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Categoria: "Crescita spirituale"

ANANDAMAYI MA

Anandamayi Ma

nacque nel villaggio di Kheora in Tipperah (Bangladesh) il 30 aprile 1896 con il nome di Nirmala Sundari Devi.

I suoi genitori appartenevano alla corrente Vaishnava (legati alla figura sacra di Vishnu) della religione induista, nonostante vivessero in una regione in cui la maggioranza delle famiglie era di fede islamica.

Nirmala Sundari (che vuol dire Bellezza Immacolata) crebbe in un’atmosfera d’estrema semplicità; sempre gioiosa e sorridente, era servizievole e amica di tutti, Indù e Musulmani. Obbediva senza esitare alle parole dei grandi. La sua istruzione scolastica durò poco meno di due anni, poiché la famiglia non poteva fare a meno dei suoi servizi. La sua educazione religiosa fu scarsa, ma ben presto accompagnò il padre nelle cerimonie religiose, cantando con lui gli inni sacri. Ogni tanto aveva dei momenti di ‘assenza’: nel bel mezzo di un lavoro o di un gioco la bambina diventava inerte, con lo sguardo fisso e, quando riprendeva i sensi, sembrava tornare da molto lontano. Altre volte la vedevano parlare con le piante e con esseri apparentemente invisibili. Queste cose erano comunque piuttosto rare, e i suoi genitori non se ne preoccuparono

 

all'eta' di tredici anni fu data in sposa al bramino Sri Ramani Mohan Chakravarty, che sarà in seguito noto come Bolanath, (uno dei nomi del Dio Shiva) appellativo donatogli dalla stessa Nirmala.

La convivenza effettiva tra i due iniziò soltanto nel 1914, ma il matrimonio non fu mai consumato fisicamente.

Bolanath non soltanto accettò la scelta di castità della giovane moglie ma fu anche il primo a diventare suo discepolo.

Nirmala, infatti, non ebbe alcun maestro ed iniziò a manifestare fin da giovanissima la sua particolare natura: era solita recitare numerosi mantra in sanscrito e praticare complicate asana yogiche per ore intere.

In molti hanno descritto come la giovane ragazza cadeva spesso in stati di profonda trance e di come in sua presenza si sarebbero verificati diversi fenomeni inspiegabili. Ovviamente la cosa contribuì a diffondere molto presto la sua notorietà nel mondo indiano.

Il 1922 è noto come l’anno della sua auto-iniziazione,  (la notte del 3 agosto),  da quel momento inizierà un lungo voto di silenzio che durerà per più di tre anni.

 

La sua prima apparizione pubblica fu nel 1925 in occasione della festa religiosa del Kali-puja, che Nirmala fu invitata a condurre.

Nel corso della celebrazione, secondo la testimonianza di tutti presenti, i tratti della giovane si sarebbero trasformati fino ad assumere per un certo lasso di tempo le sembianze di Kali.

Una volta cessato il voto di silenzio, Nirmala iniziò a praticare lunghi digiuni, intanto cresceva sempre di più il numero dei fedeli e dei pellegrini che si recavano a farle visita e a renderle omaggio.

In poco tempo intorno a lei si formò una folta comunità spirituale, all’interno della quale, secondo diverse testimonianze, si verificarono numerosi casi di guarigione miracolose di malati.

 

Nel 1926, a Nirmala  fu donato dal fratello e suo discepolo Bhaiji l’appellativo di Anandamayi Ma, che significa “Madre permeata di Gioia”, ella sarà anche chiamata Mataji e Sri Ma.

Dal  1927  iniziò a viaggiare,  visitando numerosi luoghi santi del nord dell’India, in particolare l’Himalaya e la città santa di Benares. Negli anni successivi continuò i suoi pellegrinaggi in tutta l’India e la devozione nei suoi confronti crebbe tantissimo.

