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Categoria: "Aiuti Umanitari"

MALALAI e SIBA SHAKRIB donne in afganistan

MALALAI JOIA: “LE DONNE STAVANO MEGLIO PRIMA DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE” 

SIBA SHAKIB: “AFGHANISTAN DOVE DIO VIENE SOLO PER PIANGERE”

 

“Diffondete queste parole

Le donne devono partorire figli che odino la guerra

Il mondo viene distrutto dalle mani degli “eroi”

Tocca a noi ora ricostruirlo.

Cantate inni all’amicizia

Cantate inni al dolore

Un mondo e’ stato distrutto fin dove spazia lo sguardo.

Siano benedetti coloro che lo ricostruiranno

Siano benedetti coloro che riusciranno a far rifiorire questo mondo”

+

(BAHAM BEYZAIE)

 

 

Salvatore Santoru e Malalai e Siba Shakib

*

LA PACE NON SI PUO’ MANTENERE CON LA FORZA  LA SI PUO’ OTTENERE SOLTANTO CON LA COMPRENSIONE

(albert einstein)

 

Negli anni sessanta e settanta del Novecento l'Afghanistan era molto diverso da come è conosciuto oggi. Era uno dei paesi più moderni e modernizzati,nonché uno dei più avanzati per quanto riguarda i diritti femminili, dell'area dell'Asia meridionale. Al tempo era governato dal monarca Zahir Shah, che fu l'ultimo monarca nel paese e promosse una costituzione liberale e fu aperto e influenzato dall'Occidente. In seguito alla guerra del 1979-1989 e alla lotta tra i vari signori della guerra nonché alla seguente presa di potere dei talebani e alla guerra del 2001, l'Afghanistan cambiò completamente e divenne quello che è conosciuto oggi. In questo video, pubblicato originariamente dall'utente 'Farshid Noori' e ripreso sul canale Youtube di 'Informazione Consapevole', si possono vedere immagini inedite dell'Afghanistan dei 60-70.

 

 

 

Malalai Joia: “Le donne stavano meglio prima della guerra di ‘liberazione'”

Dieci anni fa era la più giovane a sedere nel parlamento afgano. Oggi vive nella semiclandestinità perché minacciata di morte. Nel nostro Paese ha parlato di come la condizione femminile sia peggiorata dopo dodici anni di cosiddetta 'guerra al terrorismo': "Soltanto le nazioni possano liberare loro stesse"

Malalai ha 35 anni e dieci anni fa era la donna più giovane a sedere nel parlamento afgano. Oggi vive nella semiclandestinità, cambiando continuamente residenza perché costantemente minacciata di morte. Dal parlamento fu espulsa nel 2007, per aver dichiarato in un’intervista che “a differenza degli animali che si trovano in una stalla, quelli che sedevano in parlamento non avevano alcuna utilità“. Si riferiva ai signori della guerra, i criminali che durante i conflitti che hanno segnato l’ultimo trentennio in Afghanistan si sono arricchiti e macchiati di crimini atroci.

Come parte delle iniziative per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne (25 novembre), Telefono Rosa ha invitato Malalai a raccontare la sua storia in diverse città italiane. L’attivista afgana ha così incontrato cittadini e studenti per parlare di come la guerra ha, di fatto, peggiorato la condizione delle donne nel suo Paese.

“Sono qui per raccontare le conseguenze di dodici anni di cosiddetta ‘guerra al terrorismo’ da parte degli Stati Uniti e della Nato e della disastrosa situazione delle donne nel nostro Paese – ha dichiarato Malalai – Sono qui per aprire gli occhi e la mente dei cittadini italiani, per incoraggiarli a supportare soprattutto chi, mettendo a rischio la propria vita, si impegna per promuovere l’educazione in Afghanistan”.

La possibilità di studiare sembra davvero essere la principale preoccupazione tanto di Malalai che di coloro che al contrario temono l’emancipazione femminile: “Negli anni ’60 e ’70 le donne in Afghanistan godevano di alcuni diritti: vestivano abiti moderni, camminavano per le strade e andavano a scuola, specialmente a Kabul.

Ma oggi anche nella Capitale le donne portano il burqa per essere al sicuro, i casi di stupro sono aumentati e molte scuole sono state chiuse”. Per questo il principale strumento di resistenza diventa quello di garantire l’istruzione delle ragazze afgane. “Io faccio del mio meglio affinché le donne con cui entro in contatto diventino consapevoli della loro identità e del loro ruolo nella società. Le incoraggio a studiare perché credo fortemente nel potere dell’educazione che è un elemento chiave contro l’occupazione e verso l’emancipazione” ha spiegato Malalai.

