche giornate considerate sante. Ma, comunque, in questi casi si
tratta di un’astinenza parziale e mai totale. Vi sono persone che durante la Quaresima
hanno “digiunato” riuscendo per`o ad aumentare di peso e questo perch`e
sostituivano gli alimenti proibiti con altri molto pi`u grassi e ricchi.
Quelli che ritengono che il digiuno sia l’equivalente del morire di fame si sbagliano
in pieno. Fondamentalmente vi sono due periodi, nel processo di astinenza
dal cibo, di cui ci occuperemo: il periodo del digiuno vero e proprio ed il periodo
della fame.
Man mano che studieremo il fenomeno dell’astinenza, chiariremo definitivamente
le differenze tra queste due fasi. `E necessario, tuttavia, comprendere
dall’inizio che lo stadio del digiuno continua per tutto il tempo in cui il corpo riesce
a mantenersi consumando le riserve immagazzinate nei suoi tessuti. La fame
inizia quando si protrae l’astinenza oltre il limite delle riserve.
Bisogna altres`ı comprendere che esiste tutta una terminologia spicciola la quale
getta fumo negli occhi del pubblico lettore. Ad esempio: si sente spesso parlare
dei “digiuni dell’acqua”; tecnicamente si presuppone che una persona che si sottopone
al digiuno dell’acqua rinunci completamente al consumo di tale liquido.
Al contrario, ci`o che si intende nella terminologia spicciola `e una dieta in cui si fa
esclusivamente uso di acqua. Lo stesso vale per le espressioni “digiuno dei succhi
di frutta” o “digiuno degli estratti vegetali”. Di nuovo, in questi casi, si intende
dire che si rinuncia a tutti gli alimenti, ad eccezione della frutta o degli estratti
vegetali.
Il termine “digiuno parziale” viene usato da coloro i quali limitano fino al
massimo possibile ci`o che consumano. L’uso improprio della parola “inedia”, tanto
nel linguaggio comune quanto nella terminologia scientifica, ha causato molti
danni. Il termine deriva dalla parola anglosassone “stearfan” che significa morire
non solo per mancanza di cibo, ma anche per assideramento. Da qui `e nata
l’espressione “morire di freddo”.
In effetti l’inedia costituisce un processo mortale. Non si pu`o morire di inedia
in buona salute. Si pu`o digiunare per alcuni periodi di tempo e conseguentemente
migliorare le condizioni fisiche e ristabilire un buono stato di salute. `E possibile
ottenere effetti benefici astenendosi dal consumare cibo per lunghi periodi di tempo.
Quando ci si accorge che si sta entrando nella seconda fase dell’astensione dal
cibo, bisogna assolutamente interrompere il digiuno.
Ho affermato precedentemente che il digiuno `e uno degli aspetti che formano
un modo di vita nuovo di cui mi occuper`o in questo libro. Non viene usato solo
allo scopo di ridurre il peso. Pu`o essere, e certamente lo `e, altrettanto importante
se inteso come parte della funzione di mantenimento o di ristabilimento della
salute fisica.
L’animale malato o ferito si rifugia in un posto nascosto dove stare caldo, dove
ripararsi dalle intemperie, dove stare calmo e da solo. In tale posto esso si riposa e
digiuna. Potrebbe, ad esempio, aver perso un arto, ma il suo modo di curarsi non
include medicine, bende o interventi chirurgici; rimane l`ı, da solo, fino a quando
non avr`a riacquistato le forze.
Nel mondo animale il digiuno rappresenta un fattore esistenziale estremamente
importante. Gli animali digiunano non solo se malati o feriti ma anche durante
i periodi di ibernazione o di letargo estivo (nei paesi tropicali vi sono animali che
dormono per tutta la durata dell’estate).
Alcuni animali digiunano durante la stagione di accoppiamento ed in molti
casi anche durante il periodo di allattamento. Alcuni uccelli digiunano mentre covano
le uova. Altri animali digiunano subito dopo la nascita. Esistono delle specie
di ragni i quali, dopo essere nati, si astengono dal mangiare per sei mesi. Spesso
le creature selvagge portate in cattivit`a, prima di adattarsi al nuovo ambiente, possono
astenersi dal mangiare per diversi giorni. Gli animali riescono a sopportare i
digiuni forzati durante i periodi di siccit`a, di nevicate, di freddo intenso e riescono
a sopravvivere per lunghi periodi di tempo anche quando non c’`e disponibilit`a di
cibo.
Tra gli uomini in diverse parti del mondo, il digiuno si pratica da secoli con
significati religiosi, di auto-disciplina, a scopi politici e come mezzo per curare
il corpo. Solo di recente. si `e sviluppata l’idea che per mantenersi in forze
una persona debba mangiare. Il dottor Felix Oswald, medico olandese arrivato
in America alla fine del secolo scorso, afferma:
≪Il metodo curativo basato sul digiuno non `e limitato solo alle creature pi`u evolute. `E risaputo che il dolore, la
febbre, i disturbi gastrici e perfino quelli mentali riducono l’appetito e solo chi `e
inesperto e poco saggio tenter`a di ostacolare la natura a questo riguardo≫.
La pratica del digiunare risale all’antichit`a; se ne parla nella Bibbia e negli
scritti di Omero. Veniva usata per curare i malati negli antichi templi egiziani,
greci e in tutti i paesi del Mediterraneo. L’uso del digiuno come cura nelle malattie
acute risale a tempi molto remoti.
Veniva consigliato dai medici arabi durante la lunga notte buia del Medio Evo
europeo. In Italia i medici napoletani fino a circa 150 anni fa, erano soliti utilizzare
i digiuni che a volte duravano fino a quaranta giorni, nei casi di pazienti sofferenti
di febbre.
Io ho iniziato ad occuparmi ed a condurre digiuni dall’estate del 1920. Durante
questo periodo di circa 45 anni, ho condotto migliaia di digiuni che variavano da
un minimo di pochi giorni ad un massimo di novanta, intesi sia come mezzi per
la riduzione del peso, sia come aiuti per permettere al corpo di ristabilirsi dai pi`u
diversi danneggiamenti fisici.
Il caso di un uomo anziano risulta essere di particolare interesse per gli strabilianti
risultati ottenuti.
Il signor A. B. aveva settant’anni ed era malato da molto tempo. Per tredici
anni aveva sofferto di asma bronchiale al punto da essere ricoverato in ospedale
cinque volte durante tale periodo. Era parecchio tempo che soffriva di sinusite. Da
sei anni era completamente sordo all’orecchio sinistro e da alcuni anni era anche
impotente. Portava gli occhiali, era pelato, e presentava i soliti “sintomi minori”
che indicavano una condizione generale non buona ( `e regola comune ignorare tali
sintomi e non considerarli campanelli d’allarme di malattie).
Nonostante fosse stato sottoposto ai soliti metodi curativi per anni, non aveva
ottenuto nessun beneficio da questi. Come tanti altri nelle sue stesse condizioni,
pass`o di male in peggio. `E generalmente risaputo che la cura di solito somministrata
a chi soffre di asma `e solamente un palliativo e che molte volte il paziente
peggiora con il passare del tempo. `E altrettanto risaputo che le cure pi`u comuni
non fanno altro che fornire un sollievo solamente temporaneo a chi soffre di sinusite.
`E necessario aggiungere che viene fatto molto poco per curare la sordit`a
o per l’allargamento della prostata. Infatti, tali condizioni generalmente vengono
definite incurabili.
Dopo la quinta volta che veniva ricoverato nel tentativo di curare l’asma, ed
aver lasciato il suo letto d’ospedale a Chicago, il signor A. B. si rec`o direttamente
all’aeroporto e prese un aereo diretto al Sud, verso una localit`a famosa nella cura
di tale malattia. Poich`e ancora respirava affannosamente, non era sicuro di riuscire
a superare le difficolt`a del viaggio, ma decise di provare lo stesso. Si era convinto
di aver sofferto abbastanza e che i metodi regolari di cura non si erano dimostrati
validi a guarirlo. Allo stesso modo di tanti altri pazienti, si era fidato ciecamente
dei sistemi curativi pi`u usati, ma questi lo avevano deluso.
Una volta arrivato sul luogo, fu subito ricoverato e gli fu ordinato di smettere
immediatamente e per sempre l’assunzione di tutte le medicine che era solito
prendere. ≪Che cosa devo fare≫ – egli chiese – ≪se mi viene un attacco d’asma?≫.
≪Stringi i denti e i pugni e sopporta≫ – fu la risposta – ≪Non guarirai mai
se continui ad usare medicine≫.
Gli fu ordinato di mettersi a letto e di non ingerire nulla ad eccezione
dell’acqua, fino a nuovo ordine. Il trattamento risulter`a essere peggiore della malattia,
pens`o. Come poteva sopravvivere senza cibo? Il suo fisico era indebolito
da anni di sofferenze e da un lunghissimo periodo di tempo in cui non riusciva ad
immettere la necessaria quantit`a di ossigeno nel corpo. Gli fu assicurato che sarebbe
stato sempre controllato attentamente e che nulla di male poteva, comunque,
accadergli.
Con molta trepidazione si apprestava ad iniziare quella che sarebbe stata una
nuova e sorprendente piacevole esperienza. Digiunare non `e sempre, un’esperienza
piacevole, ma sicuramente `e interessante e perfino gradevole. Il senso di
liberazione e di tranquillit`a che si sperimenta durante un periodo di astinenza da
cibo, permette di scoprire le pi`u remote verit`a della vita, spesso dimenticate o
addirittura immaginate.
Verso le quattro di mattina, della prima notte, da quando aveva iniziato il digiuno,
il signor A. B. fu colpito da un grave parossismo di asma. Se rimaneva
sdraiato a letto non riusciva a respirare, cos`ı si mise a sedere sul bordo e chiam`o il
dottore. Questi arriv`o e dopo averlo osservato afferm`o: ≪Non c’`e da preoccuparsi;
fra sole ventiquattr’ore ti libererai dai sintomi dell’asma e starai bene≫.
Appena il dottore lasci`o la stanza, il sig. A. B. sent`ı ancora di pi`u il senso di
soffocamento e la mancanza d’aria. ≪Che razza di posto `e questo?≫ chiese al suo
vicino di letto. ≪Neanche si preoccupano di farmi passare questo attacco≫. Continu`
o a sentirsi male ancora per qualche minuto, poi la crisi cess`o e sopravvenne
il sonno.
Quando il dottore lo visit`o la mattina successiva, il sig. A. B. si sentiva talmente
bene da aver dimenticato e perdonato l’apparente noncuranza della notte
precedente. La sua felicit`a cresceva man mano che col passare del tempo riusciva
a respirare come quando era bambino, senza il pi`u piccolo accenno di asma. Per
tutto il tempo trascorso in quella istituzione non present`o mai pi`u un parossismo
di asma. Le sue cavit`a erano ancora in processo di prosciugamento e continu`o
il digiuno. Dopo circa sei giorni di astinenza dal cibo, era in grado di evacuare
urina facilmente come un bambino. La prostata si era ristretta fino ad assumere
dimensioni quasi normali.
Continu`o a digiunare e, giorno dopo giorno, osserv`o lo Scomparire dei sintomi,
le sue cavit`a risultarono perfettamente pulite, il respiro normale ed il torace
non dava pi`u sensazioni di dolore.
Al venticinquesimo giorno di digiuno, chiese
al dottore se era possibile interrompere tale pratica. Gli fu risposto che ci`o era
prematuro, che la sua salute non era ancora tornata perfettamente normale e che
sarebbe stata cosa giusta continuare. ≪Qui non sei in una prigione≫ – disse il dottore
– ≪e nessuno pu`o costringerti a digiunare contro la tua volont`a. Ma se vuoi il
mio parere, io credo che sia meglio continuare ancora per un po’ di tempo≫.
Il sig. A. B. segu`ı il consiglio del dottore e prosegu`ı nel digiunare. La cosa
che pi`u lo sorprese e che continuava ancora oggi a considerare un miracolo `e che
nel trentaseiesimo giorno di digiuno riacquist`o l’udito all’orecchio che fino ad
allora era rimasto sordo. Il suo udito era cos`ı perfetto da permettergli di udire
persino il ticchettio di un orologio tenuto a distanza non troppo ravvicinata. E di
notevole importanza `e il fatto che il recupero dell’udito si `e dimostrato permanente
nel tempo.
Continu`o a digiunare fino al quarantaduesimo giorno, poi riprese a
consumare cibo. Tornato a casa, poche settimane dopo aver interrotto il digiuno,
scopr`ı di non essere pi`u impotente. Poich`e la ripresa della potenza negli uomini
ed il superamento della frigidit`a nelle donne sono spesso il risultato di un digiuno,
i direttori della istituzione non furono affatto meravigliati.
Questa storia non `e inventata, `e il reale resoconto del ristabilimento di un
uomo che aveva sofferto per gran parte della sua vita. Non `e un’eccezione, ma
bisogna, comunque, dire che il recupero dell’udito non `e una regola fissa, `e solo
un risultato occasionale del digiuno. Questo perch`e la sordit`a, come la cecit`a,
pu`o essere causata da un’infinit`a di condizioni anormali dell’orecchio, e non tutte
sono rimediabili. Per la stessa ragione, per mezzo del digiuno, la cecit`a viene
recuperata solo occasionalmente anche se non `e del tutto raro il ripristino di una
buona visione negli errori di rifrazione.
Gli incredibili progressi che si verificano durante un digiuno di lunghezza appropriata
e svolto nelle migliori condizioni possono essere apprezzati solo da coloro
che li hanno provati. La tendenza generale sia del medico che del profano,
in relazione a tali recuperi, `e di non dare loro alcun valore, in quanto considerati
troppo fantasiosi per essere reali. Nonostante ci`o, si deve pur dire che gli effetti
del digiuno non sono affatto miracolosi. Se ci si pensa un momento, non si
pu`o fare altro che arrivare alla conclusione che il digiuno rappresenta il modo pi`u
naturale e pi`u ragionevole di cura per il malato.
Per oltre centoquaranta anni, gli Igienisti naturali hanno utilizzato il digiuno
come mezzo per favorire la buona salute e per permettere al corpo di ristabilirsi
pi`u velocemente dalle malattie. Hanno accumulato grande esperienza in questo
campo. Tale esperienza conduce alla radicata convinzione che il digiuno costituisce
una forza costruttiva da utilizzare e sviluppare come parte integrante della vita
moderna.
Naturalmente esiste anche chi critica il digiuno. La maggioranza di queste
persone non `e molto informata su ci`o che voglia dire digiunare correttamente e
quali siano le tecniche migliori. A. Rabagliati, A. M., M. D., F. R. C. S., inglese,
esprime molto bene il concetto in queste brevi parole: ≪Le critiche pi`u comuni
rivolte al digiuno vengono scritte da gente che non ha mai saltato un pasto nella
vita≫.
Che sia permante o ristabilire la salute, per aumentare o diminuire di peso,
il ruolo del digiuno `e un fattore di importanza vitale che non pu`o essere ignorato
dai sostenitori della salute personale e del benessere fisico e mentale.
Capitolo 2
I chili che scompaiono
Il commercio basato sulla perdita del peso, sul controllo della propria figura, sulle
diete e su tutti i prodotti ed i programmi dimagranti si `e trasformato in uno delle
maggiori industrie dell’era moderna. Ognuno si considera un esperto in materia.
Ogni mese c’`e una nuova dieta che dura l’arco di una cometa e poi lascia il campo
al capriccio o alla moda successiva. Per una settimana si sente parlare di dieta
del gelato alla crema, poi di diete alle banane. Dopo qualche giorno c’`e la dieta
proteica: si possono consumare solo bistecche al sangue.
Mangiate per mantenervi magri!
L’eccesso di peso sta diventando un problema sempre pi`u complesso, non solo
per le donne e gli uomini adulti, ma anche per i bambini. Vi sono diversi fattori
alla base di ci`o, ma in generale si pu`o affermare che l’aumento di peso dipende
dall’abbondanza di cibo a disposizione, dai salari pi`u alti, dai cambiamenti apportati
nel campo del lavoro dalla settimana corta, dall’orario giornaliero ridotto, dai
mezzi di trasporto moderni e dagli innumerevoli macchinari che alleggeriscono
non indifferentemente il lavoro dell’uomo. Proprio nel momento in cui il sistema
di lavoro ridotto ha dimezzato i bisogni alimentari, l’aumento di produzione,
il miglioramento artificiale del gusto e l’aumento dei salari hanno contruibuito a
raddoppiare il consumo alimentare.
Gli Igienisti sono prima di tutto realisti. Nulla pu`o negare il fatto che il modo
migliore, pi`u veloce e pi`u sicuro per perdere peso sia rappresentato dal digiuno
e che il modo pi`u efficace per mantenere il peso–forma si esplica nel rifiutare il
ritorno alle abitudini alimentari errate.
Il deludente metodo, tra l’altro lento, di perdere peso ricorrendo al sistema
“mi metto a dieta” raramente ha successo per il fatto che esso `e un procedimento
a lungo termine, che richiede maggiore autocontrollo e autoconcentrazione rispetto
a quanto una persona normale sia in grado di sopportare. Un risultato frequente
in tali programmi `e quello che, dopo un breve periodo di tempo durante il quale
si perdono pochi chili, la persona obesa ritorna ai soliti eccessi alimentari riac-
quistando immediatamente i chili persi e spesso ingrassando ulteriormente. Solo
raramente osserviamo un individuo obeso continuare una dieta per lunghi periodi
di tempo.
Come ho spesso affermato nei discorsi da me tenuti, e come continuer`o per
sempre a ricordare ai lettori, non bisogna iniziare un digiuno arbitrariamente, cio`e
senza la guida di un esperto in materia. Nonostante il digiuno sia assolutamente
sicuro per ci`o che riguarda la salute, esso coinvolge l’intero organismo umano,
pertanto, dovrebbe essere sempre controllato e diretto da una persona qualificata
che ne conosca le conseguenze e che sappia riconoscere i segnali di pericolo.
Quanti chili si possono perdere?
Il tasso di perdita varia da individuo a individuo,
ma la media per un digiuno a lunga durata oscilla intorno al mezzo chilo
al giorno. Una tale perdita di peso cos`ı consistente pu`o essere pericolosa? No,
se condotta sotto controllo appropriato e con i dovuti accorgimenti riguardanti il
riposo.
Citer`o brevemente i pi`u sorprendenti vantaggi del digiuno nella riduzione di
peso:
1. Durante un digiuno si verifica una sicura e rapida diminuzione.
2. Il digiuno `e pi`u piacevole di una dieta limitatrice: manca quel fastidioso
desiderio per il cibo.
3. La perdita di peso non produce flaccidit`a della pelle e dei tessuti. Questo
non accade nelle persone anziane.
Quando l’individuo obeso si sottopone ad una drastica perdita di peso di questo
genere, seguono diverse indicazioni dello svilupparsi di un migliore stato di salute:
1. Il respiro `e pi`u libero.
2. Si verifica una maggiore facilit`a di movimento.
3. Sparisce il “senso di stanchezza”.
4. Sparisce la sensazione di pienezza e di pesantezza di stomaco.
5. I sintomi da indigestione cessano di infastidire.
6. Cessano gli altri disturbi.
7. La pressione sanguigna si abbassa ed il lavoro svolto dal cuore diminuisce.
Tutti questi benefici appaiono notevoli, ma i miglioramenti vanno molto al di
l`a della perdita di peso dimostrando in tal modo che la riduzione del totale di cibo
ingerito d`a come risultato uno stato di salute migliore. Ci sono, infatti, mille
motivi per sostenere che la diminuzione di consumo di zuccheri, amidi e grassi
e la diminuzione generale dell’insieme di cibo utilizzato sia di gran beneficio
all’organismo.
Nel 1962, una donna, sotto la mia guida, inizi`o un digiuno per diminuire di
peso. Alla fine afferm`o: ≪`E stata un’esperienza positiva il piacere di osservare i
miei chili svanire. Non mi era mai capitato di vedere il grasso scomparire cos`ı in
fretta≫. Dopo un digiuno di quindici giorni, intrapreso per calare di peso, un’altra
donna disse: ≪Mi sono recata presso una stazione termale molto famosa. Mi
hanno tenuto a una dieta di settecento calorie al giorno. Avevo sempre fame.
Questo digiuno `e stato un piacere.≫
Dopo una settimana di digiuno per dimagrire, una terza donna esclam`o: ≪`E
stata la pi`u bella esperienza della mia vita. Mi sono goduta sia il digiuno che il
riposo. Non sapevo che le persone potessero digiunare, mi `e piaciuto molto≫.
Sono, queste, delle espressioni comuni? Non tanto. Non sempre il digiuno
costituisce quella piacevole esperienza descritta dalle donne in questione, ma
raramente raggiunge livelli talmente spiacevoli da giustificare la sua interruzione
prima di raggiungere la meta preposta. Spesso rappresenta un’esperienza assai migliore
di quelle che la maggioranza delle persone vive giornalmente con le proprie
abitudini alimentari.
In molti casi i pasti vengono seguiti da disturbi o dolori reali. In tali stati,
il digiuno rappresenta un sollievo, da divenire gioia.
C’`e sempre molta soddisfazione nell’osservare il grasso che si dissolve alla
velocit`a di uno o due chili al giorno. Perdere nove chili alla settimana, nei primi
giorni del digiuno, rappresenta un’esperienza altamente piacevole (esistono eccezioni
in cui la perdita di peso non raggiunge tali livelli). Il tasso di calo non `e
uniforme e vi sono periodi in cui non si registrano perdite per uno o due giorni
alla volta. La rapida perdita osservata all’inizio del digiuno non continua per tutta
la sua durata.
Digiunando, non solo si riscontra una sicurezza riguardo al calo di peso, ma
vi `e anche una tranquillit`a difficile da trovare durante un qualsiasi tipo di dieta.
Infatti, a differenza di chi conduce una dieta, chi digiuna non ha sempre fame. Le
sue papille gustative non costituiscono una tentazione costante. Il flusso di succhi
gastrici non viene attivato continuamente.
Pu`o accadere che chi digiuna manifesti un certo tipo di desiderio per il cibo
durante il primo o secondo giorno di digiuno, ma tale desiderio potrebbe anche
non apparire affatto.
Di solito la fame diminuisce a partire da terzo giorno. Ed
a meno che il digiuno non venga interrotto per una ragione qualsiasi, chi digiuna
pu`o continuare a farlo senza accusare debolezza o fame.
