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Categoria: "Uomo Natura Società"

Libellula simbolo di liberta'

LIBELLULA SIMBOLO DI LIBERTA'

Libertà, adattabilità, mutamento, grazia, equilibrio, padronanza della mente e delle emozioni, trasformazione, speranza. Sono molti i significati dietro al simbolo della libellula.

di GIACOMO COLOMBA

Cosa significa il nome libellula?
Si tratta senza dubbio di uno degli insetti più aggraziati che ci sia dato di vedere: elegante, silenzioso, con un volo tanto accurato da sembrare una vera e propria danza nell’aria. Ne esistono di varie dimensioni e colori anche se, purtroppo, la libellula sta divenendo un animale sempre più raro, simbolo di un’epoca che scompare nel passato. Se vogliamo analizzare la simbologia della libellula, possiamo senza dubbio cominciare dal nome, tanto estetico e musicale quanto lo è il suo volo.

Il nome libellula, di origine latina, è suscettibile di molte interpretazioni sovrapponibili. Se da un lato sembra derivare da “livella” per via della nota intercambiabilità tra la V e la B, e quindi ricordare la bilancia e il relativo segno zodiacale (Libra) per via del suo volo sempre equilibrato,
d’altra parte il suo nome potrebbe derivare anche da liber, termine antico dal quale deriva anche il nostro librum, libro. Il termine si riferirebbe alle ali piegate e deriva da scorza, corteccia, copertina, il che ricorda la sua muta da ninfa a pupa.

Ma liber è un termine anche legato a libertà, affrancarsi, salvarsi e, appunto, librarsi in aria cessando di rispettare la forza di gravità.

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Conquistare la libertà e cambiamento sono due caratteristiche simboliche della libellula. Il suo nome inglese, dragonfly, la paragona al drago, anch’esso simbolo di libertà opposta al senso del possesso e del potere.
Con eleganza e grazia la libellula esprime la sua libertà senza neanche far increspare le acque su cui vola. Questo è un simbolo di pace emotiva e di assenza di ego: la libellula vede i riflessi della propria libertà sulle proprie emozioni senza alcuna alterazione.

Ma questa libertà riguarda solo un breve periodo, post-trasformazione, della vita della libellula
Questo è un simbolo preciso e pregnante di quanto la libertà vada preparata, conquistata e infine goduta con grazia. Essa non è dovuta e non è innata, sebbene sia potenziale in ogni essere. Libertà come maturità, ecco il senso della libellula.
La libellula nelle varie culture

Storicamente, la libellula è un simbolo araldico di gioia e contentezza, di amore, di speranza e di cambiamento, cambiamento come realizzazione del sé. La sublime iridescenza della fase finale della sua vita è paragonabile alla cauda pavonis alchemica. Inoltre, l’iridescenza rappresenta un preciso step nella padronanza della propria mente: l’animale iridescente è capace di camuffarsi e creare illusioni ottiche, per tanto è colui che crea la realtà e le illusioni piuttosto che esserne vittima.

Rappresenta uno stato divino della mente. Essa nasce nelle acque e se ne emancipa, terminando la propria vita in aria, un perfetto simbolismo dell’emersione da una fase emotiva infantile a una fase intuitiva più matura e libera.

I giapponesi ne hanno fatto l’emblema nazionale, per gli antichi nativi americani erano le anime dei defunti che si libravano nell’aria

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SIGNIFICATI DI ALCUNI NOMI

SIGNIFICATI DI ALCUNI NOMI:

NON E' BELLO CONOSCERE IL SIGNIFICATO DEI NOSTRI NOMI?  SI, E' MOLTO IMPORTANTE

Alma: anima

Alessio: il protettore

Carla: donna libera

Daniele: eletto da dio

Elena: fiaccola, del sole

Eleonora: creatura che ha pieta’, misericordiosa

Elisa: dio e’ la salvezza

Elisabetta: dio e’ il mio giuramento

Emmanuel: dio e’ con noi

Eva: madre dei viventi

Edoardo: protettore e custode del patrimonio

Fabio: cognome gentilizio romano…della gens fabia

Giovanni/a : dono di dio

Giorgio: agricoltore

Giulio: dalla gens julia…una delle piu’ nobili famiglie romane

Giuseppe: dio mandi altri figli

Guido: colui che viene da lontano

Isabel,Isabella, dal fenicio Ezbel che significa amante

Ivan: variante russa di giovanni

Lorena, loredana, lorella:appellativo della madonna di loreto…lauretania

Luca: originario della lucania

Lucio:luminoso

Luciano: nato dalla luce

Marcello: diminutivo di marcus e cioe’ sacro a marte oppure =piccolo martello

Marco:sacro al dio marte

Margherita:perla

Maria: goccia di mare

Mario: matrice etrusca maru’ che significa maschio

Marta: padrona

Nadia: speranza

Nicola: vincitore del popolo

Orlando: glorioso in patria

Paolo/a: piccolo, piccola, poco

Piero: forma contratta di Pietro: pietra, roccia

Pietro:pietra, roccia

Rachele: mite

Raffaele: dio guarisce

Roberto/a: coloro che risplendono di chiara fama

Sabrina: affilata, slanciata

Sara: principessa

Silvio/A : abitanti dei boschi

Sebastiana, seba: illustre

Sofia: sapienza

Stefano: corona o incoronato

Virna: vergine

Valentina/o: che e’ forte e sana

Veronica: portatrice di vittoria

Carmen : giardino di dio o piccolo fiore o poesia

 

Gabriele. Nome di origine ebraica, vuol dire "fortezza di Dio o eroe con l'aiuto di Dio". Onomastico: 29 settembre.

Mattia o Matteo. Significa "Uomo di Dio"

Giulia. È un nome di origine latina ed è dedicato a colei che discende da Giove o a lui devoto. L'onomastico è il 22 maggio.

Aurora - Il significato del nome è "luminosa". Aurora ha una personalità artistica e molto equilibrata.

Alice - Nome di origine celtico-germanica, vuol dire "nobile e di bell'aspetto".

Ginevra - Nome di origine celtico-gallica, Ginevra significa "spirito o genio bianco".

Emma - Emma significa "gentile" e ha origine gotico-germanica, Chi porta questo nome è una persona che unisce intelligenza e ingegno a un forte spirito d'iniziativa.

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Giorgia - Di origine greca, questo nome è collegato all'agricoltura e alla vita nei campi. L'onomastico di Giorgia è .

Greta - Variante del nome Margherita. Dovrebbe derivare dalla versione scandinava di Greta o dalla versione tedesca, ovvero Grete, Gretchen, Gretel e Gretah. Il significato è "perla", ma, in senso figurato, vuol dire "persona preziosa".

Martina - Di origine latina, Martina significa "consacrata a Marte". Indica una bambina dall'anima nobile, affettuosa e salda. Può festeggiare l'onomastico il 30 gennaio.

Beatrice - Di origine latina, Beatrice è beneaugurante e dedicato a "colei che rende beati e contenti".

 Luca. Di origine greco-latina. Significa "luce". oppure abitante della lucania

Fabio. Nome con origine latina, vuol dire "colui che coltiva campi di fave".

Giulio. Nome latino, significa "colui che discende da Giove o che è devoto a Giove".

Pietro. Di origine latina, vuol dire "pietra, roccia".

Dario. Nome persiano. Significa "colui che possiede il bene".

Paolo. Origine latina. Vuol dire "piccolo di statura", ma anche "secondogenito".

Carlo. Origine germanica, significa "forte, ardiro" o anche "sovrano, libero".

Enrico. Di origine germanica, significa "forte in casa, in patria".

Mario. Con origne volgo-etrusca. Vuol dire "sacerdote che officia".

Marco. Di origine latina, significa "consacrato a Marte".

Diego. Con origine greca, vuol dire "istruito, dotto".

 

Anna. Di origine ebraica, significa "grazia, pietà".

Chiara. Nome con orgine latina, vuol dire "luminosa".

Elena. Con origine greca, significa "splendidamente solare".

Gaia. Di origine sassone, vuol dire "allegra, vivace".

