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Categoria: "Crescita spirituale"

La Radiazione Cosmica

LA RADIAZIONE COSMICA

La radiazione, intelligente come pensiero, è qualcosa che trova espressione in qualsivoglia regno della natura, mineralizzandosi nei minerali, vegetalizzandosi nelle piante, animalizzandosi nelle bestie e umanizzandosi nell'uomo, che deve costruire il meccanismo della visualizzazione e avvalersene per contemplarsi, non avendolo potuto fare direttamente prima a livello di coscienza superiore nelle precedenti edizioni. La materia è fatta di radiazione pensante. La biofisica non sarebbe mai nata se non ci fosse stata a suo tempo questa prima intuizione.

L'intuizione viene dal fisico Fritz Albert Poppe. Egli vede che, emettendo una piccolissima e costante corrente di fotoni, che sappiamo essere minuscole particelle di luce, chiamò queste emissioni biofotoniche e ritenne di aver scoperto il canale di comunicazione primario di un organismo vivente. L'organismo si serve della luce come mezzo di segnalazione nei confronti di se stesso e del mondo esterno.

I biofotoni sono simili ad Apason, emettono certe frequenze, istruiscono le altre molecole del corpo e riescono a svolgere i loro compiti utilizzando le sue parti contemporaneamente. La cosa fu poi confermata dal biofisico tedesco Freilich, il quale dimostrò che questo tipo di vibrazione collettiva spingeva le proteine e le cellule a coordinare la loro attività. Un fenomeno estremamente interessante è che i biofotoni provenienti dalle piante, dagli animali e dagli esseri umani, se sono estremamente coerenti, si comportano come una singola frequenza superpotente, dando luogo alla super radianza.

Per avere un'idea di cosa significa coerenza basta pensare che se i fotoni di una sola lampadina di 60 watt, di solito insufficienti a causa della loro parziale interferenza distruttiva, fossero indotti a diventare coerenti, darebbero una energia pari a milioni di volte maggiore di quella della superficie del Sole. Il fisico quantistico Konstantin Korotkov si occupò della connessione esistente tra biocampi e coscienza e scoprì così che il campo energetico di un soggetto vivente poteva aumentare o diminuire, accendersi o spegnersi a seconda delle emozioni e dei sentimenti di odio, tristezza, rabbia, assio oppure amore, gioia, intenzioni positive che vestivano la persona. Se i pensieri sono a loro volta un flusso di fotoni, allora anche ogni minimo pensiero fa aumentare o diminuire la luce di ogni altra cosa.

Ogni oggetto vibrante, compresa un'onda elettromagnetica, diceva il matematico holandese Christian Huygens, ha delle frequenze preferenziali, chiamate frequenze risonanti, con cui gli è più facile vibrare. Quando esce ascolto o riceve una vibrazione da qualche parte, si sintonizza subito con la frequenza che risuona con la sua, scartando tutte le altre, un po' come fa una madre che riconosce istantaneamente il proprio figlio in mezzo a una folla di scolarecchi. Hallberg scoprì che tutte le cose viventi rispondevano allo stesso ritmo di ventiquattro ore, in tandem con la rotazione terrestre, cognò i termini di cronobiologia, espressione che sta per influenza del tempo e di certi cicli periodici sulle funzioni biologiche, e circadiano per i ritmi biologici giornalieri, diventando il padre della cronobiologia.

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Egli scoprì inoltre che le cose viventi seguono molti altri ritmi periodici, cicli di mezza settimana, mensilie, annuali, governano virtualmente ogni funzione biologica. Questi ritmi non sono una prerogativa degli esseri umani, sono presenti in tutta l'antura e sono evidenti persino nei fossili. All'inizio Hallberg credeva che l'interruttore principale per questi ritmi biologici fosse situato in certe cellule del cervello, o nelle ghiandole surrenali, si accorse però che alcuni cicli continuavano anche se eliminava dal cervello le cellule in questione.

A 80 anni compiuti, Hallberg fece la sua grande scoperta finale

Questo aspetto di interazione cosmica Terra-Universo oggi viene generalizzato ed esteso dalla fisica ogni aspetto micro o macro della struttura della materia come stato di equilibrio universale in cui ogni oggetto produce tanta radiazione quanta ne riceve. In altre parole, la realtà, cioè la radiazione, vista dall'apparecchio fotografico e fissata sulla pellicola, è sicuramente una realtà indotta dalla luce, che però, e questo è il punto, non è luce che torna a se stessa e che è in grado di autoprodursi, cioè non è radiazione che vede radiazione, perché manca ancora della capacità di autocoscientizzazione. Nell'uomo, invece, la realtà vista dall'apparato ottico della sua mente è impressionata sulla pellicola psichica del suo pensiero, si sviluppa e si riproduce come immagine della cosa vista.

Nell'uomo, infatti, a differenza della macchina fotografica, la cosa vista, se richiamata alla mente, può tornare viva e riemergere anche quando è scomparsa dalla sua visione. Ecco che allora ritiene che la realtà rinasce e si rivive tramite lui quando questa è stata osservata, questo perché a ricreare la cosa, cioè la radiazione, è l'uomo stesso, che ne è la sua costruzione e a riemergere è la luce che torna alla luce. L'individuo dunque, inscindibile dal programma di autocoscientizzazione, è l'essere il culmine della radiazione, che vede se stesso come radiazione.

Che altro si può dire? È l'eterno ritorno dell'Io vivente a se stesso.


da La grande Equazione di Vittorio Marchi

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I Cinque Suoni

I Cinque Suoni

Il mantra, letteralmente “proiezione della mente” è un dispositivo tecnico con cui regolare la mente. Ci sono molti mantra, ognuno con le proprie qualità ed i suoi effetti le cui combinazioni di suono, ritmo e risonanza producono uno stato alterato di coscienza che regola
lo schema per il flusso dei pensieri.

