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Il lamento sonoro degli alberi assetati

La scarsità d'acqua nel suolo provoca bolle d'aria nei vasi linfatici del tronco: lo schiocco che ne deriva somiglia al rumore di una cannuccia che aspira il liquido dal fondo del bicchiere.

Un albero che soffre per la siccità non lo fa in silenzio. Anche le piante si lamentano, e lo fanno con suoni appena percepibili, ma facilmente catturabili da un microfono. Un team di ricercatori dell'Università di Grenoble (Francia) ha provato a registrare questi rumori studiandone la precisa provenienza.

Gli alberi trasportano la linfa dal terreno alle estremità grazie a speciali vasi chiamati xilemi, che sfruttano le forze intermolecolari dell'acqua e quelle tra le molecole d'acqua e le pareti dell'albero per creare una singola colonna d'acqua da far salire in direzione dei rami. 

In caso di siccità, in queste colonne di linfa si formano bolle d'aria: un fenomeno detto cavitazione, cui alcune piante fanno fronte aumentando la pressione dell'acqua raccolta attraverso le radici, ma che in alcuni casi può risultare fatale.

Tutte le più belle foto di alberi: guarda

Un pianto sommesso per la sete

In alcune piante, il rumore della cavitazione è distinguibile sottoforma di uno schiocco non udibile dall'uomo ma percepibile nella gamma degli ultrasuoni. Immaginate di aspirare con una cannuccia le ultime gocce del vostro cocktail preferito sul fondo del bicchiere: ecco, qualcosa di simile, ma molto più attutito e facilmente scambiabile per uno scricchiolio del legno o un altro dei suoni presenti in natura.

I ricercatori hanno ricreato la situazione di un albero assetato in laboratorio, immergendo un pezzo di legno di pino completo di xilema in un gel dal quale era stata fatta evaporare tutta l'acqua: ben presto avvicinando un microfono al tronco sono stati registrati distintamente i suoni della cavitazione, circa la metà di tutti gli scricchiolii emessi dal legno. La ricerca potrebbe contribuire a insegnare a riconoscere i segnali d'allarme lanciati dagli alberi sotto stress, e arrivare magari a innaffiarli per tempo.

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radici

Le radici degli alberi riescono a insinuarsi ovunque: emergono dal terreno spaccando l'asfalto e aggirano sassi e altre radici che incontrano durante la crescita. Uno studio condotto dal John Innes Centre, un istituto di ricerca inglese specializzato in botanica e microbiologia, ha mostrato che questa capacità è permessa da un sistema di "navigazione" basato su una particolare peluria di cui tutte le radici sono ricoperte. Questa peluria agisce come le vibrisse (baffi) dei gatti: "sente" gli ostacoli lungo il percorso di sviluppo alla ricerca di nutrimenti.

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Radici "a tastoni". Quando incontra una roccia, un sasso o un altro ostacolo, come ad esempio le fondamenta di una casa, la peluria lo percepisce grazie a un sistema chimico decisamente evoluto: sulla punta di ogni "pelo" è collocata infatti una proteina (Rhd2) coinvolta nella produzione delle sostanze che stimolano l'assorbimento di calcio proveniente dal terreno, indispensabile per la crescita della pianta. Il calcio mette in funzione la Rhd2, generando così un "circolo virtuoso" che si interrompe solo quando i peli incontrano qualcosa che ne blocca l'assorbimento. È a quel punto che, per riprendere il normale ciclo, la radice cambia direzione aggirando l'ostacolo.

 

 

Le radici degli alberi riescono a insinuarsi ovunque: emergono dal terreno spaccando l'asfalto e aggirano sassi e altre radici che incontrano durante la crescita. Uno studio condotto dal John Innes Centre, un istituto di ricerca inglese specializzato in botanica e microbiologia, ha mostrato che questa capacità è permessa da un sistema di "navigazione" basato su una particolare peluria di cui tutte le radici sono ricoperte. Questa peluria agisce come le vibrisse (baffi) dei gatti: "sente" gli ostacoli lungo il percorso di sviluppo alla ricerca di nutrimenti.

Radici "a tastoni". Quando incontra una roccia, un sasso o un altro ostacolo, come ad esempio le fondamenta di una casa, la peluria lo percepisce grazie a un sistema chimico decisamente evoluto: sulla punta di ogni "pelo" è collocata infatti una proteina (Rhd2) coinvolta nella produzione delle sostanze che stimolano l'assorbimento di calcio proveniente dal terreno, indispensabile per la crescita della pianta. Il calcio mette in funzione la Rhd2, generando così un "circolo virtuoso" che si interrompe solo quando i peli incontrano qualcosa che ne blocca l'assorbimento. È a quel punto che, per riprendere il normale ciclo, la radice cambia direzione aggirando l'ostacolo.

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