Sara. Nome con origine ebraica, significa "principessa".

Asia. Origine assira. Vuol dire "chiarore, oriente".

Cloe. Nome greco, vuol dire "erba tenera e verde".

Maya. Origine greco-latina, significa "nutrice, madre".

Iris. Origine greca, significa "messaggera".

Noa. Di origine ebraica, significa "quiete che ristora".

Rosa. Di origine greco-latina, vuol dire "bella e fresca come un bocciolo di rosa".

Mia. Origine ebraico-aramaia. Significa "afflitta, amareggiata" o "signora, padrona".

Eva. Origine ebraica, indica "colei che dà la vita".

Lisa. Di origine ebraica, vuol dire "Dio è pienezza".

Elsa. Origine ebraica. E' variante di Elisabetta. Significa "Dio è pienezza".

Massimo. Origine latina. Vuol dire "grandissimo, eccelso".

Cesare. Origine sanscrita. Vuol dire "chioma, criniera (a.i. dio, capo)".

Antonio. Origine etrusca. Significa "colui che affronta, combatte".

antonietta, antonella "colei che affronta e combatte"

 

Filippo. Di origine greca, vuol dire "amico del cavallo".

Edoardo. Origine anglosassone. Significa "curatore della proprietà".

.

Francesca. Origine latina. Vuol dire "proveniente dalla Francia".

Maria. Origine ebraico-aramaica. Significa "afflitta, amareggiata", ma anche "signora, padrona".

Arianna. Origine greca, vuol dire "onorata come sacra e pura".

Angelica. Origine greca, significa "messaggera".

Isabella. Origine ebraica. Significa "Dio è pienezza".

Caterina. Origine greca. Significa "pura".

Ludovica. Origine franco-tedesca. Vuol dire "illustre combattente".

Vittoria. Origine latina. Significa "vittoriosa".

Elisabetta. Origine ebraica, vuol dire "Dio è pienezza".

Teresa. Origine greca. Vuol dire "colei che fa la cacciatrice".

Carolina. Origine germanica. Significa "forte, valente".

Maddalena. Origine aramaica. Significa "proveniente da Magdala".

Cristina. Origine greco-latina, vuol dire "seguace di Cristo".

Anastasia. Origine greca. Vuol dire "resurrezione".

Eleonora. Origine germanica. Significa "splendente come il sole".

Laura. Origine latina, vuol dire "cinta d'alloro".

Luisa. Origine franco-tedesca. Significa "illustre combattente".

Silvia. Origine latina, vuol dire "abitante del bosco".

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Nostro Signore degli anarchici

Nostro Signore degli anarchici

Diciassettesima domenica Tempo Ordinario anno 2021

Piaccia o non piaccia l’incanto si schianta alla fine, nel momento esatto in cui la folla, come sempre, chiede un re. Nessun re è possibile nel cuore dell’Anarchico.

Piaccia o non piaccia l’incanto si schianta, alla fine ogni tentativo di Cristo di costruire uno straccio di comunità si sfascia sotto i colpi di un potere che chiede di entrare a sfruttare lo stupore.

Piaccia o non piaccia il cristianesimo è da duemila anni che procede passo dopo passo legittimato da re e concorde al potere. Ed è questa cosa che svuota l’Evento di tutta la sua portata rivoluzionaria. No, non pensate subito al Vaticano e ai suoi intrallazzi, pensiamo a noi, al potere ambiguo del sorriso, ai nostri preti seduttivi ed ammiccanti, pensiamo a come gestiamo le parrocchie, pensiamo a noi, alla nostra immatura e continua ricerca di un re. Piaccia o non piaccia questo brano non lascia molto spazio alla poesia e al sogno, piaccia o non piaccia, alla fine, Cristo è solo, su un monte, con gente che vuole farlo re, e questo amici miei non è altro che l’anticipo del Calvario: un monte su cui lui solo rimane, con la gente che lo ha appena incoronato re. Mentre l’Anarchico muore.

Anarchico non è il caos, non è l’egoismo di chi vuol vivere da solo. Questa è propaganda.