Le mie affermazioni, provengono da esperienze personali verificate anche da
svariate ricerche. Due serie di esperimenti condotti da medici ospedalieri molto
qualificati, hanno fornito prove empiriche sufficienti a soddisfare scientificamente
i ricercatori sul fatto che il digiuno non costituisce solo il modo pi`u sicuro e pi`u
veloce per perdere peso, ma `e anche quello pi`u piacevole.
Uno di questi esperimenti fu condotto da Lyon Bloom, medico presso l’ospedale
Piedmont di Atlanta, in Georgia. Egli port`o a termine una notevole quantit`a
di esperimenti sul digiuno inteso come mezzo per dimagrire. Ai suoi esperimenti
seguirono quelli di Garfield Duncan, medico presso l’Universit`a della Pennsylvania,
il quale viene considerato un’autorit`a in campo dimagrante e le cui ricerche
includono le scoperte e le conclusioni raggiunte da Bloom.
Questi due ricercatori scoprirono che gli uomini che digiunano riescono a perdere
in media un chilo e trecento grammi al giorno circa, mentre le donne un chilo
e trecentocinquanta grammi circa. Sia Bloom che Duncan confermano che i digiunatori
non avevano fame. Infatti, essi riscontrarono una sorprendente assenza di
appetito non accompagnata, almeno apparentemente, da tensione fisica o mentale.
Uno dei digiunatori afferm`o: ≪Non mi sono mai sentito cos`ı bene in tutta la mia
vita≫. Una donna che digiunava, dopo quarantott’ore passate senza toccare cibo,
afferm`o spontaneamente che non aveva neanche la met`a della fame solitamente
riscontrata dopo aver saltato un pasto.
Riassumendo i risultati degli esperimenti, Bloom asserisce: ≪L’attuale preoccupazione
di mangiare ad intervalli regolari conduce al concetto errato che il
digiuno sia spiacevole≫. Continua dicendo che a suo parere, e come avevano provato
i risultati degli esperimenti, il digiuno, sempre ch`e si permetta di fare uso
illimitato di acqua `e ben tollerato dal sistema umano.
In una successiva serie di esperimenti, Bloom permise al digiunatore di continuare
il digiuno per quattro settimane consecutive senza conseguenze spiacevoli.
Leggendo il rapporto dei suoi esperimenti al 111 Incontro Annuale dell’Associazione
Medica Americana, Duncan dichiar`o: ≪Anche se brevi periodi di digiuno,
totale possano apparire barbari, questo metodo di riduzione di peso viene tollerato
meravigliosamente≫. `E stato provato che le persone obese trovano piacere nel
digiunare totalmente, forse a causa della loro esaltazione basata sul fatto che la
fame non rappresenta un problema nel processo di dimagrimento.
Entrambi osservarono che in digiuni di durata maggiore i livelli di perdita di
peso si misuravano a circa mezzo chilo al giorno. Bloom afferm`o che il digiuno
si era dimostrato un mezzo molto efficace per mantenere il peso sotto controllo.
Nell’individuo sano che digiuna solo per calare di peso non `e necessario il
confinamento a letto, ma un certo esercizio fisico pu`o essere svolto. Al contrario
di ci`o che si pensa comunemente, questo non aumenta il tasso di perdita ma aiuta
a rinvigorire il tono dei tessuti.
La quantit`a di esercizio fisico necessaria per calare di peso `e di per s`e stessa di
gran lunga superiore a quella che l’individuo medio desidera svolgere o comunque,
a quella che una persona qualsiasi dovrebbe svolgere.
Per perdere mezzo
chilo di grasso bisogna giocare ventitr`e buche di golf, segare legna per dieci ore e
mezzo, cavalcare per circa settanta chilometri.
L’esercizio fisico, inoltre, implica il rischio di aumentare l’appetito. Durante
un digiuno, pertanto, dovrebbe essere limitato ed usato solo nella misura
consigliata da chi se ne intende.
Nonostante vi siano diverse velocit`a di metabolismo, la mia esperienza indica
che la maggioranza dei casi di eccesso di peso non `e dovuta a disfunzioni
ghiandolari ma da abituali eccessi alimentari. Non `e vero, infatti, che in certe
persone ogni cibo si trasforma in grasso. La verit`a `e che tali persone non solo
mangiano pi`u di ci`o che dovrebbero, ma anche pi`u di ci`o che in effetti desiderano.
Durante un digiuno, qual’`e il tasso di perdita di peso consigliato? La risposta a
questa domanda `e che, poich´e il digiuno rappresenta l’astensione totale, `e il corpo
stesso a decidere quale sia il tasso di perdita migliore. Di solito, quando i tessuti
grassi appaiono flaccidi, nei primi giorni di digiuno si cala rapidamente. Sono
stato testimone di perdite oscillanti tra i due e i tre chili al giorno. In moltissimi
casi si possono osservare perdite di dieci chili alla settimana.
Nelle persone con un basso tasso metabolico, il calo iniziale `e molto lento,
a volte addirittura irrisorio. Ancora una volta voglio ripetere che ogni digiuno di
durata superiore a pochi giorni dovrebbe essere svolto sotto controllo specialistico.
Comunque, qualora si presentassero difetti organici o afflizioni croniche, quali
malattie cardiache o impoverimenti del sangue, anche i digiuni di durata breve
dovrebbero essere seguiti da uno specialista.
Voglio di nuovo sottolineare il fatto
che, non esistono pericoli riguardanti il digiuno, ma, tutti dovrebbero sapere che
esistono delle pericolose condizioni nascoste, pronte a manifestarsi nei casi di
astinenza da cibo.
Dico questo solo per completare il quadro da me iniziato sul digiuno. Voglio,
comunque, rassicurare il lettore: tali casi sono abbastanza rari. Se si `e in buona
salute, se si seguono correttamente le fasi, se ci si sottopone a controllo specialistico,
il digiuno non sar`a solo un modo per dimagrire, ma rappresenter`a una nuova
avventura, l’inizio di un modo di pensare del tutto nuovo.
Capitolo 3
Vivere senza mangiare
Nel marzo del 1963 i giornali di tutto il mondo riportarono l’incredibile caso
di Ralph Flores, un quarantaduenne pilota californiano, e della ventunenne Helen
Klaben di Brooklyn. Erano i sopravvissuti di un incidente aereo avvenuto in
una zona montagnosa della Colombia britannica, nella parte nord. La coppia fu
ritrovata il 25 marzo 1963, dopo quarantanove giorni di astinenza da cibo.
Per mezzo di fal`o, di vestiti pesanti in cui si erano completamente avvolti, e
della vicinanza l’uno all’altra, riuscirono a sopravvivere al freddo intenso. Durante
i primi quattro giorni subito dopo l’incidente, Helen Klaben si nutr`ı con quattro
scatole di sardine, due scatole di frutta e dei cracker. Dopo venti giorni la coppia
consum`o gli ultimi “alimenti”: due tubi di dentifricio. La neve sciolta divenne
il loro cibo per colazione, pranzo e cena. ≪Nelle ultime sei settimane – racconta
la donna – ci nutrimmo d’acqua. La preparavamo in tre modi: calda, fredda e
bollita≫. Variare in questo modo permetteva di uccidere la monotonia dei pasti
sempre uguali. La signorina Klaben, che al momento dell’incidente aereo appariva
piuttosto grassottella, fu piacevolmente sorpresa, alla fine della sua avventura ,
di scoprire di aver perso circa quindici chili.
Flores, che durante il digiuno forzato era stato costretto a mantenersi attivo,
aveva perso venti chili. I medici che lo visitarono subito dopo il ritrovamento, lo
trovarono in condizioni “sorprendentemente buone”.
Migliaia e migliaia di persone sono sopravvissute senza cibo per periodi di
tempo ancora pi`u lunghi, non solo senza presentare danni, ma traendone addirittura
dei benefici. Periodi di astinenza in condizioni dure quanto quello vissuto da
queste due persone sono estremamente rari.
Qualsiasi possa essere la nostra opinione riguardo le origini della vita, dobbiamo
riconoscere che la natura ha provveduto a tutti i bisogni, fornendo sia alle
piante che agli animali delle scorte da utilizzare nei casi di mancanza di cibo. In
natura le carestie sono molto pi`u frequenti di quanto si possa comunemente immaginare.
Inverni, alluvioni, siccit`a; spesso tali fenomeni naturali lasciano gli
animali selvaggi in seri problemi per ci`o che riguarda il procacciarsi del cibo.
Questo accade raramente agli animali domestici i quali generalmente dipendono
dal padrone per l’alimentazione. Allo stato selvaggio, gli animali erbivori e carnivori
spesso sopravvivono anche con scorte ridotte di cibo. I cani randagi sono
quasi sempre sparuti: allo stesso modo dei cani sono molto comuni i lupi magri
ed affamati, le cui ossa si sono rattrappite; un tempo non era raro trovare bestiame
e cavalli “mezzi morti di fame”. Che cosa succede a queste creature in condizioni
cos`ı disastrose? Muoiono di fame? Molto raramente, `e la risposta.
Nel suo Zoological Sketches, il dottor Felix L. Oswald scrive: ≪Nei paesi
poco organizzati, gli animali si abituano subito alle vicissitudini della loro vita
selvaggia. Nel 1877 le mucche della pampa brasiliana riuscirono a superare una
terribile siccit`a durata dieci mesi, traendo l’acqua dalle radici bulbose, dalle foglie
di cactus e da buche scavate nei melmosi letti di sabbia dei fiumi. Quel periodo
di siccit`a aveva sterminato quasi completamente il bestiame domestico del Brasile
del sud. Il cibo solido `e solo un requisito secondario≫.
≪La razza di cani Khamr, in Siria, riesce a sopravvivere in regioni dove un
cacciatore non riuscirebbe mai a praticare la sua professione e dove l’acqua `e
scarsa quanto nei deserti pi`u aridi; nonostante questo si moltiplicano, e le madri
Khamr, come tutte le madri povere, generalmente hanno in dono una numerosa
progenie; si dice che come minimo partoriscano sei piccoli≫.
≪Un fabbricante di salsicce probabilmente non investirebbe neanche un centesimo
sui cani Khamr: la parola magrezza non `e sufficiente a descrivere la loro
condizione fisica; “sottile come una cinghia tirata” renderebbe di pi`u l’idea, se una
tale espressione pu`o essere usata in una situazione del genere: pelle e tendini tirati
su una intelaiatura di ossa. Ho visto i loro parenti in Dalmazia e mi sono chiesto
come mai non tintinnassero in corsa; ma la Dalmazia `e pur sempre un paese di
vigneti e di conigli mentre il deserto siriano non produce pi`u neanche le bacche.
Senza umidit`a, neanche una magia potrebbe generare frutti≫.
`E
molto importante il fatto che gli animali riescano a sopravvivere in tali condizioni
e che si riproducano generazione dopo generazione. Una donnola rinchiusa
pu`o sopravvivere per diversi giorni senza cibo e non appena libera comincer`a
a cercarlo. L’orso che va in letargo, e che non consuma cibo per lunghi periodi di
tempo, partorisce il suo cucciolo e secerne il latte con cui lo alimenter`a. Il salmone
a digiuno ed i maschi di foca sono molto attivi durante il periodo di astinenza
dal cibo. Questi pochi esempi di attivit`a, durante un digiuno, sono sufficienti a
dimostrare che il corpo a digiuno possiede dei mezzi propri per soddisfare i suoi
bisogni energetici.
Uno dei pi`u famosi biochimici svedesi, il Nobel dott. Ragnar Berg, autorit`a
in campo nutritivo, afferma: ≪Una persona pu`o digiunare per lunghi periodi di
tempo; so di gente ha digiunato per oltre cento giorni, pertanto non bisogna,
avere paura di morire di fame≫.
– 16 –
Il periodo reale di astinenza forzata del sig. Flores e della sig.na Klaben `e
stato di durata relativamente moderata. Il punto non `e per quanto tempo l’uomo
pu`o digiunare, ma quali sono i mezzi della natura che gli permettono di farlo.
Consumo e rifiuto, ristabilimento e rifornimento, sono processi continuativi
ed abbastanza simultanei in tutte le strutture vigenti e non si arrestano durante un
digiuno. L’animale in letargo, nelle regioni pi`u fredde, deve produrre un calore
sufficiente a mantenere caldo il proprio corpo. Durante un digiuno, sia gli uomini
che gli animali devono respirare ed il cuore deve continuare a battere. Il sangue
deve continuare a scorrere e gli organi escretori devono continuare il loro lavoro
per liberare i tessuti dalle sostanze di scarto. Le funzioni vitali devono essere
portate avanti lo stesso, anche se ad una velocit`a ridotta. Le cellule devono essere
rifornite, le ferite devono guarire. Come ho potuto osservare in anni di studi,
tutto ci`o continua anche durante un digiuno, anzi, come dimostrer`o pi`u avanti, lo
sviluppo e la crescita fisica si possono avere pur non consumando cibo.
Tutte le manifestazioni della vita, il moto, la secrezione, la digestione e simili,
dipendono dall’utilizzazione dei materiali del corpo. Se un organo deve lavorare,
esso deve essere rifornito con materiali adatti. In assenza di materiali freschi
da sostituire a quelli gi`a usati, l’organo non lavora e si indebolisce. Se la vita
deve continuare `e necessario un livello basilare irriducibile di attivit`a. Persino gli
animali in letargo, le cui attivit`a sono ridotte al minimo, devono respirare ed il
loro cuore deve battere.
Il caso dell’orso che riesce a partorire durante il letargo e che allatta il suo cucciolo
con latte prodotto anch’esso durante il letargo, offre un esempio significativo
delle svariate possibilit`a che l’animale a digiuno possiede per soddisfare i bisogni
corporei; possibilit`a che provengono da fonti estranee al cibo. Tutte queste attivit`a
necessitano di cibo che deve essere assicurato da qualche fonte mentre l’animale
`e a digiuno.
Per poter pienamente comprendere come l’organismo riesca a sopravvivere
ai periodi di astinenza da cibo, quando questo `e scarso o non pu`o essere digerito,
bisogna analizzare a fondo il processo per mezzo del quale il corpo nutre i
suoi tessuti vitali e compie le sue funzioni essenziali durante i periodi di digiuno
prolungato.
L’organismo normale si autofornisce di una scorta di materiali nutritivi messi
da parte sotto forma di grasso, midollo osseo, glicogeno, estratti muscolari, latte,
minerali e vitamine. Il corpo in buona salute possiede sempre immagazzinata
una scorta nutritiva appropriata e sufficiente a far superare giorni, settimane, addirittura
due o tre mesi di mancanza di cibo. Questo vale sia nei casi di digiuno
forzato, come quello dell’incidente aereo o dei minatori bloccati da una frana, sia
in quelli di digiuno in seguito a malattie che non permettono l’ingerimento
o la digestione del cibo, sia nel caso della libera scelta di chi intende il digiuno
come mezzo per dimagrire. Se non si consuma cibo il corpo si avvale delle pro-
– 17 –
prie riserve per nutrire i tessuti. Quando si esauriscono tali riserve sopravviene il
dimagrimento.
Fondamentale nel digiunare `e il fatto che la “nostra dispensa interna” contiene
nutrimento sufficiente a sostenere il corpo, nella maggioranza dei casi, per lunghi
periodi, in particolar modo quando questa viene conservata e non sprecata inutilmente.
Nel sangue e nella linfa, nelle ossa, specialmente nel midollo osseo, nel
grasso, nel fegato e nelle altre ghiandole, e persino nelle singole cellule che
compongono il corpo vi sono riserve di proteine, grassi, zuccheri, minerali e
vitamine da utilizzare nei momenti di scarsezza o di mancanza di cibo.
N`e l’animale n`e l’uomo possono sopravvivere a lunghi periodi di astinenza
dal cibo a meno che non abbiano internamente quel cibo di riserva con cui sopperire
alle chiamate d’emergenza. L’organismo a digiuno non verr`a danneggiato
dall’astinenza se le sue riserve saranno sufficienti a soddisfare i bisogni nutritivi
dei tessuti. Perfino gli individui magri posseggono nei tessuti le riserve di cibo
che li aiutano a superare i digiuni. Anche queste persone non avranno problemi
nel digiunare per uno svariato periodo di tempo.
Per mezzo del processo conosciuto tecnicamente come autolisi, compiuto dagli
enzimi nei tessuti, queste riserve vengono rese disponibili per l’uso che ne
devono fare i tessuti ai quali vengono portate dal sangue e dalla linfa. Il glicogeno,
o amido animale, immagazzinato nel fegato,. viene trasformato in zucchero
e distribuito ai tessuti a seconda delle necessit`a. `E significativo che anche nei
digiuni prolungati, non si verifichino quelle “malattie da carenza” quali il beriberi,
la pellagra, il rachitismo, lo scorbuto, o altre a dimostrare che le riserve
del corpo sono generalmente ben equilibrate.
Si `e dimostrato che il digiuno migliora il rachitismo ed il metabolismo del
calcio. Nei casi di anemia, durante il digiuno, il numero dei globuli rossi aumenta.
Sono stato testimone di miglioramenti avvenuti durante un digiuno in diversi
casi di pellagra. Digiunando si riesce a mantenere e perfino a stabilire l’equilibrio
biochimico. `E importante sapere queste cose, in quanto, se cos`ı non fosse il
digiuno potrebbe sembrare dannoso.
Numerosi esperimenti su animali hanno dimostrato che la sottoalimentazione,
al contrario della sovralimentazione, tende a prolungare la vita ed a sviluppare migliori
condizioni di salute. Altri esperimenti riguardanti il digiuno, piuttosto che
la sottoalimentazione, hanno dimostrato che esso non solo prolunga la durata della
vita, ma d`a come risultato un notevole livello di rigenerazione e rinvigorimento.
Migliaia di esperimenti sull’uomo e sugli animali hanno stabilito il fatto che
quando l’organismo vive senza alimentazione, i tessuti si consumano in ordine
inverso alla loro importanza. Il grasso `e il primo tessuto a scomparire. Prima di
consumare i tessuti funzionali del corpo per fornire il nutrimento ai tessuti pi`u
importanti, quali il cervello ed i nervi, il cuore e i polmoni, vengono usate le
riserve immagazzinate. Il modo di comportarsi dell’organismo riguardo le scorte
di proteine, zuccheri, grassi, minerali e vitamine, di distribuirle, di utilizzarle e di
conservarle rivela un’ingegnosita quasi sovrumana.
Gli aggregati dei tessuti dell’organismo possono essere considerati i “bacini
nutritivi” da utilizzare in ogni modo e in ogni parte in funzione alla necessit`a. Ma
questi tessuti non vengono sprecati indiscriminatamente. Al contrario, lo spreco
degli organi maggiormente importanti viene bilanciato dall’uso limitato da parte
degli organi inferiori dei materiali necessari a quelli principali. Molti dei fattori
nutritivi pi`u essenziali, e questo vale principalmente per alcuni minerali, vengono
trattenuti.
Tutte le ricerche condotte su uomini e animali per stabilire le perdite dei vari
tessuti e degli organi durante periodi prolungati di astinenza da cibo furono compiute
su organismi che erano in procinto di morire di fame e che infatti, alla fine
morivano.
Morire di fame e digiunare sono due stadi di astinenza totalmente diversi
tra loro. Dovrebbe apparire lampante che le perdite estreme, osservate negli
stadi di inedia da astinenza, sono di gran lunga maggiori di quelle di un digiuno di
media durata. In un digiuno normale non si registrano mai perdite estreme. In caso
queste si manifestassero, il digiuno dovrebbe essere immediatamente interrotto.
Bisogna riconoscere le differenze esistenti tra digiunare e morire d’inedia.
Digiunare significa astenersi dal cibo possedendo per`o le riserve adatte a nutrire i
tessuti vitali; morire di fame significa astenersi dal cibo quando tali riserve sono
gi`a state esaurite, danneggiando, in tal modo, i tessuti vitali.
Vi sono dei segnali
precisi che avvertono quando le riserve stanno per esaurirsi. La fame ritorna ad
un’intensit`a tale da spingere la persona alla ricerca del cibo, mentre durante un
digiuno appropriato non esiste desiderio per il cibo. Tale differenza, tra digiunare
e morire di fame, deve servire al lettore per dissipare il concetto che l’inedia si
sviluppa quando si saltano i pasti.
Contrariamente all’opinione popolare e persino professionale i tessuti vitali di
un organismo a digiuno, i tessuti cio`e che portano avanti la vita, non iniziano a
deperire nel momento stesso in cui si inizia l’astinenza. L’organismo a digiuno
cala di peso, ma la perdita, anche in un periodo di tempo prolungato, coinvolge
le riserve e non i tessuti organici.
In natura vi sono numerosi esempi di crescita
durante un digiuno, sia dell’organismo nel suo insieme che delle parti perse. Gli
esperimenti hanno dimostrato che i vitelli a digiuno continuano a crescere. La
stella di mare a digiuno riesce a sviluppare un nuovo stomaco, nuovi tubercoletti
retrattili e nuove braccia. La salamandra che ha perso la coda riesce a formarne
una nuova anche quando si astiene dal mangiare. Questi fatti svelano una verit`a
evidente: il processo del digiuno non interrompe le funzioni costruttive della vita;
queste continuano in maniera sorprendente.
L’efficienza dell’organismo vivente nel regolare il consumo delle sue risorse
durante un digiuno `e una delle meraviglie della vita. Nei periodi di astinenza, gli
organi meno importanti, nonostante si consumino per nutrire i tessuti principali,
non si degenerano fino a che non raggiungono la fase di inedia. L’atrofia muscolare
non supera quella riscontrabile dopo un lungo periodo di inattivit`a fisica, e non
si verificano diminuzioni nelle cellule dei muscoli. Queste si rimpiccioliscono,
il grasso scompare dai muscoli, ma il muscolo mantiene la sua integrita ed
una forza sorprendente.
La perdita di peso varia secondo il carattere e la qualit`a dei tessuti, la qualit`a
di attivit`a fisica ed emotiva svolta e la temperatura che circonda la persona a digiuno.
L’attivit`a fisica, gli stress emotivi, il freddo e i tessuti scadenti accelerano
il processo di calo di peso. Il grasso viene eliminato assai pi`u velocemente degl
altri tessuti del corpo.
La condizione fisica `e, probabilmente, il fattore determinante nello stabilire la
giusta durata di un digiuno. Ad esempio nel caso dei due superstiti dell’incidente
aereo, i quali sopravvissero per quattro settimane senza ingerire cibo, la loro
salvezza fu la neve, che `e acqua, e che li tenne lontani dal pericolo della disidratazione.
