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Categoria: "Vivere naturalmente"

Macerato di pomodoro contro afidi e parassiti dell'orto

Il macerato di pomodoro, ecco un rimedio naturale, suggerito dall'agricoltura biodinamica, per contrastare la presenza di afidi e di parassiti nell'orto, che potrebbero rovinare il raccolto. L'impiego del macerato di pomodoro viene indicato come adatto a difendere gli ortaggi dalle aggressioni dei parassiti e degli insetti fitofagi, che si nutrono cioè delle loro foglie.

 

 

Il macerato di pomodoro è considerato efficace in particolar modo contro gli afidi e la cavolaia, ma anche contro l'altica (o pulce di terra) che colpisce ortaggi come la rucola, la tignola del porro, le larve di lepidottero e la tipula. E' bene sapere che le foglie di pomodoro sono considerate come dei veri e propri deterrenti naturali per i parassiti. L'impiego del macerato è vantaggioso e innocuo soprattutto perché non danneggia gli insetti utili e il loro habitat, con particolare riferimento alle coccinelle e alle api.

Per la preparazione del macerato di pomodoro si utilizzano solitamente le foglie e altre parti delle piante che non hanno ancora fruttificato, compresi gli steli e le femminelle, cioè i germogli laterali che solitamente vengono potati al fine di rendere la pianta più produttiva e di ottenere pomodori più grandi e in maggiore quantità.

Macerato di femminelle di pomodoro

 

150 grammi di femminelle di pomodoro

10 litri d'acqua

Se avete l'opportunità di utilizzare le femminelle di pomodoro per la preparazione del vostro macerato, utilizzate le quantità indicate per quanto riguarda le parti della pianta e l'acqua. Servitevi di contenitori da mantenere aperti, ad esempio dei secchi capienti, in cui versare le femminelle e l'acqua. Lasciate macerare il tutto all'aria aperta, senza utilizzare coperchi, per 3 giorni.

Macerato di foglie di pomodoro

 

2,5 kg di foglie di pomodoro

1 litro d'acqua per la macerazione

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10 litri d'acqua per diluire il preparato

Una seconda ricetta per la preparazione del macerato di pomodoro prevede l'impiego delle sole foglie della pianta. Iniziate la preparazione mettendo a macerare in 1 litro d'acqua 2,5 chilogrammi di foglie di pomodoro e lasciate riposare per 2 o 3 giorni in un contenitore aperto. Filtrate il macerato e diluitelo con 10 litri d'acqua. Il preparato agisce contro i parassiti per contatto diretto. Può essere utilizzato, ad esempio, quando gli afidi sono già presenti sulle piante.

Macerato di foglie e piante di pomodoro

 

2,5-3 kg di pianta e foglie di pomodoro

10 litri d'acqua

Una terza ricetta per la preparazione del macerato di pomodoro prevede l'impiego sia delle foglie, che degli scarti di potatura, comprese le femminelle, che eventualmente della pianta intera, priva dei frutti e delle radici. Le foglie e le piante devono essere lasciate riposare in un secchio per 2 o 3 giorni, immerse in 10 litri d'acqua. Il macerato così preparato può essere filtrato e utilizzato direttamente senza diluire

Suggerimenti

 

Nella preparazione dei macerati regolatevi a seconda delle quantità di prodotto che vorreste avere a disposizione. Una volta pronti, i macerati devono essere filtrati in modo da eliminare le parti delle piante per ottenere soltanto il liquido che impiegherete nel vostro orto e per la cura delle piante.

Può essere utile conservare una parte dei macerati nei nebulizzatori che utilizzerete per applicarli sulle piante. Trattate le vostre piante con il macerato di pomodoro nelle ore serali. Il macerato di pomodoro è adatto sia per prevenire che per affrontare direttamente le avversità. Applicatelo sulle piante ogni 3 o 4 giorni, scegliendo sempre le ore meno calde della giornata.