Abitualmente avvertiamo delle differenze tra una cosa ed il suo nome, questo perché i nomi sono etichette arbitrarie. Ma il mantra non è un’etichetta arbitraria: è una corrente sonora in
relazione al suo oggetto.
Quando una vibrazione sonora corrisponde o in qualche modo riproduce ciò a cui si riferisce, è un linguaggio sacro.
Salmodiare questi linguaggi crea l’unione vibratoria tra noi stessi ed il Creatore.
Attraverso il potere ritmico del mantra decidiamo a quale livello di coscienza vogliamo riferirci, ma l’efficacia del mantra dipende dal nostro livello di coscienza. La relazione dell’individuo con il tutto si compie fondendo il suono della “coscienza unitaria” con la
“coscienza universale”.
Secondo la scienza dello Yoga ci sono cinque categorie di suono distinti in base alla loro efficacia, il loro livello da cui sono originati ed i loro effetti.

Bakri è il suono emesso dalla lingua. È il suono udibile parlato.
Comunicare a questo livello è completamente privo di efficacia, è parlare a vuoto. Se parlate
in questo modo ad una persona, quello che dite gli “entrerà in un orecchio ed uscirà
dall’altro”.

Khanth è il suono generato dalla gola. È il suono che si forma mentalmente quando si legge in
silenzio, è il suono subvocale che si sente come se fosse realmente proiettato fisicamente.
Comunicare a questo livello dà maggiore impatto alla vostra comunicazione ma non tutto
quello di cui avete bisogno. Se parlate in questo modo ad una persona quello che dite colpirà i
timpani e creerà un suono efficace.

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Hardhav è il suono formato al centro del cuore. È il desiderio che la madre manda al figlio,
che il chela (discepolo) manda al guru. È una comunione attraverso il linguaggio silente del
pensiero.
Se salmodiate un mantra dal chakra del cuore lo sentirete automaticamente anche nelle
vostre orecchie, senza nemmeno cantare.
Se parlate ad una persona non dovete nemmeno proferire parola: c’è il linguaggio del corpo,
voi e la parola, andrà dentro l’altra persona e sarà computerizzato.

Nabhi è il suono centrato all’ombelico. È il suono più potente.
Se indirizzate la voce dal punto dell’ombelico l’altra persona sarà colpita al centro del cuore e
le vostre parole rimarranno nella sua testa. Altrimenti state perdendo tempo.

Anahatha è il suono che non ha fine, infinito. È il Suono-Non-Suonato che riverbera profondo in tutti i livelli di coscienza ed esistenza.
Nella meditazione più profonda quando la mente ed il corpo confluiscono in unione con l’essenza dello spirito, questo è il suono che si sente.
Questo è anahat nad, o suono prodotto senza l’eccitamento vibratorio di qualsiasi oggetto
fisico, non è percepito attraverso i sensi ma con la sottile sensibilità di un’alta consapevolezza.
Questo suono è udito dai bambini fino a circa due anni di vita, poi con tutto lL caos della coscienza che la società industrializzata produce, che altrimenti sarebbe facilmente e regolarmente esperito, gradualmente perde la sua emergenza nella mente ed è comunemente non più udito e dimenticato verso i tre anni.
È attraverso la pratica del mantra, del suono dell’Infinito Creativo, che si può rivitalizzare e sviluppare nuovamente questo potenziale
perduto.
Tutti questi livelli di suono sono sviluppati ed integrati da una buona sadhana praticata per un
lungo periodo di tempo. Alla fine la pratica del mantra è perfezionata cosicché tutto il mantra è japa.

Ja significa suono, Pa significa risuono. Japa significa “risuonare il mantra”.
Nel japa il mantra è proiettato verso il cosmo infinito e riflesso indietro verso di noi.
Lo si può udire senza sentire che lo si sta pronunciando e producendo. È l’esperienza di un milione di voci che fanno eco al mantra. È l’intimo e creativo.
Japa conduce a tapa: il calore psichico che pulisce e rinvigorisce i nervi.
Nella ripetizione, o canto di mantra, è importante muovere bene la bocca, non borbottare, e muovere la lingua con precisione poiché il totale effetto del mantra dipende dalla stimolazione degli ottantaquattro punti di riflesso disposti in duplice fila sul palato superiore e sulle gengive dietro ai denti superiori.

Trascrizione di Sujan Singh

 

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GESU' IL VANGELO DI TOMMASO E LA FISICA QUANTISTICA

 

GESU' IL VANGELO DI TOMMASO E LA FISICA QUANTISTICA

La realtà che noi guardiamo ma non vediamo continua a risultare sempre fissa in due aspetti. Il cosmo lontano da noi è frammentato in un'incomprensibile miriade di frammenti, isolati l'uno dall'altro. E Dio è confinato non si sa dove, nella religione del mistero.

Sorprendentemente tuttavia, nell'ambito della nuova ricerca scientifica e soprattutto nel campo della fisica quantistica e delle neuroscienze, si va facendo strada una nuova visione del mondo. La materia è mutevole. La fisica quantistica ha scoperto che la nuova sostanza primordiale, base della formazione dell'universo, non è la materia ma l'informazione.

La materia stessa, ovvero il fondamento della visione meccanicistica, sembra somigliare sempre meno alla struttura di una macchina e sempre più un pensiero. C'è un pensiero vivente, il quale non è soltanto una cosa, ma una cosa che è ogni altra cosa, e quindi fluisce e influisce su tutte le altre. Dunque la materia informazione si rivelerebbe essere un campo di coscienza interamente intelligente.