 

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Nel 1936 incontrò  Paramhansa Yogananda, che la ricorderà nel suo celebre testo Autobiografia di uno Yogi.

e davanti a lui disse:

 

„"Padre, c'è poco da dire." Ha allargato le sue mani aggraziate in un gesto di biasimo. "La mia coscienza non si è mai associata a questo corpo temporaneo." Prima di venire su questa terra, Padre, "ero la stessa". Da bambina, "ero la stessa". Sono diventato donna, ma ancora "ero la stessa". Quando la famiglia in cui sono nata ha preso accordi per far sposare questo corpo, 'Io ero la stessa ... E, Padre, di fronte a te ora,' Io sono la stessa. ' Anche in seguito, sebbene la danza della creazione cambi attorno a me nella sala dell'eternità, "sarò la stessa".“

 

altro suo detto;

 

„Chiedetevi sempre

'Chi sono io?' e troverete la risposta.

Guardate un albero: da un seme nasce un enorme albero; da esso provengono numerosi semi, ognuno dei quali a sua volta cresce in un albero. Non ci sono due frutti uguali. Eppure è una vita che pulsa in ogni particella dell'albero.

 

Quindi, è lo stesso Atman ovunque. Tutta la creazione è questo: c'è bellezza negli uccelli e negli animali. Anche loro mangiano e bevono come noi, si accoppiano e si moltiplicano; ma c'è questa differenza: noi possiamo realizzare la nostra vera natura, l'Atman. Essendo nati come esseri umani, non dobbiamo sprecare questa opportunità. Almeno per pochi secondi ogni giorno, dobbiamo chiederci chi siamo.

 

È inutile prendere un biglietto di ritorno più e più volte.

Dalla nascita alla morte e dalla morte alla nascita è il samsara.

 

Ma davvero non abbiamo nascita e morte. Dobbiamo rendercene conto.“

 

Fonte: https://le-citazioni.it/autori/anandamayi-ma/

 

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L'ESTASI DEL CAMMINO

L’ESTASI DEL CAMMINO

Chi cammina con consapevolezza e attenzione porta in ogni suo passo la vita, la vita di un corpo che si muove, che sente e si esprime. 

  “Sana non è la persona che non si ammala mai, ma colui che si mette sul processo di guarigione.” Camminare ogni giorno con passi di consapevolezza è una risorsa per ascoltarsi nel qui ed ora e trasformarsi.  Cammino da sempre per trovare me stesso e risolvermi.

E cammino consapevolmente con altri. Camminare insieme è dialogo, un dialogo che ti mette di fronte a una verità anche quando non vuoi. In relazione con te e con l’altro. Se ci fai caso, il tuo modo di camminare insieme a qualcuno dice tutto sulla relazione che hai con l’altro. Un proverbio persiano dice «Per conoscere realmente qualcuno ci devi mangiare, dormire e viaggiare insieme».  Un altro detto indiano dice: “per conoscere davvero una persona prima devi camminare nei suoi mocassini !”

“Gesù  misura questa terra incolta, che è sfuggita alla tirannia dell’utile, con il passo lento del vagabondo che non ha altro da fare se non contemplare la vita dalle mille sfumature. Quando egli si distende sull’erba per un breve riposo, delle farfalle gli si avvicinano al viso, muovendo l’aria che respira con il battito senza rumore delle loro ali colorate”.

Questa immagine di uno dei miei scrittori preferiti, Christian Bobin, sintetizza in un lampo la mia visione del mondo riguardo la meravigliosa e policroma arte del camminare. Vita, agnizione, sfumatura, vagabondaggio, poesia, natura, fatica, riposo, lasciarsi attraversare da quel sorriso che si fa rivelazione di una stanchezza felice quando uno sfarfallio di gioia ti schiaffeggia per riportarti in vita.

Tutto questo per me è camminare. Cammino da sempre per trovare me stesso e risolvermi.