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La voce dell’attivista si fa ancora più dura quando arriva a denunciare quella che lei definisce “una presa in giro delle democrazia e della guerra al terrorismo”: “La situazione drammatica della condizione della donna è stata una delle scuse per gli Stati Uniti e per la Nato per occupare il nostro Paese. Purtroppo però hanno rimpiazzato il vecchio regime talebano con i signori della guerra che, come i talebani, si oppongono ai diritti delle donne e hanno commesso essi stessi molte violenze contro le donne.

I governi occidentali in nome della democrazia hanno massacrato e violato diritti umani. Eppure i signori della guerra sono ancora al potere” conclude amaramente Malalai.

E la condizione delle donne continua a peggiorare, soprattutto nelle aree rurali. Secondo l’Unifem (il fondo di sviluppo delle Nazioni unite per le donne), quasi il 90% delle donne afgane subisce abusi domestici, rendendo il Paese uno dei posti più pericolosi al mondo in cui essere una donna.

“Il 25 novembre, mentre nel mondo si celebrava la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, nel mio Paese una donna di 25 anni è stata massacrata, strangolata dal marito” e purtroppo l’elenco delle violenze potrebbe continuare.

Le parole di condanna dell’attivista non risparmiano anche l’Italia: “Anche il vostro governo ha seguito la politica statunitense a supporto dei signori della guerra. E ora che i talebani sono stati invitati a far parte del governo afghano, Roma è rimasta in silenzio”.

Quando interrogata sulla possibilità di vivere fuori dall’Afghanistan, Malalai risponde: “Nonostante i rischi che corro non lascerò il mio Paese, perché credo profondamente che soltanto le nazioni possano liberare loro stesse.

Nessuna nazione può donare la libertà a un’altra”. E lei sembra sicura che quella sia la sua missione.

SIBA SHAKIB:

Un libro incredibile sull’afghanistan e’ quello di SIBA SHAKIB: AFGHANISTAN DOVE DIO VIENE SOLO PER PIANGERE

Si puo’ leggerne un anteprima qui …e’ veramente bello……

https://books.google.it/books?id=E1scBAAAQBAJ&pg=PT33&lpg=PT33&dq=malalai+afghanistan&source=bl&ots=pZl0ghfvwo&sig=AR5jCkwG_0Au8JisrR_VbLCc_2Y&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwith9HF_6rTAhWLAMAKHZvxCFA4ChDoAQhXMAk#v=onepage&q=malalai%20afghanistan&f=false

oppure il libro : LA BAMBINA CHE NON ESISTEVA

http://www.edizpiemme.it/libri/la-bambina-che-non-esisteva

*

Chi e’ MALALAI?

Nel 2003 Malalai Joya, a soli 26 anni, fu eletta dai suoi concittadini come delegata alla Loya Jirga (Grande Assemblea) che doveva stilare la carta costituzionale del paese. Già allora Malalai prese la parola e, in un coraggioso discorso divenuto poi celebre, denunciò i crimini dei 'signori della guerra' che controllavano, e ancora oggi controllano, la Loya Jirga e i posti di comando del paese. Da quel giorno Malalai vive sotto scorta, è oggetto di continue minacce di morte e ha già subito vari attentati.

Nel settembre del 2005 si tennero le elezioni parlamentari afghane e, grazie al suo indiscusso radicamento nel territorio, alla sua attività di sostegno concreto alla popolazione, al suo impegno a favore delle donne, alla sua lotta per la democrazia e i diritti, Malalai fu eletta con largo consenso per rappresentare Farah, la sua provincia, nella Wolesi Jirga (la Camera dei Deputati afghana).

Malalai Joya è stata attivista di OPAWC (Organization of Promoting Afghan Women's Capabilities), una ONG che si occupa della promozione dei diritti delle donne e dei bambini organizzando gratuitamente corsi di alfabetizzazione, di formazione professionale, attività di microimprenditoria, orfanotrofi e ambulatori medici.

Il costante impegno civile e democratico di Malalai Joya è presto riconosciuto formalmente a livello nazionale ed internazionale, prima con il premio afghano "Malalai of Maiwand" nel 2001, poi con il premio "Donna dell’anno" assegnatole dalla Regione Val d’Aosta nel 2004 e con il premio per la pace coreano "Gwangju Human Rights Award" nel 2006.