Si tratta di una novità piuttosto dura da digerire per certi fisici, ma la realtà conferma come tale struttura si unifica e sostiene tutto l'universo e sia costituita da un sistema di onde particelle aventi una tendenza mentale, che sono costantemente al telefono tra di loro. Nel campo così costituito da questi nemmini non ci sarebbe possibilità né di spazio vuoto né di altrove, né di interinerzia né di discontinuità, ma solo un tutto pieno di interezza indivisa, un ovunque, un continuum, insomma, una totalità intatta interamente interconnessa, cioè non locale. Con l'ingresso della fisica quantistica nella nostra cultura scientifica, l'universo conosciuto non nasce più da un Big Bang, bensì, come dice Masquet, fisico-informatico statunitense, da un Bit Bang.

L'universo non è più un deposito di oggetti statici separati, ma è un singolo organismo di campi energetici interconnessi in un continuo stato di trasformazione, con tutte le sue componenti a livello infinitesimale impegnati in uno scambio di informazioni interviaggianti da un punto all'altro della massa esistente. Le implicazioni di queste scoperte sperimentali sono sconvolgenti, suggeriscono che l'ingrediente essenziale del nostro universo è la coscienza, che osserva, una compartecipazione congiunta tra osservatore e osservato. Quindi, la parola fisica è un termine che non deriva più da physis, che significa natura, come si è sempre creduto, bensì da physis, che significa l'eterno androgeno, ovvero il luogo dell'infinito in cui le due nature, maschile e femminile, connaturate in tutte le cose, sono indissolubilmente legate come metà e metà di uno.

Dobbiamo invece cambiare questo nostro modo di pensare, perché persino un elettrone, come ha messo il premio Nobel Carlo Rubbia, ha una tendenza mentale. E noi lo diciamo questo anche per gli alberi. Anche gli alberi hanno una mente.

Il fatto è che un oceano di onde di varia ampiezza e frequenza è alla base del nostro essere. Questo dicono i fisici, soprattutto nella fisica quantistica.  riveleremo COSI'ì come anche le informazioni che dava Gesù al suo apostolo Tommaso fossero davvero di concezione quantistica.

È la primavera dell'anno 1945. Il sole sta sorgendo per la prima volta laddove si spengono le stelle dell'acquario. Sono finiti da poco tempo gli ecchi della guerra mondiale.

Una sessantina di chilometri da Luxor sorge il colle di Jebel e Tarif. Due contadini in quel luogo stanno utilizzando dei ruderi antichi per costruire una cisterna per l'irrigazione. Dallo scavo viene alla luce una grande giara di argilla.

Ormai il piccone ne ha infranto la parte superiore ed è così fragile che allargare il foro per estrarre dalla brocca si apre e viene fuori un rotolo di vino cerato e bituminato. Ne escono molti manoscritti. Sono i codici detti di Nag Hammadi dal luogo del ritrovamento.

Alcuni manoscritti vengono distrutti e gettati via. Altri sono portati al Cairo. Un altro è comprato dal Museo Copto del Cairo stesso.

Infine un altro finisce nelle mani di un antiquario che vende il rotolo all'Istituto Jung di Zurigo. Gli studiosi possono finalmente tradurre le antichissime scritture vergate in caratteri copti grecizzati. Si tratta di traduzioni in copto di manoscritti antichissimi redatti in aramaico.

Tra essi vi è il Vangelo secondo Tommaso che è anche conosciuto come Quinto Vangelo. Ma si dovrebbe invece chiamare il Primo Vangelo dato che è il più antico e dovrebbe avere la prevalenza sui Vangeli degli altri evangelisti poiché Tommaso è l'unico che ha conosciuto in persona Gesù. Il Vangelo secondo Tommaso ci dice che Gesù non vince le forze del mondo servendosi del dolore.

La sua arma non è la sofferenza ma la conoscenza che attraverso di lui esce dal tempo e diventa eterna, cosmica. Il Vangelo secondo Tommaso, ossia le parole nascoste di Gesù il vivente, che Tommaso trascrive, ci rivelano le parole di Gesù. I detti segreti di Gesù rivelati all'Apostolo prediletto contengono invece un messaggio ben diverso da quello della tradizione cattolica ma è ricca interiormente e spiritualmente.

E l'ascesi di cui si parla nel Vangelo di Tommaso assomiglia e si avvicina all'induismo, al sufismo e al buddismo. La ricerca è della propria divinità interiore attraverso la spiritualizzazione della carne. Tremando per la scoperta, Giuda Tommaso d'Idimo gridò le parole di Gesù «meraviglia delle meraviglie, la carne si fa spirito».

Gemello in aramaico si dice Taumà, cioè Tommaso. Gemello in greco si dice Didimus. Quindi non ci sono dubbi che una duplice conferma che l'autore del Vangelo è sicuramente il gemello spirituale di Gesù, non il suo fratello gemello carnale.

Taumà è dunque il costode delle parole segrete. Ascoltiamolo. Dobbiamo liberarci dalla visione parziale, dal paraocchi che ci offusca nel vedere lo spirito che è pensiero vittorioso e ha superato ogni visione parziale.

Il primo atto dell'ingabbiamento dell'uomo è consistito nell'aver spezzato il frutto dell'albero della vita dividendo la creazione in buona e cattiva. Invece la vita deve pulsare liberamente, spinta da due grandi energie cosmiche quella distruttiva e luminosa e quella costruttiva e tenebrosa. Sia la luce che la tenebra sono fenomeni positivi e tutti e due creati da Dio.

Dobbiamo vederli in questo modo, la tenebra come luce che si spegne, la luce come tenebra che si illumina. La luce è bene, la tenebra è un altro tipo di bene. Come diceva Enoch nella Bibbia, Dio creò la luce e vide che era buona, creò le tenebre e vide che anche esse erano buone.

Per eleggere il Vangelo di Tommaso bisogna appunto liberarsi da questi paraocchi. Il regno di Dio non è altro che il pensiero vivente, il padre vivente. Se lo riconoscete sarete pieni di vita, se non lo riconoscete sarete il vuoto stesso.