Per essere “l’uomo dalle suole di vento”, come Verlaine definiva Rimbaud. Fermi tutti. Lo so, lo sento. Balugina all’orizzonte un catartico e liberatorio e chi se ne importa?  E’ il cammino che è liberatorio, catartico, libertario e vivificante. Gesù è l’uomo che cammina, dal titolo di un altro dei volumetti più intensi dello scrittore francese Bobin. E ancora di più, in questa apologia del camminare che altro non è che la mia trasognata e fenomenologica “weltanshauung”, mi piace quando scrive: “Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l’ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo.

Si direbbe che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera. Che la morte è nulla più di un vento di sabbia. Che vivere è come il suo cammino: senza fine”.

Ecco, nel camminare vedo l’infinito, la forza dei passi che si trastullano con l’eternità, la speranza dell’illimitatezza nella disciplina, della capacità di ardere senza consumarsi. Che il cammino abbia una valenza terapeutica, di guizzante benessere fisico e profonda salute spirituale e metafisica, è cosa nota. Per non dire delle sue “emanazioni” mistiche ed “erotiche” come contempla ogni esperienza mistica che si rispetti. Io, personalmente, ad ogni passo, possibilmente in solitudine, risorgo sempre. Come l’Uomo che cammina, che ci ha lasciato il ricordo e la certezza.

“Alzati e cammina” e la speranza giace nuda nel cuore della terra, per tre giorni e per tre notti. Poi si alza e se ne va.

E a noi non rimane che camminare, per cercare e avere ancora speranza. Imprimere la terra con i piedi, insomma, come scrive Adriano Labbucci, è un atto “rivoluzionario”: “Non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare oggi dominante. Camminare è una modalità del pensiero. E’ un pensiero pratico. E’ un triplo movimento: non farci mettere fretta, accogliere il mondo e non dimenticarci di noi strada facendo”.

Secondo questa prospettiva, trovo i viaggi a piedi straordinari e autenticamente “sovversivi”. Contro il mito fagocitante della velocità e un futurismo di massa che rischia di farci diventare come le folle che Nicolas Gòmez Dàvila definiva “moltitudini transumanti che profanano ogni luogo sacro”, la vacanza “in movimento” non è solo vacanza. E’ esperienza profonda di sé e della traccia viva che c’è in ogni relazione.

Gli aspetti spirituali, terapeutici, psicologici del camminare. Perché “mettersi in moto”?

Non è un caso che da qualche anno l’Organizzazione mondiale della Sanità abbia inserito all’interno delle possibilità di prescrizione medica l’attività fisica. E’ proprio così. I medici possono prescrivere in una “ricetta” l’attività fisica, il camminare al posto di farmaci. Interessante, no? Parto dal punto di vista medico, anche se non è il mio perché è quello a cui l’occidente fa riferimento quando si parla di salute. Camminare è una pratica salutare. Ogni passo è un massaggio tonificante e benefico per tutto il corpo, ma anche una meditazione. Meditare è un atto di profonda conoscenza.

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Cosa succede quando si cammina? C’è un’attivazione di tutto il corpo, mente compresa. Il nostro passo rivela il tipo di curiosità che abbiamo per il mondo, ai nostri piedi non possiamo mentire. La struttura ossea occupa la parte superiore del piede. Sotto c’è la polpa, un’ampia massa densamente vascolarizzata. Quando camminiamo, questa massa vascolarizzata viene, alternativamente nei due piedi, compressa e rilassata. Il sangue venoso viene spinto in alto, quello arterioso aspirato in basso. I piedi in cammino sono due potenti pompe che affiancano e aiutano il lavoro del cuore. Nella camminata i movimenti muscolari ripetuti sono connessi con l’attivazione dei gangli della base, i quali a loro volta hanno un’influenza sul talamo, il quale ha una proiezione sulla corteccia orbitofrontale: i movimenti stimolano le funzioni cognitive e di pianificazione personali.

Gli ormoni dello stress (corticosteroidi) aumentano nel nostro sangue lungo la giornata e producono pensieri frammentari e superficiali. Camminando abbassiamo questi ormoni e ci riconnettiamo con i nostri pensieri. Aumenta la creatività, l’elaborazione di nuove, appropriate idee (grazie al ritmo dato dai movimenti ripetuti).