Anarchico è un bambino non ancora succube degli schemi, non ancora “educato”, ed è proprio da un bambino che nasce il miracolo, è lui la Genesi della condivisione dei pani, è la parte non ancora piegata alle ideologie, è la parte libera dalle imposizioni del potere e dalla contrapposizione del contropotere. Un ragazzino con pochi pani e pochi pesci, perché solo un ragazzino è abilitato alla disobbedienza. Lui non vuole nessun re e nessun controllo. Lui chiede solo di essere interpellato, a lui non interessano i grandi modelli di sviluppo, lui dice solo di sì all’appello della vita. Se non torniamo qui noi del cristianesimo non sapremo mai nulla. Staremo a combattere sui riti in latino o in italiano per non avere il coraggio di ammettere che è solo l’apice della battaglia più profonda: che tipo di Dio abbiamo in mente? Che tipo di Chiesa? Quale potere stiamo cercando? Il ragazzino se ne fotte dei giochi di potere. Ed è curioso, vuole proprio vedere cosa succede del suo poco, si fida di un sogno che sembra utopia.

“Fateli sedere” nostro Signore degli anarchici ci chiede di fare nulla, ma proprio nulla, a un certo punto bisogna solo avere il coraggio di sedersi. “Lavorare lavorare lavorare, preferisco il rumore del mare” scriveva Dino Campana. Far sedere gente nel cuore di un luogo deserto è già un miracolo. Lontani da tutto e privati del cammino, l’erba era alta, serviva a rendere più morbido l’adagiarsi sulla consapevolezza della propria inutilità. Quando non sappiamo o non possiamo fare nulla, quando non riusciamo a strappare vita dalla vita, quando la malattia, la morte, l’insuccesso, la mancanza ci spezza il fiato in gola, quando la tachicardia accelera la nostra ansia, quando non sappiamo cosa fare ci sono solo due modi di reagire, il primo è lavorare lavorare lavorare, è esaurirsi di illusioni attive per strappare almeno la retorica patente dell’eroe che non si arrende. La seconda è coraggiosa è libera, anarchica appunto, è una preghiera, un affidamento allo Stupore, una possibilità concessa ad un Senso che chiede solo di essere accolto: ci si siede. E si mette in atto l’atto di coraggio più grande che ci sia concesso, ci si svela impotenti. Ci si svela per quel che si è. Poveri cristi affamati e senza nulla che possa garantire il futuro. Sedersi e prendere coscienza che ogni uomo non è altro che un bisogno che chiede di essere amato.

Ed è qui che nasce l’incomprensione. Il bisogno fa paura e spera in un re capace di cancellare il bisogno. Nostro Signore degli Anarchici non vuole per nulla cancellare il bisogno perché sarebbe come cancellare noi stessi. L’altro giorno un giornalista mi chiedeva del volto di Dio, io non so altro che una grande fame. Fame di respirarlo, quella che ho visto negli occhi di mio padre morente. Fame di riabbracciarlo, quella che vedo negli smarrimenti di mia madre, fame di incontrarlo, quella che sento nelle Assenze che mi chiamano a eternità. Nostro signore degli anarchici non propone un re ma di sedersi nel cuore delle proprie miserie.

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E ringraziare. E io non vedo niente di più rivoluzionario. Si smette di fare, si smette di contare, si inizia a ringraziare.

E poi, colpo finale, si distribuisce pane e non c’è limite, il pane non finisce. Ma rimane la fame, alla fine il pane dura il tempo di qualche ore. Perché questo è solo un segno e non l’annullamento eterno delle fami, sarebbe annullare se stessi, questa è profezia dell’Eterno. E quello la folla non riesce a capirlo, non vuole capirlo, perché in Cristo vede solo la fine dei problemi e non si accorge del coraggio e della profezia del Cristo che con quel miracolo non ha solo moltiplicato il pane ma ha fatto sparire la competizione e l’invidia tra gli uomini, ha cioè anticipato ciò che sarà. Pane per tutti, nessuno che ha più di un altro, fame abitata dal Pane del Cielo.