Quando noi invocavamo il Signore, Gesù, vieni, vieni a pregare con noi e a digiunare. Gesù ci guardava con occhi pieni di ironia e sprondeva, ma che male ho fatto? E poi aggiungeva, non dite sciocchezze e non perdete tempo a fare ciò che intimamente non vi sentite di fare. Un giorno Gesù ci disse, non perdete tempo a digiunare perché così facendo fate la vostra rovina spirituale.

Non perdete tempo a pregare perché così facendo vi costruite un inferno. Trattenetevi dal fare l'enemosina perché fareste torto al vostro spirito. Molti di noi non capivano.

Gesù quasi ridendo aggiunse, tu Tommaso, che eri chiamato il grassone, sai bene quale rovina fosse per te l'ingordigia che ti squilibrava. Altrettanto squilibrante è il digiuno. Replicammo, questo lo abbiamo capito.

Ma perché la preghiera ci danneggia? Gesù ci chiese, come pregate? Diciamo, Signore, abbi pietà di noi. Pensate forse che il padre sia crudele? E che altro dite? Diciamo, Signore, facci avere questo, concedici quest'altro. Ma questa è ingiustizia, non dovete pregare così.

E come, allora? Tacendo e ascoltando la voce del silenzio che parla dentro di voi, il pensiero vivente, vera preghiera, che crea e non ripete, che entra in voi ed è pura. Ciò che entra non vi contamina, ma ciò che vi esce vi sporca. E per l'enemosina? Ciò che dai a te stesso lo chiami forse l'emosina? E ciò che voi chiamate l'emosina non è altro che un piccolo obolo della vostra coscienza addormentata, che paga volentieri per poter continuare tranquillamente a dormire.

Poi Gesù aggiunse, chi ha orecchi per intendere, intenda. Molti di noi non avevano capito, e Gesù sorridendo disse, lo spirito è perfezione. Pensate sia perfetto un mondo in cui è necessaria l'emosina? No, è un mondo ingiusto.

L'emosina stabilizza questa situazione di ingiustizia. E allora cosa dobbiamo fare in questo mondo che purtroppo è ingiusto quando un povero affamato viene da noi? Fate a lui quello che vorreste fosse fatto a voi. Fate il vostro dovere e fatelo in silenzio.

Abbiamo chiesto al Signore, cosa ne dici della morte? E lui rispose, volete sapere in che modo un uomo si libera dalle morti? Ve lo dico subito, diventando consapevole di essere già esistito prima di ogni nascita. Allora... Un giorno ero con Gesù al tramonto, parla Tommaso, in cima ad un monte. Egli divenne triste e mi disse con voce malinconica, la mia grande madre, la madre terra e le sue innocenti creature, da troppo tempo soffre per la stupidità degli uomini.

Quando inchioderanno a legno le mie membra, la vera crocifissa sarà lei. Ascolta e ricorda, Tommaso. A colui che bestemmia il padre sarà fatta misericordia.

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A colui che bestemmia il figlio sarà perdonato. Ma colui che se vizia la madre e le sue innocenti creature non troverà perdono né in terra né in cielo. E sai perché? Perché loro non si difendono e tutto ricevono.

Ma Tommaso rispose, ma chi è il padre e la madre? Tommaso, anche tu dovrai rendere manifesta a tutti la realtà di questa luce di vita. Così, sia che te lo chiedano, sia che non lo vogliono sapere, tu devi sempre dire a tutti che fai parte dei figli della luce e dico loro che il padre vivente ha scelto e che la grande madre ama. Sì, maestro, ma chi è questa padre e grande madre? Allora Gesù rispose, è in movimento e quiete.

Una sera Gesù guardando il tramonto dall'alto di una montagna mi disse, Tommaso, non ti lamentare se tutto ti va di traverso. In fondo queste prove che tu devi superare te le inventasti tu stesso. Quanti dal cielo si affacciano per vedere se cadi nelle trappole che tu stesso ti sei preparato? Felice l'uomo che supera queste prove perché al di là egli trova la vita.

Vincete la paura per non diventare cadaveri. Se la morte vi trova vivi non vi toccherà. Voi, diceva Gesù, possedete una grande facoltà ma non la conoscete.

Ma qual è questa facoltà, maestro? È come la coda della lucertola. Vi potrete sempre rigenerare da soli. E con quale materiale potremo rigenerarci quando verrà la fine? Con quello che è già in voi.

Infatti, ciò che è in voi vi salverà ma ciò che non è in voi vi farà perire. Cosa c'è dietro alle forme? Nascosto in esso è il pensiero vivente che un giorno si rivelerà completamente all'uomo. Allora, al di là delle apparenze, l'uomo saprà vedere la sua vera funzione delle cose.

Saprà vedere la vera funzione delle cose. Sì, Didimo, Tommaso, verrà il giorno in cui potrete vedere a chi assomigliate e allora vi rallegrerete. Ma questo è niente.

Quando sarete capaci di scoprire i vostri archetipi, i 22 segni viventi che non muoiono e non nascono, non si deteriorano e non spariscono, né si manifestano, ma semplicemente ed eternamente sono, i segni che un giorno erano in voi e che in voi ritorneranno, allora sì che resterete abbagliati e stupefatti. Maestro mio, cosa sono le funzioni di cui parli? Ti dirò cosa non sono. Non sono forma, non sono materia.

Come possono funzionare? Semplicemente perché il pensiero funziona. Puoi forse pungere uno spino che non ha né forma né materia? Io direi di sì, mio caro Taumà, diceva Gesù ridendo. Poi aggiunse, lo spino della rosa non è forse pensiero che ha preso forma e sostanza? Non capite che colui che ha creato la parte visibile delle cose e neanche ha creato la parte invisibile, il Padre vi ha creato fuori e dentro.