L’effetto si estende anche al lasso di tempo subito successivo alla camminata: ” Tutti i pensieri veramente grandi sono concepiti camminando” diceva Nietzsche. Se aggiungiamo anche e aggiungiamo lo stare all’aperto, tutto questo contribuisce a rendere le persone più loquaci e la maggior parte degli scambi verbali include idee creative. Migliora l’umore potenziando il pensiero divergente e la creatività. Ha una forte influenza positiva sulla memoria associativa. Insomma, come vedi, diversi benefici psicofisici. Ma c’è di più, camminare è un atto ripetitivo, una meditazione.

Camminare insieme è un dialogo con se stessi e con gli altri. All’interno di questo sta, a mio parere, l’effetto spirituale, terapeutico benefico del camminare in sé. Se aggiungiamo che camminare per più giorni significa uscire dalla propria zona di comfort, significa cambiare ambiente familiare, casa, letto, beh, allora camminare è anche un atto di profondo cambiamento, un’azione che ci aiuta a vivere i cambiamenti.

Camminare è, dunque, un atto veramente rivoluzionario?

Migliaia di anni fa vivevamo in mezzo alla natura, a stretto contatto con la natura. Oggi, tendenzialmente, la tagliamo fuori dalla nostra quotidianità, a parte alcuni di noi, più fortunati. La natura cattura in modo discreto la memoria volontaria, non ci costringe a stimoli continui ed eccessivi come la città, donandoci la possibilità di rigenerarci. Camminare a contatto con la natura, più che in città, inibisce la formazione di pensieri negativi che possono sfociare in gravi patologie come la depressione. La natura ha insito in sé un potere “naturale” di grande benessere per l’essere umano. Camminare in mezzo alla natura favorisce i cambiamenti dell’umore, alza il livello di energia e migliora il funzionamento dell’attività cognitiva per effetto di una maggior vascolarizzazione e ossigenazione.

Come stimolare un cambio di mentalità?

Possiamo stimolare ad un cambio di mentalità offrendo spazi di esperienza, dove poter assaporare ed esperire con il proprio corpo gli effetti di uno stile di vita che tenga maggiormente conto della nostra neurofisiologia, dei nostri bisogni, dei nostri ritmi, della possibilità di creare una coerenza sistemica di benessere tra la nostra parte più attiva e la componente recettiva. L’apprendimento passa attraverso l’esperienza. L’esperienza crea uno spazio al piacere e come diceva Platone “l’apprendimento passa per via erotica”.

Chi partecipa al viaggio, riuscirà a diventare “uomo dalle suole di vento”?

Io credo che l’anima viandante o ce l’hai o non ce l’hai. C’è qualcosa che nasce da dentro che porta a scoprire il mondo. Quanto esperiamo nella crescita e nelle relazioni di attaccamento con le figure di accudimento non possono far altro che assecondare o meno quella spinta. La vita è nel corpo. La vera sfida è sentirsi a casa “viandando”, passami la licenza lessicale. Camminando percorriamo la via dei sensi, ascoltiamo e onoriamo il corpo e quello che porta con sè in ogni momento. In un mondo di volatilità, la vera sfida è rimanere fedeli a se stessi. Per farlo bisogna conoscersi, cosa di meglio di un viaggio, soprattutto un viaggio camminato! Chi cammina fa esperienza di radici e ali per volare. Radici e ali per volare permettono all’uomo di viaggiare, allontanarsi senza portare con sé la paura di farlo e di non sentirsi a casa.