Potevano sopravvivere senza cibo, ma la mancanza di acqua sarebbe stata
loro fatale. Volente o nolente, il digiunatore deve avere acqua.
`E
chiaro, dunque, che il digiuno deve essere condotto in maniera intelligente,
adottando le necessarie precauzioni e con buon senso.
Allo stesso modo in cui un nuotatore principiante ricerca la guida e i consigli
di un esperto prima di buttarsi nell’acqua, cos`ı anche l’inesperto digiunatore deve
ottenere il consiglio e la guida di una persona fidata, come misura precauzionale,
prima di intraprendere un digiuno di qualsiasi durata.
Capitolo 4
Fame contro appetito
Sono stati fatti molti sforzi per cercare di spiegare il meccanismo che aziona il
senso di fame, ma con poco successo. Io credo che almeno per ci`o che riguarda
gli animali pi`u elevati, non esistano dubbi sul fatto che la fame sia provocata dal
sistema nervoso, ma questo pu`o essere affermato solo in senso generale. Ci`o che la
sensazione di fame rappresenti realmente `e stato argomento di molte speculazioni.
A scopi pratici, `e necessario che si faccia prima una distinzione tra fame reale
e le altre sensazioni che spesso ed erroneamente vengono considerate stimoli
di fame.
Purtroppo molti studi fisiologici compiuti sulla fame si sono limitati a brevi
periodi di astinenza da cibo, al massimo pochi giorni, comunque, non sufficienti
a fornire un’immagine chiara del modo in cui si manifesta la richiesta di cibo da
parte dell’organismo. `E interessante notare che fisiologi affermati descrivono la
fame in molti casi ancora come manifestazione quasi patologica.
La fame `e una sensazione di dolore e di disagio presente nella regione dello
stomaco. Si manifesta nei tipici morsi della fame. `E un morso nello stomaco,
una sensazione spiacevole, un senso di debolezza, tutto ci`o fa parte della mitologia
popolare che circonda l’argomento della fame. Persino il mal di testa viene
scambiato per fame, a volte, anche da professionisti esperti.
La verit`a `e che la fame `e una sensazione normale, non anormale, e che
tutte le sensazioni normali sono piacevoli. `E sbagliato considerarla in termini
di sintomi di una malattia, come sbagliato sarebbe considerare a tal modo la sete
o tutti gli altri desideri normali dell’organismo. La fame normale, come la sensazione
di sete, viene manifestata da una condizione fisica generale, il desiderio
universale di cibo, localizzata nella bocca, nel naso e nella gola. Non esistono
“morsi della fame” nella fame normale, esiste solo una piacevole sensazione nel
naso, nella bocca e nella gola insieme ad una salivazione accresciuta nella bocca.
La persona affamata sa di desiderare cibo, non prova dolore o irritazione.
`E
un appetito falso che si manifesta sotto forma di irritazione leggera, di morsi
– 21 –
allo stomaco, di senso di debolezza, e di vari disturbi di carattere emotivo. Le
differenze tra tali irritazioni ed il reale senso di fame sono abbastaza nette; la
persona abituata a mangiare a tutte le ore, avverte la sensazione di fame molto
raramente e, conseguentemente, confonde tali sensazioni con il reale desiderio di
cibo. Poich`e in genere mangiando si attenuano i sintomi dei disturbi, la persona si
convince che il cibo era proprio quello di cui aveva bisogno. Spesso si tratta solo
di una rivalsa alimentare: l’individuo mangia per dimenticare le proprie miserie
psicologiche alla stessa maniera in cui l’alcolizzato beve.
La fame reale `e selettiva piuttosto che indiscriminata; non richiede l’avido
ingozzamento, ma spesso si indirizza verso un particolare tipo di alimento. E lo
stesso non ha bisogno di “piatti sofisticati” ma si soddisfa con pietanze semplici
Il mangiatore sfrenato che non ha stimoli genuini di fame `e spesso tormentato da
un vago desiderio di mangiare, senza sapere esattamente di cosa abbia voglia. In
genere, un qualcosa di ben stagionato ed esotico.
La fame `e una sensazione intermittente e si manifesta quando esiste il bisogno
di cibo. Non `e mai. continua; coloro i quali hanno “sempre fame” presentano in
realt`a dei sintomi patologici.
Sto forse dicendo che la maggioranza delle persone non sa stabilire quando
ha fame? Si.
A cominciare dalla nascita e dal programma alimentare, di tre
pasti al giorno, comune nella nostra civilt`a moderna, l’uomo medio in una civilt`a
media non sa cosa sia la fame vera.
Poich`e la fame `e la normale espressione di un bisogno di cibo, pu`o essere considerato
sottinteso che quando questa non si presenta, tale desiderio immediato
non sussiste. Quindi, o tale bisogno non `e presente, o la reale capacit`a di far uso
delle materie prime `e assente.
In assenza della fame, non vi `e ragione di far uso
di cibo.
Vi sono basi fondate per credere che il sistema digestivo riceve e digerisce
cibo nella maniera migliore, proprio in assenza di fame e che in tale condizione
i processi digestivi appaiono rallentati o sospesi totalmente. Siamo talmente abituati
a mangiare in determinati orari che a volte ci ostiniamo ad ignorare persino
una forte repulsione al cibo. Che si abbia fame o no mangiamo per routine, come
attivit`a sociale perch`e non c’`e altro da fare o perch`e mangiando, pensiamo di
trovare sollievo alle nostre preoccupazioni.
La regola piu importante nelle nostre abitudini alimentari e, comunque, nella
vita quotidiana `e la seguente: “in salute o in malattia mai forzare del cibo nello
stomaco, a meno che non ve ne sia una spontanea richiesta manifestata per mezzo
di fame reale”.
Negli adulti, l’alcol, il tabacco, il caff`e, l’abuso sessuale, le forti
emozioni e la stanchezza danno come risultato la perdita del normale desiderio
di cibo. Il dolore, la febbre, le infiammazioni ed i disturbi addominali causano
la perdita di appetito. Non esiste modo migliore per l’adulto che vuole sanare
tale situazione che astenersi dal mangiare, fino a che non si presenti un ritorno
di appetito: fino a che il respiro sia normale, la lingua pulita e si ristabilisca il
desiderio per il cibo.
Si dovrebbe consumare cibo solo quando si `e sereni e si `e
riacquistata la padronanza di s`e.
Nelle malattie acute la fame non si presenta per il semplice motivo che le
energie vengono indirizzate verso altre direzioni. Non vi sono energie da sprecare
per un lavoro, quale la digestione, che pu`o essere sospeso temporaneamente.
Non solo l’energia nervosa viene deviata verso il lavoro piu urgente, ma anche il sangue
viene deviato verso quelle parti che ne richiedono in maggior quantita per poter
svolgere il lavoro extra del momento. In questo enorme sforzo, la digestione
viene sospesa allo stesso modo in cui ci`o accade durante ogni arduo sforzo
fisico, come il correre.
Nonostante ci`o, spesso il cibo viene consumato secondo il detto medico che
per poter essere forti bisogna mangiare. In tali casi a volte il cibo viene rigettato
o espulso dal tratto digestivo per mezzo di una diarrea. Se non viene emesso in
questi modi esso costituisce un peso in pi`u per il sistema digestivo, aumentando
l’avvelenamento nel corpo.
Anche se i materiali inutili vengono espulsi dal corpo, lo sforzo che questo
compie nel cercare di liberarsi dal nutrimento non voluto, diminuisce gli sforzi
difensivi ed espulsori del corpo contro la causa della malattia. Le forze vengono
deviate dal compito di guarire e vengono inutilmente impiegate in uno sforzo che
potrebbe essere evitato con il semplice espediente del digiuno. Questa sospensione
temporanea e parziale del tentativo riparatore rallenta il ristabilimento del
paziente. Infatti, la ripugnanza al cibo che si manifesta potrebbe giustamente essere
considerata un segnale di “chiuso per riparazioni” posto all’entrata del tratto
digestivo. Dovrebbe essere notato.
A volte, quando siamo malati, “pensiamo” di voler mangiare, ma questo `e un
desiderio falso che, se viene soddisfatto, aumenta le sofferenze.
Mi ricordo di una
mia esperienza personale quando ero ancora un adolescente. Avevo una febbre
leggera, mi sentivo male, respiravo a fatica, avevo un sapore cattivo in bocca ed
accusavo un senso di malessere generale. Seguendo il mio intuito mi misi a letto.
Ma avevo fame o, comunque, pensavo di averla. Mi sembrava di avere voglia di
sardine. Le volevo cos`ı tanto che pensavo di assaporarle in bocca. Quindi, chiesi
a mia madre di portarmi delle sardine. Lei non riteneva che fossero un alimento
adatto ad un ragazzo malato, ma io, da buon bambino intelligente, avevo imparato
che con un poco di insistenza i miei genitori si sarebbero arresi ed avrebbero
soddisfatto il mio desiderio. Cos`ı continuai a chiedere sardine.
Finalmente, mia madre si decise ad uscire per andare a comprare una scatola
di sardine. Le sistem`o in un piatto e le avvicin`o al mio letto. Io ne assaggiai un
pezzetto piccolissimo e restituii il piatto a mia madre. Mi ero reso conto di non
volere niente in realt`a. Il mio corpo non voleva nessun tipo di cibo. Anche se a
quel tempo non sapevo assolutamente niente di digiuno, istintivamente digiunai e
senza l’aiuto di medicinali mi ristabilii in poco tempo.
Molte volte ho visto genitori usare ogni mezzo di persuasione per convincere
i loro bambini malati a mangiare nonostante i loro insistenti rifiuti. Un comune
modo di persuasione `e di corrompere i bambini con le promesse di giocattoli, dolci
o guanti da baseball. ≪Questo boccone `e per mamma≫, `e la frase comune.
≪Il dottore ha detto che lo devi mangiare≫.
≪Se non mangi non guarirai≫.
`E solo l’ignoranza a permetterci di intimidire i bambini malati con questi falsi
“altruismi”.
Nella malattia cronica una persona tende a credere di avere fame, ma le
sue sensazioni sono, in realt`a, solo irritazioni del tratto digestivo. Questi sintomi
morbosi scompaiono quando l’individuo digiuna.
Se il desiderio per il cibo fosse
stata la reale indicazione di una necessit`a di alimentazione, i morsi aumenterebbero
con il progredire del digiuno. Il fatto che la “fame” cessi e che il paziente
si senta a proprio agio sono la sicura indicazione che tali sensazioni non sono in
relazione con la fame reale.
Il detto che la fame cessa al terzo giorno di digiuno implica che, invece, sia
presente nei primi due. Di solito questo non risponde a realt`a. `E solo l’irritazione
gastrica che cessa al secondo, terzo o quarto giorno di digiuno.
Quattro buone ragioni per digiunare
Gli scopi del digiuno sono svariati e molti: si estendono dai fattori concernenti
la salute corporea e la riduzione di peso, ai concetti e ai rituali religiosi, anche se
questi ultimi sono in genere di durata troppo breve per essere considerati digiuni
seri, di solito, non superano una giornata.
Sicuramente la riduzione di peso `e una meta desiderabile, ma dobbiamo considerarla
come unica? Non esistono altri fattori igienici coinvolti nel dimagrire?
Non vi sono altri benefici fisici e salutari da ottenere per mezzo di un digiuno
utile?
Il dott. Robert Walter, distintosi per il suo lavoro sull’igienistica, era a capodel famoso Sanatorium Igienistico del Walter Park di Wernesville, in Pennsylvania.
Egli afferma che la “cura della fame”, il modo in cui i Curatori Naturalistici
Tedeschi (German Nature Curists) e i primi Igienisti usavano chiamare il digiuno,
`e estremamente benefico in molte malattie.
Per comprendere il modo in cui il digiuno puo aiutare l’organismo umano dobbiamo esaminare brevemente le aree
fondamentali in cui il digiuno totale, con la sola eccezione per l’acqua, gioca un
ruolo importante.
Abbiamo gi`a iniziato ad esplorare quella che possiamo denominare
l’area numero uno, la riduzione di peso. Non vi sono dubbi sul fatto che il
digiuno produce la strada pi`u veloce, pi`u sicura e pi`u efficiente per dimagrire.
Ma `e importante notare che nei casi delle persone obese, il calo di peso rappresenta
un beneficio aggiunto quando non sia l’unica ragione per digiunare.
Una seconda ragione `e costituita da quella che io definisco compensazione fisiologica,
in cui entra in gioco il delicato equilibrio automatico della natura. Per
poter eccedere da un lato, la natura deve risparmiare da un altro. Questo fatto
vale per tutte le azioni e operazioni degli esseri viventi, inclusi gli esseri umani.
Se si sta riempiendo la vasca da bagno di acqua e contemporaneamente si apre il
rubinetto del lavandino della cucina, il flusso nella vasca diminuisce immediatamente.
Quando si chiude il rubinetto della cucina, subito il flusso d’acqua nella
vasca da bagno torna ad aumentare. Un fenomeno simile si verifica nelle opera-
zioni svolte dal corpo. Se si deve digerire del cibo, una grande quantit`a di sangue
deve affluire agli organi digestivi e l’organismo, conseguentemente, tende ad essere
pigro, ad addormentarsi. Se si svolge un lavoro pesante, il processo digestivo
`e praticamente sospeso.
Digiunare, conservando le energie che l’organismo solitamente impiega per
svolgere il lavoro del sistema digestivo, permette di deviare tali energie verso altri
canali e, quindi, di svolgere altri lavori. L’energia risparmiata da una parte pu`o
essere impiegata da un’altra.
La terza ragione `e quella di permettere il riposo fisiologico, cioe, il riposo
del sistema digestivo, ghiandolare, circolatorio, respiratorio e nervoso.
Si pu`o affermare generalmente che pi`u cibo viene ingerito, maggiore `e il lavoro che deve
essere svolto dagli organi che formano tali sistemi; in presenza di una notevole
riduzione della quantit`a di cibo consumata, gli organi si riposano. Se non si fa
nessun uso di cibo, allora gli organi sono in condizione di riposo totale. Non `e
molto difficile comprendere che in assenza di cibo le ghiandole della bocca e dello
stomaco, il tubo digestivo, il fegato ed il pancreas non devono lavorare e, pertanto,
riposano; ed ugualmente non dovrebbe essere difficile capire che sia il cuore sia le
arterie si sono alleggerite di un peso notevole e quindi, anch’essi riposano. Anche
le ghiandole residenti nell’organismo, all’infuori di quelle che secernono i succhi
digestivi, riducono la loro attivit`a secretrice. La respirazione risulta rallentata ed
il sistema nervoso lavora di meno. Tutto questo significa riposare.
Esiste una teoria che sostiene che il metabolismo e l’inattivit`a dell’uomo a
digiuno ricorda quella dell’animale in letargo. Afferma che solo durante la fase
prenatale dell’esistenza dell’uomo si riscontra una immobilizzazione del tratto e
dei muscoli digestivi maggiore di quella presente durante un digiuno. Questo `e
in parte vero ma bisogna, comunque, tenere presente che l’uomo che digiuna non
`e inattivo come l’animale in letargo, n`e come l’embrione. Infatti, per ci`o che riguarda
la mente e i muscoli, il digiunatore, a meno che non si metta a letto, rilassi
il corpo e tranquillizzi la mente, pu`o mantenersi attivo. Resta vero, comunque,
che pi`u il digiunatore riesce ad avvicinarsi all’inattivit`a dello stadio prenatale dell’esistenza,
pi`u i suoi progressi saranno rapidi. Il ringiovanimento delle strutture
cellulari, sar`a in relazione alla sua inattivita.
La quarta ragione `e costituita dall’importante fattore dell’eliminazione. J. H.
Tilden, medico fondatore della famosa scuola di Igiene e Sanita a Denver, in Colorado,
direttore ed editore di due riviste e scrittore di diversi libri, afferma: ≪Dopo
cinquantacinque anni trascorsi nel selvaggio mondo delle terapie mediche, sono
costretto a dichiarare, senza paura di essere smentito, che il digiuno rappresenta
l’unico evacuatore terapeutico sicuro per l’uomo≫.
Felix L. Oswald, medico, si dimostra d’accordo con lui, sostenendo: ≪Il digiuno
rappresenta il migliore sistema rinnovatore.
Tre giorni di digiuno all’anno purificano il sangue ed eliminano i veleni piu efficacemente di cento bottiglie di
soluzioni purgative≫.
Non esiste niente altro che al pari del digiuno sia in grado di aumentare l’eliminazione
delle sostanze di rifiuto dal sangue e dai tessuti. `E molto breve il tempo
che trascorre dal momento in cui il cibo viene trattenuto a quello in cui gli organi
eliminatori aumentano la loro attivit`a e si instaura una reale opera di pulizia
fisiologica.
Con il progredire del digiuno, le secrezioni represse o, pi`u propriamente, i
rifiuti trattenuti, vengono espulsi dall’organismo ed il sistema risulta purificato.
Segue un liberarsi dalle irritazioni: il corpo `e a riposo. In termini di vita, l’individuo
appare “rifatto”. Probabilmente servono solo pochi giorni per liberare il
sangue e la linfa dagli eccessi tossici, ma il digiuno prosegue nella sua azione
e provoca l’espulsione delle tossine che da molto tempo erano depositate nei
tessuti meno importanti.
La scarsit`a nutritiva creata dal digiuno costringe il corpo a consumare (per
mezzo dell’autolisi) tutti i tessuti superflui e le scorte nutritive, utilizzando poi
entrambe per sostenere i tessuti principali dell’organismo. In tale processo, le
tossine accumulate vengono immesse nella circolazione per essere portate agli
organi escretori e, quindi, eliminate.
Il dott. Oswald dichiara: ≪Senza impiegare nessun lavoro digestivo faticoso,
la Natura utilizza il tempo libero per compiere le sue pulizie generali. Gli
accumuli di tessuti superflui vengono esaminati accuratamente ed analizzati; le
parti componenti a disposizione vengono smistate verso i dipartimenti della nutrizione≫.
L’eliminazione del superfluo e del materiale in eccesso, che non pu`o
essere raggiunta in uno stato di saziet`a, `e compatibile con l’aumento delle forze e
con i processi di riadattamento fisiologico e persino biologico osservati durante il
digiuno.
L’escrezione `e una delle funzioni fondamentali della vita ed `e essenziale per la
continuazione dell’esistenza degli organismi tanto quanto la nutrizione. Pi`u di un
centinaio di anni fa, Sylvester Graham, lo scrittore di Scienze of Human Life (La
scienza della vita umana) e l’iniziatore della prima crociata sulla salute e l’igiene
nel 1831 (da lui presero il nome la farina ed il pane di Graham) sottoline`o il fatto
che in tutti gli esseri viventi vi `e un’economia di dissimilazione ed escrezione
simile a quella della nutrizione. Fino a che un organismo si mantiene in vita,
sono in operazione costante l’assimilazione e la crescita da un lato e l’escrezione
dall’altro.
Esiste costantemente lo sforzo di mantenere la normale purezza dei fluidi presenti
nell’organismo, per mezzo della continua espulsione delle sostanze di rifiuto
e di quelle inutili. Tutto quello che il corpo non pu`o utilizzare in qualit`a di cibo
deve essere espulso, pertanto il processo escretivo deve essere continuo come
quello nutritivo.
Giorno e notte, svegli o addormentati, da prima della nascita fino alla morte,
i processi che permettono l’espulsione delle sostanze di scarto sono ininterrotti.
In linea di massima i due processi, nutritivo ed escretore, vengono svolti da organi
diversi, ma esiste qualche sovrapposizione. Le energie dell’organismo sono
sempre divise tra l’assimilazione e l’eliminazione, ma a volte, un processo assume
un diritto di precedenza rispetto a quell’altro. In condizioni fisiche particolari,
l’escrezione diventa pi`u importante e l’assimilazione viene ridotta al minimo.
Vi `e unap teoria la quale sostiene che durante l’assunzione di cibo l’escrezione
viene soppressa. Tale teoria ritiene che il corpo non pu`o assimilare ed eliminare
nello stesso tempo. Anche se c’`e una parte di verit`a in tutto questo, non possiamo
affermare che sia strettamente cos`ı. L’escrezione deve continuare, anche mentre il
cibo viene digerito, altrimenti il materiale di rifiuto si accumulerebbe e si avrebbe
la morte da auto–avvelenamento.
`E pi`u sicuro sospendere i processi nutritivi
per un breve periodo di tempo, piuttosto che interrompere quelli escretori, anche
se la stessa sospensione totale dei processi nutritivi risulterebbe ugualmente fatale.
Solo in senso limitato possiamo dire che sia vero che “l’assimilazione blocca
l’eliminazione”.
C’`e un’altra teoria che afferma che l’aumento di escrezione osservato durante
un digiuno `e solo inerente allo sforzo compiuto dall’organismo per assicurare il
nutrimento ai tessuti principali. In questo caso, il principio `e che poich´e il corpo
liquida i tessuti meno essenziali e con questi nutre e sostiene quelli pi`u importanti,
le tossine accumulate vengono immesse nel sangue e nella linfa e portate agli
organi escretori ed espulse. La ricerca di nutrimento appare il fattore primario,
mentre l’escrezione delle tossine `e secondario allo sforzo di trovare cibo.
Secondo me questo concetto racchiude molta verit`a. Le sostanze di rifiuto e le
tossine sono contenute nei tessuti, specialmente in quelli grassi e in quelli connettivi
e, quando questi tessuti vengono consumati, le tossine accumulate vengono
liberate.
Questo spiegherebbe il continuo aumento della secrezione, in quanto si
pensa che la quantit`a tossica trasportata dal sangue e dalla linfa sarebbe eliminata
in pochi giorni dall’aumento immediato nella secrezione causato dall’astinenza.
Nonostante ci`o, `e razionale asserire che una funzione talmente fondamentale
all’esistenza come quella dell’escrezione sia secondaria ad ogni altra funzione
corporea?
Ho dei seri dubbi al riguardo. L’energia impiegata nei due processi `e
pi`u o meno in relazione costante rispetto ad entrambe. Poich`e il digiuno riduce
il dispendio di energia riferito alla digestione, la quantit`a di essa che viene risparmiata
rimane a disposizione per l’uso in altri canali e per lo svolgimento pi`u
accurato di quei processi e di quelle funzioni che al momento appaiono pi`u importanti
dell’azione digestiva. Il corpo `e in grado di mobilitare le sue forze per
altri scopi, quali l’eliminazione o la guarigione.