Durante la macerazione, mescolate il preparato di tanto in tanto in modo da permettere l'ossigenazione. Conservate il macerato di pomodoro all'ombra in bottiglie di vetro scuro. Si consiglia di impiegare i macerati entro la fine della stagione, dunque la loro conservazione può essere di un paio di mesi. Per la stagione successiva o per l'anno seguente preparerete dei nuovi macerati.

Marta Albè

http://www.greenme.it/abitare/orto-e-giardino/11026-macerato-pomodoro-afidi-parassiti

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IL FERTILIZZANTE NATURALE FAI-DA-TE

Perché fare un fertilizzante naturale?

Un fiore, una pianta, una verdura o la frutta crescono naturalmente su terreni a loro consoni. Una pianta di banane, per intenderci, non si troverà mai bene nella pianura padana, così come le verze non sono una tipica coltura brasiliana! Fatta questa premessa, è anche vero però che un piccolo aiuto naturale alla pianta e al terreno può essere una cosa utile. Vediamo allora cosa si intende per fertilizzante e per quale è meglio optare. Il fertilizzante è un mezzo tecnico che si usa in agricoltura o giardinaggio per aumentare, correggere, cambiare la fertilità del terreno. Secondo il tipo di miglioramento che vogliamo ottenere, distinguiamo i fertilizzanti in concimi, ammendanti e correttivi. Ora, è il mezzo tecnico che si usa per produrre il fertilizzante che fa la differenza! Se il terreno dev’essere nutrito, è meglio che questo nutrimento lo si prepari a casa, in modo naturale, con ingredienti noti e non forzato chimicamente.

 

 

 

Come lo si prepara?

All’atto pratico, il fertilizzante può essere un valido alleato nella cura dei fiori, nei giardini, o tra le aiuole. Le piante hanno sete di nutrimento, fosforo, azoto e microminerali. Quello che si vende è spesso e volentieri un prodotto abbastanza caro. Ecco invece un modo efficace di produrre del fertilizzante a costo zero. I fertilizzanti naturali sono spesso ricavati dai rifiuti organici prodotti dagli alimenti o dai resti vegetali di alberi e piante. Bucce, fondi di caffè, foglie secche, lasciate fermentare per alcuni giorni, possono dare origine al compost, un ottimo fertilizzante naturale che nutre le piante e rende morbido e soffice il terreno. Produrre compost però non è sempre facile, perché la fermentazione dei rifiuti richiede tempo e spazio. Tra le sostanze da usare direttamente come fertilizzanti naturali troviamo il tè, il fondo del caffè, l’acqua minerale gassata e la birra. Ma non solo. Ecco ancora la cenere, il lievito di birra e le piante selvatiche. La raccomandazione è quella della giusta via di mezzo: si deve evitare di eccedere, perché l’eccesso di qualsiasi fertilizzante rischia di provocare danni alle piante e di bloccarne la crescita.

 

 

 

LEGGI ANCHE GUERRILLA GARDENING, GIARDINAGGIO LIBERO D'ASSALTO

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Stimolano le foglie, rinforzano le radici, i fiori crescono rigogliosi, perché? Perché alcune di queste sostanze che compongono i fertilizzanti contengono azoto, fosforo e potassio, ma anche microlemementi, come manganese e magnesio.

 

Fin dall’antichità i residui della combustione del legno venivano utilizzati come fertilizzanti; la cenere quindi assume un grande valore nell’economia della coltivazione e diventa pressoché indispensabile per alcune colture. Possiamo conservare la cenere del caminetto e disporla attorno alla pianta, zappando un po’ la terra, così da ricavarne un ottimo fertilizzante naturale.

 

Per chi ama le rose e desidera una fioritura abbondante, ecco un metodo efficace per favorire la formazione di nuovi boccioli, il lievito di birra. Ricco com’è di vitamine del gruppo B, basta sciogliere tre cucchiai in dieci litri d’acqua e annaffiare: in pochi giorni si formeranno nuovi profumati boccioli.