Il 21 maggio 2007 la giovane deputata, con un atto del tutto illegale, è stata espulsa dal parlamento afghano per averne criticato la natura antidemocratica e fondamentalista e denunciato la presenza in esso di 'signori della guerra', trafficanti di droga e violatori dei diritti umani.

Nel luglio 2007 il Comune di Firenze ha conferito a Malalai Joya il "Giglio d'Oro" come riconoscimento al suo impegno contro il fondamentalismo e per la democrazia e i diritti. Nel settembre 2007 viene nominata per il premio Sakharov dal Parlamento Europeo. Nel febbraio 2008 le viene assegnato il premio "International Human Rights Film Award" a Berlino. Nell'ottobre 2008 Malalai riceve il premio "Anna Politkovskaya" a Londra e la "Medaglia d'Oro" dalla Regione Toscana.

 

http://malalaijoyaitalia.blogspot.it/

 

 

 

CHI E’ SIBA SHAKIB?

 

Scrittrice, regista, attivista, documentarista, è nata e cresciuta a Teheran, in Iran, e ha vissuto a lungo in Afghanistan. Ha girato importanti documentari per raccontare la vita del popolo afgano e la drammatica condizione delle donne. Per Piemme ha pubblicato con grande successo Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere, tradotto in 27 lingue e vincitore del PEN Prize, e La bambina che non esisteva, un bestseller internazionale pubblicato in 16 Paesi, dagli USA al Giappone. Quando non gira il mondo, vive tra New York, l'Italia e Dubai.

 

http://www.battelloavapore.it/autori/siba-shakib

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Vacanza Solidale in Mozambico : esperienza indimenticabile di solidarieta e relax

Vacanza Solidale in Mozambico: un’esperienza indimenticabile di solidarietà e relax

Proposta di turismo responsabile di HUMANA People to People Italia ONLUS.

 

 

Pregnana M.se, marzo 2015: la Vacanza Solidale organizzata da HUMANA People to People Italia ONLUS per l’estate 2015 in Mozambico rappresenta un’occasione unica per conciliare solidarietà, conoscenza e relax.

Il soggiorno a Muzuane, località affacciata sull’Oceano Indiano, permetterà di sostenere la Scuola professionale a indirizzo turistico-alberghiero che HUMANA gestisce localmente. L’esperienza darà modo, inoltre, di prender parte alle attività di volontariato presso alcuni dei progetti che HUMANA gestisce in loco (scuole magistrali, professionali e asili, progetto TCE per la prevenzione dell’HIV/AIDS, visita alla donne beneficiarie del progetto di microcredito, progetto di sviluppo agricolo) e di godere di paesaggi naturali mozzafiato, di città patrimonio dell’UNESCO e di un cielo stellato come non lo si è visto mai!

 

“L’Africa parla di un bisogno, uno dei più importanti dell’essere umano: il bisogno di essere amati ed essere riconosciuti, che noi spesso, nel nostro modo di vivere, camuffiamo fino a renderlo invisibile” (Agnese, turista solidale dell’estate 2014).

 

Si tratta di un’esperienza autentica, che consentirà di entrare in contatto con le persone del posto, comprendendone abitudini e stile di vita. I turisti solidali potranno infatti attivarsi in prima persona per svolgere alcune semplici attività di volontariato, come partecipare alla manutenzione di asili e altri edifici o attrezzature, accompagnare l’operatore impegnato con la prevenzione di HIV/AIDS, oppure prender parte a progetti formativi con i bambini delle comunità locali.

In aggiunta alle attività solidali sono previste attività extra ed escursioni, come la gita alla spiaggia di Relanzapo, con bagno nell’Oceano e star watching.

 

Per la partenza, sono previsti tre gruppi: dal 18/07/2015 allo 01/08/2015, dallo 01/08/2015 al 15/08/2015, dal 15/08/2015 al 29/08/2015.

 

I partecipanti alloggeranno presso la Casa de Hospedes, affacciata sul mare e gestita dagli studenti della Scuola professionale a indirizzo turistico di HUMANA, i quali avranno così modo di mettere in pratica le competenze acquisite nel corso dei loro studi.