Che questa sia la corretta interpretazione dell’azione che si compie `e dimostrato
sia dal fatto che il riposo da solo, senza il digiuno, aumenta l’eliminazione,
anche se non agli stessi livelli, e sia dal fatto che anche la riduzione della quantit`
a di cibo ingerita aumenta l’eliminazione. Sembra, pertanto, che tutto ci`o che
diminuisce il lavoro dell’organismo aumenti quello dell’eliminazione.
Durante un digiuno l’aumento reale dell’escrezione viene osservato anche prima
del consumo delle riserve alimentari. E questo si nota specialmente nell’aumento
del rendimento dei reni che erano precedentemente inibiti nella funzione, come
accade spesso nelle malattie di cuore. In questi casi, l’aumento delle escrezioni
viene osservato prima di ogni possibile miglioramento nell’efficienza cardiaca.
C’`e anche il fatto che, nella parte iniziale del digiuno, come d’altronde in quella
finale, l’aumento dell’eliminazione non `e in proporzione alla quantit`a di tessuti
consumati. L’uso maggiore di energia impiegata nella funzione eliminatrice
sembra essere parzialmente responsabile dell’aumento.
Alcuni domandano: ≪Si puo curare il cancro con il digiuno?≫. La mia
risposta `e che, mentre ho visto casi di cancro diminuire notevolmente durante
un digiuno, non ne ho mai visto uno guarire completamente.
`E stato osservato che i tessuti malati sono i primi ad essere consumati dal corpo
nel tentativo di soddisfare le necessit`a nutritive richieste dai tessuti funzionali e
vitali. Il dott. Berg sostiene che questo `e il pi`u grande effetto guaritore del digiuno,
opinione questa che non mi trova perfettamente d’accordo; l’utilizzazione di tali
tessuti non `e che una piccola parte dei benefici effetti del digiuno.
A proposito del digiuno in relazione ai tessuti e particolarmente al cancro il
dott. Berg afferma: ≪Si potrebbe dedurre, forse un po’ frettolosamente, che proprio
i tessuti malati o alterati, con minore resistenza , sono i primi ad essere colpiti
da ci`o. Ma questo non `e sempre vero, ed in particolar modo per ci`o che riguarda
il cancro. Si nota spesso, infatti, che nonostante il paziente dimagrisca, il tumore
continua a crescere; `e veramente un fatto molto chiaro in quanto il tumore
canceroso `e autonomo e spesso incapsulato, quindi, non `e in contatto diretto con
il resto del corpo≫.
Pur essendo discutibile il concetto dell’autonomia del tumore, `e vero che in
alcuni casi questo continua a crescere anche durante un digiuno di lunga durata.
A volte, la crescita cancerosa viene notevolmente ridotta nella misura, ma non
ne ho mai visto uno scomparire totalmente. I tumori benigni spesso vengono
intaccati e riassorbiti.
Aggiunge Berg: ≪Inoltre, durante un digiuno, quando non vengono consumati
alimenti nuovi, si cerca di fornire al corpo la possibilit`a di mobilitare tutti i prodotti
di scarto accumulati, di consumarli ed eliminarli≫. Poich`e il materiale di rifiuto
accumulato `e in gran parte materiale ossidato, si parla di eliminazione invece che
di ossidazione la quale `e provocata dal consumo dei tessuti durante un digiuno.
Durante un digiuno l’espulsione di degenerazioni idropiche, di accumuli edemici,
di rigonfiamenti, infiltrazioni e crescite di genere diverso, `e spesso rapida.
Capitolo 6
Forze ed energie in aumento
≪Non mi sento diversa da quando ho iniziato il digiuno. Sto molto bene≫.
L’affermazione `e di una giovane donna la quale da tre giorni aveva iniziato
un digiuno per calare di peso. Non aveva notato alcuna diminuzione nelle sue
forze. Infatti, provava una esilarante sensazione, un senso di leggerezza quasi
euforico. Non si tratta di un episodio isolato. Un fatto osservato in migliaia di casi
`e che un gran numero di soggetti, invece di perdere le forze durante un digiuno,
le acquistano. In molti individui che seguivano le comuni “diete energetiche” si
sviluppava una debolezza in continuo aumento, appena intraprendevano un digiuno,
tornavano di nuovo a sentirsi in forze. Per quanto paradossale possa apparire,
`e vero che le persone piu deboli traggono i benefici maggiori dai periodi di
astinenza.
La debolezza, nella maggioranza dei casi, non `e dovuta alla mancanza di
cibo, bens`ı ad una condizione di intossicazione dell’organismo.
`E
opinione comune che il soggetto debole debba “rimettersi”. Viene considerato
“troppo debole per digiunare”. Anche quando il paziente continua ad indebolirsi
nonostante il consumo del cosiddetto “buon cibo nutriente” lo si esorta ad
insistere con quel tipo di alimentazione. Mai errore fu piu madornale.
Quando un paziente `e talmente debole da non essere piu in grado di muoversi
nel letto, quando `e soggetto a dolore ed a febbri alte, non possiede l’energia per
svolgere la funzione digestiva. Tornera in salute se alimentato abbondandemente?
Probabilmente si, ma questo non sara dovuto all’alimentazione. Se muore, la
causa di ci`o potrebbe essere stata una sovralimentazione in un momento critico.
Guarira se digiuna? Non sempre. Tuttavia, le probabilita sono maggiori rispetto
al caso precedente.
`E convinzione popolare che l’uomo debba rifornirsi di cibo ad intervalli regolari
e ravvicinati, e che si indebolisce ed eventualmente muore se salta qualche
pasto. Sia in salute sia in malattia dobbiamo mangiare tre o piu volte al gior-
no. Dobbiamo essere sordi, ciechi e muti ai sintomi di malattia e continuare a
mangiare nonostante tali avvertimenti.
Se non ne hai desiderio, fallo ugualmente; se avverti una reale repulsione per il
cibo, non farci caso; se hai nausea, mangia; se le tue funzioni digestive sono cos`ı
danneggiate e carenti da renderti impossibile la digestione, mangia comunque.
Questo `e il credo popolare.
Quante volte sentiamo di qualcuno che era stato dichiarato “in grado di poter
essere alimentato” e che poi `e peggiorato? Questo `e un avvertimento talmente
frequente che `e difficile comprendere perch`e il legame tra il consiglio di alimentare
un paziente ed il susseguente peggioramento delle sue condizioni non venga
immediatamente individuato.
Un famoso esempio del passato `e il caso dell’attore
di fama mondiale, Joseph Jefferson; durante la sua ultima malattia, il dott. E. Page,
diffuse il seguente bollettino medico:
16 aprile: non ha trattenuto il cibo.
20 aprile: il paziente appare in migliori condizioni.
20 aprile: ha trattenuto il cibo.
21 aprile: pi`u agitato, condizioni meno favorevoli.
Il sig. Jefferson soffriva di polmonite, una malattia in cui `e particolarmente importante non mangiare. Inoltre, prima di ammalarsi di polmonite aveva sofferto di gastrite per diversi mesi. All’inizio la sua malattia fu definita come
“un attacco di indigestione dovuto ad uno strappo alla dieta, in seguito ad una
visita ad un amico”. Durante la polmonite non manifestava desiderio di cibo, n`e
aveva la possibilita di digerirlo e di assimilarlo, ma nonostante ci`o veniva alimentato.
Segu`ı un’ alimentazione forzata con l’aggiunta di cardiotonici. Alla
sua morte fu dichiarato che ≪dopo tutto l’eta era quella che era≫.
Migliaia di persone ogni anno muoiono prematuramente a causa di una errata
alimentazione. Oggi, come allora, non si sente molto parlare di questi casi. `E un
processo che continua, in quanto si `e convinti di sapersi alimentare bene.
Sembra difficile imparare qualcosa da queste esperienze, anche se accadono
di frequente. Poich`e sono casi che non colpiscono l’opinione pubblica, sono destinati
a rimanere nel buio. Se in questi casi venisse praticato un digiuno, non solo
si allieverebbero le sofferenze, ma si permetterebbe al cuore di riposare e si alleggerirebbe
il lavoro dei reni. Somministrare cardiotonici per “rinforzare” il
cuore e morfina per placare i dolori ed i disturbi causati da un’alimentazione
sconsiderata, invece di astenersi dal cibo, puo uccidere il paziente.
Il malato si ristabilisce se messo a digiuno e subisce delle ricadute se alimentato
prematuramente. Questi risultati dovrebbero fare apparire chiari i gravi danni
arrecati al malato da un’alimentazione insensata.
`E
quasi sempre una regola il fatto che il malato grave riacquisti le sue forze
per mezzo del digiuno man mano che i sintomi della sua malattia scompaiono, al
punto che, nel momento in cui si ripresenta lo spontaneo desiderio di cibo, le sue
forze sono quasi sorprendenti. Non `e raro osservare come un paziente alimentato
regolarmente ma, comunque, troppo debole per alzarsi dal letto, riacquisti forza
quasi immediatamente appena inizia un digiuno e come, alla fine di una settimana
o dieci giorni di astinenza, sia in grado di alzarsi e camminare.
Ho visto casi di malati talmente deboli che sebbene mangiassero in abbondanza non erano
in grado di salire le scale, e ho visto gli stessi pazienti, dopo pochi giorni di
digiuno, correre su e giu per le scale.
Durante gli ultimi anni del secolo scorso ed i primi anni di quello corrente,
molti digiunatori hanno tentato di stabilire quale fosse la mole di lavoro che
l’organismo potesse sostenere durante l’astinenza da cibo.
Erano orgogliosi di
riuscire, meglio durante un digiuno che durante i periodi di alimentazione
normale, a vincere gare podistiche, a stabilire record mondiali di sollevamento
pesi ed a lavorare mentalmente e fisicamente piu a lungo e con maggiore
intensita. Alcuni riuscivano a lavorare oltre il normale orario di lavoro, fino a
tarda notte. Tanner fece una gara di corsa con un giornalista e la vinse; Gilman
Low stabil`ı diversi record mondiali di sollevamento pesi; Macfadden continu`o a
sollevare pesi; molti di essi proseguirono a svolgere le proprie attivit`a giornaliere
anche durate periodi di digiuno prolungati.
So del caso di un uomo che lavorava in un ufficio di contabilit`a. Egli afferm`
o che durante i periodi di digiuno la sua mente era pi `u acuta e le sue
reazioni apparivano non solo pi `u precise, ma anche pi `u veloci.
Un digiunatore fu intervistato da un giornalista il quale si rifiutava di credere
che l’uomo con cui stava parlando, gi`a a digiuno da diversi giorni, non accusasse
debolezza fisica. ≪Lo posso dimostrare≫ – disse il digiunatore al giornalista –
≪sono piu in forma di lei≫.
Il giornalista gli domand`o se con questo intendesse sfidarlo. ≪S`ı, la sfido a
correre sui cento metri≫.
La gara fu organizzata, i due corridori si allinearono alla partenza, si diede
inizio alla corsa. Il giornalista era pi`u giovane del digiunatore e molto pi`u atletico,
ma perse contro quell’uomo che non mangiava da diversi giorni.
Un altro uomo, esperto di digiuno, mi disse: ≪Il cervello diventa meravigliosamente
efficiente; il corpo prende coscienza delle proprie forze; l’apatia
e l’avversione verso il lavoro fisico e mentale spariscono, e, giornalmente si
affrontano i propri doveri con, vigore, un’energia e una gioia che tutti gli
uomini dovrebbero provare≫.
Naturalmente chi digiuna deve sempre seguire scrupolosamente i consigli dell’esperto.
Questo vale specialmente per gli individui fisicamente deboli le cui
forze possono risultare inferiori a quelle di una persona in buona salute. Comunque,
in tutti i casi, quando l’esperto consiglia di interrompere il digiuno, questo
deve essere fatto immediatamente.
In alcuni casi il digiuno deve essere sospeso dopo due o tre giorni. Bene. Se
– 32 –
questo `e ci`o che l’esperto comanda, bisogna farlo. Come in tutte le altre attivit`a
umane, la saggezza, la cautela ed il buon senso devono essere di guida. Comunque,
nella maggioranza dei casi il digiuno, sotto controllo appropriato, continuato
per la durata adatta alle necessit`a ed ai requisiti fisici dell’individuo, lo render`a
pi`u forte nelle sue condizioni generali, fisiche e mentali.
Capitolo 7
Il digiuno uccide?
Per cancellare ogni remora nell’opinione comune riguardo al digiuno bisognerebbe
discuterne all’infinito. Tuttavia, `e necessario esaminare le posizioni errate
e chiarirle una volta per tutte. La pi`u importante `e l’errata convinzione che il
digiuno possa uccidere.
Bisogna tener conto di un punto basilare: digiunare non significa morire di
fame. Morire di fame significa continuare ad astenersi dal cibo oltre i limiti di
sopportazione dell’organismo; quando cio`e l’individuo ha raggiunto il punto in
cui la debolezza subentra alla forza.
Poich`e ogni digiuno dovrebbe e deve essere
condotto sotto la direzione di un esperto, quando questi ordina di interrompere il
digiuno prima che cessi di essere tale e si trasformi in inedia, bisogna farlo senza
esitazione.
Pu`o l’inedia uccidere se l’astensione dal cibo viene prolungata nel tempo fino
a coprire tutti gli stadi?
Certamente puo; in alcuni casi, dove il buon senso veniva deliberatamente
ignorato, questo `e avvenuto.
. Fisiologicamente `e impossibile morire di fama senza avere raggiunto
una condizione scheletrica, ma la morte puo sopravvenire, mangiando
o digiunando, in ogni momento e per cause diverse.
Il digiuno come `e stato da me descritto in questo libro, non causa la morte. La
morte da mancanza di cibo avviene solo dopo il totale esaurimento delle riserve
alimentari del corpo. Quindi, non avviene immediatamente, poich´e `e possibile
mantenere in vita gli organi essenziali sacrificando quelli meno importanti. Durante
il digiuno, un cancro allo stadio avanzato, una malattia di cuore, la malattia
di Bhght o altra patologia di natura simile possono causare la morte. In questi
casi non `e corretto attribuire la morte al digiuno. Quei pazienti morirebbero anche
senza digiunare e nella maggioranza dei casi `e quasi certo che il processo sarebbe
pi`u veloce se si alimentassero.
. Le storie che tentano di mantenere in vita il mito che al malato si debba somministrare
“del buon cibo nutriente per mantenerlo in forze”, sono completamente
errate.
Se qualcuno muore durante un digiuno, i giornali scandalistici sbandierano la
morte attribuendola all’inedia, senza conoscere le condizioni del digiunatore ed i
reali dettagli del caso.
Tali storie fanno risaltare l’inedia e l’opinione pubblica trae generalmente
un’immagine distorta del digiuno. Quali sarebbero i risultati se i giornali pubblicassero
i dettagli di ogni morte verificatasi in un ospedale di una grande citt`a,
durante l’arco intero di un anno, fornendo il nome del medico assegnato al caso,
il nome dell’ospedale, i medicinali impiegati o gli inteventi eseguiti ed attribuissero
ogni morte alle medicine o alle operazioni?
Una tale procedura potrebbe non convincere l’opinione pubblica sul fatto che tutte le medicine siano nocive, ma
sicuramente lascerebbe tutti i medici costernati.
Naturalmente il digiuno non puo fare miracoli. Specialmente per quei
pazienti in condizioni gravi che adottano il digiuno come ultima risorsa.
Non si puo affermare che il digiuno permetter`a ad ogni uomo, donna o bambino, senza
tener conto delle condizioni e dello stadio della malattia, di ritornare in salute.
I suoi limiti sono gli stessi dell’organismo. Il digiuno non `e una cura. La guarigione
`e un processo biologico spontaneo ed `e limitata alle capacita del corpo, sia
a digiuno che non. I casi disperati che hanno gia raggiunto lo stadio dell’irreversibilita, non potranno ristabilirsi se, come ultima speranza, tenteranno la via del digiuno.
Nella maggioranza dei casi, infatti, il pericolo non `e che il paziente muoia di
fame, ma che venga “’rimpinzato’ fino alla morte.
Quando una malattia `e allo stadio finale e non esise speranza di recupero, mi sembra crudele riempire il
paziente con quantita eccessive di cibo che possono solamente aumentare le sue sofferenze.
Capitolo 8
Il digiuno puo curare?
Se generalmente il digiuno, anche permettendo un notevole calo di peso, non indebolisce
ed anzi facilita l’aumento delle forze, puo considerarsi benefico anche
nei casi di malattia ?
Uno dei maggiori esponenti del campo, George S. Weger, medico, direttore
e fondatore della Weger Health School di Rediands in California ed autore del
libro The Genesis and Control of Disease (La Genesi ed il controllo delle malattie),
afferma: ≪Lo scrittore si schiera dalla parte di una minoranza in aumento e
crede nell’efficienza del digiuno. I fatti lo confermano. Niente `e piu gratificante
dell’essere testimoni, durante periodi relativamente brevi di digiuno, del completo
ristabilimento da malattie quali gli eczema cronici, l’orticaria cronica, le ulcere
varicose, le ulcere gastriche e duodenali, l’asma, l’artrite, le coliti, la dissenteria
amebica, l’endocardite, la sinusite, la bronchite, la neurite, il morbo di
Bright, l’appendicite acuta e cronica, i dolorosi tic facciali, le fistole, la psoriasi,
ogni genere di disturbo digestivo, i calcoli urinari e biliari, la pellagra,
i glaucoma, i noduli alle mammelle, gli epiteliomi, le emicranie, l’acidosi,
l’epilessia, il morbo di Parkinson, il morbo di Reynaud, ed anche l’atassia
locomotoria. . .≫
≪Molte altre malattie potrebbero essere aggiunte alla lista che non vuole assolutamente
essere limitata o rappresentare casi isolati.
Le conclusioni sono state tratte da risultati di gruppo. Molti esclameranno, “`e ridicolo!” Altri sosterranno
che non esiste una “cura per tutto”. Altri ancora potrebbero deriderlo sotto
un atteggiamento di falso rispetto. Per tutti coloro che appaiono scettici voglio
affermare in piena serieta che il digiuno, ed una dieta attentamente formulata, rappresentano
il migliore tentativo di “cura per tutto” che sia possibile immaginare,
profondamente semplice e semplicemente profondo.≫
Il dott. Weber non riteneva che il digiuno potesse essere considerato una cura:
infatti, allo stesso modo del dott. Tilden, egli non credeva nelle cure. Io riesco
a spiegare l’uso da lui fatto del termine in questa circostanza solo tenendo conto
del fatto che un uomo abituato a credere nel concetto di “cura”, per l’educazione
ricevuta dopo anni di studi e di pratica medica, cade nell’abitudine di utilizzare il
termine in senso generale piuttosto che nel significato preciso che ha assunto nella
terminologia moderna.
Il punto di vista degli Igienisti, e sia il dott. Tilden, sia il dott. Weger hanno
abbandonato le pratiche della medicina regolare per abbracciare l’Igienistica,
`e che il digiuno non costituisce una cura nel significato moderno dei termine.
Il digiuno non “cura” nulla. Il digiuno `e un periodo di riposo fisiologico. Non
mette in moto alcun meccanismo. `E anzi l’interruzione di ogni fatica. Il riposo
fornisce all’organismo l’opportunita di fare da solo quello che non riesce a fare in
condizioni di sazieta e di attivita completa.
Il termine cura deriva dal latino “cura” che significava attenzione, cautela. Ma
il significato delle parole `e in evoluzione continua.
Il biologo A. D. Darbishire,
precedentemente presso l’Universit`a di Edimburgo, nell’analizzare il mutevole significato
delle parole nel suo Introduction to Biology (Introduzione alla Biologia),
afferma: ≪Quando l’aggettivo curioso si distacc`o dal suo significato originale, cura
signific`o premura. Pertanto in un primo momento, per termine cura s’intendeva
assistenza all’uomo sano; assunse poi il significato di trattamento per il malato,
ed infine al trattamento si sostituı la medicina che avrebbe dovuto debellare la
malattia.
Si parla e si crede fermamente nella cura per la tosse≫.
Oggi la parola cura puo significare una medicina efficiente nel guarire una
malattia, o un trattamento sicuro per una malattia o una ferita di qualsiasi genere,
o anche un sistema per trattare le malattie. Quando affermiamo che le cure non
esistono, vogliamo dire che non esistono metodi o sistemi di trattamento in grado
di ristabilire buone condizioni di salute, sia che si tratti di una ferita o si stia parlando
di una “malattia”. Questo sta a significare che non esiste e non pu`o esistere
nessun “metodo sicuro per curare una malattia”. Nessun “tipo di trattamento” `e in
grado di ristabilire buone condizioni di salute.
Ma noi ci spingiamo ancora piu in la ed affermiamo che le malattie non dovrebbero essere trattate, non dovrebbero
essere curate e che non c’`e bisogno delle cure.
Troppo spesso, cio che si intende per cura `e il tentativo di far tornare il malato
in buona salute senza rimuovere le cause della malattia. Curare, nella terminologia
moderna, vuole dire somministrare una medicina o svolgere un rituale,meccanico,
chirurgico o psicologico, che, con un po’ di fortuna, riesca a guarire nonostante le
continue sollecitazioni provenienti dalle cause della malattia.
La continua ricerca di nuove cure `e la ricerca di mezzi adatti a far tornare
in salute il malato con l’applicazione o la somministrazione di un trattamento,
senza avvertire la necessita di eliminare la causa o le cause che sono alla base
del danno arrecato alla salute. Un esempio, ci viene fornito dal cortisone, che
veniva utilizzato per curare l’artrite, le cui cause sono apertamente sconosciute. Il
cortisone non poteva eliminare la causa sconosciuta. La causa era ancora ignorata,
–tuttavia si continuava a somministrare cortisone. L’iniziale miglioramento dei
sintomi fu entusiasticamente attribuito a questa “cura sicura”. Non troppo tempo
dovette passare prima che ci si rendesse conto che questa “cura” era illusoria come
tutte le altre.
La produzione degli effetti puo terminare definitivamente solo se si eliminano
le cause che li sviluppano. Ma la tendenza generale `e di comportarsi
come se tali effetti potessero essere cancellati per sempre, senza la necessita
di rimuovere le cause che li provocano, come se si potesse guarire un alcolizzato
permettendogli di bere ancora,
`E necessario imparare il semplice, ma fondamentale concetto che solo quando
le cause vengono eliminate il corpo, da solo, puo iniziare a guarire. Rimuovere
le cause non significa guarire: significa solo rendere possibile che i processi
ristoratori dell’organismo perfezionino il loro lavoro.