 

E per chi non è ancora soddisfatto, ecco alcune piante che arricchiscono il terreno, come: la felce, messa ai piedi della vostra verdura, apporterà molto potassio, il tarassaco, che stimola il terreno e la vegetazione, l’ortica, in grado di stimolare la flora di microbi del terreno e rinforzare le piante, e la calendula che serve a renderle vigorose; queste ultime tre piante devono essere utilizzate come decotto da spruzzare non appena si è raffreddato.

http://www.cure-naturali.it/orto-giardino/2079/fertilizzante-naturale/3949/a?utm_source=cure_operatori&utm_campaign=44c01d107c-Newsletter_Cure_113_130624_operatori6_24_2013&utm_medium=email&utm_term=0_ecafbb38ae-44c01d107c-200690125

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Sposati da 63 anni, uniti fino alla fine : muoiono a pochi minuti di distanza

La storia commovente di un coppia di anziani toscani. Lei spira in casa,

lui all’ospedale di Prato. Chi li ha

conosciuti: «Vivevano in simbiosi»

Erano sposati da 63 anni, sono morti lo stesso giorno a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro in due luoghi diversi, lei in casa, lui all’ospedale di Prato in cui era ricoverato. È la commovente storia di Marcello Martini, 90 anni e di sua moglie Maria Cartei, 88 anni. Abitavano a Seano, frazione del comune di Carmignano (Prato). I due, raccontano in paese le persone che li conoscevano, hanno vissuto in maniera simbiotica per tutta la vita.

 

L’anziano era ricoverato all’ospedale di Prato a seguito di un incidente, mentre lei aspettava che il marito ritornasse a casa. Purtroppo non è andata così e il signor Marcello è spirato nel nosocomio pratese mercoledì sera, attorno alla mezzanotte. Pochi minuti dopo, nella loro abitazione di Seano, la moglie Maria ha avuto un attacco di cuore, si è sentita male ed è morta, in maniera del tutto imprevista, visto che la donna non era stata informata del decesso del marito. Quasi un presentimento, per una coppia che si è amata per 63 anni. Anche i funerali verranno celebrati nello stesso giorno, una volta disbrigate le incombenze burocratiche del caso, a suggellare una vita passata l’uno accanto all’altra.

http://www.lastampa.it/2013/06/07/italia/cronache/sposati-da-anni-uniti-fino-alla-fine-muoiono-a-pochi-minuti-di-distanza-bWqshPp8V2KiuxqBCDdDkM/pagina.html

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evitare di consumare alimenti che siano stati a lungo a contatto con la plastica

Plastica e cibo, quale sicurezza? Viviamo nell'era della plastica e rinunciare completamente a tale materiale può apparire al momento impossibile, dato che esso si rivela praticamente onnipresente. Vi sono però alcuni accorgimenti che possono permettere di evitare di consumare alimenti che siano stati a lungo a contatto con la plastica, con particolare riferimento alle tipologie di tale materiale in grado di cedere le sostanze in esse contenute alle bevande o ai cibi che contengono.

 

 

E' ormai ben nota la fama negativa del bisfenolo A, conosciuto anche come BPA, un interferente endocrino in grado di trasmigrare facilmente dalle confezioni al loro contenuto alimentare, con particolare riferimento ai liquidi. Il BPA è un componente chimico che potrebbe compromettere il corretto funzionamento del nostro sistema ormonale, causare danni al nascituro e provocare infertilità. Può essere impiegato per la produzione di contenitori e di bottiglie di plastica, oltre che di contenitori in latta utilizzati da parte dell'industria alimentare, soprattutto nel caso in cui all'interno di essi sia presente un rivestimento in plastica. Nel dubbio che possano contenere BPA, il consumo di alimenti contenuti nelle suddette confezioni andrebbe limitato.