Capite che un mondo così è lontano anni luce dal modello capitalistico, anni luce da un mondo gerarchico? Nessun padrone, nessun re, nessun papa, nessun parroco, cardinale, principe… solo un ragazzino può crederci.

Forse bisognerebbe morire da ragazzini. O forse attendere il gran finale, quando torneremo bambini nel Padre.

Oppure avere il coraggio di morire liberi. Gesù fallisce, anche in questo caso fallisce, la folla non lo capisce, non resta che la solitudine di un monte e una scia di delusione lasciata dietro di sé.

Mi stupisce la fede, la fede di Gesù, che non smette di credere in noi uomini nonostante noi uomini. E ci crederà fino alla fine. Quando su quel monte chiamato Calvario, in solitudine, non smetterà di amare, dopo aver moltiplicato gesti di cura e parole d’amore ad una cena ultima con amici che di lì a poco inizieranno le inevitabili lotte per il potere. E dopo aver smesso di lasciare dietro di sé ceste di pane difficili da interpretare.

Non rimane che provare. Smettere di fare, smettere di contare, smettere di gareggiare. E ringraziare. Anche solo per un istante, per un momento. Sarà come l’anticipo di quel che sarà. Quando non ci sarà più solitudine perché saremo attirati tutti a Lui.

ALESSANDRO DEHO' eremita

www,alessandrodeho'.com

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TI PERDONO O MEGLIO DIRE TI LIBERO E MI LIBERO

Perdonare qualcuno non significa condonare il suo comportamento. Non significa nemmeno dimenticare il modo in cui ti ha ferito e neppure concedergli di farti ancora del male.
Perdonare significa fare pace con ciò che è successo. Significa riconoscere la tua ferita, dandoti il permesso di sentire dolore, e di comprendere che quel dolore non ti serve più. Significa lasciar andare il dolore e il risentimento per guarire e andare avanti.
Il perdono è un dono a te stesso. Ti libera dal passato e ti consente di vivere nel tempo presente.
Quando perdoni te stesso e gli altri, sei veramente libero. Perdonare significa liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.
Louise Hay

TI PERDONO O MEGLIO DIRE :”TI LIBERO” E MI LIBERO

Ti darò una visualizzazione.
Voglio che raduni intorno a te tutti i parenti che hanno vissuto su questo pianeta, sia che tu li stia ricordando o che li stia ora percependo.
Portati là. Raduna anche tutte le persone con cui hai dei problemi, che siano vive o morte.
Circondati di tutti loro. Sono tutti realmente qui in attesa che tu faccia questo a livello interdimnsionale.
Crea questa realtà, se vuoi. Rendila molto concreta per te stesso. Sentila!

Ora voglio che li guardi negli occhi e, a quelli cui spetta, dì loro: "ti perdono" E TI LIBERO.

Circondati di tutti quelli che lavorano con te, e fai lo stesso.

Guarda la famiglia negli occhi e lascia andare l'irritazione che porti per ciò che fu detto, o …

NESSUN PERDONO E’ POSSIBILE PRIMA CHE VENGA PIENAMENTE INTEGRATO UN vero PERCORSO EVOLUTIVO
E PRIMA CHE VENGA ACQUISITO UN AUTENTICO SENSO DEL SACRIFICIO.
Il perdono infatti esige innanzitutto che si sappia oltrepassare se’ stessi

In questa prospettiva, IL PERDONO SARA’ POSSIBILE SOLTANTO AL PREZZO DI UNA TERRIBILE RINUNCIA.

Nel suo studio del perdono Sergaj Prokofev, nipote del celebre compositore, mette in evidenza questo fatto.
PERDONARE ESIGE UN TERRIBILE DOLORE: RINUNCIARE AL PROPRIO DIRITTO, A CIO’ CUI TENIAMO MAGGIORMENTE.
Quindi il perdono implica una profonda sofferenza per l’ego ma e’ una vittoria su di se’ ed e’ proprio attraverso questo che l’ego e’ alchemizzato.