Guarire, a differenza di curare,`e un processo biologico, non `e un’arte.
Un chirurgo pu`o unire i lembi di una ferita e cucirli, ma non pu`o guarire la ferita
stessa. Pu`o rimettere insieme le estremit`a di un osso rotto in maniera tale che non
si separino di nuovo. Ma non pu`o unire le due parti di osso. La saldatura tra le due
parti `e un processo della vita che solo l’organismo vivente `e in grado di compiere.
L’uomo non puo ne produrre ne imitare il processo.
Descrivendo brevemente i processi per mezzo dei quali il corpo provvede ai
suoi danni, il dott. Robert R. Gross di Hyde Park, New York, afferma: ≪Sappiamo
esattamente come si forma il callo che salda le due estremit`a spezzate di un osso ed
il ruolo giocato dalle cellule ossee (osteociti), dalla membrana che avvolge l’osso
(periostio), dai fibroblasti (le cellule che producono i tessuti fibrosi) e dai capillari
sanguigni. Sappiamo che l’interrotta continuit`a della pelle guarisce per mezzo
delle “intenzioni”, prima e seconda, per mezzo della presenza di fibroblasti e delle
cellule endoteliali (vasi sanguigni embriologici) che formano un tessuto granuloso
atto a collegare i due strati separati di pelle avvicinandole l’ uno all’altro≫.
Questa descrizione tecnica dei processi di guarigione di un osso fratturato o di
una ferita rivelano la lampante verita che il processo di guarigione svolto dall’organismo
vivente, impiega lo stesso meccanismo della produzione di nuovi tessuti,
sia ossei che morbidi, anche nella produzione di pelle, muscoli, vasi sanguigni,
nervi, ossa, vale a dire di tutto l’organismo.
La guarigione viene raggiunta per mezzo degli stessi processi che inizialmente
avevano prodotto i tessuti.
Ripeto: la produzione di tessuto nuovo (istogenesi) nel
guarire una ferita o un osso fratturato, segue lo stesso processo della produzione
di tessuto nell’evoluzione originale dell’organismo da ovulo fertilizzato ad organismo
completamente sviluppato. Questi processi non possono essere n`e prodotti
n`e imitati da nessuno, nemmeno dai medici, per quanto vasto possa essere il loro
bagaglio di esperienza professionale.
I segreti della guarigione sono insiti nell’organismo vivente e nessun fattore
esterno pu`o usurpare le sue prerogative di autoguarigione. Possiamo studiare i
processi che permettono il raggiungimento della guarigione, ma non possiamo
riprodurli. Esiste la scienza della guarigione, ma non l’arte del guarire, in quanto
l’arte, come tale, si distingue dai processi vitali. Non stiamo trattando con l’arte
dei medici, ma con il lavoro dell’organismo vivente.
Pur ammettendo che vi sono molte circostanze, per la maggioranza ferite e
condizioni traumatiche in cui un chirurgo esperto potrebbe essere di aiuto inestimabile,
rimane tragicamente vero che troppo spesso “l’arte del guarire” consiste
nell’interrompere il delicato lavoro dell’ingranaggio della vita.
Solo afferrando completamente il significato del fatto che il guarire `e un processo
naturale, e che i processi per mezzo dei quali si raggiunge la guarigione sono
funzioni dell’organismo vivente tanto quanto i processi della digestione, della respirazione,
dell’escrezione, della riproduzione, possiamo comprendere come le
cosiddette “cure” siano effimere, ma come guarire sia, invece, un processo senza
fine. Possiamo capire perche tutto possa sembrare curativo sebbene non esistano
cure.
Questa breve descrizione dei processi di guarigione dovrebbe rivelare il fatto
che ogni guarigione `e, in realta, un’autoquarigione, e pertanto che il digiuno non
rappresenta una cura, nel senso moderno della parola.
Quando affermiamo che il digiuno non `e una cura intendiamo dire che non cicatrizza le ferite, non salda
le ossa fratturate, non riforma i tessuti, non disintossica dai veleni; non compie
nessuna delle parti comprese nei processi di guarigione. Non facilita l’avvio dei
processi di guarigione, n`e li mantiene operanti. Tali processi sono spontanei e
pronti ad intervenire ogni qualvolta se ne presenti la necessita.
In un certo senso, comunque, si puo dire che il digiuno sia parte integrale ed
essenziale del processo generale di guarigione: fa parte del processo riparatore
chiamato malattia, almeno in molte circostanze e condizioni di vita. Quando
l’organismo perde ogni desiderio per il cibo e lo respinge, dovrebbe essere
compreso che l’astinenza forzata fa parte del processo generale, per mezzo
del quale si cercano di ristabilire delle buone condizioni di salute.
In quanto riposo fisiologico, il digiuno `e solamente una delle condizioni normali
per rendere efficace lo svolgimento dei processi di guarigione interni all’organismo.
Fornisce al corpo l’opportunit`a di compiere la sua autoguarigione con
meno sforzi.
Se consigliamo ad un malato di intraprendere un digiuno, non lo
facciamo con l’idea di somministrargli una cura, ma con quella di fornire al suo
organismo un giusto riposo. Coloro i quali parlano di “cura del digiuno”, o di
“cura della fame” o di “digiuno terapeutico” sono solo vittime delle credenze popolari.
Non lo descrivono come un mezzo di protezione per il corpo. Non dovrebbe
neanche essere considerato la cura del riposo, cosa che `e stata fatta in passato.
Il riposo non cura. I malati traggono beneficio dal riposo tanto quanto le persone
sane. Il riposo `e uno dei naturali bisogni della vita, essenziale per la continuazione
dell’esistenza come lo sono il cibo e l’aria, il calore ed i raggi del sole, l’esercizio
fisico e la pulizia. Non `e pi`u curativo di nessuno di questi elementi.
Il digiuno puo curare? Certamente, secondo cio che `e stato detto, la risposta
`e no. Ma `e anche chiaro che il digiuno, se svolto correttamente e sotto la guida
di un esperto, puo costituire un alleato silenzioso nel processo di guarigione del
corpo.
– 41 –
Capitolo 9
Digiuno: dove e quando?
A prescindere dalle motivazioni e dagli scopi che ci inducono a digiunare, dalla
questione della corretta supervisione e da altri elementi sul digiuno gi`a considerati,
vi sono diverse considerazioni di base da discutere in questa sede: dove
digiunare, quando, e per quanto tempo?
Sebbene tali domande possano a prima vista apparire semplici, racchiudono
problemi complessi che non trovano facilmente delle risposte come si potrebbe
immaginare. Ognuna di esse contiene argomenti che si riferiscono all’individuo,
alle sue condizioni fisiche particolari e ad altri fattori di natura variabile.
Il problema di quando digiunare, ad esempio, coinvolge non solo i fattori
climatici, che di per s`e sono estremamente importanti, ma anche la questione
di quanto tempestivamente possa essere considerato importante per l’individuo
iniziare il digiuno.
Poich`e il digiuno diminuisce la resistenza al freddo, generalmente `e piu piacevole
digiunare in un clima caldo rispetto che in uno freddo. Per questa ragione
molte persone sostengono che `e meglio digiunare d’estate. `E anche vero che il
dott. Oswald consider`o l’inverno perfettamente adatto al digiuno portando l’esempio
dell’animale in letargo per sostenere il suo punto di vista. Inoltre, l’attesa
dell’estate potrebbe rappresentare un temporeggiamento durante il quale le condizioni
del paziente potrebbero peggiorare. Le malattie croniche, con il passare del
tempo, tendono ad aggravarsi.
Io credo che il digiuno debba essere intrapreso in ogni momento dell’anno
secondo le necessita e senza riguardo, al clima. Non bisognerebbe rischiare di
danneggiare la salute aspettando i cambiamenti climatici. Se una persona rimane
al chiuso e al caldo, digiunare diventa facile sia in estate che in inverno. Il digiuno
`e benefico in qualsiasi momento dell’anno e la regola generale dovrebbe essere:
“digiuna quando senti la necessita `di farlo”. Se si avvertono dei disturbi `e
sempre meglio smettere di mangiare fino a che non ci si ristabilisce, senza tener
conto della stagione.
Vi sono vari gradi di inabilita al cibo nei diversi stadi di malattia ed in tutti
questi, un periodo di astinenza servira ad accelerare il recupero. Non bisogna
aspettare di soffrire gravemente per stabilire le necassarie misure riparatrici. Preoccuparsi
delle malattie lievi al momento e nel modo giusto evita che queste si
trasformino in malattie piu gravi.
Purtroppo `e vero, come afferma il dott. Charles
E. Page, Igienista di rilievo ed abitante di Melrose,Massachussets: ≪Quasi tutti
i pazienti continuano a mangiare regolarmente fino a che il cibo diventa disgustoso,
spesso stomachevole; dopo ci`o, tutti gli sforzi fatti per stimolare l’appetito,
diventano vani. Inoltre, cosa peggiore di tutte, dopo l’intero fallimento di questo
programma, il paziente di solito si abitua ad ingerire, spesso trattenendo il fiato,
alcune sostanze o “estratti”. Tutto ci`o tende ad aggravare i sintomi, e nel paziente
reumatico, a far evolvere la malattia in forma cronica o a sviluppare la febbre
reumatica; ed `e bene ricordare che lo stesso principio vale per quasi tutti i disturbi
acuti≫.
Il digiuno `e un programma preventivo in quanto inizia i processi di purificazione
prima che sopravvengano sviluppi piu gravi. Esso viene usato con successo
in molti casi di malattie croniche, in stato avanzato, ma questo verr`a spiegato in
seguito. Certamente `e pi`u saggio distruggere alla radice questi sviluppi e non
aspettare che i problemi siano diventati pi`u gravi prima di intervenire. Molti di
quelli che stanno leggendo questo libro, si trovano in stati avanzati di malattia e
desiderano sapere cosa possono aspettarsi da un digiuno ragionevole. Gran parte
di questo libro sar`a dedicata al soddisfacimento di tali interrogativi. A questo
punto voglio sottolineare che, se il digiuno puo salvare molte vite, `e ragionevole
aspettarsi che le salvi tutte senza tener conto delle condizioni del paziente nel
momento in cui intraprende il digiuno.
Il dott. Page afferma inoltre: ≪Nell’alimentazione forzata non esiste piacere o
nutrimento, solo dolore, avvelenamento ed inedia. La cura del digiuno applicata
universalmente e razionalmente salverebbe migliaia di vite ogni anno≫.
Inoltre il dott. Page sottolinea l’importanza della diffusione del digiuno enfatizzando
il fatto che nei casi molto seri, il “buon cibo nutriente”, come viene
comunemente definito, puo uccidere molto piu velocemente di quanto potrebbe
risultare benefico.
La domanda, quando digiunare, trova la seguente risposta: quando se ne avverte
il bisogno, il pi`u in fretta possibile, con le dovute cautele e sotto guida
appropriata, senza aspettarsi sviluppi immediati e miracolosi, un ristabilimento
istantaneo o il dimagrimento durante la notte fino a raggiungere le proporzioni di
una silfide.
Siamo stati abituati a credere che ci si puo rimettere in salute semplicemente
ingoiando delle pillole. Che il grasso accumulato da anni svanir`a in poche
ore. Anche nei casi di malattie gravi si osserva la stessa mancanza di realismo.
Il profano non `e pratico dello stato di deterioramento degli organi e dei tessuti e
si aspetta, addirittura pretende, dei risultati che sono impossibili. Lo stesso uomo
cha ha impiegato quaranta o cinquanta anni per sviluppare lo stato di malattia presente,
nel momento in cui decide di intraprendere un digiuno `e convinto di poter
guarire in pochi giorni o poche settimane.
Prima riusciremo a sradicare dalle nostre menti queste false credenze, meglio
riusciremo a comprendere il fatto che ristabilirsi, che `e un processo inverso,
richiede tempo e costanza.
Spesso un digiuno solo non `e abbastanza. Il paziente cronico, dopo molti anni,
non solo dovr`a insistere nello sforzo di combattere gli effetti di una vita condotta
in maniera errata, ma dovr`a anche armarsi di molta pazienza.
Ma vi sono anche condizioni in cui un digiuno di qualsiasi durata `e sconsigliabile,
addirittura impossibile. Negli stati di debolezza, di gravi malattie
di cuore, di cancro, di diabete e nella tubercolosi avanzata, digiunando non
si ottiene nulla. Nei casi di tumore al fegato e al pancreas `e meglio evitarlo.
Quando si ha molta paura del digiuno, `e meglio non intraprenderlo.
Durante la gravidanza, il digiuno dovrebbe essere limitato ai soli casi di stretta
necessit`a. Nei casi di nausee mattutine molto comuni allo stadio iniziale della
gravidanza, un digiuno di pochi giorni pu`o dimostrarsi benefico.
A prescindere da questo, comunque, se non sono presenti malattie acute che richiedono un digiuno,
la donna incinta dovrebbe evitarlo. Naturalmente, con questo non voglio dire che
occasionalmente non possa saltare un pasto o anche digiunare per un giorno se
pensa di averne bisogno.
Poich`e il digiuno diminuisce la quantit`a di latte nella madre, e questo non viene
aumentato riprendendo l’alimentazione, la donna che allatta dovrebbe evitarlo
a meno che l’esperto non lo consideri un’urgente necessit`a. `E importante che la
madre in attesa, mantenga un alto livello di salute sia durante la gravidanza che
durante l’allattamento.
Uno studente di Igienistica, una volta, semi-serio afferm`o: Il problema del
digiuno `e che non esiste un posto ideale in cui praticarlo.
Quasi sempre l’ambiente che circonda il digiunatore `e pieno di difficolta
e di ostacoli. La propria casa dovrebbe costituire il luogo migliore, ma troppo
spesso non lo `e. In parte ci`o `e dovuto alla grande ignoranza che circonda il digiuno.
Inoltre, sovente l’abitazione `e situata tra i rumori ed i fiumi della citt`a, dove
l’acqua `e talmente “trattata” da risultare quasi imbevibile. Forse con un piccolo
sforzo l’uomo di citta puo riuscire a procurarsi dell’acqua pura, ma dove puo
trovare aria pura?
In genere, l’ostacolo maggiore del digiunare in casa `e rappresentato dalla
quasi inevitabile opposizione dei familiari verso tale pratica, senza tenere conto
di quella dei vicini e degli amici. La persona che intende digiunare non verra
mai lasciata in pace. Tutti insisteranno e cercheranno di farla mangiare. Le di-
ranno che `e impazzita, che in questo modo si uccidera, che ha un pessimo aspetto,
e che anche se alla fine non morira rimarra, comunque, gravemente danneggiata.
Per riuscire nel loro scopo adotteranno metodi duri, si arrabbieranno, faranno
scenate isteriche. Diverranno talmente invadenti e la annoieranno a tal punto da
renderle il digiuno quasi impossibile. Chiameranno un dottore che la persuada ad
interrompere il digiuno. Potrebbero addirittura arrivare a chiamare la polizia
o a minacciare di rinchiuderla in un istituto per malattie mentali.
Prepareranno dei piatti appetitosi allo scopo di tentarla. Con il loro modo
di fare, trasformeranno il digiuno in un incubo grottesco. Spesso mi `e capitato
di dover prelevare i pazienti dalle abitazioni e mandarli altrove a completare il
digiuno.
Nella situazione opposta, quando in casa si trova aiuto e cooperazione, digiunare
diventa piacevole, rilassante ed i risultati non tardano a manifestarsi.
Il digiuno dovrebbe essere condotto in un ambiente calmo, sereno, dove
l’aria `e pura e l’acqua `e pura, fresca e incontaminata, dove le persone sono
disponibili. Poiche dovrebbe essere sempre guidato da un esperto del campo,
il miglior luogo dove praticarlo `e una di quelle istituzioni dove il digiuno viene
praticato regolarmente.
Un’istituzione Igienistica situata in campagna e diretta da una persona
esperta, `e sicuramente il luogo ideale per digiunare. Digiunare non significa
semplicemente astenersi dal cibo per un determinato periodo di tempo. Significa
anche riposare, esporsi al sole, immergersi, essere circondati da quiete
e da pace, e controllare il paziente per tutta la durata del digiuno fino al periodo
di recupero che segue la sua interruzione. Tutto questo richiede conoscenza
dell’argomento ed esperienza.
Per la maggioranza delle persone, digiunare rappresenta un’esperienza insolita.
Specialmente se si tratta della prima volta. Probabilmente chi digiuna prover`a
angoscia, incertezza, turbe mentali e persino paura. Inoltre, le nuove sensazioni
che avverte potrebbero sconcertarlo. Per queste ragioni, il luogo migliore per digiunare
`e senz’altro l’istituzione, sotto la guida di uomini che sanno il fatto loro a
riguardo.
Per quanto tempo si pu`o continuare a digiunare? Quali sono i tempi consigliati?
A tale riguardo esistono diversi punti di vista e molto `e il discutere che si
fa sull’argomento. La risposta ideale `e che il digiuno dovrebbe proseguire fino al
ritorno della fame. In realta, pero, questo non `e sempre possibile, e non `e cosa
saggia stabilire, comunque, un limite arbitrario di durata.
Nessuno `e in grado di predeterminare il digiuno necessario in un particolare
stato dell’organismo, n`e di stabilire in anticipo quale sar`a la durata migliore per
evitare poi complicazioni. La persona esperta non consiglia un digiuno con l’idea
che poi il paziente stabilir`a dei nuovi record.
Il digiuno non `e una gara. La persona che guida ha un obiettivo preciso quando
consiglia al paziente di digiunare: per ridurre il peso, per abbassare la pressione
del sangue, per ringiovanire l’individuo, per liberare il corpo dai rifiuti accumulati,
per dare riposo ad un sistema nervoso stanco o per qualsiasi altra ragione. Egli
osserva attentamente il digiunatore ed i suoi sviluppi giornalieri ed interrompe la
pratica quando la meta `e stata raggiunta o quando si presenta una situazione di
pericolo.
Nessun essere vivente pu`o resistere troppo a lungo senza cibo, ma, se condotto
nei limiti di costituzione dell’organismo, il digiuno `e sempre sicuro. Poich`e tali
limiti sono ben demarcati, molto difficilmente l’esperto li sorpasser`a spingendosi
oltre il margine di sicurezza. Se il digiuno dura nel tempo, sara la natura stessa ad
indicare il momento in cui deve essere interrotto.
I limiti arbitrari sono giustificabili solo se il paziente possiede poco tempo a
disposizione per digiunare o per motivi di lavoro, o in quei casi in cui `e sconsigliabile
protarlo nel tempo. Ad eccezione di questi casi, l’unico modo per condurre
un digiuno `e quello di essere seguiti giornalmente negli sviluppi delle condizioni
fisiche di chi lo pratica.
Seguendo tale regola, un digiuno pu`o durare pochi giorni, poche settimane o
dei mesi. Il pi u lungo che io ho condotto `e stato di novanta giorni. Due altri
pazienti hanno superato i settanta giorni e molti altri i sessanta. Digiuni cos`ı
lunghi non rappresentano una regola, n`e `e possibile che ogni digiuno possa essere
continuato cos`ı a lungo. In ogni caso bisogna regolarsi secondo i bisogni e le
capacit`a dell’ individuo.
L’esperto che arbitrariamente stabilisce un limite di tempo in anticipo non aiuta
il paziente. Stabilire un limite di tre giorni o di una settimana o di ventuno giorni,
come fanno alcuni, vuol dire, nella maggioranza dei casi, dover sospendere il
digiuno molto prima del tempo programmato. Ma nemmeno bisogna cominciare
con l’idea di stabilire un nuovo record di durata o di raggiungere una meta determinata
in pochi giorni. L’unica regola logica `e la seguente: “siano gli sviluppi
a determinare la durata del digiuno”.
In alcuni casi `e preferibile adottare una serie di digiuni brevi piuttosto di uno
lungo. Generalmente un digiuno di durata prolungata produce risultati migliori
di tanti digiuni brevi. Non sempre `e possibile che un paziente sia in grado di
intraprendere una serie di digiuni brevi. Il tempo che questi richiedono `e spesso
troppo e le spese sono proibitive. Ed un tale programma, a meno che non venga
rigidamente controllato, pu`o produrre danni che non si presentano mai, invece,
durante un digiuno condotto appropriatamente. Inoltre, bisogna anche tener conto
del fatto che un programma di alternanza di alimentazione e di digiuno tende, per
l’individuo, a diventare molto difficile da svolgere.
Spesso accade che i periodi di astinenza sono di durata appena sufficiente da
permettere al digiunatore di abituarsi al processo. Ogni volta che il paziente digiuna,
deve passare attraverso la stessa esperienza. Se non arriva mai a pro-
vare gli stadi piacevoli del digiuno, tende a ribellarsi ad esso ed a quelli eventualmente
successivi; esita, insomma si tira indietro e si trascina svogliatamente
per tutta la sua durata.
Nonostante le difficolt`a presenti nella serie di digiuni brevi, vi sono casi in cui
questa `e l’unica via da seguire; allora bisogna agire con prontezza e determinazione,
ma sotto guida esperta, se si vogliono raggiungere i risultati preposti.
Le domande di dove, quando e quanto, sono le variabili da trattare e stabilire
con saggezza. La decisione deve essere flessibile, umana, comprensiva, saggia.
Stiamo trattando con esseri umani, non con delle macchine.
Cosa bisogna sapere se si sta
digiunando
Sia che intrapreso per ragioni dimagranti, sia per ristabilire buone condizioni
di salute, che per qualche altro motivo fisico, il digiuno arreca degli sviluppi
che dovrebbero essere sempre esaminati attentamente. Tali sviluppi sono per la
maggioranza lievi, in particolar modo se la persona digiuna solo per calare di peso.
Voglio chiarire un punto: non credo sia possibile sovraenfatizzare il fatto che
le sensazioni fisiche provocate dal digiuno siano, di solito, piu piacevoli rispetto ai
reali o illusori piaceri della buona cucina. Il paziente che, ad esempio, ha sofferto
in passato dall’essere costretto a mangiare senza averne alcun desiderio, potrebbe
provare una sensazione di sollievo iniziando un digiuno.
Qualunque siano le condizioni del digiunatore quando si appresta ad iniziare
l’astinenza, rimane vero che a volte tale pratica pu`o risultare spiacevole, per lo
meno in alcuni stadi. `E anche vero che in genere chi digiuna si sente meglio di
quando consumava cibo. Molte persone riescono a digiunare per lunghi periodi di
tempo rimanendo rilassati e manifestando pochi disturbi, o addirittura nessuno.