Quindi non curate troppo la parte visibile del vostro recipiente, trascurando quella interna. Una sera Gesù era molto triste e i Suoi occhi erano perduti in un lontano futuro. E mi disse, mi faranno apparire amante del dolore e della sofferenza.

Sento dire ovunque che il mondo è una valle di lacrime e che l'uomo è nato per soffrire. Nulla di più falso. Solo per la sua stupidità e per la sua visione illimitata l'uomo si circonda di sofferenza.

Io sono venuto tra voi per indicarvi la strada della gioia. Il mio gioco è leggero come una ghirlanda di fiori e la mia autorità è dolce. Se seguirete la strada che vi indico troverete una felicità che è come un albero sempre verde.

Un giorno la più cara discepola di Gesù, Salome, gli disse, Sazalos, cioè mio piccolo maestro, facciamo anche oggi il gioco degli indovinelli? Non mi hai ancora fatto una delle tue domande. Ti accontento subito, Salome. Due amanti si abbracciano sul loro letto.

Chi dei due vivrà e chi morirà? Ho capito, maestro. Tu sei quello che resta perché esci da colui che è eterno. Ma devo essere proprio io quella che muore.

Non sono forse la tua discepola? Ascolta, Salome. Se in te non vi saranno divisioni, sarai piena di vita e non offrerai materiale alla morte. Allora nel nostro letto uno viverà e l'altro vivrà.

Sei in errore, Salome. Se in te non vi è divisione, non sarai separata da me. Tu sarai me.

E allora, maestro, sul letto resteranno i nostri corpi vuoti. Sei in errore, Salome. Non vi saranno corpi, perché ogni granellino della nostra carne sarà trasformato in spirito.

Per me è presto, maestro mio. Solo tu sei capace di tanto. Quindi io sono quella che muore.

Ma ti raggiungerò, Sazzalos, e sarò unita a te e torneremo ad abbracciarci noi due. Sei ancora in errore, Salome. Dovrai dire noi uno.

Salome sorrise e, accarizzando i capelli di Gesù, rispose facendolo sorridere a sua volta. Sì, Salome. Maestro, chiese un giorno Gesù, com'è possibile che le ricchezze del regno si siano perdute senza che l'umanità se ne sia accorta? E aggiunsi, qual è la vera causa di così grande perdita? Passava in quel momento un uomo dallo sguardo irato.

Inseguiva un bambino assai piccolo, che forse aveva compiuto qualche marachella. L'uomo gridava, bastardo, figlio di un cane, se ti raggiungo ti squarto e getto ai lupi le tue budella. I suoi occhi brillavano dalla soddisfazione di aver avuto il coraggio di dire tanto senza che la sua voce tremasse neppure un poco.

Non sapeva quel padre che quella frase che giudicava uno scherzo sarebbe stata fatale. E Gesù aggiunse, vedi Didimo come si è perduto il regno, a furia di scherzi e di frasi inutili, di pensieri stolti che sembravano solo innocenti passatempi. Ho capito, Gesù, non avevo mai pensato che fosse tanto pericoloso scherzare.

I discepoli non si rendevano conto del fatto che tra la folla che circondava Gesù, proprio la sua mamma e i suoi fratelli se ne stessero in disparte. Perché li fai stare così? Non vuoi bene a loro? E Gesù rispose, io voglio bene a tutti coloro che stanno quiti e in disparte e senza troppe parole fanno la volontà del padre mio. Anche loro sono i miei fratelli e mia madre, anche loro entreranno nel regno dei cieli, entreranno nel regno senza cieli.

Ho visto Dio, anche i miei compagni hanno visto Dio, il vivente uscito dal vivente, colui che non conosce paura, colui che in tre giorni trionfa su qualsiasi morte. Dio con la voce di Gesù ci ha raccontato il regno e tu ci hai detto, non statelo a cercare un po' in qua, un po' in là questo regno, un po' prima, un po' dopo, non sta in alto, non sta in basso, né a destra, né a sinistra, non cercatelo in cielo, il regno del padre è ovunque, fuori e dentro di voi, il regno è qui, se volete. E voi direte, se Dio parla con la voce di Gesù, allora Gesù è soltanto un portavoce? Non è così.

Gesù è la Shekinah, cioè la viva presenza di Dio tra noi. Gesù è uomo, ma il suo pensiero è perfetto, mai ci delude. Gesù è carne che tutta si fa spirito, muore e non lascia cadavere.

Rivelando la sua perfezione, il messaggio di Dio è Dio stesso, se noi lo imitiamo, diventeremo così trasparenti che attraverso di noi sarà possibile vedere Lui. Voglio raccantare un ultimo episodio. Un giorno Simon Pietro disse ai suoi compagni con voce forte, perché, Maestro, deve stare tra di noi questa Marisa e perché non viene allontanata dal nostro gruppo? Che si sta a fare? È inutile che ascolti le parole del Maestro, tanto è una donna e le donne non sono degne di vita eterna.

Gesù allora disse, Marisa, vieni più vicino a me, stai qui, dolcissima creatura, stretta a me, non darretta le parole di quell'uomo, anche tu entrerai nell'eternità quando saprai completarti, arricchendoti di quella parte maschile che ti manca, allora diventerai spirito vivo. E voi discepoli, ascoltatemi, anche tu Pietro, la stessa cosa avviene per voi maschi, ognuno di voi è un essere tagliato a metà, ma se questa mezzanima sarà capace di completarsi con l'altra, allora entrerete nel regno. Maestro mio, come fu inventata la morte? Come fu inventato il male? L'uomo credette uno ciò che era soltanto metà, vide in Dio il padre e rifiutò la madre, questo è l'errore diabolico, la vita fu spezzata in due, il bene e il male, una metà dell'infinito bene fu creduta male, e così l'uomo fu spezzato, si vergognò di una parte dei suoi pensieri e li nascose.

