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PER LE FUTURE MAMMINE ED I LORO BEBE'

40 Settimane di gestazione: 9 Mesi di gravidanza

LA GRAVIDANZA : Il periodo in cui l'embrione si sviluppa nel corpo della madre

            La gestazione, presumendo una durata media del ciclo mestruale di 28 giorni, si conclude alla 40esima settimana, per l'esattezza 280 giorni calcolati a partire dal giorno d'inizio dell'ultima mestruazione. Durante i nove mesi di gravidanza il corpo della donna subisce notevoli trasformazioni che difficilmente si apprezzeranno nel primo trimestre di gravidanza.

            Quando nel corso della gravidanza non si sono verificati eventi degni di nota (patologie o complicanze), ma tutto si è svolto regolarmente ed è giunto il termine della 40esima settimana, questa si definisce fisiologica.

            Secondo uno studio americano condotto da Michael Davidoff, sulla base dei dati raccolti presso la US National Center for Health Statistics, negli ultimi anni sempre più neonati sono nati dopo 39 settimane di gestazione invece che 40 come dovrebbe essere in teoria. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Seminars in Perinatology (Marzo 2006). Secondo il ricercatore, l'incremento dei parti indotti e dei tagli cesarei potrebbe spiegare in parte questo cambiamento. Davidoff ipotizza però un'altra possibile causa, il ritmo frenetico della società in cui viviamo oggi potrebbe aver influenzato, almeno in parte, i nostri ritmi biologici più naturali.

 

            Nelle pagine che seguono saranno spiegate, mese per mese, le varie fasi della gravidanza.

            Primo mese di gravidanza: settimane di gestazione da 0 a 4

            Secondo mese di gravidanza: settimane di gestazione da 4 a 8

            Terzo mese di gravidanza: settimane di gestazione da 8 a 13

            Quarto mese di gravidanza: settimane di gestazione da 13 a 17

            Quinto mese di gravidanza: settimane di gestazione da 17 a 21

            Sesto mese di gravidanza: settimane di gestazione da 22 a 26

            Settimo mese di gravidanza: settimane di gestazione da 26 a 30

            Ottavo mese di gravidanza: settimane di gestazione da 30 a 34

            Nono mese di gravidanza: settimane di gestazione da 35 a 40

 

Come calcolare le settimane di gestazione ?

            Ci si trova in una data settimana di gestazione quando questa è stata conclusa. In pratica, partendo dalla prima, il giorno dopo l'inizio dell'ultimo ciclo mestruale si è di 0 settimane + 1 giorno.

            Nota bene, le settimane di gestazione non si calcolano da quando non si sono presentate le mestruazioni ma dal primo giorno dell'ultimo ciclo.

 

Esempio di un calcolo:

            Supponiamo che le ultime mestruazioni si siano presentare il 10 febbraio, la prima settimana sarà quindi quella che va dal 10 al 17 febbraio, anche se comunque in quella settimana si aveva il ciclo.

 

         Finita la settimana, si entra direttamente in quella successiva, considerando la data d'esempio (10 febbraio) se oggi fosse il 20 febbraio la gestazione sarebbe di 1+3, significherebbe che avresti concluso la prima settimana di gestazione e saresti nella seconda da 3 giorni. Qualunque sia il numero delle settimane, si considera come numero la successiva.

 

Massaggiare la pancia in gravidanza…lo impariamo nell’effleurage sull’addome DA SPAZIOSACRO OPPURE
e da “questa dolce comunicazione” tra il bimbo/a  E  mamma e papa’
Un semplice gesto che racchiude tantissimi messaggi: la mano della mamma in attesa che si accarezza il pancione. Quante volte, più o meno consapevolmente, le donne inviano pensieri e sensazioni ai loro piccoli tramite questo tocco, comunicando mentalmente e fisicamente con il mondo acquatico dentro di sé.
Ma se avete voglia di dedicare a voi e ai vostri bimbi un po’ di tempo, relazionandovi più profondamente e non utilizzando solo toccatine veloci e carezze sfuggevoli al pancione, potete provare a fare un pre-massaggio* ai vostri cuccioli.
Ritagliatevi un momento di quiete, bastano dieci minuti, l’importante è che possiate mettervi comode e abbiate meno interferenze possibili dall’esterno. Chiudete gli occhi e ascoltate il vostro respiro, lasciando che piano piano diventi più profondo e lento: con ogni espirazione lasciate pensieri, immagini, impegni che vi affollano la mente. Lasciate andare, rilassandovi, fino a raggiungere uno stato il quanto più vicino al silenzio mentale. Restate dunque in ascolto, accogliendo qualsiasi cosa verrà.
Con la voce o mentalmente, chiamate il vostro bambino o la vostra bambina, mandate messaggi di presenza, d’affetto, cercate di connettervi inviando tutti i messaggi positivi che sentite dentro, carichi di sincerità e amore.
Quando siete pronte, provate a fare toc-toc-toc sulla vostra pancia: il tocco non è esattamente quello di quando si bussa alla porta, ma una leggera e progressiva pressione sul un lato dell’addome che viene ripetuta lentamente per tre volte. Non appoggiate la mano aperta sul pancione, ma aspettate semplicemente la risposta del piccolo.