Come “vivificarci”, nutrendo anima e corpo?  La storia dell’umanità inizia con i piedi, scrisse André Leroi-Gourhan, antropologo francese. Credo che il camminare sia un gesto profondo, più di quanto oggi noi sentiamo. In questi ultimi anni si sono venuti a creare in Italia numerosi movimenti di camminatori. A me piace pensarli più come walkers che camminatori. Chi cammina con consapevolezza e attenzione porta in ogni suo passo la vita, la vita di un corpo che si muove, che sente e si esprime. Viviamo in un mondo veloce e frettoloso, in superficie, camminare è una perdita di tempo, un atto anacronistico o di moda agli occhi della massa. Camminare è il gesto più energico e rivoluzionario che possiamo compiere. Tornare alle radici e andare avanti non dimenticandosi di portarsi con Sé. Un giorno qualcuno d’importante per me mi ha detto: “Sana non è la persona che non si ammala mai, ma colui che si mette sul processo di guarigione.” Camminare ogni giorno con passi di consapevolezza è una risorsa per ascoltarsi nel qui ed ora e trasformarsi.

Il cammino risveglia consapevolezza e migliora dunque anche la relazionalità?

Il cammino risveglia. Questa è la magia. A prescindere, accade qualcosa nel nostro corpo. E’ prima di tutto relazionalità con le diverse parti che sono in noi: pensiero, sentire e movimento, ectoderma, endoderma e mesoderma se vogliamo prendere in prestito termini dall’embriologia. Una comunicazione da cui non possiamo esimerci che a volte scorre fluida, altre volte si blocca nel suo fluire in qualche punto del corpo. Camminare ci rimette in connessione con questi tre livelli e già di per se è strumento di benessere. Se fatto con consapevolezza e intenzionalità diventa anche strumento terapeutico.

 nel mio essere psicoterapeuta biosistemica ho integrato il camminare anche nel lavoro clinico. La capacità di mettersi in relazione costituisce la base del senso profondo di esistere. Camminare insieme è dialogo, un dialogo che ti mette di fronte a una verità anche quando non vuoi. In relazione con te e con l’altro. Se ci fai caso, il tuo modo di camminare insieme a qualcuno dice tutto sulla relazione che hai con l’altro. Un proverbio persiano dice «Per conoscere realmente qualcuno ci devi mangiare, dormire e viaggiare insieme».  Un altro detto indiano dice: per conoscere davvero una persona prima devi camminare nei suoi mocassini !!” Spesso, nel mio lavoro mi confronto con il problema della solitudine, con la penuria di contatto e di contatti e con il senso d’inutilità delle proprie azioni. Nel nostro essere umani abbiamo bisogno di stare in relazione, di sentirci connessi e in movimento. Il cammino, il cammino in gruppo è anche questo.

 

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LA VITA

LA VITA

′′ La vita ti delude perché tu smetta di vivere nelle illusioni e tu possa vedere la realtà.
La vita distrugge tutto ciò che è superfluo fino a quando non rimane solo l'importante.
La vita non ti lascia in pace, affinché tu smetta di incolpare te stesso e possa accettare tutto come ′′ è ".
La vita ritirerà ciò che hai, finché non smetti di lamentarti e inizi a ringraziare.

La vita ti invia persone conflittuali per curarti, affinché tu smetta di guardare fuori e inizi a riflettere ciò che sei dentro.
La vita ti permette di cadere di nuovo e di nuovo, finché non decidi di imparare la lezione.
La vita ti toglie dalla strada e ti presenta crocevia, finché non smetti di voler controllare tutto e scorrere come un fiume.
La vita ti spaventa e ti spaventerà quante volte sarà necessario, fino a quando non perderai la paura e ti riprenderai la fede.

La vita ti separerà dalle persone che ami, fino a quando non capisci che non siamo questo corpo, ma l'anima che lo contiene.
La vita ride di te molte volte, fino a quando non smetti di prendere tutto così sul serio e puoi ridere di te stesso.
La vita ti spezza in tante parti, quante ne sono necessarie, perché la luce penetri in te.
La vita affronta i ribelli, finché non smetti di cercare di controllare tutto.