Ecco Tommaso come fu perduto il regno, era il regno della felicità, ma l'uomo non ne fu degno, perché amò il dolore e rispinse la saggezza. Invece dobbiamo farci uno nello spirito, lente ruotano le costellazioni Taumà, questo cielo passerà, il cielo che viene dopo passerà, ma i morti resteranno morti e i vivi mai non moriranno



Il quinto Vangelo...Mario Picherle

La grande equazione Vittorio Marchi

ringrazio di cuore Mario e Vittorio!

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La solitudine ha la sua bellezza

La solitudine ha la sua bellezza

Non so se vi siete mai sentiti soli: all’improvviso vi rendete conto di non essere in relazione con nessuno. Ve ne rendete conto non intellettualmente, ma effettivamente... Vi sentite completamente isolati; pensiero ed emozione si bloccano; non sapete da che parte voltarvi. Non c’è nessuno a cui possiate rivolgervi, né dei, né angeli. È come se se ne fossero andati tutti quanti oltre le nubi; e quando le nubi scompaiono vi accorgete che anche loro sono scomparsi e voi rimanete totalmente soli.

Ma c’è una solitudine completamente diversa, una solitudine ricolma di bellezza. Questa solitudine vi è necessaria.

Quando l’essere umano non ha più nulla a che fare con la struttura sociale, fatta di avidità, ambizione, invidia, arroganza, quando smette di desiderare una posizione e il successo e si libera da tutto questo, allora si ritrova in quella solitudine, completamente diversa dalla solitudine che ben conosciamo. Allora c’è una grande bellezza e il senso di una straordinaria energia.

.Una solitudine che non è isolamento

Sebbene siamo tutti esseri umani, abbiamo costruito delle barriere che ci separano gli uni dagli altri, le barriere del nazionalismo, della razza, della casta, della classe sociale, che ci condannano a vivere nell’isolamento, nella solitudine.

Una mente rinchiusa nel suo isolamento, nella sua solitudine, non ha la minima possibilità di capire che cos’è la religione. può credere in qualcosa, può aggrapparsi a teorie, formule, concetti, può tentare di identificarsi con quello che essa chiama Dio, ma io ho l’impressione che la religione non abbia in realtà nulla a che fare con le fedi, i preti, le chiese e i cosiddetti libri sacri.

Si può capire quale sia lo stato di una mente religiosa solo quando cominciamo a comprendere la bellezza. E ci si deve accostare alla

comprensione della bellezza con quello stato della mente che è solo perché non ha confronti. Quando la mente vive in uno stato nel quale non ha bisogno di nulla, può conoscere la bellezza; nessun altro stato può consentirle di avvicinarla.

La solitudine di cui stiamo parlando non è isolamento e non è nemmeno legato, ad una capacità eccezionale in qualche campo; essa semplicemente

implica il sostegno della sensibilità, dell’intelligenza, della comprensione.
Questa solitudine richiede che la mente sia libera da qualsiasi influenza e capace di non farsi contaminare dalla società. Questa solitudine è necessaria per capire che cos’è la religione: religione significa scoprire per conto proprio se esiste qualcosa che è immortale, che è al di là del tempo.


innocenza e solitudine

Uno dei fattori che alimentano la sofferenza degli esseri umani è il loro isolamento. Fatevi pure tutte le amicizie che volete, venerate i vostri dei,accumulate una conoscenza straordinaria, datevi incredibilmente da fare nel campo dell’assistenza sociale, discutete all’infinito di politica – cosa che i politici fanno normalmente – ma non potrete minimamente scalfire quell’isolamento. Nel suo isolamento l’essere umano cerca di dare un

significato alla vita o se ne inventa uno, ma la sua solitudine rimane. Ora,potete osservare questo isolamento per quello che è, senza fare confronti, senza tentare di sfuggirlo, senza tentare di nasconderlo, senza cercare di allontanarvene? Allora vedrete che questa solitudine diventa qualcosa di completamente diverso.

.Noi non siamo integri. Siamo il prodotto di un’infinità di influenze, di migliaia di condizionamenti, di deformazioni psicologiche; siamo il frutto della propaganda e della cultura. Noi non siamo integri e quindi siamo esseri di seconda mano. Quella solitudine che è assoluta integrità implica il non appartenere ad una famiglia, per quanto si possa avere una famiglia, il non appartenere ad una nazione, ad una cultura, il non dipendere da

un’occupazione particolare. Significa avere la sensazione di essere degli estranei, estranei ad una nazione, ad una famiglia e ai loro modi di pensare e di agire. In quella solitudine che è integrità c’è innocenza, un’innocenza che libera la mente dal dolore.


Cominciate da qui

Un uomo religioso non cerca Dio lo ha.. Per l’uomo religioso quello che importa è la trasformazione della società, perché la società è lui stesso. Religioso non è
colui che celebra una quantità infinita di rituali, non è colui che segue le tradizioni o che vive immerso in una cultura ormai morta, continuando a
cantare litanie, a fare il sanyàasi, a spiegare senza sosta la Gita o la Bibbia. Un uomo simile non è affatto religioso, è semplicemente una persona che si rifiuta di affrontare i fatti. Quello che veramente interessa all’uomo religioso e capire fino in fondo la società, in ogni suo aspetto, perché la società è lui stesso; egli non è separato dalla società.