Questo tocco serve per chiamare il vostro bambino o la vostra bambina: è un messaggio tattile ben diverso dal quotidiano accarezzamento della pancia ed è volto a instaurare l’inizio di un momento di gioco o di coccola esclusivamente dedicato al vostro bimbo, un messaggio che potrà diventare un riconoscibile rituale d’inizio per le prossime volte in cui vorrete provare questa esperienza.

Rimanete in attesa di una risposta: un cenno, un calcio, un movimento, una sensazione che vi dicono che la vostra creaturina sta rispondendo. Attenzione: non è detto che i bimbi rispondano sempre, magari dormono o non sono disponibili, proprio come succede con il massaggio neonatale; le prime volte, poi, potrebbero aver bisogno di imparare ad associare il vostro gesto tattile con il momento dedicato.

Non vi scoraggiate, se non è il momento potrete riprovare più avanti (un momento in cui i bimbi sono spesso svegli e si muovono è nelle due ore dopo il pasto della mamma, magari potete provare a sfruttare questo lasso di tempo.)

Se sentite la risposta del bambino, disegnate un cuore sul pancione con il vostro dito: il cuore parte dal lato in cui avete “bussato” e ha la punta rivolta verso l’ombelico della mamma.
Di nuovo la mamma potrà inviare messaggi positivi alla sua creatura (es. “mi fa felice essere insieme in questo momento”, “sono felice che tu esista”, “insieme siamo capaci di affrontare questo momento”, o qualsiasi cosa bella sentite di dire al vostro piccolo). La mamma attenderà la risposta e, se ci sarà, disegnerà nuovamente il cuore.
Ovviamente anche i papà possono fare quest’esperienza, vi spiego di seguito in che modo. Prima è la mamma a chiamare il bimbo o la bimba come spiegato precedentemente, poi il papà si presenta e chiama il suo bimbo; potrà poi bussare a sua volta, oppure scegliere un tocco e una modalità differente (es. dei picchiettamenti in verticale, un solo tocco profondo…).

Nell’attesa della risposta, il papà prende la mano della mamma; se e quando la mamma sentirà la risposta del piccolo, stringerà la mano al compagno e allora sarà lui a disegnare il cuore sul pancione.

Terminate questo momento dedicato ringraziando e, se desiderate, lasciando un altro pensiero che accompagni la vostra creatura.

Buon pre-massaggio a tutti!

Nicoletta Bressan

*In Italia questa pratica è stata diffusa da Gino Soldera, nel suo libro: Premassaggio d’amore in gravidanza, edito da Editeam
 
 Cara mamma, godi della bellezza del tuo piccino

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Cara mamma,
è come una coperta. La crei, ci avvolgi il tuo bambino, lo riscaldi. È un dono che gli fai e se è ben cucita, poi, potrà lasciarla per esplorare il mondo, perché saprà costruirne un’altra, altrettanto resistente.
Ciascuna è madre a modo suo, tu lo sei a modo tuo! Con la tua voce, magari stonata, con le tue fragilità, con la tua storia.
Ti sei scoperta e hai scelto uno stile genitoriale tuo: sei molto affettuosa, o un poco ansiosa, distaccata o a tratti rigida. Ciò che hai ricevuto nell’infanzia bussa alla porta e si presenta nella relazione con il tuo bambino. Le strategie e le difese, con cui si è formata la tua personalità, durante la crescita, si attivano nella costruzione dell’attaccamento con lui, arricchite da nuove risorse.
Essere genitore, quindi, apre per te una finestra sul passato, rende intenso il presente e ti interroga sul futuro. Certamente non è noioso!