Di solito, si attribuiscono al digiuno tutte le sensazioni anormali, i disturbi
e i dolori che si manifestano durante il suo svolgimento. Questo accade anche
se, con il procedere del digiuno, i disturbi cessano. Le condizioni dei tessuti
dell’individuo costituiscono la causa principale dei sintomi che si verificano
all’inizio. Quando questi vengono purificati, i disturbi scompaiono.
Molti di noi hanno sentito parlare delle sofferenze e della prostrazione provocate
dai “sintomi di rigetto” dell’alcolizzato quando si tenta di allontanarlo dal
suo vizio. In maniera parallela puo accadere che chi decide di intraprendere un
digiuno sia talmente abituato, da anni, all’uso di stimolanti dell’appetito da attraversare
un periodo di depressione simile a quello dell’alcolizzato quando viene
privato del suo alcol.
Possono verificarsi nausea e vomito. Le persone possono
diventare irritabili, insonni, deboli, si possono manifestare dolori corporei;
possono essere tormentati da forti mal di testa. Non `e corretto chiamare tali
sviluppi “sintomi di rigetto”. `E importante sapere che sono evanescenti, di breve
durata e raramente gravi.
A volte, nel tentativo di evitare o di migliorare tali sintomi, il digiunatore mangia
della frutta. Non credo che questa sia una buona soluzione. Con questi cibi il
digiuno viene interrotto al primo comparire dei disturbi e poi ripreso dopo due o
tre giorni. Solo durante un periodo di notevole durata, il digiuno pu`o essere sospeso,
alternandolo con un’alimentazione leggera. `
E dubitevole che queste brevi interruzioni evitino al digiunatore il manifestarsi dei sintomi, mentre `e certo che
prolungano il periodo di osservazione.
Se, al primo comparire dei sintomi, il digiunatore stringera i denti e proseguira, questi non si ripresenteranno una
seconda volta. In genere la pima crisi `e di breve durata, non piu di un’ora
circa. Solo raramente raggiunge i tre o quattro giorni.
Oltre ai suddetti sviluppi generali, vi sono diversi campi specifici in cui spesso
si presentano cambiamenti. Nonostante questi non presentino problemi o difficolt`
a, `e necessario esporli francamente all’ Igienista che supervisiona il digiuno.
Quando si inizia un digiuno quasi inevitabilmente si presentano degli sviluppi
fisici che non devono allarmare. I principali tra questi sono: la lingua diventa
bianca, la bocca assume un sapore cattivo e l’alito `e di odore spiacevole. I
denti appaiono impastati. L’organismo intero segue l’esempio della lingua, della
bocca e dell’alito, e si sviluppa la febbre.
Comunque, i sostenitori del digiuno paragonano cio al lavoro depurativo da una malattia acuta, una “febbre”.
Nonostante tali condizioni possano essere spiacevoli, esse rappresentano un
processo purificatore. Appena il corpo scarica il suo fardello tossico, inizia il
processo di purificazione della lingua, prima alla punta e sui lati, gradualmente
poi si sposta nella parte posteriore e nel mezzo fino a che, nel momento in cui si
ripresentano gli stimoli della fame, la lingua e la bocca risultano pulite e l’alito
piacevole.
Per quanto chiara l’urina possa essere nel momento in cui si inizia il digiuno,
essa diverra molto scura dopo un giorno dall’inizio. In alcuni casi diventa
quasi nera e di odore molto forte.
Dopo una o due settimane, secondo le condizioni
del digiunatore, comincer`a a schiarirsi, a riprendere il suo colore, a perdere
quel cattivo odore e, nel momento in cui si manifester`a la ripresa della fame, essa
sar`a tornata normale sia nel colore che nell’odore. L’intero procedimento sta
a testimoniare il lavoro dei reni, impegnati ad eliminare una grossa quantit`a di
sostanze di rifiuto. Le analisi delle urine lo confermano. Man mano che la purificazione
progredisce, le urine tornano normali. La perdita di peso che si verifica
durante un digiuno `e dovuta all’utilizzazione delle riserve dell’organismo per nutrire
i tessuti principali e all’escrezione degli accumuli tossici. Tale perdita deve
essere considerata parte del processo di purificazione. La condizione dei tessuti
facilita la determinazione della rapidit`a con cui si caler`a di peso.
Il dimagrimento `e maggiore nello stadio iniziale del digiuno; le persone grasse
dimagriscono pi`u in fretta di quelle magre. Vi sono tuttavia, degli individui
magri che, a causa dello stato di intossicazione dei tessuti, nei primi giorni
dimagriscono velocemente quanto le persone obese. I cali, in questo stadio
iniziale, variano dagli ottocento grammi al giorno circa, fino a due o tre chili al
giorno negli individui molto forti. Negli stadi finali di un digiuno di lunga durata,
si riesce a perdere in media meno di dodici grammi al giorno. Infatti,
dopo i primi giorni, il tasso di dimagrimento diminuisce.
Nelle considerazioni sul digiuno, facilmente si tende ad esagerare l’importanza
della perdita di peso. La persona molto magra che rimane tale anche dopo
diverse “diete ingrassanti” pu`o apparire riluttante all’idea di dimagrire ancora di
pi`u, anche se generalmente dopo il digiuno, riuscir`a ad ingrassare con molto meno
cibo rispetto a quello consumato abitualmente. `E sbagliato pensare che il digiuno
pu`o dimostrarsi benefico solo alle persone grasse.
La sensazione di debolezza, a volte provata durante un digiuno, `e dovuta
all’inattivita funzionale. Vi `e un senso generale di rilassamento, in quanto l’organismo
tenta di cogliere l’opportunit`a di riposare che gli viene offerta. Il cuore
rallenta i suoi battiti, la circolazione `e meno veloce, la respirazione `e rallentata. Le
ghiandole del corpo riducono la loro attivit`a. In generale, l’organismo stanco tira
un sospiro di sollievo e si mette a riposo. Questo `e quello di cui si ha bisogno e la
prova che sia un fatto benefico appare nel ritorno delle forze man mano che l’organismo
si riposa e si purifica, molto prima della ripresa dell’appetito. Infatti, la
debolezza presente durante i primi giorni di digiuno non `e altro che l’assenza
della solita “stimolazione”.
Molte persone intraprendono il digiuno pensando erroneamente che i processi
di purificazione che avvengono durante questo periodo siano di natura estremamente
spiacevole. Questo `e vero solo in una piccola percentuale dei casi; non `e
assolutamente la regola. Al contrario, molti digiunatori attraversano lunghi periodi
di astinenza senza il minimo accenno di crisi. Gran parte del lavoro escretorio
viene svolto senza la produzione di crisi dannose. Quando si sviluppa una crisi,
questa dovrebbe essere considerata come un segno positivo, in quanto la sua
natura `e quasi sempre riparatrice.
Raramente, durante un digiuno, si manifestano eruzioni cutanee, ma quando
si presentano sono da considerarsi anch’esse dei processi eliminatori. Le vertigini,
gli svenimenti, le palpitazioni, ed altri sintomi di natura simile, sebbene non
comuni, non devono essere considerati come delle crisi. Non sono un pericolo per
chi digiuna.
Forse l’aspetto pi`u noioso che si presenta durante un digiuno `e quello rappresentato
dalle nausee e dal vomito. Non `e solo fastidioso, ma indebolisce anche
l’individuo. Fortunatamente, non vi sono dubbi che tali crisi sono sicuramente
benefiche e che non si manifestano pi`u che nel 15% dei casi. Nausea e vomito
– 50 –
possono verificarsi sia nel primo giorno del digiuno sia in un qualsiasi altro momento.
In genere, la crisi si presenta dopo diversi giorni di astinenza. Sono pochi
i casi in cui si manifestano dopo quattro o pi`u settimane.
La sostanza emessa `e di solito composta da un liquido bilioso unito a muco
in grande quantit`a. Il fegato `e sovraccarico di lavoro (per uno o pi`u giorni) e
molta della bile prodotta viene in tal modo rigurgitata nello stomaco e poi rigettata.
Il digiuantore verr`a talmente beneficiato da tale prova da essere pienamente
compensato dei disturbi causatigli. Questi episodi possono durare un giorno o
due, tre, quattro, fino ad una settimana. Raramente il vomito continua per pi`u di
una settimana. Le forze del digiunatore ritornano appena il vomito cessa.
Se persiste per diversi giorni ed i liquidi non vengono ritenuti, `e inevitabile
una disidratazione. Questo `e un argomento piuttosto serio, specialmente nei casi
in cui il vomito perdura. Si deve considerare immediatamente la possibilit`a di
sospendere il digiuno. Il digiunatore viene indebolito dalla disidratazione ed il
recupero delle forze `e molto lento. Se si manifesta anche diarrea, ma questo `e
molto raro, la disidratazione `e ancora pi`u grave.
In simili casi, se il vomito non cessa in tempo ragionevole, bisogna interrompere
il digiuno. La cosa non `e molto facile in quanto si verifica la tendenza a
rimettere sia il cibo che l’acqua. Controllando diversi digiuni, spesso ho dovuto
provare diversi liquidi prima di poterne trovare uno che fosse ritenuto.
La diarrea nel digiuno non `e comune quanto il vomito, ma a volte capita.
Pu`o manifestarsi in qualsiasi momento del digiuno, anche dopo trentacinque
giorni. Il materiale espulso `e composto di bile, muco e feci trattenute. Questa
crisi `e senza dubbio di carattere purificatore. Pu`o essere considerata nella stessa
prospettiva della diarrea che accompagna i marcati edema delle nefriti (morbo di
Bright) in cui gran parte del liquido edemico viene espulso dall’organismo. Se
questo si verifica anche tra chi non digiuna non so dirlo, ma l’idropisia `e uno
sviluppo molto comune nel digiuno.
– 51 –
Capitolo 11
Nove punti fondamentali
Voglio enfatizzare il fatto che il digiuno `e un processo molto piu complicato di
cio che si immaginano persino i suoi piu ardenti sostenitori. Comprende molto
di piu del semplice astenersi dal mangiare.
Esiste l’arte del digiuno cos`ı come la scienza del digiuno. Gli usi del digiuno appaiono, a volte, quasi illimitati. I
suoi inconvenienti non sono gravi, i pericoli pochi e quasi mai gravi. Nonostante
ci`o, per ottenere risultati pi`u soddisfacenti deve essere condotto secondo regole e
tecniche ben stabilite dagli esperti. Non `e un processo da lasciare alla merc`e di
chiunque non possegga la necessaria conoscenza ed esperienza in materia.
Paradossalmente, nelle malattie acute `e necessario un controllo inferiore rispetto
a quelle croniche. Quando la malattia `e il risultato di anni e anni di
vita sbagliata, e se il paziente appare in condizioni molto deboli, e presenta
diversi danni organici, sar`a necessaria una grande abilit`a per sanare una tale
situazione con il digiuno.
In tali situazioni `e molto azzardato affidarsi alla guida di una persona inesperta
ed incompetente. Sono a conoscenza del fatto che esistono molti profani che
pretendono di condurre i digiuni. Sono convinto che sia molto importante informarsi
prima per essere sicuri di incontrare una persona esperta. A questo riguardo
voglio sottolineare inoltre, che nel nostro paese esistono diverse scuole cosiddette
curative riconosciute dalla legge, ma che pochi sono i diplomati che escono da
tali scuole possedendo la necessaria conoscenza ed esperienza sul digiuno. Non
si pu`o scegliere un dottore “per caso”, senza conoscere la sua formazione
professionale, ed eleggerlo supervisore del nostro digiuno.
`E regola fondamentale della pratica Igienistica che tutti i bisogni fisiologici
sono presenti negli stati di malattia. E nei periodi di astinenza, questi devono
essere soddisfatti secondo il grado di necessit`a e di capacit`a funzionale, al fine di
mantenere o ristabilire l’integrit`a funzionale ed organica.
Cerchiamo di comprenderlo pi`u chiaramente: quando digiuniamo, non cessiamo
di respirare o di bere acqua. Non si verifica mai l’assenza di bisogno di
ossigeno; la sete continua a presentarsi ad intervalli e noi la soddisfiamo bevendo.
Il digiuno `e l’astinenza dal cibo, non dagli altri fattori essenziali della vita. Ed `e
astinenza dal cibo solo nel senso che ci asteniamo dall’ingerire la materia nutritiva
per un certo periodo di tempo, mentre l’organismo d`a fondo alle sue scorte. Il
bisogno del cibo `e costante e l’utilizzazione avviene ugualmente.
Digiunare non significa smettere di vivere. Infatti, nonostante sia un periodo
di attivit`a ridotta, alcuni dei processi vitali vengono accelerati durante l’astinenza.
Le necessit`a quotidiane della vita: cibo, aria, acqua, calore, sole, attivit`a fisica,
riposo, sonno, pulizia, tranquillit`a della mente, rimangono i bisogni fondamentali
anche per l’organismo a digiuno.
Il cibo (nutrimento) con cui sostenere i tessuti principali del corpo, viene ottenuto
dalle riserve interne dell’organismo. L’acqua deve essere consumata secondo
gli stimoli della sete; il calore `e necessario per non far raffreddare il corpo; i raggi
del sole sono necessari per mantenere il passo con le ridotte attivit`a metaboliche;
la pulizia `e sempre indispensabile; il sonno `e una necessit`a; la stabilit`a mentale ed
emotiva `e di importanza particolare.
Questo significa che le tecniche del digiuno sono molto importanti e, almeno
in senso generale, devono essere riconosciute e comprese da chi `e interessato
all’argomento o si appresta ad intraprendere un digiuno.
Dove iniziano queste tecniche? Alcuni affermano che dovrebbero nascere
molto prima dell’inizio del digiuno: alle fasi iniziali della preparazione al digiuno.
11.1 La preparazione
Per preparare l’individuo o il paziente al digiuno, sono stati compilati molti programmi
complicati. Alcuni di questi comprendono un periodo di dieta particolare
inteso a svuotare il tratto intestinale da ogni materiale prima che si inizi il digiuno.
Altri sono rituali del tipo digiuno di un giorno, alimentazione per due, digiuno
di due giorni, alimentazione per quattro e cos`ı via in questo ordine, con lo scopo
di preparare gradualmente il soggetto al digiuno completo e prolungato. Tali
programmi sono uno spreco di tempo e denaro, in quanto girano intorno all’idea
di alimentarsi mentre, invece, sarebbe necessario un digiuno. Poich`e non esistono
motivi per i quali una persona non possa intraprendere un digiuno improvvisamente
e senza rituali, questi non sono consigliabili.
La vera preparazione,
quella fondamentale, risiede nelle abitudini mentali ed emotive.
Se si riesce a comprendere la razionalita del digiuno, se si e in grado di
liberare la mente da tutte le paure circostanti questo processo normale, allora
si puo` digiunare tranquillamente. Bisogna essere convinti che il digiuno sar`a
altamente benefico e quindi, liberarsi da tutte le paure e le ansiet`a. Lo stress
mentale e la paura rendono il digiuno difficile o impossibile, invece, potrebbe
essere di grande aiuto.
Quando ho iniziato la mia professione, fui per alcuni mesi
sotto la direzione diMilo A. Crane, un medico che dirigeva il Crane Sanitariums di
Elmhurst nell’Illinois. Il dott. Crane non sottoponeva mai un paziente a digiuno,
se questi ne avesse avuto paura. Lo metteva a dieta, invece, e gli permetteva di
unirsi agli altri pazienti. In genere, dopo pochi giorni, era il paziente stesso a
chiedere di poter iniziare il digiuno.
Ecco uno dei vantaggi dello stare insieme ad altri. Serve a rendersi conto che
le altre persone non stanno morendo di fame, anzi sono migliori rispetto a prima.
Le paure svaniscono di fronte alla realta.
11.2 Il riposo
Le tecniche del digiuno si basano su semplici principi fisiologici. Non implicano
il bisogno o l’utilizzazione di misure estranee alle reali necessita dell’organismo
umano. Nel digiuno non esistono trattamenti, modalit`a particolari, procedure forzate.
La tecnica pi `u importante `e quella di ridurre alminimo l’attivita mentale,
sensoria e fisica, in modo da permettere al soggetto di conservare le sue energie
cosicch`e i processi di guarigione ed escrezione ne possano trarre vantaggio.
Chi digiuna deve sempre tenere a mente la semplice regola della compensazione:
“Per poter consumare da una parte, la natura deve conservare da un’altra”.
Quello che il soggetto non consuma per un’attivit`a secondaria, pu`o essere usato
nell’eliminazione e nel recupero.
Il riposo fisico viene garantito cessando le attivit`a fisiche, rimanendo a letto,
rilassandosi. Le attivit`a fisiche consumano molte energie ed impediscono quel
recupero di forze, indispensabili al ristabilimento della normale energia nervosa.
Il riposo mentale viene garantito con la riduzione delle attivit`a mentali e degli
stress emotivi. Discutere argomenti altamente controversi `e nocivo. Inquietarsi
o lasciarsi coinvolgere in dispute triviali `e`e nocivo. La tranquillit`a emotiva
`e il segreto del riposo mentale. Non sempre `e facile per chi digiuna smettere di
preoccuparsi o superare le ansiet`a, ma bisogna sforzarsi di farlo.
Il riposo dei sensi pu`o essere raggiunto ritirandosi in un posto tranquillo ed
evitando di affaticare gli occhi nella lettura, con la televisione, guardando film o
in cose simili. Il rumore distrugge la tranquillit`a e fa sprecare energie. La calma,
la pace e l’inattivit`a sensoria favoriscono la conservazione delle energie.
Riposare, tuttavia, non significa cessare di vivere o cadere in letargo o assumere
uno stato di passivit`a embrionale. Ci`o che si intende fare `e evitare gli stress,
raggiungere quella sensazione fisica di pace, per mezzo della quale `e possibile
riposare.
Il riposo non guarisce, ma `e uno dei fattori essenziali per una guarigione
effettiva e per il mantenimento di buone condizioni di salute. `E di immenso
valore per i deboli ed i tossiemici. Non i tonici o gli stimolanti, non i sedativi e
i tranquillanti, non l’ipnosi, solo il riposo `e ci`o che necessita all’organismo dopo
essere stato sfruttato al massimo dagli eccessi alimentari, sessuali, dalle tensioni
emotive, dal lavoro e da tanti altri fattori della vita moderna.
Gli organi resi impotenti dagli eccessi di lavoro e dalle troppe stimolazioni
possono, con il riposo, tornare al loro pieno vigore. Stimolarli ulteriormente, in
qualsiasi modo, serve solo ad esaurirli maggiormente.
11.3 L’attivita
Chi digiuna riposa durante il periodo di astinenza perche, nell’esercizio normale
delle funzioni vitali, l’alimentazione e l’attivit`a si bilanciano l’una con l’altra.
Alcuni esperti permettono ai loro soggetti lunghe camminate e consigliano loro
di svolgere giornalmente determinati esercizi fisici. Nei digiuni dimagranti `e
permesso un esercizio moderato, naturalmente sempre sotto controllo. Per gli altri
tipi di digiuno l’esercizio fisico rappresenta un inutile consumo di energie
ed uno spreco di riserve.
L’attivita dovrebbe essere collegata all’alimentazione.
Senza consumo di cibo, le attivita dovrebbero essere ridotte al minimo. `E
necessario il riposo, non lo spreco.
11.4 Il calore
La resistenza al freddo di chi digiuna `e probabilmente inferiore di quella di una
persona che si alimenta regolarmente. Si raffredda facilmente.
Il raffreddamento
inibisce l’eliminazione, aumenta i disturbi e provoca una pi `u rapida utilizzazione
delle riserve. `E importante, pertanto, che chi digiuna sia al caldo. Questo
vale anche per i mesi estivi. I piedi, in particolare, dovrebbero sempre essere
mantenuti caldi. I piedi freddi impediscono il sonno a chi digiuna.
11.5 L’acqua
Chi digiuna avr`a sete ad intervalli, meno spesso di chi si alimenta normalmente.
La sete dovrebbe venire soddisfatta con la piu pura acqua a disposizione.
L’acqua minerale ( a meno che non sia a bassissimo residuo fisso e piu’ pura possibile) e quella dal sapore strano non sono consigliabili. `E sempre
meglio utilizzare acqua di sorgente, acqua piovana, acqua distillata, acqua filtrata
o qualsiasi tipo di acqua priva di impurita’.
Dovrebbe essere consumata solo in base alle sollecitazioni della sete. Non
vi `e motivo di bere molta acqua, anche senza avvertirne la necessita, solo per la
teoria che i liquidi purificano il sistema. `E vero che piu acqua si beve e piu liquidi
verranno espulsi dai reni, ma questo non aumenta l’eliminazione delle sostanze di
rifiuto. Anzi, potrebbe diminuire la quantita di materiale espulso.
Nei mesi estivi si puo presentare il desiderio di bere acqua fredda. L’acqua
fresca va benissimo, ma quella di frigorifero o quella ghiacciata possono rallentare
e ritardare il ristabilimento. In alcune circostanze l’acqua calda puo risultare
piu piacevole di quella fredda o a temperatura ambiente. In alcuni casi, con il
permesso del supervisore, l’acqua calda puo venire moderatamente sorseggiata;
in altri casi il suo consumo `e sconsigliabile.
11.6 Le immersioni
Lo stesso bisogno di pulizia vale sia nel digiuno che durante l’alimentazione normale.
Giornalmente, o comunque ogni qualvolta ritenuto necessario, bisognerebbe
immergersi. Il bagno dovrebbe essere tale da non causare un grosso dispendio
di energie. Per essere sicuri di cio, si dovrebbero osservare le seguenti regole:
(a) Il bagno dovrebbe essere di breve durata. Chi digiuna non deve temporeggiare
troppo a lungo n`e sotto la doccia n`e nella vasca. La comune abitudine di
immergersi per lunghi periodi di tempo nell’acqua indebolisce e dovrebbe
essere evitata.
(b) L’acqua della vasca dovrebbe essere tiepida, n`e troppo calda n`e troppo fredda.
Per resistere nell’acqua calda o fredda, `e necessario impiegare molte energie.
Pi`u la temperatura dell’acqua si avvicina a quella corporea, meno energie
si sprecheranno. Bisogna sempre ricordare che ci si immerge solo a scopi di
pulizia e non per trovare i presunti effetti “terapeutici”. Immergetevi e lavatevi
velocemente, poi uscite subito dall’acqua.
(c) Se chi digiuna `e troppo debole per farsi da solo il bagno, una spugnatura a
letto, fatta da un assistente, sara sufficiente.