La plastica tende a rilasciare le proprie sostanze a contatto con alimenti grassi ed in presenza di calore. Attenzione dunque a non conservare in luoghi eccessivamente caldi alimenti grassi che si trovino avvolti da un involucro plastificato. Attenzione anche agli alimenti confezionati che possono essere inseriti direttamente nel microonde; le sostanze in essi contenute, comprensive di collanti, potrebbero migrare dalla confezione al cibo, in particolare nel caso del PET. Secondo uno studio condotto da parte dell'FDA nel 1988, alcuni componenti delle confezioni adatte ad essere inserite nel microonde hanno mostrato di poter migrare verso il cibo riscaldato, rilasciando bassi livelli della sostanza cancerogena denominata benzene.

Per quanto riguarda l'utilizzo di piatti e contenitori di plastica in cucina, nel momento in cui non se ne potesse fare a meno, risulta comunque consigliabile di evitare il loro contatto con alimenti caldi, proprio poiché il calore tende a favorire il passaggio delle sostanze indesiderate contenute nelle materie plastiche dal contenitore al loro contenuto. E' possibile, ad esempio, sostituire i contenitori sottovuoto in plastica con alternative in vetro. I thermos e le borracce in plastica possono essere sostituiti da contenitori in acciaio.

Al momento dell'acquisto degli alimenti, è bene tenere presente come i componenti delle confezioni in plastica possano migrare verso gli alimenti soprattutto nel caso in cui essi contengano una parte liquida, alcol o grassi. Ad esempio, dunque, nell'acquisto dell'olio, è consigliabile preferire prodotti contenuti in bottiglie di vetro.

Al momento non esisterebbero ricerche scientifiche in grado di indicare le quantità di sostanze provenienti dalle confezioni in plastica degli alimenti che risultino effettivamente in grado di raggiungere il nostro organismo. Vi è inoltre il dubbio che, in generale, sia il packaging per gli alimenti che i contenitori ad uso domestico vengano considerati sicuri non tanto perché ciò sia stato provato, quanto poiché non esistano evidenze scientifiche che essi siano pericolosi. Eppure è già stato accertato che sostanze come il BPA sono effettivamente in grado di raggiungere il nostro organismo.

Quali oggetti sarebbe bene evitare in caso di dubbi sulla loro composizione? Piatti, bicchieri e posate di plastica. Piatti di plastica e contenitori del medesimo materiale pensati per la cottura in microonde. Utensili da cucina in plastica che vengano impiegati a contatto con pentole e padelle calde; questi ultimi possono essere facilmente sostituibili con alternative in legno.

Possiamo fidarci dei contenitori e delle confezioni in plastica etichettate come BPA Free? Secondo uno studio recente, il fatto che un prodotto sia indicato come privo di bisfenolo A non determinerebbe una garanzia di sicurezza. Da test effettuati da parte degli esperti sarebbe infatti emerso come anche dai contenitori indicati come BPA Free potessero provenire sostanze chimiche potenzialmente in grado di essere trasmesse agli alimenti.

Esistono materie plastiche più sicure di altre? Dato che la possibilità di produrre plastica priva di interferenti endocrini è concreta, in mancanza di alternative sarebbe bene orientarsi verso tale scelta, al fine di evitare spiacevoli conseguenze sull'organismo, della cui entità potremo avere certezza forse soltanto in futuro. E' bene infine sapere che esistono materie plastiche considerate adatte alla conservazione degli alimenti. In Italia si tratta delle seguenti tipologie di plastica:

- PET o PETE (01) polietilene tereftalato: bottiglie d'acqua, bibite e flaconi di shampoo

- HDPE (02) polietilene ad alta densità: vasetti di yogurt, flaconi di detersivo

- LDPE (04) polietilene a bassa densità: sacchetti per i surgelati e bottiglie spremibili

- PP (05) polipropilene: bottiglie di ketchup

Per ulteriori informazioni in proposito: Plastica e alimenti: come riconoscere le materie plastiche da non usare mai con i cibi.

Marta Albè

http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/10486-plastica-contatto-alimenti

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