Puoi decidere di “lavorare” su di te, di crescere con tuo figlio, mettendoti in ascolto dei tuoi limiti e dei suoi bisogni. Cercando di esserci con impegno e passione, con autenticità. La perfezione non appartiene all’uomo. L’amore per tuo figlio, però, può essere motore e desiderio di metterti in gioco. Così tra prove ed errori, risate e pianti, dubbi e scoperte, impari a conoscerlo, e a godere della sua bellezza!
La società di oggi, però, il sentire comune, la nostra cultura, permette di goderne realmente?
Allattare a lungo, tenere a sé il bimbo nella fascia, rinunciare a un lavoro, per prendersi cura, è controcorrente e suscita critiche: “Così lo vizi!“, “Lascialo piangere, che impara!“, “Sempre attaccato al seno, ti prosciuga!“.
Durante lo sviluppo, nel primo anno di vita, in particolare, non c’è vizio. Esiste un bisogno fisiologico, innato. Quello di essere protetti dal pericolo, di essere amati. Il pianto è il canale primario per esprimerlo. Il calore, la vicinanza, l’ascolto, la risposta non sono mai “troppo”. Sono garanzia di una base solida che permette di divenire persone sicure, autonome, capaci di esplorare con coraggio e fiducia. Non si tratta di concedere tutto, durate la crescita è essenziale, infatti, sperimentare la frustrazione, il “no”, conoscere i limiti. Non devono essere, però, confini relazionali. Quando un bambino ti chiama nel sonno, allunga le braccia verso di te, o cerca il tuo seno, ha bisogno di una cosa soltanto.
Amore.
Nei primi mesi di vita sente l’istinto di rivivere ciò che ha sperimentato durante i mesi nella pancia: quell’odore, il tuo profumo mamma! Contatto! Anche tu, come tutti, provi lo stesso impulso: hai bisogno di essere vista, toccata, consolata, accarezzata, stretta. Se ti senti rifiutata si crea in te un senso di vuoto, delusione, inadeguatezza, chiusura.

Negarsi di fronte ad una richiesta di affetto e protezione, dunque, dà vita ad un terreno poco fertile, che facilmente si potrà sgretolare davanti alle difficoltà della vita. L’adattarsi del bambino e il suo essere in apparenza autonomo e non richiedente è una illusione, forse rassicurante per un genitore, che tuttavia può celare una profonda insicurezza.

È la comunità, quindi, che sta perdendo qualcosa. Si è impolverata. L’istinto vitale, animale, quella forza naturale che altre culture hanno mantenuto, si è assopita. I modelli e le strutture che ci appartengono, infatti, sono fondate prevalentemente sulla carriera, sulla scelta famiglia/lavoro, sull’efficienza e la competizione.
Questo di materno non ha nulla.
La madre è terra, calore, presenza.
Il lavoro è vita, è realizzazione di sé e crescita. Il desiderio di una donna (il tuo!) di poter spendere tempo ed energie nel lavoro, è un diritto e una ricchezza. È forse utopia pensare ad una realtà dove questi due aspetti siano conciliabili in modo equilibrato e umano?
Probabile.
Ciò che è certo e reale, ora, è il bambino che hai tra le mani. Se ti prendi del tempo per stare con lui, lo conosci nel profondo. È necessario, per questo, “stare”. Fermarsi e stare! Guardarsi negli occhi, riscoprire la lentezza. Se provi a rispondere alle sue richieste crescerà consapevole di meritare amore, saprà scegliere e circondarsi di persone che lo amano e farà lo stesso.
Allora quando piange prova a chiederti: “Che cosa mi vuoi dire?” Di cosa avevo bisogno io quando ero come te?
Questo è un primo passo per sentire il tuo bambino. Cuore a cuore. E chi meglio di lui merita di avere in custodia il tuo cuore?
È come una coperta. Come la vogliamo costruire?

F.G.

“La gioia che mi hai dato, piccolo mio, è fatta di stupore, di lentezza e di pace. Non sono più in affanno, in continua ricerca di qualcosa di nuovo. È bello soltanto stare. Vedere il tuo faccino incantato dalla mia voce, il tuo sorriso che si apre e illumina la stanza. Ogni cambiamento, impercettibile, è una grande conquista. Grazie amore grande.”

Mamma

Questo bellissimo contributo che abbiamo il piacere di condivdere con voi ci è stato fornito da Francesca Gusmeroli, psicologa e psicoterapeuta sistemica, titolare dell’asilo nido Mimi&Cocò a Sondrio.