Il fatto di aver prodotto dentro di sé una trasformazione radicale, che implica la totale scomparsa dell’avidità, dell’invidia, dell’ambizione, fa sì che egli non dipenda dalle circostanze, sebbene ne sia il prodotto, a causa del cibo che mangia, dei libri che Legge, dei film che va a vedere, dei dogmi, delle credenze, delle cerimonie religiose che sono alla base della cultura in cui è stato educato. Egli è un essere responsabile e quindi deve capire se stesso

deve capire che è lui il prodotto della società che egli stesso ha creato. E allora,se vuole scoprire la realtà deve cominciare da qui;

Il vostro Dio non è Dio

Colui che crede in Dio non lo troverà mai. Se siete aperti alla realtà, non

avete alcun bisogno di credere. Se siete aperti all’inconoscibile,
non avete

alcun bisogno di crederci. La mente che si aggrappa ad un a fede lo fa solo per

autoproteggersi e solo una mente meschina può credere in Dio. Gli aviatori,

che durante la guerra andavano a bombardare le città nemiche, dicevano che

Dio era con loro mentre sganciavano tutte quelle bombe! Voi credete in Dio

anche quando uccidete, anche quando sfruttate il vostro prossimo! Venerate

Dio e poi continuate a estorcere spietatamente denaro, a finanziare eserciti...

Eppure dite di credere nella misericordia, nella compassione, nella gentilezza.

Finché vi aggrapperete alle vostre fedi non potrete pensare all’inconoscibile,

all’incommensurabile.

La mente è frutto del passato, è il prodotto di quello che è accaduto ieri.

Come può una mente simile aprirsi all’inconoscibile? Può solo proiettare

immagini che però non sono la realtà: così il vostro Dio non è Dio; è

un’immagine che vi siete creati perché possa darvi soddisfazione. La realtà affiora solo quando la mente comprende la totalità dei processi che la

costituiscono e si dissolve in modo definitivo. Solo la mente che è del tutto vuota possiede la capacità di ricevere l’inconoscibile. La mente non può

purificarsi finché non capisce il significato della sua relazione con la proprietà, con la gente e non scopre il modo giusto di essere in relazione con qualsiasi cosa.

La mente non potrà mai essere libera, finché non capite come nasce il conflitto nelle sue relazioni.

Quando nella mente c’è un silenzio assoluto, una

calma assoluta, quando la mente non proietta più nulla, quando non cerca più

nulla, in quell’assoluto silenzio affiora l’eterno, affiora Dio, cioè quello che è al di là del tempo.

OSHO

 

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Yogi Harbhajan il mio caro Maestro, disse qualcosa di strano quando si parlava di obiettivi e dell'approccio umano alla vita.

Disse che era molto inumano sforzarsi, cercare qualcosa e provare *ad ottenerlo. Invece ci implorava di riconoscere ed emanare; di stare fermi e lasciare che le cose vengano a noi.

Non voleva dirci di essere passivi. Voleva dire che abbiamo il potere di essere raggianti, letteralmente raggianti, nella nostra aura.
E figurativamente raggianti, nel carisma che abbiamo quando siamo chiari, coerenti e consapevoli.
Quando riconosciamo e proiettiamo la nostra identità, allora ogni cosa che completa questa identità, naturalmente arriverà a noi.
Si tratta del principio primo della consapevolezza dell'abbondanza. Egli chiamò questo attributo, "Presenza".
Quando riconosciamo il nostro destino e lo scopo che lo accompagna, si diventa presenti in modo tangibile e potente. Questo non è un esercizio intellettuale, né è il risultato di un elenco di obiettivi, né l'esperienza che si può avere sviluppato nel tempo e con le esperienze.
La presenza e lo scopo comprendono tutti i nostri obiettivi e risolvono quelli irrilevanti, dando vita a quelli importanti.
Noi tutti sperimentiamo questa presenza a volte. Spesso non intenzionalmente. Essa si risveglia in noi quando siamo assorbiti nel fare qualcosa che ci siamo impegnati a fare.
Altre volte siamo spinti a riscoprire e allineare il nostro vero scopo a causa di una circostanza, di solito sgradevole.
Questo a volte accade quando il successo cede il passo alla depressione o alla noia; quando si vive un'inspiegabile, graduale deriva dal senso di significato in ciò che facciamo; quando un importante transizione sconvolge la nostra vita - dal cambiamento di lavoro, di residenza, il matrimonio, la morte, la guerra o un disastro; o quando siamo pressati dai nostri cicli naturali di maturazione a rivalutare cosa, come e perché facciamo le cose.

Secondo Yogi HarBhajan il destino è già dato dalla nostra totalità, con lo slancio e le potenzialità di ogni nostra azione nel corso della vita, e da Dio.
Egli dice anche che in qualche misura possiamo cambiare il nostro destino, per come pensiamo, per la nostra capacità di estendere la nostra aura e di ottimizzare le funzioni dei nostri chakra e dei centri sottili. Entrambe le cose sono vere.
Il destino che abbiamo e lo scopo che soddisfiamo sono cose dinamiche, non statiche. Esse emergono dal rapporto tra il nostro Sé finito e il nostro Sé Infinito.
Se apriamo MEGLIO i nostri chakra e stabiliamo una chiara identità e coscienza, allora creiamo e diveniamo consapevoli del nostro destino più elevato.
Noi siamo in grado di entrare in sintonia con il nostro destino e di chiarirlo, come anche lo co-creiamo attraverso la nostra disciplina, l'impegno e la capacità.
Possiamo esprimerlo a parole o frasi che contengono non, "che cosa" come un obiettivo o, "come" al pari di una strategia, ma "chi e perché". Non c'è niente di male ad essere occupati e anche abili a salire la scala in fretta; basta assicurarsi che la scaletta sia appoggiata sul giusto edificio !
Il nostro cervello si è evoluto nel tempo per riconoscere dei modelli e per cercare di prevedere che cosa accadrà da quei modelli.

Noi siamo fortemente direzionati nel cercare prevedibilità e sicurezza. Sei così in sintonia con il riconoscimento dei modelli che tutta la tua vita è soffusa con il tuo destino.
Lo scopo della vita lascia impronte dappertutto attraverso il paesaggio delle tue esperienze. Hai solo bisogno di concentrarti, di aprire la tua percezione e lasciare che il modello scopra se stesso.