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La vita ripete lo stesso messaggio, se necessario con grida e urla, fino a quando non lo ascolti finalmente.
La vita invia raggi e tempeste per svegliarti.
La vita ti umilia e a volte ti sconfigge di nuovo e di nuovo finché non decidi di lasciare che il tuo ego muoia.
La vita ti nega beni e grandezza finché non smetti di volere beni e grandezza e inizi a servire.

La vita ti nega miracoli, finché non capisci che tutto è un miracolo.
La vita accorcia il tuo tempo, perché ti sbrighi ad imparare a vivere.
La vita ti ridicolizza finché non ti fai niente, nessuno, perché allora ti trasformi in tutto.
La vita non ti dà ciò che vuoi, ma ciò di cui hai bisogno per evolverti.
La vita ti fa male e ti tormenta fino a quando non molli i tuoi capricci e apprezzi il respiro.
La vita ti nasconde tesori fino a quando non impari ad uscire a cercarli.
La vita nega Dio, finché non lo vedi in tutti e in tutto.
La vita ti sveglia, ti pota, ti spezza, ti delude... ma credimi, questo è perché il tuo migliore io si manifesti... finché solo l'amore rimarrà in te ".

LA VITA di

BERT HELLINGER, psicoterapeuta tedesco.
(Noto per la creazione del metodo terapeutico ′′ Costellazioni familiari ").

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camminare il labirinto e camminare sul fuoco

🔥🔥🔥 

VAI AGLI EVENTI :

DATE PROSSIME ESPERIENZE CAMMINARE IL LABIRINTO

DATE PROSSIMA CAMMINATA SUL FUOCO

Il labirinto di Chartres

Sul pavimento della cattedrale gotica di Chartres, in Francia, è disegnato il labirinto riprodotto da LUCIA GIOVANNINI la nostra insegnante, su di un tappeto pesante 60 kg e che lei si porta dietro in vari continenti per far camminare le persone e PORTARLE AL LORO CENTRO

La sua forma è circolare e il diametro misura 12,87 m.

Per andare dall'ingresso indicato con A, al punto di arrivo indicato con B bisogna percorrere 261,5 m.

Vuoi raggiungere la saggezza? Vuoi diventare veramente abile in qualche arte? La musica, lo sport, la coltivazione dell'orto, la conoscenza delle persone, l'amore, la matematica,...?

Questo labirinto ti può insegnare molte cose. C'é un ingresso e il tuo obiettivo è arrivare al centro del labirinto.

Ma poi devi saper tornare indietro, in questo mondo normale da cui sei partito. Solo in questo mondo infatti, ciò che hai imparato può essere utile per tutti. Labirinto di Chartres Appena partito, la Via ti porta subito vicinissimo alla meta.

Ti sembra di essere già arrivato, basta fare un salto e sei al centro del labirinto. Ma il salto è impossibile. Devi seguire la Via.

Labirinto di Chartres

La Via ora si allontana un po' dal centro. Ciò che sembrava facile comincia a mostrare le sue difficoltà. Ciò che sembrava conquistato, è perso. Stai forse scoraggiandoti? Vorresti rivederlo da vicino? Labirinto di Chartres La Via ti porta nuovamente a sfiorare la meta. Credi di essere quasi arrivato. Dopo tutto hai già fatto un bel pezzo di strada! Ma ancora una volta non puoi entrare nel cerchio.

Labirinto di Chartres

Inesorabilmente la tua presunzione è punita. La Via ti porta lontano, ai limiti dell'universo. Vedi il sole là in fondo, come una piccola stella. Labirinto di Chartres La Via ti mantiene lontano dalla meta. Devi sperimentare percorsi lunghi, freddi e difficili. Ma il desiderio di raggiungere il tuo obiettivo aumenta. Labirinto di Chartres Hai camminato abbastanza. Hai affrontato e superato quasi tutte le difficoltà. Sei ormai un esperto. Ben pochi possono insegnarti qualcosa che tu non sappia già. Improvvisamente, la Via, dai confini dell'universo, ti porta al centro dell'universo. C'è solo una piccola deviazione, come una foglia su un ramo prima del fiore. E' un'illuminazione. Labirinto di Chartres Ricorda la partenza. Assomiglia all'arrivo, ma è tutt'altra cosa.