Dieci gesti gentili per aiutare una neomamma

 

Quando vediamo una neomamma  proviamo tenerezza! Riconosciamo quello sguardo nei suoi occhi e ci chiediamo cosa potremmo fare per sollevarla un po’. Ecco dieci gesti gentili che l’aiuteranno senz’altro!

1.  Investite un euro. Se vedete una mamma seduta tutta sola in un luogo pubblico ad allattare un neonato, prendetevi cinque minuti e cercate un posto dove comprarle una bottiglietta d’acqua fresca. Quando gliela darete (o gliela farete dare da vostro figlio), potreste sorriderle con calore e dirle appena: “Grazie di allattare in pubblico!“. Allontanatevi senza aspettarvi o accettare nulla.

2.   

2.  Se siete a spasso e vedete una neomamma in difficoltà, con lo sguardo affranto, chiedetele come va. Offritele un ascolto sincero e attento, preoccupatevi davvero della sua risposta. Condividete le vostre esperienze di madre solo se è il caso e se serve a tirarla su. Siate pronte ad allontanarvi se non desidera parlare.

3.   

3.  Difendetela. Che si tratti di qualcuno che le sta facendo passare un brutto quarto d’ora perché allatta in pubblico, o delle occhiate della gente perché il piccolo piange, con calma e senza fragore distogliete da lei la persona ignorante. Un cortese “Possiamo parlare un momento da questa parte?“, seguito da un far notare con gentilezza quanto debba essere difficile per una neomamma, dovrebbe riuscire nell’intento. Altrimenti, chiamate la sicurezza. Dico sul serio. Una volta risolto il problema, procedete come al punto 1.

4.   

4.  Ricordate ad ogni nuova mamma che desideri sentirselo dire quanto sia bene portare il neonato tutto il tempo e allattarlo ogni volta che vuole. Accade che talvolta una madre aspetti solo il permesso di farlo, e rilasserà le spalle con sollievo mentre gli occhi traboccheranno di consolazione.

5.   

5.  Fate sempre uno sforzo in più. Tenetele la porta, portatele le borse della spesa, sorridetele, o compratele il pranzo senza farle sapere chi è stato. Mandate un biglietto anonimo dicendole che le cose miglioreranno. Non mettetevi al centro, siate solo di supporto e incoraggiamento per la nuova mamma che forse si sente persa, sola e insicura.

6.   

6.  Portate fuori la spazzatura. Se i vicini hanno appena avuto un bambino, portate fuori la loro spazzatura, comprese le cose da riciclare settimanalmente, quando uscite per portare fuori la vostra. Non c’è bisogno di dire chi l’ha fatto.

7.   

7.  Cucinate un pasto in più dopo qualche settimana dalla nascita del bambino. Riceviamo tutte tante attenzioni le prime settimane, ma dopo abituarsi a stare da sole è dura.

8.   

8.  Attenzione quando si incoraggia una madre a lasciare il proprio bambino. Lo si fa con le migliori intenzioni: “Esci per un’ora!“, “Vai a cena fuori con il tuo compagno!” sono gesti davvero benintenzionati e sembrano nel miglior interesse della mamma. Ma le neomamme sono programmate biologicamente per stare accanto ai loro bambini, quando le incoraggiamo a separarsi da loro rischiano di mettere in discussione il proprio intuito e i propri istinti.

9.   

9.  Tenete la bocca chiusa. Non importa quanti figli abbiate avuto o quanti anni abbiate lavorato con i bambini, non date mai consigli. Invece, ricordate alla novella mamma che può avere fiducia in se stessa e nel suo bambino, hanno entrambi tutte le risposte.

10.             

10.            Sorridete. Sorridete e basta. In quei primi giorni e settimane è come se il mondo si capovolgesse. Tutto è incerto e non si hanno risposte. I giorni sono notti e le notti sono solitarie. Un incoraggiamento visivo che confermi che tutto viene fatto al meglio darà magari alla mamma abbastanza spinta per arrivare a fine giornata, o meglio, a fine nottata.

11.             

In fondo, non si tratta che di gesti semplici e facili alla portata di tutte!

Tradotto e adattato da Michela Orazzini, curatrice della rubrica Tradotti per voi

Di Jennifer Andersen, tratto da ourmummyboots.com

 http://www.bambinonaturale.it/2017/02/cara-mamma-godi-della-bellezza-del-tuo-piccino/

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