 

 

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Roberta Cattaneo

Assistente Comunicazione e Marketing

 

 

 

Via Bergamo 9B-C

20010 Pregnana Milanese (MI)

Tel 02 939 64 055 Fax 02 939 64 026

www.humanaitalia.org – seguici su Facebook

 

 

 

Sostieni HUMANA People to People Italia ONLUS:

- fai una donazione sul CC Postale 435 222 00 o su IBAN IT03Q 03359 01600 100000011255 Banca Prossima

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Leucemia: Bambino di 6 Anni Malato, Appello per una Donazione di Midollo Osseo

Esistono malattie aggressive, violente ed invalidanti, capaci persino di sbarrare la strada al futuro; vi sono patologie in grado di impedire la normalità rendendo la vita intera difficile e pericolosa; alcune malattie sono mostri temibili che trasformano ogni respiro, ogni minuto ed ogni giorno in una partita contro la fine, la fine di ogni tempo e di ogni speranza.

 

I “fortunati, sani e inconsapevoli del male” non sempre riflettono sul dolore altrui, raramente sanno che vi sono uomini, donne e bambini per cui, a causa di questa o quella malattia, la vita è una battaglia per la sopravvivenza condotta contro il buio più invincibile ovvero contro la morte, la resa o la sconfitta.

 

Vitadamamma oggi vuole raccontare la storia di un giovanissimo guerriero che sta combattendo la sua battaglia contro la leucemia, un male grigio, pesante e imponente:

 

il piccolo combattente, con cui l’Italia intera dovrebbe allearsi, ha 6 anni e già da tre conduce senza sosta la sua battaglia quotidiana per la vita, si chiama Giovanni Andrea ed è un bambino malato di leucemia da quando aveva solo 3 anni.

 

Giovanni Andrea ed è un bambino malato di leucemia da quando aveva solo 3 anni

 

Giovanni Andrea, malato di leucemia. Questo bambino può avere bisogno proprio di te!

 

Giovanni Andrea quotidianamente lotta nella speranza di sconfiggere il suo male per vivere una vita da bimbo, un’esistenza illuminata dalla gioia del futuro e dalla bellezza della normalità. Dopo 3 anni di cure per questo bimbo è scattato un terribile countdown:

 

 

la chemioterapia non basta più a garantire al bambino una possibilità di guarigione, Giovanni Andrea può sperare di sconfiggere la sua malattia solo con un trapianto di midollo osseo o cellule staminali.

 

Da Sassari, dove il bambino vive, è partita una catena di solidarietà che complice la rete, via socialnetwork, si sta estendendo a tutta l’Italia.

 

Cosa serve a Giovanni Andrea?

 

Al bambino, malato da 3 anni, serve un donatore di midollo osseo compatibile. E questa risulta essere una ricerca difficilissima.

 

 

La sezione di Aritzo dell’Admo (Associazione Donatori di Midollo Osseo) lancia per Giovanni Andrea, ma non solo per lui, un appello rivolto a tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 45 anni che godono di buona salute e che abbiano un peso superiore ai 50 kg: l’invito è a sottoporsi agli esami del sangue al fine di mettere a disposizione il proprio midollo osseo.

 

Il midollo osseo, previa dichiarazione di compatibilità, può salvare la vita di qualcuno malato e meno fortunato, forse può salvare la vita proprio a questo bambino!

 

Rintracciare un midollo osseo compatibile è cosa non semplice, statisticamente si sa che le possibilità di accertare una compatibilità sono basse:

 

 

si stima che per ogni malato di leucemia in attesa di midollo solo una persona su centomila risulti compatibile.

 

 

 

 

Proprio per questo, considerate le limitate possibilità di rintracciare un donatore compatibile, chiunque, qualunque potenziale donatore, può fare la differenza nella battaglia per salvare la vita di Giovanni Andrea”.

 

Come si determina la compatibilità tra il midollo osseo di un donatore e il soggetto ricevente ovvero il malato?

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Il test di compatibilità è rivelato dalla tipizzazione un esame di laboratorio che avviene partendo da un semplice prelievo di sangue da effettuare nei centri specializzati.

 

 

Chi chiede la tipizzazione si iscrive in una lista di potenziai donatori, il midollo potrebbe risultare, quindi, compatibile con un paziente diverso da Giovanni Andrea e l’intervento di estrazione per la donazione potrebbe essere chiesto al donatore per salvare un’altra vita.

 

Effettuando la richiesta di tipizzazione, infatti, i dati del potenziale donatore vengono inseriti in un database internazionale.