* Metti da parte le tue aspettative e sostituiscile con una neutrale previsione e curiosità infantile*

* Metti da parte i tuoi giudizi di bene e male e dimora nella gratitudine con ciò che è reale

* Metti da parte le convinzioni e le impronte degli altri e sostieni le convinzioni che sono autentiche per il tuo cuore, la tua anima e la tua esperienza

* Metti da parte i tuoi dubbi e vedi i tuoi talenti e i tuoi doni, emotivi, fisici, mentali, spirituali e sociali.

* Metti da parte il ronzio costante della tua vita e sostituiscilo con la quiete e la sensibilità intuitiva della tua coscienza

In questo modo, il modello del tuo destino e la direzione del tuo scopo saranno nel momento presente e in ogni momento della tua vita proprio come la forza della corrente crea la forma di un fiume.

Appena percepisci questa forza del destino, traine fuori le parole che susciteranno passione per la vita e ispireranno altri allo stesso modo.

Yogi Harbhajan

grazie!

Yogi Harbhajan il mio caro Maestro, disse qualcosa di strano quando si parlava di obiettivi e dell'approccio umano alla vita.

Disse che era molto inumano sforzarsi, cercare qualcosa e provare *ad ottenerlo. Invece ci implorava di riconoscere ed emanare; di stare fermi e lasciare che le cose vengano a noi.

Non voleva dirci di essere passivi. Voleva dire che abbiamo il potere di essere raggianti, letteralmente raggianti, nella nostra aura.
E figurativamente raggianti, nel carisma che abbiamo quando siamo chiari, coerenti e consapevoli.
Quando riconosciamo e proiettiamo la nostra identità, allora ogni cosa che completa questa identità, naturalmente arriverà a noi.
Si tratta del principio primo della consapevolezza dell'abbondanza. Egli chiamò questo attributo, "Presenza".
Quando riconosciamo il nostro destino e lo scopo che lo accompagna, si diventa presenti in modo tangibile e potente. Questo non è un esercizio intellettuale, né è il risultato di un elenco di obiettivi, né l'esperienza che si può avere sviluppato nel tempo e con le esperienze.
La presenza e lo scopo comprendono tutti i nostri obiettivi e risolvono quelli irrilevanti, dando vita a quelli importanti.
Noi tutti sperimentiamo questa presenza a volte. Spesso non intenzionalmente. Essa si risveglia in noi quando siamo assorbiti nel fare qualcosa che ci siamo impegnati a fare.
Altre volte siamo spinti a riscoprire e allineare il nostro vero scopo a causa di una circostanza, di solito sgradevole.
Questo a volte accade quando il successo cede il passo alla depressione o alla noia; quando si vive un'inspiegabile, graduale deriva dal senso di significato in ciò che facciamo; quando un importante transizione sconvolge la nostra vita - dal cambiamento di lavoro, di residenza, il matrimonio, la morte, la guerra o un disastro; o quando siamo pressati dai nostri cicli naturali di maturazione a rivalutare cosa, come e perché facciamo le cose.

Secondo Yogi HarBhajan il destino è già dato dalla nostra totalità, con lo slancio e le potenzialità di ogni nostra azione nel corso della vita, e da Dio.
Egli dice anche che in qualche misura possiamo cambiare il nostro destino, per come pensiamo, per la nostra capacità di estendere la nostra aura e di ottimizzare le funzioni dei nostri chakra e dei centri sottili. Entrambe le cose sono vere.
Il destino che abbiamo e lo scopo che soddisfiamo sono cose dinamiche, non statiche. Esse emergono dal rapporto tra il nostro Sé finito e il nostro Sé Infinito.
Se apriamo MEGLIO i nostri chakra e stabiliamo una chiara identità e coscienza, allora creiamo e diveniamo consapevoli del nostro destino più elevato.
Noi siamo in grado di entrare in sintonia con il nostro destino e di chiarirlo, come anche lo co-creiamo attraverso la nostra disciplina, l'impegno e la capacità.
Possiamo esprimerlo a parole o frasi che contengono non, "che cosa" come un obiettivo o, "come" al pari di una strategia, ma "chi e perché". Non c'è niente di male ad essere occupati e anche abili a salire la scala in fretta; basta assicurarsi che la scaletta sia appoggiata sul giusto edificio !
Il nostro cervello si è evoluto nel tempo per riconoscere dei modelli e per cercare di prevedere che cosa accadrà da quei modelli.

Noi siamo fortemente direzionati nel cercare prevedibilità e sicurezza. Sei così in sintonia con il riconoscimento dei modelli che tutta la tua vita è soffusa con il tuo destino.
Lo scopo della vita lascia impronte dappertutto attraverso il paesaggio delle tue esperienze. Hai solo bisogno di concentrarti, di aprire la tua percezione e lasciare che il modello scopra se stesso.

* Metti da parte le tue aspettative e sostituiscile con una neutrale previsione e curiosità infantile*

* Metti da parte i tuoi giudizi di bene e male e dimora nella gratitudine con ciò che è reale

* Metti da parte le convinzioni e le impronte degli altri e sostieni le convinzioni che sono autentiche per il tuo cuore, la tua anima e la tua esperienza

* Metti da parte i tuoi dubbi e vedi i tuoi talenti e i tuoi doni, emotivi, fisici, mentali, spirituali e sociali.

* Metti da parte il ronzio costante della tua vita e sostituiscilo con la quiete e la sensibilità intuitiva della tua coscienza

In questo modo, il modello del tuo destino e la direzione del tuo scopo saranno nel momento presente e in ogni momento della tua vita proprio come la forza della corrente crea la forma di un fiume.

Appena percepisci questa forza del destino, traine fuori le parole che susciteranno passione per la vita e ispireranno altri allo stesso modo.

Yogi Harbhajan

grazie!

 

www,yogibhajan.com

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