L’aspirante deve ricordarsi allora, che tutto quello che non e’ dato e’ perduto e tutto quanto e’ trattenuto per se’ e’ smarrito.
NESSUNO UOMO DUNQUE POTRA’ MAI PERDONARE SENZA L’AIUTO DELLA GRAZIA DIVINA e per imparare questo occorre aprirsi alle forze superiori e benche’ esso rappresenti una realta’ soprannaturale, il perdono e’ comunque una dimensione essenziale della vita.
Il rifiuto di perdonare e’ sempre un ripiegamento su se stessi che inacidisce la persona e nega la sua vocazione fondamentale.
Rifiutando di perdonare, infatti, l’aspirante si separa dall’altro e si allontana, nello stesso tempo, dalla propria essenza profonda.
Il rifiuto di perdonare conduce inevitabilmente alla morte
Appare anche chiaramente che il perdono non e’ una scelta morale, ne’ un’opzione etica, ma una necessita’ ontologica.
E’ importante pero’ sapere che il perdono non consiste nel dimenticare l’errore (la dimenticanza e’ una fuga, e’ contraria a ogni relazione autentica e sincera)

D’altronde,c’e’ una solo cosa che DIO stesso non e’ capace di fare: far si’ che le cose fatte non siano mai state fatte.
PERDONARE NON SIGNIFICA CERCARE DI SCUSARE L’OFFESA, NE’ NEGARLA IN ALCUN MODO, POICHE’ ALLORA NON CI SAREBBE PIU’ NULLA DA DOVER PERDONARE.

AL CONTRARIO, PERDONARE CONSISTE NEL RICONOSCERE L’OFFESA MA NEL RINUNCIARE, D’ALTRA PARTE, A QUALUNQUE TIPO DI COMPENSAZIONE.
IN EFFETTI IL PERDONO NON SCUSA NULLA, POICHE’ “IL PERDONO E’ PROPRIO LA’ PER PERDONARE CIO’ CHE NESSUNA SCUSA SAPREBBE SCUSARE”

Se il perdono non cancella l’offesa tuttavia la trascende per il fatto che
L’OFFESO RINUNCIA AI PROPRI DIRITTI PIU’ LEGITTIMI E NON ESIGE ALCUNA RIPARAZIONE PER IL DANNO SUBITO!
La RINUNCIA PERMETTE ALLE PERSONE COINVOLTE DI LIBERARSI VERAMENTE DAL CERCHIO TREMENDO DELLA COLPEVOLEZZA O DELLA VENDETTA,
IL CERCHIO CHIUSO DEL MONDO.

IL PERDONO QUINDI INSTAURA UN FUTURO DIVERSO DA QUELLO IMPOSTO DAL PASSATO O DALLA MEMORIA FACENDO APPELLO ALLA DINAMICA DELL’AMORE.
Esso e’ veramente un atto “ri-creativo”
POICHE’ REINTRODUCE TRA CHI OFFENDE E CHI E’ OFFESO, UNA NUOVA FORMA DI ALLEANZA.
ma il perdono parte prima da se stessi
occorre perdonarsi E CHIEDERE SCUSA PER LE PROPRIE AZIONI CHE HANNO CREATO DISEQUILIBRIO E NON AMORE

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LA SFERA DI TUTTE LE POSSIBILITA'

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Stai vivendo momenti di trasfigurazione. Smetti di credere di doverti agli altri. Non entrare nel GIOCO della Sofferenza.
Sviluppa la tua coscienza a un livello superiore. Sposta le tue energie oltre la coscienza umana. Sii in totale abbandono alla coscienza divina. Quello che emetti mette l'altro faccia a faccia.

Non prendere su di te ciò che non ti appartiene.
Sii TU in Amore e Luce e lasciaci agire attraverso di te.
Avete tutti energie da neutralizzare.
Non puoi decidere per una persona che non vuole capire e ad un certo punto devi fare una scelta.
Non lasciare che l'altra persona interferisca nella tua vita o vada oltre essendo te stesso.

Ti identifichi ancora con le tue emozioni e ti lasci guidare dal gioco umano.
Non farti più coinvolgere in questo mondo.
Non distrarti, ricevi ciò che viene da dentro.

Devi superare te stesso.

gli Hators

www.tomkenyon.com

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