 

Tale database è capace di incrociare i dati provenienti da tutti i potenziali donatori con quelli di tutti i malati in attesa di trapianto. Inutile precisare che, laddove la donazione è l’unica speranza di vita, più potenziali donatori contiene il database, più probabilità ci saranno di salvare vite umane perché maggiori saranno le possibili compatibilità.

 

Cosa accade quando la tipizzazione ha un esito positivo ovvero rintraccia una compatibilità tra un potenziale donatore ed un malato?

 

Quando il database internazionale individua una possibile compatibilità donatore – malato in attesa di trapianto, il potenziale donatore viene contattato e, previo consenso all’estrazione di midollo osseo, parte l’iter per l’intervento.

 

Il prelievo di midollo osseo avviene in anestesia in una struttura ospedaliera autorizzata, l’intervento consiste nell’aspirazione di sangue midollare dalla cosiddetta cresta iliaca posteriore, un punto specifico del bacino.

 

E’importante sapere che in un soggetto sano (com’è il donatore su cui, prima dell’intervento, vengono compiuti appurati controlli di salute)il sangue midollare prelevato si ricostituisce spontaneamente in 7-10 giorni.

 

Per effettuare la tipizzazione in Italia consultare l’elenco delle sedi Admo regionali: www.admo.it

 

Per effettuare la tipizzazione in Sardegna contattare questi recapiti:

 

 

Sassari e provincia: 3339361772 (Adriano Mangoni) o 3388695295 (Nicolò Spano)

 

Sorso/Sennori 3939311890 (Marco Greco)

 

Ozieri: 3289157004 (Salvatore Pinna)

 

Olbia: 3495772467 (Sabrina Bardanzellu)

 

Nuoro: 0784 34725-240855 (Ospedale San Francesco)

 

Aritzo: 3336784711 (Massimo Argiolas)

 

Oristano: 3382390849 (Pietro Manca)

 

Cagliari: 3473180103 (Marco Melis)

 

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EBOLA, SIERRA LEONE: DON MAURIZIO NELL'ORRORE CHIEDE AIUTO

EBOLA, SIERRA LEONE: DON MAURIZIO NELL’ORRORE CHIEDE AIUTO , PER FAVORE, RISPONDIAMOGLI!

 

Carissimi,

da 17 anni vado a dir messa a Waterloo Camp, ora diventato Kissi Town.

Era in passato un aeroporto militare inglese della seconda guerra mondiale e lungo una pista di 500 e più metri sono sorte capanne di sfollati e profughi.

Quando ho cominciato ad andarci nel 1997 era tutto un miscuglio di gente scappata dalla guerra in Liberia e dalla furia ribelle in Sierra Leone…

 

C’era anche una piccola cappella più volte distrutta e ricostruita, dove la comunità cattolica si ritrovava per la preghiera. Qui la mia presenza.

Ha ospitato negli anni fino a 80.000 e più persone. Poi le guerre sono finite e quelli che hanno potuto hanno fatto ritorno ai loro villaggi.

 

In 20.000 circa sono però rimasti; poveri, disoccupati, ammalati, amputati, ciechi.

Un Campo in cui la sofferenza umana è evidente, tangibile: case di fango, tetti di plastica o paglia, tende come porte e niente alle finestre, fuori tre pietre per cucinare e bambini, tanti bambini, scalzi, malvestiti o nudi, spesso ammalati e affamati.

 

Qui è scoppiata ebola.

Nei tre giorni di quarantena sono stati trovati dentro le case 45 corpi morti, 47 case sono state messe subito in quarantena, 184 persone, sono stati contati 34 orfani, corpi non sepolti ovunque lungo la strada e il contagio continua, è continuato tanto che ieri, domenica 12 ottobre mi hanno comunicato cifre ben più consistenti.

 

Hajah e Mabinty morte, sono due ragazze che da sempre ho aiutato, erano orfane. I loro corpi trovati lungo la strada.

 

E’ una sofferenza che ci vede impotenti. Dalle case chiuse chiedono cibo, acqua, aiuto. Chi darà loro da mangiare? Chi si occuperà dei bambini e dove?