11.7 I bagni di sole
I raggi solari sono un fattore nutritivo essenziale nell’alimentazione sia delle
piante sia degli animali e sono di grande aiuto durante un digiuno.
Non devono essere considerati una cura, in quanto non lo sono, ma un elemento normale
dei regolari processi nutritivi della vita. Il loro ruolo nel metabolismo del
calcio `e molto importante, ma `e importante anche nell’utilizzazione del fosforo e
nell’assicurare forza ai muscoli. In verit`a essi servono a diversi scopi importanti
nei normali processi vitali e sono molto pi`u essenziali di quello che ci si pu`o
immaginare.
A meno che non si ecceda, il bagno di sole provoca un rilassamento e un
dispendio di energie minimo. Se il sole `e troppo caldo, se l’esposizione `e troppo
lunga, se l’arrivare o l’andarsene dal solarium `e troppo stancante per il paziente,
ci`o pu`o causare uno spreco di energie. Nel controllare i bagni di sole `e necessario
“non tirare troppo la corda”. Per fare ci`o, si dovrebbero osservare le seguenti
regole:
• Esporsi al sole nelle prime ore della mattina, quando ancora non fa troppo
caldo, o nel tardo pomeriggio, se `e estate. In un clima moderato, se non
`e troppo caldo a mezzogiorno, il bagno di sole pu`o essere fatto in ogni
momento.
• Iniziare l’esposizione con una durata di cinque minuti per la parte frontale
del corpo e cinque minuti per quella posteriore. Il secondo giorno si pu`o
arrivare a sei minuti da entrambe le parti. Aumentare la durata di un minuto
ogni giorno fino ad arrivare ad un massimo di trenta minuti per ogni lato. `E
consigliabile non oltrepassare questi limiti.
• Se il digiuno supera i venti giorni di durata, ridurre l’esposizione a circa
otto minuti da entrambi le parti, e continuare cos`ı fino all’interruzione del
digiuno.
• Se in un momento qualsiasi il sole indebolisce o irrita il digiunatore, la
durata dell’esposizione dovrebbe essere ridotta. Evitare gli eccessi.
11.8 I purganti
Viene spesso sostenuto, erroneamente secondo me, che durante un digiuno `e necessario
mantenere l’intestino, i reni e la pelle attivi, per eliminare le tossine immesse
nella circolazione dell’eliminazione dei tessuti. Viene consigliato di consumare
giornalmente purganti o di praticarsi clisteri per pulire l’intestino; di
bere molta acqua o diuretici per mantenere attivi i reni; di fare delle saune per
mantenere attiva la pelle.
Tutte queste misure forzate non solo sono inutili, ma sono nocive. Non
c’`e niente pi`u del digiuno stesso che riesca senza danni ad aumentare l’azione
dei reni. Durante un digiuno l’intestino si svuota ogni qualvolta si presenta la
necessit`a. Se questa non si presenta, l’intestino si riposa. La pelle non `e un organo
eliminatore e le saune non servono a niente. Tali misure indeboliscono il
digiunatore e tendono ad indurire l’eliminazione anzich`e accelerarla.
– 57 –
11.9 La sofferenza
`E stato detto che il digiuno dovrebbe essere sospeso quando il soggetto `e in preda
a sofferenze come nei casi di problemi di salute gravi. Il fatto `e che proprio in
queste circostanze le capacita digestive ed assimilative sono piu ridotte. Maggiore
`e la sofferenza, inferiore `e la capacita di chi soffre di ingerire e digerire il cibo.
Quando il disturbo passa, l’esperto consigliera in quale momento alimentare il
paziente.
Il digiuno tende a fare scomparire le sofferenze, ed il soggetto provera sollievo,
in tempo piu breve, se continua nel digiuno anziche interromperlo.
– 58 –
Capitolo 12
L’interruzione del digiuno
`E
strano come la seguente verit`a, ovvia come tutte le verit`a, sia difficile da comprendere
per la maggioranza delle persone: il momento ideale per interrompere il
digiuno `e, naturalmente, quello in cui si manifesta il ritorno dell’appetito. Quando
l’appetito ritorna, la lingua si purifica, l’alito `e di sapore gradevole e cos`ı la bocca.
Sono tutte indicazioni del fatto che l’organismo ha completato il suo lavoro di
purificazione ed `e pronto a tornare ad alimentarsi.
Generalmente si manifesta una salivazione nella bocca ed un forte desiderio
di cibo. L’appetito torna sempre? La risposta corretta `e: quasi sempre. Nei casi
disperati, quali tumori avanzati, la tubercolosi, le gravi malattie di cuore, ed altre
condizioni in cui la morte `e solo una questione di tempo, raramente si verifica il
ritorno dell’appetito. In tutti i casi recuperabili, ed in quelli normali, l’appetito
torna sempre al momento giusto.
Infatti, frequentemente ritorna molto prima del consumo totale delle riserve.
Questo vale specialmente in seguito ad una malattia acuta. Dopo uno o due giorni
dalla scomparsa di tutti i sintomi acuti,il malato esprime quasi sempre, desiderio
di cibo, nonostante il suo organismo possa essere ampiamente fornito di riserve a
sostenerlo per ulteriori giorni di astinenza.
Ad eccezione dei casi citati, la persona che digiuna, affetta da malattia cronica,
presenta la stessa situazione. Infatti, le difficolta che attraversa non sono costituite
dalla mancanza di appetito, ma dal controllare lo stimolo della fame quando
questo si ripresenta.
Dopo un digiuno di lunghezza considerevole, c’`e sempre un periodo di
diversi giorni, fino a due settimane, in cui il soggetto manifesta lo stimolo
della fame in ogni momento della giornata. Se riuscira a controllare la sua
alimentazione fino al superamento del periodo iniziale, il suo appetito si stabilira
ad un livello normale e si debellera il pericolo di un eccesso di alimentazione.
Se non controllato, potrebbe arrivare a tali eccessi alimentari, in questo periodo,
da perdere tutti i benefici acquisiti durante il digiuno. Uno dei vantaggi
–
importanti del condurre il digiuno in una situazione `e che il controllo continua
fino al ristabilimento del livello normale di alimentazione. In tali luoghi la dieta
del soggetto viene esaminata e seguita scrupolosamente; non gli viene concesso
di sovralimentarsi. In casa, per potersi controllare dovrebbe essere molto
auto–disciplinato, cosa che un uomo normale difficilmente riesce ad essere.
Per molte ragioni gran parte dei digiuni vengono interrotti prima del ritorno
dell’appetito. In una piccola percentuale di casi, chi digiuna `e troppo debole o
troppo magro per poter continuare la pratica fino alla sua ultimazione naturale. In
molti casi, si verifica una mancanza di tempo, di denaro, o di voglia di continuare
a digiunare per troppo tempo.
Alcuni soggetti, nonostante digiunino solo per motivi di salute, si rifiutano
di diventare troppo magri. La maggioranza preferisce interrompere il digiuno
appena siano spariti i sintomi ed i disturbi. Molti credono di poter terminare il
recupero iniziato con il digiuno adottando una dieta. Questo `e sbagliato, ma non
`e facile convincere coloro i quali sono attratti da tale via di mezzo. Molto spesso
dopo si pentono della loro decisione. Alcune persone si mettono a dieta durante le
vacanze, avendo quindi a disposizione un periodo di tempo limitato per digiunare,
per interrompere il digiuno, e per prepararsi a tornare al lavoro. Altre sostengono
di potersi allontanare dalla famiglia o dal lavoro, solo per un breve periodo di
tempo.
Esistono migliaia di motivi personali per terminare un digiuno prima che questi
giunga alla sua conclusione naturale. In alcuni casi l’interruzione prematura
viene a costituire la differenza tra il successo completo ed il fallimento parziale.
Un lavoro fatto a met`a `e uguale ad un lavoro non fatto. Sicuramente la sua
salute vale qualche sforzo in pi`u. Saltare qualche pasto in pi`u `e piccola cosa se
paragonata ai risultati che produce.
Quando gli animali interrompono il digiuno, nel momento in cui riprendono
ad alimentarsi, fanno uso di qualsiasi tipo di cibo a loro disposizione. Si pu`o
dire che gli animali siano pi`u controllati dell’uomo in generale. Non presentano
la tendenza ad “ingozzarsi” appena finiscono un digiuno, ma consumano piccole
quantit`a di cibo. Un cane a digiuno per un mese, ad esempio, berr`a poco latte
alla volta, rifiutando per i primi quattro o cinque giorni dopo la sospensione del
digiuno, anche la carne. Se gli istinti dell’uomo fossero saggi come quelli degli
animali, non esisterebbe la necessit`a di supervisionare un digiuno.
Un digiuno pu`o essere interrotto da un qualsiasi tipo di cibo, compresa la
frutta e le verdure. Per non eccedere nel consumo, pensiamo sia meglio pesare
ogni alimento per i primi giorni. La dott.ssa Virginia Vetrano, mia eccellente assistente
per diversi anni, possiede una grossa esperienza nell’interrompere i digiuni
utilizzando qualsiasi genere alimentare; secondo lei `e meglio usare tale sistema,
invece, che consumare solo succhi di frutta o estratti di verdure, come `e stato
precedentemente consigliato. Se gli animali allo stato selvaggio non possedendo
succhi di frutta o bevande di tale genere, devono interrompere i loro digiuni facendo
uso di cibo come lo trovano in natura, perch`e l’uomo dovrebbe rappresentare
l’eccezione alla regola?
Usando le sue conoscenze in campo fisiologico, la dottoressa prosegue affermando
che il volume, negli animali, `e necessario ad iniziare sia la peristalsi sia
le condizioni miste nello stomaco e nell’intestino. Il volume `e necessario anche
alla secrezione dei succhi digestivi dello stomaco e dell’intestino. La massa di
cibo, toccando lo stomaco e le pareti dell’intestino, rappresenta lo stimolo per le
contrazioni muscolari e per le giuste secrezioni digestive. A causa di ci`o, il cibo
solido viene digerito pi`u efficacemente dei liquidi. Viene trattenuto nello stomaco
e nell’intestino per tutto il tempo necessario ad una buona digestione ed assimilazione,
mentre i liquidi, essendo privi di volume, vengono spinti velocemente
nel tratto digestivo. Non possedendo volume, i liquidi non provocano forti onde
peristaltiche e non favoriscono, allo stesso modo dei cibi solidi, il riflesso gastrocolico.
`Eper questo che quando si conclude un digiuno facendo uso di liquidi si
ritarda il primo movimento dell’intestino. Quando vengono impiegati cibi solidi,
i movimenti dell’intestino vengono ripresi pi`u in fretta.
La masticazione `e necessaria sia dal punto di vista psicologico che da quello
fisiologico. Un altro vantaggio dell’interrompere il digiuno con i cibi solidi `e
rappresentato dal fatto che il soggetto non si gonfia di sostanze liquide. Il volume
del cibo previene l’eccesso di alimentazione e lascia il soggetto pi`u soddisfatto.
Quando si usano estratti di frutta o di verdura si verifica una perdita di vitamine
e di sostanze nutritive a causa dell’ossidazione. Il processo di spremere la frutta
o di passare la verdura, per quanto breve possa essere, richiede del tempo e nel
momento in cui la bevanda `e pronta per essere bevuta dal digiunatore l’ossidazione
`e gi`a avvenuta.
Il digiuno pu`o venire interrotto in un qualsiasi momento del giorno o della
notte in funzione del ritorno dell’appetito. Se questo si fa prima del ripresentarsi
della fame, si pu`o stabilire un momento arbitrario in cui agire, per esempio, le
otto di mattina. Per l’interruzione del digiuno si sono studiate numerose tecniche.
Infatti, ogni uomo che digiuna porta avanti un suo programma preferito. Il bisogno
principale `e rappresentato dalla necessit`a di consumare cibi interi; ma non troppi.
Il dott. Crane, gi`a menzionato, era solito somministrare ai soggetti un’arancia
per terminare il digiuno.
L’attenzione riposta nelle interruzioni del digiuno di solito `e proporzionata alla
sua lunghezza. Il seguente `e il metodo da noi adottato. Presumiamo che il digiuno
sia continuato per oltre quattordici giorni. Cominciamo con il somministrare
al soggetto un etto circa di arance intere (pesate senza la buccia) ogni due ore,
questo per il primo giorno in cui si riprende l’alimentazione. La nostra giornata
alimentare comincia alle otto di mattina e termina alle sei di sera, naturalmente ci`o
pu`o essere fatto solo quando il digiuno viene interrotto prima della ripresa dell’appetito.
Quando, invece, il digiuno arriva alla sua conclusione naturale, dovrebbe
essere interrotto in qualsiasi momento della giornata senza tener conto dell’ora.
Comunque, anche nei casi in cui la fame si ripresenta durante la notte, a mezzanotte,
o durante le prime ore della mattina, aspettare fino alle otto non sar`a nocivo
per il soggetto.
Il secondo giorno somministriamo al digiunatore due etti di arance o un qualsiasi
tipo di frutta fresca (pesato senza buccia) sempre ogni due ore. In ognuno di
questi piccoli pasti pu`o essere impiegato un tipo diverso di frutta ogni volta. Se il
soggetto non desidera rispettare tutti gli orari pu`o saltarne uno o due. Ma questo
avviene raramente; nei digiuni interrotti con i succhi di frutta il fenomeno `e pi`u
frequente. Durante questo periodo non esistono quantit`a obbligatorie di cibo da
consumare.
Il terzo giorno passiamo alla somministrazione di sei etti di arance intere o di
melone per colazione, di due o tre pomodori, secondo le loro dimensioni, per pranzo,
e di tre o quattro arance per cena. Dopo il terzo giorno non `e pi`u necessario
pesare il cibo, in quanto l’organismo `e di nuovo abituato a trattarlo nella maniera
corretta. Sempre il terzo giorno, invece delle arance, pu`o essere data la stessa
quantit`a di uva o di altra frutta succosa di stagione. Il cibo somministrato non
`e importante quanto l’evitare l’eccesso alimentare. La frutta deve essere fresca,
ben matura, e deve essere masticata bene. Bisogna evitare che il digiunatore
consumi i suoi pasti troppo in fretta.
Il quarto giorno somministriamo una piccola colazione composta di agrumi
o di un paio di altri frutti freschi o di melone; a pranzo, un’insalata di verdure
senza sale, olio, aceto, limone o altri condimenti, ed un vegetale cotto non
contenente amido. Per cena di nuovo frutta. Tale pasto dovrebbe essere leggero,
ma un pochino pi`u abbondante della colazione.
Il quinto giorno un’altra colazione a base di frutta; a pranzo un’insalata, due
verdure verdi cotte ed una patata arrosto o una proteina (piccola quantit`a); a cena
frutta. Per chi non `e vegetariano, insieme alla cena, c’`e la possibilit`a di bere un
bicchiere di latte acido (derivato dal latte intero).
Il sesto giorno i pasti sono simili a quelli del quinto giorno ad eccezione delle
quantit`a che sono aumentate. Alla fine della prima settimana il soggetto dovrebbe
essere in grado di alimentarsi normalmente. Non `e permesso mangiare tra i
pasti n`e prima di coricarsi. Tre pasti al giorno, semplici e formati da cibi freschi,
costituiscono il miglior programma alimentare dopo un digiuno. Se in seguito, il
soggetto desidera adottare un programma basato su due pasti o un pasto solo al
giorno pu`o farlo, ma prima deve aspettare di aver di nuovamente messo su qualche chilo.
Durante la prima settimana di alimentazione bisognerebbe continuare a riposarsi
a letto e riprendere l’attivit`a molto lentamente.
`E facile che il digiunatore voglia tornare attivo appena riprende ad alimentarsi.
Questo non fa bene. In quel momento egli non `e forte e non possiede resistenza
sufficiente. Inoltre, l’attivit`a ritarda il processo ingrassante, se questo era lo scopo
del suo digiuno.
Se il digiuno `e stato inferiore alle due settimane, pu`o essere interrotto con
quattro etti di frutta intera, ogni due ore per il primo giorno, e poi adottando il programma
precedente. Nell’interrompere un digiuno di breve durata sono necessarie
meno cautele e l’attivit`a pu`o essere ripresa molto pi`u in fretta.
Naturalmente questo vale per quegli individui in buona salute. Se si presenta
il bisogno di maggiore riposo o di un’alimentazione leggera per un determinato
periodo di tempo dopo l’interruzione, il soggetto deve seguire i consigli
dell’esperto.
Il consiglio pi`u importante per tutti quelli che sono sul punto di interrompere
un digiuno `e: “non fate le cose troppo in fretta!”.
Herbert M. Shelton –
la seconda parte :
https://www.spaziosacro.it/interagisci/blog/blog2.php/digiuno-il-digiuno-puo-salvarti-1
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Massaggia il dito INDICE per 60 secondi e guarda cosa succede al tuo corpo
Mag 18th
Massaggia il dito INDICE per 60 secondi e guarda cosa succede al tuo corpo…
Sapevate che la pressione esercitata sulle dita può influenzare altre parti del corpo?
La medicina cinese lo insegna da secoli spiegando come nelle dita, ci sono punti di energia in grado di combattere i sintomi di vari disturbi e migliorare la nostra salute.
Pollice. Massaggiare il pollice se vi manca l’aria. Il pollice è collegato a cuore e polmoni; quindi se vi manca il respiro o avete le “palpitazioni” tutto quello che dovete fare è strofinare il pollice e tirarlo. Se soffrite di mal di auto o aereo, tenete stretto il pollice per 15 minuti.
Anulare. Massaggiare il dito anulare se si hanno problemi di stomaco. Se si verificano problemi con l’apparato digerente, è sufficiente massaggiare il dito anulare perché è collegato allo stomaco.
Indice. Se si soffre di stitichezza o diarrea, tutto ciò che dovete fare è massaggiare il dito indice.
Medio. Massaggiate il dito medio se soffrite di insonnia; il massaggio stimola e migliora il sonno.
Mignolo. Massaggiare il dito mignolo per alleviare i sintomi dell’emicrania e mal di gola. L’emicrania, il mal di testa ed il mal di gola si verificano spesso a causa di un insufficiente flusso sanguigno. Per risolvere questi problemi, tutto ciò che dovete fare è massaggiare il mignolo.
E’ importante sapere che i palmi delle nostre mani sono fortemente legati ai nervi del nostro corpo.
Il palmo della mano è ricco di terminazioni nervose e di collegamenti con le restanti parti del corpo.
Spesso compiamo gesti istintivi che riguardano le mani, le sfreghiamo tra di loro o massaggiamo le dita, soprattutto in momenti di tensione, ansia e stress, quindi inconsapevolmente mettiamo in pratica dei principi della riflessologia della mano traendone i relativi benefici, pensiamo, ad esempio, all’effetto piacevole del calore che il massaggio provoca.
Quindi anche l’esecuzione spontanea di massaggi, indipendentemente dal rispetto dei canoni della riflessologia, agisce in modo positivo procurando rilassamento, regolarizzando il battito cardiaco, producendo, quindi, uno stato di benessere naturale.
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La riflessologia della mano si presta, più degli altri metodi di riflessologia, ad essere effettuata come metodo fai-da-te per la maggiore praticità e per la semplicità nel riconoscere i punti di corrispondenza su cui intervenire.
Osservando la mano con il palmo aperto rivolto di fronte a noi immaginiamo di vedere una mappa del corpo umano, le estremità delle dita corrispondono alla testa e quindi al cervello, scendendo lungo le falangi incontriamo in successione la corrispondenza a naso, occhio e orecchio, dove invece inizia il palmo della mano, in corrispondenza della parte interna delle nocche troviamo polmoni e cuore, poi, scendendo il diaframma, lo stomaco, il pancreas, la milza, i reni, la vescica e tra la parte inferiore della mano e il polso gli organi sessuali.
Anche tutti i giorni, come prevenzione oppure come intervento curativo, ci si può dedicare alla riflessologia della mano e agire sul disturbo che ci affligge.
Una mappa dei punti di corrispondenza nella riflessologia della mano
Il massaggio si può eseguire su entrambe le mani, partendo dalla destra e a seguire la sinistra, si effettua, con il pollice, una pressione leggera sul punto, poi si continua con un movimento rotatorio.
Meglio, quindi, fare un bel massaggio alle mani anziché aprire l’armadietto dei medicinali, risparmiamo sui farmaci, evitiamo di assumere sostanze chimiche e impariamo a conoscere di più il nostro corpo
Tutti i massaggi sopra riportati, ad eccezione di ciò che concerne il trattamento per il mal d’auto, devono durare 60 secondi.
Connesso a questo articolo : Ogni dito e' connesso ad un organo : scopri come riequilibrare le energie di tutto il corpo : https://www.spaziosacro.it/interagisci/blog/blog2.php/ogni-dito-e-connesso-ad#sthash.xh8Tx1up.dpuf
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Cartilagini : alimenti per rigenerarle
Mag 14th
Come rigenerare la cartilagine ed allontanare l’infiammazione
Alimenti per rigenerare le cartilagini
La cartilagine agisce come un cuscino, proteggendo le ossa durante il movimento. Negli anziani e in chi pratica sport intenso o fa molte fatiche fisiche, la cartilagine può iniziare a diminuire e logorarsi fino a portare ad un attrito e dolore, specialmente nelle articolazioni molto utilizzate come le ginocchia. Il medico può raccomandare antidolorifici, integratori o un intervento chirurgico in casi estremi, ma la dieta è fondamentale per aiutare a gestire la condizione e costruire la nuova cartilagine.
La cartilagine si rigenera infatti grazie ad alcuni alimenti. Un’altra affezione molto comune che colpisce la cartilagine di caviglie, ginocchia, polsi, gomiti e spalle è l’artrite: una malattia molto conosciuta oggigiorno, che colpisce la maggior parte delle persone a partire dai quarant’anni. È necessario, quindi, seguire un’alimentazione adeguata in modo che i tessuti cartilaginei si possano rigenerare rapidamente.