Labirinto di Chartres

Alcuni si sono fermati ai primi passaggi e continuano a guardare il fiore credendo di essere arrivati. Se vuoi arrivare devi percorrere tutta la strada, non esistono scorciatoie.

CAMMINARE SUL FUOCO E' ENERGIA YANG MENTRE NEL LABIRINTO E' ENERGIA YIN, QUINDI UN PERFETTO CONNUBIO

la camminata sul fuoco si e' tenuta da sempre e in tutte le parti del mondo specialmente in alcune era tenuta dai "sacerdoti" o maestri per LA GUARIGIONE dei villaggi delle terre , per la guarigione di tutti. Anche se non ti sentivi di camminare sul fuoco, solo a vedere i camminatori sul fuoco, influenzava anche la guarigione dei presenti Si cammina sul fuoco non per dimostrare coraggio, bensì per imparare a conoscere e a valorizzare se stessi. In tutto il mondo, la camminata è considerata uno strumento efficace per superare i propri limiti e paure, per raggiungere obiettivi e ritrovare motivazione ed entusiasmo nella vita di tutti i giorni.

La Camminata sul Fuoco ha origini nella Preistoria, in molti paesi gli antichi camminavano sul Fuoco durante potenti rituali per il cambiamento e da allora è sempre stata parte integrante della cultura umana. Ora è praticata da milioni di persone in tutto il mondo come strumento di crescita e di "potenziamento". Rosso, ardente e curatore...da sempre gli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini hanno utilizzato il Fuoco come elemento di trasformazione poichè le cerimonie del Fuoco segnavano momenti sacri di connessione con il Divino dell'intera razza umana.

La prima camminata sul Fuoco di cui si hanno notizie risale a circa 4000 anni fa in India ed è nata come "gara"tra due bramini per vedere chi riusciva a camminare più a lungo sui carboni ardenti : uno dei due ha vinto,dell'altro non si sono più avute notizie....! ahahahaah Da allora l'essere umano ha camminato sul Fuoco in tutto il globo: dai Nativi d'America ai Monaci tibetani, dalla Cina all'Argentina, da Bali alle Hawaii,dove i Kahuna camminavano sulla lava incandescente.

Per avvicinarci geograficamente a noi, in alcuna zone della Grecia tuttora vi sono processioni in onore di San Costantino che prevedono la pirobazia,e persino i Celti usavano questo rituale durante l'incoronazione di un nuovo re affinché il suo regno fosse illuminato e guidato dallo Spirito per il bene del popolo. Nella simbologia alchemica occidentale il Fuoco(Spirito e Passione) è l'elemento che trasforma il piombo in oro (la tenebra in Luce,l'inconsapevolezza in Illuminazione...)e in tutte le celebrazioni ecclesiastiche il Fuoco interviene per purificare attraverso l'accensione di incensi e candele.

Fiamme eterne sono brillate in ogni epoca a testimoniare l'immortalità, l'onore e il ricordo di nobili azioni. I rituali del Fuoco, in tutte le culture e religioni,sono dunque legate alle pratiche di interezza fisica, mentale, emotiva e spirituale. Questo è tutt'ora l'unico motivo per cui camminare sul Fuoco: creare un forte cambiamento interiore che si riflette in un potente miglioramento delle aree della nostra vita che lo necessitano:facendo o semplicemente assistendo a qualcosa che si credeva difficile o addirittura impossibile,ogni cellula del nostro corpo impara come infrangere le credenze,i limiti e le paure ed abbracciare un sostanziale,positivo cambiamento.

Peggy Dylan, "madre" della camminata sul Fuoco nel mondo contemporaneo insegna:"La Spiritualità non ha alcun senso se poi non può essere applicata alla tua vita,per migliorare la tua salute,il lavoro,rendere le relazioni soddisfacenti,permetterti di creare delle basi solide e meravigliose per i tuoi figli,aiutare il pianeta a diventare ecologicamente bilanciato".