 

Venerdì sono andato con 20 sacchi di riso, 15 di cipolle, una tanica di olio… pensavo di aver portato qualcosa, disperatamente mi sono accorto di non aver portato niente. Oltre a me nessuno è venuto in aiuto a questa gente., non il Governo, non le autorità

 

Donazioni: causale: emergenza Ebola

Banca Prossima: IBAN IT29D0335901600100000069894 intestato a: Organizzazione Umanitaria Maniverso… Onlus.

Bancoposta: IBAN IT94Z0760102000000068817899 intestato a: Associazione Maniverso… Onlus

Banca Etica: IBAN IT24R0501812000000000130386 intestato a: Associazione Maniverso… Onlus

www.maniverso.org info@maniverso.org

 

del Campo che pure si stanno dando da fare, non le altre NGO, non le autorità religiose.

Sono tornato con 50 sacchi di riso, 40 di cipolle, 20 taniche di olio, 37 pacchi di biscotti della Crich.

 

Il capo villaggio ringrazia e mi porge una lista lunga che non finisce mai. Manca il pesce, la cassava, l’acqua, la clorina, il sapone, i disinfettanti, il peper (il peperoncino)…

Manca tutto e nessuno interviene.

 

Tutti hanno una sacrosanta paura di avvicinarsi, paura di essere coinvolti.

 

I bambini piangono, nessuno li consola; sono sporchi, nessuno li lava, hanno fame, voglia di sicurezza ed affetto e non c’è nessuno per loro, solo ebola e la sua volontà di morte.

 

Mi viene da gridare aiuto, ma a chi? Tutti hanno i loro problemi, le loro priorità e ora anche in Europa le loro paure, le loro ansie…

 

Mi chiudo in silenziosa preghiera. Qualcosa capiterà, deve capitare. Possibile che solo la forza del male abbia forza?

 

C’è tutto un movimento mondiale attorno a questa ebola, gente nuova, mai vista prima, esperti da ogni parte del mondo che espongono la loro vita per lottare contro; a loro tutta la mia ammirazione e il mio grazie.

 

Io? Vieni a casa!!! MI DICONO, Fossi matto.

Capisco il vostro affetto e l’ansia, ma oggi più che mai sono determinato a restare e sarà quel che sarà.

In Italia? Guardato con sospetto, forse anche con paura. No, è meglio qui, con i miei ragazzi. Qui ci sto bene, è il mio posto, la mia vita è qui. E ringrazio Dio con tutto il cuore.

 

Aiutatemi però, aiutatemi ad aiutare questa gente, da solo non ce la faccio. Il contributo di tutti anche se piccolo può fare la differenza. Grazie. E la preghiera… Don Maurizio

VI PREGO FATE QUALCOSA ANCHE 5 EURO SONO GIA’ TANTE!

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Affronta la maratona col fratello disabile in spalla

Qualsiasi problema possa mai avere, io sarò sempre al suo fianco. Queste parole semplici e schiette esprimono al meglio il senso della vera e propria impresa compiuta dal quattordicenne americano Hunter Gandee, che ha percorso nell’arco di due giorni la distanza di 40 miglia (praticamente la stessa di una maratona olimpica) portando sulle spalle il fratello Braden, 7 anni, disabile. La corsa, ribattezzata “marcia della paralisi cerebrale” (cerebral palsy swagger), negli intendimenti del giovane originario del Michigan ha voluto essere un messaggio d’amore verso il fratello e, allo stesso tempo, di prevenzione e sensibilizzazione sul tema della disabilità. L’impresa di Hunter richiama alla memoria quella del cinese Yu Xukang, il “papà dell’anno”, che ogni mattina percorre a piedi trenta chilometri portando il figlio disabile sulle spalle per consentirgli di frequentare regolarmente la scuola. Per prepararsi adeguatamente all’impresa, Hunter Gandee si è sottoposto per mesi a test fisici e atletici, che gli hanno consentito di affrontare la sfida in eccellenti condizioni di forma. Hunter, definito da tutti “estremamente protettivo nei confronti del fratello minore”, in accordo con la famiglia e coi medici e ricercatori dell’università del Michigan ha voluto mostrare il “vero volto” della disabilità, nello specifico di quella derivante da paralisi cerebrale. La maratona è stata molto dura e intensa, e più volte Hunter ha dovuto rallentare il ritmo prima di tagliare il traguardo. Il cuore di un fratello oltre l’ostacolo, un messaggio d’amore e di integrazione.

fonte : http://www.contactsrl.it/blog/2014/06/11/braden-hunter-gandee/#sthash.A509iZ7O.dpuf

 

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