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I cibi giusti per rigenerare la cartilagine
Cibi ricchi di Lisina. La lisina è un aminoacido essenziale che il corpo non può produrre e può assimilare solo dai cibi ed è il più importante per una rapida rigenerazione della cartilagine, perché si incarica di assorbire il calcio e produrre collagene per costruire di nuovo il tessuto danneggiato, oltre a migliorare l’aspetto della pelle e la resistenza dei tendini. 12 mg (milligrammi) di lisina per ogni kg del peso corporeo è la quantità che bisogna assumere per aiutare il corpo a ricostruire più velocemente la cartilagine. I cibi che contengono più lisina sono:
Uova
Carne (manzo, pollo e tacchino)
Baccalà, Merluzzo, Sardine
Fagioli
Frutta secca
Albicocche, Pere e Mele
Cibi ricchi di Vitamina C. La vitamina C è una vitamina che gli esseri umani non riescono a sintetizzare (altri animali invece sì) e non serve solo a tenere alto il nostro sistema immunitario ma è anche in grado di aumentare la produzione di collagene, mantenendo così il sangue ossigenato e trasportandolo attraverso tutte le arterie in modo da fornire all’organismo tutto il necessario per risanare le ferite. Abbiamo bisogno di 75 mg giornalieri di vitamina C per combattere i problemi del corpo. Gli alimenti che contengono la maggiore quantità di vitamina C sono:
Rosa canina
Kiwi
Arancia e Pompelmo
Fragole
Limone
Verdure a foglia verde
Broccoli e cavolo
Cibi ricchi di vitamina D. La vitamina D aiuta a fissare il calcio nelle ossa ed è necessaria per un rinnovamento ottimale della cartilagine. Ricerche epidemiologiche hanno mostrato che bassi livelli di vitamina D sono associati all’artrosi delle ginocchia (gonartrosi). Anche bassi livelli delle altre vitamine liposolubili (A, E, K) sono associati ad un maggiore rischio di artrosi. Il modo migliore per assumere la vitamina D giornaliera è esporsi al sole per 15 minuti. Alcuni cibi contengono la vitamina D (ma non così tanta come quanto si assumerebbe stando all’aria aperta):
Pesci grassi (salmone)
Frutta secca
Uova
Latte non scremato (attenzione ai latticini che danno intolleranza a molte persone)
Glucosamina, Glicina e Prolina. Sono i più abbondanti aminoacidi presenti nel collagene e quindi sono fondamentali per la creazione di nuovo collagene e per prevenirne la diminuzione dalle ossa. Glicina, glucosamina e prolina sono abbondanti nella gelatina, una sostanza alimentare derivata da collagene animale. E’ possibile acquistare la gelatina in polvere in farmacia ma il modo più naturale di è quello di preparare il brodo d’ossa come descritto nell’articolo Brodo d’ossa: Il super rimedio per rinforzare le Articolazioni.
I cibi per evitare l’infiammazione della cartilagine
Alcuni alimenti possono creare infiammazione nel corpo, alimentando così il dolore articolare ed ostacolando la costruzione di nuovi tessuti. L’ University of Maryland Medical Center afferma che è importante evitare:
Carboidrati raffinati (farina bianca, riso bianco, pane bianco, zucchero e bevande zuccherate) che sottraggono minerali, acidificano e sono pro-infiammatori
Evitare olio di palma e ridurre i cibi fritti
Evitare glutine e latticini (che generano intolleranza e quindi infiammazione)
Evitare un consumo eccessivo di pomodoro, melanzane e peperoni
Preferisci invece:
Cereali integrali
Grassi sani (olio di oliva, olio di cocco, frutta secca, grassi animali)
Frutta e verdura in abbondanza
Curcuma e zenzero che hanno proprietà antinfiammatorie
E’ importante inoltre fare una cena leggere e fare invece colazione e pranzo più abbondanti, cercando di non mescolare troppi cibi insieme, preferendo una dieta semplice con ingredienti genuini. Aglio, cipolla e prezzemolo sono ottimi cibi antinfiammatori da usare spesso in cucina.
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ZANZARE : difendersi in modo naturale
Mag 14th
LE ZANZARE….
Ci risiamo... tra poco saremo di nuovo invasi dalle zanzare. Non credere che per combattere questi insetti ci si debba sporcare le mani con prodotti chimici e insetticidi.
Vi sono, come abbiamo già avuto modo di vedere, molte soluzioni totalmente naturali, anti-zanzare completamente ecologici che permettono di liberarsi di questi fastidiosi insetti senza nessun impatto sull'ambiente e sulla nostra pelle. Ecco quelle più efficaci anche secondo mosquitoweb.it, il portale italiano completamente dedicato ai metodi di lotta alle zanzare.
Incominciamo con le trappole per zanzare. Si tratta di apparecchi capaci di attrarre le zanzare feconde in cerca di un pasto di sangue simulando la presenza di un grosso mammifero. L'inganno avviene producendo calore e anidride carbonica nella giusta quantità. Una volta attratte le malcapitate vengono aspirate da una ventola e intrappolate per sempre.
Le trappole più potenti arrivano a coprire superfici fino a 6000 mq, quelle più piccole, che non producono anidride carbonica, difendono qualche centinaio di mq. Scegli apparecchi che non producono CO2, anche se risultano meno efficaci, non contribuiscono ad aumentare la quantità di anidride carbonica immessa nell'atmosfera. Le trappole più conosciute sono Mosquito Magnet, Mega-Catch, Mosquitaire e Zanzatrap……MI FANNO SENSO….
LE OVITRAPPOLE FAI-DA-TE
Un luogo gradito alle zanzare (soprattutto le tigre) sono i piccoli ristagni di acqua. Quì vengono deposte le uova che durante i periodi più caldi maturano portando allo sfarfallamento degli adulti in pochi giorni. Perché allora non offrire adeguati luoghi di riproduzione che permettono la deposizione delle uova ma ne impediscono lo sfarfallamento?
Le ovitrappole sono l'ideale per interrompere il ciclo biologico di questi insetti. Per una ovitrappola è sufficiente un bicchiere di plastica nero riempito per metà di acqua e lasciato nel terreno per non più di 5 giorni. È così possibile attrarre la femmina che depone le sue uova. Dopo 5 giorni si svuota l'acqua nel terreno (NON nei tombini) e le uova che vi sono state deposte o le larve che si sono formate al contatto con il suolo e senza acqua moriranno.
PREDATORI NATURALI: GAMBUSIE E PIPISTRELLI
Se hai un laghetto artificiale puoi creare una ovitrappola gigante immettendo nell'acqua delle Gambusie. Si tratta di pesciolini molto voraci che sono ghiotti di larve di zanzare. L'acqua sarà un luogo appetibile per la deposizione delle uova e i fidati pesciolini faranno piazza pulita.
Altri predatori naturali noti per il loro appetito per le zanzare sono i pipistrelli. Per quanto siano dei simpatici animaletti bisogna segnalare che non sono così utili alla lotta contro le zanzare. Per loro fortuna non si nutrono esclusivamente di zanzare (altrimenti sarebbero già estinti) ma di tutti gli insetti che incontrano. Quindi solo una piccola percentuale delle loro prede notturne saranno zanzare. Inoltre la famigerata e fastidiosa zanzara tigre è attiva di giorno, i pipistrelli di notte, raramente si incontreranno. Malgrado questo puoi sempre adottare qualche pipistrello acquistando o costruendo una bat-box. A causa dell'urbanizzazione hanno sempre meno rifugi dove ripararsi.
Piante antizanzare: la Catambra
La natura ci viene incontro anche con le piante. La pianta antizanzare per eccellenza è la Catambra. Una invenzione tutta italiana che allontana le zanzare per un raggio d'azione pari al doppio della larghezza della chioma.
La Catambra è disponibile in molti formati: dalle più piccole alle più grandi che raggiungono una altezza di tre metri. Si possono anche avere in formato siepe con una forma più colonnare, con foglie distribuite lungo tutto il fusto, particolarmente adatta per proteggere balconi e terrazzi.
PROTEZIONI PERSONALI
I principi attivi naturali utili a repellere le zanzare sono molti: Citronella, Olio di Neem, estratto di geranio MEGLIO IL ROSA DEL MADAGASCAR , menta, Ledum Palustre, Aroma di Guna e molti altri. Sarebbe impossibile classificarli tutti ed indicare quale funziona meglio di altri.
L'unico accorgimento è leggere sempre attentamente l'etichetta per capire che sostanze contengono. I repellenti chimici conterranno sicuramente: DEET (o N-diethyl-m-toluamide), Icaridina (o Picaridina o) KBR3023. Attenzione perché alle volte il nome può confondere come il prodotto Orphea baby alle essenze naturali di fiori che contiene DEET.!!!!!
Abiti e tessuti repellenti
I più esigenti possono dotarsi Di abiti e tessuti repellenti. Sono disponibili lenzuola, golf e maglieria per tutte le età. I trattamenti particolari e atossici garantiscono l'efficacia anche dopo molti lavaggi. Anche se non sei dotato di questi tessuti innovativi sappi che alcuni esperimenti hanno evidenziato i colori che più attirano le zanzare (parliamo delle zanzare presenti in Italia):
· nero (più attrattivo)
· rosso (molto attrattivo)
· blu (neutro)
· verde… giallo neutri…
· bianco (meno attrattivo)
Irroratori naturali per ambienti aperti
Se vuoi organizzare una cenetta all'aperto e non avere fastidi puoi puntare ai repellenti d'ambiente naturali da irrorare sulle superfici intorno alla zona da proteggere (muri, vegetazione).
Quelli più conosciuti sono lo Z-stop (estratto di aglio) e Olio di Neem. Sono disponibili in flaconi da alcuni litri e miscelandoli con acqua si possono irrorare sulle superfici circostanti la zona da proteggere. Essendo naturali non hanno contro indicazioni ad essere usati dove si consumano i cibi. Al contrario diffondono un aroma "appetitoso" e mai spiacevole, soprattutto nel caso dell'estratto di aglio.
Dato che come tutti i prodotti naturali hanno una breve persistenza si usa distribuirli anche con irroratori automatici temporizzati. Tali irroratori hanno preso piede da poco negli Stati Uniti e sono convinto che a breve faranno la loro comparsa anche dalle nostre parti.
GESTIONE DEI RISTAGNI
Inutile dire che la prevenzione dei ristagni è la base della lotta alle zanzare. Ti sorprenderà scoprire quanta poca acqua ci vuole per dare origine ad un nugolo di zanzare affamate di sangue. Se nel tuo giardino ci sono tombini sede di ristagni di acqua puoi facilmente risolvere con apposite zanzariere a saracinesca.
Si tratta di misure totalmente meccaniche. Si applicano delle saracinesche all'interno del tombino le quali, azionate da un contrappeso, permettono il passaggio di acqua e detriti richiudendosi al termine del deflusso. Una volta chiuse impediscono alle zanzare di raggiungere l'acqua stagnante per la deposizione delle uova. Sono disponibili in diverse misure e forme in modo da adattarsi a qualsiasi tipo di scolo, il montaggio è facile e si può fare da sé. Sono disponibili anche versioni "universali" che si possono adattare ai tombini dalle forme più particolari modellando la forma con un taglierino.
Attenzione però a non abbassare la guardia scordandosi di controllare che i meccanismi siano resi inefficaci dal depositarsi di detriti. Basta una fessura libera perché esse possano proliferare.
LARVICIDA NATURALI
Per la gestione dei ristagni puoi usare un normale e sicuro larvicida. Il Bacillus Thuringiensis var. israeliensis (B.t.i) è una delle metodologie a minore impatto ambientale per il controllo delle zanzare.
Si tratta di un batterio scoperto nel 1976 in Israele. Il B.T.i. è il larvicida in assoluto più selettivo tra quelli attualmente in commercio e non ha grande attività residuale. In condizioni normali la sua attività si estende per 2-3 giorni dopo l'applicazione. In acque poco inquinate ad elevate concentrazioni ne aumentano la persistenza e la residualità. Ci sono in commercio compresse a lento rilascio che possono consentire una residualità per 20-30 giorni.
Il B.T.i. non è assolutamente in grado di propagare alcuna infezione né di dare tossicità sugli animali non interessati. Non provoca alcun effetto tossico sul sistema nervoso centrale o periferico, quando è somministrato per via orale.
Da non usare invece il rame... inquina ed è efficace solo in quantità consistenti.
RIMEDI OMEOPATICI
Un rimedio omeopatico, l'assunzione orale di Ledum Palustre rende l'odore del proprio sudore sgradevole ai sensibili recettori delle zanzare rendendolo un repellente naturale. State pure tranquilli che la variazione è percepita solo dagli insetti e non vi è nessuna evidenza olfattiva tra i nostri simili e risulta particolarmente adatto per i bambini.
Infine, se vengono superate tutte le protezioni e venite punti potete usare una pomata al cloruro di alluminio (al 5%) che riduce subito il prurito scongiurando le infezioni da grattamento soprattutto nei più piccoli. Oppure potete strofinare il bozzo con dell'allume di rocca o lo stesso Olio di Neem che è efficacie anche per limitare le infezioni insorte al grattamento.
Goditevi l'estate!
Mario Burgo
Ledum Palustre: come funziona e come usarlo per prevenire le zanzare
Il Ledum Palustre è probabilmente il rimedio omeopatico contro le zanzare più noto e utilizzato. Scopriamo allora come funziona e come usarlo per prevenire i tanto fastidiosi pizzichi.
Quando si avvicina il periodo in cui ritornano particolarmente attive le zanzare, si riaffaccia anche il problema di come difendere se stessi ma soprattutto i bambini dalle loro punture. Uno dei rimedi più utilizzati ma anche discussi in quanto a reale efficacia è il Ledum Palustre (Rhododendron tomentosum), detto anche rosmarino selvatico.
Generalmente per un effetto più mirato contro le zanzare si consiglia di utilizzare il Ledum Palustre in granuli per uso interno ma esistono anche prodotti, ad esempio spray, da spruzzare al bisogno per proteggersi dagli insetti oppure la tintura madre che si può utilizzare come soluzione per uso esterno al bisogno.
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Ledum Palustre, come funziona
Questo rimedio rende l'odore del sudore umano sgradevole alle zanzare che dunque si allontanano. Non preoccupatevi del fatto che cambi e diventi più percettibile anche per gli esseri umani perché questo non avviene. Potete utilizzarlo tranquillamente senza rischiare cattivi odori.
Come avviene per la maggior parte dei rimedi omeopatici, anche nel caso del Ledum è necessario attendere i risultati che non sono istantanei ma generalmente si notano dopo qualche giorno o settimana dall'assunzione.
Ledum Palustre, come usarlo
Innanzitutto bisogna specificare che questo rimedio omeopatico andrebbe iniziato un po’ di tempo prima rispetto al momento in cui si desidera proteggersi dalle zanzare. Se ad esempio avete in previsione un viaggio in paesi esotici, potete iniziare a prendere il Ledum Palustre anche qualche settimana prima della partenza.
Per una generica protezione dalle zanzare nella stagione estiva si può anche assumere a partire da maggio e fino al momento in cui questi insetti smettono di proliferare (generalmente settembre).
I granuli si devono far sciogliere lentamente sotto la lingua, lontano dai pasti e soprattutto dal caffè. Non bisogna toccarli con le mani e usare nella vicinanza alimenti o dentrifrici alla menta, canfora o liquirizia che possono limitarne l’effetto.
Il Ledum palustre è disponibile in granuli di diverse concentrazioni (CH) da 3 a 200 CH. Si può scegliere ad esempio:
· diluzione 5CH o 9CH: in questo caso si assumono generalmente 3 granuli per 3 volte al giorno
· diluizione 30 CH: sempre tre volte al giorno
· dose unica da 200 CH
Per sapere come è meglio assumere il Ledum Palustre in base alle vostre esigenze consultate un medico omeopatico o chiedete consiglio ad un farmacista esperto. Anche e soprattutto nel caso vogliate sperimentare l’effetto di questo rimedio sui bambini, vi consigliamo di rivolgervi ad un omeopata che vi indicherà la dose e la diluzione più adatta all’età e alla situazione del vostro bambino.
Ricapitolando il Ledum Palustre:
· Puo essere assunto in granuli più volte al giorno o in dose unica
· Si trova in diverse diluizioni fino alla 200 CH
· Va assunto lontano dai pasti, sciolto sotto la lingua e senza toccare i granuli con le mani
· Bisogna iniziare a prenderlo prima del vero e proprio periodo delle zanzare
· Quando si segue una cura omeopatica bisogna evitare l'utilizzo di dentrifrici alla menta, canfora e liquirizia
· Per assumerlo al meglio chiedete sempre consiglio ad un omeopata
Ledum Palustre, dove trovarlo
I granuli omeopatici di Ledum Palustre si trova disponibili in tutte le farmacie mentre in erboristeria e online potete acquistare anche altri tipi di prodotti che sfruttano il potere repellente di questa pianta contro le zanzare: spray, creme, tintura madre, braccialetti e altro.
Ledum palustre: funziona davvero?
Come può avvenire nel caso dei rimedi omeopatici, non sempre il risultato arriva soprattutto se non si è chiesto il parere ad un esperto. C’è quindi chi ritiene il Ledum palustre un ottimo rimedio contro le zanzare e chi invece, pur avendolo provato, non ha ottenuto molti risultati.
Per quanto riguarda gli omeopati stessi, poi, non tutti ritengono giusto utilizzare il Ledum con queste modalità contro le zanzare.
Il Ledum palustre, comunque, agisce in maniera diversa da soggetto a soggetto, a volte si riesce a diminuire le punture delle zanzare ma è necessario comunque spruzzare sulla pelle qualche prodotto a base di Ledum Palustre o altre sostanze naturali dall’effetto repellente.
Ledum palustre, altri utilizzi
Come tutti i rimedi omeopatici anche il Ledum Palustre è indicato in molte situazioni. Non solo per prevenire le punture di zanzare ma anche ad esempio come rimedio per artriti e artrosi e in generale per trattare problemi alle articolazioni. Come sempre va chiesto consulto ad un’omeopata che potrà indicare questo oppure altri rimedi in base alla problematica oltre che alle caratteristiche e alla costituzione del paziente.
Ledum palustre, curiosità
Già nell’antichità il Ledum palustre era considerato un’insetticida naturale. Ad esempio in Finlandia si utilizzavano le foglie secche di questa pianta, si riducevano in polvere e poi si aggiungeva un po’ di birra per conservarlo più a lungo.
E se le zanzare nonostante i rimedi naturali vi hanno ugualmente punto potete lenire i fastidi ed evitare gonfiore e arrossamento provando alcuni dei sistemi che trovate nel nostro articolo dedicato ai rimedi naturali per le punture di zanzare.
Francesca Biagioli
10 modi per diventare invisibili per le zanzare
Le zanzare vi tormentano e non riuscite a trascorrere una serata tranquilla all'aperto? Diventare invisibili per le zanzare non è una missione impossibile.
Basta scegliere gli accorgimenti e i rimedi naturali giusti per allontanarle. In questo modo eviterete gran parte delle punture di zanzara e non dovrete affrontare il fastidio del prurito.
1) Usare un cerotto antizanzare
Un progetto in crowdfunding nato lo scorso anno ha avuto al centro la creazione di Kite Patch, un cerotto antizanzare atossico progettato per proteggere le popolazioni in via di sviluppo dalle malattie trasmesse dalle zanzare, come la malaria e la febbre Dengue. Il cerotto promette di rendere invisibile alle zanzare chi lo indossa per 48 ore. Qui altre info.
2) Diffondere o applicare oli essenziali
Alcuni oli essenziali sono più efficaci di altri per allontanare le zanzare e per proteggerci dalle loro punture. Li potrete utilizzare per l'aromaterapia, in un diffusore apposito, in modo che il loro profumo ripari le stanze della vostra casa dall'arrivo delle zanzare. Oppure li potrete applicare sulla pelle dopo averne diluite poche gocce in olio vegetale. Tra gli oli essenziali antizanzare troviamo quelli di lavanda, eucalipto, geranio e citronella. Qui l'elenco completo.
3) Sfruttare una nuova molecola
Uno studio condotto di recente dall'Usda ha individuato una nuova molecola, che prende il nome di 1-methylpiperazine e che agisce impedendo alle zanzare di riconoscere l'odore dell'uomo, da cui vengono guidate verso la nostra pelle. Si tratta di una sostanza in grado di inibire parzialmente l'olfatto delle zanzare, agendo in maniera selettiva. Grazie alla nuova molecola potremo dire stop a insetticide e prodotti antizanzare potenzialmente nocivi?
4) Preparare uno spray antizanzare ecologico
Potrete preparare uno spray antizanzare ecologico da vaporizzare sulla pelle a base di oli essenziali. Per ottenerla vi serviranno acqua distillata, alcool del tipo alimentare che si utilizza per preparare liquori e oli essenziali a scelta tra quelli di geranio, lavanda, menta, limone, melissa, Tea Tree e eucalipto. Leggi anche: Spray antizanzare ecologico fai-da-te
5) Vaporizzare acqua floreale di geranio …OTTIMO IL GERANIO ROSA DEL MADAGASCAR DEL NOSTRO AROMOTERAPEUTA
I fiori di geranio e l'olio essenziale di geranio sono entrambi rimedi adatti per allontanare le zanzare che non amano il loro profumo. Infatti il geranio è tra le piante antizanzare che potreste coltivare in balcone e sul davanzale per allontanare le zanzare. Un rimedio naturale da applicare sulla pelle o da vaporizzare nell'ambiente è l'acqua floreale di geranio, nota anche come idrolato di geranio, che potrete acquistare su internet o in erboristeria.
) Non bere birra
Alcuni studi recenti hanno provato a descrivere le caratteristiche della vittima preferita delle zanzare. Pare che le zanzare siano più attratte da coloro che hanno appena bevuto una birra. È possibile che, dopo aver bevuto la birra, la loro pelle sia più calda e dunque, anche per questioni olfattive oltre che di temperatura, tenda ad attirare di più le zanzare.
Leggi anche: Zanzare: scopri perché sei la loro vittima preferita
) Indossare abiti di colore chiaro
Le vittime preferite delle zanzare, oltre a bere birra, indossano abiti di colore rosso o comunque vivaci, oppure scuri, come il nero e il blu, ancora una volta secondo le ultime evidenze portate alla luce dagli esperti. Anche le donne in gravidanza e chi si trova in sovrappeso sarebbero tra i bersagli prediletti per le zanzare. Sperimentare non costa nulla: nelle sere d'estate provate ad indossare abiti chiari per valutare eventuali benefici.
) Usare una zanzariera portatile
E se proprio non riuscite a trovare una soluzione più comoda al problema delle zanzare, ecco in arrivo la zanzariera portatile. Così potrete sedervi tranquilli sulle panchine del parco a leggere un libro nelle sere d'estate, o semplicemente in giardino. Se la presenza di zanzare è davvero fastidiosa e insistente, forse una zanzariera portatile potrebbe fare al caso vostro.
Marta Albè
Greenme.it
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