Riaccendendo il Fuoco della passione e dello spirito creativo troviamo l'energia per affrontare blocchi e paure che finora ci hanno impedito la realizzazione di ciò in cui crediamo. Provare paura -davanti al Fuoco come nella vita- non vuol dire fermarsi,significa semplicemente sentire una forte energia nel corpo che possiamo imparare ad utilizzare a nostro favore.

Un uomo di medicina una volta disse:"Ci sono momenti in cui la Vita ti offre un centimetro quadrato di possibilità,se hai coraggio,in quel momento di afferrare quel centimetro quadrato,la Tua Vita si trasformerà in un istante!"

 

GIANFRANCO BO

e www.spaziosacro.it

 

 

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LA MORTE IL BARDO PIU' IMPORTANTE DELLA VITA

PENSIERI SULLA MORTE

La morte non e' la fine della vita. La vita e' un processo che non ha fine. La morte e' soltanto un passaggio fenomenico e necessario. La dissoluzione del corpo non e' diversa dal sonno. Proprio come un uomo dorme e poi si sveglia cosi' devono essere considerate la nascita e la morte. La morte e' come il sonno, la nascita come il risveglio

  (Swami Shivananda)

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LA MORTE, SPIEGATA DA UNA BAMBINA DI UNDICI ANNI, AL SUO ONCOLOGO

Quando sarò morta, penso che la mia mamma avrà nostalgia, ma io non ho paura di morire. Non sono nata per questa vita!” -  “Cosa rappresenta la morte per te, tesoro?”, le chiesi.-  “Quando siamo piccoli, a volte andiamo a dormire nel letto dei nostri genitori e il giorno dopo ci svegliamo nel nostro letto, vero? “È così. Un giorno dormirò e mio Padre verrà a prendermi. Mi risveglierò in casa Sua, nella mia vera vita!”  Rimasi sbalordito, non sapendo cosa dire. Ero scioccato dalla maturità con cui la sofferenza aveva accelerato la spiritualità di quella bambina.  “E la mia mamma avrà nostalgia”, aggiunse.- Emozionato, trattenendo a stento le lacrime, chiesi:  “E cos'è la nostalgia per te, tesoro?”   “La nostalgia è l'amore che rimane!”

Dr. Rogério Brandão, oncologo

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"In verita', io non sono il mio corpo, la mia razza, la religione o altre credenze e nemmeno gli altri lo sono. Il vero Se' e' infinito e molto piu'potente: una entita' completa e integra che non e' mai corrotta o danneggiata. il mio Se' infinito possiede tutte le risorse di cui ho bisogno per navigare attraverso il mare della vita perche' sono un tutt'uno con l'energia Universale. In effetti, io sono Energia Universale. Ma l'energia Universale, come il nostro puro stato di consapevolezza, deve restare illimitata e informe per poter diventare tutt'uno con noi e creare la guarigione, la magia e i miracoli.  Dal mio se' infinito e dalla consapevolezza che non sono disgiunta dalla fonte ne' da tutto il resto, la paura svanisce. Non ho piu' paura della vita percio' non ho piu' paura della morte. Nell'altra dimensione c'e' solo puro incondizionato amore."

(Anita Moorjani)  dopo la sua esperienza pre-morte

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La morte e' il solo fenomeno rimasto che non sia stato inquinato dall'uomo: per il resto l'uomo ha corrotto ogni cosa, ha inquinato tutto ! Solo la morte e' rimasta intatta nella sua verginita', libera da qualsiasi manipolazione o corruzione umana. L'uomo non sa cosa fare di fronte alla morte:non e' in grado di comprenderla, non e' capace di farne una scienza; ecco perche' la morte resta libera da qualsiasi contaminazione umana, ed e', attualmente, la sola cosa "pulita" che sia rimasta al mondo.

(OSHO)

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